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Autore: Leon92    13/08/2017    8 recensioni
Questa storia riprende 6 mesi dopo gli avvenimenti del capitolo 699. Ho deciso di scrivere questa storia perché sono rimasto parecchio deluso dal finale di questa serie che considero molto importante per me e che mi ha accompagnato per tutta la mia adolescenza. Cercherò di creare un finale che mi soddisfi e che spero soddisfi anche voi. Parlerò delle conseguenze del dopoguerra. Si parlerà della crescita di alcuni personaggi, soprattutto Naruto, ma si parlerà anche di amore, a volte non corrisposto e a volte scoperto in maniera del tutto imprevedibile.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Dopo la serie
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Cap 35

“Qualche ripensamento?” domandò raggiante Tsunade, guardando Naruto che si ergeva fiero davanti a lei. I suo occhi scintillanti e al tempo stesso determinati, il suo volto maturo e la sua espressione risoluta. Nei suoi lineamenti non vi era più traccia del bambino immaturo e avventato del passato. Oramai Naruto era divenuto un’uomo affascinante e responsabile della sue azioni. Senza contare che era un ninja formidabile per la sua giovane età. Avrebbe potuto rivaleggiare con i grandi Kage del passato e, un giorno, avrebbe potuto ricoprire quel ruolo anche lui.

 

“Assolutamente no” rispose il ragazzo con un lieve sorriso sulle labbra. La decisione di non voler diventare Hokage era stata la più difficile della sua vita. Era il suo sogno dopotutto. Tuttavia, sapeva di aver fatto la cosa giusta. Non era pronto per ricoprire quell’incarico. C’erano ancora troppe cose che doveva fare. Troppe cose da dover ancora apprendere. Non lo stava facendo solo per se stesso. Lo faceva  per il bene del villaggio e per le persone che amava.

 

Tsunade diede le spalle al ragazzo. Raggiunse la sua scrivania e si sedette sulla poltrona. Dopodiché, con un rapido movimento, dal piccolo cassetto sulla sua destra estrasse due cose. Una piccola busta accuratamente sigillata ed una scatolina in metallo placcata di nero.

 

“Avvicinati, Naruto” esclamò la ninja cinquantenne, nel mentre posava delicatamente i due oggetti sul tavolo straripante di documenti e scartoffie.

 

“Mmh? Cosa sono?” domandò curioso l’Uzumaki, avvicinandosi lentamente alla scrivania.

 

Tsunade porse per prima la piccola bustina sigillata. Naruto l’afferrò e la guardò con sospetto da entrambi i lati. Qualcuno gli aveva mandato una lettera. Chissà chi era il mittente?

Dietro la busta, nell’angolo in alto a sinistra, vi erano scritte queste parole…

 

A Naruto Uzumaki”

“Con i nostri ringraziamenti per i servizi resi al villaggio. La sconfitta del leader dell’Akatsuki conosciuto come Pain, la straordinaria vittoria ottenuta nella Quarta Grande Guerra Ninja ed, infine, la cattura del famigerato nukenin Sasuke Uchiha”

“Confidiamo che lei accetterà questo piccolo omaggio e che continuerà ad agire per il bene di Konoha e del mondo ninja”

“Con i nostri ossequi”

 

 

I Daimyo del Paese del Fuoco

 

Naruto rimase basito per qualche secondo. Gli occhi e la bocca spalancati dallo stupore. I Daimyo, gli uomini più ricchi e potenti del mondo, avevano ringraziato lui. Naruto Uzumaki, colui che veniva considerato la forza portante della Volpe a Nove Code ed una minaccia per Konoha.

Senza troppi complimenti, il ninja biondo si affrettò ad aprire la busta. Al suo interno vi era qualcosa che lo lascio ancora più di stucco. Soldi. Tanti soldi. Più di quanti ne avesse mai visti.

Preso da un’incredibile euforia, Naruto iniziò a pensare ai modi in cui avrebbe potuto spendere tutto quel denaro. Vi erano un’infinita di cose che desiderava acquistare. Una nuova tuta, nuovi attrezzi ninja, una casa più grande. Tutto ciò che voleva pareva ora a portata di mano.

Tuttavia, quel breve attimo di felicità venne sostituito da un’immensa sensazione di disgusto. Era talmente nauseante da fargli accartocciare lo stomaco.

 

“Che diavolo significa tutto questo?” domandò Naruto con voce bassa e al col tempo inquietante. Il ninja richiuse velocemente la busta e la scaraventò violentemente sulla scrivania dell’Hokage.

 

“Non voglio questi soldi sporchi. Non sono un mercenario. Non è per questo che ho lottato. Non è per questo che ho salvato il villaggio. Ho combattuto quelle battaglie perché era mio dovere farlo. L’ho fatto per riportare la pace e per salvare i miei amici. Questo denaro…è macchiato dal sangue di tutte le vittime che ci sono state durante la guerra. Tra cui…quello di Neji. Io…io…non posso…”.

 

Naruto rivolse lo sguardo altrove, non riuscendo più a guardare quell’orrida bustina bianca. Non fu una bella mossa, perché si ritrovò a fare i conti con lo sguardo serio e arrabbiato di Tsunade. Quegli occhi erano cosi penetranti da attraversarlo da parte a parte.

La donna dai capelli biondi si adagiò più comodamente sulla sua poltrona, incrociando le braccia al petto. Poi, con tono autoritario disse con forza “Riprendi quella busta”.

 

“No!” replicò il ninja “Non li voglio. Li dia a qualcun’altro. Qualcuno che ne ha più bisogno di me. Oppure li usi per ricostruire il villaggio. Non ho alcuna intenzione di…”.

 

“Ascoltami attentamente, Naruto” tuonò Tsunade con cosi tanta forza da far vibrare la stanza “Adesso non ti sto parlando come amica. Ti parlo come tuo Hokage” Naruto si zitti di fronte alla donna. Appariva estremamente calma, anche se i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia.

 

“Hai appena definito questi soldi…sporchi, macchiati di sangue. Dimmi, che differenza c’è tra un ninja e un mercenario? Che differenza c’è tra una guerra e una qualsiasi altra missione?”.

 

Naruto non rispose.

 

“Anche se apparentemente sembrano termini diversi, in realtà non lo sono affatto. Tu sei un ninja ed, allo stesso tempo, sei anche un mercenario. I Daimyo ci pagano per proteggere il loro paese. Il paese del Fuoco. Il tuo luogo di nascita. Noi abbiamo il compito di mantenere la pace e la stabilità all’interno della nazione. Per questo compiamo delle missioni e le classifichiamo. E’ un modo per tenere sotto controllo il paese e le usiamo come forma di sostentamento. Tuttavia, sono ben poca cosa se paragonati ai proventi annuali che Daimyo ci donano per proteggere il Paese del Fuoco”.

 

“Quindi mi sta dicendo che i ninja dipendono da loro? Dai ricchi e dai potenti?” Tsunade annui impercettibilmente. Anche se era triste ammetterlo, quella era la verità.

 

“Si! Durante la guerra, una parte del nostro esercito di ninja è stato mandato a proteggere i Daimyo”.

 

 

 

“Loro sono la fonte di tutto. Come credi che stiamo ricostruendo il villaggio? Hai idea di quanto costino i materiali? Per non parlare della manodopera. E’ un’investimento troppo grande perche il villaggio c’è la possa fare da solo. Loro dipendono da noi e noi dipendiamo da loro. E’ cosi che va il mondo.

 

“Tsk! I Daimyo ci sfruttano solo per proteggere se stessi e i loro interessi. A loro non interessa in che modo si ottenga la pace. Non hanno idea di quante persone siano morte per ottenerla. Per loro la guerra non è nient’altro che un’affare come un altro. Scommetto che dopo l’attacco di Sasuke e di Obito al Summit si sono sentiti minacciati. Immagino che ci avranno pagato profumatamente per andare in guerra, vero?” domandò furioso Naruto, non nascondendo affatto la sua indignazione.

 

“So che la consideri una cosa ignobile Naruto, ma che ti piaccia o meno, questo è il nostro modo di guadagnarci da vivere. Siamo ninja” la voce della donna si addolcì improvvisamente, sapeva cosa stava provando Naruto. Come Hokage sentiva quella morsa, quella frustrazione ogni giorno. Dipendere e obbedire ai potenti per proteggere e dare un futuro al villaggio e alle persone che ci vivono.  Un sentimento che chiunque abbia ricoperto quell’incarico ha provato almeno un volta.

 

“Che si tratti di proteggere un’uomo facoltoso o di ucciderlo. Che si tratti di recuperare delle informazioni o di distruggerle. Che si tratti di assassinare qualcuno perché viene considerato una potenziale minaccia. Che si tratti di attaccare un’intero villaggio o di combattere una guerra. Queste sono tutte missioni e, difficili o no,  noi siamo pagati per svolgerle e portarle a termine con successo. Il fallimento è un lusso che non ci possiamo permettere”.

 

“Vuole dire che non le importa quanti ninja muoiano purché riescano a completare la missione? Se la pensa cosi, allora non è poi cosi diversa da Danzo e i membri della Radice”.

 

“Ti ricordi la prima missione di recupero? Quando Sasuke è scappato dal villaggio? Quella mattina quasi tutti i jonin del villaggio erano impegnati in diverse missioni. Cosi, ho incaricato Shikamaru, un neo-chunin, di costituire un Team di genin che lo aiutasse a compiere quella missione. Sono stata proprio io a suggerire te come parte del Team, te lo ricordi?”.

 

“C-Certo!” rispose Naruto annuendo con la testa. I ricordi iniziarono a riaffiorare nella sua mente. Ricordava l’ansia, la preoccupazione, la fretta e la rabbia di ciò che considerava uno dei suoi più grandi fallimenti.

 

 

 

“Io e Shikamaru eravamo consci che un Team del genere aveva ben poche chance di riuscire nell’impresa e che, molto probabilmente, alcuni di voi non avrebbero fatto ritorno. Tuttavia, Shikamaru non si è tirato indietro. Ha riunito una squadra di 5 membri e ha cercato di fare del suo meglio per portare a termine la missione e non solo…era anche responsabile delle vostre vite”.

 

 

 

“Sapevo che Shikamaru, anche se giovane, possedeva lo stesso cervello acume di suo padre. La consideravo un’abilità importantissima, che avrebbe potuto fare la differenza. Ma, come ho detto, Shikamaru a quel tempo era troppo giovane e peccava di una cosa fondamentale…l’esperienza. Se avesse potuto sfruttare entrambi questi fattori, forse, quel giorno la missione sarebbe finita diversamente.

 Non avendo a disposizione alcun tipo di informazione sul nemico, Shikamaru si è dimostrato davvero capace. Il suo spirito d’improvvisazione e la sua perspicacia sono stati esemplari”.

 

“Eheh! Gia! E’ davvero un grande” sorrise debolmente il ragazzo. A quel tempo non aveva compreso la responsabilità che gravava sul suo compagno. Troppo accecato dal suo desiderio di raggiungere Sasuke e di mantenere la promessa. Per lui non era più una missione, ma una faccenda personale.

Man mano che avanzavano, la squadra si era sempre più divisa, dando a lui la possibilità di raggiungere il suo obiettivo.

 

 

 

Ma, per fare ciò, aveva lasciato i suoi compagni indietro. Aveva avuto fiducia nella sua squadra, credeva che ognuno di loro sarebbe riuscito a sopravvivere. E i suoi compagni credevano che sarebbe riuscito nell’impresa.

Al ritorno della missione, alcuni di loro avevano riportato ferite davvero gravi. Se i soccorsi non fossero arrivati in tempo, non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Sasuke lo aveva sconfitto. Quell’unica possibilità che i suoi compagni erano riusciti a guadagnare con il sangue era andata sprecata. Aveva fallito. Aveva fallito perché…era troppo debole.

 

“Conosco quello sguardo” esclamò Tsunade, interrompendo il flusso di pensieri del ninja biondo “Tu non hai alcuna colpa per quello che è successo. Nemmeno Shikamaru c’è l’ha. L’unica persona da biasimare qui, sono io. Sono stata troppo impulsiva nel lasciare tutto nelle mani di 5 ragazzini. Ero..troppo ossessionata da Orochimaru. Quel criminale ha ucciso il mio maestro e ha tentato di uccidere anche te. Non..riuscivo  a perdonarlo. Era riuscito a farla franca e aveva intenzione di impossessarsi del corpo di Sasuke e del potere dello Sharingan. Non lo avrei mai permesso, avrei usato qualunque mezzo per catturarlo. Per ” Tsunade strinse i pugni cosi forte da far scricchiolare le ossa. Anche se Orochimaru l’aveva salvata durante la guerra, nutriva ancora un profondo odio nei suoi confronti.

Qualche secondo dopo, l’Hokage si calmò e tornò nuovamente lucida e composta.

 

“Nonna Tsunade…” sussurrò flebilmente Naruto, molto triste in volto. Proprio come lui, anche Tsunade ha sofferto per il fallimento di quella missione. Forse, ne soffriva ancora adesso.

Perché se ne era reso conto solo adesso?

 

“Tu credi…” iniziò Tsunade con voce roca “…che i fatti accaduti quel giorno…non abbiano avuto delle conseguenze…su di me?”.

 

“Uh? Conseguenze?”.

 

“Tu non lo puoi sapere ma…ho rischiato di perdere il titolo di Quinto Hokage”.

 

Ci fu il silenzio. Poi un’ urlo. “CHE COSA? E PER QUALE MOTIVO? SOLO PERCHE’ HA MANDATO UNA SQUADRA DI 4 GENIN ED UN SOLO CHUNIN IN UNA MISSIONE DÌ RECUPERO?”.

 

“Non è solo per questo. Ci sono molte ragioni, alcune delle quali davvero rilevanti. Tanto per cominciare, ho permesso a Sasuke Uchiha di scappare dal villaggio. Mi aspettavo che Orochimaru sarebbe tornato a Konoha per convincerlo a seguire le sue orme. Invece, è stato proprio Sasuke ad andarsene di sua spontanea volontà. Si è fatto persuadere facilmente, solo per ottenere il potere che gli serviva ad uccidere suo fratello”.

 

“Ma lei non poteva prevederlo. Nessuno di noi poteva. Nessuno…tranne…tranne…” le parole di Naruto si indebolirono sempre di più. Finche, non ci fù più nulla da dire. Sia lui che Tsunade sapevano con esattezza a chi si stava riferendo.

 

“…tranne…Sakura, giusto? In qualche modo, lei l’aveva capito” concluse Tsunade, rivolgendo lo sguardo al soffitto della sua stanza “Forse, i sentimenti che nutriva per lui l’hanno in qualche modo aiutata a capire il piano di Sasuke”.

 

“Quel giorno sarei dovuto essere li, al suo fianco” la donna poteva percepire il rimpianto attraverso le parole di Naruto “Ho sempre considerato Sasuke un fratello, un’amico e un rivale. Avrei dovuto sapere cosa gli stava passando per la testa. Dopotutto, entrambi abbiamo sofferto durante la nostra infanzia. Eravamo…simili. Se le cose stavano davvero cosi, allora, come ho fatto a non capire le sue intenzioni?”.

 

“Credo che tu conosca già la risposta a questa domanda” Lo sguardo serio di Tsunade tornò a posarsi su quello di Naruto “Tu e Sasuke non siete affatto simili. Siete due persone completamente diverse e le vostre sofferenze passate sono anch’esse diverse. Sasuke ha visto morire la sua famiglia e il suo clan in una notte per mano di suo fratello Itachi, la persona che lui più amava al mondo.

Tu invece, fino a poco tempo fa, non sapevi nemmeno chi fossero i tuoi genitori. Tutti ti conoscevano come la Forza Portante della Volpe a Nove Code. Fin dall’inizio, tu sei sempre stato solo, senza nessuno che ti amasse. Questo era il tuo più grande dolore.

Ma, ciò che hai vissuto tu, non è paragonabile a ciò che ha vissuto Sasuke all’epoca. Un bambino felice e spensierato che ha perso tutto in un’attimo.

Lui non ha semplice sofferto. Ha vissuto il trauma peggiore che un bambino della sua età possa mai immaginare. Una trauma è qualcosa di gran lunga più profondo e potente di un qualsiasi dolore tu possa ricevere. E’ qualcosa che ti cambia dentro. Cambia il tuo modo di pensare, il tuo modo di agire, il tuo modo di essere.

Non avresti mai potuto capire Sasuke. Lui non ha pensato neanche per un’istante che tu saresti riuscito a comprendere quanto profondo fosse il suo dolore e…quanto forte fosse il suo desiderio di vendetta.

Quindi, mettiti l’anima in pace. Come hai appena detto, nessuno poteva prevedere ciò che sarebbe accaduto”.

 

“Se la pensa davvero cosi, allora, mi spieghi perché l’hanno incolpata per la sua fuga?”.

 

Tsunade sospirò sonoramente. Dopodiché, prosegui da dove si era interrotta “Io sono l’Hokage e, come tale, tutto ciò che accade all’interno del villaggio e sotto la mia responsabilità. Non ti sei mai chiesto come abbia fatto Sasuke ad uscire dal villaggio senza che qualcuno se ne accorgesse? Come ha fatto ad attraversare i confini senza che qualcuno abbia provato a fermarlo?”.

