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Autore: Lightvixx    23/08/2017    1 recensioni
Dio é andato in vacanza.
Un giorno, Dio si é alzato, ed ha deciso di andarsene in vacanza, lasciando suo figlio Taemin al comando dell'aldilà.
Qualche secolo più tardi, tutto va nel miogliore dei modi, non fosse per una chiamata improvvisa da parte del Grande Capo in persona.
"Taemin, penso sia arrivato il momento di dargli un'altra occasione."
●○●
Satana ha la possibilità di redimersi. Finalmente, Satana ha la possibilità di riavere le sue ali e di tornare in paradiso.
Un'occasione unica e di certo imperdibile, ma lui non la pensa così.
Satana é innamorato del suo ruolo.
Satana non ha alcuna intenzione di abbandonare il suo stile di vita.
E soprattutto, Satana non ha alcuna intenzione di perdere il suo potere di Re degli Inferi.
Ma Taemin ha intenzione di seguire gli ordini del Padre.
E, in fin dei conti, a Satana, o come a lui piace farsi chiamare, a Baekhyun non sembra poi così male l'opportunità di fare una piccola visita sulla Terra.
●○●
boyxboy
Nota: Sono presenti altre altre ship oltre alla chanbaek (principalmente SuLay)
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Ufficio Divino"

Questo era ciò che riportava la targhetta dorata posta esattamente al centro della porta celestiale che conduceva all'ufficio di Dio.

O almeno, questo era ciò che una persona qualunque e completamente estranea all'ambiente avrebbe pensato.

Perché in realtà quell'antico portone eternamente immacolato conduceva sì all'ufficio di Dio, ma non era certo Dio l'individuo che chiunque avesse varcato la soglia di quella stanza si sarebbe ritrovato dinnanzi.

No, il giovane ragazzo che sedeva dietro alla pesante scrivania in oro colato non era Dio, non lo era affatto: quel giovane ragazzo era Gesù.

E a questo punto viene spontaneo domandarselo: perché mai Gesù avrebbe dovuto trovarsi nell'ufficio di Dio? La risposta è semplice.

Dio era andato in vacanza.

Una vacanza a "tempo indeterminato", così l'aveva definita Lui qualche minuto prima di attraversare il cancello paradisiaco, un cappello di paglia in testa ed una valigia per mano, con tanto di camicia a stampa floreale in pieno stile turista Hawaiano.

Il Grande Capo si era stancato della Terra, degli umani e del suo lavoro. Si era stancato di tutto, ed aveva deciso di andarsene da qualche parte per conto suo. Perché? Perché Lui era Dio, e se Dio decideva di voler andare in vacanza, allora Dio sarebbe andato in vacanza, e non ci sarebbe stato alcun modo di fargli cambiare idea.

Ma per quanto avrebbe voluto potersene andare nel bel mezzo della notte, ad insaputa di tutti gli angeli e delle anime, accompagnato dalla luna e circondato dai suoi lunghi capelli argentati scompigliati dalla brezza estiva, doveva prima trovare un sostituto.

Era ormai chiaro che Dio non sarebbe tornato a breve, così com'era chiaro che le probabilità che non sarebbe tornato affatto erano estremamente alte. Di conseguenza, la persona che avrebbe avuto l'onore di sedersi dietro alla sua scrivania e farne le veci sarebbe dovuta essere affidabile, dedita al lavoro e, soprattutto, incredibilmente responsabile.

Fu proprio per questo motivo che le ultime parole del Signore prima di scomparire all'orizzonte furono "lascio tutto nelle mani di mio figlio. Da oggi, lui sarà Dio. Pace."

Per sua sfortuna, Gesù, il suddetto figlio, non ebbe modo di ribellarsi. In fin dei conti, non aveva poi molta scelta; il Paradiso necessitava di qualcuno che prendesse il comando, e come se non bastasse, le Sue parole erano sempre state ordini, e mai mere richieste.

