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Autore: IndianaJones25    18/08/2017    2 recensioni
Di ritorno da un’avventura a Ceylon, Indiana Jones può finalmente iniziare un nuovo anno accademico. Ma, proprio quando pensa che per qualche tempo le lezioni universitarie saranno la sua quotidianità, il celebre archeologo riceve un nuovo incarico: quello di ricostruire lo Specchio dei Sogni, l’unico oggetto in grado di condurre al Cuore del Drago, un antico artefatto che non deve cadere nelle mani sbagliate. Così, affiancato dal suo vecchio amico Wu Han e da un’affascinante e misteriosa ragazza, Jones si vedrà costretto a intraprendere un nuovo e rocambolesco viaggio attorno al mondo, in una corsa a ostacoli tra mille difficoltà e nemici senza scrupoli…
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold Oxley, Henry Walton Jones Jr., Marcus Brody, Wu Han
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12 - NEI CUNICOLI MALEDETTI

   Cadevano nel vuoto, senza sapere che cosa li attendesse alla fine.
   Jones, tastando sotto di sé, comprese di essere sopra un ripido scivolo di pietra levigata, che lo conduceva rapidamente verso il basso; pur muovendo freneticamente qua e là le mani alla ricerca di appigli, non gli riusciva di trovare alcunché a cui aggrapparsi per arrestare quella tremenda corsa, che avrebbe potuto finire col rivelarsi mortale. Ma non poteva finire così: non poteva essere che Indiana Jones morisse in maniera così stupida, fregato da un uomo che nessuno s’era dato la pena di controllare che fosse veramente stato ucciso. Prima o poi quello scivolo sarebbe dovuto terminare e, allora, ci sarebbe stato un modo per tornare su. A Indiana Jones piaceva questo, di sé. Mai un pensiero negativo. Alla fine della discesa c’è sempre una salita e viceversa.
   «Cristo santo» pensò. «Se ne esco vivo, non mi lamenterò più di quanto sia iroso il rettore.»
   Gli sembrava di essere alla fiera dell’assurdo. Stava precipitando nel vuoto, con pochissime probabilità di riemergere mai più alla luce di propria volontà - però, chissà, magari un giorno un archeologo del futuro avrebbe trovato le sue ossa - e, persino in un frangente così pericoloso, riusciva ad avere un pensiero per il rettore del Marshall College. Alla fine, quindi, doveva volergli bene.
   Al proprio fianco, avvertiva i due compagni di disavventura e si domandò a cosa stessero pensando, in quel momento; sempre che riuscissero a farlo, data la situazione.
   All’improvviso, però, si levò alta e sicura la voce di Mei Ying, la quale doveva trovarsi nel mezzo tra i due uomini.
   «Presto, afferratevi a me!» gridò. «Fatelo o morirete!»
   Allegra prospettiva. Ma non sarebbe stato facile riuscire a toccarla, figurarsi ad afferrarla; fu solamente al terzo tentativo che Jones riuscì a prendere la sua mano. Doveva esserci riuscito anche Wu Han, poiché proprio in quel momento la ragazza gridò: «Tenetevi stretti!»
   In quel preciso istante, Jones si sentì strappare da terra e gli parve di salire verso l’alto, pur non potendo distinguere nulla, nell’oscurità; ma comprese immediatamente che cosa fosse successo. Mei Ying, con una forza prodigiosa, che non si sarebbe mai intuita in una figura tanto minuta, aveva vinto la forza di gravità, spiccando un salto e riuscendo a trascinare con sé i due uomini. I tre volarono in avanti, fino ad atterrare sopra una superficie liscia e piana.
   Mei Ying li lasciò andare e si rannicchiò a terra, tremante dal dolore: quell’epica azione doveva aver messo a dura prove tutte le sue energie ed ora pareva essere in preda a crampi indicibili. Jones si mise a sedere e, tastando nella propria borsa, trovò quello che cercava: una scatola di fiammiferi ed una candela. Accesa la fiammella, diede fuoco allo stoppino, illuminando il volto pallido di Wu Han e quello sconvolto di Mei Ying, ancora distesa a terra, con il petto che si sollevava rapidamente sotto la giacca che le aveva dato il contrabbandiere.
   «Mei Ying…» borbottò Jones, «come ci sei riuscita?»
   «Anni e anni di duro addestramento hanno dato il loro frutto» mormorò lei, sfinita. «Ma sollevare due pesi morti come voi è stata un’impresa ardua anche per me. Se questo vano fosse stato appena un po’ più in alto, non sarei riuscita a raggiungerlo e saremmo ripiombati sullo scivolo e, a quel punto, per noi non ci sarebbe più stato nulla da fare.»
   «Ma come hai fatto a vederlo?» le domandò Wu Han. «A me sembrava di precipitare in una totale oscurità, non riuscivo a scorgere assolutamente nulla.»
   «Conosco questi luoghi, ho già avuto modo di visitarli. Come già vi dissi, sono anni che fingo di lavorare per la Triade del Drago Nero e, essendo divenuta molto intima di Kai, avevo avuto il privilegio di visitare anche luoghi ad altri inaccessibili. Ho cominciato a calcolare i metri appena abbiamo cominciato a sprofondare, sapevo che questa sarebbe stata la nostra unica possibilità di salvezza. Ho dovuto approssimare un po’ i calcoli, pur sapendo di avere a disposizione un unico tentativo. Per nostra fortuna, ci sono riuscita. Ora, però, mi sento a pezzi.»
   «Lo credo bene» brontolò l’archeologo, guardandola con ammirazione. «Hai spiccato un balzo che neppure un atleta del circo Dunn & Duffy sarebbe in grado di replicare, per di più trascinandoti dietro due uomini che non sono certo dei pesi piuma.»
   «Ma cosa ci sarebbe aspettato, se fossimo rimasti sullo scivolo?» chiese Wu Han, iniziando a praticarle un leggero massaggio alle braccia per cercare di guarirgliele dai tremendi crampi. Nonostante avesse cercato di dare alla sua domanda un tono di pura curiosità, vi si avvertiva ancora una nota di paura.
   Mei Ying sospirò, parlando con voce rauca.
   «Lo scivolo, da dove ci troviamo noi ora, continua ancora per un chilometro, terminando in un baratro che scende fino alle profondità più remote della montagna. La leggenda narrava che, al suo termine, si trovasse la dimora di Kong Tien, il demone onorato dalla Triade del Drago Nero. Un tempo, vi venivano gettati i prigionieri offerti a tale divinità. Oggi, laggiù, non c’è più nessun dio, ma solo la base dei nazisti o, per meglio intenderci, il canale sotterraneo del sommergibile dove, infatti, al momento della sua realizzazione, vennero rinvenuti i resti ossei di migliaia di uomini.»
