Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    21/08/2017    0 recensioni
Elke abbassò lo sguardo sulla sua mano, sul suo polso che ancora Mattheus stringeva. Era un uomo a volte duro, a volte irriverente, il più delle volte strafottente, ma una cosa l'aveva colpita fin dal primo istante in cui lui aveva sfiorato la sua mano dieci giorni prima, fermandola quando stava per scoccare una freccia contro i sei arcieri del villaggio che l'avevano attaccata: il tocco di Mattheus era delicato, gentile, buono; non vi era traccia di possesso, forza o prepotenza ed era opposto al suo modo di fare tanto scontroso e cinico. Mani gentili, ma di una persona che per la maggior parte del tempo si faceva beffe del suo prossimo. Eppure, quando era serio, Mattheus sembrava quasi un'altra persona, saggia e, sotto un'apparente durezza, gentile. Scosse la testa, turbata, rendendosi conto forse per la prima volta che sarebbe stato difficile conoscere per davvero quello stregone. Sotto la sua scorza tanto dura, doveva nascondersi un mondo ben più complesso e sconfinato di quel che appariva. Spesso la prendeva in giro, ma anche in quegli istanti, se si stava bene a ragionare sulle sue parole, Mattheus non faceva che darle insegnamenti.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo uno




Lago di Valdurna, prima metà del XXVII secolo


Mattheus immerse i secchi nel lago riempiendoli fino all'orlo, poi, a fatica, li prese fra le mani e li sollevò, pronto per il tragitto di ritorno.

Non sarebbe stata una strada breve e non sarebbe stato nemmeno un viaggio piacevole: già sapeva che lo attendevano ore ed ore di cammino nei boschi con quei pesanti secchi da trasportare e probabilmente avrebbe passato la notte a lamentarsi per il mal di schiena e di braccia.

Era abituato, faceva quel lungo tragitto due, tre volte al mese, ma nonostante fosse allenato, arrivava a casa stanco morto lo stesso.

Era giovane Mattheus, non aveva ancora trent'anni, era snello, con dei capelli ricci dal color biondo rame che gli arrivavano fino alle spalle, il naso aquilino, barbetta sul mento, occhi blu come il cielo, gambe lunghe e carattere orribile come non se n'era mai visto in giro; vestiva sempre più o meno allo stesso modo, con abiti caratteristici della regione;camicia bianca con bottoni in ottone, Lederhosen, ossia i famosi pantaloni in pelle lunghi fino al ginocchio con bretelle, e in testa un cappello dello stesso colore dei pantaloni ornato da una grossa piuma bianca. Non aveva amici, non ne aveva mai voluti e nemmeno li aveva mai cercati, era uno stregone e a lui bastava che la gente lo sapesse e lo temesse, ed ovviamente comprasse la sua magica acqua. Era proprio con l'acqua del lago di Valdurna che lui compiva le sue magie e i suoi prodigi. L'acqua e il lago lo conoscevano, rispettavano la sua potenza e facevano sempre quel che lui chiedeva loro. Con quell'acqua che vendeva a caro prezzo curava i malanni delle persone, creava pozioni, faceva tutto quel che voleva: gli bastava desiderarlo e l'acqua, al suono della sua voce, rispendeva affermativamente. Il tutto a caro prezzo perché Mattheus non regalava a nessuno il frutto della sua magia, ma chiedeva soldi a chi si rivolgeva a lui. Eppure i suoi clienti, benché lo temessero e fossero poveri, non mancavano mai, tutti avevano sempre bisogno di lui e per questo era costretto a recarsi al lago di Valdurna spesso per fare rifornimento d'acqua.

Con la mano si asciugò il sudore dalla fronte osservando il panorama che lo circondava. Erano poche le cose che Mattheus amava, ma le montagne in cui viveva erano per lui l'espressione massima della bellezza e dell'incantato e ne rimaneva affascinato ogni volta che si fermava ad osservarle. Le Dolomiti... Grandi, maestose, crudeli e allo stesso tempo generose con chi viveva su di esse. Si rispecchiava in quelle montagne, nel loro carattere duro, austero e con tante regole non scritte ma ben conosciute da chi viveva in quei luoghi. Amava quelle montagne, Mattheus e le conosceva e rispettava come nessun altro, probabilmente. Guardò il lago dall'acqua azzurra e trasparente, le valli che lo circondavano coi loro prati che parevano di velluto e i boschi di abeti che svettavano maestosi verso il cielo azzurro e limpido. Quella visione lo metteva di buon umore ogni volta..

