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Autore: Glance    16/06/2009    5 recensioni
Non posso dire chi sono: ciò che non si può svelare non esiste ed io non esisto. Sono irreale, una fantasia, un sogno. Un incubo.
"...in effetti quando si trattava di Bella diventavo paranoico e iperprotettivo, ma quando il tuo sole è delicato come la fiamma di un fiammifero hai paura che tutto possa spegnerlo da un momento all’altro, anche il tuo stesso respiro."
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allora diciamo che non è mia abitudine fare delle introduzioni ai capitoli ma qui mi sembra doveroso, solo per dire che la storia subisce una svolta brusca quanto inaspettata.
Suggerisco di accompagnare la lettura di per se impegnativa con il sottofondo di YIRUMA: MOONLIGHT e con tanti fazzoletti …buona lettura!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



I miei ringraziamenti ai venti preferiti e ai dodici seguiti a gli oltre 2292 visualizzazioni e giù a seguire che hanno anche solo dedicato un minuto alla lettura di questa ff.
Un grazie sentito e di cuore a EKA e CICCIOLGEIRI, per aver recensito il penultimo capitolo.
A tutti non me ne vogliate per il finale strappalacrime che in verità ha stupito anche me perché non era previsto. Questa storia è andata avanti senza uno schema ben preciso e questo forse era l’unico epilogo.
Grazie ancora di cuore a tutti e alle prossime avventure con finali migliori.
Ciauz!!!! *_*
P.S.:
I commenti non sono graditi, ma GRADITISSSSSIMI. Si accetta di tutto (Ehm…quasi di tutto)!




Mi aveva voluto fare un regalo, l’ultimo, lasciarmi qualcosa di tanto inaspettatamente sconvolgente quanto infinitamente raro e unico. Qualcosa di se.
“Qualsiasi cosa sono adesso, lo sono grazie a te. Se è una vita o qualunque cosa sia quella che ho, lo devo solo a te.” Non sapeva se poteva definirsi vivo, ma solo dove c’è vita se ne può fare dono.
Il suo dono ora era qui tra le mie braccia e dormiva serena e beata, ignara di tutto il dolore e la sofferenza. La mia bambina racchiudeva in se qualcosa di me e la parte che un tempo era appartenuta a suo padre. Gli stessi capelli ribelli, ma del mio colore e gli occhi di un verde incredibile. Aveva un’ incarnato di porcellana.
Mi ricordava tanto il ritratto che occupava la parete dell’immenso salone. Somigliava tanto ad Edward e a sua madre Elisabeth.
La mia bambina era umana, ma poteva godere dell’immortalità.
Ancora i clamori della festa risuonavano nell’aria, tra quelle mura, ne potevo sentire l’eco. Eppure era già passato un anno.
Ancora sentivo su di me il mio abito candido che leggero mi accarezzava. I capelli sciolti intrecciati con i fiori di campo che Alice aveva voluto raccogliere all’alba perché più profumati.
Al mio dito il suo anello con tutte le sue promesse.
Gli invitati erano partiti. Avevo salutato mio padre.
Tutto era stato perfetto, tutto.
Felicità, amore, il mio futuro era lastricato di questo, delle sue promesse.
Sapevo che sarei stata come lui un giorno non molto lontano che dopo tutto ciò che di umano c’era da scoprire, sarei appartenuta al suo mondo.
Ma di una cosa ora ero certa che niente poteva essere sicuro ne nel mio mondo, ne tanto meno nel suo.
I ricordi continuavano a tornare forti nella mia mente causando fitte di dolore al mio cuore che ancora non riusciva a battere in maniera normale.
Salivo le scale alla fioca luce delle torce, la pietra fredda sotto i miei piedi.
Salivo e le mie mani, cercavano di ristabilire il mio equilibrio accarezzando le pareti lisce.
La scala girava su se stessa e sembrava non finire mai. Lui era lì in quella che non sarebbe più dovuta essere la sua camera da quella sera in poi e lì prendeva la decisione più importante di tutta la sua esistenza.
Salivo e dalle feritoie sul muro, potevo vedere squarci di cielo alla luce di quel nuovo crepuscolo, l’ennesimo per noi.
Continuavo a salire mentre un nodo mi serrava la gola e un pianto che aveva ormai affondato le sue radici nella parte più profonda di me, non smetteva di scuotermi il petto.
La pesante porta era chiusa e la mia mano si allungò per poggiarsi sulla maniglia. Mi ero vista fare quel gesto infinite volte nel mio sonno senza pace, anche dopo che lui era al mio fianco, ed era costretto a strapparmi a quel dolore svegliandomi.
Adesso però, nessuno poteva farlo, il mio incubo era reale come me e lui.
