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Autore: Sora_D_Aoi    16/08/2017    2 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla fine della sanguinaria Guerra dei Vertici, scontro epico che ha visto affrontarsi i più grandi esponenti della Marina Militare e le flotte del pirata conosciuto come l'uomo più forte del mondo, l'Imperatore Edward Newgate, giunto fin lì per soccorrere il suo amato figlio nonché Comandante della sua Seconda Divisione Portgas D. Ace. In quella battaglia di smisurate dimensioni entrambe le fazioni hanno subito innumerevoli e dolorosissime perdite, di cui la più clamorosa è stata costituita dalla dipartita dello stesso Imperatore Bianco, che con la sua morte ha inaugurato l’inizio di una Nuova Era.
Tuttavia, questo violento conflitto non ha portato solo sofferenze, ma ha anche spinto dei giovani a compiere delle scelte necessarie per realizzare i loro sogni e soprattutto per proteggere le persone a loro care.
Per una di loro, la 'Vendicatrice degli Abissi' Sora D. Aoi, sarà l'inizio di una grande avventura, ma anche il momento di affrontare un doloroso passato intriso di sangue e morte...
[Sequel di "Cronache di un'Assassina - La Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi": per comprendere appieno le vicende e soprattutto la caratterizzazione della protagonista ne è caldamente consigliata la lettura.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Rivoluzionari, Sabo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo Autrice:
Eccoci.
Care lettrici e cari lettori,
non avrei mai pensato (o meglio, ho sperato che non accadesse ancora) che, esattamente come feci circa un anno fa, mi sarei ritrovata a riapparire dopo altri nove mesi d’assenza e che, esattamente come un anno fa, mi sarei sentita così a disagio nel ritornare su questo sito.
Stavolta però non voglio promettere che non ‘sparirò’ nel nulla come ho già fatto due volte, perché se poi non mantenessi questa promessa mi sentirei anche peggio. Posso solo scusarmi e ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia in qualche categoria senza mai rimuoverla e che mi hanno recensito in precedenza, con la speranza che possano ritrovarla e avere nonostante tutto la curiosità di sapere come continuerà, dandomi i loro pareri e magari anche qualche consiglio.
Confido comunque che assicurarvi che, anche con pause inaspettate di mesi interi, io non mollerò questa storia (sono tornata qui con due nuovi capitoli per dimostrarlo, in fin dei conti) sia sufficiente per non farmi odiare. Con la fine definitiva (sia ringraziato il cielo) della scuola e la scelta di non frequentare l’università non ho idea di come sarà la mia vita nei prossimi mesi, ma confido che One Piece e la mia FF ritornino ad esserne una parte attiva.
Detto questo vi ringrazio dell’attenzione e spero che questo umile capitolo sia di vostro gradimento.
Sora_D_Aoi

 
NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
In seguito al ricongiungimento con la Prima Divisione dei Pirati di Barbabianca, la Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi viene a sapere dal loro Comandante, Marco la Fenice, che il ruolo scelto per lei all’interno dell’equipaggio del defunto ‘Uomo più forte del Mondo’ è quello di Comandante della Quarta Flotta.

La notizia sommata alle nefaste previsioni di Madame Shirley fa nascere in lei ulteriori dubbi e preoccupazioni, che vengono parzialmente risolti e accantonati grazie al sostegno di Ace, il quale le promette che, a prescindere dai pericoli che dovranno affrontare, la ciurma di Barbabianca le darà sempre il suo appoggio.

Dolceamaro si rivela poi essere il suo ultimo colloquio con Jinbē, che seppur onorato si veder costretto a rifiutare la sua richiesta di partire con loro verso il Nuovo Mondo, volendo proteggere la sua isola sia dall’Imperatrice Big Mom sia dalle mire di Hody Jones, Capitano dei Nuovi Pirati Uomini-Pesce da sempre avversi agli umani.

Camminando fianco a fianco verso la nave che la porterà nella seconda parte della Grand Line assieme a suo fratello e ai suoi nuovi nakama, maestro e allieva sono infine costretti a scambiarsi un silenzioso ma ottimistico ‘arrivederci’.
 
 - IN VIAGGIO
IL DONO DELLA VECCHIA NYON E LE RIFLESSIONI DI AOI
 
Si alzò di scatto dal letto che cigolò appena per via del movimento brusco e raggiunse in due passi il centro della sua piccola cabina, per poi bloccarsi altrettanto improvvisamente e scuotere la testa, rinunciando all’idea che le era appena venuta in mente. Sospirò e tornò a sedersi sulla branda, ancora più scontenta di prima.