   «Immagino la sorpresa dei nostri amici crucchi se avessero veduto due uomini ed una donna volare addosso come missili al loro sottomarino, già tutto rotto» commentò sardonicamente Jones.
   «E, adesso, come faremo a tornare nel palazzo?» chiese, invece, Wu Han.
   «Questa nicchia, un po’ più avanti, nasconde l’imbocco di una galleria, che conduce alle catacombe, dove sono sepolti tutti i guerrieri della Triade. Troveremo, più avanti, delle torce appese al muro, basterà accenderle per fare un po’ di luce. Le ho visitate parecchie volte, quindi saprò orientarmi e risalire in superficie. Torneremo al palazzo di Kai, prenderemo lo Specchio dei Sogni e, una volta fatto questo, rientreremo qui sotto.»
   «Cosa?» domandarono insieme Jones e Wu Han, stupiti da quell’affermazione che, sicuramente, non si aspettavano.
   «Intendevo scendere nelle catacombe per raggiungere la base della montagna. Ho scoperto una via segreta, infatti, che attraverso questi cunicoli conduce alla riva del mare. Una strada lunga e tortuosa, certo, ma che ci permetterà un’agile fuga, anche perché credo di essere l’unica, a conoscerla. Ma, prima, dovremo risalire, per impossessarci dello Specchio. Prima di fare qualunque cosa, però, ho assoluta necessità di riposarmi.»
   La ragazza sospirò e chiuse gli occhi, mentre Wu Han continuava a massaggiarle le braccia e le gambe.
   Il cinese alzò sull’archeologo uno sguardo interrogativo e Jones in risposta lo ricambiò con un’occhiata davvero eloquente. A qualunque costo, non avrebbe acconsentito a tornare indietro, dove avrebbero potuto incappare nei soldati di Kai. Ed era certo che non avrebbero avuto una seconda possibilità di sfuggire loro, specialmente adesso, che sarebbero stati furenti, se li avessero riveduti. Non avrebbero fatto altre deviazioni, bensì avrebbero lasciato Penglai il prima possibile.
   «Questa ragazzina è pazza, se pensa che la asseconderemo nel suo piano. Non andremo a gettarci come conigli nella tana del leone» pensò tra sé e sé.
   Poi annuì.
   «Dolcezza, voglio dirti una cosa. So che non tieni in grande conto il mio parere ma credo che, per questa volta, tu dovresti farlo. Mi ascolti?»
   «L’ascolto, dottor Jones.»
   «Bene. Tornare indietro adesso sarebbe pura follia e potrebbe anche rivelarsi un grosso errore. Prima di tutto, perché potremmo essere rivisti dai soldati della Triade, contro i quali difficilmente riusciremmo ad avere la meglio. In secondo luogo, perché potremmo arrivare solamente per scoprire che quell’energumeno di Von Beck se ne sia già andato con lo Specchio dei Sogni, diretto alla tomba dell’imperatore, anche se ammetto che difficilmente andrà lontano tanto presto, dopo le botte ricevute: gli ci vorranno un giorno o due, per riprendersi, ma non credo che rimanderà oltre il suo arrivo alla tomba. Non possiamo, tuttavia, scartare a priori l’ipotesi che sia già in viaggio a quest’ora, e che la nostra ascesa potrebbe essere del tutto inutile. Immagino che fossero tornati qui a Penglai per rimettere insieme i tre pezzi dello Specchio ma, ormai, a quest’ora, esso sarà stato ricomposto, quindi il maggiore non avrebbe alcuna ragione di rimandare la propria partenza. Perderemmo tantissime ore preziose, in questo modo, rischiando anche di non arrivare in tempo per evitare il furto del Cuore del Drago. Invece, i nostri avversari ci credono ormai spacciati, convinti che non daremo più alcun fastidio. E noi lasciamoli vivere ancora per un po’ in questa loro convinzione. Dopo essersi leccati le ferite, si recheranno alla tomba persuasi, ormai, di averla fatta franca. E, invece, si sbaglieranno di grosso, perché troveranno noi ad attenderli e, magari, anche i fratelli di Wu Han come nostro supporto. Possiamo sperare di precederli, poiché ai tedeschi ci vorrà ancora un po’ di tempo per riparare il sottomarino e rimetterlo in mare. Tempo che potremo utilizzare per tendere loro una trappola. Cogliendoli di sorpresa, sottrarremo loro lo Specchio dei Sogni e recupereremo il Cuore del Drago prima che possano essere loro a farlo. Che dite?»
   «Credo che sia l’unica soluzione possibile, Indy» rispose Wu Han, «nonché la sola che possa darci un barlume di speranza per mantenere intatta la pelle.»
   Dopo un momento di esitazione, la ragazza finalmente si espresse.
   «Anche se avrei preferito agire fin da subito, riconosco che lei ha ragione, dottor Jones. Non possiamo permetterci di agire d’impulso. E se a suggerire prudenza è proprio lei, che solitamente prima le fa e poi le pensa, credo che sia proprio il caso di ascoltarla. E sia. Ce ne andremo il più in fretta possibile da Penglai e raggiungeremo la tomba dell’imperatore, sperando che i nostri avversari non si facciano attendere troppo, né che vengano numerosi. Ora, però, concedetemi qualche istante ancora di riposo, poi vi guiderò in questo intrico di vie sotterranee dove, senza la mia presenza, finireste senza dubbio con il perdervi.»
   «Tutto il tempo di cui hai bisogno, dolcezza» rispose Jones, mettendosi a sedere con la schiena poggiata contro una fredda parete di roccia e tenendo alta la candela per fare luce a Wu Han, sempre alle prese con il suo massaggio.