Sapevo cosa avrebbe scelto. Avrebbe scelto di privilegiare la vita, sempre e comunque e a chiunque essa fosse appartenuta. Fosse stata la mia o di chiunque altro. Non l’avrebbe mai sacrificata per salvare se stesso, non valgo tanto, non faceva che ripetere.
Aro era riuscito nel suo intento “CON QUALUNQUE MEZZO” aveva detto e non si era fermato neanche davanti ad un intera cittadina inerme. Avrebbe distrutto tutti e la storia si sarebbe ripetuta.
La storia di Anthony tornava nel presente di tutti noi.
Allora non ci furono possibilità di barattare quelle vite; adesso l’oggetto di scambio sarebbe stato Edward, mio marito.
Il suo viso nei miei occhi che ne percorrevano ogni tratto ogni più piccolo particolare di quella bellezza che lasciava senza fiato. Lo potevo distinguere chiaramente anche da dietro la pesante porta.
Mi decisi ad aprirla intenzionata a non dargliela vinta a non cedere, avrei perorato la mia causa a qualunque costo anche implorando se necessario, lo avrei obbligato a mantenere la promessa che mi aveva fatto di non lasciarmi mai più. Ero consapevole che non ci sarei riuscita, ma non potevo accettare così passivamente che me lo portassero via.
Aprii la porta, lo vidi girato verso la grande finestra assorto a guardare fuori, verso quel paesaggio avvolto dalle ombre di quell’ora del giorno dove tutto sta per finire, ma non ancora completamente.
Appena mi sentì entrare le sue mani si serrarono a pugno e lo vidi abbassare la testa in una posa di sofferenza da cui trapelava tutto il suo tormento.
Quel sentimento, lo vedevo e lo sentivo su di me e non sapevo come aiutarlo.
Gli corsi incontro e gli cinsi la vita, poggiandogli un bacio sulle spalle.
Poggiò le sue mani sulle mie.
“Ti prego…” gli sussurrai.
Si sciolse dal mio abbraccio e si voltò verso di me. Le mie mani sembravano bruciare nelle sue fredde. Mi strinse a se. Il mio viso sul suo petto nudo e freddo.
“Non era questo che immaginavo per la nostra prima notte da marito e moglie.” Le lacrime tornarono copiose e lui le raccolse tra le sue dita.
“Ssst …Bella, non piangere.” Alzai il mio sguardo ad incrociare il suo.
“Promettilo Edward...” Mi sorrise.
“Cosa tesoro? Tutto quello che vuoi.”La supplica nella mia voce.
“Prometti di non lasciarmi mai.” Mi accarezzò il viso ed i capelli, mi guardò intensamente negli occhi e si chinò per regalarmi un dolcissimo bacio a fior di labbra.
“Te lo prometto.” Lo guardavo ed il terrore era nel mio sguardo.
“Mai?”Senza staccarsi da me sussurrò piano.
“Mai, Bella. Te lo prometto.” Non riuscivo a smettere di piangere. Mi prese il viso tra le mani e piano disse.
“Ti ho accompagnato Bella per un tratto del tuo cammino e ora ti lascio, ma non con un addio.
Le parole amore sono solo parole e la tua vita scorrerà malgrado tutto, malgrado me, tra momenti tristi e gioie immense. Ti troverai tante, tantissime volte davanti a bivi, in cerca di qualcosa , un segno che possa aiutarti a scegliere, ne troverai tanti e in ognuno ci sarò io. Quando dovrai scegliere Bella non avere mai paura, ne rimpianti. Vivi amore per tutti e due e forse chissà un giorno mi ricorderai semplicemente… con affetto. Come qualcosa che è appartenuto a un momento lontano del tuo passato.” Non volevo ascoltare ciò che stava dicendo, ma continuò con infinita tenerezza a parlarmi.
“Mi dispiace, mi dispiace per tutto. Per questo nuovo immenso dolore, ma non riesco a pentirmi, di avere ambito senza diritto al tuo amore, la cosa più importante e vera di tutto il mio lungo e tormentato cammino. Ora so che la strada che altri hanno scelto per me, tutto ciò che sono stato e ho incontrato, mi doveva portare a te e di questo non mi pentirò mai. Ora non ho rimpianti non più perché ho te e questo nostro amore e li avrò per sempre. Ovunque vada qualunque cosa sarò dopo questo, tu sarai la sola ragione per cui rifarei tutto daccapo. Ti amo signora Cullen e questa è una verità, l’unica certezza che non cambierà mai, comunque e ovunque.” Sorrise, ma sapevo che stava piangendo insieme a me.
