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Autore: IndianaJones25    12/08/2017    2 recensioni
Di ritorno da un’avventura a Ceylon, Indiana Jones può finalmente iniziare un nuovo anno accademico. Ma, proprio quando pensa che per qualche tempo le lezioni universitarie saranno la sua quotidianità, il celebre archeologo riceve un nuovo incarico: quello di ricostruire lo Specchio dei Sogni, l’unico oggetto in grado di condurre al Cuore del Drago, un antico artefatto che non deve cadere nelle mani sbagliate. Così, affiancato dal suo vecchio amico Wu Han e da un’affascinante e misteriosa ragazza, Jones si vedrà costretto a intraprendere un nuovo e rocambolesco viaggio attorno al mondo, in una corsa a ostacoli tra mille difficoltà e nemici senza scrupoli…
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold Oxley, Henry Walton Jones Jr., Marcus Brody, Wu Han
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9 - ALL’INSEGNA DEL LOTO D’ORO

   Jones scrutò con sospetto Mei Ying, ma, dato che cominciava a non capirci più nulla, decise di mettersi a sedere e sentire che cosa avesse da dirgli. Insomma, se Wu Han aveva accettato di incontrarla doveva pur significare qualcosa. Quello che gli sfuggiva, però, era come potesse trovarsi lì.
   «Che diamine ci fai qui?» domandò Jones. «Credevo di essermi sbarazzato definitivamente di te, ad Istanbul.»
   La giovane fece un sorrisetto malizioso.
   «Dottor Jones, non è sufficiente una botta in testa per potermi fermare. Sono stata addestrata a sopportare privazioni d’ogni sorta. L’ho seguita fuori dal palazzo di Belisario e l’ho veduta spedire quel telegramma. Non appena lei se n’è andato, ho convinto l’impiegato a mostrarmene il contenuto. Il caso ha voluto che lei si fosse messo in contatto con Wu Han, un nostro comune e vecchio amico. Così, immediatamente, ho telegrafato a Wu, chiedendogli d’incontrarci qui, ma di non avvisarla della mia presenza.»
   Accennò a Wu Han, che annuì.
   «È andata così» disse il contrabbandiere. «Ti avrei informato di tutto, Indy, ma il tono di Mei Ying era molto urgente, quindi non ho voluto disobbedirle.»
   «E va bene» borbottò Jones. «Ma che diavolo sta succedendo? Che Wu Han sia un ex agente dei servizi segreti lo so perfettamente, ma tu… non pensare di mettermi nel sacco facilmente, dolcezza. Ho trovato una lettera di Kai indirizzata a Von Beck, e sembravano due amiconi.»
   «All’inizio, dottor Jones, non volevo coinvolgerla troppo» spiegò la ragazza. «L’idea di contattarla è stata di Kai, non certo mia. Dato che, però, ormai era implicato anche lei, ho pensato di ricorrere al suo aiuto nel recupero dello Specchio. Le avrei rivelato tutta la verità ad Istanbul, ma lei non me ne ha lasciato il tempo. Adesso, però, le racconterò ogni cosa.»
   «Sentiamo» bofonchiò Jones. «Ma non cercare di imbrogliarci, perché abbiamo affrontato gente ben peggiore di te, noi due.»
   Guardò Wu Han diritto negli occhi, come a cercarne una conferma. Dopo un momento di imbarazzo, il contrabbandiere disse: «Certo, certo. Ma, Indy, posso assicurarti che Mei Ying è una persona di cui ci possiamo fidare pienamente, la conosco da quando sono entrato nei servizi segreti.»
   «Uh, i servizi segreti» sbottò Jones, ironicamente. «Anch’io ne ho fatto parte, durante la Grande Guerra, cosa credi? Ed in quell’occasione ho imparato una cosa: ogni agente lavora da solo. Non si sa mai nulla di preciso, sugli altri agenti. E non bisogna fidarsene, quando li si incontra. Ognuno è pronto a tutto pur di portare a termine il proprio compito, pure di sbarazzarsi dei colleghi. Quindi, guardati da questa viperina in gonnella.»
   Wu Han non replicò, mentre Mei Ying parve offesa.
   «Se non vuole concedermi la sua fiducia e non è intenzionato a collaborare con me, dottor Jones, posso anche andarmene. Ma, prima, lei dovrà consegnarmi il terzo pezzo dello Specchio» disse, stizzita.
   «No» fece Jones, con tono duro. «Dimmi tutto quello che devi dirmi, poi deciderò. In quanto al pezzo dello Specchio, be’ dovrai sudartelo, se non riuscirai a convincermi.»
   Mei Ying lo scrutò di sottecchi per qualche istante, poi riprese la parola.