Quanto tempo era passato dalla loro partenza? Tre ore? Forse quattro? Ad Aoi sembrava già trascorsa un’eternità da quando aveva sentito Marco dare l’ordine di levare l’ancora dalla Foresta Marina per dirigersi finalmente verso il Nuovo Mondo, e nonostante una parte di lei avesse aspettato per anni l’inizio ufficiale della sua avventura, in quel momento un’altra ben più incerta e infantile avrebbe solamente desiderato tornare indietro.  

Aveva preferito ritirarsi nella sua cabina appena lei, Jinbē e Rai avevano raggiunto la nave, e sebbene Ace avesse inizialmente tentato di fermarla nessuno aveva contrastato la sua scelta, né lei se n’era pentita. Era stato giusto così: lei e il suo maestro si erano detti tutto ciò che dovevano là, davanti alla tomba della Regina Otohime; qualunque altra parola, anche un semplice saluto sarebbero stati superflui e le sarebbero costati non poca fatica, perché nonostante fosse conscia che quello non sarebbe certo stato un addio e che la decisione del suo maestro fosse stata la migliore sotto ogni punto di vista, una piccola ma decisa vocina nella sua testa aveva continuato ad opporsi all’idea di allontanarsi in maniera così definitiva dall’uomo che le aveva insegnato così tanto, e non solo del Gyojin Karate.

Per fortuna la sua piccola voce interiore sembrava essersi finalmente arresa a quella realtà, sostituendosi però ad un vago senso di ansia dovuto alla consapevolezza che quella sera la sua vita sarebbe ufficialmente cambiata per sempre, e quella constatazione l’aveva portata ad un continuo alternarsi di scatti in piedi, giri in tondo per la stanza e sbuffi senza fine. Non aveva nemmeno raggiunto i suoi nuovi compagni per pranzo quando Marco in persona era venuto a chiamarla, visto anche l’enorme banchetto che le era stato promesso per il suo ingresso nella ciurma; non aveva chiuso la porta a chiave, ma era certa che nessuno sarebbe mai stato tanto sconsiderato da entrare senza il suo esplicito permesso.

La Vendicatrice degli Abissi non aveva idea di cosa fare per far passare quel tempo che sembrava essersi fermato nel momento esatto in cui si era chiusa nella sua cabina; sapeva solo che si sentiva come un animale chiuso in gabbia, e ricordi non proprio piacevoli l’avevano spinta ad odiare quella sensazione.   

La ragazza si prese il mento tra le mani alla disperata ricerca di un’idea, sempre più frustrata, mentre l’insano desiderio di prendere a pugni qualcosa si fece lentamente spazio nella sua psiche oppressa. Avrebbe potuto semplicemente andare fuori e chiedere a quel Pennuto se ci fosse qualcosa che potesse fare per aiutare la Prima Divisione, ma la bocciò subito in quanto non si sentiva ancora pronta a stare in mezzo ai suoi nuovi nakama con anche il rischio di confondersi e sbagliare i loro nomi: per quanto fosse riuscita a nasconderlo fino a quel momento, Aoi era allo stesso livello dei suoi fratelli in fatto di imparare diversi nomi e collegarli ai rispettivi visi; non poteva ancora permettersi di fare figuracce.

“Però cos’altro potrei fare...? Qui non c’è niente! Non ci sono libri, fogli per scarabocchiare o qualsiasi altra cosa per distrarmi... Di questo passo sarò un fascio di nervi quando arriveremo sull’Isola del Babbo... e per quanto ce l’abbia ancora con i Comandanti per la loro decisione non voglio che mi vedano tutti come una tiranna sclerata, soprattutto i membri della Quarta Divisione...”

Il suo sguardo stanco dalla notte lunga e agitata vagò nella stanza spoglia, finché qualcosa non attirò la sua attenzione. Il suo corpo si mosse istintivamente, ma con molta più calma e quasi con timore verso l’oggetto del suo interesse. Aveva rimandato quel suo ‘compito’ per colpa di quello stupido Succo di Frutta di Ace che aveva avuto la brillante idea di anticipare largamente la partenza, ma poi il caotico susseguirsi di eventi gliel’aveva fatto passare del tutto di mente.

Aprì con lentezza la sua logora sacca, della quale forse si sarebbe poi sbarazzata vista la splendida e soprattutto capiente borsa firmata Crimin piena di tasche e cerniere che le aveva regalato Pappagu, e da essa vi tirò fuori una scatola abbastanza larga e piatta di colore rosso, che era stata accuratamente legata con uno spesso spago per evitare che si aprisse e il suo contenuto si rovinasse. Il solo odore di carta datata che ne uscì le diede un breve ma sentito brivido lungo la schiena.