Una lucina minuscola, piccola come una farfalla, gli svolazzò davanti al viso, proprio nell'attimo in cui raccoglieva i secchi d'acqua. "Mattheus, ora inizia il bello! La discesa verso Pennes! Spero non ti lamenterai per tutto il tragitto come l'altra volta. Eri davvero insopportabile!".

Mattheus la guardò in cagnesco. La lucina era in realtà una fatina alta come un pollice, dalla voce infantile e dai capelli biondissimi racchiusi in due codini, viso tondo e abiti tradizionali tirolesi che ondeggiavano nel vento al movimento delle sue piccole ali luminose. Ah, era così facile tenere lontani gli esseri umani... Perché con le creature magiche della montagna non era altrettanto semplice? Fatine, elfi, gnomi... C'era sempre qualcuno che gli ronzava attorno e Jutta, la fatina, era la più insistente! Eppure erano creature tanto schive con tutti, che non si facevano mai vedere dagli esseri umani... Eccetto che con lui, pensò con rammarico. Erano un vero e proprio tormento per un solitario come Mattheus. "Jutta... Perché mi segui sempre?" - borbottò, seccato.

"Perché hai bisogno di compagnia!" - rispose lei, volandogli sul naso. "Non si dovrebbe viaggiare da soli per tratti tanto lunghi. Può essere pericoloso".

"Non è pericoloso. In giro non c'è nessuno, come vedi".

Jutta alzò il dito indice, picchiettandolo sulla punta del naso del mago. "Appunto! E se cadi o stai male, chi ti aiuta a rialzarti?".

"Non certo tu che pesi sì e no tre grammi!".

Jutta incrociò le braccia al petto, gli volò attorno alla testa e infine si sedette sulla sua spalla. "Sembra che ti dia fastidio!".

Mattheus si scrollò, costringendola a riprendere a volare. "Assolutamente ! E non usarmi come mezzo di trasporto, ho già i secchi da trasportare".

"Ma l'hai detto tu, peso sì e no tre grammi, nulla praticamente! Ti lamenti sempre Mattheus!".

"Non chiamarmi Mattheus".

"E' il tuo nome!".

"Pfeifer Huisele, è questo il mio nome!".

"Pfeifer Huisele è il tuo soprannome!".

"Jutta!!!". Spazientito, Mattheus alzò i due secchi d'acqua, incamminandosi verso il sentiero che portava nei boschi e da lì alla valle dove c'era il suo villaggio, Pennes. Non voleva proprio più sentirla parlare, quella dannata fatina.

"Mattheus?".

"Che vuoi???". Ora si stava arrabbiando sul serio, Jutta non aveva proprio niente di meglio da fare quel giorno?

"Ti avverto! Se non la finisci di darmi il tormento, ti strappo quelle dannate ali luminose che mi stanno accecando. E con l'acqua del lago, ti trasformo in uno scarafaggio".

Jutta gli fece la linguaccia. "Cattivo! Volevo solo darti un consiglio".

Mattheus scosse la testa, rassegnato. "Va bene! Dammelo e poi sparisci. Ti avverto, se non te ne vai andrò in giro a dire a tutti della vostra esistenza. Tutti gli abitanti della valle sapranno che esistono le fate e vi daranno la caccia".

"Fammi parlare in fretta allora, senza interrompermi".

Mattheus sorrise, sarcastico. "Prego, parla pure".

Jutta gli volò attorno, osservandolo con sguardo critico. Poi... "Stai invecchiando, hai quasi trent'anni ormai! Dovresti trovarti un carro e degli animali da tiro per trasportare l'acqua. Sarà sia più comodo, sia più vantaggioso perché potresti trasportarne molta di più. E non avrai a vita il mal di schiena".

"Non sono vecchio e non ho bisogno né di animali da tiro né di carri. Costa molto comprarli, ti faccio notare".

Jutta scosse la testa. "Certo che sei proprio tirchio, mio caro".

"E tu sei insopportabile, mia cara!".

Jutta fece la faccia imbronciata. "Non è vero, dicono tutti che sono carina e simpatica. Tu invece... Oh Mattheus, non avrai mai né un amico né una moglie, se andrai avanti a questo modo".