   «Sono entrata nei servizi segreti una quindicina di anni or sono, quando ero poco più che una bambina; in questo modo, ho potuto ricevere un addestramento speciale, molto più specifico e mirato rispetto a quello riservato agli altri agenti. Ciò, ha fatto di me un personaggio chiave nella lotta alla Triade del Drago Nero, il più potente ed antico sindacato criminale della Cina. Sono stata inviata segretamente nella loro roccaforte, sulla cima della montagna di Penglai…»
   «La montagna di Penglai!» sbottò Jones. «Questo è troppo. Posso accettare di essermi imbattuto in un luogo leggendario come il palazzo sotterraneo di Belisario, ad Istanbul, ma addirittura la montagna di Penglai… via, non è possibile.»
   «Lei, dunque, conosce la leggenda della montagna, dottor Jones?» chiese Mei Ying.
   «A grandi linee. Come ti ho già detto una volta, non sono propriamente un esperto, per quanto riguarda la mitologia e la storia dell’Estremo Oriente. Non ne so molto.»
   «Mi dica quello che sa, prego» lo invitò la ragazza.
   «Ebbene, correggimi se sbaglio, ma, da quel che ho avuto modo di leggere, la montagna di Penglai era un luogo leggendario, una specie di Paese di Cuccagna, con palazzi d’oro, alberi sui cui rami crescevano gioielli e, ovunque si volgesse lo sguardo, cibo e vino inesauribili. Sarebbe stata la sede degli Otto Immortali, personaggi, in parte storici ed in parte inventati dalla fantasia popolare, simboleggianti ogni aspetto della società cinese. Se non ricordo male, il nostro amico Qin Shi Huang, ossessionato dall’idea di diventare immortale, inviò un proprio servitore, chiamato Xu Fu, alla ricerca dell’isola su cui sorgeva la montagna di Penglai, affinché gli portasse da quel luogo la ricetta che gli avrebbe conferito la vita eterna. Xu Fu non fece mai ritorno, verosimilmente per evitare di incorrere nelle ire dell’imperatore, non avendo trovato egli ciò che era stato mandato a cercare, e si presume che sia poi sbarcato in Giappone, dove fondò una comunità. Non so altro, riguardo a queste vecchie leggende.»
   «Non si tratta solamente di leggende, dottor Jones. La montagna di Penglai, infatti, esiste realmente, è situata sopra un’isola, in un punto del Mar Giallo lontano dalle rotte abituali. Come lei ha giustamente detto, Xu Fu non fece mai ritorno, ma non giunse nel Giappone come oggi asseriscono molti storici. Egli trovò realmente la montagna di Penglai e decise di trasferirvisi, fondando una comunità che, col tempo, prese il nome di Triade del Drago Nero. Col trascorrere dei secoli, i membri della comunità divennero spietati criminali, anche se i loro intrighi furono quasi sempre limitati. Almeno, fino ad oggi. Vent’anni fa, infatti, è divenuto nuovo comandante della Triade Kai Ti Chang , un ex ufficiale dell’esercito imperiale cinese; ed egli, fin dal principio, ha dimostrato di non essere interessato ai semplici crimini messi in atto dalla Triade del Drago Nero nel corso dei secoli. Egli, in realtà, vuole servirsene per portare a termine il proprio scopo: rovesciare il governo repubblicano e restaurare quello imperiale in cui egli, però, rappresenterebbe il fondatore di una nuova dinastia regia, in sostituzione a quella precedente.»
   «Kai dev’essere pazzo, se pensa di poter portare a termine un piano del genere» commentò con sarcasmo Jones, mentre Wu Han, al suo fianco, annuiva in accordo con lui.
   «Non ne sia così sicuro, dottor Jones» lo fermò Mei Ying. «Kai possiede i mezzi per riuscirci, approfittando anche della debolezza dell’attuale governo, causata dalle pressioni dei comunisti e dei giapponesi. Per questo, fui inviata presso di lui, per poterlo tenere d’occhio e cercare di ostacolarlo in segreto. Sono riuscita ad entrare nelle sue grazie, fino a divenire quella che egli crede la persona a lui più fedele. Avrei potuto ucciderlo innumerevoli volte, ma non ho potuto agire liberamente, in quanto ho ricevuto ordini chiari in merito; la sua morte violenta, infatti, potrebbe causare più problemi di quanto si possa immaginare, poiché i suoi numerosissimi accoliti scatenerebbero di sicuro un’aperta rivolta per vendicarlo. Tuttavia, agendo discretamente e senza mai scoprire le mie carte, sono sempre riuscita a mantenerlo nell’impossibilità di dare avvio al suo progetto. Fino a quando è successo qualche cosa che non mi sarei mai immaginata…»
   «Lasciami indovinare: Kai ha stretto un’alleanza con i nazisti» disse Jones.