Aoi deglutì, osservando la scatola con attenzione, mentre il ricordo di quanto accaduto poco più di una settimana prima e la cara voce della vecchia Nyon si ripresentarono vividamente nella sua testa:

*AMAZON LILY, DIECI GIORNI PRIMA*

“Capisco... È un peccato che tu non possa trattenerti qui qualche giorno in più, cara... La tua presenza avrebbe certamente fatto bene alla nostra Principessa... Sai, la lontananza da Rufy l’ha resa di umore piuttosto instabile ultimamente!” spiegò la saggia Kuja mentre rovistava con ben poca discrezione all’interno di un cassetto nella stanza della stessa sovrana, l’Imperatrice di Amazon Lily nonché membro degli Shichibukai Boa Hancock.

Dopo aver saputo da Rayleigh che Ace aveva lasciato Rusukaina ben una settimana e mezzo prima rispetto al giorno stabilito, Aoi e Jinbē si erano subito messi in viaggio per raggiungerlo all’Arcipelago Sabaody e tornare tutti insieme sull’Isola degli Uomini-Pesce, dove Marco e la sua Divisione li avrebbero recuperati per poi partire finalmente alla volta del Nuovo Mondo.  

Tuttavia, calcolando i tempi la Vendicatrice degli Abissi si era resa conto che sarebbero bastati cinque giorni di navigazione per raggiungere Sabaody, e perciò aveva chiesto al suo maestro di fare prima tappa ad Amazon Lily per salutare Hancock e le Kuja, e poi nel North Blue per avere finalmente modo di vedere l’isola su cui era nata, Silversea Isle; inutile dire che la ragazza era stata accolta più che calorosamente dalle guerriere e dalla loro Principessa, la quale aveva provato non poca delusione nel venire a sapere che quella visita sarebbe durata non più di un paio di giorni.

“Spiace molto anche a me... Mi sarebbe piaciuto visitare ancora l’isola e passare un po’ di tempo con Hancock-San e le altre Kuja, ma purtroppo questo ‘imprevisto’ mi ha sconvolto i piani...” rispose l’ex assassina guardandosi attorno con un leggero disagio. Si sentiva un po’ una ladra a curiosare nella stanza della Principessa Serpente in assenza di quest’ultima, benché concretamente fosse la vecchia Nyon quella che stava frugando senza ritegno negli effetti personali dell’Imperatrice di Amazon Lily; ancora non aveva capito cosa stesse cercando e soprattutto perché la volesse lì con lei “Piuttosto... È davvero sicura di poter guardare così liberamente nei suoi cassetti...? Non rischia di farla arrabbiare?”

“Sciocchezze! Veglio su di lei fin da quando era ancora una bambina! Oltretutto molti anni fa questa stanza apparteneva a me!” affermò convinta la vecchia Nyon, continuando a cercare chissà cosa.

“C-come sarebbe a dire...?” domandò la ragazza confusa da quella asserzione. 

“Oh, cara figliola! Non ti avevo detto che in passato sono stata anch’io Imperatrice di Amazon Lily?” chiese con noncuranza l’anziana, come se si fosse semplicemente dimenticata di fare una commissione di poco conto.

“CHE?!” sbottò la giovane ricercata prima di tapparsi la bocca con le mani, per timore che Hancock arrivasse proprio in quel momento cogliendole in flagrante “Dice sul serio...?!” abbassò drasticamente la voce, ancora timorosa. Anche se non aveva motivo di temere la donna, essendo considerata da quell’ultima come una sorella acquisita, non poteva comunque evitare di sentirsi in colpa per essere ‘complice’ di una violazione di privacy, il che era ironico visto che aveva da quasi due anni una taglia sulla testa.

“Certamente! Per la precisione sono stata l’Imperatrice di tre generazioni fa, prima di tua nonna e tua zia. Divenni Imperatrice quando avevo all’incirca la tua età, e governai l’isola per quasi dodici anni... fino a che non ebbi un’esperienza simile a quella di tua madre, tua zia e Hancock...” il suo tono si fece più serio, quasi nostalgico.

“Intende dire che anche lei fu vittima del... ‘Mal d’Amore’...?” con non poca fatica Aoi usò il ridicolo appellativo che le Kuja avevano dato all’innamoramento, ma la curiosità che la vecchia Gloriosa aveva suscitato in lei le fece superare il fastidio.

