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Autore: Crybaby    12/08/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance 11.

 

Pensavo che la parte più dura della mia punizione fosse assistere la Signorina Hiromi in cucina e poi trasportare il cibo in mensa senza poterlo nemmeno assaggiare. Ma mi sbagliavo.
Il peggio arrivò al termine della cena, quando mi toccò passare fra i tavoli per distribuire il digestivo a tutti gli orfani.
Tutti gli occhi erano puntati su di me. Non si sentiva volare una mosca. La notizia della rissa quasi sfiorata tra me e Iwao ai bagni termali e della punizione che la Signorina Azumi mi aveva inflitto aveva fatto rapidamente il giro dell'orfanotrofio.
Chissà cosa pensavano di me in quel momento. Mi consideravano un eroe, per aver avuto il coraggio di rispondere alle angherie di Iwao? Avevano pena per me, che avevo osato mettere in discussione le regole dell’orfanotrofio senza sapere le conseguenze? Oppure mi temevano, dopo aver visto il mio lato più violento?
Non li avrei biasimati. Dopo essere passato in infermeria, Iwao era stato costretto ad indossare una sorta di mascherina di plastica sul naso e tenere del cotone nelle narici nel caso avesse ripreso a perdere sangue.
Tutto questo non gli impedì purtroppo di continuare a fare il gradasso.
-Ma lo sai che il grembiule di Yori sta meglio a te che a lei?- mi sussurrò, quando gli passai accanto per dargli il digestivo -cerca solo di non inspirare troppo a fondo, o potresti strapparlo.
Mi morsi la lingua e passai al tavolo dov’erano seduti Nao e Naoki. Gli passai i bicchieri, ma loro non mi guardarono né mi risposero. Di certo, Nao pensava che fossi arrabbiato con lui per quello che gli avevo sentito dire alle terme. Ma non era vero, non più. Lui stava solo cercando di mettere la sua sorellina in una posizione sicura, l’avevo capito solo più tardi ripensandoci con lucidità.
-Nao... Mi disp...- provai a dire, ma senza nemmeno darmi il tempo di finire Nao e Naoki bevvero il digestivo tutto d’un fiato e corsero fuori dalla mensa mano nella mano.
Al tavolo di Isoka, fu ancora peggio. Avevo infranto la promessa di non mettermi nei guai per difenderlo, quindi non pretendevo che mi sorridesse... Ma mai mi sarei aspettato che mi fissasse con quello sguardo truce, lo stesso sguardo che mi aveva rivolto quando per colpa mia era rimasto a digiuno per pranzo. Isoka non aspettò nemmeno che gli porsi il bicchiere, se lo prese direttamente dal carrello, Anche lui, come i due fratellini, bevve in un sorso e scappò di corsa.
Finii il giro dei tavoli da Yori, quando ormai la mensa si era svuotata del tutto. Lei si limitò a prendere il bicchiere in mano e guardarmi con espressione neutra.
-Mentre passavi fra i tavoli sono andata a chiudere a chiave la cantina. Così non ti viene la tentazione di farti uno spuntino di nascosto.
-Grazie- le dissi, distrattamente -...allora puoi andare anche tu, Yori. Se hai chiuso la cantina, non c’è bisogno che mi sorvegli per la Signorina Azumi. E poi... lavoro meglio senza nessuno che mi guardi.
-D’accordo, come preferisci. L’importante è che tu finisca i compiti. A domani.
Bevve anche lei, e anche lei lasciò la mensa.


E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e chilometri da casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello a lavare una montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.
Avevo voglia di piangere.
Perché avevo voglia di piangere?
Cosa me ne poteva importare di essere stato messo in punizione? Io ero un ninja in incognito, stavo solo recitando una parte! Direttrici severe o bulli prepotenti non avevano nessun potere su di me!
Sentii un nodo in gola.
Ero forse entrato troppo nel personaggio?
No, ero sempre io.
Ero Choji Akimichi, un goffo ninja che rischiava di non essere più tale.
Un ninja costretto a compiere una missione fuori dalla sua portata.
Un ninja che, senza le persone a cui voleva bene, si sentiva perduto.
Piansi.
Ecco. Io non volevo pensarci. Avevo fatto di tutto, in quei giorni, per evitare di pensarci. Ma l’incidente alle terme mi aveva costretto ad affrontare la realtà.
Avevo nostalgia di casa. Avevo nostalgia delle persone che mi facevano stare bene e in pace con me stesso.
E quel che era peggio, non avevo nemmeno un loro ricordo recente. Un incoraggiamento per la mia missione, un appiglio a cui aggrapparmi nei momenti più difficili. Tutto per colpa della mia codardia.
Sapevo che Kakashi-sensei li avrebbe informati di tutto... ma non era la stessa cosa.
Potevo immaginare come sarebbero andate le cose se avessi avuto il coraggio di parlarci di persona... Ma non avrebbe funzionato lo stesso.
In quel momento più che mai, volevo che mio padre mi avesse rimproverato aspramente per la situazione in cui mi ero cacciato, per poi darmi l’incoraggiamento necessario come aveva sempre fatto sin da quando ero piccolo.
Volevo che Ino mi avesse tirato le orecchie e sgridato, per poi augurarmi buona fortuna con la sua solarità in grado di riscaldarmi il cuore.
Volevo che Shikamaru avesse condiviso con me un centinaio di consigli e strategie adatte all’occasione, per poi posarmi una mano su una spalla e infondermi fiducia e coraggio come solo lui sapeva fare.
Volevo che tutte queste cose fossero accadute realmente. Ma era troppo tardi per tornare indietro.
 

