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Autore: lady lina 77    21/08/2017    0 recensioni
Elke abbassò lo sguardo sulla sua mano, sul suo polso che ancora Mattheus stringeva. Era un uomo a volte duro, a volte irriverente, il più delle volte strafottente, ma una cosa l'aveva colpita fin dal primo istante in cui lui aveva sfiorato la sua mano dieci giorni prima, fermandola quando stava per scoccare una freccia contro i sei arcieri del villaggio che l'avevano attaccata: il tocco di Mattheus era delicato, gentile, buono; non vi era traccia di possesso, forza o prepotenza ed era opposto al suo modo di fare tanto scontroso e cinico. Mani gentili, ma di una persona che per la maggior parte del tempo si faceva beffe del suo prossimo. Eppure, quando era serio, Mattheus sembrava quasi un'altra persona, saggia e, sotto un'apparente durezza, gentile. Scosse la testa, turbata, rendendosi conto forse per la prima volta che sarebbe stato difficile conoscere per davvero quello stregone. Sotto la sua scorza tanto dura, doveva nascondersi un mondo ben più complesso e sconfinato di quel che appariva. Spesso la prendeva in giro, ma anche in quegli istanti, se si stava bene a ragionare sulle sue parole, Mattheus non faceva che darle insegnamenti.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due


Pennes, il piccolo borgo dove viveva Mattheus, non era che un minuscolo agglomerato di baite in legno e di stalle sperso nella Val Sarentino e circondato da magnifiche montagne, boschi e prati.

Gli abitanti erano poche centinaia, le strade sterrate e la vita era semplice ed interamente scandita dal trascorrere dei mesi e delle stagioni: il suono della campana che invitava ad andare alla Messa la domenica o al lavoro nei campi, il lento via vai dei pastori e delle loro greggi ai pascoli, la neve che copriva tutto in inverno e il sole che rendeva verdi e rigogliosi i prati in estate. Pennes e la Val Sarentino erano tutto questo: niente di più, niente di meno.

Non succedeva mai nulla di veramente eccezionale e quel poco degno di nota era discusso per giorni nelle piccole piazzette davanti alle due Chiese di paese, ma non era mai nulla di davvero interessante, i discorsi vertevano sempre sulle medesime, semplici questioni, nulla cambiava mai.: la nascita di un nuovo vitellino, l'imminenza dell'inverno, l'andamento dei campi... E spesso, molto spesso, le malefatte e il caratteraccio dello stregone Pfeifer Huisele.

La vita, a Pennes, era sonnacchiosa e tranquilla e quindi...

"Ah, maledetti loro! Che cos'hanno da starnazzare tanto, stamattina?" - borbottò Mattheus affacciandosi alla finestra della sua casa, svegliato dal via vai e dal chiacchiericcio concitato dei suoi concittadini.

Di umore pessimo, peggiore del solito, aprì le imposte, facendole sbattere rumorosamente contro il muro esterno.

Una donna di passaggio sobbalzò, presa alla sprovvista da quel rumore improvviso.

Mattheus sbuffò, era la panettiera, una delle donne più paurose di Pennes, che cambiava strada ogni volta che lo incontrava.

"Signora Heynkel, mi spiega cosa sta succedendo?".

La donna arretrò di alcuni passi, intimorita dal fatto che lo stregone le stesse rivolgendo la parola. "Ecco... ecco...".

"Ecco cosa?". Mattheus era davvero spazientito. Erano tutti conigli paurosi a Pennes, intimoriti dal semplice fatto che lui a volte parlasse con loro e la panettiera era la più fifona di tutti. "E allora? Devo lanciarti una qualche maledizione, per avere una risposta?" - minacciò, scoccandogli un'occhiataccia.

La donna deglutì, impallidendo. "E' arrivato il circo. E' nella piazzetta maggiore" – mormorò veloce prima di sparire di corsa, alla velocità della luce.