“Già... Tuttavia, al contrario di tua madre che partì prima di diventare regnante e di tua zia e Hancock che ne soffrirono senza sapere cosa fare per curarlo, io abbandonai Amazon Lily dopo essere stata per più di un decennio Imperatrice... Questo causò non pochi problemi alle Kuja, che durante la mia lunga assenza elessero prima tua nonna Magnolia e in seguito tua zia Iris come nuove sovrane. Vissi per diverso tempo a Sabaody, dove conobbi Rayleigh e Shakky, per poi tornare qui con le sorelle Boa dopo che queste vennero liberate da Fisher Tiger... Sebbene le ragazze mi permettano di girare tranquillamente per il palazzo e per il villaggio, non posso comunque negare di averle tradite... Devo ringraziare tua nonna e tua zia che non hanno mai voluto cacciarmi dall’isola nonostante quello che ho fatto.” spiegò risentita la donna, tirando poi fuori dall’ultimo cassetto in basso dell’immenso comodino una scatola tutta impolverata e legata da uno spesso laccio bianco “Ma non voglio annoiarti ulteriormente con queste vecchie storie! Piuttosto, ecco qui il regalo che ti avevo promesso poco prima che partissi per l’allenamento con i tuoi fratelli e Rayleigh! Non è nulla di che, ma ci tenevo che l’avessi!” asserì sorridendo maternamente, porgendogliela.

“Oh... Grazie mille, ma non era necessario...!” ringraziò leggermente sorpresa la ragazza, accettando il misterioso contenitore e togliendo con la mano il sottile strato di polvere che si era formato su di esso “Se posso... che cosa contiene?” le venne spontaneo domandare, da un lato estremamente curiosa di aprirlo ma dall’altra incerta su cosa farne.

“Lì dentro io e tua nonna abbiamo raccolto tutte le lettere che tua madre ci inviò dopo la sua partenza! In verità sono più una sorta di diario che non delle fonti di informazioni, ma sono l’unico ricordo materiale che abbiamo di lei e ci sembrava giusto conservarle... Sono tue di diritto, cara!”

Aoi trattenne il fiato, presa alla sprovvista, e il suo sguardo si fissò istantaneamente sulla scatola dall’inaspettato contenuto; il giuramento fatto dodici anni prima sulla scogliera dell’Isola di Dawn le risuonò chiaro e profondo nella mente, ricordandole il motivo principale per cui aveva deciso di prendere il mare.

Forse quelle lettere avrebbero potuto aiutarla a scoprire chi era veramente.

 
**

Oltre a quella scatola Nyon-baa le aveva donato anche una ‘Lacrima di Luna’, particolare specie di giglio in grado di proliferare sotto i climi più rigidi, ma la ragazza aveva preferito piantarlo davanti alla tomba di sua madre dopo aver saputo che era stato proprio suo padre a regalarle il primo esemplare poco dopo che si erano conosciuti; certamente sarebbe stato meglio lì.

I pensieri che si scatenarono nella sua testa furono pressappoco gli stessi che l’avevano stravolta appena ricevuta la scatola: se da un lato stava morendo dalla voglia di venire a conoscenza del contenuto delle lettere al suo interno, dall’altro aveva quasi il timore che appena l’avesse aperta sarebbe stata colpita da una maledizione che l’avrebbe fatta invecchiare di colpo*.

Non ci volle molto, però, perché il suo desiderio di conoscere la verità sul suo passato la spingesse a sciogliere lo spesso nodo che la teneva chiusa; anche se le parole della vecchia Nyon avrebbero dovuto tenere a freno quella sete di informazioni, in cuor suo la giovane sperò ardentemente che vi fossero dettagli che l’anziana non era stata in grado di decifrare. 

Una volta tolto il coperchio venne subito inebriata dall’odore dell’inchiostro sulla vecchia carta ingiallita, mentre la vista delle innumerevoli lettere accuratamente riposte nelle loro buste la resero ancora più impaziente. Si sentiva quasi come una bambina la notte prima del suo compleanno.

Già... compleanno... Magari avrebbe finalmente scoperto il mese e il giorno esatto della sua nascita?

Si sedette alla scrivania e accese la piccola lampada sistemata sopra di essa, per poi disporre le lettere in ordine sulla ruvida superficie lignea e iniziare a controllare con pazienza le date riportate sopra le buste in modo da leggerle nel dovuto ordine; la più vecchia risaliva alla primavera di ventuno anni e mezzo fa, circa un anno e mezzo prima della sua presunta nascita.

La Vendicatrice degli Abissi deglutì, e con mano quasi tremante estrasse dalla busta il foglio ruvido ma sottile, riempito da una calligrafia piccola e fitta, vagamente simile alla sua ma decisamente più ordinata ed elegante.

Sospirò profondamente e iniziò a leggere.

§

“... Sorellina...? Svegliati, tra un quarto d’ora saremo arrivati...” la voce gentile di Ace le giunse ovattata alle orecchie, mentre le sue mani grandi e calde dal tocco ruvido ma delicato le cinsero le spalle leggermente infreddolite, facendola uscire dal sonno pesante nel quale era sprofondata senza nemmeno rendersene conto.

