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Autore: Ms Mary Santiago    19/08/2017    7 recensioni
[STORIA A OC - Conclusa]
Dal testo:
Un Torneo interscolastico sul modello dell’ormai abolito Tre Maghi, ma che coinvolgesse tutte e quattro le maggiori scuole di magia.
Il preside di Ilvermorny, Eric Miller consulente per il Macusa, era stato già messo al corrente dell’idea ed era stato a dir poco entusiasta.
O almeno così le aveva riferito Harry.
Viktor Krum, che dopo essersi ritirato dal Quidditch aveva dirottato la sua carriera verso l’insegnamento e successivamente la presidenza a Durmstrang, si sarebbe convinto facilmente le aveva assicurato Hermione.
E infine Beauxbatons.
Ron aveva dichiarato di essere certo della volontà di Gabrielle Delacour di adoperarsi per garantire l’amicizia e la cooperazione tra le scuole.
Non restava che il suo benestare per dare il via all’organizzazione delle cose.
- E a tutti i presidi sta bene che il Torneo venga ospitato a Hogwarts? –
Harry annuì. – Lo ritengono giusto dato che la proposta è partita da noi. –
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gabrielle Delacour, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Viktor Krum
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 3

 

 

 

 

 

- Ripetimi un’altra volta cos’è che vorresti festeggiare? –

William si strinse nelle spalle, le iridi blu cobalto che luccicavano divertite al di sotto delle scomposte ciocche corvine.

- Abbiamo davvero bisogno di un motivo valido per fare festa? –

- Teoricamente sì. –

- E in pratica? –

Erlend ridacchiò, scuotendo la chioma color dell’alabastro.

Era inutile discutere con William quando si metteva in testa di fare qualcosa, specialmente se si trattava di organizzare una festa.

Il ragazzo americano davanti a loro sembrava pensarla esattamente come lui, perché sorrise divertito.

- Mi piace come ragioni. –

L’unico che sembrava ancora scettico e faceva resistenza era Nikolaj.

Erlend aveva sempre pensato che il figlio di una star mondiale del Quidditch fosse abituato a folleggiare ogni notte, ingurgitando litri di alcolici e spassandosela con ogni singola ragazza gli capitasse a tiro, ma a quanto pareva quel particolare stereotipo si applicava solo a una parte dei figli di gente famosa.

Nikolaj Krum era infatti di una serietà a dir poco spaventosa quando si trattava d’infrangere regole, alzare un po’ il gomito, e comportarsi da adolescente ribelle.

- Coraggio, Krum, sciogliti un po’ – lo esortò Jason, inarcando un sopracciglio biondo e rivolgendogli un’occhiata molto simile a una tacita sfida.

- I ragazzi di qui che ne pensano? –

- Sono tutti d’accordo – replicò Erlend all’istante.

Quando aveva menzionato l’idea a Robert il Corvonero era rimasto in silenzio per qualche minuto e alla fine aveva dato il suo appoggio alla cosa e annunciato che si sarebbe occupato lui di presentare la cosa al resto della scuola ospite nella migliore luce possibile.

Doveva esserci riuscito alla grande, perché la voce si era sparsa a una velocità incredibile e ormai sembrava non esserci nessuno studente dal quinto anno in su che non fosse a conoscenza della cosa.

- Sarà divertente – aggiunse poi, con un sorriso a trentadue denti.

Durmstrang faceva quello che decideva lui, non perché fossero obbligati ma perché Krum veniva visto come un modello di comportamento da fin troppa gente per permettersi di ignorare le implicazioni di una sua decisione.

- D’accordo, ma non mi prenderò nessuna responsabilità se le cose dovessero degenerare – cedette alla fine il bulgaro.

- Non degenereranno – assicurò William, con la migliore delle sue espressioni da angioletto innocente.

Sarebbe stato convincente se Erlend non l’avesse conosciuto come le sue tasche.

Una festa con William Glacier finiva sempre con il causare scandali, pettegolezzi che divenivano di dominio pubblico, e qualche decina di studenti che si ubriacavano fino a svenire.

- Perfetto, allora vado a confermare la cosa al resto del mio gruppo –, concluse soddisfatto Jason, - Ci vediamo questa sera, ragazzi. –

- Vado anche io – asserì Nikolaj, rivolgendo un rapido cenno di saluto al quartetto.

Rimasti soli, Erlend sentì lo sguardo di William su di sé.

Alzò lo sguardo, accigliandosi.