 

Naruto parve riflettici per qualche secondo. “In effetti…è strano” sentenziò il ninja, strofinandosi il mento con aria pensierosa “Di solito ci sono sempre due ninja a guardia della porta e da quel che so non c’è stata alcuna traccia di lotta davanti all’entrata. Di sicuro, qualcuno se ne sarebbe accorto. Forse Sasuke ha usato un genjutsu su di loro. In questo modo è riuscito a fuggire indisturbato”.

 

“Sbagliato! A quei tempi Sasuke non era cosi abile da riuscire a creare delle tecniche illusorie cosi potenti da neutralizzare dei jonin esperti. La verità è che, quando Sasuke è fuggito, non c’era nessuno a guardia della porta”.

 

“C-Cosa? Ma…è impossibile. Dopo l’attacco di Orochimaru e la morte del Terzo Hokage i livelli di allerta erano al massimo. Non è possibile che non ci fosse nessuno a controllare”.

 

“In realtà, all’inizio c’erano. I due ninja che avevano il turno di guardia notturno erano Izumo e Kotetsu”.

 

 

 

“Dato che ero a corto di jonin, ho incaricato loro di aiutarmi a sistemare alcuni documenti per il giorno dopo. Si sarebbero dovuti allontanare dalla loro postazione solo per qualche ora e, considerando l’ora tarda, ho pensato che non ci sarebbe stato alcun problema. Era improbabile che qualcuno ci avrebbe attaccato, dato che avevamo respinto l’attacco di Orochimaru. Nessuno sarebbe stato cosi folle da provarci.

Inoltre, era altrettanto improbabile che qualcuno sarebbe uscito dal villaggio a quell’ora della notte. 

Se Sakura non ci avesse avvertito della fuga di Sasuke, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. Avrebbe preso troppo distacco da noi e sarebbe stato impossibile seguire le sue tracce.

Se io non mi fossi assunta la responsabilità della sua fuga, Izumo e Kotetsu sarebbero stati licenziati o peggio…avrebbero smesso per sempre di essere dei ninja. Cosi, ho detto ai Daimyo e ai saggi del villaggio che era colpa mia e che loro due hanno agito seguendo scrupolosamente i miei ordini”.

 

“Capisco” annuì il ninja biondo “Devo ammettere di essere sorpreso. Non immaginavo che i grandi capi tenessero cosi tanto a Sasuke. Perdere l’ultimo Uchiha sopravvissuto doveva essere un duro colpo per loro”.

 

“Non è come pensi” lo interruppe l’Hokage “Rifletti. Per quale motivo avrebbero dovuto tenere a cuore Sasuke, quando pochi anni fa hanno incaricato suo fratello di sterminare tutto il suo clan? Stando ha quanto sappiamo, Itachi ha fatto un’accordo con Danzo e il Terzo Hokage. Ha accettato di essere etichettato come un traditore, impedendo il colpo di stato degli Uchiha. Ha sterminato il suo clan ma…ha fatto tutto questo ad un’unica condizione. Lasciare in vita suo fratello, Sasuke Uchiha”.

 

 

 

“Dopo la partenza di Itachi, o per meglio dire la sua fuga, tutti hanno perso le sue tracce. Dopo qualche tempo, siamo venuti a conoscenza che Sasuke si era unito ad un gruppo di mercenari chiamato “Akatsuki”.

 

 

 

“All’inizio i Daimyo e i saggi del villaggio sottovalutarono la pericolosità di quella misteriosa organizzazione. Erano rimasti nascosti nell’ombra, celando al mondo i loro obiettivi. Io penso che il loro attaccamento a Sasuke sia dovuto unicamente al suo legame con Itachi e, di conseguenza, all’Akatsuki. Forse pensavano di riuscire a raggiungerlo nuovamente tramite suo fratello. Cosi facendo, avrebbero potuto ottenere informazioni su questa organizzazione. Anche se Itachi era divenuto un traditore, dentro rimaneva un’alleato fedele di Konoha. Ha eseguito gli ordini che gli erano stati impartiti fino alla fine”.

 

“Tsk! Come pensavo. Pensano solo ed unicamente ai loro interessi” brontolò Naruto con aria disgustata “Come potevano pensare che Itachi sarebbe rimasto fedele a loro dopo che gli hanno ordinato di sterminare la sua famiglia? Nessuno conosceva Itachi, ne gli ideali che lo spingevano ad agire in quel modo. Non potevano essere sicuri che sarebbe rimasto “davvero” fedele al villaggio. Pain avrebbe potuto ordinare ad Itachi di attaccare il villaggio, no?”.

 

“Esattamente! Avevano contemplato anche questa ipotesi. Soprattutto quando Itachi e tornato al villaggio insieme a quel ninja della Nebbia, Kisame”.

 

 

 

“Itachi non è andato alla ricerca di Sasuke. E’ venuto a cercare te, la Forza Portante della Volpe. Anche se tu non te ne rendi conto, questo è considerato un palese attacco nei confronti del villaggio. Se non ci fosse stato Jiraya a proteggerti, non oso immaginare cosa sarebbe accaduto.

 

 

 

“Tuttavia, Itachi ha messo fuori gioco Kakashi e Sasuke con le sue abilità oculari. Kakashi è stato salvato da Gai, mentre Sasuke è stato neutralizzato facilmente senza alcuno sforzo. Anche se si trattava di suo fratello, non si è certo risparmiato. La tecnica illusoria era molto potente e, per sua fortuna, sono arrivata io a curarlo. Comunque sia, non l’ha ucciso. Per i grandi capi questo poteva significare che c’era ancora un legame forte tra i due. Stando a questa premessa, io credo che i saggi del villaggio tenessero a Sasuke più di quanto pensi. Nel caso in cui Itachi si fosse rivoltato contro di noi attaccandoci, be…lo avrebbero usato come “garanzia” per evitare che quest’eventualità si verificasse”.

 

“Garanzia?! O forse voleva dire “Ostaggio” Gli occhi fiammeggianti di Naruto si scontrarono furiosi contro quelli seri e freddi dell’Hokage.

Naruto sapeva di non poter mettere in dubbio le parole di Tsunade. Anche se quella donna era l’Hokage, rimaneva comunque una sua cara amica e lui sapeva che gli stava dicendo la verità.

Tuttavia, c’era un dubbio che attanagliava il ninja biondo. La probabilità che Tsunade la pensasse allo stesso modo dei Daimyo e dei vecchi saggi.

Appariva estremamente calma, nel mentre parlava di Sasuke come se fosse un’oggetto.

Tsunade era consapevole di aver commesso molti sbagli all’inizio della sua carriera di Hokage e…forse…questa consapevolezza avevo cambiata il suo modo di vedere le cose. L’aveva trasformata in una di loro.

 

“Lei non ha accettato di salvare Sasuke solo perché glielo chiesto io, vero?” Per Naruto quella era un’affermazione, non una domanda.

 

“Quando si detiene una posizione di rilievo, quando si è leader,i semplici ideali di giustizia e lealtà non bastano a governare una nazione. A volte, per il bene del popolo e della pace stessa, bisogna scendere ai dei compromessi” Tsuande fece una piccola pausa, dopodiché, guardò Naruto intensamente negli occhi e continuò “Naruto…oramai ti ritengo un’uomo adulto e maturo, in grado di capire determinate cose. Il fatto che tu abbia rifiutato l’incarico di Hokage ne è la prova. Hai capito che questo compito è molto più gravoso di quanto ti fossi aspettato all’inizio. Non si tratta semplicemente di compilare documenti oppure di affidare missioni ogni santo giorno. È molto, molto di più".

 

 

 

"Essere Hokage non significa essere il “Re”. Questa non è una monarchia. Il leader non può prendere ogni decisione da solo, guidato unicamente dal proprio volere. E’ per questo motivo che esistono i consigli e le riunioni alla quale le persone più influenti della nazione vi prendono parte".

 

 

 

"Anche se sono l’Hokage, non avrei potuto abusare del mio potere per favorirti, lasciando impunito Sasuke per il suo tradimento. I vecchi saggi non l’avrebbero approvato. Non avrei potuto fare nulla per aiutarti.

Tuttavia, come ti ho spiegato, Sasuke era considerato importante per molte ragioni. Senza contare che era l’ultimo sopravvissuto di un potente clan, un ninja talentuoso e una risorsa importante per il villaggio.

Dichiararlo “nukenin”, ninja traditore, significava dichiararlo a morte. Qualsiasi ninja facente parte delle 5 grandi terre ninja avrebbe potuto dargli la caccia e ucciderlo.

Cosi…hanno preferito nascondere il tutto e..hanno agito nell’ombra.

Mi è stato ordinato di cercare Sasuke “senza” dichiararlo traditore, per impedire che le altre nazioni si mettessero in mezzo. In questo modo, hai avuto campo libero nel cercarlo”

 

“Quindi…fin dall’inizio, io non ero nient’altro che una pedina nelle loro mani. Mi hanno permesso di cercare Sasuke perché loro “volevano” che io lo trovassi. Che lo riportassi al villaggio affinché potessero tenerlo sotto il loro controllo. E lei…” Naruto puntò il dito tremante di collera verso la donna “…lei gliel’ha permesso. Mi ha usato ed ingannato per tutto il tempo. Lei..non è diversa da loro”.

 

“Non osare paragonarmi a loro” tuonò Tsunade, alzandosi velocemente dalla sua poltrona “Ho fatto quello che ho potuto per permetterti di cercare Sasuke. Perché ti sono amica. Sono scesa a dei compromessi solo ed esclusivamente per aiutarti.

Sasuke godeva di circostanze attenuanti che l’hanno salvato dall’essere etichettato per sempre un traditore. Se non fosse per questo…che fossi stato tu, o Sakura, a chiedermi di salvarlo…non sarebbe servito a niente. Lo avrei trattato come un qualsiasi traditore e gli avrei dato quello che si meritava”

 

“Non ha mai creduto che io sarei riuscito davvero a salvarlo?”.

 

“Io…non ne avevo la certezza” rispose debolmente Tsunade con voce pacata e calma “Ci ho…sperato. Tutto qui. Ma, la sola speranza a volte non basta. Il nostro mondo è..crudele. Io sono l’Hokage e non posso permettermi di vacillare o di correre rischi troppo alti. La fuga di Sasuke è stata colpa mia. Per colpa della mia negligenza. Se fossi stata più attenta, tutto questo non sarebbe mai accaduto”.

 

“La stessa cosa vale per me. Se allora fossi stato più forte, sarei riuscito a fermare Sasuke. Non mi meraviglia che i saggi si siano lamentati di me e del resto della squadra. Se ci fossero stati ninja più competenti durante la missione di recupero, forse…”.

 

“Non credo avrebbe fatto molta differenza. Anche se la squadra era formata da 4 genin e un chunin al comando, era la migliore di cui disponevamo. Tu, Kiba, Neji e Choji avevate raggiunto delle abilità che andavano ben oltre il semplice grado di genin. Ne avete dato prova durante l’esame di selezione dei chunin.

La stessa cosa vale per Shikamaru. Le sue abilità da stratega e la sua intelligenza erano ben superiori a quelli di chunin ordinario.

I ninja assoldati da Orochimaru erano avversari che avrebbe potuto dare filo da torcere persino ad un jonin esperto. I suoi esperimenti con il sigillo maledetto davano loro forza e poteri sovrumani. È un miracolo che ne siate usciti vivi.

Comunque sia, non è stato soltanto questo ad irritare i Daimyo e i saggi e del villaggio. Ci sono altre cose che devi tenere in considerazione.

Tanto per cominciare, durante la missione di recupero si è aggiunto a voi un altro componente: Rocklee”.

 

 

 

“Gia!” esclamò sorridente Naruto, ricordando l’istante in cui l’amico era venuto a dargli manforte “Se non fosse arrivato lui ad aiutarmi, non sarei riuscito ad inseguire Sasuke fino alla Valle dell’Epilogo”.

 

“Lui non era autorizzato a venire con voi. Aveva appena subito una delicata operazione e l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare era partecipare ad una missione. Sai, come medico devo ammettere di essere rimasta molto colpita. Il suo recupero è stato eccezionalmente rapido, merito della sua forza di volontà e determinazione nel volervi raggiungere. Ma, come Hokage, ero furiosa. Ha trasgredito i miei ordini di rimanere a riposo. Nelle sue condizioni, saebbe potuto rimanere paralizzato per sempre e avrebbe dovuto dire addio alla sua carriera di ninja una volta per tutte”.

 

“Ma…Rocklee…voleva solo aiutarci, se non ci fosse stato lui…” borbottò Naruto, nel tentativo di proteggere il compagno.

 

“Ho apprezzato le sue nobili intenzioni, credimi. Tuttavia, io sono l’Hokage e lui ha disubbidito hai miei ordini. Senza contare che la situazione era già critica di per se”.

 

“Vuole forse dire che…ciò che ha fatto è sbagliato?” Naruto era evidentemente irritato dalle affermazioni dell’Hokage. 

 

“I ninja non possono agire per proprio conto, per quanto giuste o sbagliate siano le loro intenzioni. Se non rispettano l’autorità dell’Hokage, allora non servono a niente. Per questo esistono delle regole che vanno rispettate. Se cosi non fosse, il sistema in cui viviamo compreso il villaggio non esisterebbe”

 

“Il maestro Kakashi mi ha insegnato che, nel mondo dei ninja, chi non rispetta le regole e le leggi viene considerato feccia. Pero…

 

 

 

“…chi non tiene conto dei propri compagni e feccia della peggior specie”.

 

Tsunade sussultò alle parole di Naruto. Conosceva Kakashi, conosceva il suo passato. Durante la sua carriera ninja aveva visto morire le persone a lui care una dopo l’altra. Suo padre, il suo maestro e i suoi due migliori amici. Era rimasto solo.

 

 

 

Qualsiasi altro si sarebbe fatto schiacciare da tali sventure. Avrebbe rifiutato quella vita cosi ingiusta e crudele. Tuttavia, Kakashi ha saputo rialzarsi ed è andato avanti, imparando dagli errori del passato.

Grazie al supporto di chi gli è stato accanto, ha imparato che l’amicizia è la cosa più grande.

 

 

 

Tsunade abbasso leggermente il capo e accennando un sorriso rispose “È vero! Al mondo ci sono cose ben più importanti che rispettare le regole. Ma, non è sempre cosi. Devi contestualizzare le parole di Kakashi.

Se ti trovassi in una situazione d’emergenza in cui sei consapevole che un tuo compagno è in pericolo, cosa faresti?”.

 

Dopo qualche attimo di esitazione, Naruto replicò determinato “Senza dubbio interverrei. Farei tutto quanto in mio potere per salvarlo”.

 

“Giusto! Ma…come interverresti? Buttandoti ha testa bassa contro il nemico? Potrebbe essere una soluzione. Conoscendo il tuo avversario e le sue abilità, avresti buone possibilità di sconfiggerlo e salvare il tuo compagno. Ma, se le cose fossero diverse? Se  affrontassi un’avversario di cui non conosci nulla, le tue probabilità di vittoria diminuirebbero. Andando incontro al nemico potresti cadere in una sua trappola e, alla peggio, sareste morti entrambi”.

 

“Forse. Ma in entrambi i casi, non c’era nessun’altra soluzione se non attaccare il nemico”.

 

“Ti sbagli! Avresti potuto aspettare. Un concetto che sembri aver dimenticato ormai da tempo”.

 

“Aspettare? Aspettare cosa? Che il nemico uccida il mio compagno” esclamò Naruto impetuoso. L’opzione aspettare non era mai stata presente nel suo vocabolario. Per lui era assurdo anche soltanto prendere in considerazione l’idea.

 

“Come ninja, dobbiamo essere invisibili agli occhi di chi ci sta intorno. Rimanendo nascosto, avresti potuto capire quali erano le intenzioni del nemico e cosi agire di conseguenza. In battaglia, avere un’ostaggio è molto vantaggioso. Ad esempio:

1)      Si possono estorcere informazioni utili ai fini della battaglia. Conoscere le strategie del nemico, la loro posizione e persino la loro forza militare. Quanti soldati hanno al seguito, le loro abilità. Tutte cose importantissime, fondamentali per raggiungere la vittoria.

2)      Si può costruire una terribile trappola. Se si punta a recuperare un’ostaggio e quasi scontato che una cosa del genere accada. Cosi facendo, si possono uccidere interi gruppi senza alcuno sforzo.

3)      Il nemico può chiedere un riscatto in cambio della vita dell’ostaggio. Questo ovviamente a seconda dell’importanza che ha quell’ostaggio. Questo permetterebbe al nemico di ricevere qualsiasi cosa. Dai soldi alle armi.

 

“In ognuno dei casi che ti ho illustrato, hai a disposizione un fattore fondamentale, l’unico vantaggio contro il nemico che potrebbe garantirti la vittoria: il tempo.

Un’ostaggio morto non è di alcuna utilità. Anche perché se lo avessero voluto “davvero” uccidere, lo avrebbe fatto all’istante. Questa certezza ti garantisce un certo spazio di manovra. Bisogna attendere e riflettere sul da farsi. Puoi elaborare una strategia accurata, oppure, tornare indietro e chiamare rinforzi. In questo modo, le chance di vittoria sarebbero molteplici”

 

“È vero! Anche quelle che ha illustrato lei sarebbero soluzioni accurate sul campo di battaglia” constatò Naruto  “Tuttavia, lei non ha la garanzia che il nemico possa decidere di mantenere in vita l’ostaggio. Se al nemico interessassero solo le informazioni, una volta ottenute l’ostaggio non servirebbe più a niente. E’ un rischio troppo alto. Come lo è abbandonare un compagno per chiamare rinforzi”.