   «È così, infatti» confermò la ragazza. «Kai è riuscito a convincerli dell’importanza del Cuore del Drago, che renderebbe possibile la conquista del mondo intero. Hanno stretto un patto, che prevede la nascita di due grandi blocchi: il mondo occidentale sotto il controllo dei tedeschi, quello orientale sotto il dominio assoluto di Kai.»
   «Sono folli, matti da legare, se pensano davvero che una vecchia perla nera possa rendere possibile una cosa del genere» sbottò l’archeologo.
   «Purtroppo, nessuno conosce tutta la verità, riguardo al Cuore del Drago. Le antiche leggende potrebbero essere davvero solamente leggende, ma non ne siamo del tutto sicuri. Dobbiamo, quindi, impedire il recupero del Cuore da parte di Kai e dei nazisti. Come ormai ben saprà, l’unico modo per accedere alla cripta in cui il Cuore è custodito, è l’utilizzo dello Specchio dei Sogni; come esso funzioni, non è chiaro, ma bisogna evitare ad ogni costo che Kai lo ricostruisca. Kai, non disponendo dei mezzi necessari, lasciò che fosse Von Beck ad occuparsi del recupero delle tre parti, fornendogli tutte le indicazioni su dove poterlo recuperare. Tuttavia, quando lei s’è messo casualmente di mezzo a Ceylon, Kai ha visto la propria opportunità per liberarsi definitivamente dei nazisti, ai quali s’è alleato solamente per convenienza. La sua intenzione, difatti, è sempre stata, sin dal principio, quella di tradire i tedeschi alla prima occasione buona. Quindi, quando è venuto da lei con la scusa di recuperare personalmente il pezzo di Specchio ritrovato a Ceylon, ha creduto di essersi imbattuto nella persona adatta al recupero del manufatto conservato a Praga. Effettivamente, aveva ragione, dato che lei è riuscito a farcela. Io avrei dovuto seguirla e, appena lo avesse avuto tra le mani, avrei dovuto ucciderla e sottrarle il pezzo di Specchio; poi, avrei dovuto recarmi ad Istanbul a completare l’operazione. Ma i tedeschi, alla fine, sono riusciti a catturarla, il che è stato il panico per Kai, il quale ha creduto di essere ormai stato scoperto: se lei avesse rivelato il nome del suo committente, sarebbe stata la fine per lui. E, con un terzo di Specchio nelle mani di Von Beck e lo scavo nel palazzo di Belisario già avviato, egli veniva a trovarsi in una sgradevole posizione. Quindi, dopo avermi ordinato di seguire immediatamente i nazisti per scoprire dove l’avrebbero condotta ed ucciderla prima che potesse svelare la verità, si è affrettato a scrivere quella lettera al maggiore, quella che lei ha letto, attraverso la quale non solo è riuscito astutamente a discolparsi, ma ha anche fatto finire i nazisti dalla parte del torto. Comunque, quando a Istanbul l’ho liberata, mi sono scoperta e, ormai, Kai saprà che l’ho tradito. Non posso più tornare da lui come se nulla fosse, perciò dobbiamo agire in fretta.»
   «Ossia? Che cosa dovremmo fare, adesso, Mei Ying?» domandò Wu Han.
   «Una cosa molto semplice. Raggiungere la montagna di Penglai, penetrarvi senza essere visti, trafugarne i due pezzi dello Specchio dei Sogni in mano a Kai e tornarcene a casa.»
   «Detta così, effettivamente, sembra facile» commentò Jones.
   «Tuttavia, la fortezza di Kai si trova a duemilacinquecento metri di altezza, al di sopra di un picco scosceso e quasi inaccessibile, battuto da costanti venti impetuosi. Per raggiungerla, l’unico modo è utilizzare una funivia che si diparte da una base segreta dei tedeschi che Kai ha permesso loro di costruire ai piedi della montagna» spiegò la ragazza.
   «Ah, ecco» bofonchiò Jones. «Mi sembrava che ci fosse la fregatura.»
   «Purtroppo, dottor Jones, questo è l’unico modo che abbiamo per riuscire nell’intento di impedire a Kai ed ai tedeschi di entrare nella cripta» disse Mei Ying.
   «Non è vero. C’è un’altra via, da poter seguire» la corresse Wu Han.
   «Esatto» confermò Jones. «Kai e Von Beck hanno solo due pezzi, dello Specchio. Il terzo, invece, è al sicuro in mano mia. Il che significa, mia cara, che sarebbe sufficiente che io portassi il pezzo con me negli Stati Uniti, dove potrei provvedere a celarlo per sempre o, meglio ancora, potrei distruggerlo in maniera definitiva. Quindi, addio Specchio dei Sogni ed addio Cuore del Drago.»