Aoi di risposta mugolò appena, per nulla intenzionata ad abbandonare il piacevole torpore a cui il suo corpo si era lasciato andare, ma il maggiore insisté, chiamandola una seconda volta e iniziando a scuoterla debolmente: “Ehi, Raperonzolo... È ora di svegliarsi... Siamo già riemersi, sai...? Non vorrai mica far aspettare tutti gli altri, spero...!” le parole risuonarono più vicine e chiare, vagamente divertite, mentre il suo inconfondibile odore di cenere andò a solleticare le narici della più giovane, rendendole così quel risveglio meno doloroso.

“... Chi...?” riuscì soltanto a biascicare lei, strofinandosi comunque di malavoglia gli occhi impastati dal sonno e sollevando le palpebre quel tanto che bastava da far filtrare la fin troppo chiara luce nella stanza; aveva dormito così profondamente da non riuscire nemmeno a ricordarsi dove si trovasse in quel momento, anche se la presenza del fratello la rassicurò.

“Come sarebbe a dire ‘chi’...?” fu l’ovvia reazione di Pugno di Fuoco, quasi intenerito dalla confusione che lesse nel faccino stanco della biondina “Non ti sarai mica dimenticata del grande evento di oggi...! E dire che sarai tu la star indiscussa della serata...!”

La Vendicatrice degli Abissi si sforzò di ragionare, ma il suo cervello ancora rintronato ci impiegò diversi secondi per ricominciare a carburare correttamente e permetterle di capire di cosa stesse parlando il Comandante della Seconda Divisione; poi, quasi di punto in bianco, la lunga serie di eventi che si erano susseguiti in meno di quarantotto ore le passò davanti agli occhi come una vecchia pellicola, facendola quindi trasalire come se si fosse appena risvegliata da un incubo e pronunciare la più eloquente ed incisiva delle esclamazioni possibili: “MERDA!”

In meno di un secondo Aoi calciò lo zolfanello fuori dalla sua stanza e chiuse la porta a chiave, per poi iniziare un ultimo disperato tentativo di rendersi quantomeno presentabile ai suoi nuovi nakama. Non che fosse poi di vitale importanza, visto e considerato che stava parlando di un migliaio di rozzi trogloditi sicuramente senza la men che minima conoscenza in fatto di igiene e che a lei di essere elegante, alla moda e tutte quelle altre cazzate era sempre importato meno di zero, ma tra avere un aspetto pulito e ordinato e sembrare reduce da un Buster Call c’era una gran bella differenza.

“Si può sapere che accidenti ti è preso?! Mi hai fatto male!” sentì lamentarsi Ace dal corridoio “Se me l’avessi chiesto sarei uscito da solo!”

“Taci!!! Non potevi venire prima a svegliarmi?! Non farò mai in tempo a darmi una sistemata degna di questo nome in soli quindici minuti!” si disperò lei cercando in ogni modo di snodare la sua lunga massa di capelli biondi che si era ingarbugliata senza un perché “Senza contare che ho anche bisogno di tempo per prepararmi psicologicamente! Non ne fai mai una giusta, Succo di Frutta!!!” aggiunse strillando verso la porta.

“Scusa tanto se, dopo tutte le notti che hai passato male, ho pensato di farti riposare fino all’ultimo per permetterti di recuperare un po’ le forze!” rispose indignato il moro “E poi da quando ti interessa essere tutta agghindata...?! Credevo che considerassi queste cose da femmina un’idiozia colossale!”

“I-infatti è così! Ma non posso presentarmi come una pezzente davanti a più di un migliaio di persone! Ho una certa figura da mantenere, soprattutto visto il ruolo che avete deciso di assegnarmi!” ribatté lei improvvisamente impacciata, colpita dall’affermazione fatta poco prima da lui “I-idiota... C-come se non potessi sopportare un po’ di sonno arretrato!” bofonchiò nella sua testa, cercando di negare a se stessa quanto gli fosse grata per quell’ennesima premura.

“Come se ci badassero! A loro importa di accoglierti nella ciurma e festeggiare, non certo di come sei vestita! Ti stai facendo troppi problemi, sorellina!” asserì il pirata lentigginoso che intanto si era comodamente seduto contro il muro, deciso ad attenderla e accompagnarla per provare almeno a infonderle un po’ di coraggio.

“Spero che tu abbia ragione...” mormorò lei leggermente più tranquilla, rovistando nei sacchetti degli acquisti di quella stessa mattina in cerca di una combinazione accettabile. Alla fine optò per la stessa identica tipologia di vestiti indossati fino a quel momento, ovvero un top a fascia indaco e un paio di jeans scuri, tenendo invece i suoi soliti stivaletti, i polsini viola, la cintura gialla e arancione e la sua immancabile bandana nera. La differenza la fecero però una felpa lilla con maniche a tre quarti e cerniera, quell’ultima lasciata totalmente aperta, e i capelli legati in una provvisoria treccia laterale.

