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Autore: Doomsday_    11/08/2017    4 recensioni
Draco è solo. Dovrà eseguire ciò che l'Oscuro Signore gli ha ordinato di compiere. E non ha nessuno... nessuno tranne lei.
Astoria farà qualsiasi cosa è in suo potere per restargli accanto. Perfino quando sarà lui stesso ad allontanarla.
Il loro amore è come una stella che, nel buio della notte, brucia in tutta la sua intensità fino a distruggersi.
Dal capitolo dieci:
- Ripensare alla biblioteca diede a Draco un senso di forti brividi: ancora gli era ignoto quel che lo aveva trattenuto dal baciarla quando, per la prima volta dopo mesi, aveva finalmente potuto tenerla tra le braccia. Nel toccarla ogni tentativo di starle distante era crollata, e un intenso malumore l'aveva colto nel godere di quel suo sguardo insolitamente luminoso. Stelle aveva definito quegli occhi, stelle di quel suo cielo buio.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Horcrux





Uscì dall'Infermeria ancora scossa. Aveva lasciato Draco che riposava. Era riuscito a riprendere facilmente sonno dopo che Asteria era riuscita a tranquillizzarlo.
Draco le aveva detto che la amava. Quelle parole bruciavano ancora su di lei, come il bacio che le aveva dato subito dopo. Lo si poteva notare dalle sue gote colorite e dal sorriso timido che non accennava a scomparire dal suo viso.
«Cos'è quello sguardo trasognato, Greengrass? Tu e Malfoy avete fatto ancora i piccioncini?».
Non lo aveva notato prima che parlasse ma, poggiato contro il muro del corridoio, Theodore Nott la guardava, con tutta l'impressione di chi la stava aspettando.
Asteria provò a ricomporsi.
«Sono solo andata a vedere come stava. E questi non sono affari tuoi, Nott», senza dare il minimo segno di cedimento.
«Siete così ridicoli. Non vi importa di nulla se non del vostro patetico amore, come se fosse davvero la cosa più importante. Fingete disinteresse l'una per l'altra in un modo così scialbo che persino il Signore Oscuro si è reso conto della vostra stupida cottarella».
Asteria sbiancò notevolmente e Nott rise della sua reazione.
«Davvero patetico» confermò, ancora una volta.
Si avvicinò a lei, mettendola con le spalle al muro.
«Ma stai tranquilla, piccola Greengrass» le alitò a pochi centimetri dalla faccia, «Noi siamo dalla stessa parte, giusto?».
Si denudò il braccio sinistro su cui il Marchio Nero spiccava furioso.
Asteria deglutì a fatica, il cuore le batteva a mille. Avrebbe voluto allontanarlo, voltare la testa, ma rimase frema, incapace di muoversi, gli occhi fissi su quel Marchio atroce che continuava a perseguitarla persino lì, ad Hogwarts, nel posto che credeva più sicuro al mondo.
«Non è vero?» chiese ancora, «Mh? Non vuoi rispondermi?».
La fissò con un'intensità tale che Asteria si sentì soffocare. I suoi occhi sembravano due pozzi nella cui profondità celavano una folle pazzia.
«O non puoi rispondermi?» aggiunse, scoppiando in una secca risata che giunse minacciosa alle orecchie di Asteria.
«Perché non stiamo più dalla stessa parte, vero Sporca traditrice del tuo sangue?» sputò ogni parola impregnandola del più vivo disprezzo.
«Non so di cosa tu stia parlando» masticò Asteria a denti stretti.
«Oh, lo sai, invece. Eccome se lo sai. Ti ho vista, non negarlo. Tutte le volte che sei corsa nell'ufficio del Preside a raccontargli ogni minimo dettaglio di quel che Draco si lasciava sfuggire. Come una piccola vipera velenosa. Una piccola vipera traditrice».
Asteria deglutì a fatica «Il Professor Silente mi teneva semplicemente al corrente delle condizioni in cui versava la mia famiglia, prima che...»,
«Bugiarda» ringhiò, mettendole le mani al collo, «Ho riportato al Signore Oscuro ogni cosa. E se Draco si rivelerà per il codardo quale è, sarà mio l'onore di ucciderti proprio davanti ai suoi occhi».
La stringeva tanto forte da indurla a tossire, in cerca di aria. Ma Asteria non gli avrebbe mai dato una tale soddisfazione.
Con sguardo freddo ed espressione dura, incurate della presa che la artigliava e le mozzava il respiro, ringhiò «Prima dovrai riuscire a strapparmi la bacchetta dalle mani, o l'onore di mettere fine alla tua insulsa vita sarà solamente mio».