   Mei Ying sospirò.
   «Questa potrebbe essere una buona soluzione per lei, dottor Jones, ma non per me. Non posso più tirarmi indietro. I miei ordini, adesso, sono in parte mutati. Devo impedire a Kai ed ai tedeschi di trovare il Cuore, ma solo per poter essere io stessa ad impossessarmene. I miei superiori, infatti, vedendo la situazione tragica in cui sta volgendo la Cina in questo momento, hanno deciso di giocarsi il tutto per tutto, per salvare la repubblica, anche ricorrendo ad antichi manufatti magici. Si sono convinti che il Cuore altro non sia che una sorta di catalizzatore di energie, attraverso il quale sarebbe possibile sviluppare un’arma per sconfiggere gli eserciti nemici. Ritengono che, ormai, questa sia l’unica possibilità rimasta per fermare gli invasori giapponesi e gli insorti agli ordini del comunista Mao Tse-tung. Quindi, una volta riassemblato lo Specchio dei Sogni, dovrò comunque penetrare nella tomba dell’imperatore per portare a termine la ricerca.»
   «La follia sta dilagando» brontolò Jones. «Catalizzatore di energie, armi… il mondo sta precipitando nell’abisso, e lo credo bene, se i governanti sono pazzi del genere. Ci trascineranno verso una guerra nuova e, forse, anche peggiore dell’ultima, dannazione.»
   «Dottor Jones, io ho ricevuto ordini a cui obbedire, non sono qui per mettere in discussione gli equilibri internazionali. Voglio solo che lei mi consegni quanto mi deve» disse Mei Ying con una certa asprezza.
   «Io non ti devo proprio nulla, dolcezza» fece Jones, alzandosi in piedi.
   Accennò con la testa a Wu Han, poi aggiunse: «E se tu avessi un briciolo di cervello, anziché obbedire ad ordini del genere, faresti come il nostro amico, qui, che ha lasciato il servizio per dedicarsi a qualcosa di meglio. Distruggerò il mio pezzo dello Specchio dei Sogni e addio.»
  Anche Wu Han s’era alzato, guardando ora Indiana Jones ed ora Mei Ying, che invece era rimasta seduta al proprio posto. Sembrava che non sapesse più cosa fare: andare con il vecchio amico, con cui aveva condiviso tante avventure, o rimanere con la collega? Decisamente, avrebbe seguito Jones, anche se non gli piaceva dover abbandonare Mei Ying in quella maniera.
   Jones si avviò verso la porta ed afferrò la maniglia.
   «Non sia irragionevole, dottor Jones» lo ammonì la ragazza.
   «Irragionevole?» ripeté l’archeologo, fermandosi e voltandosi per guardarla. «Mi pare di essere l’unico, tra Kai, i tedeschi, i tuoi capi e tu stessa, ad avere conservato ancora una qualche capacità di ragionamento.»
   «Qui lei non è in America, ma in Cina. Se ne faccia una ragione. Alla Triade del Drago Nero non occorrerà molto tempo per trovarla, forse sanno già che si trova qui. La uccideranno e le sottrarranno il pezzo di Specchio. Le assicuro che sarebbe molto più logico consegnarlo a me, che so come eludere la loro sorveglianza.»
   «E poi?» domandò Jones. «Che cosa vorresti fare, dopo? Entrare da sola in quella base nazista, dare la scalata alla montagna e rubare gi altri due pezzi in mano a Kai?»
   «Esattamente, dottor Jones. Da questo momento in avanti, non le darò torto, se non vorrà più aiutarmi. Lei ha fatto anche troppo, molto più di quello che le compete. Ma, per favore, mi consegni il pezzo di Specchio. Spero bene che lo abbia condotto con sé, stasera.»
   «Non sono uno sprovveduto, dolcezza» brontolò Jones, portandosi una mano alla tasca interna della giacca, dove si trovava il pezzo dello Specchio. «Io..»
   Ma non gli riuscì di concludere la frase perché, in quello stesso momento, la porta di cui stringeva ancora la maniglia fu violentemente spalancata, mandandolo a ruzzolare contro il tavolo. Mei Ying scattò in piedi e si gettò di lato, appena in tempo per evitare un grosso pugnale che le era stato lanciato contro e che andò a perdersi oltre la balaustra. Cinque uomini fecero irruzione nella stanza, armati di grosse spade.