E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e chilometri da casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello, a piangere a dirotto e singhiozzare rumorosamente di fronte a una montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.



...al diavolo!
Gettai la spugna e i guanti da una parte, chiusi il rubinetto e voltai le spalle al lavoro.
Era sbagliato, e ne ero consapevole, ma avevo assolutamente bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. In assenza di amici, al momento il cibo era l'unica cosa che potesse aiutarmi a stare un po' meglio.
Marciai spedito verso la cantina. Chiusa a chiave, me n’ero dimenticato. Ma non mi lasciai scoraggiare, e iniziai allora ad aprire uno per uno tutti i cassetti, gli sportelli e le ante presenti nella cucina. Non volevo illudermi di trovare le chiavi, ma almeno contavo sul fatto che le boccette dei condimenti o le verdure venissero tenute in un posto diverso dalla cantina.
Man mano che aprivo e chiudevo sportelli, però, le mie aspettative si facevano sempre più basse.
Posate... pentole... piatti... questo è chiuso... bicchieri... sottobicchieri... tovaglie... mollettoni... Possibile che qui dentro non ci sia nulla di commestibile?
Dopo qualche minuto ritornai al punto di partenza della mia furiosa ed infruttuosa ricerca.
Niente di niente, nemmeno un tozzo di pane vecchio di tre giorni. Temo proprio che... Che dovrò rassegnarmi ad ingoiare la mia stessa saliva.
Il mio stomaco brontolò di protesta a quel pensiero.
Non ti ci mettere anche tu, per piacere! Dai, torniamo al lavoro, coraggio. ...prima però voglio togliermi una curiosità.
Tornai ad esaminare l'unico mobiletto che avevo trovato chiuso. Non avevo certo intenzione di forzarlo, ma volevo almeno essere sicuro che nemmeno lì ci fosse qualcosa da mangiare. Mi inginocchiai, avvicinai il naso alla fessure tra le due ante, e...
E ti pareva! Peperoncino in polvere e cioccolato fondente, impossibile sbagliarsi!
Mi rialzai scocciato. Con la coda tra le gambe, tornai ai miei doveri.
Non bastava Iwao, ci si mette pure il destino a ridermi in faccia! Peccato, però. Sarebbe stato uno spuntino davvero... !!!
Peperoncino. Cioccolato fondente.
In scivolata tornai davanti allo sportello per controllare di nuovo. Avevo sentito giusto.

Questi due ingredienti insieme nello stesso posto... Non può essere una coincidenza! Devo assolutamente aprire questo armadietto!
Sapevo già come fare. Se quello sportello era dotato di un chiavistello semplice come tutti gli altri mobili della cucina, mi sarebbe bastato trovare un oggetto abbastanza sottile da infilare nello spazio tra le due ante per sollevarlo. La lama di un coltello sarebbe stata perfetta per lo scopo.
Andai a prenderne uno dal cassetto delle posate.
Ecco, questo può andare.
Richiusi il cassetto.
Proprio in quell'istante, avvertii qualcosa di diverso nell'aria.
Non avevo sentito nessun rumore di passi o di porte che si aprono, eppure ebbi la sensazione di non essere più l'unica persona nella stanza.
Girai intorno ai tavoli della cucina due o tre volte, accelerando di tanto in tanto il passo, ma non sorpresi nessuno.
...la tensione mi sta giocando un brutto scherzo. Devo stare calmo.
Lentamente, ritornai all'armadietto chiuso.
Mi ero appena inginocchiato, quando un fracasso infernale mi fece quasi uscire il cuore dal petto.
-AAAAH!... C-che succede?! Cosa?! Chi... Oh!

La pila di stoviglie in bilico che dovevo ancora lavare era crollata, finendo un po' nel lavandino e un po' sul pavimento. Per fortuna non si era rotto nulla, ma che spavento mi ero preso!
Ci mancava solo questa... Mamma mia... Meglio che rimetta tutto a posto... Dopo.
Deciso a ignorare altre eventuali distrazioni infilai il coltello tra le due ante, sollevai il chiavistello, ed aprii l'armadietto. Quando vidi la piccola scatola all'interno e il suo contenuto, i miei sospetti furono confermati.
Bingo. Adesso non devo far altro che scoprire chi...

 

Avvertii uno spostamento d'aria dietro il collo.
Mi girai di scatto.

Era Yori.

 