   Guardandolo, e leggendone i tratti del viso, Jones comprese che l’amico era profondamente innamorato della ragazza e che, quindi, sarebbe stato disposto a seguirla ovunque. Probabilmente, se lei non avesse accettato la proposta dell’archeologo di lasciare la montagna e rimandare ad un momento più opportuno la resa dei conti, il contrabbandiere l’avrebbe seguita nella sua assurda impresa, votandosi in questo modo al suicidio. Ma dovevano tenere conto di essere tutti parecchio stanchi e doloranti, il che non li avrebbe certo giovati: Jones non voleva fuggire dalla montagna per codardia, ma solo per avere maggiori possibilità di riuscita. Erano tutti troppo spossati per affrontare a breve una nuova scalata, eventuali combattimenti e, poi, una fuga precipitosa. Non ci sarebbero riusciti. Jones sperò che gli altri comprendessero questa parte da soli, che capissero che non era un fifone che desiderava solamente allontanarsi dal pericolo. Wu Han di sicuro lo sapeva: si conoscevano da così tanto tempo che, ormai, bastava una sola occhiata per intendersi all’unisono e rapidissimamente. Ma si domandò se, terminata l’impresa, lo avrebbe seguito nel lavoro proposto loro da Lao Che - con tanto di fuga finale verso gli Stati Uniti, dopo aver avuto l’Occhio del Pavone ed essersi ripresi il Nurhaci, come l’archeologo intendeva fare - oppure se gli avrebbe detto addio, andandosene via con Mei Ying. Era una probabilità che Indiana Jones non si sentiva di escludere: forse il vincolo di amicizia fraterna che li aveva tenuti uniti in tante avventure avrebbe trovato la propria naturale conclusione, in quei giorni. Be’, se Wu Han avesse trovato l’amore, sarebbe stato contento per lui. Ovviamente, gli avrebbe fatto un po’ dispiacere non averlo più al proprio fianco, ma sapeva che, prima o dopo, ciò sarebbe dovuto accadere, perché nessuno dei due avrebbe potuto continuare a vivere simili pazzesche avventure all’infinito. In realtà, ad Indiana Jones quella sua vita piaceva ed era sicuro che, se fosse divenuto un semplice professore di archeologia, con le giornate scandite da libri e lezioni, avrebbe finito coll’annoiarsi a morte; per non parlare di una sua vita da ammogliato. Pensiero tremendo! No, per almeno trent’anni buoni, ancora, gli sarebbe piaciuto continuare a vivere quella spericolatezza che gli si gettava addosso da sola ma che lui, dopotutto, non aveva mai fatto molto per evitare. Avrebbe continuato fino a quando le forze glielo avessero consentito; sempre che potesse averli ancora dinnanzi, trent’anni. Per quel che ne sapeva, seduto all’interno di una tetra montagna, con tonnellate di roccia sopra la testa ed una base di nazisti sotto i piedi, quella avrebbe anche potuto finire per rivelarsi la sua ultima notte. Ma no! Si doveva stare allegri e pensare al futuro. Ma non troppo. La questione se Wu Han lo avrebbe seguito nello scherzo che intendeva giocare a Lao Che rimaneva ancora aperta; ma non avrebbe avuto alcun senso preoccuparsene prima del tempo. Innanzitutto, c’era da portare a termine la questione del Cuore del Drago, ben più spinosa e pericolosa dei quattro gatti di cui Lao avrebbe potuto disporre come guardie del corpo.
   In quel momento, Wu Han terminò il proprio massaggio e la giovane, con dei leggeri gemiti, cominciò a mettersi seduta, stiracchiandosi le membra, da cui i crampi erano alfine spariti. Presto, si sarebbero potuti rimettere in marcia.
   Infatti, dopo ancora qualche istante di attesa, Mei Ying comunicò di essere pronta.
   «I crampi mi sono passati. Possiamo andare. Dottor Jones, quella sua candela, quanto durerà ancora?»
   «Ce n’è ancora più che una buona metà, il che significa almeno due ore di luce. Senza contare che ho un’intera scatola di fiammiferi, con me» rispose l’archeologo.
   «Nessun problema, allora. Potremo raggiungere agevolmente il punto in cui si trovano le torce, senza dover avanzare a tentoni. Prego, seguitemi.»
   Detto questo, la giovane si mise speditamente in marcia, con i due uomini alle calcagna.
   La candela sorretta da Jones evidenziava, alla sua flebile e tremolante luce, un passaggio angusto, scavato nella roccia; fortunatamente, non vi era alcuna traccia di umidità, là sotto, il che permetteva alla fiammella di bruciare senza alcuna difficoltà. Avanzarono per parecchi metri lungo un cunicolo serpeggiante, fino a quando giunsero in vista di un bivio. Risolutamente, la ragazza prese la galleria di destra, che scendeva verso il basso; quella di sinistra, invece, aveva una leggera pendenza verso l’alto.
   «Questa è la via dei morti» spiegò lei. «Una strada scavata nella montagna che, dipartendosi dal palazzo di Kai, discende verso le cripte sotterranee.»
   «Bel nome, molto allegro: strada dei morti» commentò l’archeologo.
   «È così chiamata perché è lungo questa via che vengono trasportati i feretri, prima di essere deposti nelle loro tombe» chiarì Mei Ying.
   «Lo avevo intuito» replicò Jones. «Quindi, immagino che, se non fossi riuscito a convincerti a rimandare il recupero dello Specchio dei Sogni, adesso ci avresti condotto lungo la strada di sinistra.»
   «Esattamente» rispose la ragazza. «E, in ogni caso, vi avrei condotto lungo questa via anche se Kai non ci avesse fatto precipitare lungo lo scivolo, perché sarebbe stata la nostra unica strada verso la salvezza.»
   «Quindi il nostro amico ci ha quasi fatto un favore» commentò sarcasticamente Wu Han.
   «In parte è proprio così, perché l’imbocco della galleria della via dei morti è sempre vigilato da due guerrieri, che avremmo, quindi, dovuto togliere di mezzo.»
   Nel frattempo, continuando a camminare, avevano raggiunto una piccola sala, ornata da immagini di divinità mostruose; nel centro esatto, si trovava una specie di letto di legno, mentre alle pareti erano attaccate delle torce, spente. Wu Han e Jones, con dei fiammiferi, si affrettarono ad accenderne tre, mentre Mei Ying spiegava: «Qui è dove vengono deposti i corpi in un primo momento. Siamo circa a metà strada, prima di entrare nelle catacombe. Infatti, la tradizione di Penglai vuole che i morti siano accompagnati, per il primo tratto, nel buio completo, mentre qui, dopo essere stati adagiati sul letto della veglia, continuano il loro tragitto alla luce delle torce.»
   «E, così, faremo anche noi» disse Jones, spegnendo la propria candela ed infilandosela in tasca.
   Afferrò una torcia, mentre Wu Han, che ne aveva prese due, ne passava una alla ragazza.
   «Sarà meglio continuare» aggiunse Mei Ying, riprendendo il cammino.