   Wu Han, pronto a tutto, colpì con un pugno quello che gli era più vicino, mentre Jones, riavutosi dalla sorpresa, ne afferrava un altro per le gambe, facendolo capitombolare. La ragazza, invece, era riuscita a saltare sopra il tavolo da dove, con un calcio, aveva tramortito uno degli avversari. Uno degli aggressori, mulinando la spada, tentò di colpire Wu Han all’addome ma il contrabbandiere, riuscito ad evitare per pochi centimetri l’affilata lama, prese per lo schienale la sedia su cui fino a poco prima era seduto e gliela scagliò addosso. Il quinto uomo, vedendo a terra i quattro compagni, si diede alla fuga oltre la porta.
   «Forza, dannazione» urlò Jones, dirigendosi in fretta all’uscita del palchetto. «Dobbiamo andarcene da qui!»
   Afferrò Wu Han per il braccio e lo trascinò con sé. Ma, nel corridoio, si trovarono la strada sbarrata da altri avversari, alcuni dei quali armati con dei fucili; risuonò uno scoppio quando uno dei nemici sparò una fucilata contro di loro. A quel rumore, ovunque, all’interno del Loto d’Oro, cominciarono a levarsi grida di paura e si udì lo scalpiccio assordante di un fuggifuggi generale.
   «Maledizione» sbraitò l’archeologo, tornando rapidamente con Wu Han dentro la stanza da cui erano appena usciti.
   Con l’aiuto di Mei Ying, che non si era mossa, spinsero il tavolo contro la porta chiusa, barricandosi all’interno.
   «E adesso che facciamo?» domandò Wu Han. «Siamo stati imprudenti a non portare con noi delle armi.»
   «Dobbiamo eclissarci da qui alla svelta» brontolò Jones. «Non possiamo resistere a lungo. Hai qualche idea su come fare ad uscire da questa situazione, bellezza?»
   «La pregherei, dottor Jones, di smettere di rivolgersi a me con quegli appellativi che è solito utilizzare con le sue amichette americane» disse Mei Ying, stizzita.
   «Hai evitato di rispondere alla mia domanda, però» replicò l’altro.
   Si avvicinò alla balaustra che si affacciava sul palcoscenico e sulla sala sottostante e si sporse; la distanza, dal pavimento, non era poi così esagerata e, proprio sotto di loro, si trovava un tavolo. Avrebbero potuto saltare senza problemi, dopotutto.
   Alzò per un attimo gli occhi ad un palco di fronte ed il suo cuore perse un battito; là, comodamente seduto, affiancato da due donne in abito tradizionale cinese, c’era Kai, che lo guardava con sguardo beffardo. Il capo della Triade del Drago Nero sollevò al suo indirizzo il bicchiere che stava bevendo. Contemporaneamente, si udirono dei forti colpi rimbombare sulla porta.
   «Stanno per entrare!» disse Wu Han.
   «Non ci resta che saltare» gli rispose Indiana Jones, «e sperare di non farci troppo male, perché poi dovremo darcela rapidamente a gambe. Sei dei nostri, o preferisci rimanere qui ad affrontare tutta sola quel branco di esaltati con le tue segrete doti da combattente infallibile?» soggiunse, rivolto alla ragazza.
   «Verrò con voi» rispose lei. «Ma prima, dottor Jones, la supplico di consegnarmi il pezzo dello Specchio. Le assicuro che sarà più al sicuro con me che con lei.»
   «E va bene, voglio fidarmi» fece Jones.
   Si portò la mano alla tasca della giacca e, afferrato il terzo pezzo dello Specchio dei Sogni, lo consegnò alla giovane, che lo prese con aria deferente, infilandoselo immediatamente tra le pieghe dell’abito da sera. Subito dopo, uno dietro l’altro, Wu Han e Jones si arrampicarono sulla balaustra e si buttarono di sotto. Atterrarono pesantemente sopra il tavolo e si scansarono, per fare posto a Mei Ying. La ragazza, tuttavia, non saltò, né tantomeno si fece vedere alla ringhiera.
   «Che diavolo succede? Dov’è? Che sta aspettando a saltare, quella donna?» sbottò Jones.
   «Indy… credo che sia meglio filare!» suggerì Wu Han, indicando un’estremità della sala, ormai lasciata deserta dagli avventori fuggiti, dove cominciavano a vedersi le ombre, riflesse dalla luce dei corridoi, di parecchi uomini che sopraggiungevano di corsa.
   «Presto, di qua!» ordinò l’archeologo.
   Trascinò Wu Han verso una porticina di servizio e l’aprì; una scaletta di cemento scendeva in profondità, illuminata da luci fluorescenti. Doveva condurre nei magazzini del locale da dove, con qualche probabilità, potevano sperare di trovare delle uscite secondarie attraverso le quali abbandonare il Loto d’Oro.