 

“Fuggire per chiamare aiuto non equivale ad abbandonare un compagno. Non sempre almeno. Potrebbe garantire ad entrambi una possibilità di uscirne vivi. Invece che continuare a combattere, rischiando di perdere entrambi la vita”.

 

“Senta!” esclamò Naruto esasperato passandosi una mano fra i capelli. Tsunade sembrava lo stesse rimproverando per la sua innata impulsività. “Ho capito cosa sta cercando di dirmi. Ma…Io non sono Shikamaru. Non sono molto bravo a riflettere o…a creare strategie vincenti. Io sono io. Sono sempre stato cosi. Non sono in grado di stare fermo ad aspettare mentre i miei compagni rischiano la vita. Non posso. Anche se questo significasse trasgredire le regole. Rocklee è venuto ad aiutarci nonostante avesse appena subito un delicato intervento. Non ha pensato a se stesso, lo ha fatto per noi. Io al suo posto avrei fatto lo stesso”.

 

“Eheh! Non ne dubito” sorrise Tsunade “Durante la guerra, ti avevo affidato una missione di scarsa importanza insieme a Killer Bee per non farti trovare da Madara. E invece tu…hai pensato bene di disubbidire ai miei ordini. Normalmente questo sarebbe stato inaccettabile. Il nemico voleva te per arrivare alla Volpe. Era la strategia più ovvia quella di tenerti nascosto. Tuttavia, tu sei Naruto Uzumaki…e devo ammettere che, senza di te, non avremmo mai potuto vincere la guerra”.

 

Naruto e Tsunade si sorrisero a vicenda. La donna era grata al ninja biondo per tutto ciò che aveva fatto per lei e per il mondo ninja. Lei era certa che il ragazzo sarebbe stata la chiave per la vittoria ed è per questo che lo aveva difesa contro la furia del Raikage.

 

“Be, che si aspettava. Sono o non sono il miglior ninja del villaggio. Era ovvio che senza di me non avremmo mai potuto fingere la guerrAAAAAAHHHHIIIIIIAAAAA!”.

 

“Stammi a sentire, zucca vuota” esclamò decisa Tsunade, afferrando Naruto per un orecchio e avvicinandolo velocemente a se “Solo perché quel giorno ti ho difeso davanti al Raikage, non vuol dire che tu possa disubbidirmi ogni volta che vuoi. Se oserai di nuovo trasgredire i miei ordini la pagherai molto cara, sono stata chiara?” concluse Tsunade, scoccando al ninja biondo uno sguardo che non ammetteva repliche.

 

“Si! Si! Ho capito! Ho capito! Ora lasciami l’orecchio” si affrettò a dire Naruto più veloce della luce. Appena la donna lo lascio andare, il ragazzo trasse un sospiro di sollievo. Sentiva ancora il padiglione auricolare pulsare per il dolore.

 

“L’impulsività, il coraggio, la determinazione, la prontezza di spirito. Anche se queste qualità ti hanno permesso di ottenere la vittoria in battaglia, un giorno, quelle stesse qualità potrebbero rivolarsi contro di te”.

 

“Che…che cosa vuole dire?”.

 

“Voglio dire che devi smetterla di agire sempre senza pensare. Il combattimento non è sempre la scelta migliore, non è dimostrazione di forza o di coraggio. Se continui per questa strada, potresti perdere non solo la tua vita ma anche quella delle persone che ami”.

 

Naruto rimase pietrificato dalle parole della donna. Gli occhi azzurri si spalancarono e, lentamente, si chiusero fino a diventare fessure che fissavano il pavimento. L’espressione dura e triste rispecchiava il sentire del ninja biondo. Sapeva di essere sempre stato l’impulsività fatta persona. La Volpe probabilmente aveva usato diverse volte questa qualità a suo vantaggio per prendere possesso del suo corpo.

Essere impulsivi significa farsi dominare dalle emozioni. Questo per un ninja è sbagliato.

Allora, che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto cambiare il suo modo di essere? Doveva essere più riflessivo, più razionale?

 

“Io….non so se ci riuscirò, nonna Tsunade” replicò il ragazzo tristemente “Non so se riuscirò a cambiare, a essere il ninja che lei vuole che io sia” ma Naruto non fece in tempo a continuare che due grandi braccia lo avvolsero in un caldo abbraccio.

 

“Che sciocco che sei” sussurrò dolcemente Tsunade, mentre con la mano destra accarezzava i capelli biondi del ragazzo con fare materno  “Tu non devi affatto cambiare. Sei cresciuto in maniera splendida e sono molto orgogliosa di te. Lo sarebbero anche Jiraya e i tuoi genitori, ne sono convinta”.

 

Gli occhi di Naruto divennero luminosi ed, allo stesso tempo, lucidi. Avrebbe voluto che anche i suoi cari fossero li ad incoraggiarlo, a dargli consigli. Il ninja biondo sollevo lo sguardo sulla donna e con voce tremante continuò “M-Ma…allora…se non devo cambiare…se devo rimanere me stesso…come posso io…”.

 

“Kakashi è stato un ottimo insegnante” intervenne Tsunade, allontanandosi quanto basta per guardare il suo volto ormai maturo “Grazie a lui hai appreso che un ninja non deve necessariamente seguire le regole. Per poter fare la cosa giusta, a volte, bisogna infrangerle. Tuttavia, voglio che a questo insegnamento tu ne aggiunga un’altro”

 

“Un’altro…insegnamento?”.

 

“Poco fa ti ho fatto l’esempio di come agire quando qualcuno viene preso in ostaggio, ricordi? TI ho ribadito più volte che agire d’impulso ed attaccare non è sempre la strategia migliore. Ci sono anche altre vie da considerare, alcune più sicure e che garantiscono il risultato. Non è sempre saggio rischiare la vita quando non occorre.

Adesso, ascolta attentamente queste mie parole e ricorda…”.

 

 

 

“C’è un tempo per il coraggio e un tempo per la cautela…”

“…è il vero uomo sa come distinguerli”

 

(cit. L’attimo Fuggente)

 

“Tienilo bene a mente, Naruto. Sulla strada per diventare Hokage questo insegnamento ti sarà molto utile. Esso è alla base di tutto. Distingue i veri leader da quelli che non lo sono. Io ho fiducia in te e so che farai tesoro delle mie parole”.

 

Gli occhi di Naruto scintillavano di ammirazione. Le parole di Tsunade l’avevano colpito profondamente nell’animo. Nonostante lei sapesse che era sempre stato un impulsivo e una testa calda, nonostante questo lei vedeva chiaramente il potenziale di un grande capo sopito ancora dentro quel ragazzo ormai divenuto uomo. E lui sapeva che non doveva assolutamente deludere le sue aspettative.

 

“Io…io...ci proverò! Da questo momento in avanti cercherò di essere più cauto e responsabile. La ringrazio, Hokage” Naruto chinò il capo in segno di rispetto e riverenza.

 

“Suvvia, non c’è bisogno di essere cosi formali. Guarda che anch’io voglio che diventi un grande Hokage. Il minimo che io possa fare e darti consigli” Tsunade si allontanò lentamente dal ninja biondo e  appoggiandosi alla scrivania con entrambe le braccia continuò “Io, a differenza tua, non ho mai sognato di diventare Hokage. Quando lo sono diventata, non ero affatto pronta. Non sapevo esattamente cosa avrei dovuto fare, ne cosa volesse dire essere Hokage. Tutto ciò che ho imparato, l’ho imparato sulla mia pelle. Nonostante tutta la mia intelligenza come ninja medico e tutta l’esperienza passata sul campo di battaglia, avrei dovuto sapere cosa fare e come comportarmi. Sapere quando bisogna agire e quando bisogna attendere. Eppure, non era mai abbastanza. Durante la mia vita, ho perso due persone a me care…”.

 

 

 

“…e grazie a loro, ho imparato come funziona il mondo. La loro perdita, mi ha aiutato a crescere. Mi ha reso più saggia ed, allo stesso tempo, più fredda. Hai visto com’ero quando mi hai conosciuto, no?”.

 

 

 

“Bevevo e scommettevo d’azzardo. Vivevo la giornata, aspettando il giorno della mia morte. Aspettando il giorno in cui avrei rivisto i loro volti. Ma, dopo averti conosciuto te e dopo essere diventata Hokage, ho cambiato completamente opinione. Avere il peso di un’intero villaggio sulle tue spalle cambia il tuo punto di vista.

Da allora, promisi a me stessa che avrei difeso il villaggio da qualsiasi avversità e che… qualunque cosa ti fosse accaduta, io ti avrei protetto. Non avrei più lasciato morire una persona a me cara, anche a costo di trasgredire le regole. Ed è ciò che ho fatto”.

 

“Mmh? Ma…lei non ha mai violato nessuna regola. Ha sempre svolto il lavoro di Hokage con zelo”.

 

“Non è cosi. Quando Rocklee è fuggito dal’ospedale per unirsi a voi nella missione di recupero, capì che la situazione era precipitata. Se non avessi fatto subito qualcosa, la missione sarebbe finita in maniera decisamente tragica. Ma…non avevo nessun ninja disponibile al villaggio. Non potevo mandare nessuno per darvi manforte. Cosi, ho fatto l’unica cosa che era in mio potere. Ho chiesto aiuto ad uno dei paesi alleati”.

 

“Sta parlando del Villaggio della Sabbia. Io non gli ho visti perché stavo inseguendo Sasuke ma so che Gaara, Kankuro e Temari hanno salvato Shikamaru, Rocklee e KIba. Hanno sconfitto il nemico in un batter d’occhio e…”.

 

“Non avrei dovuto farlo” Le parole dell’Hokage risultarono dure e spietate alle orecchie del ninja biondo.

 

“C-Cosa?” domandò con voce bassa il ragazzo, strabuzzando gli occhi per lo stupore.

 

“Non avrei dovuto chiedere l’aiuto della Sabbia. I saggi inizialmente me l’avevano proibito”.

 

“Cosa? Ma è una follia!” esclamò dirompente Naruto, allontanandosi di qualche passa dalla donna “Ha detto lei stessa che eravamo a corto di ninja e sapeva che eravamo in difficoltà. Non c’era niente di strano a chiedere aiuto ad un nostro alleato”.

 

“Gia! Alleato che, poco tempo prima, aveva attaccato il villaggio. Te lo sei forse dimenticato cos’è successo durante l’esame di selezione dei chunin di quell’anno? Ti sei dimenticato com’è morto il Terzo Hokage?”.

 

 

 

Naruto non riuscì a controbattere. Tutto quello che fece fu distogliere lo sguardo dalla donna per rivolgerlo al suo amato villaggio.  Non aveva dimenticato quei drammatici momenti. Il caos , la confusione e il sangue della battaglia gli scorrevano ancora davanti agli occhi. Gli abitanti che fuggivano impauriti per le strade, le esplosioni causate dalle varie tecniche di ninja esperti pronti ad uccidersi l’un l’altro.

Tuttavia, Naruto chi era la fonte di tutto quel sangue. Il colpevole che aveva ideato il folle piano di attaccare il villaggio della foglia. Il vero responsabile della morte del Terzo Hokage.

 

“È stato Orochimaru” disse con impeto Naruto, rivolgendo nuovamente lo sguardo ora furente a Tsunade “È stato lui a pianificare l’attacco al villaggio. Ha ucciso il Quarto Kazekage (ossia il padre di Gaara) e ha manipolato il Villaggio della Sabbia affinché ci attaccasse. È colpa sua se il Terzo Hokage non c’è più”.

 

 

 

“Tu credi davvero che basti incolpare un singolo uomo per discolpare tutti gli altri. Anche se Orochimaru è stato l’architetto che ha ideato quel piano, il Villaggio della Sabbia ci ha comunque attaccato. Questo è un dato di fatto. Che fossero complici di quel piano o che fossero all’oscuro di tutto non ha alcuna importanza. Hanno attaccato, hanno ucciso persone innocenti, hanno ucciso dei ninja che tentavano di difendere il loro paese. E anche colpa loro se il Terzo Hokage è morto, non solo di Orochimaru. “Questa” è la realtà.

Tu eri un ragazzino a quel tempo e non potevi capire ma, un’attacco di quella portata poteva portare ad un’unica conseguenza. Sai di cosa sto parlando, vero?”.

 

Nauto esitò un istante prima di rispondere. Tirò un sospirò e con voce roca disse “La guerra!” Una parola che Naruto aveva imprato ad odiare e dispezzare con tutto se stesso  “Una guerra tra la Foglia e la Sabbia”.

 

“Esatto!” annui l’Hokage, incrociando le braccia al petto “Ma ciò non si è verificato. Lo sai perché? Perché sia la Foglia che la Sabbia avevano perso i loro rispettivi Kage ed entrambe le fazioni erano indebolite dalla recente battaglia. Nessuna delle due avrebbe potuto prendere il sopravvento sull’altra".

 

“Ma…se non sbaglio, dopo la battaglia, si era giunti ad un’accordo, no? Avevate sancito un’alleanza con la Sabbia”.

 

“No, Naruto. All’inizio non si era stata sancita alcuna alleanza. Ma solo una tregua momentanea. Senza Hokage nessuno poteva dare una conferma definitiva.

Dopo essere entrata in carica, è stato riunito il gran consiglio e il punto del giorno era decidere che cosa fare con la Sabbia. Se accettare la pace, oppure…entrare in guerra. Ne abbiamo discusso a lungo. Alcuni erano propensi per la guerra, tra cui Danzo. A lui non interessava affatto chi fosse il colpevole di tutto. Semplicemente, guardava i fatti per quelli che erano. Riteneva inaccettabile stabilire un’alleanza dopo essere stati attaccati cosi vigliaccamente durante l’esame di selezione dei Chunin.

Dopotutto, la Foglia ha concesso a ninja di nazionalità diverse di entrare nel nostro territorio per sostenere quell’esame. Era un modo per rinsaldare i legami fra i vari Paesi ed, allo stesso tempo, spingere i vari ninja a migliorarsi a vicenda”.

 

 

 

“Tuttavia, Danzo riteneva che, cosi facendo, ci saremo resi più vulnerabili ad attacchi nemici. Essi avrebbero potuto attaccarci dall’interno oppure avrebbero potuto rubare informazioni segrete che avrebbero potuto danneggiarci. Ciò che è accaduto anni fa ne è la prova e…anch’io sento di non potergli dare completamente torto”.

 

“Quindi Danzo ha chiesto esplicitamente di entrare in guerra con la Sabbia”.

 

Tsunade annui e continuò “E non solo. Ha chiesto anche di non far sostenere più alcun esame di selezione a ninja stranieri. Avremmo dovuto selezionare i Chunin solo partendo dai genin del nostro Paese.

 

“Che cosa?” esclamò sconvolto Naruto, spalancando gli occhi e la bocca per lo stupore.

 

“Ma io mi sono opposta” rispose subito dopo la donna, tranquillizzando il ragazzo “Non volevo distruggere tutto ciò che il Terzo Hokage e i suoi predecessori avevano costruito. Andare in guerra sarebbe stato soltanto uno spreco di risorse e di vite umane. Io ho combattuto in guerra e so esattamente cosa significa veder morire i propri compagni sul campo di battaglia. Non avrei mai lasciato che giovani ninja morissero per colpa di uno squilibrato affamato di potere. 

Avevo molti sostenitori dalla mia parte, cosi abbiamo stabilito un’alleanza con quelli della Sabbia, evitando cosi inutili spargimenti di sangue”.

 

Naruto comprese la situazione in cui dovette trovarsi Tsunade. Appena divenuta Hokage ha dovuto affrontare innumerevoli problemi lasciati in sospeso. Tuttavia, c’erano ancora molte cose che non gli erano chiare.

 

“Continuo a non capire una cosa. Se alla fine avevate stabilito un’alleanza con la Sabbia, per quale motivo vi è stato proibito chiedere aiuto?”.

 

“Anche se ero riuscita a convincere la metà del consiglio a mantenere la pace con Suna, l’altra metà continuava a patteggiare per la guerra. Cosi, Danzo e alcuni Daimyo del villaggio hanno proposto una condizione in cambio della pace”.

 

“Una…condizione? E quale?”.

 

“In nessun caso avrei dovuto chiedere aiuto ai ninja della Sabbia. Non avremmo dovuto in alcun modo mostrarci deboli davanti a loro. In poche parole, volevano una prova di forza. Dovevamo dimostrare che Konoha poteva superare qualsiasi situazione senza il loro aiuto. Ho dovuto a malincuore accettare questo compromesso per il bene dell’alleanza.

Quando sono venuti a sapere della richiesta di  aiuto che ho inviato al Villaggio della Sabbia erano furibondi. Avevo agito di mia iniziativa senza perdere tempo, decidendo di comunicarlo ai saggi solo successivamente. All’inizio mi diedero dell’incapace per aver permesso ad un comune genin di fuggire, anche si trattava di Sasuke Uchiha, di aver inviato un gruppo di genin capitanati da un neo-chunin per recuperarlo e di aver richiesto aiuto alla Sabbia, trasgredendo cosi le regole e facendo cosi la figura degli idioti per aver permesso una cosa simile”.