   Adesso, con il passaggio illuminato dal riverbero tremolante delle fiaccole, si potevano osservare molti più dettagli; per esempio, appariva chiaro che le pareti fossero completamente ricoperte di iscrizioni in cinese e di disegni raffiguranti divinità e paesaggi ameni. Jones, pur comprendendo poco il dialetto locale di Penglai, che doveva essersi evoluto autonomamente rispetto alla lingua mandarina tradizionale, riconobbe in quelle parole delle formule magiche beneauguranti per i morti. Sperò che portassero fortuna anche a loro.
   «Da quanto tempo la Triade del Drago Nero seppellisce qui sotto i propri morti?» domandò l’archeologo, che anche in un momento in cui avrebbe dovuto pensare solamente a mettersi in salvo, non riusciva a perdere la passione per la sua materia di studio.
   «Praticamente da sempre» rispose Mei Ying. «Le gallerie furono aperte per ordine di Xu Fu, che fece tumulare qui sotto le proprie mogli ed otto figli ai quali sopravvisse; le tombe sono state individuate per puro caso una decina di anni fa, durante uno scavo per l’apertura di una nuova area. Infatti, col tempo, le gallerie sono state ampliate a tal punto da divenire un vero e proprio labirinto, rendendo ardua, se non di fatto impossibile, la localizzazione delle sepolture più antiche. Per esempio, il sepolcro di Xu Fu non è mai stato rinvenuto, sebbene fosse desiderio di moltissimi capi della Triade quello di essere sepolti il più vicino possibile al loro illustrissimo predecessore.»
   «Ad avere tempo e mezzi, e soprattutto se non si corresse il rischio di incappare in quei pazzi fanatici che abitano da queste parti, si potrebbe condurre uno studio sistematico riguardo queste cripte» disse Jones.
   «Sarebbe uno scavo archeologico molto interessante ed affascinante» ammise Wu Han.
   «Soprattutto perché metterebbe in luce una cultura fin’oggi totalmente sconosciuta» disse Jones che, tra sé e sé, dovette ammettere di averne scoperte parecchie, in quelle ultime settimane, di culture ignote al mondo accademico: a Ceylon, in Turchia e, adesso, pure in Cina. Doveva riconoscere di essere piuttosto valente, come archeologo; peccato solo che, però, non gli rimanesse mai abbastanza tempo per effettuare un solo studio approfondito. «Non dimentichiamo che, per il resto del mondo, la montagna di Penglai è pura fantasia. Va be’. Magari in futuro. Per adesso, possiamo dirci più che soddisfatti dalla decisamente più ricca ed importante tomba a cui presto accederemo, quella di Qin Shi Huang; il suo servitore Xu Fu ci perdonerà, se a lui presteremo minore attenzione.»
   Mentre così parlavano, erano giunti in un’ampia sala, tanto vasta che la luce delle loro tre torce ardenti non era comunque sufficiente ad illuminarla completamente; di fronte a sé, però, a circa cento metri, Jones poté vedere una parete interamente coperta di nicchie, come una piccionaia. Comprese che si trattava di tanti piccoli loculi, probabilmente destinati ad accogliere ossa e ceneri di guerrieri di poco conto.
   «Quelle sono le tombe dei soldati semplici e delle loro mogli» confermò Mei Ying senza che egli avesse avuto bisogno di domandarle qualcosa. «Più avanti, incontreremo i sepolcri dei notabili e, in una stanza da cui dovremo per forza passare, vedremo le tombe dei capi della Triade del Drago Nero.»
   «Esclusa quella del vecchio Xu Fu» aggiunse Jones.
   «La sua e quella di parecchi altri; conosciamo le tombe dei capi, deposti tutti nella medesima cripta, che hanno retto la Triade negli ultimi duecentocinquant’anni. Prima erano sepolti in altre sezioni, alcune note, altre ancora ignote» concluse la ragazza.
   «Sbaglio, o mi pare che i membri della Triade siano interessati alle antiche tombe? Forse che abbiano tutti intenzione di mollare il crimine per potersi dedicare all’archeologia?» chiese Jones.
   A quella battuta, Wu Han scoppiò in una risata ed anche Mei Ying non riuscì a trattenere un sorriso.
   «In realtà, dottor Jones, la ricerca storica non c’entra affatto. La spiegazione è molto più venale di quanto lei possa credere. Deve sapere che la Triade, da qualche anno ormai, non può più contare sulle ingenti ricchezze di cui disponeva in passato, il che ha anche rallentato la ricerca del Cuore, ed è una delle cause che hanno condotto alla stipula del patto con i tedeschi» raccontò la ragazza.
   «Ah, capisco. Vanno alla ricerca delle antiche tombe, quindi, sperando di rinvenirvi qualche tesoro sepolto con i loro proprietari.»
   «Proprio così. Le tombe degli ultimi capi sono già state tutte aperte e profanate, ma non vi è stato trovato nulla al di fuori di qualche bracciale, un po’ di ornamenti e poco altro, tutto, poi, di scarso valore. Il che significa che la ricchezza della Triade è venuta meno da parecchio tempo.»
   «Sono diventati tombaroli, questi ladri. Una volta ho conosciuto un sultano che per un crimine del genere farebbe tagliare a un uomo il suo… lascia perdere. Le rapine non vanno più di moda?» domandò Jones con sarcasmo.
   «La Cina versa in cattive condizioni, dottor Jones, la povertà è molto diffusa; non ci sono più ricchezze neppure da rubare. Inoltre, i signori della guerra che ora spadroneggiano nella repubblica e che la stanno minando, hanno giurato di distruggere la Triade del Drago Nero, un sindacato criminale ritenuto troppo pericoloso per i loro piani. Se costoro venissero a contatto con uomini della Triade sul suolo cinese, non esiterebbero a massacrarli. Per questo motivo, i guerrieri della Triade lasciano ormai di rado Penglai, facendolo solamente per occasioni molto importanti che non possano essere affidate a mercenari pagati perché sbrighino da sé il lavoro, come pure molte volte è stato fatto.»
   «È vero, Indy» intervenne a quel punto Wu Han, che aveva lasciato che fossero Jones e la ragazza a condurre la conversazione. «Ricordi cosa mi ha detto quel gangster? Lao Che sarebbe molto felice se Kai fosse tolto di mezzo. E Lao è un signore della guerra molto potente.»
   «Be’, con quella specie di coltello che gli hai pianto nella schiena, posso assicurarti che non farà più molti danni. Lao ci deve già un favore.»