Mattheus scosse la testa, sospirando. Il circo... E c'era bisogno di fare tutto quel baccano per tre stupidotti vestiti da pagliacci, che amavano farsi ridere dietro? Ah, accidenti a loro, più passava il tempo e meno li sopportava e capiva, gli abitanti di Pennes. "Ed è pure il mio giorno sfortunato, devo passare per forza dalla piazza per raggiungere il bosco, maledizione!".

Borbottando contro il circo e i suoi compaesani Mattheus si alzò dal letto, si lavò la faccia, si vestì e si preparò per uscire. Doveva recarsi nel bosco per raccogliere erbe aromatiche per produrre infusi contro il raffreddore da vendere e non poteva perdere altro tempo a poltrire. L'autunno era vicino, la gente avrebbe avuto molto presto l'influenza e con quegli infusi avrebbe fatto soldi a palate.

Pregustava già il dolce sapore del guadagno, quando il pensiero del circo tornò a tormentarlo.

Ci pensò su e in fondo un lato positivo nella faccenda c'era: tutti avrebbero pensato al circo e per una volta nessuno avrebbe fatto caso a lui. Bene, quei tre pagliacci in fondo in fondo potevano fare al caso suo!

E con quel pensiero uscì di casa, con la sua sacca in spalla.

Camminò tranquillo, senza incrociare nessuno. Erano tutti nella piazza del paese, quegli stolti che si agitavano per niente. Appena vi mise piede fu investito da una valanga di applausi, fischi e chiacchiere. Decise di tirare dritto, di non fermarsi nemmeno a dare un'occhiata, vedere qualche pagliaccio che si rendeva ridicolo davanti alla gente di Pennes non era esattamente il suo modello di giorno perfetto, ma non fece che alcuni passi che due nani del circo vestiti da... bah, da stupidi elfi delle montagne forse, gli si pararono davanti esibendosi in mille giravolte e capriole, inseguiti da un cane che cercava di imitarli.

La gente smise di fare rumore, incredula dal trovarsi davanti lo stregone e intimorita dalla sua reazione per essere stato fermato nel suo cammino dai due buffoni del circo.

Mattheus guardò i due di sbieco; erano nani gemelli alti forse un metro, dai capelli neri come la cenere, il corpo tozzo e gli occhi scuri come quelli dei cerbiatti. Erano pressoché identici, a parte per l'acconciatura dei capelli: uno li aveva dritti in testa, quasi come se sul cranio gli fossero cresciuti mille e più spuntoni di roccia nera, l'altro era riccio e coi capelli che gli arrivavano alle spalle. Indossavano stupidissimi costumi di scena verdi che richiamavano il colore delle foglie sugli alberi in estate.

Uno dei due nani tirò fuori dalla tasca un sacchetto di carta, ci mise dentro una mano e poi lanciò verso Mattheus una manciata di coriandoli. "Sorridi amico, quel muso lungo non ti porterà da nessuna parte!".

Oh bene, la giornata era iniziata male e sarebbe proseguita anche peggio! Il mago lo fissò in silenzio, sempre più minaccioso e sempre più arrabbiato. Lo avrebbe volentieri incenerito all'istante, quel dannato nano!

Il vecchio signor Huber, l'anziano ciabattino di Pennes, corse vicino al nano, lo prese per la camicia e lo tirò indietro, a distanza di sicurezza da Mattheus. "Fermo! Non sai cosa rischi, a parlare con lui!".

"Perché, lui chi è?" - chiesero entrambi i nani, all'unisono.

"E' Pfeifer Huisele, lo stregone! Può tramutarvi in serpi solo con lo sguardo, se lo fate irritare".

Gli occhi color cerbiatto dei due nani si posarono su di lui, mentre attorno a loro i suoni del circo si spegnevano in un silenzio teso.