E stava per calare sulla mia testa una pesantissima padella gocciolante.
D'istinto sollevai le braccia per bloccare il colpo. La disarmai senza problemi e gettai la padella lontano, quindi presi il coltellino con cui avevo forzato lo sportello e glielo brandii contro per tenerla a distanza.
-Sta' indietro, Yori... E stai calma, okay? Lo so, ho sbagliato a ficcare il naso dove non dovevo, ma non per questo mi merito una padellat...
-Ho fatto bene a non fidarmi di te! - sibilò lei, per nulla intimorita dal coltello -hai visto cosa c'è dentro quella scatola?
-Sì, ho visto...
-Sai di che cosa si tratta?!
Pur essendo disarmata, Yori sembrava ugualmente minacciosa. Era paonazza in volto, e il suo petto si alzava ed abbassava ad ogni respiro.
-P-perché me lo chie...
-Rispondi alla mia domanda, Choji! Tu lo sai che cosa sono quelle, o no?
Indugiai.
Ero sotto pressione. Se avessi risposto di no di sicuro non sarei sembrato convincente. Al contrario, dicendo di sì avrei rischiato di compromettere la mia vera identità. Ero finito in una situazione senza uscita.
-RISPONDIMI!
...però, pensandoci bene, si trattava anche di un'occasione d'oro.
Finalmente avevo l’opportunità di parlare con Yori, faccia a faccia e senza nessuno che potesse interromperci. Finalmente potevo confermare o smentire il sospetto che lei sapesse qualcosa dell’omicidio su cui stavo indagando.
Ma dovevo giocare bene le mie carte. Una parola sbagliata, una sola, e la mia indagine sarebbe potuta dirsi conclusa.
-...sì, lo so cosa sono- risposi infine -quelle sono Pillole del Soldato. I ninja le usano per recuperare le forze, o almeno questo è ciò che mi ricordo... Cosa ci fanno qui?
-Non ti devo alcuna spiegazione, Choji. Mi dispiace, ma devo chiederti di lasciarti colpire in testa. In questo modo dimenticherai quello che hai visto. Non opporre resistenza o potrei farti molto peggio, dico sul serio.
Strabuzzai gli occhi. Quella non era una risposta che avevo messo in conto!
-A-aspetta, Yori! Ragiona! Te l’ho detto, mi dispiace aver guardato dove non dovevo! Ho sbagliato, lo so, e se mi toccherà una punizione, la subirò! Ma non c’è bisogno che tu mi dia una botta in testa! Non dirò niente a nessuno, te lo prometto! E anche se lo facessi, non ci guadagnerei nulla...
-Mi metteresti nei guai, oppure mi ricatteresti con la minaccia di mettermi nei guai.
-C-cosa?! E perché mai vorrei farlo?!
-Non fare il finto tonto, si vede lontano un chilometro che non ne puoi già più di indossare il mio grembiule e fare il mio lavoro.
-Questo... Questo è vero, lo ammetto. Ma non ho mai pensato di danneggiarti! Guarda, se non mi credi!
Lasciai cadere il coltellino a terra e lo spinsi verso di lei con un piede, quindi tenni le mani sollevate e bene in vista per essere il più inoffensivo e vulnerabile possibile. Purtroppo, non sortii l’effetto sperato.
-Non vuoi danneggiarmi, certo. E il naso di Iwao si è spaccato da solo. Mettiti in ginocchio e non opporre resistenza, sarà una cosa rapida.
Raccolto il coltellino e tenendomelo puntato contro, Yori indietreggiò per recuperare la padella.
-Ho detto in ginocchio!
-V-va bene, va bene!
La assecondai. Ripreso il possesso dell’”arma”, Yori posò il coltello su un bancone e si riavvicinò a me.
-Abbassa le mani, Choji.
-D’accordo. Ma prima... lasciami dire una cosa, per favore.
-Sarebbe inutile, tanto fra poco l’avrai già dimenticata. Abbassa le mani, è l’ultimo avvert...
-Yori, guardami bene. Pensi davvero che mi abbia fatto piacere picchiare Iwao? Pensi che io mi sia divertito a fargli del male?
-Non fare la commedia! Non so cosa abbia fatto esattamente Iwao per prenderti in giro, però è ovvio che tu ti sia voluto vendicar...
-Non è così che volevo andassero le cose!
Picchiai entrambi i pugni sul pavimento.
-Quando la Signorina Azumi mi ha accolto nell'orfanotrofio ero felice, perché ero convinto di aver finalmente trovato un posto sicuro in cui vivere. Un posto in cui ricevere un po' di affetto... e conoscere nuovi amici che mi aiutassero a superare il dolore... Invece non ho avuto nulla di tutto questo!
Feci una pausa. Yori non mi interruppe. Continuai.
-Ho provato ad accettare l'amicizia di Iwao, e come risultato sono stato ripetutamente preso per i fondelli! Ho provato ad essere gentile con te e ad aiutarti, e sono sempre stato scacciato in malo modo o guardato con sospetto, senza ricevere nemmeno un grazie! Ho provato ad andare d'accordo con Isoka... E ci sono riuscito, già... Peccato che quel poveretto abbia sempre paura di farsi vedere in giro, perché il regolamento impedisce di avere nostalgia di casa e cercare un po' di conforto, altrimenti scatta la punizione! Te lo chiedo di nuovo, Yori! Pensi davvero che io mi sia divertito a picchiare Iwao? Pensi davvero che io abbia gioito nello scoprire che questo orfanotrofio è in realtà una prigione in cui è proibito essere sé stessi?!?
Ansimando, mi concessi un attimo per riprendere fiato.
Non avevo faticato affatto nel trovare le parole giuste e recitarle senza perdere il filo. Non ce n'era stato bisogno: quello che avevo detto era esattamente ciò che pensavo.
Dal canto suo, Yori non aveva battuto ciglio. La grossa padella stretta nelle sue mani era sempre sollevata in aria.

...dannazione.
Non aveva funzionato. E quel che era peggio, avevo esaurito gli argomenti a disposizione. Non mi restava che una cosa da fare. Chinai la testa e chiusi gli occhi, in attesa di ricevere il colpo.
Dubitavo che sarei stato messo fuori combattimento e avrei perso la memoria, su questo ero tranquillo, ma... ehi, si trattava pur sempre di una padellata in testa.
Attesi, per dei secondi che sembravano ore.