- Sì? –

- Stai pensando a quello che penso io? –

Arricciò le labbra in un sorrisetto ironico. – Che sei fuori di testa? –

- Oltre a quello -, rise, - intendevo l’altra cosa. –

- Audrey? –

- Audrey – confermò.

E così la loro amica tornava a rivestire ufficialmente il ruolo di importatrice abusiva di alcolici all’interno delle mura scolastiche.

Nuova scuola, stessa vecchia storia.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- E mio fratello ha davvero dato il consenso a tutto questo? –

Zahra era decisamente incredula.

Robert non era un tipo noioso o puritano, ma allo stesso tempo prendeva molto sul serio tutta la questione della carica da Caposcuola e dei doveri che ne derivavano.

Eppure sembrava che l’arrivo delle delegazioni straniere l’avesse convinto a gettare ogni riserva alle spalle e trasformarsi improvvisamente nel grande anfitrione di quella che si prospettava una festa con la “F” maiuscola.

- Così dice Gabriel. Anche lui e Joseph ne erano sorpresi – confermò Tatiana.

Lilith, seduta sul letto a baldacchino accanto a quello di Zahra, smise di sfogliare la rivista di Quidditch e alzò lo sguardo verso di loro.

- La festa sarebbe questa sera? –

- Già. A quanto ho capito verrà organizzata nella Stanza delle necessità. –

Accigliata, l’americana ripetè il nome di quel posto con tono perplesso, spingendo le due ragazze a spiegare sia a lei che a Charlotte di cosa si trattasse.

- È una stanza che compare solo se passi lì davanti per tre volte pensando intensamente al luogo che vuoi trovare una volta varcato l’ingresso. Si pensava che fosse andata distrutta durante la Battaglia di Hogwarts della Seconda guerra magica, ma a quanto pare tra i poteri della Stanza c’è anche quello di ripararsi da sola. –

- E adesso avete capito perché è finita a Corvonero – rise Zahra davanti al tono professionale con il quale Tatiana si era messa a illustrare le circostanze che avevano portato alla scoperta di quella stanza portentosa.

Charlotte prese la parola, tormentandosi nervosamente le mani.

- E non c’è il rischio che ci becchino? –

- Un po’ di rischio c’è –, ammise Tatiana, - ma non possono certo darci più di una punizione. –

L’amica non sembrava particolarmente convinta perciò Lilith le diede una lieve e giocosa spintarella.

- Coraggio, è l’ultima sera di libertà. Domani annunceranno i nomi dei campioni delle varie scuole e il Torneo comincerà ufficialmente. Non avremo altre occasioni per divertirci. –

Ancora un po’ combattuta, Charlotte alla fine si ritrovò ad annuire.

L’entusiasmo delle ragazze l’aveva contagiata.

Dopotutto aveva deciso di candidarsi al Torneo per mettersi alla prova e dimostrare di essere capace di essere coraggiosa e tosta proprio come chiunque altro.

E una festa non era certo la sorte peggiore che le potesse capitare, no?

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Entrando nella stanza del dormitorio Lenochka si ritrovò davanti quella che aveva tutta l’aria di essere una boutique di alta moda che era improvvisamente esplosa e aveva deciso di travolgere con abiti, trucchi, scarpe e gioielli ogni singola porzione di spazio disponibile.

Tossicchiò, attirando l’attenzione di una Constance più schizzata del solito che si appoggiava a dosso in modo incessante un abito dopo l’altro, osservando il riflesso che le rimandava il gigante specchio a figura intera mordicchiandosi il labbro inferiore con l’aria di chi stava valutando una complessa opera d’arte dal valore inestimabile.

- I ladri ci hanno svaligiato la stanza, è esplosa una bomba oppure Constance ha semplicemente dato di matto e ha cominciato a lanciare abiti in giro? –

Helena si strinse nelle spalle, richiudendo la boccetta d’inchiostro che le era appena servita per ultimare il compito di Difesa Contro le Arti Oscure.

- Personalmente trovo difficile capire se Constance sia ammattita oppure no, è da quando la conosco che si comporta come se fosse fuori di testa. Quanto alla bomba, se fosse stato un qualche attentatore lo avrei già ingaggiato per farla fuori. E i ladri dubito che correrebbero mai il rischio di entrare qui dentro e incontrarla. Sarebbe capace di tagliare la gola a qualcuno se si avvicinasse a meno di un metro dalle sue scarpe nuove. –

La bionda rivolse un’occhiata piccata all’indirizzo delle due compagne.