Relativamente soddisfatta di quella soluzione la ragazza rimise le preziose missive della madre nella scatola rossa e poi aprì la porta, solo per vedere il Comandante della Seconda Divisione accasciato contro il muro in preda ad uno dei suoi attacchi narcolettici, con tanto di leggero russare e bavetta all’angolo della bocca.

La Vendicatrice degli Abissi sospirò, rassegnata all’idea che presto si sarebbe abituata a quelle scene e speranzosa che prima o poi le avrebbe potute trovare quasi piacevoli, e con la delicatezza che la caratterizzava tirò un brusco scappellotto sulla tempia di Pugno di Fuoco, facendolo cadere di lato e picchiare la testa contro il duro pavimento di legno: “AHIA!”

“Che diavolo stavi facendo messo lì?” si limitò a domandare lei guardandolo sia concretamente che metaforicamente dall’alto verso il basso, mentre lo zolfanello si affrettò ad alzarsi e a massaggiarsi il capo sul quale era spuntato un vistoso bernoccolo.

“Che domande, ti stavo aspettan... do...” perse la voce Ace, perdendosi inaspettatamente a guardarla: sebbene l’abbigliamento che aveva scelto non fosse poi così diverso da quello con cui l’aveva sempre vista da che si erano ricongiunti, quella treccia laterale le incorniciava il viso in maniera differente dal solito, dandole un aspetto più adulto ma allo stesso tempo più grazioso. Non sapeva esattamente come spiegarlo, non essendo lui un esperto di abbigliamento e men che meno di capelli, ma così Aoi gli sembrava più viva e anche un po’ più femminile.

Alla fine si ritrovò a sorridere come un beota: niente da fare, la sua sorellina era troppo adorabile. Avrebbe fatto meglio a tenere gli occhi bene aperti quella sera, se non voleva che troppi suoi nakama se ne innamorassero seduti stanti.

Dal canto suo Aoi si ritrovò ad arrossire appena come suo solito, messa a disagio dal ghigno sornione assunto dal maggiore: “S-si può sapere che hai da guardare...?! Se non sto bene puoi dirmelo in faccia, anche se non ti conviene!” lo minacciò goffamente puntandogli contro il dito, imbarazzata da quello sguardo così concentrato su di lei.

“Non è affatto per questo, anzi! Ho quasi paura per te, sorellina... Qualunque cosa ti possano dire i nostri nakama però non cedere alle loro avance, mi raccomando! Non sono ancora pronto per vederti con un ragazzo!” le raccomandò convinto mentre s’incamminarono verso le scale.

“Che diamine stai farneticando...?” osò chiedere lei sempre più confusa dall’atteggiamento del fiammifero, prima di scuotere la testa in segno di condiscendenza “Ah, ho capito, scusa... Immagino che la botta che hai appena preso abbia fatto tutto fuorché bene al tuo povero cervellino già compromesso... Me ne assumo la responsabilità.”

“Molto spiritosa! Guarda che parlo seriamente!” si offese lui.

“Sì, sì...” annuì la biondina come se stesse parlando con un bambino desideroso di avere ragione, prima che una considerazione improvvisa non la facesse riflettere seriamente: come mai il moro non le aveva chiesto nulla circa le lettere sulla sua scrivania? Era impossibile che non le avesse notate quando era venuto a svegliarla, e visto quanto era curioso le sembrò davvero strano che non le avesse fatto alcuna domanda a riguardo “Ace...”

“Cosa?” ribatté poco finemente lui, ancora indispettito per non essere stato preso sul serio.

“... Non hai nulla da chiedermi? Su quello che c’era sulla mia scrivania, intendo...” si fece improvvisamente insicura l’ex mercenaria, non più così certa di voler sapere se avesse semplicemente fatto il finto tonto o se davvero non ci avesse fatto caso.

“Ah...” mormorò lui, cambiando subito tono “Beh, non mi sembrava il caso... L’hai detto tu stessa che quando ti sentirai pronta ti confiderai con me, no...? Non voglio obbligarti a dirmi cosa ti turba o ti impensierisce se tu non vuoi. Anche se siamo fratelli e ora anche nakama hai il diritto di avere i tuoi segreti o di voler semplicemente tenerti dei pensieri per te; se e quando vorrai parlarmene, però, io sarò pronto ad ascoltarti!” le sorrise sincero, facendola ringraziare il cielo di avere un fratello come lui.

“Ho capito... Grazie...” lo ringraziò sincera piegando appena le labbra verso l’alto, mentre raggiunsero finalmente le scale che portavano al ponte.