-…dai. Alzati.

Riaprii un occhio, timidamente. La padella che avrebbe dovuto giustiziarmi era stata posata su un tavolo, mentre Yori... stava aprendo la porta della cantina?!
-Vieni. Ti preparo qualcosa.
La fissai sbalordito.
Ma... Ma come? Solo un attimo prima non avrebbe esitato ad aggredirmi alle spalle, e ora invece voleva offrirmi qualcosa da mangiare?
Il buon senso mi disse di non fidarmi... ma come al solito fu lo stomaco ad avere l'ultima parola.
Scesi in cantina.
Yori stava già imbottendo un grosso panino con prosciutto, lattuga, pomodoro e formaggio. Non era molto diverso dal pranzo al sacco che avevo consumato alle terme, ma per quella serataccia era comunque più di quanto avessi mai potuto sperare.
-Siediti- mi disse, indicandomi una cassapanca. Mi accomodai, e poco dopo Yori mi portò la "cena".
-Ecco a te. Mangia. Non è avvelenato.
-G-grazie, Yori. Avevo una fame!
Spalancai la bocca per dare il primo morso, ma mi fermai. Yori aveva incrociato le braccia davanti al petto e si era voltata dall'altra parte. Non sembrava più lei.
-Ne... Ne vuoi un pezzo anche tu?- le domandai.
-...no. Grazie. Sono... Sono sazia...
Aveva la voce rotta.
Misi il panino da parte e mi avvicinai.
-Cosa c'è, Yori? È forse... qualcosa che ho detto prima?
Lei annuì.
-Mi dispiace. Perdonami, non avevo intenzione di...
-Non mi hai offesa, tranquillo. Ti spiegherò tutto, prima però finisci di mangiare.
Tornai a sedermi. Ingoiai la pagnotta in soli tre bocconi, ma non chiesi subito le spiegazioni promesse. Yori sembrava veramente distrutta, al punto che si sedette vicino a me e si nascose il viso tra le mani, in un vano tentativo di nascondere le lacrime.
Non ce la facevo a vederla in quello stato senza fare niente.
-Yori... Mi permetti?- le chiesi, sfiorandole le spalle con un braccio.
Yori annuì. Non solo si lasciò stringere, ma addirittura appoggiò la testa alla mia spalla per sentire maggiore contatto.
Dopo qualche minuto, forse quattro, il suo pianto e i suoi singhiozzi cominciarono a cessare.
-...grazie, Choji. Può bastare- mi sussurrò, staccandosi da me e tossicchiando.
-Stai meglio, adesso?
Lei fece di no con la testa.
-Temo che piangere non sia sufficiente. Ho... Ho assolutamente bisogno di sfogarmi. Non resisterò ancora a lungo... Lo so che sono un'egoista, ma te lo chiedo lo stesso. Ti va di interrompere i tuoi compiti per qualche minuto e ascoltarmi?
-C-certo, m-ma... Perché vuoi confidarti proprio con me? E prima ancora, cos'è che ho detto per farti scoppiare a piangere?
-...che qui è proibito essere sé stessi. Neanche a me piacciono le regole imposte dalla Signorina Azumi. E non sono sola: sono parecchi, gli orfani a cui non vanno a genio. Molti sono bravi a nasconderlo... Altri, come Isoka, un po' meno... Ma tu sei il primo che ha avuto il coraggio di gridarlo apertamente. È vero, staremmo tutti molto meglio se fossimo liberi di sfogare le emozioni quando ne abbiamo bisogno... promettimi che quanto ti dirò resterà fra noi due, Choji.
Io annuii, sorridente ma serio.
-Lo prometto.
Yori si schiarì la voce, diventata leggermente roca a causa del pianto.
-Ti starai chiedendo come mai io tenga nascosta una scorta di Pillole usate solo dai ninja, in un orfanotrofio in cui tutti ne hanno paura. Beh, è presto detto. Io... Anch'io sono stata una ninja, in passato.
Strabuzzai gli occhi.
-Sul serio?!
-Sul serio. Però, non lo sono rimasta a lungo. Ero ancora una cadetta alle prime armi, quando venni a sapere che i miei genitori erano rimasti uccisi in guerra.
-Oh... Mi dispiace.
-I miei maestri mi dissero che dovevo essere orgogliosa di essere figlia di due eroi, e che dovevo continuare ad allenarmi come avevo sempre fatto per diventare un giorno come loro. Io, invece, decisi di mollare seduta stante. Non avevo intenzione di continuare a far parte dello stesso mondo che aveva causato la morte di mia madre e mio padre. Con le poche conoscenze che avevo imparato in accademia fuggii dal mio villaggio durante la notte, mi diedi alla macchia, e per sopravvivere diventai una ladra. Un giorno di qualche anno fa... Ecco, lo sapevo! Non dovevo dirtelo!