   «Sento che Kai è sopravvissuto» disse amaramente Mei Ying. «Avrei dovuto provvedere io stessa a terminarlo. Non doveva vivere oltre questa notte.»
   «Io credo che sia proprio morto, ormai…» borbottò Wu Han.
   «Anche per me è così» aggiunse Jones. «Avrà avuto ancora sufficienti forze a farci finire qui sotto, ma poi basta. Quella dev’essere stata l’ultima sua azione in vita. Nessuno può durare tanto a lungo, con uno spiedo del genere conficcato in corpo.»
   «La mia speranza è che nessuno lo abbia trovato in tempo. Ma se è stato soccorso immediatamente, è possibile che sia sopravvissuto. Xu Fu era un valente medico, che trasmise la propria medicina agli uomini di Penglai. Essa, col tempo, è andata perfezionandosi sempre di più, ed oggi i medici della Triade sono abilissimi a guarire qualsiasi tipo di ferita. Temo che Kai possa essere ancora vivo.»
   «Vivo o no, non ce ne deve importare. Casomai ce lo trovassimo un’altra volta di fronte arrivando alla tomba dell’imperatore, gli cacceremo in corpo tanto di quel piombo da ridurlo ad un colabrodo» sbottò Jones.
   Nel frattempo, Mei Ying li aveva condotti attraverso la vasta sala, fino ad una scala intagliata nella roccia, dalla quale erano penetrati nelle catacombe vere e proprie. Adesso, avanzavano lungo un corridoio di pietra, ai cui lati, nelle pareti, erano scavate delle nicchie richiuse da lapidi, che dovevano contenere gli uomini più importanti della Triade. Dalle sepolture più recenti, si levava uno sgradevole odore di decomposizione, mentre le più vecchie apparivano, spesso, aperte e svuotate del loro contenuto: molte lapidi erano state spezzate a martellate e, dentro quelle tombe, si potevano vedere scheletri e resti di tessuto ammassati alla rinfusa, come se fosse passato un tornado a devastare quella zona.
   «Nessun rispetto per i morti» mormorò Wu Han.
   «È come vi dicevo» disse Mei Ying, senza guardare verso quegli atroci spettacoli da cui, invece, Jones non riusciva a staccare gli occhi. «Le tombe vengono sistematicamente aperte per trovarvi anche il più piccolo ninnolo d’oro e d’argento.»
   «Kai dev’essere alla frutta, se si vede costretto a compiere queste ricerche» constatò l’archeologo, osservando i miseri resti che lo circondavano.
   «Non lo sottovaluti, dottor Jones. Il Drago Nero è ancora potente, almeno lo è abbastanza da stringere patti con i tedeschi» lo ammonì la giovane.
   «Giusto… ma come ha potuto un ufficiale dell’esercito imperiale scalare i vertici della Triade? Mi sarei immaginato che in essa le cariche di comando passassero di padre in figlio, come succede, solitamente, per tutte le altre associazioni criminali.»
   «È proprio così, infatti» confermò Mei Ying. «Sin dai tempi di Xu Fu, il potere venne trasmesso dal padre al proprio figlio maggiore maschio. Novecento anni fa, tuttavia, l’ultimo discendente dello scopritore della montagna di Penglai divenne vecchio senza aver generato figli maschi, ma solamente due figlie femmine. Egli, dunque, si associò come figlio adottivo e successore il proprio più fidato luogotenente, dandogli in spose entrambe le proprie figlie: da quel momento, si è sempre fatto così. Quando un capo si rende conto di non poter contare sopra una propria discendenza maschile, si associa un figlio adottivo, scegliendolo tra i più valorosi uomini della Triade del Drago Nero e dandogli in sposa la propria figlia o le proprie figlie, se ne ha, obbligandole anche a divorziare nel caso abbiano contratto precedenti matrimoni, in maniera di darle tutte al proprio nuovo figlio. Gli antenati di Kai, per secoli, furono una famiglia molto importante, tra le schiere del Drago Nero; egli fu avviato alla carriera militare imperiale dal padre, uomo fidatissimo del precedente capo della Triade, al fine di aumentare ulteriormente le già grandi dote guerresche del figlio. E, tale scelta, pagò. Quando il capo della Triade si sentì prossimo alla morte, chiamò a sé Kai e lo nominò proprio erede, facendogli sposare le proprie tre figlie naturali che, così, divennero le spose-sorelle del nuovo capo della Triade.»
   «Ah, le due donne che ci hanno dato così tanti fastidi erano, dunque, le spose di Kai?» chiese Wu Han, stupefatto.
   «Sì» mormorò Mei Ying, con una punta di amarezza nella voce. «Donne pericolose ma che, ormai, non potranno più darci alcun tipo di problema.»
   «E la terza sposa-sorella?» chiese Jones. «Dobbiamo guardarci le spalle anche da quella viperella? Non l’abbiamo ancora conosciuta.»
   Mei Ying chinò il capo, con aria triste.
   «Non ci darà alcun fastidio» sussurrò. «Era appena una bambina, quando andò in sposa a Kai. Quel mostro non ebbe alcuna pietà della sua giovanissima età, ma la trattò come se già fosse stata una donna adulta, rovinandola per sempre nel corpo e nello spirito. Io la incontrai, quando giunsi a Penglai per la prima volta. Una ragazzina fragile e triste, dall’aria spaventata. Mi fece pietà e così, quando mi domandò di aiutarla a spezzare le sue sofferenze, non mi tirai indietro, ma l’assecondai, procurandole il veleno con cui la fece finita. Kai, ovviamente, non ha mai saputo la verità, ed a dirla tutta non gli è mai interessato di scoprirla. Quell’abominevole essere ha abusato di quella povera ragazzina facendone tutti i propri comodi e, quando lei è morta, non le ha neppure concesso una sepoltura degna, lasciando che fosse buttata come un sacco di stracci nella fossa comune delle catacombe, senza alcun onore né dignità. È stato allora che ho cominciato ad odiare personalmente Kai. Per me, fermare la Triade del Drago Nero non sarebbe più stata una semplice missione lavorativa, ma un fatto personale.»
   «Eppure, per tutti questi anni sei riuscita a rimanergli a fianco senza farti scoprire» disse Wu Han, ammirato dalla forza di volontà dimostrata dall’amica, riuscita a rimanere calata nel proprio ruolo anche di fronte ad una tale sofferenza. Jones, invece, rimaneva in silenzio, contemplando di fronte a sé e rimuginando diversi pensieri contrastanti.