Mattheus fissò i due nani, la gente di Pennes e gli altri pagliacci del circo dietro di loro. Una massa di idioti, ecco cos'erano! Sbuffò, si mise in spalla la sua sacca e li superò a passo spedito, deciso a non perdere altro tempo, era talmente seccato che non aveva nemmeno voglia di spendere fiato prezioso per lanciare contro il villaggio e i componenti del circo una maledizione.

Di umore nero come la pece, raggiunse finalmente il bosco. Solo la natura rigogliosa delle Dolomiti riusciva a risollevargli il morale e spesso, nonostante fosse uno stregone, si fermava a pensare e a sorprendersi di quanto magiche fossero quelle montagne. Non si trattava di una magia come le sue, era qualcosa di diverso: la potevi vedere, toccare in ogni singolo fiore, in ogni albero, in ogni prato, in ogni baita in legno incastonata fra le valli; la vedevi negli animali al pascolo, resi felici e floridi dalla vita su quelle montagne, nelle aquile che volavano in cielo, nelle nubi che portavano temporali improvvisi seguiti da splendidi arcobaleni, nelle neve che imbiancava ogni cosa in inverno. Ogni angolo, ogni stagione era magica e meravigliosa, fra quelle montagne.

"Mattheus!".

Il mago alzò gli occhi al cielo, impallidendo, mentre l'incanto di poco prima svaniva per lasciare spazio a una terribile consapevolezza... Era perseguitato! "Jutta...".

La fatina gli volò davanti al viso, allegra. "Che fai?".

"Cerco un modo per rimanere solo. Ma non mi riesce".

"Sì che ti riesce! Tu sei sempre solo".

Con un gesto veloce, Mattheus alzò la mano per afferrarla e strozzarla. "Magari lo fossi! Invece tu mi dai il tormento, vivo in un villaggio di idioti e questa mattina sono pure arrivati quelli del circo a tediarmi la vita. Se fossi solo, sarei l'uomo più felice del mondo".

Jutta volò in alto, sfuggendo alla presa dello stregone e posandosi sul ramo di un castagno. Ridacchiò, per nulla scossa dal malumore di Mattheus. "Davvero c'è il circo?".

"Certo! Perché non vai a vederlo? Anzi, chiedi un ingaggio, come fatina saresti la star della carovana. Verrebbero da ogni valle per vederti".

Jutta fece per rispondere ma improvvisamente si bloccò, impallidendo ed indicando col dito un punto imprecisato alle spalle di Mattheus. "Ohoh, ti hanno seguito".

"Chi?". Mattheus si voltò ed indietreggiò. I due nani del circo di poco prima erano davanti a lui e a Jutta, con gli occhi spalancati dall'emozione di trovarsi davanti una vera fata.

Jutta impallidì. Non poteva, non POTEVA succedere assolutamente. I comuni esseri umani non dovevano vedere le creature magiche della montagna! E ora che quei due sapevano dell'esistenza delle fate, né lei né il suo popolo avrebbero più avuto tranquillità, tutti avrebbero dato loro la caccia. Guardò Mattheus, in cerca di aiuto.

Lo stregone fissò i due nani, teso e nervoso quanto la sua amica fata. "Che ci fate quì?" - chiese, gelido.

Uno dei due nani prese coraggio, avvicinandosi a lui di qualche passo. "Tu... dicono che sei uno stregone, giù al villaggio. Pfeifer Huisele, giusto? Raccontano che sei misterioso, potente e molto pericoloso. E che compi prodigi con la tua acqua magica. Pensavamo che potresti aiutarci. Da quel che vediamo, sei magico davvero" – disse, indicando Jutta.

