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Autore: Raja_    18/08/2017    1 recensioni
«9.572,43 chilometri.»
«Come, scusa?» Kenma si voltò a guardare Kuroo che armeggiava al suo portatile.
«La distanza tra Tokyo e Londra in aereo. Sono 9.572,43 chilometri, mentre in macchina sono 13.729,11 chilometri e circa 258 ore… wow, chi è quel pazzo che guiderebbe per tutto questo tempo? Sono circa…» iniziò a contare sulle mani.
«Quasi undici giorni.» lo interruppe. «Perché tutti questi calcoli?»
«La mia migliore amica si trasferisce a Londra, posso essere curioso di sapere quanto sarà distante?»
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Nuovo personaggio, Tetsurou Kuroo
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
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XIII
Departure


Dlin dlon.”
La donna andò ad aprire e si trovò di fronte il fidanzato della figlia. «Keiji, che bella sorpresa… entra pure! Kenma è di sopra.»
«Grazie, signora Kozume. Salgo allora!»
«Volete che vi porti qualcosa?»
«No, non credo… devo parlare con sua figlia.» salì e bussò alla porta aperta della camera della bionda. «Ehi, ti vedo indaffarata… a che punto sei?»
«Ciao… ho quasi finito. Mi manca solo la valigia con i vestiti, le scatole le spediscono i miei. Tu, invece?»
Akaashi la fermò e la costrinse a sedersi sul letto chiudendo poi la porta. «Kenma, noi dobbiamo parlare del trasloco.» si sedette al suo fianco e le prese la mano. «Non partirò per Londra… ci sono stati dei problemi.»
«Ma verrai più avanti, giusto?»
«No! E non credo nemmeno che potremo mai stare insieme.»
Alla ragazza dai lunghi capelli dorati ci volle un po’ per elaborare quella risposta. «C… come?» le lacrime iniziarono ad appannarle la vista. «Perché?»
Keiji la guardò. Sentiva ogni parte del suo corpo soffrire, sentiva la voglia di stringerla… la voglia di scappare con lei, di distruggere quel legame con suo padre. Quel legame che lo stava spingendo tra le braccia di un’altra donna. Suo padre, che era il dirigente di una grossa casa farmaceutica, doveva trovare il modo di assicurarsi alcune collaborazioni importanti e sapeva che il modo migliore era un matrimonio combinato così Keiji dovette accettare il matrimonio con Evelyn, la figlia di un americano molto influente. Quando la vide, il cuore gli si chiuse in una morsa, era piccola e bionda con dei grandi occhi blu che il moro sperava sempre di veder cangiare in un bellissimo color oro. «Kenma, ti prego… non piangere.» le accarezzò il volto, asciugandole alcune lacrime che le avevano rigato quel volto così puro. «Non posso fare niente contro mio padre. Per quanto io ti ami, sono obbligato a lasciarti.»
«Tuo padre? Che cosa c’entra tuo padre con il fatto che tu mi stia lasciando?»
«Lui è contrario a tutto ciò… a te, alla mia scelta di venire a Londra. Mi ha costretto a prendere posto nella sua società e vuole che io vada a dirigere con lui l’azienda.» non fu completamente onesto con lei.
«Keiji, non puoi. No, non puoi lasciarmi… per favore, io ho bisogno di te.»
«Ti prego, non rendere tutto più difficile» la strinse forte mentre sentiva anche i suoi occhi riempirsi di lacrime.
«E cosa dovrei fare?» si scostò e lo guardò. «Mi stai abbandonando… avevamo dei progetti insieme e tu li stai mandando al diavolo per tuo padre.»
«Mi dispiace… non posso chiederti di perdonarmi perché sono imperdonabile, ma se lo desideri potremmo andarcene via stasera… solo io e te. Dove niente e nessuno potrà raggiungerci.»
«Per favore, vai via Keiji. Non voglio la tua pietà.»
«Ti prego, Kenma.» voleva stare con lei, tornare su quella spiaggia isolata, godersi la tranquillità della notte e tenerla tra le sue braccia… un’ultima volta prima che lei volasse a diecimila chilometri da Tokyo. Gli occhi dorati della giovane lo scrutarono appena per poi sospirare. Aveva ceduto di nuovo, come ogni volta che lui la osservava con quell’aria sperduta.