   «Sono rimasta fedele al mio compito» riprese Mei Ying, con adesso un accento duro nella voce. «Sono riuscita a diventare intima di Kai, ma non solo come la sua amante favorita - ed ho dovuto piegarmi ad essere anche questo, per quanto mi ripugni ammetterlo - bensì, soprattutto, come la sua più fidata guerriera, il suo agente migliore. Non si sarebbe mai atteso un tradimento da parte mia. Ed io rimanevo calata nella mia parte, profondamente, senza dare mostra di alcun pensiero contrario ai suoi, in attesa solamente del momento favorevole per colpire.»
   Indiana Jones continuava a rimanere silenzioso; non si capacitava del fatto che qualcuno potesse provare tanto odio e rancore verso una persona e, allo stesso tempo, rimanerle accanto per anni, senza mai tradirsi, assecondandola in qualsiasi desiderio. Fosse dipeso da lui, alla prima occasione avrebbe agito in maniera da placare quell’odio. Probabilmente, gli orientali avevano un modo di pensare molto differente da quello degli occidentali come lui. Due mondi a parte, che avrebbero faticato parecchio a trovare un punto di coesione; se mai fossero giunti a collidere, sarebbe stato uno scontro duro e privo di esclusione di colpi, come del resto era già accaduto parecchie volte, negli anni passati.
   Avanzarono lungo quei tetri corridoi, affollati dai calcinacci delle tombe distrutte e dalle vecchie ossa sparpagliate in giro; non era certo un luogo piacevole, neppure per Jones, abituato com’era ad avere a che fare con mummie e scheletri. Dopo aver raggiunto una vasta sala, adornata di statue ed alle cui pareti erano scolpite immagini di un mitico aldilà, penetrarono nella cripta riservata ai capi della Triade.
   Le tombe che si potevano incontrare lì dentro erano realmente dei piccoli gioielli artistici: sarcofaghi scolpiti nel marmo, estremamente elaborati, con motivi che richiamavano enormi draghi cinesi e statue rappresentanti l’importante personaggio lì sepolto, oppure cavità aperte direttamente nella nuda roccia, ma tanto decorate da sembrare cappelle votive. Ovunque, però, regnavano devastazione e desolazione: neppure per i capi del passato si era portato rispetto. Molti coperchi dei sepolcri erano stati spezzati oppure giacevano in terra, mentre parecchi scheletri e vecchi stracci erano stati ammonticchiati nel centro della sala, con un effetto davvero macabro e grottesco.
   «Raccapricciante» borbottò Wu Han, cercando di evitare di fissare troppo lo scempio compiuto tra quelle sepolture.
   «E quanti monumenti artistici gettati via inutilmente» bofonchiò Jones, avvicinandosi ad un sepolcro che doveva essere stato finemente decorato ma di cui, ormai, rimanevano ben pochi resti a rammentarne la passata grandezza.
   «Quello era il sepolcro del predecessore di Kai» mormorò Mei Ying con voce atona e piatta. «Non ha avuto rispetto neppure nei riguardi dell’uomo che lo adottato, affidandogli il potere ed il sangue del proprio sangue.»
   Jones avvicinò la torcia al sepolcro e vi guardò dentro. Tra i calcinacci, un teschio dalla bocca spalancata e con ancora qualche capello attaccato al cranio ricambiò il suo sguardo con le orbite vuote. Sembrava quasi che lo deridesse per essersi avventurato in quei luoghi maledetti. Poche altre ossa, miste a pietra e terra, rimanevano del vecchio capo della Triade del Drago Nero. Magro destino per un uomo che, per chissà quanti anni, aveva retto le redini della potente fazione criminale, divenendo uno degli uomini più temuti dell’intero impero cinese.
   Ripresero il cammino, avanzando in quella stanza profanata; ad un certo punto, Mei Ying li fece svoltare a destra, all’interno di uno stretto pertugio celato tra due sepolcri, dal quale si dipartiva un angusto cunicolo che scendeva a spirale verso il basso, scomparendo nell’oscurità.
   «Questa è una via segreta che ho scoperto io stessa e che nessun altro conosce» spiegò. «Sarà da qui che passeremo per andarcene. Sarà una discesa piuttosto estenuante e monotona ma, alla fine, spunteremo proprio sulla spiaggia.»
   «Gli uomini del Drago Nero non sono consapevoli dell’esistenza di questa passaggio?» domandò stupefatto Wu Han.
   «Era nascosto da un muro di mattoni intonacato» rispose la ragazza. «Kai mi aveva affidato l’ingrato compito di sovrintendere ai lavori di scavo delle tombe. Quando alcuni membri della Triade hanno aperto questo sarcofago, il coperchio, cadendo all’indietro, ha urtato l’intonaco, scoprendo i mattoni. Nessuno, all’infuori di me, se n’è reso conto. Così, una volta rimasta sola, sono tornata qui ed ho aperto il varco, esplorandolo. Si tratta solamente di un passaggio che conduce alla spiaggia ma, secondo me, lì da qualche parte un’altra parete di mattoni potrebbe celare dei tesori.»
   «La tomba di Xu Fu» intervenne Jones, acquistando consapevolezza. «Tu credi che possa trovarsi lungo questa via, dunque?»
   «È un’ipotesi come un’altra, ma altrimenti dove potrebbe essere? Per il resto, le cripte sono state esplorate compiutamente dagli uomini del Drago Nero.»
   «Chissà… peccato non disporre dei mezzi e, soprattutto, del tempo necessari a compiere questa ricerca» si rammaricò l’archeologo. «Però, magari, quando un giorno la Triade del Drago Nero sarà finalmente stata debellata, si potrà tornare qui a scavare…»
   Alzò le spalle, con aria rassegnata, e fece cenno a Mei Ying di proseguire, mostrando loro la via lungo cui avrebbero proseguito. La ragazza aprì la strada, Wu Han la seguì e Jones si accodò, chiudendo la fila.
   S’incamminarono rapidamente lungo lo stretto passaggio, inoltrandosi sempre più in profondità nelle viscere della montagna. L’aria era rarefatta e stantia, si faticava a respirare, il che conferiva un senso di stordimento e di nausea. La gelida umidità, poi, penetrava nelle ossa, facendole dolere.
   Ad ogni passo, Jones si augurava che quello strazio finisse presto, perché non vedeva l’ora di tornare ad inspirare l’aria pura dell’esterno ed a farsi scaldare dai raggi solari. Per quanto fosse abituato a muoversi al di sotto della superficie terrestre, infatti, non aveva mai provato una tale sensazione, ossia quella di essere circondato da ogni lato da tonnellate e tonnellate di roccia, camminando lungo un passaggio così disagevole da costringerlo spesse volte a chinare il capo, quando non addirittura ad abbassarsi inarcando tutto il corpo, per non rimanere bloccato. Le torce accese, poi, non facilitavano di certo il compito, bruciando quasi tutto quel poco ossigeno disponibile.