Nott scoppiò nuovamente in una fragorosa risata e lasciò la presa dalla gola della ragazza.
«Mi piaci, Greengrass» disse riprendendo compostezza; «Non c'è gusto a uccidere una ragazzina indifesa e tu mi sembri sufficientemente tosta e combattiva da rendere il tuo omicidio di mio assoluto gradimento» le sussurrò a un'orecchio, prima di tracciare con la punta della lingua una linea viscida lungo la sua guancia.
Asteria lo spintonò via disgustata e Nott se ne andò ridacchiando, come se quelle minacce di morte non avessero fatto altro che eccitarlo.
La ragazza attese che egli voltasse l'angolo, prima di permettersi di abbandonare quella sua finta espressione agguerrita e concedersi un lungo sospiro spaventato, frammentato da leggeri singhiozzi.
Con la mano si sorresse al muro di nuda roccia e riprese il proprio cammino lungo il corridoio. Le gambe, ancora tremanti, la condussero verso la sua meta originaria: il dormitorio di Serpeverde. Ma con il cuore bramava il calore e la sicurezza che le infondevano le braccia di Draco Malfoy.


Nei giorni che seguirono Asteria cercò di evitare la sala comune di Serpeverde. Ogni volta che intravedeva la sagoma tenebrosa di Theodore Nott rabbrividiva fin nel midollo.
Così prese a trascorrere gran parte del suo tempo in Biblioteca, infastidendo spesso e volentieri Madama Pince affinché la facesse accedere al Reparto Proibito.
In questo modo riusciva a sentirsi più tranquilla e le veniva più facile anche mantenere la promessa che era stata costretta fare a Draco: restargli lontano, per la sua sicurezza e quella di lui.
In quei giorni Asteria aveva i nervi a fior di pelle. Era stato difficile per lei, all'inizio, dover mantenere le distanze da Draco. Era grata alle lezioni che scandivano quei giorni dall'apparenza interminabili. Eppure, il nervosismo restava sempre presente in lei, come una nuvola scura che la seguiva ovunque andasse.
Appariva sempre frustrata e, per lo più, si rivolgeva in modo brusco a chichessia; tanto che – durante una delle lezioni del professor Vitious – fece esplodere il pupazzetto di pezza che avrebbe dovuto far muovere a passo di danza.
Seamus Finnigan, dall'altro lato dell'aula, le aveva rivolto un sorriso smagliante.
Inizialmente l'aveva infastidita constatare con quanta facilità Draco riuscisse a restarle distante, come se nulla fosse.
Draco appariva sempre più bravo di lei in queste situazioni. Sembrava incredibilmente facile, per lui, come se nel suo cuore fosse improvvisamente sceso l'inverno. E Asteria si sentiva precipitare in un malumore sempre più nero.
Sean insisteva per farle compagnia, nonostante perfino lui – in quelle giornate che si rivelarono calde e soleggiate – avrebbe optato per trascorrere il proprio tempo fuori, sulle rive del Lago Nero, dove tutti gli studenti solitamente si riunivano.
In ogni caso Asteria preferiva restare sola, anche se apprezzava il leale gesto dell'amico.
Draco le mancava terribilmente, ma scoprì – col susseguirsi dei giorni – di essere abbastanza forte da mantenere fede a quella promessa senza soffrirne più del dovuto. Sapeva, nel profondo del suo cuore, che era suo dovere farlo, che Draco l'amava e che se sarebbero riusciti a resistere, a superare quel lungo periodo di paura e profonda infelicità e alla fine sarebbero stati insieme, avrebbero potuto amarsi senza il timore che qualcun'altro della loro famiglia ne avrebbe potuto pagare le conseguenze. Quella lontananza prometteva una futura felicità che riusciva a mantenere entrambi in piedi.
Eppure quell'ottimismo, quella luce in fondo al tunnel che sporadicamente riusciva ad intravedere, molto spesso la abbandonava. Restava solamente un anno a Draco prima di lasciare Hogwarts, poi sarebbe stato al servizio del Signore Oscuro a tutti gli effetti, senza più alcun tramite o luogo che poteva realmente proteggerlo; e, probabilmente, Asteria lo avrebbe perso per sempre. Per di più, non riusciva neppure a immaginare cosa sarebbe potuto succedere a sua sorella.
Anche con lei aveva smesso di avere contatti e la sua mancanza si faceva sentire tanto che Asteria ormai stentava a ricordare se era stata Daphne a smettere di parlarle o il contrario.