- Molto divertenti. Risparmiatevi l’ironia e datevi una mossa, tra un’ora comincia la festa. –

- Appunto, tra un’ora. Perché dovrei cominciare a prepararmi adesso? –

- Perché -, fece per risponderle ma dopo averla osservata dalla testa ai piedi decise di non dispensare ulteriori consigli di stile destinati a rimanere inascoltati, - ah … lasciamo perdere, conoscendoti metterai qualcosa tipo pantaloni di pelle di drago e stivaloni al ginocchio con una di quelle tue maglie a rete dall’aria molto goth. –

- Le mie magliette goth sono fantastiche – la rimbeccò.

- Certo, se solo lo stile goth non avesse smesso di andare di moda qualcosa come millemila anni fa. –

Lenochka alzò gli occhi al cielo.

Ed ecco che c’erano di nuovo.

Doveva davvero provare a intercedere con qualche potenza superiore per chiederle di essere assegnata a un’altra stanza.

- Io vado a farmi una doccia, cercate di non uccidervi mentre sono sotto l’acqua. Mi seccherebbe arrivare tardi alla festa perché devo dare una mano ad occultare un cadavere – decretò, per poi chiudersi la porta del piccolo bagno personale alle spalle.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

La festa era un tripudio di musica, alcolici e gente che si muoveva a passo di danza in coppia o da sola.

Sorseggiando il suo drink, Marjorie smise di ascoltare Enea e Gabriel che blateravano di chissà cosa e tornò a concentrarsi sulla pista.

Socchiuse gli occhi, muovendosi lentamente sul posto mentre nella stanza risuonava una melodia a lei familiare.

Era la sua canzone preferita.

Meditò sull’idea di scendere in pista e scatenarsi, ma l’idea di danzare da sola non la convinceva del tutto.

Amava divertirsi, ma a Beauxbatons lo faceva con i suoi amici mentre lì sembrava che tutti fossero troppo presi nel vivere il momento a mille per mettersi a socializzare con persone che conoscevano già.

- Indecisa sull’andare a ballare o meno? –

Si voltò verso il ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri che era vicino a lei.

Stringeva a sua volta un drink tra le mani dalle dita affusolate da pianista e aveva un luccichio divertito nello sguardo.

Era uno dei ragazzi di Ilvermorny, ma non aveva la minima idea di come si chiamasse.

- Già, non mi piace ballare da sola. –

- Non vorrai farmi credere che nessuno ti ha ancora invitata – replicò.

In effetti aveva perso il conto degli inviti che aveva ricevuto fino a quel momento, ma li aveva declinati tutti.

Marjorie era perfettamente consapevole di essere una bella ragazza così come sapeva che la maggior parte dei ragazzi quando parlavano con lei vedeva solo un bel viso e un corpo seducente.

Nessuno di loro si sarebbe mai preso la briga di conoscerla davvero.

Era solo una bella bambolina, non doveva essere necessariamente una persona acuta e profonda.

Non sopportava quel comportamento, perciò aveva declinato garbatamente ogni invito.

- Ho sempre rifiutato. –

- Fammi indovinare, erano tutti dei completi idioti che volevano solo provare a infilarsi nel tuo letto? –

Rise. – Qualcosa del genere. –

Alzò gli occhi al cielo. – Noi uomini sappiamo essere davvero dei casi disperati quando ci mettiamo. Comunque, io sono Bentley. –

Accettò la mano che le porgeva, sentendo le gote arrossire leggermente quando lo vide portare il dorso alle labbra e depositarvi un lieve bacio invece di limitarsi a stringerla.

- Marjorie. –

- Piacere di conoscerti, Marjorie. Che ne dici, accetti il mio invito a ballare? Ti giuro che sono il tipo di ragazzo che preferisce essere corteggiato invece che corteggiare, quindi non devi temere che mi approfitti di te – ironizzò.

Ridendo nuovamente, si ritrovò ad annuire ancora prima di ponderare la cosa.

- Perché no, andiamo in pista. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Robert si avvicinò all’improvvisato bancone bar al quale Gabriel e Joseph chiacchieravano con Enea.

Stavano discutendo di Quidditch e di tanto in tanto abbozzavano qualche commento su questa o quella ragazza che reputavano carina.

- Credevo che fossi incollato ad Audrey, come mai da queste parti? – lo accolse il Serpeverde.

- Devo solo prendere qualcosa da bere. –

- Vi siete prosciugati dei rispettivi liquidi corporei? – ammiccò, malizioso.

Gabriel ed Enea scoppiarono a ridere, dandosi di gomito.