Di colpo Yori si schiaffò entrambe le mani in faccia e prese ad ansimare. Stava avendo un attacco di panico.
-Yori! Yori! Calmati, per favore! Ti ho detto che non farò parola con nessuno, perché improvvisamente hai paura?
-P-perché... Tu adesso mi stai giudicando! Appena ho detto che ero una ladra hai cambiato espressione!...
-Ero solo stupito, tutto qui! ...ti porto un po' d'acqua, ne hai bisogno. Torno subito.
Tornai di sopra, saltando i gradini due alla volta, e andai a prendere due bicchieri puliti da riempire con acqua di rubinetto.
Per un secondo mi parve di sentire nell'aria la stessa sensazione di poco prima, ma passò in fretta.
Tornato in cantina porsi il bicchiere a Yori, che bevve d'un fiato.
-...grazie. Perdonami, è che sono sempre tesa come una corda di violino... Ma ora che ho cominciato a confessare, tanto vale che arrivi alla fine.
-Piuttosto che continuare a tenerti tutto dentro... E comunque, Yori... Se sei diventata una ladra, immagino che tu l'abbia fatto per necessità, giusto?
-E-esatto. Non riuscivo a trovare un altro posto in cui vivere, avevo costantemente bisogno di cibo e vestiti per sopravvivere... In quanti guai ho rischiato di cacciarmi...
-Però poi hai trovato l'orfanotrofio.
-No, non esattamente, Choji. È stata la Signorina Azumi a trovare me, non il contrario.
-Come l'hai conosciuta?
-...derubando anche lei. Era in un piccolo accampamento, insieme ad alcuni bambini che aveva tratto in salvo da un villaggio in rovina. Durante la notte mi ero intrufolata in una loro tenda per prendere qualcosa dalla loro scorta di cibo, ma fui scoperta. La Signorina Azumi in quel periodo era ancora agile e scattante, e riuscì ad immobilizzarmi prima che potessi fuggire. Però, vista la mia giovanissima età, decise di essere comprensiva e mi chiese di raccontarle la mia storia, come ora la sto raccontando a te. Forse fu proprio a causa del nostro odio comune per qualsiasi cosa riguardasse i ninja, che la Signorina Azumi mi perdonò. Mi offrì anche di venire a vivere nel suo orfanotrofio, e io accettai con gioia. Per ringraziarla della sua generosità e per avermi dato una nuova casa e una nuova famiglia, mi sono offerta di aiutare lei e la Signorina Hiromi in tutti i lavori domestici. Saranno anche faticosi o stressanti, ma io li ho sempre svolti con volontà ed entusiasmo. Ahh...
Prendendosi una pausa Yori cercò il suo bicchiere per bere un altro sorso, dimenticandosi però di averlo già svuotato. Le porsi il mio, visto che non l'avevo ancora toccato.
-Ancora non capisco, Yori. Se tu non vuoi più avere nulla a che fare con i ninja, allora le Pillole del Soldato...
-Sono la mia droga, Choji. Sono un vizio, come lo sono le sigarette per altre persone. Non posso farne a meno, altrimenti cado in depressione. Sto cercando di smettere di usarle, ma per guarire dal mio vizio l'unico modo è quello di continuare a prenderle, riducendo gradualmente il consumo di settimana in settimana. Se le facessi sparire da un giorno all'altro, rischierei di diventare nervosa o peggio ancora impazzire dalla disperazione. Adesso capisci?
-Sì... E capisco anche perché hai tentato di tramortirmi, poco fa. Temi che, se qualcuno scoprisse il tuo segreto, ti vedrebbe diversamente e comincerebbe ad aver paura di te?
Yori annuì.
-Precisamente. Soltanto la Signorina Azumi e il fornitore che ci porta il cibo sanno che io prendo quelle Pillole. ...beh, ovviamente anche tu, ma solo perché te ne sei imbattuto per sbaglio. ...ora sai tutto, Choji. O ci sono altre cose che non ti sono chiare?
-Io... No, mi è tutto chiarissimo. ...che ne dici, torniamo di sopra? Non me n'ero accorto, ma qui sotto comincia a fare un po' freddino!
-V-va bene. Vai avanti, io metto in ordine qui e ti raggiungo.