"Fantastico! Pensa un pò, io una moglie non la voglio. E nemmeno degli amici!".

"Oh beh, sta tranquillo, non corri certo il rischio di trovare una che ti sposi, col carattere che ti ritrovi!".

Lo stregone scosse la testa, camminando a passo spedito con i secchi d'acqua fra le mani. Il lago era sempre più lontano ed ormai avevano raggiunto il bosco. Era meraviglioso, con i suoi abeti svettanti verso il cielo e i suoni gentili degli animali che vi vivevano. Tutto idilliaco, se non fosse stato per quel tormento di Jutta. "Non avevi mica detto che avresti fatto silenzio?".

"Non mi trasformerai in uno scarafaggio, tanto lo so! Sono sicura che mi vuoi almeno un pochino di bene".

Mattheus alzò gli occhi al cielo, accelerando ulteriormente il passo. "Basta, per oggi ho sentito fin troppe sciocchezze".

"Mattheus!". Volando, Jutta tornò a sedersi sulla testa dello stregone.

"Ancora mi dai dai il tormento?".

"Ma non ti ho mica detto tutto quel che dovevo!".

"Oh santo cielo...". Mattheus sbuffò, sempre più esasperato e sempre più di pessimo umore.

Incurante delle occhiatacce dell'uomo, Jutta assunse un'espressione pensierosa, mentre con la mano destra si arricciava uno dei suoi codini. "Non dovresti far pagare l'acqua magica agli abitanti di Pennes. Insomma, loro vengono da te per estrema necessità e non è giusto che tu guadagni sulle disgrazie degli altri. Dovresti essere più caritatevole".

"Ah, non ci penso proprio. Gli abitanti di Pennes mi odiano e mi usano solo quando hanno bisogno. Per il resto mi ignorano e se parlano di me, ne parlano male. Sono chiusi, ottusi e stolti. E se non fosse per la mia acqua, mi avrebbero già cacciato dal villaggio, stanne certa".

Jutta gli prese una ciocca di capelli, tirandola.

"Mi stai facendo male".

La fatina tirò ancora di più. "Lo so e lo faccio apposta perché hai la testa più dura dei sassi! Certo che la gente di Pennes ti odia! Hai un carattere orribile e ti diverti a spaventare la gente con minacce e maledizioni. Ti vanti di essere uno stregone e di poter parlare con i demoni e i troll, che pretendi? Hanno terrore di te. Certo, se tu fossi più gentile e gli facessi vedere che non sei così pericoloso come fingi di essere, loro ti sarebbero più amici. E non parlerebbero male di te".

Mattheus scosse la testa. "La gente ha paura a prescindere di chi pratica la stregoneria. Che io faccia bene, che io faccia male, sarò sempre visto come una persona cattiva. E questo mi fa anche comodo, mi tiene lontani i seccatori. Lavoro senza interruzioni, non ho questioni con nessuno, mi faccio gli affari miei. Ed è vero, faccio pagare l'acqua, ma solo una moneta di rame ad ampolla. Sono anche economico, a voler ben vedere".

"Beh sì, le monete di rame valgono poco, hai ragione. Ma proprio per questo potresti benissimo farne a meno, ogni tanto".

"Ah Jutta, tu non ti intendi per niente di affari. Una moneta di rame vale poco, ma tante monete di rame diventano un tesoro. Come un granello di sabbia che, insieme a tanti altri, forma una spiaggia. O un filo d'erba che, insieme a molti fili d'erba come lui, forma un prato. Io, con fatica, vengo a prendere l'acqua. E solo io so come usarla per aiutare chi si rivolge a me. Il lago di Valdurna ha una sola guida e solo a me ubbidisce. Per tutti gli altri che verranno qui, l'acqua di questo lago è solo acqua. Per nessun altro si trasforma in medicina, pozioni magiche o altro. E merito di essere ricompensato".

"Quindi, continuerai a farti pagare?" - chiese Jutta, in tono sconfitto.

"Ovviamente. E magari, visto che mi hai fatto notare che una moneta di rame è una miseria, raddoppierò il prezzo".

Jutta scosse la testa, esasperata. E senza aggiungere altro, in silenzio, si addentrò con lui nel bosco. Era meglio starsene zitta o rischiava che Mattheus arrivasse a triplicarlo, il prezzo della sua acqua.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77