I G.U.F.O. si avvicinavano, ma Asteria aveva perso interesse persino per gli esami. E poi quelle giornate tutte uguali e malinconiche, passate in Biblioteca, le facevano dimenticare l'apprensione, dato che non faceva altro se non stare sui libri. A ricordarglielo puntualmente però c'era la Granger.
La riccioluta Grifondoro sembrava trarre giovamento dal suo trascorrere tempo nella biblioteca, ammonendo gli studenti più giovani della sua Casa sugli esami di fine anno. Si aggirava tra i tavoli, con la sua spilletta da Prefetto appuntata al petto, con cataste di libri tra le braccia. Come se fosse davvero umanamente possibile leggere tutti quei testi in un solo pomeriggio.
Asteria la osservava spesso. Era l'unica che restava in Biblioteca fino a tardi e si faceva cacciare da Madama Pince insieme a lei.
Di tanto in tanto le facevano compagnia anche Ron Weasley e quel Potter. Faticava a mantenere il controllo e a non lanciargli una fattura pungente ogni volta che lo vedeva.
Asteria sapeva quanto Potter fosse ossessionato da Draco, quanto studiasse ogni sua mossa. Non l'avrebbe affatto sorpresa scoprire che il Trio sospettava di lui. Dalle voci che giravano Potter passava spesso per il corridoio in cui si nascondeva la Stanza delle Necessità. Avevano capito che qualcosa di grosso e di terribile stava per accadere e che Draco ne sarebbe stato l'artefice.
Avrebbe voluto poter fare qualcosa, parlargli per difendere Draco, minacciarli se necessario, dire loro che se solo avessero provato a fargli di nuovo del male gliel'avrebbe fatta pagare fuori da Hogwarts. Eppure non fece mai nulla finché una sera non gli si aprì una possibilità.
Aveva convinto Sean a tornare nella Sala Comune già da un'ora e in Biblioteca erano rimaste solo lei ed Hermione Granger.
Apparve Madama Pince, la mani puntate sui fianchi, il naso adunco accentuato da una smorfia e il cipiglio severo.
La Granger sollevò lo sguardo sull'orologio, come se avesse perso la cognizione del tempo. Allora saltò sul posto, rendendosi conto di che ora fosse e raccolse precipitosamente i libri che le servivano, facendo così caderne una grossa pila che era rimasta in bilico sul tavolo fino a quel momento. Ma andava così di fretta che non si fermò a raccoglierli e scappò via, lanciando scuse approssimative alla povera Madama Pince che aveva assunto – se possibile – un'aria ancora più scura in volto.
Allora Asteria si alzò e con garbo si offrì di riporre i libri prima di andarsene. Li raccolse uno per uno, attenta ad ogni titolo. Dall'ultimo spuntava una piuma dimenticata in mezzo alle pagine, a mo' di segnalibro e Asteria comprese che non avrebbe dovuto far parte della pila dimenticata lì a terra.
Si trattava di un piccolo volume dalla copertina nera, priva di titolo.
Quando lo aprì, la prima cosa che lesse fu il nome del paragrafo a cui era rimasta la Granger: "Horcrux".
Richiuse il libro di scatto e un brivido la percorse.
Come un lampo, la mano annerita di Silente le si palesò nella mente, poiché adesso un altro elemento le fu parimenti evidente: alla mano indossava un anello.
Non vi aveva fatto caso, colpita com'era dalle condizioni in cui versava l'arto, eppure inconsciamente aveva registrato l'immagine di quell'anello perché tra i Puroangue era nota la sua esistenza.
L'anello dei Gount.
Asteria trattenne il fiato, soffocando un mezzo singhiozzo.
Horcrux.
La parola continuava a vorticarle nella testa, sibilante, spaventosa.
L'ha distrutto pensò, allora. Tutto le sembrava improvvisamente così chiaro: ecco come Voldemort era riuscito a tornare, ecco il modo perché ciò non sarebbe mai più accaduto. Lasciò il libro a terra, allontanandolo come se potesse rappresentare un pericolo mortale il solo sfiorarlo. Silente aveva distrutto l'horcrux creato da Voldemort.
Il cuore le batteva all'impazzata, ma non era paura per il proprio Signore; bensì speranza. Un sentimento tanto sentito che le fece tremare le gambe.
Voldemort sarebbe potuto morire senza – questa volta – tornare mai più. Ma, perché questo potesse accadere, Silente sarebbe dovuto restare in vita. Tutti i Mangiamorte, compreso lo stesso Signore Oscuro, erano coscienti del fatto che Albus Silente – e Albus Silente soltanto – era l'unico mago esistente al mondo capace di contrastare Lord Voldemort.