 

“Tsk! Sciocchezze!” sentenziò Naruto, accigliandosi in volto “Dimostrarsi forti davanti alla Sabbia, Fare la figura degli idioti davanti alla Sabbia era irrilevante. Quel giorno avevamo bisogno di aiuto e lei agito nella maniera migliore, questo è ciò che conta davvero. Il resto sono solo un mucchio di sciocchezze senza importanza” Naruto si fermò un’istante per riflettere sulle parole della donna. Fra di esse, c’era qualcosa che aveva catturato la sua attenzione. Con fare incerto, il ragazzo domandò cautamente “Perché…perché ha detto “all’inizio”? Vuole dire che il consiglio si è ricreduto ed è stato d’accordo con il suo operato?”.

 

“Si, Naruto! Date le circostanze, alla fine il consiglio è stato costretto ad appoggiare le mie scelte. Appena ha potuto, ha mandato quanti più ninja possibili per riuscire a rintracciare la squadra di recupero. Anche Danzo ha collaborato, mandando alcuni membri della Radice”.

 

“Be, direi che il loro intervento sia stato pressoché inutile. Quando sono sopraggiunti i rinforzi Sasuke era già fuggito da un pezzo. Scommetto che i saggi e i Damiyo si sono accorti troppo tardi che Sasuke era una pedina importante per il villaggio e… per i loro interessi. L’unica cosa utile che hanno potuto fare è stato soccorrere i membri della squadra gravemente feriti. A parte questo, direi che la loro missione di recuperare Sasuke sia stato un fallimento tanto quanto la nostra”.

 

“Ti sbagli di grosso, Naruto. La “loro” missione è stata un completo successo”.

 

“E-Eh?” Naruto rimase basito, quasi confuso, sentendo quelle parole “Ma che diavolo sta dicendo? Con o senza il loro intervento, Sasuke è riuscito comunque a fuggire”.

 

“Lascia che ti dica questo. Se la squadra di ricerca avesse voluto, avrebbe potuto raggiungere Sasuke e fermarlo”.

 

Naruto senti la salvazione azzerarsi di colpa. Non aveva la forza di ribattere ciò che aveva appena sentito. Tsunade gli aveva appena detto apertamente che la squadra di supporto intervenuta ad aiutarli avrebbe potuto impedire la fuga di Sasuke.

 

“Questo… è assurdo”.

 

“Stando al rapporto che mi è stato fornito da Kakashi e dai membri della squadra di supporto, tu e Sasuke vi siete affrontati nella Valle dell’Epilogo…”.

 

 

 

“…alla fine, Sasuke ti ha sconfitto. Tuttavia, entrambi avete riportato ferite gravi dopo la battaglia”.

 

 

 

Era improbabile che si fosse allontanato poi molto dal punto in cui ti ha lasciato. Se Kakashi con la sua squadra si fosse mosso all’instante, avrebbe avuto buone chance di raggiungerlo. Anche con la pioggia, Pakkun ha un fiuto formidabile. Non solo avrebbe potuto seguire l’odore di Sasuke, ma, avrebbe potuto usare altre fonti, come ad esempio il sangue lasciato sul terreno, una traccia inconfondibile, difficile da cancellare. Oppure avrebbe potuto seguire le impronte lasciate da Sasuke sul terreno bagnato. C’erano molte tracce su cui poter fare affidamento. Inoltre, come ti ho già detto, Sasuke era ferito. Perciò non poteva essere andato molto lontano. Quando Kakashi ti ha raggiunto non poteva essere che a poche ore di distanza da voi. Quindi…”.

 

“Quindi significa che se avesse voluto…Kakashi avrebbe potuto raggiungerlo?! È cosi?” Tsunade annui con decisione, suscitando ancora più ira nel ninja biondo “Non… non ci credo. Dopo la battaglia… la pioggia aveva cancellato ogni traccia. Era impossibile che…” Naruto titubava nel mentre cercava una risposta coerente che potesse smontare le teorie della donna. Ma più ci pensava, più nella sua mente si affollava l’idea che c’era davvero una possibilità che, quel giorno, Sasuke potesse essere fermato “Se davvero c’erano delle possibilita, allora… perché Kakashi non l’ha inseguito?”.

 

“Kakashi si è mosso prima della squadra di supporto. Appena ha saputo della fuga di Sasuke, è corso via dal villaggio per raggiungervi, senza che io gli dessi alcun ordine. Quando è arrivato e ti ha visto per terra, privo di conoscenza, pieno di ferite sotto la pioggia, ha intuito in un’istante cosa potesse essere successo. In quel momento, ha dovuto fare una scelta. Soccorrere te o inseguire Sasuke. Direi che la decisione finale era alquanto scontata. Non puoi biasimarlo in alcun modo”.

 

“E la squadra di supporto, allora? Se non sbaglio è arrivata poco dopo di lui. Per quale motivo non hanno ripreso l’inseguimento di Sasuke?”.

 

“Loro non avevano ricevuto l’ordine di inseguire Sasuke. La loro missione era totalmente diversa e di gran lunga più importante”.

 

“Una missione… diversa? Ma di cosa sta parlando?”.

“Ciò che sto per dirti, Naruto, è il motivo per il quale ho “davvero” rischiato di perdere la carica di Hokage. È ciò che ha profondamente fatto infuriare gli anziani e i Daimyo del villaggio. Si tratta di qualcosa che va oltre all’aver permesso all’ultimo Uchiha sopravvissuto di fuggire dal villaggio, oltre all’aver inviato una squadra di genin in una missione che andasse aldilà delle loro capacità ed oltre all’aver trasgredito le regole, chiedendo aiuto ad una nazione che poco prima ci aveva attaccato”.

 

“La smetta di girarci intorno e mi dica di cosa si tratta” urlò Naruto spazientito. Sembrava che Tsunade esitasse nel rivelargli quel particolare dettaglio.

Perché cosi tanti misteri e segreti? E perché rivelargli proprio adesso, a distanza di anni?

 

Tsunade si alzo dalla scrivania alla quale era appoggiata. Dopodiché, a passi lenti, iniziò a camminare verso Naruto con fare deciso. L’Hokage lo fissava con determinazione ma, dietro il suoi occhi color nocciola, si poteva scorgere una nota di tristezza. Naruto sembrò quasi intimorito da lei. Quell’attimo di esitazione che aveva preso possesso della donna poco prima sembrava svanito di colpo.

Il ninja biondo iniziò ad indietreggiare dinanzi all’irruenza dell’Hokage, che si dirigeva verso di lui con aria minacciosa. Forse aveva intenzione di colpirlo ancora, come aveva fatto poco prima quando aveva rifiutato la carica di Hokage.

Ma niente di tutto questo accadde. Semplicemente, la donna dai capelli biondi lo scavalcò, passandogli accanto. Si fermò pochi passi dopo, dinanzi alla finestra che dava sul villaggio.

Konoha. Il Villaggio della Foglia.  Sempre meraviglioso da contemplare. Anche se in piena ricostruzione, possedeva quel fascino unico e inimitabile che lo rendeva diverso da tutti gli altri. Nonostante la passata guerra che aveva devastato la cittadina, esso rimaneva circondato da verde foglie che il vento trasportava su di esso. I primi germogli che fiorivano dalla terra, segno della rinascita del villaggio e della vita stessa.

L’Hokage doveva proteggere il Villaggio. Era e sarà sempre il suo compito, la sua missione personale che sarebbe durata tutta la sua vita. Tsunade sapeva che, con il tempo, il Villaggio sarebbe risorto più grande e maestoso di prima. Osservare tutti i ninja lavorare insieme per ricostruirlo, piuttosto che vederli combattere un guerra che non gli apparteneva, le dava forza, coraggio, determinazione ed ottimismo per affrontare le avversità che il futuro riservava sul suo cammino.

 

Rinvigorita da quella meravigliosa vista, Tsunade trasse un profondo respiro e disse rivolgendosi al ragazzo “Va bene, Nsruto. Ecco come stanno le cose. Solo…promettimi che non la prenderai come una cosa personale…e…che rimarrai calmo e non ti arrabbierai. Ok?”.

 

Naruto sussultò meravigliato. Il tono di voce calmo e autoritario. Tsunade continuava a dargli le spalle, nascondendogli volontariamente emozioni che non voleva ancora mostrare e che, al ninja biondo, non sarebbero sfuggite.

 

“O.OK!” replicò velocemente il ninja biondo. Era curioso ed, allo stesso tempo, intimorito da quell’avvertimento. Perché avrebbe dovuto arrabbiarsi?

 

“La squadra di supporto che avevamo inviato quel giorno non aveva il compito di raggiungere Sasuke ma….te”.

 

“M-Me?!”.

 

“Si! Gli ordini impartiti erano di trovarti e di riportarti al villaggio a qualunque costo, anche con la forza se fosse stato necessario. Secondariamente, avrebbero dovuto recuperare i membri della squadra. Per questo ho detto che la loro missione è stato un completo successo. Alla fine, sono riusciti a recuperare tutti quanti, compreso Rocklee, che era partito senza preavviso”.

 

“Ma non ha alcun senso” sbraitò il ragazzo, perdendo le staffe. Tsuande conosceva fin troppo bene Naruto e sapeva che tipo di reazione avrebbe avuto a quella notizia. “Per quale motivo avrebbe dovuto recuperare me? Era Sasuke quello da recuperare. Lui è fuggito dal villaggio per raggiungere Orochimaru. Ha detto lei stessa che Sasuke era l’ultimo Uchiha sopravvissuto e, quindi l’unico legame che c’era tra Konoha e Itachi. I saggi e i Daimyo lo consideravano importante. Per quale motivo avrebbero dovut…”.

 

“Tu sei più importante” si limitò a dire l’Hokage, girandosi di scatto per guardarlo intensamente negli occhi. Lo sguardo determinato di poco fa aveva lasciato posto ad uno triste e malinconico.

 

“Perché? Perché io?” domandò Naruto alzando la voce “Perché avrebbero dovuto riportarmi indietro. Perché sono cosi importante da…” Fù in quel momento che Naruto realizzò il reale significato dietro le parole della donna. L’esitazione nel dirgli la verità, una verità che conosceva sin troppo bene e con cui ha convissuto sin da quando è venuto al mondo.

La mano destra, che poco prima era stretta in una morsa di rabbia e incomprensione, si andò a posare delicatamente sul suo ventre. Ciò che un tempo è stato il fulcro del suo dolore e della sua solitudine.

 

 

 

“Si, Naruto” annui decisa Tsunade “Hai capito di cosa sto parlando, vero? Tu sei…”.

 

“STIA ZITTA!” urlò il ninja con quanto fiato aveva in corpo, serrando ancora più duramente il punto in cui, poco tempo fa, vi era presente il sigillo.

 

“Non posso farlo. Arrivati a questo punto, ascolterai tutta la verità. Anche se quest’ultima ti farà soffrire. Per il tuo futuro, per poter diventare un bravo Hokage, ho bisogno che tu capisca con estrema chiarezza ciò che è accaduto quel giorno”.

 

Naruto non disse una parola. Con il capo chino, i denti serrati e il palmo della mano ancora ancorato alla parte bassa del suo addome, stava cercando in tutti i modi di non replicare, di non fuggire. Avrebbe quasi voluto tapparsi le orecchie, per non sentire una verità che conosceva sin troppo bene.

Ma, una parte di se, sapeva che doveva rimanere li e ascoltare attentamente ciò che l’Hokage aveva da dirgli.

 

La donna sospirò nuovamente e continuò “Naruto! Tu sei la Forza Portante della Volpe a Nove Code. Esso è il demone più potente fra i 9 Cercoteri che esistono su questo pianeta (escluso il Decacoda). Tu forse non hai mai compreso cosa fossero davvero i Cercoteri, che ruolo avessero nel mondo ninja. Ma adesso, sei grande abbastanza per comprendere come essi vengano considerati all’interno di questo mondo e di questa società. Sono…armi”.

 

 

 

“Armi di distruzione di massa”

 

“Anche se dotati di coscienza, di anima, sono considerati pericolosi. Lo sai perché? Perché sono incontrollabili. Se lasciati liberi, causano distruzione e disperazione su chiunque si ponga sul loro cammino. In passato, hanno causato guerre spaventose e  provocato la morte di migliaia di essere umani. L’unico abbastanza forte in grado di dominarli è stato mio nonno, il Primo Hokage, Hashirama Senju”

 

 

 

“Dotato dell’Arte del Legno, un’abilità innata unica nel suo genere, è riuscito a stabilire la pace nel mondo ninja. Ha donato alle nazioni più potenti un cercoterio, in modo da creare un equilibrio di forze fra i vari stati.

Tuttavia, i Cercoteri rimanevano creature impossibili da controllare. Nessun essere vivente conosceva il modo per controllare il loro potere. Nemmeno Hashirama avrebbe potuto tenere sotto controllo tutti e 9 i demoni ancora per molto. In fondo, era pur sempre un’uomo ed era l’Hokage del Villaggio. Sapeva che se fosse morto, i Cercoteri avrebbero potuto prendere nuovamente il sopravvento sull’umanità.

Cosi, decise di fare un’esperimento. Un’esperimento sulla Volpe a Nove Code”.

 

“Un’esperimento?”.

 

“Essendo il più potente fra i nove demoni, era quello che più urgeva essere controllato. A quei tempi, la Volpe viveva in un territorio abbandonato ai confini del Paese del Fuoco”.

 

 

 

“ Venne creato una sorta di habitat naturale in cui la Volpe si potesse trovare a suo agio. Aiutato dal Paese del Vortice, esperto di sigilli, Hashirama creò un confine. Una barriera che il demone non potesse oltrepassare e che lo costringesse a vivere all’interno del suo habitat”.

 

“In pratica, il Primo Hokage ha costruito una gabbia per animali. Per tenerlo isolato dal mondo esterno. Tsk!” il modo in cui Naruto pronunciò quelle parole non piacque affatto alla donna. C’era del risentimento verso le azioni del Primo Hokage e affetto verso il demone che, adesso, era divenuto suo amico.

Naruto empatizzava molto più con la Volpe che con gli altri ninja. In fondo, la sua infanzia era stata simile alla vita del Cercoterio. Rifiutati dal mondo circostante e soprattutto…soli e pieni di rancore.

 

“E poi cos’è successo?”

 

Dopo essersi ricomposta, Tsunade rivolse nuovamente lo sguardo verso il villaggio e, stringendo i pugni,  pronunciò disgustata “Madara Uchiha”.

 

“M-Madara?!”

 

“Conosci la leggendaria battaglia avvenuta nella Valle dell’Epilogo fra Hashirama e Madara, vero?” Naruto annui. Anche lui aveva affrontato Sasuke in quel luogo. Dall’alto della sua cascata si poteva evincere quanto brutale e sanguinosa fosse stata quella battaglia. Una distruzione tale da creare una profonda voragine all’interno della montagna”.

 

“Madara voleva rovesciare le sorti del villaggio, facendo si che gli Uchiha prendessero il controllo. Tuttavia, nessuno di loro lo appoggiò. Forse non si fidavano di Madara, oppure erano spaventati dalla forza di Hashirama. Fatto sta che, Madara si ritrovò da solo, rifiutato dal Clan che, poco tempo prima, aveva protetto. Tuttavia, egli non abbandonò i suoi propositi ed elaborò un piano per conquistare Konoha con le sue sole forze. Si potrebbe quasi definire un Colpo di Stato fatto in solitaria”.

 

 

 

“Madara era consapevole di essere più debole rispetto ad Hashirama. Sapeva quale sarebbe stato l’esito di uno scontro diretto. Aveva bisogno di più forza. Di più potere. Eheh! Che ironia. Assomiglia quasi a qualcuno di nostra conoscenza”.

 

“Non paragonarli” sbottò Naruto, non gradendo l’allusione “Gli Uchiha non sono tutti uguali”.

 

“Madara conosceva l’equilibrio di forze fra le varie nazioni e sapeva che Konoha era il possessore del Cercoterio più forte. Decise di entrarne in possesso, consapevole che lo Sharingan aveva una sorta di influenza su di loro, anche se temporanea. Tuttavia, all’inizio non sapeva dove si trovasse. A parte Hashirama e pochi altri, nessuno sapeva dove fosse. È ciò che viene definito segreto di stato.

Ma come ben sai, Madara è il tipo di ninja che non si ferma davanti a niente. Per lui doveva sarà stata una bazzecola recuperare le informazioni, grazie a quella maledetta abilità oculare. Una volta localizzata la Volpe, ha rotto i sigilli e l’ha ipnotizzata con un’art illusoria. Durante la battaglia finale con Hashirama, lo ha evocato usando la tecnica del richiamo e…sai gia come è andata a finire”.

 

 

“Hashirama vinse la battaglia, Madara era stato dichiarato morto e la Volpe a Nove Code era tornata in liberta. Fù in quel momento che mio nonno capì che…intrappolare i demoni in un territorio e tenerli imprigionati non era sufficiente a garantire la salvaguardia degli abitanti del villaggio. Madara è stato il primo ma, senza dubbio, in futuro anche altri avrebbero mirato al controllo dei Cercoteri, tentando di possedere il loro potere illimitato.

Ed è in questo punto della storia che avvenne la creazione della tecnica di sigillo definitiva. La nascita delle Forze Portanti.