   Senza troppa grazia, Jones spinse dentro l’amico e, seguitolo, si richiuse la porta alle spalle, appena in tempo per evitare che quel diversivo fosse scorto dagli avversari, che avevano nel frattempo raggiunto il salone. Concitatamente, i due discesero le scale fino ad arrivare in un ampio stanzone, ingombro di casse e vecchi mobili tarlati; guardandosi rapidamente attorno, notarono una porta sul fondo della stanza e la raggiunsero in pochi attimi, spalancandola. Adesso, si ritrovarono in un corridoio di cemento, sempre illuminato da luci al neon, lungo il quale si affacciavano numerosi portoncini contrassegnati da dei numeri. La zona sembrava deserta dato che, all’infuori del ronzio dei neon e di qualche goccia di umidità che cadeva dal soffitto, non si udiva alcun suono.
   «Questi devono essere i camerini degli artisti che s’esibiscono sul palcoscenico, al piano di sopra» constatò Wu Han.
   «Non siamo qui per chiedere autografi. Forza, seguimi!» ordinò Jones.
   Percorsero velocemente il corridoio, spingendosi fino all’estremità opposta, da cui si dipartiva un’altra scala, che saliva verso l’alto. Senza perdere tempo, risalirono i gradini a due a due e raggiunsero un nuovo locale, deserto ma pieno di lavandini, fornelli, forni, tavoli, mobiletti ed attrezzi da cucina appesi alle pareti o sparsi in giro.
   «Siamo nelle cucine, Indy» disse il contrabbandiere.
   «Esatto, il che significa che dev’esserci per forza una porta che dia all’esterno, per far entrare le derrate alimentari e portare via la spazzatura.»
   «Dev’essere quella» rispose Wu Han, indicando una porta di metallo tinteggiata di bianco.
   Jones la raggiunse e abbassò la maniglia, ma la trovò bloccata.
   «Maledizione! Prova a vedere se trovi le chiavi, qui attorno» disse.
   Mentre Wu Han si dava da fare frugando dappertutto, Indiana Jones corse alle porte a due ante che si affacciavano sulla sala e diede un’occhiata dai pannelli di vetro, notando che l’altro locale brulicava di persone dalle facce decisamente patibolari. Gente con cui non gli sarebbe piaciuto uscire a cena, comunque. Quindi, sperando che a nessuno saltasse in mente di venire a curiosare in cucina, fece rapidamente dietrofront.
   «Di là non si va da nessuna parte» comunicò. «Dobbiamo per forza passare di qui.»
   «Non riesco a trovare le chiavi» replicò l’altro, «ma ho notato una finestrella, potremmo forzarla e passare di lì, sperando di non fare troppo chiasso.»
   «D’accordo, sbrighiamoci. Usciamo da qui alla svelta, poi decideremo cosa fare, se lasciare perdere tutto o avvertire il governatore inglese dell’accaduto. Ma immagino che già gli altri clienti e gli stessi proprietari del locale avranno provveduto a dare l’allarme» disse Jones.
   «Dovremmo anche cercare di scoprire che cosa ne sia stato di Mei Ying» borbottò Wu Han. «Non è il tipo da farsi sopraffare facilmente ma… se gli avversari erano tanti…»
   «Spero che non l’abbiano presa, specialmente perché le avevo appena consegnato il terzo pezzo dello Specchio dei Sogni. Vedremo, ma intanto pensiamo a uscire da questo posto, ché comincia a scottare.»
   Raggiunsero la finestrella rettangolare, che poteva essere aperta solo di pochi centimetri e, dandosi da fare con due grossi coltelli presi da un cassetto, la forzarono fino a farla cedere del tutto; sarebbe quasi sicuramente caduta a terra, provocando un frastuono che li avrebbe certamente traditi, ma Jones fu lesto ad afferrarla e ad appoggiarla delicatamente sul pavimento.
   Il contrabbandiere si affacciò nell’incavo, che dava su di un vicolo, e si guardò attorno, prima di bisbigliare: «Via libera, possiamo andare.»
   «Prima tu, io ti guardo le spalle» rispose Jones, voltandosi verso le porte che davano sulla sala, mentre l’altro si arrampicava ed entrava a fatica nello stretto pertugio, calandosi all’esterno.
   L’archeologo stava quasi per seguirlo, quando le porte furono violentemente spalancate e due cinesi armati di grossi spadoni si affrettarono ad entrare nella cucina, avventandoglisi subito contro.
   Lesto come non mai, Jones recuperò i coltelli con cui lui e Wu Han avevano scardinato la finestrella e, incrociatoli, li sollevò appena in tempo per parare un fendente calato dall’alto da uno dei due cinesi. In quel momento, sentiva enormemente la mancanza della sua frusta.