Se la speranza potesse avere un nome, per Asteria sarebbe certamente quello del vecchio preside di Hogwarts.


Tutto quello successo negli ultimi mesi le apparve d'improvviso insignificante. Asteria vagava per i corridoi, stordita, dimentica persino del proprio nome, ma nella mente il pensiero ben fisso su quello di Draco Malfoy.
Avrebbe dovuto parlargliene? Probabilmente non le avrebbe mai dato retta.
Stava scendendo le scale dei sotterranei quando, proprio lungo il corridoio dell'Aula di Pozioni, vide passare Draco. Si dirigeva, deciso, proprio nella sua direzione.
Le parve sin da subito un comportamento strano, tanto da indurla a bloccarsi sul posto. Perché non la ignorava come faceva sempre in quei giorni?
Quando Draco la raggiunse, le prese la mano e la indusse a spostarsi in un angolo più appartato del corridoio.
Le mani gli tremavano, aveva il viso tirato e pallido.
«Che succede, Draco?» mormorò allora lei, colma di apprensione.
«Sarà questa notte» rispose lui. Chiuse gli occhi, ma non le diede il tempo di rispondere, perché aggiunse, rapido: «Ora ascoltami. Vai subito nella Sala Comune e non uscire per nessun motivo. Lì sei al sicuro, i Mangiamorte non entreranno... non ne hanno motivo.»
«Tu...»,
«Io devo andare ad aprire loro il passaggio. E... ad assolvere ai miei doveri».
«E pretendi che io me ne stia lì buona, senza far nulla? Non puoi chiedermi questo, Draco»
Lo sguardo di Draco era torvo, tanto gelido che ad Asteria mise i brividi.
Allora fece un profondo respiro e, prendendo coraggio gli disse di getto: «Non devi farlo, Draco. Non devi uccidere Silente».
Draco impallidì e le si accostò veloce, guardandosi bene intorno «Ma che ti dice il cervello? Sei forse impazzita? Non puoi sbandierare certe cose per i corridoi» soffiò, il volto furente.
«Senti, ascoltami un attimo...».
Lui scoppiò in una risata di scherno, «Vuoi forse prendermi in giro? Dopo tutto quello che ti ho confidato. Tu sai bene che devo farlo» le sue parole furono quasi un ringhio sommesso.
«No, invece. Silente è l'unico che può aiutarci», provò a spiegargli ma lui continuava a bloccarla.
«Sei una povera illusa».
«L'unico che possa fermare il Signore Oscuro» continuò lei, imperterrita, senza permettere a Draco di interromperla.
Lui la afferrò per un braccio «Abbassa la voce! Per Merlino, Asteria, ma sei forse impazzita?» e da come la guardava sembrava proprio che le sue parole fossero serie.
Asteria provò a divincolarsi, senza successo così, con sguardo contrariato, continuò a parlare: «So come Voldemort è tornato. Horcrux. Ha creato un horcrux, Draco».
Il ragazzo sgranò gli occhi, ma non rispose. Si guardò ancora intorno, iniziando a sudare freddo e a impallidire sempre di più.
«Non ha importanza, Asteria. Nulla di quel che stai dicendo ci riguarda.»
Lei sembrò perdere definitivamente la pazienza, davanti alla sempre maggior ritrosità di Malfoy.
«Sì, invece! Non capisci? Distrutto l'horcrux, il Signore Oscuro non avrà più modo di tornare in vita»
«Smettila»,
«E a questo ci ha già pensato Silente: l'ha distrutto»,
«Sta zitta!»,
«È la nostra occasione. L'occasione per uccidere, una volta per tutte, il Signore Oscuro».
Lo schiaffo giunse abbastanza forte da farle subito arrossare la guancia, ma non tanto il dolore quanto il gesto la sconvolsero di più.
«Non dire mai più una cosa simile, sporca traditrice del tuo sangue» sputò Draco; gli occhi spiritati, fuori di sé, fissavano però oltre la figura di Asteria.
La ragazza fu abbastanza veloce da girarsi in tempo per vedere qualcuno defilarsi velocemente in fondo al corridoio. Quel qualcuno era Theodore Nott.
Si sentì improvvisamente mortificata e immensamente umiliata.
«Lasciami, per favore» mormorò, con voce rotta.
Draco lasciò lentamente la presa dal suo braccio, in silenzio.
Quando lei si voltò per andarsene, non provò a fermarla.




   
 
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