“Figurati! Piuttosto vai pure su, io devo passare un attimo nella mia cabina a prendere delle cose. Ti raggiungo tra poco!” la informò Pugno di Fuoco prima di cambiare direzione e dirigersi verso l’altra zona dei corridoi.

“Va bene. Muoviti però!” raccomandò lei salendo decisa le scale e fermandosi in cima alle stesse. Si ritrovò in mezzo ad un’inaspettata quarantina di pirati della Prima Divisione intenti ad ultimare i preparativi per lo sbarco, ma ben pochi, forse perché concentrati nelle loro faccende o forse per via della sua capacità di non dare nell’occhio, la notarono e le rivolsero un saluto frettoloso, negandole peraltro in maniera categorica di aiutarli. 

Con un respiro profondo andò ad affacciarsi al parapetto della nave, per poter ammirare con gioia il suo amato mare e il suo adorato cielo tinti delle mille sfumature rosee e aranciate del tramonto; nella fretta di prepararsi non aveva fatto caso a quanto la sua cabina fosse stata decisamente più luminosa rispetto a quando si era addormentata qualche ora prima, e vedere tutte le tonalità calde del sole che si stava timidamente ritirando all’orizzonte la tranquillizzarono un poco.

Quel vago senso di calma venne tuttavia rovinato prima dal riconoscere in lontananza l’Isola del Babbo, indice che il momento fatidico era ormai alle porte, e poi nel ritrovarsi accanto quel guastafeste di Rai, che sfruttando l’andirivieni degli altri corsari le era spuntato in fianco come un dannato ninja e la stava osservando sorridente come suo solito: “Aoi-chan! Finalmente ti sei svegliata! Non ti ho più vista da stamattina e mi stavo preoccupando!”  

“A-ah! Ma sei scemo?! Come ti salta in mente di sbucarmi alle spalle in quel modo?! Mi hai fatto prendere un colpo, stupido Orecchie a Punta che non sei altro!” lo rimproverò subito la Vendicatrice degli Abissi prendendo le dovute distanze; intanto Ace finalmente li raggiunse, e Aoi non ci mise molto a comprendere che le ‘cose’ che il Comandante di Seconda era andato a prendere altro non erano che il suo amato cappello, la sua sacca azzurra e verde e il coltello che mai gli aveva visto usare.

“Oh, scusa... Di solito hai degli ottimi riflessi! Non pensavo di spaventarti!” si giustificò il biondino senza perdere la sua espressione raggiante “Piuttosto... sei pronta a fare baldoria?! Fidati, ti divertirai un mondo con noi, sia stasera che in futuro!”

“Taci! Al momento divertirmi è in fondo alla mia lista! Devo prima visitare la tomba del Babbo, ricordarmi i nomi degli altri Comandanti, pensare a qualcosa da dire se mai quel Pollo sadico mi costringesse a fare un discorso e poi... mi state ascoltando?!” sbraitò notando che l’aiuto-carpentiere si era messo a ridere e a scherzare con il fratello, già dimenticatosi della domanda appena fattale e quasi certamente anche del suo precedente incarico, qualunque esso fosse. 

“Ma sì, sì! Ti preoccupi troppo, Aoi-chan! Qui non siamo così formali!” sogghignò lui.

“Vero?! Gliel’ho detto anch’io, ma non vuole darmi retta!” l’appoggiò Pugno di Fuoco, per poi darle i due soliti buffetti affettuosi sul capo “Vedrai che andrà tutto bene! E poi ci sono io con te!”

“Sapessi che garanzia...!” brontolò lei scacciando rudemente la sua mano e cercando Marco con lo sguardo “Piuttosto, il Pennuto?”

“Se proprio devi darmi un nomignolo, piccolo demonietto acquatico, puoi chiamarmi ‘Fenice’ come fanno tutti.” intervenne la voce del diretto interessato facendo alzare a tutti e tre il capo verso l’albero maestro, su cui il Comandante della Prima Divisione, parzialmente trasformato nella bestia mitologica che gli era valsa il suo soprannome, li stava osservando.

“Ah, Marco! Eccoti!” lo salutò allegro il fiammifero, mentre l’amico planò elegantemente a terra per poi ritrasformare le sue possenti ali infuocate in normali braccia umane.

“Tsk! Per me in quella forma sei solo un grosso pollo blu intento ad arrostirsi da solo!” commentò seccata l’ex mercenaria, incrociando le braccia al petto “Piuttosto... dov’eri? E perché ti eri trasformato?”

“Quante domande... Ero andato a fare un giro di ricognizione nei pressi dell’isola, giusto per assicurarmi che non ci fossero navi sospette. Sapete com’è... anche se la Marina non ci ha mai trovati la prudenza non è mai troppa.”