Mi stiracchiai, mi alzai dalla cassapanca e mi incamminai su per le scale.

 

Arrivato in cima, però, chiusi la porta e tornai di sotto. Yori era ancora seduta, con le mani intrecciate davanti al petto, e gli occhi chiusi.
-È un altro il segreto di cui ti vuoi liberare, l'ho capito.
Yori sobbalzò dallo spavento quando risentì la mia voce.
-C-c-come?- balbettò, fissandomi come se avesse visto un fantasma -di cosa parli?
-All'inizio hai detto che non sei d'accordo con le regole imposte dalla Signorina Azumi, col fatto che nessuno qui sia libero di raccontare il proprio passato... Però poi hai paura che gli altri orfani vengano a sapere del tuo, di passato. È una contraddizione, non pensi?
-...g-già, è v-vero...
-Poi hai detto che da quando sei arrivata qui hai svolto i lavori domestici con volontà ed entusiasmo... Ma questa non è l'impressione che ho avuto io.
Nonostante non le avessi posto alcuna domanda, Yori fece segno di sì con la testa. Davanti all'evidenza, non poteva più fare finta di nulla.
-Per un attimo ho pensato... che forse non era ancora arrivato il momento- disse, tirando su col naso -è vero, è un altro il segreto che vorrei... disperatamente condividere con qualcuno...
-È per quello che hai pianto, e stai piangendo anche adesso?
Annuì ancora. Mi inginocchiai davanti a lei e posai una mano sulle sue con delicatezza.
-Dimmi tutto.
-N-no, no! Questo è... Choji, tu sei troppo buono, non meriti di sentire una storia simile!...
-E tu non meriti di continuare a soffrire da sola.
Yori indugiò a lungo sulle mie parole. Deglutì con parecchia fatica.
Quindi, finalmente, si decise.
-Sia ben chiaro... A-anche questo deve rimanere tra noi. ...non c'è stata nessuna invasione di ratti nell'ala ovest. C'è stato... qualcosa di peggio.
Yori chiuse gli occhi, come per rivivere il ricordo.
-È successo tutto circa un mese fa. Come ogni mattina, mi ero alzata prima di tutti gli altri per fare le pulizie e aprire le porte e le finestre per il cambio d'aria. Il solito giro che facevo sempre da un'ala all'altra: corridoio, aule, mensa, cucina, atrio, palestra, spogliatoi, aule, corridoio... Ma, quella volta, quando entrai nella palestra, niente fu più come prima.
-Cosa trovasti?
Yori inspirò ed espirò a fondo a lungo. Cominciò a sillabare qualcosa, ma poi si fermò. Le diedi tutto il tempo che le serviva.
-...un... un cadavere- rispose infine, in un sussurro -il cadavere... di un bambino... era... era nudo... c'era sangue... e... e...
Yori cominciò a tremare. Così feci anch'io, nonostante sapessi già dell'omicidio: un po' perché dovevo comunque fingere di esserne stupito, e un po' perché il pensiero che Yori avesse dovuto vedere di persona quel corpo sfigurato mi aveva sinceramente fatto rabbrividire.
-Un bambino... m-m-morto? C-c-chi era?
-...io non lo so... era... irricono... Irriconos...
L'ultima parola le rimase strozzata in gola. La abbracciai per darle solidarietà e lei mi ricambiò per darne a me.
-...n-non mancava nessuno degli altri orfani, Yori?
-No... Sono andata a cercare le Signorine Azumi e Hiromi per dirle cosa avevo trovato, ma all'inizio non mi hanno creduto. Per dimostrarmi che mi fossi sbagliata, la Signorina Azumi è entrata decisa in uno dei due dormitori dei maschi dell'ala ovest, lasciando l'altro alla Signorina Hiromi. Entrambe mi hanno confermato che c'erano tutti... Ma io ero sicura di aver visto un cadavere! Le ho convinte a seguirmi in palestra, e... Forse non avrei dovuto insistere, quando lo hanno visto hanno barcollato tutte e due, e la povera Signorina Hiromi ha anche avuto un mancamento...
-Non devi rimproverarti di questo, p-prima o poi l'avrebbero trovato comunque... C-cos'è successo dopo?
-B-beh... Non è stato facile prendere una decisione su due piedi. La Signorina Azumi fu la prima a riprendere il controllo dopo lo shock. Mentre io aiutavo la Signorina Hiromi a rinvenire, lei è tornata di sopra per chiudere a chiave tutti i dormitori, così che gli altri bambini non potessero uscire e vedere anche loro... Ma non aveva pensato che a quell’ora fossero già tutti svegli e pronti a scendere. Così, per la fretta, ha dovuto dire loro la prima scusa che le è venuta in mente, per convincerli a lasciarsi chiudere dentro...
-L'invasione di ratti.
-L’invasione di ratti, sì. P-poi, si è presa l'ingrato compito di avvolgere il cadavere in una coperta e portarlo di fuori, con l'aiuto della povera Signorina Hiromi c-che nel frattempo si era ripresa.
-D-dove lo hanno portato?
-Lontano, nel bosco. Lo hanno seppellito. Quando sono tornate, le ho viste discutere animatamente. La Signorina Hiromi era impazzita dalla paura, pretendeva che ce ne andassimo tutti da questo “posto maledetto”, mentre la Signorina Azumi suggeriva semplicemente di sigillare la palestra... Alla fine, hanno trovato un compromesso...
-Trasferire tutti i maschi, e i loro letti, nell'ala est, e chiudere l'ala ovest- continuai io -almeno fino a quando non vi avranno portato un veleno per sterminare i ratti. Questo è ciò che mi ha detto Iwao, quando gli ho chiesto cosa ci fosse dietro la libreria nell'atrio. ...immagino che, in realtà, quello che voi stiate aspettando dal fornitore siano prodotti per... pulire la palestra...
-Per levare via il sangue e l'odore di morte, diciamolo chiaro e tondo!- gridò Yori all'improvviso. Mi staccai da lei dallo spavento, ma tornai subito a sedermi di fianco a lei e cingerle le spalle.
-Se vuoi... Se vuoi piangere ancora, Yori, fallo pure. Per quanto ne hai bisogno. Anche per tutta la notte.
-...g-grazie... Grazie, ma c-credo di essermi sfogata... abbastanza...
Come prima, Yori appoggiò la sua testa alla mia spalla. Più che sconvolta, in quel momento sembrava... stanca.
-...ho combinato un guaio, Choji. La Signorina Azumi mi aveva fatto giurare di tenere per me quello che avevo scoperto per non rovinare la reputazione dell'orfanotrofio...
-N-non succederà, Yori. So mantenere un segreto, e non fuggirò a gambe levate... Anche se, dopo aver sentito questa storia, non so se la mia vita all'orfanotrofio sarà più la stessa. C-ci sono stati altri... come dire... incidenti, dopo quello?
-No. È stato l'unico. L'unica "stranezza" nella storia di questo posto. Dopo una settimana, la Signorina Azumi, la Signorina Hiromi ed io abbiamo concluso che quel poveretto che abbiamo trovato si fosse imbattuto in una bestia, forse un lupo, che dopo averlo ucciso lo ha trascinato non si sa come nella palestra...  è assurdo, ma è la spiegazione più sensata che siamo riuscite a trovare... Ho paura, Choji.
-Ho paura anch’io, Yori. M-ma... se hai detto che non ci sono stati più incidenti...
-No, non per quello. Io ho paura... che...
Yori chiuse gli occhi. Sembrava come in procinto di addormentarsi. Un’altra lacrima le scese lungo il viso.
-...che la Signorina Azumi mi stia solo dando il beneficio del dubbio.
-Che vuol dire... Aspetta, non mi dirai che la Signorina Azumi creda davvero che... che l’abbia ucciso tu...
-No, non me l’ha mai detto. Ma ho paura che sia davvero così, che lei da quel giorno non si fidi più di me come una volta. È una sensazione che non riesco a togliermi di dosso! Ho cominciato a lavorare ancora più sodo, a far sì che ogni cosa all’orfanotrofio fosse al suo posto e ogni bambino fosse soddisfatto! Ho raddoppiato, triplicato i miei sforzi per dimostrare che a questo posto ci tengo davvero e che non potrei mai fare una cosa del genere... Ma ho paura che le cose non torneranno mai più come prima. Mai più.
Le strinsi le spalle un po’ più forte.