Mattheus li squadrò, pensieroso e serio in volto, quei due seccatori non ci volevano proprio, gli stavano dando il tormento dal primo mattino e avevano anche scoperto uno dei suoi segreti, la sua conoscenza con le creature magiche delle Dolomiti. Era talmente di cattivo umore, poco prima, che non si era accorto di essere seguito! Era irritato, con se stesso e con quei due omini da circo. "Prima di tutto lei, la fata, deve rimanere un segreto o vi cercherò e vi farò pentire di avere la lingua tanto lunga. Secondo... volete un qualche aiuto da me? Io non aiuto nessuno, se non a pagamento e solo quando ne ho voglia ed oggi non ho voglia di dare una mano a nessuno! Tornatevene nella piazza di Pennes e continuate a fare i pagliacci con gli altri del circo e con quel vostro cane addestrato".

I due nani si guardarono in viso, poi a sorpresa si inginocchiarono a terra, prostrandosi a lui. "Per pietà, maestro Pfeifer Huisele. Noi siamo fenomeni da baraccone per tutti e non possiamo fare altro che i pagliacci del circo. Ma non amiamo questa vita, siamo stanchi di farci ridere dietro da tutti. Ma d'altronde, senza il circo a darci lavoro, cibo e protezione, saremmo perduti. Non sapremmo cosa fare, ci scaccerebbero tutti a causa del nostro aspetto. Alla gente i nani piacciono solo al circo! Tienici al tuo servizio, uno stregone potente come te sicuramente saprà come impiegarci in maniera intelligente. Siamo forti, nonostante la nostra stazza, siamo infaticabili e non abbiamo paura di lavorare. Potremmo esserti utili. Non ti chiediamo soldi, ma solo un tetto sulla testa e un lavoro onesto con cui ricambiare la tua ospitalità. Tu puoi aiutarci davvero a cambiare vita".

"Perché dovrei aiutarvi? Io non ho bisogno di aiutanti e non ho proprio intenzione di mettermi qualcuno in casa" - rispose Mattheus, a tono.

"Ti preghiamo, maestro Pfeifer Huisele!".

"No! Anche perché non mi tengo in casa due persone che nemmeno so' come si chiamano!".

Il nano coi capelli dritti in testa annuì. "Certo, hai perfettamente ragione. Io sono Drago e questo quì è mio fratello Falko".

Mattheus, all'udire quei nomi assurdi, scoppiò a ridere. "Certo che i vostri genitori vi volevano proprio male! Non solo vi hanno fatti nani, ma vi hanno addirittura dato nomi orribili!".

Falko si grattò la testa. "In effetti... Però, ora che sai come ci chiamiamo, ci tieni con te, Pfeifer Huisele?".

Jutta volò davanti ai due nani, studiandoli attentamente. “Non sembravano cattive persone e mi sembrano sinceri nelle loro intenzioni” - sussurrò all'orecchio dello stregone. Poi si voltò di nuovo verso i due nani, continuando a fissarli con insistenza. "Lui si chiama Mattheus Hansele, in verità, Pfeifer Huisele è solo il suo soprannome! E ha un caratteraccio, vi avverto" – disse, spargendo sui due la polverina colorata che scaturiva dalle sue piccole ali.

"Jutta, fatti gli affari tuoi!" - tuonò Mattheus, inferocito.

La fatina gli volò davanti al viso, gli prese una ciocca di capelli e gliela tirò, com'era solita fare quando lui la faceva arrabbiare. "Educazione! E gentilezza! E' questo che ti manca, Mattheus. Loro due sono la tua occasione d'oro per il tuo problema di trasporto dell'acqua. Ti trovi un vecchio carretto, li trasformi in animali giusto il tempo del trasporto dal lago fino a Pennes e sei a posto, sistemato! Possibile che non capisci?".

Mattheus la guardò storto. "Tu sei completamente svitata, Jutta!".

A quel punto, i due nani si avvicinarono a lui, prendendolo per i pantaloni e inginocchiandosi nuovamente a terra. "Oh, per favore! Faremo quel che vuoi, saremo i tuoi animali da traino se è questo che ti serve! Ma tienici con te!".

"No".

