Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: DaisyCorbyn    13/08/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4
La mia bacchetta… o forse no?


Alwys continuava a saltellare e gongolare impaziente all’idea che di lì a poco avrebbe comprato la sua bacchetta magica. 
«Eccoci arrivati.» 
Si erano fermati davanti ad un negozio che aveva un’insegna a lettere d’oro sopra la porta che recitava: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.
Alwys, impaziente, si avvicinò alla porta ma, prima che potesse toccare la maniglia, Ted la prese per un braccio.
«Una cosa: comprare una bacchetta è molto personale perché non sei tu a scegliere la bacchetta, ma lei, quindi voglio che tu ti senta a tuo agio. Io vado a fare una cosa, non ci metterò molto, così tu potrai avere tutta la calma di cui hai bisogno. Il signor Olivander è un tipo a posto» la ragazza fu sorpresa da quelle parole, incominciò ad essere un po’ in ansia, ma il sorriso di Ted riuscì a tranquillizzarla. 
Si salutarono e ognuno andò per la sua strada. Aprendo la porta sentì un piccolo campanellino squillare come nei negozi antichi: il posto era sporco e mal ridotto, un sottile strato di polvere si estendeva ovunque come il mare sopra la spiaggia. C’era un silenzio inquietante e Alwys rabbrividì più per quello che per il sottile freddo annidato in quel luogo. Spostò lo sguardo verso una sfilza di librerie, una di fronte all’altra, che al posto dei libri ospitavano piccole scatoline.
«Buon pomeriggio» una flebile voce arrivò all’orecchio della ragazza facendola girare di scatto: un anziano signore con disordinati capelli bianchi era fra due librerie e la scrutava con i suoi occhi come se volesse analizzarla.
«A lei» rispose educatamente la ragazza e, senza accorgersene, fece un inchino. 
«Sono Olivander. E lei?» 
L’anziano si avvicinò come se stesse cercando di capire dove l’avesse già vista.
«Alwys Dewery, piacere» rispose la ragazza per poi porgergli la mano.
Lui, invece di stringerla, la agguantò e analizzò attentamente il braccio, poi un metro volò verso di lui e incominciò a segnarsi tutte le misure possibili ed immaginabili, anche la circonferenza della testa. 
«Voi lupi mannari siete difficili, molto difficili.»
Alwys trasalì a quella affermazione, ma Olivander sembrava completamente a suo agio. 
«Non esistono due bacchette uguali mia cara Alwys, ogni materiale è preso da elementi diversi, come ad esempio le crine di unicorno di questa non sono le stesse di un’altra» le spiegò mentre dondolava fra gli scaffali per poi prendere un cofanetto. «Prenda la bacchetta e la agiti.»
Alwys deglutì, si apprestò a fare come le aveva detto l’uomo, ma lui immediatamente la fermò e le strappò via dalla mano la bacchetta. Lei rimase a bocca aperta, ma lui non ci fece caso e continuò a cercare. Era un tipo davvero strambo, con una leggera gobba che gli teneva il naso incollato a terra, due occhietti piccoli attenti e guizzanti e dei capelli spelacchiati di un argento spento. Alwys capì che era un tipo che non doveva essere contraddetto, quindi si limitò a guardarsi intorno, scorgendo una foto sulla scrivania piena di scartoffie: vi era Olivander con un uomo ed una donna che sorridevano felici. Alwys non badò al fatto che essa si muovesse, ma al fatto che Olivander era radioso e non aveva la gobba nonostante la foto sembrasse recente. Il filo dei suoi pensieri però venne interrotto dall’uomo che le portò un’altra bacchetta: la agitò, ma non accadde nulla. Lo stesso avvenne per le altre sette o dieci bacchette, ormai Alwys aveva perso il conto.
«Forse salice e corde di drago… oppure abete e piume di fenice…» si grattava la testa quasi in preda ad un esaurimento nervoso mentre gironzolava fra gli scaffali.
«Cliente difficile, molto difficile… voi lupi mannari siete tutti uguali… ma io troverò qualcosa come sempre» farfugliava mentre faceva cadere scatole o le porgeva a lei. 
Alwys incominciò a sentirsi a disagio: forse non era una vera strega e per questo nessuna bacchetta andava bene. All’improvviso le venne un nodo allo stomaco e cercò disperatamente con lo sguardo Ted fuori dalla vetrina, ma di lui non c’era traccia.
«So io cosa ci vuole!» 
Una voce femminile la fece sobbalzare. Alwys si voltò e individuò la proprietaria: una pallida donna con un lungo vestito grigio come i capelli, adornati da una tiara argentata, si avvicinò ad Alwys che, arrivando alla fine della sua gonna dopo averla scrutata con curiosità, poté notare che non toccava terra. 
«Sì, sono un fantasma se te lo stai chiedendo» disse la donna un po’ spazientita dall’espressione allibita di Alwys.
«Sei molto bella» disse la ragazza cercando di rimediare.