“Ah, ecco... Su questo ti do ragione, soprattutto visti certi elementi che sono qui a bordo.” annuì la ragazza indicando in maniera volutamente indiscreta i due ragazzi accanto a lei.

“EHI!”

“Cambiando discorso, diavoletta... sei pronta? Ti aspetta una serata impegnativa.”

“Tsk! Non c’è bisogno che me lo dici, Testa ad Ananas, lo so da me! E ovviamente non sono pronta per niente, né credo che riuscirò mai ad esserlo! Anche se mi sono costretta ad accettare questo tuo sopruso, sappi che ce l’ho ancora a morte con te e con i tuoi colleghi!” puntualizzò la biondina lanciando una rapida occhiata verso lo zolfanello, che istintivamente si spostò di un paio di passi.  

“Forse volevi dire ‘i nostri colleghi’. Comunque sapevo che non sarebbe stato facile: quando ti ci metti diventi anche più intrattabile di Ace a stomaco vuoto.”

“Ehi!” si lamentò il diretto interessato “Non è vero!”

“Chi sarebbe intrattabile, sottospecie di Pennuto con la testa da scemo?! Non ho mica scelto io di diventare Comandante, mi sembra!” ringhiò la neo-pirata sempre più innervosita, rinfacciandogli per l’ennesima volta la questione.

“Comunque sia, preparatevi: ormai siamo arrivati.” li informò il Comandante della Prima Flotta ignorando il suo commento, mentre la sagoma della grande Isola del Babbo si fece sempre più chiara e nitida davanti a loro.

Aoi non poté evitare di deglutire profondamente e stringere con forza le mani a pugno, mentre la stessa tensione con cui si era svegliata quella stessa mattina si ripresentò, puntuale come un orologio, stritolandole lo stomaco in una morsa di ferro. Purtroppo a poco servì sentire la mano di Ace sulla sua spalla, anche se nel profondo la ragazza era sicura che senza quel supporto fisico e soprattutto emotivo lei sarebbe stata capace di saltare giù dalla nave e darsela a gambe in qualunque momento.

Non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui si fosse sentita così tesa. Forse quando era salita sulla Moby Dick per la prima volta, ma ai tempi l’inesperienza, l’arroganza tipica dell’adolescenza e soprattutto l’immensa volontà di ritrovare il suo stupido fratellone le avevano fatto superare rapidamente ogni incertezza; ora invece era tutto diverso: era ben consapevole che sarebbe stato difficile abituarsi a quella nuova vita e ai suoi nuovi ritmi, e all’entusiasmo di avere dei compagni su cui poter contare e con cui condividere gioie e dolori si sommava inevitabilmente un’enorme paura per il futuro, soprattutto tenendo a mente le parole di Madame Shirley.

Alla fine, però, non poté far altro che prendere un profondo respiro e alzare lo sguardo verso l’isola che avrebbe rappresentato il vero punto di partenza della sua carriera da pirata. Sicuramente non sarebbe stato facile, ma avrebbe certamente trovato il coraggio di alzarsi e affrontare a testa alta tutte le esperienze che quella nuova vita le avrebbe offerto, buone o cattive che fossero. In fin dei conti la sua esistenza era stata quasi fin da subito una lotta contro il mondo.

Ma almeno, da quel momento in poi, non sarebbe stata più costretta a combatterlo da sola.

Angolo Autrice (*):
*: Visto quanto la scatola data dalla vecchia Nyon ad Aoi ha per quest’ultima un enorme valore, contenendo dei ricordi concreti di sua madre, mi sembrava carino fare riferimento al mito giapponese di Urashima Tarō, nel quale quest'ultimo, dopo aver salvato una tartaruga dai maltrattamenti di alcuni bambini, viene invitato da questa nel castello sottomarino della Regina Otohime, dove trascorre tre anni (che sulla terraferma risultano però essere trecento). Preso dalla nostalgia decide di tornare a casa, e riceve prima di partire uno scrigno (contenente la sua vera età) dalla sovrana, che gli fa promettere di non aprirlo mai, per nessun motivo. Alla fine però Tarō infrange la promessa e lo apre, invecchiando di colpo e morendo poco dopo (ovviamente lo stesso Oda ha preso spunto da quella leggenda sia per l'omonimo personaggio sia per lo 'scrigno fatato' in cui erano contenuti gli Energy Steroid, che come effetti collaterali hanno fatto proprio invecchiare di colpo Hody e i suoi uomini). In maniera analoga (ma ovviamente metaforica), Aoi ha quasi timore che, aprendo quella scatola che potrebbe darle informazioni importanti sul suo passato e sui suoi genitori, una forza più grande di lei possa punirla.
  
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