 

D’improvviso, ebbi un’illuminazione.

 

-Yori, tu sei troppo buona per essere un’assassina. Nessuno penserebbe una cosa del genere, se solo si fermasse a riflettere.
-Non raccontarmi stronzate, Choji- borbottò lei, levandosi di dosso il mio braccio -è da quando sei arrivato qui che ti tratto come l’ultimo dei pezzenti, come puoi dire che io sia “troppo buona”?
-Perché lo so. Sarai anche eccessivamente severa e intrattabile, ma io so che in realtà non saresti in grado di far del male ad un ragno.
-Veramente si dice “ad una mosca”, e... Un momento.
Di colpo Yori sembrò risvegliarsi dal torpore. Si girò a fissarmi con occhi sgranati, e per la prima volta le vidi spuntare in faccia un sorriso divertito.
-Stai per caso parlando di... Supaida? Ma allora... Hai fatto la conoscenza di Rokuro!
-Già. Ho passato solo pochi minuti con lui, ieri, e nonostante abbia rischiato di perdere l’udito più volte, l’ho trovato molto simpatico! Non dovrei rivelarti questo segreto, ma lui... Per te, ecco...
-Ha una cotta per me, lo so! Non è affatto un segreto! Ha cominciato ad adorarmi dal primo istante che mi ha vista!
-Un vero colpo di fulmine, eh?
-Più che altro, un malinteso. Siccome sono stata la prima persona a restare nell’aula di musica per più di due minuti mentre suonava, lui ha creduto che la sua musica mi piacesse.
-E lui, ti piace?
-In senso amoroso? Ma no, certo che no! ...però devo riconoscere che Rokuro è l’unica persona in tutto l’orfanotrofio che riesca a farmi provare gioia e spensieratezza, anche nei momenti più tristi la sua pazza allegria riesce a tirarmi su di morale.
-Davvero? Se le cose stanno così, perché allora non passi più tempo con lui? Scommetto che se accettassi la sua compagnia riusciresti a dimenticare più in fretta la storia del... di quello che hai visto in palestra e tornare a vivere serena! ...o-ovviamente non è obbligatorio che tu gliela racconti, eh!...
-Non è così semplice. Primo, i miei doveri mi lasciano poco tempo per pensare ad altro. Secondo... Non lo dico con cattiveria, ma siccome Rokuro non è del tutto sano di mente ho sempre paura di offenderlo, magari dicendo cose sbagliate...
-No, aspetta! Aspetta un attimo!
Senza accorgermene mi ero alzato di scatto dalla cassapanca.
-Come puoi dire che Rokuro non è... sano? Come fai ad esserne sicura?!
-Ho chiesto alla Signorina Azumi come mai Rokuro si comportasse così, e lei facendo uno strappo alla regola mi ha detto di averlo tratto in salvo da un paese in rovina quand’era ancora in fasce. Lui era l’unico sopravvissuto dell’esplosione di una cartabomba, ma non ne era uscito indenne. I segni che aveva rimediato se li porta ancora adesso, e non parlo solo delle bruciature che ha in faccia. La Signorina Azumi non ne è sicura, ma suppone che l’esplosione abbia causato a Rokuro anche un... un danno al cervello, ecco.
Mi ammutolii. Boccheggiai, mi portai una mano sul cuore, ma non riuscii a spiccicare una parola.
-Non fare quella faccia- mi sussurrò Yori, e stavolta fu lei a sfiorare la mia mano per rassicurarmi -se può esserti di consolazione, Rokuro non sa nulla di quello che gli è successo. Paradossalmente, di tutti gli orfani che vivono qui è lui quello che riesce a godersi meglio la vita.
-M-meno male... Però, mi dispiace lo stesso...
-Ehi, non ero io quella che aveva bisogno di sentirsi meno depressa giusto cinque minuti fa?
-G-già, è v-vero...
Dalla bocca mi uscì una risatina. Provai a ricacciarla dentro, ma Yori mi rassicurò scuotendo la testa.
-Fai pure, Choji. Non vergognarti. Hai bisogno di finire con una nota allegra questa serataccia. Come ne avevo bisogno anch’io. ...grazie, per avermi ascoltata. Mi dispiace di averti rubato del tempo.
Le sorrisi.
-Non devi scusarti, per me è stato un piacere aiutarti.
In quella, Yori si lasciò scappare un grandissimo sbadiglio.
-Credo proprio che per me si sia fatto tardi... Ah, giusto, stavo per dimenticarmene. Devi prendere anche tu il digestivo.
-Anche se ho solo mangiato un panino?
-È la regola, tutti devono prenderlo.
Preso uno dei due bicchieri che le avevo portato, Yori andò ad immergerlo in un grande barile di metallo posto accanto a uno scaffale.
-Ecco... a te.
Ringraziai e bevvi. Mi ci vollero diversi sorsi, però: non mi ero ancora abituato del tutto al suo saporaccio.
-Fai con comodo, Choji. Io ti aspetto di sopra.
Stiracchiandosi e barcollando leggermente, Yori lasciò la cantina.
Rimasto solo, mi presi del tempo non solo per finire di bere il digestivo, ma anche per ricapitolare tutto quanto avevo scoperto grazie a quella insperata conversazione.
Ancora non riuscivo a crederci. La mia indagine, tutto sommato, stava procedendo alla grande. E proprio grazie all’incidente alle terme! Se non mi fossi mai trovato in punizione, non so se sarei riuscito a parlare a quattr’occhi con Yori...