 

 

 

“I Jinchuuriki”

 

“Mito Uzumaki, moglie del Primo Hokage e diretta discendente del Clan Uzumaki, alla quale tu appartieni, fù la prima ha divenire una Forza Portante. L’essere umano in cui veniva sigillato il demone non aveva solo la  funzione di tenere imprigionato il Cercoterio. Egli funzionava anche da catalizzatore verso la quale i poteri del demone venivano concentrati e quindi controllati.

Tuttavia, i sigilli usati a quel tempo erano imperfetti e non permettevano di controllare a pieno i poteri della Volpe. Mito riuscì a controllarne solo una parte. Ottenne la capacità di percepire il chakra molto più abilmente di qualsiasi ninja sensitivo. Sai di cosa parlo, vero?”

 

“Si! L’ho potuto constatare io stesso. Grazie ai poteri della Volpe potevo distinguere distintamente ogni tipo di chakra. Dal più puro al più malvagio. Dal più potente al più debole. A qualsiasi distanza si trovasse”.

 

 

 

“Una volta verificata l’efficacia dei sigilli, la pratica di creare le Forze Portanti venne diffusa in ogni nazione posseditrice di un cercoterio. Gli esseri umani si resero conto che si poteva effettivamente controllare il potere di un demone e, nell’evenienza, usarlo per fini bellici.

Apparentemente, sembrava si fosse trovata la soluzione definitiva al problema dei cercoteri. Ma, le cose non andarono come da programma.

Questi fatti accaddero dopo la morte di Hashirama e la “misteriosa” distruzione del Villaggio del Vortice, patria dei sigilli”

 

 

“Si scoprì che poche Forze Portanti erano forti abbastanza da tenere sotto controllo il proprio demone e usarne i poteri”.

 

 

“Alcune nazioni, invece, avevano problemi a tenere sotto controllo le loro Forze Portanti. È capitato molte volte che il demone prendesse il sopravvento sul JInchuuriki usando le emozioni negative. La rabbia, l’ira, la tristezza. Nonostante fossero ninja addestrati a tenere sotto controllo le emozioni, i cercoteri riuscivano sempre a trovare il modo di risorgere, influenzando anche i pensieri della Forza Portante”.

 

 

 

“Alcuni di loro divennero presto instabili, colpa di un’infanzia vissuta nell’odio e nella solitudine. Altri avevano tentato anche il suicidio. Il crollo psicologico e l’impossibilita di sostenere quel tenore di vita facevano si che il demone avesse abbastanza forza da spezzare i sigilli e tornare in liberta, provocando cosi la morte del Jinchuuriki”.

 

Naruto si pietrificò nel sentire che altri come lui avessero potuto togliersi la vita. In effetti, era la prima volta che si trovava a pensare a come le Forze Portanti del passato avessero potuto vivere la sua stessa esperienza. Conoscendo Gaara e KillerBee, Naruto comprese che erano senz’altro persone fuori dal comune, molto forti di spirito. Ma questo non significava certo che ogni Jinchuuriki fosse abbastanza forte da sopportare quel peso. Non era cosi improbabile che qualcuno nella sua stessa posizione avesse tentato il suicidio. Alcune persone sono per natura…deboli.

 

“È cosa succedeva al Cercoterio che riusciva a liberarsi?”.

 

“Ci sono stati casi in cui il Kage del Villaggio, colui che viene considerato il ninja più forte del paese, riusciva a tenere testa al demone codato. Come è accaduto al Villaggio della Nuvola tanti anni fa. Il Terzo Raikage ha combattuto più di una volta con l’Ottacoda fino a che non fu nuovamente sigillato”.

 

 

 

“Mentre altri villaggi non erano forti abbastanza da contrastare il loro cercoterio e furono costretti a tenerlo in liberta, come è accaduto al Tre Code”.

 

 

 

“Tutti questi avvenimenti si sono susseguiti alla morte di Hashirama e alla “Misteriosa” distruzione del Villaggio del Vortice. Insieme alla scomparsa dei loro Clan, sono andati perduti anche gran parte dei loro sigilli più potenti. Questo è il motivo principale per il quale alcuni villaggi hanno avuto grosse difficoltà nel sigillare i loro demoni. Loro erano i migliori nell’arte del sigillo. Adesso, i pochi sigilli che si conoscono provenienti dal Paese del Vortice sono custoditi gelosamente oppure tramandati di generazione in generazione.

Tuo madre, Kushina, era l’ultima discendente del Clan Uzumaki, una delle poche superstiti scampate allo sterminio del suo Clan. Lei ha insegnato a tuo padre, Minato, molti dei sigilli appartenuti al suo villaggio, tra i quali il Sigillo del Diavolo”.

 

 

 

“Estremamente potente e duraturo, ma… il prezzò da pagare per il suo utilizzo è alto”.

 

 

 

“I tuoi genitori hanno sacrificato la loro vita per il bene di Konoha e… per te, il loro unico figlio. Riuscendo nell’impresa di risigillare la Volpe, sono riusciti a mantenere la pace e l’equilibrio fra le forze presenti nel mondo ninja. L’equilibrio fra i Cercoteri. Per questo sei cosi importante, Naruto. TU mantieni quell’equilibrio. Grazie alla forza della Volpe, il nostro villaggio è sempre stato rispettato”.

 

“Rispettato o…temuto? I Paesi confinanti temevano che Konoha avrebbe potuto scatenare la forza della Volpe contro di loro?”.

 

“La Volpe non è mai stata usata per attaccare altri villaggi, questo perché nessuno è mai riuscita a controllare perfettamente il suo potere. Persino Madara con il suo Sharingan faceva fatica a tenerla al guinzaglio. Nessuno è mai riuscito nell’impresa. Nessuno…  a parte te. Non solo Minato e Kushina ma anche i saggi e i Daimyo di Konoha hanno visto in te un potenziale che nessun’altra Forza Portante a dimostrato. Ne hai dato prova durante l’esame di selezione dei Chunin. Sei riuscito a controllare parte del chakra della Volpe e l’hai sfruttato per sconfiggere Neji e Gaara, la Forza Portante della Sabbia”.

 

 

 

“Quando hanno capito che tu potevi veramente controllare il potere della Volpe erano entusiasti. Ma, allo stesso tempo, erano spaventati da te. Molto più di quanto non lo fossero prima”.

 

“Perché? Di cosa avevano paura? In fondo, ero già temuto dalla maggior parte del villaggio per il semplice fatto di essere una Forza Portante. Di cos’altro dovevano spaventarsi?”.

 

“Temevano che la Volpe potesse liberarsi di nuovo e… distruggere il villaggio. Credevano che se avessi fatto troppo affidamento sul suo potere, avrebbe potuto prendere il sopravvento su di te e spezzare il sigillo. Nessuno sapeva come tu facessi ad usare il suo chakra, come riuscivi ad entrare in contatto con la Volpe. E questo di per se ti rendeva ancora più pericoloso agli occhi degli anziani.

Adesso capisci per quale motivo tu sei cosi importante per loro, per noi e per tutto il villaggio. Comprendi le reali motivazioni che hanno spinto i piani alti a mandare una squadra di supporto per recuperarti.

Perdere Sasuke Uchiha sarebbe stato insignificante se paragonata alla perdita della nostra Forza Portan…”.

 

“LA SMETTA!” gridò Naruto con tutto se stesso, gli occhi spalancati e il corpo tremante di rabbia “Continua a ripeterlo e ripeterlo… ora basta. Forse se le dimenticato “Hokage” ma io NON sono più una Forza Portante. Quindi la smetta di parlarmi come se io lo fossi ancora”.

 

Stavolta fu Tsunade a rimanere senza parole. Teneva la bocca spalancata e lo sguardo colpevole di chi aveva commesso un grave errore “A-Ah! Gia… l’avevo… dimenticato. Scusami, e che… ancora non ci credo. Insomma… tutti sanno che cosa succede al Jinchuuriki a cui viene estratto il Cercoterio” Tsunade volse lo sguardo da un’altra parte, cercando di evitare l’espressione indecifrabile di Naruto.

Entrambi erano a conoscenza del destino inevitabile che colpiva la Forza Portante che perdeva il proprio Cercoterio: La Morte.

Lo stesso Naruto aveva rischiato di morire durante la guerra per colpa di Madara. E solo grazie all’intervento di suo padre era riuscito a salvarsi sul filo del rasoio.

 

“Eppure…io sono qui. Vivo e vegeto” disse Naruto con voce spavalda.

 

“Cosi pare” replicò la donna con lo stesso tono arrogante e velatamente irritato “Hai estratto nuovamente la Volpe dal tuo corpo di tua iniziativa. Incurante delle conseguenze, hai eseguito una procedura a me sconosciuta e… sei sopravvissuto. Sono passati mesi ormai e ancora non mi hai rivelato come tu abbia fatto. Ti sei fatto aiutare da qualcuno?

 

“Più o meno” replicò Naruto, non rivelando altro “Comunque sia, adesso non ha più alcuna importanza. La Volpe è libera ed io non sono più un Jinchuuriki. Eheh! Immagino di non essere più cosi importante per il “villaggio” adesso che dentro di me non c’è più alcun cercoterio, vero?” La risata di Naruto era carica di un ironia che non aveva in alcun modo cercato di nascondere.

 

“Perché?” domando l’Hokage a bruciapelo, scrutando con sempre più intensità il ninja biondo. Sembrava quasi che non riconoscesse la persona che aveva davanti. Il suo comportamento, il suo modo di fare… erano diverse dal ragazzo che, pochi mesi prima, aveva vinto la guerra. Era cambiato.

“Perché hai scelto di separarti dalla Volpe? Perché hai rischiato tanto?”.

 

Lo sguardo di Naruto cambiò radicalmente. Non era più luminoso o infuriato. Era spento e freddo ma, allo stesso tempo, tranquillo e determinato. Il ninja biondo si avvicinò all’Hokage che ancora sostava vicino alla finestra e, poggiando i gomiti sul davanzale, osservò il villaggio davanti a se e disse “Il mondo adesso è in pace. Gli umani e i Cercoteri  possono finalmente vivere in armonia senza darsi battaglia. Il potere della Volpe e del Rikudou Sennin non era più necessario e… le Forze Portanti hanno esaurito il loro compito. Credo che questa sia una motivazione sufficiente, non crede?”

 

Tsunade osservò rapita l’espressione di Naruto che osservava adorante la magnificenza di Konoha che riprendeva vita.  Conosceva sin troppo bene quello sguardo, quegli occhi. Lo stesso sguardo dei grandi Hokage del passato. Il “suo” stesso sguardo. Occhi ricolmi d’amore verso la propria patria, verso i propri cari e verso le generazioni future. Occhi brucianti della Volontà del Fuoco.

La donna non fu del tutto soddisfatta della risposta di Naruto. Era di certo una motivazione valida, eppure, guardando la sua espressione malinconica, capì che c’era dell’altro che il ragazzo gli stava nascondendo.

Tuttavia, Tsunade decise di non indagare oltre. Non era ancora il momento. 

 

“E adesso cosa provi? Ti senti più leggero?”

 

“Ad essere onesti… ancora non l’ho capito. Forse anch’io, dentro di me, faccio ancora fatica a credere di non essere più una Forza Portante. Lo sono sempre stato sin dalla nascita e, con il tempo, ho imparato a convivere con questo peso. Adesso… be… non sento di essere diventato diverso. Con o senza la Volpe, rimango comunque me stesso e questo credo che basti” Un lieve sorriso si levò sul viso di Naruto, un piccola traccia di serenità che sfumò dopo pochi istanti dopo le seguenti parole.

 

“Anche se devo ammettere che, dopo la fine della guerra… io…” Quella frasi morì cosi com’era nata. Per Tsunade era un chiaro segnale che la guerra aveva lasciato un grande impatto sul ninja biondo. Un qualcosa che ancora adesso non riusciva a capire, ad esprimere a parole. Ma che di certo… lo stava facendo soffrire.

 

“Naruto” lo richiamò la donna con il tono amorevole che solo una madre può avere “È finita. È tutto finito. Stiamo bene. Perciò, smettila di tormentarti” Naruto sapeva esattamente a cosa alludeva la donna. Che cosa in quel momento lo stava tormentando “Adesso siamo qui. Io e tutti gli altri non ti abbandoneremo. Anche senza il potere della Volpe, per noi rimani il ninja formidabile che ha posto fine alla Quarta Grande Guerra Ninja. Sei importante per noi e ti vogliamo bene.

È vero! I Daimyo e alcune persone del villaggio hanno sempre pensato che tu fossi importante solo per il fatto di essere la Forza Portante della Volpe a Nove Code e che, in caso di conflitti, il tuo potere potesse risultare utile. Ma, per me, non è mai stato cosi.

Quando ho chiesto aiuto al Villaggio della Sabbia, lo ammetto… non ho pensato minimamente a Sasuke. Mi sono preoccupata solo ed unicamente di te, ma… non per “Cosa” fossi. Ma… per ”Chi” fossi. Volevo salvare il ninja impulsivo, infantile ed altruista che nutriva il sogno di diventare il più grande Hokage di tutti i tempi. Lo stesso sogno di Dan e Nawaki” .

 

 

 

Sorridendosi, Naruto e Tsunade si scambiarono uno sguardo d’intesa.

“Ah! Già! Quasi dimenticavo…” esclamò improvvisamente la donna, allontanandosi dal ninja biondo e avvicinandosi a passi svelti verso la scrivania piena di documenti. Quando Tsunade tornò, stringeva fra le mani la scatolina placcata in nero che gli aveva mostrato precedentemente. Con le mani tremanti per l’emozione, porse la scatola al ragazzo e disse “Questo… è per te”

 

“G-Grazie” balbettò Naruto con incredulità, osservando curioso la scatolina che adesso stringeva tra le mani.

“Che cos’è?” chiese il ragazzo. Tsunade non rispose e, con il sorriso sulle labbra, attese pazientemente che Naruto schiudesse il suo contenuto.

Con delicatezza, il ninja biondo alzò il coperchio della scatolina e ciò che vide al suo interno gli fece strabuzzare gli occhi “Ma… questo è… il ciondolo del Primo Hokage”

 

 

 

Naruto posò il ciondolo sul palmo della mano sinistra, ammirando estasiato  il minerale azzurro che scintillava alla luce del Sole. Il sorriso si levò di nuovo sul suo volto e con voce incrinata esclamò “Credevo… di averlo perduto durante la battaglia contro Pain. Dove l’ha trovato? L’ho cercato dappertutto in mezzo alle macerie ma non ho trovato niente”

 

“Naruto… tu non hai perso il ciondolo. L’hai distrutto. O meglio, la Volpe lo ha fatto, quando ha preso il sopravvento su di te”.

 

 

 

“Shizune è riuscita a trovare i vari frammenti sparsi per il campo di battaglia e ha intuito cosa possa essere accaduto. Tu non puoi saperlo ma sul ciondolo vi era stato innestato un sigillo speciale che avrebbe dovuto sopprimere i poteri della Volpe nel caso in cui avesse superato le 6 code. Tuttavia, abbiamo sottovalutato i suoi poteri e il ciondolo è andato distrutto”.

 

“Quindi, questo è…”.

 

“Si! È un nuovo ciondolo. L’ho fatto costruire appositamente per te. Riuscire a recuperare il minerale da cui è composto è stato… particolarmente arduo. C’è voluto un po’ di tempo ma, come puoi vedere, alla fine c’è l’ho fatta”.

 

“Credevo fosse unico”.

 

“Stando a ciò che mi hanno detto, il ciondolo originale è appartenuto al Primo Hokage. È stato lui a creare quel minerale che, in un certo senso, è unico nel suo genere. Esso è cio che si potrebbe definire “chakra cristallizzato” chakra allo stato solido. Non si trova in natura e, se esiste, credo sia estremamente raro.

Il ciondolo precedente possedeva il chakra cristallizzato di mio nonno, o almeno cosi si dice. Perché lui era l’unico a poterne sfruttare le capacità. Lui… è Yamato. Anche lui possiede le cellule di Hashirama che gli ha impiantato Orochimaru quand’era bambino. Questo ha rafforzato la teoria che in esso vi fosse realmente il chakra del Primo Hokage”.

 

Naruto strinse forte il ciondolo nella sua mano. Un dubbio era cresciuto nella sua mente “Adesso voglio sapere una cosa”.  Il ninja biondo rivolse uno sguardo freddo alla donna “Quando mi ha donato questo ciondolo… sapeva che aveva il potere di sopprimere la Volpe? Oppure è stata solo una coincidenza?”.

 

Tsunade ricambiò lo sguardo scettico di Naruto con altrettanta freddezza. Come poteva pensare che il ciondolo a cui era tanto legata fosse solo un mezzo per mantenere il controllo della Volpe?

Rispondendogli che era stata solo una mera coincidenza no sarebbe bastato. Non con Naruto. Non più. Lui aveva bisgno di risposte più chiare ed esaurienti. Ma soprattutto… sincere.

 

“No! A quel tempo non ero al corrente che il ciondolo potesse avere una sorta di potere sigillante e che sarebbe stato altrettanto efficace da contrastare la Volpe. L’unica persona ad essere a conoscenza del reale potere di quel minerale era… Jiraya”.

 

“Il mio maestro?! Lui… sapeva…”.