All'improvviso tutti iniziarono a chiamarlo Dio, ad adorarlo e perfino a temerlo. Ed una cosa fu certa fin da subito: Gesù non era esattamente un fan della situazione.

Infatti, Gesù odiava con una certa passione essere chiamato Dio, perché, in fin dei conti, non lo era affatto; tuttavia chiamarlo Gesù non sarebbe stato appropriato, visto e considerato che il suo ruolo come tale era terminato. Cosa fare dunque in una situazione del genere?

Svariati tentativi e riunioni a seguire, il giovane venne finalmente a capo del problema con una soluzione geniale: sarebbe bastato cambiare il suo nome, crearne uno partendo completamente da zero, un nome con cui non gli sarebbe dispiaciuto farsi chiamare per il resto dell'eternità.

Avanti veloce di qualche giorno, ed ecco che sulla scrivania del suddetto comparve una seconda targhetta, anch'essa dorata, sulla quale era stato inciso il nuovo Nome del nuovo Signore:

Taemin.

Non ci volle molto prima che il resto degli angeli si arrese al fatto che "Gesù" era volato fuori dalla finestra, e che il loro nuovo Boss volesse a tutti i costi che le anime si riferissero a lui in quel modo.

Escludendo questo piccolo particolare, Taemin era, in effetti, un ragazzo perfetto. Affascinante, educato, rispettoso e responsabile. In poche parole, un ottimo sostituto; non che ci si aspettasse nulla di meno da parte della progenie di Dio stesso.

Grazie a lui, il mondo celestiale fu in grado di superare l'inaspettata partenza del Grande Capo, di rimettersi in piedi e di riprendere a funzionare in armonia come aveva sempre fatto.

E Taemin ne fu felice, estremamente felice: specialmente perché, data la sua esperienza quasi del tutto inesistente nel campo, in caso di emergenza non avrebbe avuto la minima idea di come reagire.

Per sua fortuna, non ebbe bisogno di preoccuparsi di quell'evenienza per svariati secoli a seguire. Tutto era avvolto dalla pace; certo, gli umani continuavano a causare un problema dopo l'altro, ma dopotutto quello faceva parte della normalità da tempo.

Gli angeli andavano d'accordo, i demoni sembravano non aver combinato alcun disastro, e l'universo era, semplicemente, stabile, e probabilmente lo sarebbe stato ancora per lungo.

O almeno, questo era ciò di cui Taemin era convinto.

Convinzione che venne prontamente mandata all'aria per merito di una singola chiamata. Un fulmine a ciel sereno, davvero; nessuno si sarebbe mai aspettato una svolta del genere.

Era una giornata come le altre, quando il telefono Celestiale squillò all'improvviso, obbligando Taemin a sollevare lo sguardo dalle scartoffie che era intento a compilare.

In tutta onestà, Taemin non si aspettava nessuna chiamata. Dato il numero di documenti che ancora doveva firmare e rivedere, aveva espressamente chiesto al suo assistente Jongin di non contattarlo in alcun modo e, giusto per sicurezza, di bloccare la linea.

Il Signore sospirò, scuotendo il capo e sollevando la cornetta, lievemente infastidito.

"Pronto? Jongin, pensavo di essere stato chiaro, ho un sacco di lavoro da fare, non ho tempo di..."

"Hey, figliolo."

Fu in quel preciso istante che Taemin percepì il pavimento sotto ai suoi piedi tremare, solo per poi aprirsi ed ingoiarlo al suo interno.

Non poteva essere, no, Dio non era mai stato tipo da cellulare, e come se non bastasse, Dio non se lo era nemmeno portato con sé, il cellulare. Forse perché non voleva essere disturbato, o forse perché sapeva che sarebbe stato inutile; in ogni caso, non lo aveva preso.

Quindi come, e per quale motivo, aveva deciso di contattare suo figlio senza alcun preavviso?