Quei tre dovevano aver bevuto decisamente più del dovuto; era pronto a scommettere che entro la fine della serata si sarebbero sentiti male e sarebbe toccato a lui il duro compito di rimetterli tutti a letto.

Era in momenti come quelli che detestava essere l’amico responsabile del gruppo.

- Farò finta di non aver capito l’insinuazione e me ne andrò ignorando lo stato in cui siete … vi faccio presente solo che sono ancora le dieci di sera. –

- Stiamo bene – assicurò Gabriel.

L’ultima volta che aveva sentito quelle parole era finito con del vomito non suo sugli abiti e sulle scarpe, due migliori amici completamente ubriachi che non riuscivano nemmeno a mettere un piede davanti all’altro, una nottata passata a cercare di rimetterli in piedi e il soprannome “Rob l’infermiere” che gli era rimasto appiccato addosso per le settimane a seguire.

- Non ho intenzione di farvi da baby sitter questa volta – li informò.

- D’accordo, papà – ridacchiò Enea.

Fantastico.

Non avrebbe avuto a che fare con due ubriachi perché quella volta sarebbero stati tre.

Afferrò i bicchieri per sé e Audrey e tornò dalla ragazza che era rimasta seduta sul divanetto.

Le sedette accanto, porgendole il suo drink.

- Hai l’aria preoccupata – osservò.

- Gabriel, Joseph ed Enea sono completamente ubriachi e indovina un po’ a chi toccherà stargli dietro? –

Accarezzandogli il dorso della mano, replicò: - Non pensarci. –

- Fosse facile. –

- Hai bisogno di qualcosa che ti distragga – asserì la francese con decisione, sporgendosi verso di lui e depositandogli un bacio sulle labbra.

Colto di sorpresa, Robert ricambiò ancora prima di realizzare che era effettivamente Audrey che stava baciando.

Qualcuno da qualche parte doveva aver ascoltato le sue preghiere.

E, constatò, era proprio vero che le ragazze francesi baciavano bene.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

William riaprì gli occhi venendo assalito all’istante dalla sensazione che dentro alla sua testa fosse in corso un vero e proprio incontro di boxe senza alcun esclusione di colpi.

Realizzò a malapena che si trovava ancora nella Stanza delle necessità e che la festa era finita da ore.

Lanciò un’occhiata all’orologio che portava al polso.

Erano quasi le otto, ciò significava che se si fosse dato una mossa avrebbe potuto fare colazione prima di cominciare le lezioni.

Fece per mettersi in piedi quando si rese conto di essere mezzo nudo.

Si chinò a raccogliere la camicia ai piedi del divanetto, per poi chiudere la zip e allacciare la cintura di pelle.

Lasciò vagare lo sguardo nella penombra, alla ricerca della sagoma della persona con cui doveva aver passato la notte.

Sempre ammesso che non se ne fosse già andata, ovviamente.

Individuò una schiena pallida e decisamente maschile acciambellata poco distante.

Avvicinandosi verso il suo incontro occasionale, William sgranò gli occhi.

- Merda – mormorò con sentimento, osservando il volto pallido dalle ciglia nerissimi e la chioma biondo chiarissimo.

Doveva esserci un’altra spiegazione logica al perché lui ed Erlend erano da soli nella stanza e per di più mezzi nudi con l’aria di chi aveva palesemente passato la nottata a fare sesso.

Il fatto che fosse un ragazzo non era un problema, ma che fosse il suo migliore amico lo era eccome.

Erlend non era un dongiovanni, era un tipo da storia seria, i flirt non lo interessavano.

Perciò, malgrado l’alcool in circolo, se era venuto a letto con lui era perché nutriva dei sentimenti nei suoi confronti e non si trattava semplicemente di attrazione fisica.

Quanto a lui … Erlend era ovviamente un bel ragazzo, ma era possibile che tra loro ci fosse più di un’amicizia?

Francamente non ne aveva alcuna idea e in quel momento, con la testa pulsante, fece l’unica cosa che reputò saggia.

Finì di vestirsi ed uscì dalla stanza stando attento a non svegliarlo.

Non era ancora il momento di affrontarlo, non prima di aver chiarito le idee a riguardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

In questo capitolo si sono un po’ smosse le cose dal punto di vista sentimentale e nel caso di Will ed Erlend si sono anche decisamente complicate. Come affronteranno la cosa i due ragazzi? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, in cui verranno anche annunciati i rappresentanti al Torneo per ogni scuola.

Detto ciò, qualcuno di voi ha un nome per la ship Audrey/Robert? Perché a me viene in mente solo Robey.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

   
 
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