“Ora però, voglio che sia tu a farmi una promessa. Voglio Bella che tu ti senta libera di trovare la tua strada e se su questa, ci sarà un amore umano che ti si affiancherà, afferra la sua mano, perché non voglio che tu rimanga sola e viva nel ricordo di quel che è stato. Diventa quella donna che io non avrei mai potuto farti diventare. Voglio che tu sia madre e un giorno quando il tuo viso sarà diverso, ma non per questo meno bello e i tuoi anni ti avranno resa saggia e il dolore sarà scomparso, poter raccontare la nostra storia con un sorriso. Prometti Bella ti prego. Prometti che sarai forte amore, ancora una volta. Fallo per me per l’amore immenso e incondizionato che ti porto. Perché solo così non sarà stato tutto vano.”
Ero senza parole, il respiro bloccato e il cuore che non sapeva più cosa volesse dire battere regolarmente. Non potevo credere che continuasse a preoccuparsi per me, Aro quasi sicuramente non gli avrebbe concesso nessuna proroga e lui continuava a temere per me. Come faceva a non capire che lui era me e che se non c’era speranza per lui non poteva essercene neanche per me e non potevo fargli nessuna promessa. Una risoluzione nuova si fece strada in me.
“No.” Dissi “ Sarò con te o non sarò affatto. Fallo Edward, fallo adesso e portami con te così potrò salvarti.”
“No!” Lo guardai.
“Non dipende più da te. Sono tua moglie e non vado da nessuna parte senza di te. Non ci provare nemmeno Edward. Non riuscirei a sopportare un’altra volta di patire tutto quel tormento.” Mi guardò con lo sguardo più profondo e disperato che gli avessi mai visto.
“Va bene” disse “ Ma concedimi questa ultima notte da umana. La prima nostra notte voglio amarti così come sei, come ti ho conosciuta. Come la mia piccola fragile e umana Bella.” Acconsentii a quella richiesta fatta come una supplica. Del resto sapeva che non potevo rifiutargli niente.
Fu la nostra prima indimenticabile notte, quella per cui eravamo stati destinati sin dall’inizio nei disegni di quello strano destino che ci era stato riservato. Io però non potevo immaginare che quella sarebbe stata la mia ultima notte con lui.
Mi addormentai tra le sue braccia e il mio sonno che non era mai stato generoso con me quella volta mi tradì accompagnandomi per mano nei i sentieri di un riposo calmo e sereno per me così sconosciuto. Un sonno ristoratore che fu interrotto dalla carezza dei primi raggi del sole di un nuovo e solitario mattino senza di lui, il primo di tanti. Che avrebbe segnato con il silenzio e la disperazione i giorni a venire.
Questa volta era andato via e niente e nessuno me lo avrebbe restituito, ne la mia disperazione, ne quella della sua famiglia che aveva preparato piani su piani per poter eludere quella tragedia e strapparlo a quel destino già scritto per tutti noi.
Il mio Edward non c’era più, non sarebbe mai più tornato, non avrei mai più potuto guardare nei suoi occhi, sfiorarlo, sentire il suo profumo o godere di quel sorriso particolare che riservava solo a me.
Di lui però mi sarebbe rimasto il dono più prezioso sua figlia la bambina più bella e cara del mondo.
La nostra bambina che avrebbe vissuto tanto senza il tempo ad intaccare la sua bellezza e con il contrario del dono di suo padre.
Tutto era ormai in quel limbo che sta tra sogno e realtà. in quel luogo, l’unico sentimento che ancora tradiva quella che era stata la mia natura fragile di un tempo stava in una lieve inflessione tremula della voce e nell’incedere incerto dei miei passi.
In questa nuova dimensione, su di una tavolozza mescolavo i tanti colori che lui mi aveva messo a disposizione...Edwrad sarebbe stato una parte di me avrebbe vissuto in me con me e il suo viso mi avrebbe continuato a sorridere in quello di sua figlia. La sua famiglia sarebbe stata con noi, avrebbe vegliato su me e la nostra piccola Elisabeth.
Nessuno si dava pace, ma quello che più di tutti non si rassegnava era Anthony che si sentiva come se fosse venuto meno a d un giuramento. Aveva promesso alla sua dolce Beth di vegliare su suo figlio sul suo dolcissimo Edward e non c’era riuscito.
Tutti da Marcus ad Alice a tutti noi avevamo cercato di convincerlo, ma non aveva voluto sentire ragioni.
C'era riuscito aveva salvato tutti e con l’aiuto di Marcus ad eludere la guardia di Aro e a tendergli un tranello che gli era stato fatale, ma da solo e contro poteri micidiali non era riuscito ad avere la meglio.
Ora a capo dei Volturi c’era Marcus e gli equilibri erano stati ristabiliti, ma lui il mio dolcissimo, bellissimo e tormentato marito non era altro che un mio indissolubile ricordo. La mia ferita sanguinante.
  
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