 

“Si, Naruto! Non so come ma… Jiraya era sempre a conoscenza di informazioni che nessun’altro possedeva. Merito dei suoi viaggi forse. Comunque, è stato proprio lui a consigliarmi di mettere Yamato nel Team al posto di Kakashi, quando si è infortunato durante lo scontro con Deidara. Ha detto a Yamato cosa avrebbe dovuto fare nel caso tu avessi perso il controllo”.

 

“Jiraya” sussurrò flebilmente Naruto, ostentando lo sguardo fuori dalla finestra e rivolgendolo al cielo.

 

“È stato molto lungimirante. Lo è sempre stato in effetti. E no ha mai lasciato niente al caso. In sua assenza, sapeva che saresti stato al sicuro se in squadra con te ci fosse stato Kakashi o Yamato. Kakashi è un jonin eccezionale ed è molto brava nell’uso dei sigilli, non come tu padre ovviamente. Inoltre, poteva anche contare sul potere dello Sharingan per cercare di tenere a bada la Volpe se fosse stato necessario. Se non ci fosse stato lui, sarebbe subentrato Yamato al suo posto. Una sorta di piano B”.

 

Tsunade osservò la reazione di Naruto. Era calmo nel mentre osservava il cielo. Era consapevole che quella era la verità e che le azioni del suo maestro avevano protetto sia lui che il villaggio. A quel tempo, non poteva controllare con la Volpe, ne parlarci se non per insultarlo. Tuttavia Jiraya, con la sua saggezza, la sua fede, sapeva anche che un giorno il suo amato allievo avrebbe controllato il potere della Volpe e portato la pace nel mondo ninja.

 

“Ora capisco…” esclamò Naruto, voltandosi verso la donna “Quando Sasuke è scappato. La nostra squadra non era formata da nessun jonin. Perciò, nessuno sarebbe potuto intervenire nel caso le cose si fossero messe male. Nel caso la Volpe… Per questo gli anziani, compresi i Daimyo, si sono arrabbiati tanto con lei”.

 

Tsunade annuì “Quel giorno, fui io stessa a consigliarti a Shikamaru. Ero consapevole che Sasuke era tuo amico e che avresti fatto di tutto per salvarlo. Ammetto di aver sottovalutato la cosa molto più del dovuto. Dovevo immaginare che non si sarebbe trattato di una semplice missione di recupero, ove un giovane genin scappa dal villaggio. Non mi aspettavo nemmeno che i sottoposti di Orochiamaru fossero cosi forti e tutti dotati del sigillo maledetto. Ho dovuto prendere velocemente una decisione e…ho commesso un’errore. Un’errore che avrebbe potuto comportare la tua morte e quella dei tuoi compagni. Una volta che me ne sono resa conto, sono passato subito all’azione, chiedendo aiuti ove mi era possibile.

Me ne infischio di aver infranto le regole. Non mi importa nemmeno che i rinforzi inviati dagli anziani e da Danzo fossero stati inviati solo per salvare la Forza Portante del Villaggio. Se questo significava salvare e te, allora ben venga. Perdere il titolo di Hokage non avrebbe avuto valore, se questo avrebbe implicato la tua morte. Tu, Naruto, incarni i sogni di Dan e Nawaki e… i miei. Non ti avrei perso per nulla al mondo”.

 

Naruto era commosso ed imbarazzato dalle parole dell’Hokage. Nessuno gli aveva manifestato cosi tanto affetto fin a quel momento. L’amore che manifestava Tsunade assomigliava molto a quella di una madre verso il proprio figlio. Era qualcosa che aveva provato solo quando aveva visto sua madre Kushina per la prima volta. Si era sentito avvolto da un calore folgorante che aveva improvvisamente cancellato tutto il dolore del passato. Quel tipo di amore che aveva a lungo cercato, ma mai ricevuto.

Naruto gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi a 32 denti e Tsunade, a sua volta, ricambio quel sorriso. Lo sguardo del ninja biondo indugio nuovamente sul ciondolo che stringeva ancora nella mano e disse…

 

“Perché ha voluto regalarmi un ciondolo identico a quello che avevo. Adesso non sono più una Forza Portante, quindi i poteri di questo minerale non sono più necessari. Lei stesso ha detto che ci è voluto molto tempo per ricostruirne uno identico a quello che avevo. Per quale motivo l’ha fatto?”.

 

“Ho sempre pensato che questo ciondolo portasse sfortuna. Le due persone a cui l’ho regalato, coloro che più amavo al mondo, sono morte possedendolo e, che io lo volessi o meno, quel ciondolo è sempre tornato da me. Quel ciondolo a me cosi caro donatomi da mio nonno… lo odiavo. Sono stata tentata più di una volta di sbarazzarmene. Ma, alla fine, non ci sono mai riuscita. Per quanto odiassi quell’oggetto, rimaneva l’unico ricordo che aveva di loro. In esso, vi erano rinchiusi i loro cuori, i loro sogni, le loro speranze e le loro sofferenze. Non avrei mai potuto liberarmene. Fino a che… non sei arrivato tu”.

 

 

 

“Sei stata l’unica persona che abbia avuto la faccia tosta di sfidarmi cosi apertamente. Un moccioso cocciuto ed infantile che faceva la voce grossa con me, uno dei Tre Ninja Leggendari. Eheh! Se ci penso mi viene ancora da ridere. Il tuo comportamento era… cosi simile a quello di Nawaki. Gli somigliavi molto anche nell’aspetto. Quando mi ha detto che volevo diventare Hokage, qualcosa si è risvegliato in me. Qualcosa che avevo da tempo dimenticato. Qualcosa che ho cercato in tutti i modi di sopprimere nelle profondità della mia anima. 

Volevo trovare una risposta. Volevo ricordare e l’unica che avrebbe potuto aiutarmi a trovare quella risposta eri tu.

Ho scommesso quel ciondolo per valutare le tue capacità, la tua determinazione e per capire che tipo di persona fossi realmente. Alla fine… hai vinto tu”.

 

 

 

“Anche quando ho rischiato di perderti, tu hai combattuto. Hai lottato con tutto te stesso per realizzare il tuo sogno. Hai rischiato la tua vita per esso. Fù allora che capì. Ricordai ciò che avevo dimenticato. Ricordai i loro volti. I loro sentimenti e i loro sogni… erano anche i miei. Ecco perché ho accettato il titolo di Quinto Hokage.

Tu, Naruto, hai posseduto quel ciondolo più a lungo di tutti loro. In un certo senso, ti ha anche protetto. Ho capito che esso non era mai stato maledetto. Forse, quel ciondolo stava aspettando di trovare il suo legittimo proprietario. Forse il fato ha fatto si che io alla fine lo donassi a te.  Qualunque sia la verità, io ho scommesso su di te e forse, per la prima volta, vincerò. So che un giorno non molto lontano, diventerai l’Hokage che tutti noi ambiamo.

Ed è per questo motivo che ho voluto donarti  quel nuovo ciondolo. Non per ciò che è  in grado di fare, ma per ciò che rappresenta. Per ricordarci ciò che ci siamo promessi in passato. La nostra scommessa e i nostri sogni.

Quando osserverai quel ciondolo, sempre, in qualunque momento, ovunque tu sia, ricorderai sempre chi sei”.

 

Il ninja biondo osservo ancora una volta il ciondolo. Il suo sorriso luminoso sembrò pian piano spegnersi nel mentre riponeva l’oggetto all’interno della scatolina nero pece. I suoi occhi che poco prima avevano riacquistato la luce, stavano tornando freddi e opachi. Come se un velo si fosse levato su di loro.

 

“Cosa c’è? Non ti piace?” domandò con preoccupazione Tsunade, notando il repentino cambio d’espressione del ragazzo.

 

“No! No! Assolutamente! Anzi, la ringrazio per il pensiero” si affrettò a rispondere il ninja biondo “E solo che… Lei ha detto che, quando avrei guardato questo ciondolo, mi sarei sempre ricordato chi sono. Ecco… il punto è… che in questo momento… non riesco a ricordarmelo. Non riesco a ricordarmi chi sono, ne chi sono stato. E come se… ci fosse una nebbia fittissima davanti a me che mi impedisce di vedere. Quando mi guardo allo specchio, non vedo il vecchio me, non vedo Naruto Uzumaki. Vedo… qualcun altro.

Eheh! Le sembrerò folle a dire queste cose. Poco fa ho persino rinunciato al titolo di Hokage. Non posso darle torto se lo pensa”.

 

Tsunade non replicò subito. Si limito ad osservarlo. È vero. Non era il solito Naruto Uzumaki. Si trattava di qualcuno di gran lunga migliore di lui. Qualcuno che è cresciuto e maturato attraverso le avversità della vita. Qualcuno che ha combattuto una guerra non sua. Qualcuno che ha visto morire i propri compagni davanti agli occhi sul campo di battaglia. Qualcuno che, adesso, ha iniziato a guardare il mondo e ciò che lo circonda con occhi diversi da quelli di un bambino.

 

“Io non penso affatto che tu sia folle” esclamò Tsunade tornando velocemente alla sua scrivania e sedendosi dietro di essa “So cosa stai passando in questo momento. So cosa ti turba. Lo capisco benissimo. Ci sono passato anch’io, quando avevo la tua età. La guerra… ti lascia delle cicatrici che porterai con te per tutta la vita. Può cambiare il tuo modo di vedere le cose fino a perdere il contatto con la realtà. Non distingui più cosa è reale e cosa non lo è. Cose è giusto e cosa è sbagliato.

In parole povere, perdi te stesso.

Quando questo accade, hai solo due possibilità.

La prima è lasciare che il dolore e la cnfusione prendano il sopravvento su di te. Non sai più chi sei, ripudi il mondo in cui vivi, ti allontani dalle persone che ti vogliono bene e tendi ad isolarti. Pian piano vedrai la tua vita passare senza che tu te ne renda conto. Ma, nessuno al mondo potrebbe mai accettare di vivere un’esistenza del genere. Se ti lasci logorare dal dolore e dalla sofferenza, essi ti distruggeranno e, a quel punto, non avrai più alcuna possibilità di tornare indietro.

Ed infine, c’è la seconda possibilità. Puoi reagire e combattere il dolore. Esso diventerà una parte di te, ma, in fondo al tuo animo, rimarrai sempre te stesso. Le tue convinzioni, i tuoi ideali, i tuoi sentimenti e i tuoi sogni rimarranno sempre li, dentro di te, a darti la forza quando ne avrai bisogno”.

 

“Eheh! Detta cosi sembra facile, però…”

 

“Se vuoi una prova concreta di ciò che ho detto, non devi far altro che guardare uno che ci è già passato. Ad esempio, guarda Kakashi Hatake”.

 

“Il maestro Kakashi?”.

 

“Credi davvero che sia sempre stato cosi? Quando l’ho conosciuto era un ragazzino freddo, arrogante e calcolatore. Dopo il suicidio di suo padre, cominciò a seguire le regole ninja scrupolosamente, come se fossero il suo dogma personale. Inoltre, era un ninja eccezionale sotto ogni punto di vista. Un ninja da manuale. Una macchina da combattimento.

Poi, cominciò la guerra, la Terza Grande Guerra Ninja. A quel tempo, Kakashi era molto giovane, molto più di te. Era diventato jonin molto velocemente e, per questo, ha dovuto combattere in prima linea molte volte. Ha vissuto tutti i tipi di atrocità che la guerra può portare con se. Ha visto morire i suoi due migliori amici, Obito e Rin. Gli ha guardati dritti negli occhi prima che esalassero l’ultimo respiro”.

 

 

“Anche se non è mai stata realmente colpa sua, Kakashi si è sentito responsabile per le loro morti. Ha sopportato quel dolore e, con il tempo, è riuscito ad andare avanti.

Qualche anno dopo, c’è stato l’attacco della Volpe e Kakashi ha perso anche l’ultima persona a cui era legato, il suo mentore, tuo padre.

Alla fine, è rimasto da solo. Eppure, nonostante tutto quello che ha passato, guarda che tipo di uomo è diventato”.

 

 

 

“Allegro, solare. A volte, distratto e ritardatario negli appuntamenti, lo ammetto XD Ma è una persona di buon cuore, maturo, responsabile e oltremodo ottimista. In qualsiasi situazione, in qualsiasi guaio tu ti sia cacciata, di incoraggia sempre dicendoti che le cose, alla fine, si sistemeranno”.

 

 

 

“Il Kakashi che ti ho appena descritto è completamente diverso dal Kakashi del passato. Sarebbe diventato lo stesso uomo che conosci oggi se non avesse vissuto questo tipo d’esperienze? Le stesse esperienze che hai vissuto tu e che ti porteranno a capire che tipo di uomo diventerai in futuro”.

 

Naruto iniziò a riflettere sulle parole dell’Hokage. Senza che lo volesse, il suo sguardo si posò sul suo arto destro. Ogni volta che osservava quel cumulo di bende, non poteva fare a meno di ricordare tutto ciò che era successo durante la guerra. Ricordi indelebili nella sua mente che non avrebbe mai dimenticato.

Quando Tsunade parlava della guerra, ne parlava come se fosse un tipo d’esperienze assolutamente importante che, in qualche modo, avrebbe definito cosa sarebbe diventato. Il Naruto del domani.

 

“Se ciò che lei ha detto è vero, allora… cosa dovrei fare? Qual è il primo passo per poter superare il dolore? Come faccio ad andare avanti dopo aver affrontato tutto questo? Come posso… diventare un ninja eccezionale come lo è il maestro Kakashi?”.

 

Tsunade sorrise compiaciuta. Le sue parole aveva sortito l’effetto desiderato sul ninja biondo. L’ammirazione che nutriva verso il suo maestro e compagno d’armi era divenuta ancora più grande dopo la guerra. Dopo aver visto con i suoi occhi l’estenuante battaglia tra lui e Obito.

Adesso, ciò che restava da fare era dargli un’ultima piccola spinta, un’ultimo consiglio che lo avrebbe aiutato a superare quel momento difficile della sua vita.

Con molta calma, la donna posò la mano destra sulla busta di soldi che, poco prima, il ragazzo aveva rifiutato e, spingendola nuovamente dinanzi a lui con una spintarella, disse:

 

“Accettazione. Questo è il primo passo da compiere. Devi accettare la realtà. Accettare ciò che non si può cambiare. Devi convincerti che tutto ciò che è successo durante la guerra, ed anche prima, non è stata colpa tua. Come non lo è stata la morte di Neji e di tutti gli altri ninja caduti in battaglia. Hanno lottato per quello in cui credevano e per proteggere i loro cari . Sono fieri di aver dato la loro vita per questo.

Nawaki e Dan… Come te, anche loro hanno combattuto per vedere realizzati i loro sogni. Il sogno di diventare Hokage. E… sono morti. Non ci sono più.

Mentre tu, Naruto, tu sei ancora qui. Respiri, vivi e combatti tutt’ora per raggiungere i tuoi obiettivi.

Ciò che sto cercando di dirti, Naruto, è che non spetta a noi decidere chi deve vivere e chi deve morire. Non possiamo prevedere come andranno le cose. Non so se avremmo un futuro luminoso oppure oscuro. Non sono nemmeno se tu diventerai Hokage. Ci possiamo provare naturalmente, ma… nemmeno i più saggi conoscono tutti gli esiti. È qualcosa che va aldilà del nostro controllo. Qualcosa che va oltre la comprensione umana.

Se accetti tutto questo… se accetti il dolore, allora… avrai compiuto un passo importante e riuscirai ad andare avanti. Riuscirai a crescere.

Se, invece, continui a lottare contro una realtà immobile ed immutabile, sprecherai solo tempo ed energia e, con esso… la tua intera esistenza.

Io ho accettato la realtà, ho accettato la morte di Dan e Nawaki e, adesso, sono il Quinto Hokage del Villaggio della Foglia. Ho realizzato il sogno che loro non sono riusciti a realizzare. Eheh! Al destino, come sappiamo, non manca il senso dell’ironia”.

 

Naruto guardò con ribrezzo la busta di denaro che aveva davanti. Era ancora restio ad accettarlo nonostante le parole dell’Hokage. Alzando la testa, il suo sguardo si posò sui quadri dei Quattro Hokage del passato, tra cui spiccava con fierezza suo pare Minato.

 

“Io… fin da quando ho memoria, ho sempre combattuto dimostrando che cose come il destino non esistono. Che il destino è qualcosa che costruisci con le tue mani. Che se lo vuoi, la realtà può mutare è diventare migliore. Io stesso sono la prova di questo. Da Forza Portante ripudiato da tutti, sono divenuto l’eroe del Villaggio che ha sconfitto Pain e posto fine alla guerra. Ho reso possibile una pace tra gli umani e Cercoteri. Ho fatto cose che nessun Hokage ha mai fatto. Per questo sono sicuro che la realtà può essere cambiata”

 

Tsunade sorrise sarcastica “Tu… credi “davvero” a ciò che hai detto? Credi veramente che ogni cosa in questo mondo possa essere cambiata? Tsk! Sei solo un moccioso che deve ancora crescere”.

 

“Cosaaa?” sbottò irritato l’Uzumaki, colpendo violentemente con i pugni la scrivania.

 

“Credi che solo perché hai posto fine alla guerra e portato la pace nel mondo allora le cose siano cambiate? Lo sai, è quello che tutti i ragazzini pensano dopo la fine di una guerra. Finche non vivono abbastanza a lungo da vederne un’altra nascere”.

 

“Che… che diavolo sta dicendo?”