"Pa...Padre? Cosa? Eh? Perché state chiamando? C'è qualcosa che non va? Cosa..."

Taemin poté chiaramente sentire la risata di suo padre risuonare dall'altro capo della linea, limpida e cristallina com'era sempre stata.

"No Gesù, va tutto bene, anzi, benissimo! Non sai da quanto volevo prendermi una pausa. Ad ogni modo, ti ho chiamato perché in questi...non saprei, diciotto secoli? Un po' di più forse? Ah, non lo so, non importa. Dicevo. Questi secoli passati in solitudine mi hanno fatto riflettere, figlio mio. E ho preso una decisione, sì, eccome se l'ho presa, e che decisione. Dammi retta figliolo, non crederai alle tue orecchie."

Taemin corrugò le sopracciglia, un fazzoletto premuto contro alla tempia nel tentativo di bloccare il sudore. Dio sembrava allegro. Certo, Dio era perennemente allegro e solare, ma il quel momento, oh, in quel momento Dio era fin troppo solare.

"Padre, non chiamatemi Gesù, ho cambiato nome da quando siete partito. Ora sono Taemin. Comunque, vi ascolto. Ditemi."

"Taemin? Perché? Non ti piaceva il nome Gesù? Eppure pensavo fosse fico come nome. Alla moda, no? Almeno, a quei tempi era alla moda. Credo. Certo, anche Taemin è un bel nome, non fraintendere. Gran bel nome. Mh...Sì, lo approvo. Taemin, eh? Adorabi-"

"Padre..."

"Ah, giusto, giusto. Dicevo. Taemin, ho riflettuto a lungo, e ho preso una decisione. E' arrivato il momento di dargli un'altra occasione."

Taemin rimase in silenzio per qualche istante, nel tentativo di assimilare ciò che suo padre gli stava dicendo.

"Dargli un'altra occasione? Di chi state parlando?"

"Oh andiamo Taemin. Di lui. Insomma. Sai di chi sto parlando! Quel ragazzo. Il Boss là sotto."

Il giovane Signore sobbalzo, sgranando gli occhi.

"Satana? Padre, state parlando di Satana?!"

"Abbassa la voce, figliolo. Sì sto parlando di lui. Non credi sia l'ora di dargli una seconda chance? Cos'è che avevi detto agli umani tempo fa? Porgere l'altra guancia o qualcosa di simile? Penso sia arrivato il momento di farlo!"

Taemin si passò la mano libera sul viso, cercando di trattenersi dal sospirare.

"E in quale modo, Padre? Di quale "seconda chance" state parlando?"

Dall'altro capo della linea, ci fu un attimo di pausa. Come se Dio stesse cercando di creare della suspense. Tipico.

"Taemin, ho un piano per farlo. Devi ascoltarmi e prestare attenzione, capito? Se tutto andrà a buon fine, quel ragazzo potrà riavere le sue ali e tornare in Paradiso. Ah, sono così emozionato. Sarà divertente, credimi. Okay, prima di tutto..."

●○●

"Hai bisogno di qualcosa?"

"Jongin, prendi con te Kyungsoo e andate ai piani bassi. Ho bisogno che mi facciate un favore."

Jongin inclinò il capo, visibilmente confuso.

"Ai piani bassi? Per quale motivo?"

Taemin sospirò, buttando giù l'ennesimo shot.

"Ho bisogno che portiate Satana nel mio ufficio. Il prima possibile."

L'angelo aprì la bocca, come se volesse dire qualcosa, per poi bloccarsi, evidentemente preso alla sprovvista.

"Satana? Stai parlando di... Lui? Davvero Taemin? Sul serio? Lui?"

Il Signore annuì, guardando fuori dalla finestra, i capelli argentati scompigliati a causa di tutte le volte che vi aveva fatto passare le dita.

"Sì. Lui. Portatelo qua."

Un altro sospiro.

"Portatemi Baekhyun."

   
 
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