   Il secondo uomo, tentando di coglierlo di sorpresa, spiccò un balzo per atterrargli alle spalle ma Jones, scartato di lato, riuscì a prevenirlo e, sollevato il coltello, glielo conficcò in un braccio; con un calcio negli stinchi, si liberò per qualche istante anche del primo cinese, ma si rese ben presto conto che non avrebbe potuto attraversare indenne la finestra senza che i suoi aggressori riuscissero a colpirlo.
   «Wu Han!» gridò, mentre con un pugno diretto al volto allontanava nuovamente il cinese; l’altro, ferito, era disteso a lagnarsi sul pavimento, con la lama del coltello, che glielo aveva attraversato da parte a parte, ancora saldamente infissa nel braccio.
   «Wu Han!» ripeté.
   «Indy! Che succede?» gli rispose, dall’esterno, la voce preoccupata dell’amico.
   «Di qui non esco. Devo cercare un’altra via! Tu, intanto, prova a procurati un mezzo di trasporto per la fuga!»
   Senza aggiungere altro, Jones si slanciò in avanti ed atterrò con un secondo pungo il suo avversario; vedendo, però, che molto presto si sarebbe rialzato, raccolse la spadona caduta all’altro cinese e cominciò a correre verso l’uscita delle cucine, irrompendo nella sala. Così facendo, si trovò di fronte almeno una decina di cinesi agguerriti ed urlanti, tutti armati di spade e decisamente non inclini a voler fare quattro chiacchiere in allegria. Decisamente, adesso, oltre alla frusta, avrebbe voluto avere con sé anche il revolver.
   «Scusate se non mi unisco a voi, ragazzi, ma sono atteso altrove» borbottò, infilando velocemente un’ampia scalinata che saliva ai piani superiori del locale; non si voltò a guardarsi indietro ma, dal rumore di passi, capì che quegli invasati di cinesi gli stavano alle costole. Stava quasi per raggiungere la sommità della scalinata, quando si trovò il passo sbarrato dalle due donne che, poco prima, aveva scorto in compagnia di Kai.
   «Un peccato doverlo uccidere» disse con voce suadente la prima delle due, che indossava un abito di colore rosso. «Sembra divertente.»
   «Il dovere prima del piacere, sorella» rispose con voce altrettanto seducente la seconda, che aveva un abito perfettamente identico all’altra, salvo per il colore, che era verde. «Il maestro vuole la sua testa su un palo.»
   Jones le guardò con tanto d’occhi; alle proprie spalle, udì il chiasso che avevano provocato i suoi inseguitori cessare di colpo. Si voltò, stupefatto, e li vide allontanarsi adagio, con il capo chino e l’aria deferente. Evidentemente, le due donne dovevano essere dei pezzi grossi, all’interno della Triade del Drago Nero.
   Non era ancora ritornato a voltarsi, che una delle due, saltando, lo colpì con un calcio volante al volto, mandandolo a sbattere contro la parete e facendogli cadere di mano la spada; con il fiato mozzo, l’archeologo provò a mantenersi in piedi, ma già entrambe gli erano addosso, colpendolo con una salva di pugni di una forza davvero irresistibile, che non si sarebbe certo potuta indovinare giudicando l’aspetto di quelle due donne, il cui fisico appariva tanto asciutto e minuto.
   Tra le abitudini di Indiana Jones, non rientrava certo quella di picchiare le donne; ma, in quel caso, decise che avrebbe fatto un’eccezione, poiché non farla avrebbe molto probabilmente significato finire col farsi colpire a morte. Quindi, cercando di reagire, si buttò in avanti e, con una spallata, colpì quella con l’abito verde all’addome, facendola capitombolare; ciò, però, fece arrabbiare maggiormente la donna dall’abito rosso, che gli si gettò addosso come una furia, tentando di infilargli le dita dalle lunghe ed affilate unghie negli occhi.
   Evitato quell’attacco che gli sarebbe risultato fatale, Jones afferrò il polso della donna e lo torse fino a farla piegare in due; poi, con una ginocchiata nello stomaco la mandò a raggiungere sua sorella.
   «È un vero peccato esserci incontrati così, ragazze» commentò. «Spero davvero che il nostro prossimo appuntamento sarà migliore del primo!»
   Detto questo, si allontanò di corsa su per le scale, raggiungendo un pianerottolo su cui si aprivano varie ed ampie finestre che guardavano sulla strada sottostante; senza indugiare a chiedersi se le lastre di vetro alle finestre avrebbero opposto troppa resistenza, si slanciò verso la più lontana e, spiccato un balzo, la attraversò, mandandola in frantumi.