 

“Ogni guerra porta dietro di se delle conseguenze. È sempre stato cosi. Quello che tu riesci a vedere in questo momento è solo un lato della medaglia. Quello che vedi alla luce del Sole, il lato positivo. Vedi le cose buone che la pace ha portato con se.  Vedi i 5 Paesi Ninja che collaborano e si sostengono. Vedi i Cercoteri che non attaccano più gli umani. Gli tratti come se fossero persone. Credi che, dopo tutto questo, non ci saranno più conflitti.

Quello che NON vedi è… l’altro lato della medaglia. La parte oscura, il lato negativo. Tutto ciò che la guerra ha lasciato dietro di se”.

 

“Tutto ciò che la guerra…ha lasciato?! E di che cosa si tratta?”.

 

“Potrei provare a spiegartelo, ma… non credo sarà sufficiente. Se in questi anni avrai l’opportunità di viaggiare per il mondo… osserva attentamente e capirai.

Capirai che tutto ciò che hai fatto, tutto ciò che hai cambiato, non è che un frammento di questa miserabile realtà che noi chiamiamo mondo”. Naruto osservò la donna confuso. Non capiva a cosa si riferisse. Qual’era il lato negativo. Che cosa sfuggiva al suo sguardo? Davvero viaggiare per il mondo lo avrebbe aiutato a capire?

 

“Tu sostieni che ogni cosa, in questo mondo, può cambiare. Che ognuno è fautore del proprio destino. Se davvero la pensi cosi allora… rispondi sinceramente a questa domanda. Hai mai sofferto per qualcosa che non sei riuscito a cambiare? Ha mani incontrato un muro talmente alto e solido da non poter essere scavalcato o abbattuto?”

 

Naruto avrebbe voluto con tutto se stesso rispondere “NO”. Ma sapeva che la realtà era ben diversa. Le risposte che avrebbe potuto dare erano molteplici.

Aveva vissuto tutta la sua infanzia senza i propri genitori e per quanto lo volesse, niente avrebbe cambiato questo fatto. Niente gli avrebbe riportati indietro.

Non era riuscito ad impedire a Sasuke di fuggire e di compiere la sua vendetta. Se lo avesse fermato in tempo, adesso il suo migliore amico non marcirebbe in prigione.

Durante la guerra, Neji ha sacrificato la propria vita in cambio della sua. Nonostante avesse promesso a se stesso che non avrebbe più perso un compagno, non è riuscito a salvarlo. Un’altro fatto immutabile che niente avrebbe mai cambiato.

In quel momento, Naruto si rese conto della verità. Esistevano cose che non era mai riuscito a cambiare.

Molte risposte erano presenti nella sua mente. Ma, fra tutte, solo una sembrò spiccare più delle altre.

Come un miraggio, davanti ai suoi occhi iniziò a formarsi un sagoma. Una figura snella, dai tratti femminili. I suoi abiti erano inconfondibili e la chioma rosata ondeggiava nel vento rendendola una Dea ai suoi occhi.

Anche se la ragazza gli dava le spalle, Naruto sapeva benissimo di chi si trattava. L’avrebbe riconosciuta fra mille.

 

 

 

 

Pochi attimi dopo, Naruto sentì l’irrefrenabile desiderio di osservarla in volto, di ammirare la sua bellezza e di perdersi nei suoi occhi color smeraldo. Sarebbe bastato chiamarla per far si che lei si girasse.

Qualcosa di strano accade. Nonostante i continui richiami da parte del ninja biondo, la ragazza non si voltò. Appariva indifferente alla sua voce che andava man mano aumentando.

Il ragazzo gridò il suo nome con quanto fiato aveva in corpo ma… niente, nessun movimento da parte di lei.

Se la sua voce non riusciva a raggiungerla, allora, si sarebbe avvicinato abbastanza da farsi sentire. 

Naruto si fermò a pochi passi di distanza da lei. La ragazza sembrava non percepire la presenza del ragazzo alle sue spalle. Continuava a guardare un punto imprecisato davanti a se, ignorando ciò che aveva dietro di se.

Il ninja biondo era cosi vicino che poteva facilmente sentire l’odore inconfondibile di petali di rose provenire dai suoi capelli. Perché lei non riusciva a sentirlo? Perché non riusciva a sentire la sua voce?

Naruto provò a ancora una volta a dire il nome della ragazza, questa volta con più forza. Nessuna reazione.

Stufò di quell’assurda situazione, il ragazzo decise di allungare la mano e di voltarla con la forza. In un modo o nell’altro, avrebbe visto ancora il suo volto.

E cosi fece.  Allungò il braccio destro per afferrarla e, con immenso orrore, scoprì che quest’ultimo non riusciva a raggiungerla. La ragazza li, davanti a lui, sarebbe bastato tendere il braccio per riuscire a toccarla.  Eppure, per un motivo assurdo che andava oltre la sua comprensione, non riusciva a raggiungerla.

In quel momento, il ragazzo capì che fra lui e la ragazza vi era qualcosa di invisibile che non gli permetteva di proseguire. Una sorta di muro invalicabile che non era in alcun modo aggirabile o distruttibile. Era semplicemente li. Non era visibile ad occhio nudo, non era tangibile al tatto, ma sapeva che c’era.

Non sapendo come agire, il ragazzo rimase li, fermo, immobile, ad osservarla.

La ragazza dai capelli rosei continuava a dargli le spalle, celandogli la bellezza del suo viso e lucentezza dei suoi occhi. 

Naruto iniziò a vedere la figura della ragazza svanire come fumo nella sua mente. Fu li che accade. Un’attimo prima di scomparire, la ragazza si voltò. Era in lacrime. I suoi occhi smeraldini erano chiusi e la sua espressione traspariva dolore e sofferenza.

Perché stava piangendo? Perché soffriva cosi tanto? Di chi era la colpa?

Non era ciò che voleva vedere. Non era quella la sua “vera” espressione.

Lui… Lui conosceva il suo volto. Sapeva cosa si celava dietro quella maschera di dolore. Conosceva la lucentezza dei suoi occhi verdi, cosi brillanti da sembrare pietre preziose. Essi erano ciò che l’avevano fatto innamorare di lei. Ciò che l’avevano resa agli occhi di lui… unica.

Eppure… adesso… dopo tutti questi anni… dopo tutto ciò che ha passato… Naruto… non l’ho ricorda più. Non ricorda più quale fosse il suo vero volto. La sua vera espressione.

Ora, tutto ciò che prova quando guarda lei è… un grande, immenso, incolmabile… vuoto.

 

Tsuande osservò con attenzione lo sguardo del ragazzo. Era vitreo, opaco, senza alcuna luce. Un blu talmente scuro da assomigliare alle profondità marine. “I tuoi occhi… È la prima volta che vedo quest’espressione sul tuo viso…” Naruto parve ascoltarla solo per metà. Era ancora immerso nei propri pensieri, nei propri turbamenti. Ci volle qualche attimo prima che ristabilisse il contatto con la realtà.

Tsunade non poteva immaginare quale fosse l’origine di quei turbamenti. Ma sapeva che le sue domande avevano risvegliato qualcosa in Naruto.

 

“A quanto pare, avevo ragione. Ti sei reso conto che ci sono cose che non sei riuscito a cambiare, nonostante i tuoi sforzi. Be, è un bene che tu l’abbia fatto. Se continui a credere che ogni cosa possa cambiare, presto o tardi, soffrirai di nuovo. Se persevererai su questa strada… diverrai come Obito.

Invece, se accetti ciò che non puoi cambiare, se abbandoni una lotta conto qualcosa che non ha soluzione, un giorno, riuscirai a trovare un’altra strada che ti permetterà di vivere la vita che desideri, in pace e tranquillità. Alla fine, quella sarà la tua realtà”.

 

Gli occhi di Naruto si accesero. Ma non di luce… di qualcosa di molto più oscuro e sinistro “Quello che lei ha detto… il fatto di accettare le cose che non si possono cambiare… questo vale anche per le persone e… per i sentimenti?”

 

“Uh! Ah! Ecco… s-si! Pensi di si!” balbettò la donna, sorpresa dalla strana domanda fatta dal ninja biondo. Non poteva immaginare cosa ci celava dietro quel quesito cosi complesso ed apparentemente facile.

 

“Capisco! Alla fine… è cosi che andrà. Non ho altra scelta” sussurrò Naruto, molto più a se stesso che alla persona che gli stava di fronte.

 

Tsunade decise che era il momento di mettere il punto a quella discussione. “Naruto… questo tuo viaggio d’allenamento, non so a cosa ti porterà. Non so se riuscirai a superare questo momento difficile per te.

L’unica cosa che non devi dimenticare mai è… chi sei realmente. Ricorda sempre che sei Naruto Uzumaki e che sei un ninja del Villaggio della Foglia. Ricorda per cosa combatti, qual è il tuo compito.

Anche se prendi ordini da persone più in alto di te, anche se vieni pagato per svolgere un lavoro a volte spietato, non devi dimenticare i valori che ti hanno cresciuto e che ti hanno reso l’uomo che sei oggi”.

 

Naruto annui. Dopodiché, prese la busta di denaro che era posata sulla scrivania e disse “Nella busta c’era scritto… che i Daimyo mi ringraziavano per aver catturato Sasuke. Questo significa che… qui dentro ci sono anche i soldi della sua taglia da ricercato?”

 

“Uff! Si! È cosi!” sospirò la donna, stufa di quel tira e molla. Immaginava che Naruto si sarebbe nuovamente rifiutato di prendere quel denaro e sperava che non si accorgesse di quel piccolo dettaglio. “Senti…mettila in questo modo. Stai partendo per un viaggio. Un viaggio d’allenamento chissà dove. Non puoi sperare di sopravvivere anni fuori al villaggio senza denaro per pagarti un vitto ed un alloggio. Ora come ora, non hai niente. La tua casa è distrutta e con essa tutti i tuoi averi. Perciò… quel denaro ti serve” sentenziò Tsunade, mettendo fine a quell’ennesimo capriccio da parte del ragazzo. Tuttavia, quest’ultimo non sembrava ancora del tutto convinto.

 

“Ti sto solo chiedendo di accettare quel denaro, non spetta a me decidere come usarlo. Potrai farne ciò che vuoi una volta che sarai uscita da qui. Tuttavia, sperò che tu ne faccia buon uso”.

 

“Ok!” replicò il ragazzo, stavolta più convinto di prima. Tsunade le aveva dato più di un motivo per accettare quella busta. Rifiutare ancora sarebbe sembrato davvero stupido da parte sua.

In fondo era vero. Viaggiare implicava molte spese, l’aveva visto personalmente viaggiando insieme al suo vecchi maestro Jiraya. Inoltre, il suo vecchio appartamento è andato distrutto durante lo scontro Pain, quindi…

 

Naruto sistemò la busta col denaro e la scatolina, al cui interno c’era il ciondolo che le aveva regalato Tsunade, nella sua borsa ninja.

 

“Non la indossi?” domandò innocentemente la donna, ancora sorridente per la sua “impresa” XD

 

“La indosserò quando sarà il momento” replicò il ragazzo, ricambiando il sorriso.

 

“Quindi… questa è l’ultima volta che ci vediamo”

 

“Già! Per il momento. Quando tornerò al villaggio spero di essere diventato un ninja di gran lunga migliore di quanto lo sia ora”.

 

 “Eheh! Lo spero anch’io, Naruto. Ti auguro buon viaggio”.

 

“La ringrazio molto per tutto ciò che ha fatto per me, Hokage. Terrò bene a mente tutto ciò che mi ha detto” esclamò Naruto con formalità, inchinandosi in avanti per mostrarle rispetto.

Dopo aver scambiato con la donna un’ultimo sguardo di’intesa, Naruto si voltò in direzione della porta.

 

“Ah, aspetta Naruto! C’è un’altra cosa che volevo chiederti. Ecco. Come vanno le cose tra te e Sakura?” domandò Tsunade a bruciapelo, bloccando Naruto che si apprestava ad abbassare la maniglia della porta.

Il ninja biondo era divenuto improvvisamente una statua di pietra. Aveva ancora la mano appoggiata alla maniglia. Era immobile, pietrificato. A malapena respirava. Continuava a dare le spalle alla donna, nascondendo di proposito la “particolare “espressione che aveva fatto nell’udire il nome della kunoichi.

 

“C-Come… come al solito. Perché… me lo chiede?”

 

“Qualche giorno fa sono andata a trovarla in ospedale. Sai, con il fatto che devo gestire la ricostruzione del villaggio, le risorse e tutto il resto, non ho il tempo di andarci. Cosi, ho delegato Sakura al mio posto per gestire l’ospedale. Avrebbe potuto farlo anche Shizune ma… ho bisogno che lei sia a fianco a me, per aiutarmi nella gestione dei documenti. Ogni tanto fa da tramite fra me e Sakura, in modo da tenere sotto controllo la situazione.

Inizialmente pensavo che il compito che gli avevo affidato fosse troppo gravoso per una ragazza giovane come lei, eppure… Sakura si è rivelata molto più capace di quanto non avessi creduto. Ha aiutato un sacco di feriti arrivati dalla guerra in modo eccellente. Ognuno di loro presentava patologie diverse, alcuni anche solo sul piano mentale. Lei è riuscito a far fronte a tutto questo. È stata davvero ammirevole.

Negli ultimi tempi però… il suo rendimento è calato drasticamente. Shizune mi ha accennato eventi alquanto bizzarri che Sakura non commetterebbe mai. Errori banalissimi come sbagliare ad attaccare una flebo e cose cosi.

Pensai che avesse accumulato troppa stanchezza e cosi decisi di andarle a parlare. Era alquanto pallida, i capelli trascurati e gli occhi spenti. Sembrava un’altra persona. Mi ha raccontato che aveva fatto dei turni extra e che molte volte ha preferito rimanere in ospedale, piuttosto che tornare a casa a riposarsi.   

Decisi di sospenderla dal suo incarico per qualche giorno, in modo che lei potesse riposarsi un po’. Ma…si è rifiutata di farlo, dicendo che l’ospedale era troppo importante.

Io insistetti. Le dissi che le occorreva del riposo e che le avrebbe fatto bene passare qualche serata fuori a divertirsi per distrarsi da lavoro. Le domandai “Perché tu e Naruto non uscite insieme qualche volta?”

Vuoi sapere cosa mi ha risposto? Mi ha detto che voi due non vi vedete da mesi”.

 

Nonostante fosse ancora immobile davanti alla porta, Naruto sentiva chiaramente dietro di se lo sguardo di rimprovero che la donna gli stava rivolgendo. Era chiaro che attendeva un chiarimento da parte sua.

 

“Ah! Gia! Ecco, vede… ho avuto molto da fare ultimamente” menti con titubanza il ragazzo “Sa, negli ultimi tempi ho aiutato molto nella ricostruzione del villaggio e… gli allenamenti… Non ho avuto… tempo per andare a trovare Sakura”.  Naruto non era mai stato in grado di mentire. L’incertezza e la confusione presenti nella sua voce lo dimostravano ampiamente.

 

“Davvero?” domandò Tsunade con sospetto. “A meno che io non abbia messo te e Sakura ai lavori forzati, non vedo per quale motivo tu non riesca a ritagliarti del tempo libero da passare con lei. È tua amica o mi sbaglio?” lo rimproverò la donna Inoltre, credevo di essere stata molto chiara riguarda gli allenamenti. Ti avevo ordinato di startene buono per un po’ di tempo fino a quando il braccio non si fosse ripreso completamente. Ma ovviamente… tu fai sempre di testa tua”.

 

Naruto sospirò pesantemente. Voleva solo andarsene da li il prima possibile, non sorbirsi l’ennesima ramanzina. Ma soprattutto, non voleva parlare di Sakura con lei.

 

“Sapevo che ti allenavi. Kakashi me lo ha riferito tempo fa. E mi stava bene. Fino a quando ti facevi controllare regolarmente il braccio, sapevo che non correvi pericolo. Quando ho accennato a Sakura quali fossero le condizioni del tuo braccio mi ha detto che… non sei mai andato da lei a farti controllare l’arto, ne a farti cambiare le fasciature.

All’inizio, pensai che fosse impossibile. Shizune mi lasciava sempre un rapporto dettagliato delle condizioni del tuo braccio ogni settimana. Il che significava che compivi i controlli regolarmente. Solo dopo sono venuta a conoscenza che i controlli veniva compiuti da Ino o da Shizune stessa. Andavi da loro usando la scusa che Sakura era troppo impegnata con il lavoro.

Indi per cui, mi sembra abbastanza chiaro che la causa principale per la quale voi due non riusciate a vedervi non sia una semplice questione di… tempo”.

 

Naruto strinse con più forza la maniglia della porta. La mano tremante e sudata. Il desiderio folle di fuggire.

 

“Tu la stai…” la donna si alzò nello stesso istante in cui Naruto urlò “NON LO DICA”.      

 

“…evitando”.         

 

Il silenzio calò nella stanza. Una quiete carica di tensione che fù spezzata dalla voce della donna che chiedeva con incredulità “Che diavolo stai facendo, Naruto? Cosa è successo tra te e Sakura? 

 

Naruto non era affatto intenzionato a raccontare i dettagli di ciò che era accaduto fra lui e Sakura. Nemmeno se a chiedergli spiegazioni era l’Hokage in persona.