«Grazie, comunque-»
«No! IO sono il negoziante e IO so cosa ci vuole» Olivander si intromise e guardò furioso la donna. 
«Allora perché non provi quella bacchetta?» chiese lei facendogli l’occhiolino.
«Perché è troppo giovane per poter usare una bacchetta che è stata di qualcun altro, ma tu che ne puoi capire?» rispose lui cacciandola con un rapido gesto della mano.
«Come osi trattare una signora così?» urlò lei corrugando la fronte, poi si girò e volò via.
«Brava, vai a volare da un’altra parte… prova questa» disse poi spostando lo sguardo su Alwys e porgendole una bacchetta. 
Ma anche quella, come le altre venti, non andò bene.
Stanco, Olivander si accasciò sopra una sedia e si massaggiò le tempie.
«Come è possibile…» farfugliò sconsolato.
 Ad un tratto un piccolo cofanetto volò verso di loro e si posò sulle mani di Alwys che, senza accorgersene, le aveva alzate davanti a sé. Da esso uscì un leggero fumo color cenere che poi formò la figura del fantasma di prima.
«Prova» le disse facendole l’occhiolino con in sottofondo le imprecazioni di Olivander. 
Alwys prese in mano la curiosa bacchetta bianca: ancora non ne aveva provate di quel colore. Aveva dei rampicanti che si attorcigliavano nel manico e una brillante pietra blu incastonata alla base. Improvvisamente sentì un calore propagarsi per tutto il braccio, agitò la bacchetta e delle scintille bianche uscirono dalla punta di essa. Si sentì piena e vuota allo stesso tempo, era una sensazione che a parole era impossibile da spiegare.
Olivander si alzò con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta avvicinandosi alla donna che, invece, sorrideva.
«Perché è così sorpreso? Cosa succede?» chiese la ragazza preoccupata per la sua reazione.
«Quella bacchetta era la mia» rispose la donna per poi sedersi su una sedia in procinto di raccontare una storia che Alwys non vedeva l’ora di ascoltare. «Avevo anche io undici anni quando comprai la mia bacchetta: biancospino, nucleo di piume di fenice, rigida. Ero una bambina molto promettente, avrei avuto un brillante futuro se non fosse stato per il fatto che mi sono innamorata dell’uomo sbagliato: era bellissimo, intelligente e anche lui un ottimo mago. Forse troppo. Aveva grosse manie di potere, il suo sogno era di rivoluzionare il mondo magico facendo uso dei Doni della Morte. Io sapevo che ciò non avrebbe portato a nulla di buono, ma lui non mi ascoltò. Mi diceva che mi amava e che faceva questo anche per me, per poter un giorno vivere insieme felici. Io, stregata dall’amore, gli ho creduto. Un giorno però lo vidi parlare con un suo amico, stavano litigando a causa dei suoi metodi poco ortodossi e lì… li vidi confessarsi a vicenda di amarsi. Non potevo crederci, non volevo crederci. Confusa andai sugli scogli, dove di solito passavo il tempo con lui, e… mi buttai giù. La mia anima ha vagato per tutto questo tempo in cerca di pace, perché volevo che la mia bacchetta arrivasse nelle mani di qualcuno che l’avrebbe usata al meglio, così la cosparsi delle mie lacrime affinché solo i puri di cuore potessero impugnarla. E tu lo sei.»
Alwys guardò gli occhi lucidi della donna che si tratteneva dal pianto. Capì la sensazione che prima l’aveva investita: erano i sentimenti che la donna aveva provato durante tutta la sua vita. L’avevano investita e abbandonata nel giro di un battito d’ali. Alwys spostò lo sguardo sulla bacchetta così bianca da brillare per la luce riflessa. 
«Non sono pura di cuore» disse per poi rimetterla nel cofanetto e porgerla alla donna.
«Detesto ammetterlo, ma Lady Amelia ha ragione: se solo i puri di cuore possono impugnare questa bacchetta, allora tu lo sei perché ricorda che non è il mago a scegliere la bacchetta, ma la bacchetta a scegliere il mago» disse Olivander sorridendo dolcemente.
«Sono sicura che farai grandi cose» le disse Lady Amelia avvicinandosi e accarezzandole i capelli.
«Scusate il ritardo ma… che succede?» 
Ted entrò in negozio con i capelli disordinati e tinti di un acceso fucsia e il fiatone come se avesse corso per un lungo tratto.
«Poi te lo spiego» disse Alwys guardando la donna per poi scambiarsi un sorriso da complici.
«Comunque ho fatto tardi perché ci sono stato un po’ per scegliere cosa comprarti» disse lui alzando una piccola gabbietta lilla come quelle per i cani o i gatti.
«In che senso?» 
Alwys si avvicinò e, appena guardò dentro di essa, urlò 
dalla gioia. 
«Ma è bellissimo!»
«Niente animali dentro il mio negozio» disse Olivander un po’ spazientito per tutto quel trambusto.