 

-TU?! CHE ACCIDENTI...

Per poco non mi rovesciai tutto addosso.
-Yori? Yori, cos'è successo?- la chiamai a gran voce, ma senza ricevere risposta.
Finii il digestivo in un sorso, incastrai a forza il bicchiere nello scaffale più vicino non sapendo dove altro metterlo, e corsi in cucina il più velocemente possibile. Trovai Yori in piedi, una mano in faccia e l'altra appoggiata a un mobile, intenta a fissare incredula qualcosa sul pavimento. In silenzio mi fece segno di avvicinarmi.
Facendo il giro del bancone, vidi anch'io ciò che l'aveva fatta gridare.
Accasciata sul pavimento, c'era la piccola Naoki.
-L-lei, qui? E... Come mai non si muove?
-Sta dormendo, Choji. È così che l'ho trovata, non le ho fatto nulla.
Mi inginocchiai accanto alla bambina, le sfiorai un polso e appoggiai un orecchio al pancino. Non c'erano dubbi, stava proprio dormendo saporitamente.
-Hai ragione. Non è ferita, meno male...
Il sollievo nel saperla sana e salva, però, lasciò subito il posto alle domande.
"Quindi, la sensazione che ho avuto quando sono salito a prendere due bicchieri d'acqua... Ma... Perché Naoki si trova qui? Mi stava forse spiando? ...ma certo, Nao!"
Mi sentii ribollire il sangue nelle vene.
"Non voglio crederci, eppure è la spiegazione più sensata! Nao si è vantato con Iwao di come la sua sorellina avesse scoperto per caso il nascondiglio di Isoka... Per entrare nella sua "cerchia"... E adesso, per assicurare la sua posizione come amico di Iwao, ha chiesto a Naoki di spiarmi, magari per andare poi a riferirgli qualche mio passo falso... No, è assurdo! Plausibile, ma assurdo!"
-A giudicare da come russa, dev'essersi addormentata da parecchi minuti ormai- disse Yori all'improvviso, interrompendo i miei improbabili ragionamenti -se siamo fortunati, probabilmente non avrà sentito quasi nulla della nostra conversazione in cantina.
Dopo aver preso Naoki in braccio, Yori andò a richiudere a chiava la porta della cantina. Quindi... Fece per andarsene.
-D-dove la porti?
-Siccome adesso è impossibile svegliarla, l'unica cosa che posso fare è riportarla nel dormitorio, dove comunque stavo per andare anch'io. Aspetterò domani per chiederle spiegazioni.
-Yori... Non essere troppo severa con lei. Secondo me Naoki non si trovava qui di sua spontanea volontà.
-Tranquillo, Choji. Ci andrò leggera. Buonanotte... e grazie ancora.
La salutai alzando una mano.

 

Rimasto solo in cucina -e stavolta ero sicuro di essere solo- mi misi a camminare avanti e indietro. Ne approfittai per raccogliere dal pavimento le pentole cadute, e nel frattempo tornai a riflettere su tutte le nuove informazioni che avevo raccolto. Nemmeno l’improvvisa comparsa di Naoki era riuscita a distrarmi.
E così, i miei sospetti sono stati confermati. Non c’è alcun ratto nell’ala ovest. Il bambino è stato trovato morto nella palestra, ma a quanto pare nessuno sa chi sia. E se quel poveretto non era di queste parti... Eppure il Mascheratore è ancora qui, i ninja in appostamento non l’hanno mai visto scappare! Non ci sto capendo nulla...
Guardai distrattamente fuori da una finestra a caso. Era buio. Era tardi. Erano andati tutti a dormire.
Era l’occasione perfetta.
 

Annuii con decisione alla mia immagine riflessa nel vetro.
Quindi, di buona lena, tornai al lavandino e ripresi il lavoro da dove l’avevo interrotto.
È deciso. Finisco di lavare i piatti, e poi... andrò a fare una visitina all’ala ovest.

  
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