Guidò per quasi un’ora, fino ad arrivare su quella spiaggia di Kamakura. Il cielo era sereno ma all’orizzonte alcune nuvole minacciose si stavano avvicinando. Nel silenzio più assoluto, i due si sedettero sulla spiaggia.Keiji la avvolse fra le sue braccia e la tenne stretto, cercando di calmare il suo pianto e i singhiozzi con parole dolci. Kenma, invece, non riusciva ad aprire bocca. Tremava ma non aveva freddo, gli veniva la nausea ma non aveva mangiato. L’unica cosa che voleva fare era guardare il mare su quella spiaggia che aveva visto tante fasi del loro rapporto.
La notte arrivò e i due rimasero a guardare le stelle, per quel poco che gli fu concesso. Infatti, all’improvviso, la pioggia sorprese i due che si alzarono e raggiunsero di corsa l’auto.
Appena entrati, si guardarono e scoppiarono a ridere. I loro sguardi si scontrarono e Keiji fu pervaso dalla voglia di amarla più di quanto non avesse mai fatto.
Le prese il volto e la tirò a sé, baciandolo dolcemente per poi farsi travolgere dalla passione. Kenma salì a cavalcioni delle sue gambe e mentre le mani bollenti del moro spogliavano quella pelle nivea, dalle labbra della ragazza uscivano solo ansiti e gemiti.

Il sesso non fu poi così appagante. Nonostante fossero decisamente esausti ed eccitati quando si rivestirono, ricordarono il motivo per cui erano lì e la depressione li riprese nuovamente.
Keiji riaccompagnò Kenma a casa. Il viaggio fu nel silenzio più assoluto così come i saluti freddi che si scambiarono. Avevano fatto sesso, forse sarebbe stato il più bello della loro vita, ma non riuscirono ad esprimere niente e si congedarono come due estranei.
Kenma salì in camera sua e si chiuse dentro. Non stava ancora benissimo e aveva capito che quel malessere era dettato dal fatto di essere appena stata lasciata, ma non fece nient’altro che prendere un’aspirina e mettersi a dormire.
Il giorno dopo, i genitori di Kenma uscirono e Kuroo entrò di soppiatto, andando poi in camera sua e stendendosi di fianco a lei. L’abbracciò, accarezzandole i capelli e rabbrividendo non appena sentì i suoi piedi gelidi farsi strada tra le sue gambe mentre il viso si nascose tra le sue braccia, iniziando a piangere.
Rimasero abbracciati tutto il giorno, in quella stanza buia e silenziosa, dove solo il pianto della ragazza riecheggiava. I genitori dei due pensarono che si stessero godendo gli ultimi momenti insieme, ma quando la madre non li vide scendere per cena capì che qualcosa non andava.
Salì di sopra e senza neanche chiedere il permesso, entrò. Kenma dormiva contro il petto di Kuroo che, al cellulare, gli faceva le coccole.
La donna gli chiese cosa fosse successo e lui glielo spiegò. Lei, al sentire quella notizia, ne rimase molto male… gli piaceva Keiji e sapeva quanto Kenma gli fosse affezionata. Desiderava chi fosse un rimedio ma l’unica cosa che poteva fare era lasciare che la figlia partisse da sola.

La mattina successiva l’accompagnarono all’aeroporto. Il gate stava già imbarcando, così i genitori la strinsero, le fecero le raccomandazioni e le diedero altri soldi per il viaggio.
Kuroo fu quello che la strinse più di tutti. Era la sua migliore amica, la sua vicina di casa, il suo primo amore... era tutta la sua vita e non si sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa.
«Chiamami quando arrivi e se hai bisogno di qualcosa o c’è qualcosa che non vuoi dire ai tuoi, scrivimi. Per qualsiasi cosa, se hai bisogno di soldi, favori… e se la notte non dormi o ti senti sola, chiamami su Skype e ti farò compagnia. Va bene?» la ragazza annuì e guardò la sua famiglia. Li abbracciò un’ultima volta e si diresse verso il gate.
Passò dall’altra parte e si sedette ad aspettare l’imbarco. Sapeva che sarebbe stata dura da solo in una città sconosciuta, ma doveva farcela per Kuroo e per i suoi genitori che avevano risposto in lei tutta la loro fiducia.
Sperava che anche Keiji venisse a salutarla, ma sapeva che non sarebbe successo e non si illuse più di tanto, invece lui era lì, nascosto dietro a una colonna in disparte con aria triste e le lacrime che già gli solcavano il viso. Voleva dirle che sarebbe andato tutto bene ma nemmeno lui ci credeva e sapeva che lo stesso valeva per Kenma.
Chiamarono il volo e la bionda salì sull’aereo, sedendosi al suo posto. Non riusciva a credere di stare facendo quel passo da sola, ma doveva andare avanti per tutti quelli che le volevano bene e le avevano permesso di partire.



NdA: Buonsalve a tutti.
Finalmente ho scritto un capitolo più lungo dei miei soliti… spero che vi sia piaciuto perché è quello che ho amato di più scrivere.
Nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_
   
 
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