Alwys si avvicinò a Lady Amelia e le schioccò un bacio sulla guancia, anche se in verità baciò l’aria. 
«La terrò con molta cura» disse e poi si avvicinò ad Olivander e lo abbracciò. «Grazie.» 
Lui per un breve attimo rimase con le mani per aria, poi, però, le poggiò sulla testa della ragazzina. 
I due uscirono dal negozio ed Alwys raccontò tutto a Ted che alternò un “Incredibile” con uno “Spettacolare” per ogni cosa che diceva. Anche lui, abituato a stranezze e magie, era rimasto colpito da ciò che le era successo.
Andarono a prendersi un gelato e Alwys ne approfittò per far uscire la piccola bestiolina che era prigioniera di quella gabbia. 
«È bellissima! Non dovevi» disse a Ted mentre due occhioni la scrutavano. 
Era un gatto soriano con il pelo lungo e dei ciuffetti bianchi che uscivano dalle orecchie sproporzionate perché più grandi del normale, era ancora piccolo quindi sembrava una palla di pelo piuttosto che un gatto e aveva un occhio verde e uno completamente nero.
«Cos’ha a quest’occhio?» chiese Alwys mentre accarezzava il gattino molto felice per quelle coccole.
«A causa di una malattia ha perso la vista da quell’occhio, nessuno la voleva prendere a causa di ciò così ho pensato che con te sarebbe stata benissimo perché l’avresti amata comunque» spiegò il ragazzo fra una leccata e l’altra al suo cono al cioccolato.
«È il gattino più dolce del mondo» disse la ragazzina grattandogli la pancina maculata. 
«Ovviamente ha bisogno di un nome» le disse Ted. «È una femmina.»
«Un nome femminile…» pensò la ragazza corrugando la fronte in cerca di un’idea mentre faceva vagare lo sguardo sul micetto. «Aspetta un attimo… ma quella coda…»
«Vero tu non sei abituata!» esclamò lui dandosi un colpetto sulla fronte. «Non è un semplice gatto, è un Kneazle.»
«Un che?» ripeté lei alzando un sopracciglio.
«Sono molto simili ai gatti se non fosse per la coda simile a quella di un leone e le orecchie molto grandi. La loro particolarità è che si attaccano molto al padrone e lo difenderebbero con tutte le loro forze, in più riesce a riconoscere le persone pericolose» spiegò sorridendo.
«Questo lo fa diventare ancora più speciale!» esclamò lei pensando alla faccia di sua madre quando l’avrebbe viso. «Ci vuole un nome davvero speciale allora.»
«Mentre ci pensi torniamo a casa, ci sei stata un sacco di tempo a scegliere la bacchetta!» la canzonò il ragazzo.
Alwys in risposta fece una smorfia e si misero a ridere.
Ovviamente sarebbe stato impossibile viaggiare con tutte quelle buste, così Ted prese la sua bacchetta, la agitò e, appena disse «Reducio», tutto divenne piccolissimo. 
Sicuramente quell’incantesimo lo ha inventato una donna, pensò Alwys nascondendo un sorriso malizioso. 
Durante il ritorno la ragazzina cercò e ricercò nella sua mente un nome da dare al gattino, mentre sui suoi occhi si specchiavano le nuvole e le piccole casette. Ad un tratto un lampo le attraversò la mente. 
Scesero dalla scopa e Ted fece tornare normali le buste.
«Domani andrai alla stazione, questo è il tuo biglietto, troverai tutte le informazioni lì, mi raccomando non perderlo. Ovviamente il binario è nascosto per evitare che i babbani lo scoprano… quello che devi fare è andare davanti alla colonna di pietra dove ai lati ci sono scritti il numero 9 e 10 e poi andarci contro» spiegò Ted sistemandosi i capelli scompigliati a causa del vento.
«Andarci contro?» chiese perplessa Alwys strabuzzando gli occhi.
«Sì, tranquilla, non ti accadrà niente. Vorrei essere lì con te, ma non posso, devo… salutare una persona» disse il ragazzo un po’ imbarazzato e i suoi capelli si tinsero leggermente di rosa. «Sicuramente troverai qualcuno a cui potrai chiedere.»
Alwys lo guardò negli occhi e gli sorrise. 
«Non potrò mai dirti grazie abbastanza.»
«Non c’è bisogno» e, detto ciò, si posizionò di nuovo con la scopa fra le gambe mentre lei si incamminava verso il portone di casa.
«Ah, una cosa!» esclamò lei girandosi di scatto. «Ho scelto il nome per il gatto.»
«Qual è?» chiese curioso Ted per la strana emozione che brillò negli occhi di lei.
«Ninfa» rispose Alwys sorridendo per poi entrare dentro casa sua.
«È un nome bellissimo…» disse Ted, ma nessuno lo sentì perché lo sussurrò così piano che solo il suo cuore poté sentirlo, mentre i suoi capelli si tinsero di uno strano colore scuro.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: DaisyCorbyn