   Ad un certo punto, però, i suoi sensi sempre attenti notarono qualcosa, un particolare che agli altri era sfuggito, ma non a lui, archeologo esperto nel riconoscere i più minimi segni.
   «Fermi, un momento…!» gridò, facendo bloccare gli altri due, che si volsero subito a guardarlo con aria interrogativa, chiedendosi che cosa fosse successo.
   Jones s’era accostato ad una parete e la stava osservando con attenzione; lì, nell’incerta luce tremula delle torce, sarebbe potuta apparire come un qualsiasi altro pezzo roccioso, ma non gli era sfuggito qualcosa, un dettaglio di straordinaria importanza: un sigillo impresso nella pietra, un marchio in lettere cinesi che richiamava alla sua mente un nome preciso.
   «Xu Fu» traslitterò, con un sorriso.
   Poi, con un pugno, picchiettò sopra la parete, facendo così una nuova scoperta: quella non era roccia viva, come quella che li circondava da ogni altro lato, bensì una parete di mattoni, coperta da una pittura scura che, con l’andare del tempo, aveva finito col confondersi completamente con il resto della roccia. Alzò gli occhi sui due compagni, che lo fissavano ammirati per quella scoperta che loro non sarebbero mai stati in grado di compiere, e fece un segno di vittoria.
   Adesso, però, si chiedeva cosa fare. La tentazione di abbattere la parete con una spallata per scoprire che cosa nascondesse al proprio interno era fortissima, ma c’era anche la consapevolezza che un’azione del genere sarebbe stata avventata e fuori luogo, in quel momento.
   «La tomba del fondatore di Penglai!» esclamò Mei Ying, eccitata al punto da perdere la propria solita flemmatica calma. «Una scoperta incredibile! Entriamoci!»
 «No» la frenò Jones. «Dobbiamo proseguire. Non possiamo aprire adesso questa tomba. Farlo, vorrebbe dire poterle dare solamente una rapida occhiata, prima di dovercene andare in tutta fretta. Significherebbe anche doverla lasciare aperta, esponendola ad eventuali correnti d’aria che potrebbero danneggiarne il contenuto. Senza contare che, un giorno o l’altro, gli uomini della Triade potrebbero scoprire il passaggio e, nel passare di qui, vedere la tomba aperta e saccheggiarla senza pietà. Se devo essere sincero, preferirei evitare tutto questo, nel nome della comunità scientifica.»
   «E, quindi, che cosa facciamo? Lasciamo tutto così come lo abbiamo trovato?» chiese Wu Han. «Potrebbe contenere tesori inimmaginabili.»
   «Esatto» replicò Jones. «Ecco perché, dunque, questo muro non verrà toccato da nessuno, almeno per il momento. Un giorno, forse, uno di noi, passato questo brutto momento, potrà tornare qui alla guida di un’equipe di archeologi ed esplorare dettagliatamente la tomba di Xu Fu. Ma, per adesso, l’unica cosa che possiamo fare è questa…»
   Aprì la propria borsa e cominciò a frugarvi, sperando di rinvenirvi quello che stava cercando. Alla fine, raschiandone il fondo con le dita, lo trovò: un gessetto bianco, avanzatogli da uno scavo archeologico che aveva intrapreso l’estate precedente, prima che Marcus Brody gli ordinasse di lasciare perdere tutto per spedirlo a Ceylon, sulle tracce dell’idolo della Dea del Fiume. Il gessetto gli era servito per scrivere sopra una lavagnetta la posizione di ogni reperto ancora in situ e la sua classificazione, prima che un addetto provvedesse a scattare delle fotografie. Quanto tempo gli sembrava che fosse passato, da allora! Gli erano successi tanti di quegli avvenimenti, nel frattempo, che l’arco di pochi mesi gli erano sembrati anni interi.
   Comunque, impugnato il gessetto, lo adoperò per tracciare sulla finta parete di roccia, appena sopra il sigillo che indicava il nome di Xu Fu, le seguenti parole:

 
«I. J., Sept. 1935.»

   «Ecco qua» disse. «Così, un giorno sapremo esattamente dove fermarci.»
   Rimasero per un po’ a contemplare quelle lettere e la parete di mattoni, provando ad immaginare che cosa mai potesse esserci nascosto al di là; Jones, peraltro, si domandava quando mai avrebbe potuto avere occasione per tornare, lì sotto. Lo aspettava ancora una missione difficile, da concludere, dopodiché avrebbe dovuto recuperare il Nurhaci ed intraprendere una rocambolesca fuga per sottrarsi alle ire di Lao Che, il che lo avrebbe costretto a stare lontano dalla Cina per un bel pezzo. Senza contare, poi, che sopra di loro si trovava la sede di pericolosi criminali, che avrebbero imperversato ancora a lungo, mentre sotto la montagna avevano la propria base dei nazisti che non avevano nulla di amichevole. Insomma, Indiana Jones era sicuro che, abbandonando adesso la tomba del mitico Xu Fu, avrebbe dovuto rinunciare per moltissimo tempo, o forse per sempre, alla possibilità di aprirla ed esplorarla. Ma non poteva farci nulla.
   «Andiamo» ordinò bruscamente, spezzando l’incantesimo che sembrava essere disceso su di loro.
   Mei Ying, riscossasi, riprese a camminare e subito dopo anche Wu Han, sospinto da un tocco alla spalla da parte dell’archeologo, ricominciò a marciare, tenendo dietro alla bella cinese.
   Jones fu l’ultimo a riprendere il sentiero; non era abituato a lasciare a metà qualcosa, specialmente se si trattava di una potenziale scoperta archeologica. Si promise che, un giorno o l’altro, anche se ormai vecchio e sfinito, avrebbe fatto ritorno in quel preciso luogo ed avrebbe varcato quella soglia. Per il momento, però, sarebbe stato decisamente meglio scordarsene, poiché ben altre incombenze stava per riservargli il prossimo futuro.
   Impiegarono ore ed ore lunghissime ed interminabili a discendere lungo quello stretto cunicolo; a Jones pareva di essere in un sogno, ormai, perché le sue gambe avanzavano da sole, senza che fosse più necessario comandare loro di farlo; avevano anche smesso di parlare dopo che, all’ennesima richiesta di quanta strada mancasse ancora da percorrere, Mei Ying aveva risposto, come in tutte le altre occasioni: «Ancora poco.»