Tuttavia, non poteva negare il fatto di aver posto una repentina distanza dalla ragazza senza alcun preavviso.

 

“Ha ragione! Mi sono allontanato da lei di proposito” ammise il  ragazzo colpevole.

 

“ E suppongo che tu non le abbia ancora detto nulla riguardo Sasuke e il processo, vero?” domandò spazientita l’’Hokage. Il silenzio del ninja biondo bastò per farle intendere che non aveva fatto assolutamente nulla.

 

“Cielo, Naruto! Mi stai dicendo che Sakura non è ancora al corrente della situazione? Dopo il processo, fosti proprio tu a dirmi che le avresti raccontato tutta la storia per filo e per segno. Mi hai quasi supplicato”.

 

“Lo so” sussurrò rauco il ragazzo, digrignando nervosamente i denti e stringendo la maniglia della porta con più forza.

 

“E adesso… mi vieni a dire che Sakura è ancora ignara di tutto?! È per questo che hai preso le distanze da lei? Perché sei spaventato dalla sua reazione da non riuscire a parlarle? Se avessi saputo che eri diventato cosi irresponsabile, me ne sarei occupata personalmente. Che tu lo voglia o no, Sakura merita di sapere la verità quanto te”.

 

“LO SO!” gridò il ragazzo, scagliando un violento pugno nel centro della porta.

 

“Perché… perché non le hai ancora detto niente? Perchè non le hai parlato di Sasuke?”

 

“È… complicato” replicò Naruto in maniera sintetica, cercando di recuperare l’autocontrollo.

 

“Non lo è affatto. Considerando tutte le colpe di cui si è macchiato, siamo stati ben più che clementi nel non dargli la condanna di morte. Passare un solo anno in prigione non sarebbe stato poi cosi terribile per Sakura. Sarebbe tornato a Konoha prima che se ne rendesse conto. Quindi, dove sta il problema?”.

 

“Non è Sasuke il problema… “ disse Naruto voltandosi lentamente verso la donna “… sono io”.

 

Tsunade osservò scrupolosamente l’espressione del ragazzo. I suoi occhi non mostravano alcuna emozione.

La donna si strofinò il volto con le mani, evidentemente esausta. Naruto continuava a voler tenere per se il segreto che lo stava allontanando dalla kunoichi. Riacquistando subito la sua compostezza, chiese al giovane ninja “Che intenzioni hai? Se non riesci a raccontarle la verità riguardo Sasuke, allora ci penserò i…..”.

 

“Ho detto che lo faro io” sbotto Naruto con insistenza “Lo faro stasera stessa. In questo modo, potrà conoscere la verità su Sasuke e… io e lei potremo finalmente “chiarire” una volta per tutte ciò che quel giorno avevamo lasciato in sospeso“.  

 

Tsunade sentì improvvisamente un brivido freddo lungo la schiena. Il modo in cui Naruto aveva pronunciato quelle parole,c osi glaciali e cariche di rancore, le fece accapponare la pelle. In che modo Naruto aveva intenzioni di chiarirsi?

Il ninja biondo scattò rapidamente verso la porta con l’intenzione di aprirla. Aveva già detto troppo e non era il caso di continuare quella conversazione cosi pericolosa.

Ma, poco prima che il ragazzo varcasse la soglia, Tsunade urlò con immensa preoccupazione per la sua allieva “Vuoi farla soffrire?”

 

Naruto si arrestò nuovamente dinanzi alla porta. Stavolta non replicò alla sua domanda. Tsunade interpretò quel silenzio come fosse un’affermazione alla sua domanda.

 

“Io… non so cosa sia successo fra voi due. Ma… ti prego di fermarti, Naruto. Questa storia rischia di finire molto male se continui per questa strada. Sakura è… come una figlia per me, non è solo una mia allieva. Per questo non sopporterei di vederla soffrire ancora. Non pensi a cosa lei proverà dopo tutto questo? Tu e Sakura siete…”.

 

“Ora basta” esclamò Naruto irritato “Lei non sa niente. Perciò, la smetta di prendere le sue parti. Mi ha chiesto se avevo invenzione di farla soffrire. Tsk! L’unico che è stanco di soffrire qui sono io. Ne ho… abbastanza”.

 

Tsunade rimase in silenzio. In quell’istante, udendo quelle parole, intuì cosa stesse succedendo fra lui e la kunoichi. Capì perché il ragazzo si stava comportando a quel modo. Non ne era sicura, ma era l’unica spiegazione plausibile che motivasse quell’assurda situazione.

 

“Ricorda cos’ha detto? Bisogna accettare la realtà e, con essa, anche ciò che non si può cambiare. Solo cosi la vita può andare avanti. Be, è proprio quello che sto cercando di fare. Un passo alla volta. Ho già compiuto i primi passi e, adesso, è giunto il momento di compiere il passo decisivo. Qualcosa che avevo già deciso di fare ormai da tempo”.

 

Il tono serio del ninja biondo, fece capire alla donna che non stava affatto scherzando. Sapeva esattamente cosa stava facendo. Tsunade chiese timorosa “Cosa… cosa vuoi fare?”

 

Con un’espressione seria in volto e gli occhi freddi ma, al col tempo decisi, Naruto esclamò senza ulteriore indugio quelle che erano le sue reali intenzioni. Ciò che avrebbe sancito definitivamente il legame fra lui e Sakura.

 

 

 

 

 

“Voglio lasciare il Team 7”

 

 

 

 

 

“Che cosa? Non puoi dire sul serio” esclamò Shikamaru in maniera scherzosa, non credendo alle parole del compagno.

 

Naruto lo ignorò. Il suo sguardo e la sua attenzione erano rivolti unicamente alla creatura che aveva di fronte. I suoi occhi verdi, più spenti che mai, erano dipinti di un’emozione indescrivibile. Anche se l’istinto gli gridava impellente di distogliere lo sguardo dal viso di lei cosi sofferente, sapeva di non poterlo fare. Doveva andare fino in fondo.

 

“Quando sei entrata nell’ufficio dell’Hokage e ci hai sentito discutere, hai creduto che stessimo parlato di Sasuke. In realtà, le cose erano ben diverse. Stavamo litigando sulla mia decisione di lasciare il Team”.

 

Sakura avrebbe voluto prenderlo per il colletto e sbatterlo violentemente contro il muro gridando “Stai scherzando?” “Perché?” “Non puoi farlo”. Ma, l’espressione seria e gli occhi freddi e determinati di Naruto, le fece intendere che quella era la cruda verità. Era la sua decisione definiva.

Se lui voleva andarsene, che diritto aveva lei di fermarlo?

Tuttavia, lei era un membro del Team è meritava un po’ di considerazione da parte sua. Dopo tutti gli anni passati insieme a combattere fianco a fianco, non poteva finire tutto cosi.

 

“Che… che c-cosa ha detto l’Hokage? Ha a-accolto la tua… richesta?” balbettò la ragazza, non sapendo cos’altro dire o fare per convincerlo a retare. La sua unica speranza, l’unica persona che avesse l’autorità di fermarlo, era proprio la sua insegnante.

 

Naruto abbassò per un’attimo lo sguardo dalla kunoichi e rispose “No! Non ancora, almeno. Ha detto che ci avrebbe pensato su. Tuttavia, ha voluto rendermi la vita difficile. Ha voluto porre una condizione per farsi che prendesse in considerazione la mia richiesta”.

 

“Una… condizione? Quale?” chiese la kunoichi con timore e paura.

 

“Avrei dovuto comunicare la mia decisione personalmente a  tutti i membri del Team e… loro avrebbero dovuto votare. In base alla maggioranza, l’Hokage avrebbe preso la decisione di farmi rimanere o meno all’interno del Team 7”.

 

Sakura gioì dentro di se. Ecco la speranza che stava cercando. In qualche modo, la sua maestra era riuscita a darle il potere di combattere la decisione di Naruto. Se lei e il maestro Kakashi si fossero opposti, Naruto sarebbe dovuto rimanere all’interno del Team 7. Anche Sai, ormai considerando parte del Team, si sarebbe opposto al ninja biondo.

La kunoichi sorrise trionfante dinanzi al ninja biondo, che ora la guardava con irritazione “Quindi, stai dicendo che se la maggior parte dei membri del Team non acconsente a lasciarti andare, tu dovrai rimanere?” Naruto gli rivolse un’occhiata acida “Io non voterò mai a favore della tua decisione. Anzi, credo che nessun membro lo farà. Ne il maestro Kakashi, ne Sai, ne tantomeno Sasuke. Lui non acconsentirà alla tua part…”.

 

“Sasuke lo sa già da un pezzo” esclamò improvvisamente il ninja biondo, rivolgendogli il suo stesso sorrisetto beffardo.

 

“C-cosa?” balbettò incredula la kunoichi.

 

“L’ultima volta che ci siamo incontrati, gli ho raccontato tutto. Gli ho detto che volevo lasciare il Team. Lui non si è opposto. Anzi, direi che la cosa gli importasse granché. La sua risposta se non sbaglio fu “Fa come ti pare”. Quindi, come puoi vedere, non tutti sono contro di me”.

 

Sakura non volle credere alle sue parole. Naruto aveva parlato con Sasuke a sua insaputa e, nonostante tutto, aveva accolto la sua richiesta di lasciare il Team. Be, non che Sasuke avesse molta voce in capitolo considerando ciò che aveva fatto.

 

“C-Comunque sia, è solo un voto. Nessun’altra acconsentirà a…” ma la kunoichi non potè finire la frase. Una mano bianca e molta pallida si levò sulla sua spalle. La mano di Sai.

 

“Sakura… mi spiace ma… io sono dalla parte di Naruto” ammise dispiaciuto il ragazzo, guardandola negli occhi.

 

La kunoichi si sentì crollare il mondo addosso. Nel giro di un’istante, aveva perso l’appoggio di due persone e, con esse, il potere di contrastare Naruto.

 

La ragazzo spostò bruscamente la mano del ragazzo dalla sua spalla e, tirandolo per la giacca, gridò con quanto fiato aveva “Perché? PERCHÉ? PERCHÉ SEI DALLA SUA PARTE? VUOI DAVVERO CHE NARUTO SI ALLONTANI DA NOI, EH? DIMMELO, SAI?” L’Anbu guardò esterrefatto la reazione della sua compagna di squadra. Non l’aveva mai vista cosi frustrata. Il viso sfigurato e sconvolto dal dolore.

Il ragazzo non poteva dirle la verità. Le ragioni che c’erano dietro le azioni di Naruto. Ne poteva rivelarle il motivo per il quale era dalla sua parte. Aveva promesso.

Tutto ciò che si limitò a fare fu mantenere il silenzio e rivolgere lo sguardo altrove, sperando che la kunoichi capisse le sue intenzioni e lo lasciasse stare.

Cosi fu. Sakura allentò lentamente la presa dalla giacca del ragazzo e lascio ciondolare le braccia vicino ai fianchi. Si era sentiva impotente come mai nella sua vita. Tutto ciò che era accaduto, tutto cio che le aveva raccontato e tutte le parole di rabbia e odio che Naruto aveva rivolto nei suoi confronti, dovevano essere frutto di un brutto incubo. Un’orribile incubo da cui non riusciva a svegliarsi. Quella non era la vera realtà.

L’ultimo pensiero della kunoichi fu…

 

“Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo”

 

Naruto rivolse un’ultima, intensa, occhiata alla kunoichi. La testa abbassata, il volto coperto dai capelli e il corpo immobile ed esausto di chi non poteva sopportare oltre.

Nessuno dei partecipanti alla festa oso parlare ancora. Nessun si schiero dalla parte di nessuno. Tutti si limitarono a scambiarsi occhiate veloci in direzione dei diretti interessati che, a loro volta, non sembravano nemmeno accorgersi della loro presenza.

Arrivati a questo punto, non c’era nient’altro da poter dire.

Naruto si voltò e, lentamente,iniziò a camminare verso il corridoio che conduceva all’uscita di casa Nara.

 

“Ehi, Naruto! Dove stai andando?” domandò Shikamaru, fermandolo poco prima che uscisse dalla stanza. Il Nara aveva intuito subito che Naruto era in procinto di andarsene.

 

Naruto si fermò e, con molta calma, osservò tutti i presenti che erano venuti alla sua festa. Sembrava che gli stesse guardando per la prima volta da quando era incominciata. Molti di loro erano rimasti seduti ai loro posti, mentre altri erano in piedi vicino alla kunoichi. Ino aveva appena affiancato la sua migliore amica, tentando di darle conforto.

Hinata, lei non aveva più detto una parola dopo aver saputo della finta dichiarazione di Sakura. Appariva incredula e sconvolta allo stesso tempo. Sembrava facesse fatica a metabolizzare l’accaduto che aveva coinvolto i due ninja. Il suo sguardo era fisso sulla ragazza dai capelli rosa. La osservava in silenzio. Un silenzio assai inquietante.  

 

“Vi ringrazio tutti per questa festa. Mi spiace che… non si andata come avete sperato. Adesso… devo andare via.  Non posso più trattenermi oltre. Se non dovessimo rivederci prima della mia partenza… auguro a tutti buona fortuna” Il ninja biondo fece un lieve sorriso in direzione degli invitanti e con gesto veloce della mano si congedò. Girò la testa in direzione dell’uscita, fece un passo e si arresto nuovamente.

 

“Un’ultima cosa, Sakura” esclamò serio Naruto, continuando a dare le spalle alla ragazza “Dopo stasera… tu ed io abbiamo chiuso” sentenziò il ninja. E si incamminò verso l’uscita, senza voltarsi indietro.

 

La kunoichi attese che le parole del ninja biondo penetrassero abbastanza nella sua mente perché essa le rendesse reali. Il dolore di quella realtà era insopportabile. Naruto non voleva più avere niente a che fare con lei.

 

No!

 

Non lo accetto!

 

Non può finire tutto cosi!

 

 

 

Non glielo permetterò!

 

“ASPETTA NARUTO” gridò la kunoichi con le lacrime agli occhi, liberandosi dell’amica e correndo velocemente verso il corridoio. Naruto spalancò la porta dell’uscita e si fermò. Il richiamo della ragazza, come fosse un grido d’aiuto, aveva ancora effetto su di lui. Non doveva esitare. Doveva andare via e non voltarsi.

Naruto non si mosse. Sentiva la presenza della kunoichi dietro di se che, in lacrime, lo fissava andare via.

Entrambi rimasero immobili, in silenzio, per un tempo che a loro parve infinito. Nell’attesa che uno dei due dicesse qualcosa che potesse risvegliarli da quell’incubo.

 

“T-Ti p-prego, Naruto. Non… non andartene. Mi… mi dispiace per… tutto quanto. Q-Quello che… ho fatto, giusto o sbagliato che sia… l’ho fatto per te. So di… aver commesso molti errori e… so di averti fatto soffrire. Ma, ti prego. Non punirmi… cosi. Non lasciare il Team. Non… escludermi dalla tua vita. Senza di te, io…”.

 

“SBAM!”

 

Senza indugiare oltre, Naruto sbatte con forza la porta alle sue spalle e scomparve dalla vista della kunoichi.

Tutto ciò che si udì da quel momento in poi fu il pianto soffocato della ragazza che, accasciandosi al suolo, versò tutte le lacrime che aveva represso dentro di se.

Stavolta, nessuno sarebbe arrivato a raccogliere il frutto del suo dolore. Nessuno avrebbe riportato il sorriso e la gioia sul suo volto. Nessuno avrebbe potuto riaccendere la luce nei suoi occhi.

Il Sole è ormai tramontato. Adesso, la attende l’oscurità della notte.

 



 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti, ragazzi :)

Come va? State passando una buona estate?

Innanzitutto, mi dispiace per essermi fermato. Giugno è stato cosi pieno di cose da fare che non mi sono nemmeno accorto del suo passaggio. Poi luglio e… il caldo. È colpa del caldo. Quest’anno ha veramente dato il peggio di se. Non riuscivo a scrivere, ne a concentrarmi. Niente. Ho penso fosse meglio far passare questo periodo cosi “rovente” per poi proseguire.

Sembra che ogni mio messaggio inizi con delle scuse XD

Comunque, dato che sono stato fermo per troppo tempo, ho deciso che questo capitolo doveva essere lungo il doppio (anche se penso che sia stato lungo il triplo e forse anche più). Mi sono fatto prendere un pochino la mano. Forse  XD

Sei siete riuscite a leggere tutto il capitolo e ad arrivare fin qui, siete degli eroi per me ;)

Non so perché ma i miei capitoli diventano sempre più complessi. Ho sempre paura che non si capisca appieno il significato che c’è dietro ad ognuno di loro.

Come avete potuto vedere, non sono andato molto avanti con la trama. Ma, ho parlato di un sacco di cose importanti. È fondamentale che voi capiate determinate cose e che vediate le cose come le vedo io. È importante per il futuro della trama e per la crescita che avrà il personaggio di Naruto :)

Ci sarebbe da parlare un sacco ma, in questo modo, questo messaggio risulterebbe interminabile. Se volete fare qualche domanda, chiedete pure ;)

Ringrazio come sempre tutti coloro che recensiscono la mia storia e la seguono. Grazie anche a tutti colori che la inseriscono tra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie a tutti :)

Causa studio, dovrò fermarmi per un po’ dalla scrittura. Quindi, ci risentiamo verso settembre.

Un saluto a tutti :)

 

 

 

 

 

Leon92

   
 
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