"Mattheus, pensaci!" - gli sussurrò Jutta all'orecchio – "Non mangiano di certo molto, sicuramente meno dei cavalli da tiro, lavorano gratis e ti costerebbero poco, solo qualche moneta per i pasti. Ma in cambio... potrai trasportare più acqua se ti trovi un carretto su cui caricartela. Li trasformi in qualche forte animale da tiro, giusto quel poco di tempo che basta per il tragitto d'andata e ritorno dal lago, e arriverai a casa senza fare fatica. E guadagnerai molto di più, perché potrai portare molta più acqua di adesso, più in fretta e senza difficoltà. E' un affare. E loro hanno bisogno di te".

"Ti prego!" - insistettero i due, rinfrancati dalle parole di Jutta.

"Mhhh". Mattheus fissò i due fratelli, mentre le parole di Jutta gli ronzavano nella mente. Erano nani, tozzi di corporatura e con una faccia da imbranati cronici. "Ho bisogno di animali da tiro, non di due mezze tacche come voi".

Drago si inginocchiò. "Oh maestro Mattheus, ti prego. Sei un mago, trasformaci in animali all'occorrenza, e noi traineremo per te ogni cosa che vorrai. Come ha detto lei. E quando non ti serviremo, saremo due bravi e silenziosi nani che ti aiuteranno a tenere pulita la casa. Così potrai dedicarti alle tue magie senza problemi, quando vorrai".

Mattheus spalancò gli occhi, poi scoppiò a ridere. "Divertente! Divertente davvero. Jutta è matta da legare. E voi più di lei".

"Non ne sei capace? Non sai trasformarci in animali?" - domandò Falko, sibillino.

A quella provocazione però, Mattheus smise di ridere. Odiava essere provocato e quel nano lo stava facendo. "Oh, sì che ne sarei capace. Ma vedi, uomo grosso, uguale animale grosso. Che dovrei farmene di voi? Siete nani, se non ve ne foste accorti! Viste le vostre dimensioni, al massimo potrei trasformarvi in gatti, con un pò di impegno. Anche un grande mago deve saper arrendersi all'evidenza, qualche volta".

Drago si illuminò in viso. "Perfetto, saremo gatti da traino favolosi! Piccoli ma incredibilmente forti. Te ne possiamo dare una dimostrazione anche subito".

"Sì, siamo fortissimi, guarda!" - esclamò pure Falko, mostrando i muscoli del braccio.

Mattheus sospirò. Erano davvero ostinati quei due, non se li sarebbe mai tolti di torno, ma dopo tutto, di animali da traino ne aveva davvero bisogno, era un po’ che ci pensava. Certo, due gatti sarebbero stati bizzarri ma in fondo lui era già il fenomeno da baraccone del villaggio, non sarebbe cambiato niente. "E sia, sarete i miei gatti da traino. Ma se fallirete, se non ce la farete, dovrete tornare da dove siete venuti. Non regalo da mangiare gratis a nessuno, io. E ricordate, ogni cosa che mi vedrete fare, ogni creatura magica con cui mi vedrete parlare... Beh, avete capito, non dovrete mai dire nulla a nessuno! Tutto quel che faccio è un segreto". E detto questo, estrasse dalla tasca una delle sue ampolle con l'acqua del lago di Valdurna, ne rovesciò qualche goccia sulle teste dei nani ed aspettò.

Una grossa nube di vapore avvolse Falko e Drago e quando si diradò, i due nani non c'erano più. E al loro posto, come per magia... due gatti neri, nerissimi come la pece.

"Evviva!" - urlò Jutta, felice. Poi, con un sorriso birichino, si avvicinò a Mattheus. "Sono contenta! Anche se... gatti neri? Un altro colore no?".

Mattheus ridacchiò, divertito. "Gatti neri! Colore perfetto per loro".

La fatina sbuffò. "Sei tremendo, lo sai?".

Mattheus non rispose. Guardò i due gatti davanti a lui, mentre la prospettiva del guadagno che gli avrebbero procurato lo rendeva finalmente di buon'umore.











  
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