   Alla fine, sfiniti e senza fiato, quando ormai i due uomini disperavano di poter riemergere da quelle tenebre ed iniziavano a convincersi che Mei Ying li avesse condotti lungo la strada sbagliata, smarrendosi nei meandri sotterranei di Penglai, ormai costretti ad avanzare tentoni al buio, dato che le torce si erano consumate completamente da almeno venti minuti, cominciarono ad udire il rumore della risacca ed a respirare l’odore di salmastro dell’aria marina.
   «Cristo santo, dimmi che ci siamo!» imprecò Jones ad alta voce.
   Non ci fu bisogno che qualcuno gli desse una risposta: all’improvviso, oltre alcuni rampicanti rinsecchiti che ne coprivano l’ingresso, il passaggio terminò, aprendosi bruscamente sulla spiaggia, da dove giunse una luce dorata che ferì loro gli occhi. Era il tardo pomeriggio, avevano camminato da molto prima dell’alba, ma finalmente erano fuori. Jones non rimpianse di essere riuscito a convincere la ragazza a rinunciare all’impresa di cercare di recuperare lo Specchio dei Sogni: se lo avessero fatto, avrebbero perso del tempo prezioso e non sarebbero mai riusciti ad arrivare in occasione del tramonto; se così fosse stato, i fratelli di Wu Han, non trovandoli sulla spiaggia, se ne sarebbero andati, abbandonandoli al loro destino. In quel caso, andarsene dall’isola sarebbe risultato assai più complesso.
   «Finalmente la dolce aria del mare» esclamò Wu Han, inspirando a pieni polmoni quella fragranza amarognola di salsedine che, dopo il chiuso della montagna, sembrava quasi un’essenza balsamica e tonificante. «Se non sapessi che tutta quest’acqua è salata, mi butterei a capofitto a berne a litri. Sto morendo di sete.»
   Più pragmaticamente, Jones si guardò attorno, cercando di orientarsi; la spiaggia, in quel punto, era larga pochi metri. Alle loro spalle incombeva la cupa massa del monte, che si prolungava sia sulla destra sia sulla sinistra. Osservando la posizione del sole, riuscì ad individuare il punto in cui la giunca sarebbe arrivata a salvarli.
   «Siamo fortunati» borbottò. «Ci troviamo a poche centinaia di metri dal luogo in cui approderanno i tuoi fratelli. Una volta a bordo, ci disseteremo e mangeremo a sazietà, recuperando tutte le energie.»
   «Sarà bene rimanere qui, durante la nostra attesa» consigliò la ragazza. «Questo è un luogo piuttosto riparato, in cui né i nazisti né tantomeno i guerrieri della Triade del Drago Nero potranno avvistarci.»
   «Sono sfinito. E mancano almeno due ore abbondanti al tramonto» si lamentò il contrabbandiere, mettendosi a sedere sopra la sabbia piena di alghe secche.
   A stendere finalmente le gambe gli parve di rinascere, anche se non poteva in alcun modo calmare la sete; non gli restava altro da fare che provare ad ignorarla, con la speranza che arrivasse al più presto il momento di risalire sulla sua giunca.
   «Allegro, vecchio mio! Pensa che, finalmente, siamo riusciti ad uscire da quella specie di sepolcro puzzolente!» lo consolò l’archeologo, accoccolandoglisi in parte.
   Neppure Jones si sentiva troppo in forze, in quel momento, ma era decisamente più abituato dell’amico a tali privazioni, quindi riusciva a dissimulare la propria stanchezza; l’aria pura del mare, poi, lo aveva ridestato dal torpore in cui era caduto durante la discesa. Ma doveva ammettere di avere voglia di salire sulla giunca di Wu Han, per non doversi preoccupare più di nulla per almeno qualche ora. Decise che, nell’attesa, avrebbe schiacciato un pisolino.
   «Svegliami quando è ora» borbottò, sdraiandosi.
   Si tirò il cappello sugli occhi, per ripararseli dalla luce accecante del sole basso, incrociò le braccia sul petto e, in breve tempo, si addormentò.
   Wu Han lo avrebbe volentieri imitato ma, in quel momento, non riusciva a staccare gli occhi dalla ragazza.
   Mei Ying, infatti, dopo essersi sfilata il giubbotto che le aveva dato il contrabbandiere, s’era avvicinata alla battigia ed aveva cominciato ad immergervi le mani, facendosi cadere l’acqua marina sul capo. Dopo qualche esitazione, lanciato uno sguardo a Jones per accettarsi che fosse davvero immerso nel sonno, si spogliò anche dell’abito stracciato, rimanendo così completamente nuda e mettendo in mostra tutta la raffinata bellezza del proprio corpo magro ma, al medesimo tempo, sinuoso e dalla pelle vellutata. A Wu Han parve quasi di star contemplando Bai Mudan, la bellissima dea tentatrice, la signora dell’amore; era così bella, incantevole e desiderabile. Avrebbe voluto non guardarla, rispettarla in quel momento di intimità, ma non vi riuscì e continuò ad ammirarla come se fosse stata un fiore raro.
   La giovane si volse all’indietro, regalando un  bellissimo sorriso al contrabbandiere, poi avanzò a piccoli passi, andando ad immergersi nelle acque del mare, che lambirono la sua pelle con estrema dolcezza, risaltandone ulteriormente la bellezza.
   Il cinese la osservò con desiderio crescente; e, quando lei si voltò nuovamente a guardarlo con quei suoi occhi dolcissimi, invitandolo a raggiungerla con un leggero cenno della mano, non riuscì più a resistere.
   Gettò un’occhiata distratta a Jones, il cui respiro lento e regolare denotava uno stato di sonno profondo. Lo conosceva bene: l’archeologo dormiva pochissimo, gli erano sufficienti solamente alcune ore alla settimana ma, in quelle ore, era impossibile che si svegliasse, a meno che non fosse scosso violentemente. Non si sarebbe accorto di nulla. Avrebbe poi pensato lui a dargli la sveglia quando fosse stato il momento di lasciarsi alle spalle quella maledetta isola.
   Ma, a Wu Han, quel luogo sarebbe rimasto per sempre in mente come un paradiso, non più come un inferno.
   Lestamente, tolse tutti gli abiti e raggiunse Mei Ying nell’acqua.
   
 
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