   Indiana Jones cadde nel vuoto, per almeno sette metri; ma la fortuna, che in quei casi estremi in cui era solito cacciarsi, sembrava essere innamorata di lui, gli venne in aiuto per l’ennesima volta, mandandolo ad atterrare sopra un cumulo di sacchi dell’immondizia, che attutirono la sua caduta. Scrollando il capo per riordinare le idee, si rialzò quasi subito e si guardò attorno. Si trovava in un vicolo, probabilmente sul lato opposto rispetto a quello in cui doveva trovarsi Wu Han. Decise di raggiungerlo.
   Cominciò a correre ma, all’improvviso, si trovò sulla via principale, quella da cui si raggiungeva la stradina che immetteva all’ingresso principale del Loto d’Oro. E lì, nella luce incerta dei lampioni, vide ciò che non avrebbe voluto vedere: una berlina nera, probabilmente una Hillman Minx, era parcheggiata al lato della strada e, dalla portiera posteriore, stavano salendo Kai e Von Beck che, tra di loro, tenevano Mei Ying. L’avevano catturata, dunque!
   «Mei Ying!» gridò Jones.
   La ragazza ed i due uomini si volsero a guardare nella sua direzione.
   «Dottor Jones!» rispose la giovane, prima di essere spinta bruscamente in macchina.
   Le portiere si richiusero ed il mezzo si mise rapidamente in moto nella direzione dell’archeologo, con stridore di pneumatici; e, quando gli passò vicino, dal finestrino anteriore partì, improvvisa, una raffica di mitra, che lo avrebbe senza dubbio investito, se Jones non si fosse gettato rapidamente a terra.
   L’automobile passò oltre, correndo in direzione del porto ed Indiana Jones, impotente, si rialzò, guardandone gli indicatori rossi che si perdevano in lontananza; un momento dopo, un risciò lo raggiunse, fermandoglisi accanto. A bordo, c’era Wu Han.
   «Ma cosa… come…?» balbettò l’archeologo, nel vederlo.
   «Presto, Indy, monta!» ordinò secco il contrabbandiere. «Dobbiamo allontanarci alla svelta da qui! Gli uomini del Drago Nero non ci metteranno molto ad uscire dal Loto d’Oro ed a individuarci!»
   Senza ulteriori indugi, Jones con un agile balzo lo raggiunse sul sedile di pelle imbottita ed ordinò immediatamente al ragazzino alla guida di seguire l’auto, ormai molto lontana e quasi invisibile.
   «Hanno preso Mei Ying ed il pezzo dello Specchio, dobbiamo raggiungerli!» disse in maniera concitata.
   «No» rispose con voce più calma Wu Han, mentre il risciò cominciava a muoversi rapidamente nel poco traffico serale. «Dobbiamo tornare al nostro albergo, invece. Sai quanto me che, così come siamo, in abito da sera e privi di armi, non potremo fare nulla per aiutare Mei Ying, anzi rischieremmo solamente di farci ammazzare. Dobbiamo, invece, organizzarci ed escogitare il modo di salvarla.»
   «Ma se non sappiamo neppure dove siano diretti» tentennò Jones. «Siamo stati sciocchi ad uscire disarmati, questa sera.»
   «E, invece, sì che sappiamo dove stanno andando. Questa strada va diretta al porto e, ora che hanno riunito i pezzi dello Specchio, si dirigeranno senza dubbio all’isola di Penglai, di cui ci ha parlato Mei Ying. Non ci ha dato indicazioni precise, è vero, ma con un po’ di fortuna riusciremo a raggiungerla. Per una buona coincidenza, ho la mia barca, ormeggiata qui al porto di Hong Kong e sono abbastanza esperto per farla viaggiare rapidamente. L’unica cosa che mi preoccupa è la sorte della nostra amica: potrebbero decidere di liquidarla prima ancora di salpare.»
   Il tono di Wu Han si fece inquieto: evidentemente, teneva davvero molto alla ragazza, doveva esserci stato tra loro qualcosa di più di un semplice rapporto di lavoro, in passato. Rinunciare ad inseguire l’automobile per provare a salvarla subito, doveva costargli molto, eppure si era rivelato, in quel caso, molto più cauto e prudente dell’amico archeologo.
   «Questo puoi escluderlo» lo incoraggiò Jones, che doveva avere indovinato i suoi sentimenti. «Il vecchio Kai non si lascerà sfuggire la ghiotta occasione di punire la traditrice dinnanzi a tutti i suoi accoliti, per farsi vedere grande. Sulla sorte di Mei Ying, per il momento, possiamo stare tranquilli, pur sapendo che dovremo agire rapidamente per riaverla qui con noi. E va bene, mi hai convinto.»
   Indiana Jones comunicò al ragazzo di lasciare perdere l’inseguimento, che comunque si sarebbe rivelato arduo, e gli fornì l’indirizzo del loro albergo, per andare a recuperare la loro roba prima di salpare verso l’ignoto.
   
 
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