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Autore: Raja_    24/08/2017    1 recensioni
«9.572,43 chilometri.»
«Come, scusa?» Kenma si voltò a guardare Kuroo che armeggiava al suo portatile.
«La distanza tra Tokyo e Londra in aereo. Sono 9.572,43 chilometri, mentre in macchina sono 13.729,11 chilometri e circa 258 ore… wow, chi è quel pazzo che guiderebbe per tutto questo tempo? Sono circa…» iniziò a contare sulle mani.
«Quasi undici giorni.» lo interruppe. «Perché tutti questi calcoli?»
«La mia migliore amica si trasferisce a Londra, posso essere curioso di sapere quanto sarà distante?»
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Nuovo personaggio, Tetsurou Kuroo
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
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XVI
Promise


Tutto sembrava filare liscio fino a quando al nono mese, a Kenma non si ruppero le acque. Andò in ospedale e dopo molte ore di travaglio, la piccola venne alla luce. Kuroo fu l’unico ad entrare in sala parto, tant’è che le infermiere e l’ostetrica si guardarono confuse, quando scoprirono che lui non fosse il padre.
Il ragazzo rimase a Londra per un po’, assicurandosi che la ragazza stesse bene e a giugno si imbarcarono entrambi per tornare a casa.
La famiglia di Kuroo aveva organizzato una festicciola per darle il benvenuto e quando Kenma arrivò a casa dei suoi genitori, ad attenderlo c’era anche Bokuto.
Il ragazzo si avvicinò a lei e l’abbracciò stretta, nonostante non si conoscessero molto, era mancata anche a lui più per quanto ne parlasse il suo migliore amico, che per altro.
La neo mamma, prese la piccola Yumi dalla carrozzina e gliela mise tra le braccia. Lui la guardò e quando spalancò gli occhi grigi, alcune fotografie gli tornarono alla mente.
La mamma di Akaashi le teneva sul caminetto, erano foto sue da bambino. Quella piccolina, di appena pochi mesi, era identica al suo ex alzatore.
Bokuto si avvicinò a Kuroo con la bimba tra le braccia e lo guardò negli occhi.«Bro, chi è il padre?»
«Mh? Un ragazzo di Londra, a quanto so.»
«Sei sicuro? Te lo ha fatto conoscere?»
«No, non me lo ha fatto conoscere. Si può sapere qual è il problema?»
«No, nessuno.» gli passò Yumi. «Vado un attimo in bagno, voi iniziate pure.» salì di sopra e prese il telefono, scrivendo un SMS: “Dove diavolo sei? Vieni subito da Kuroo, devi vedere una cosa.
Scese di nuovo in giardino dove la famiglia del moro aveva allestito dei tavoli con il rinfresco. Kenma era seduta sull’altalena di quando lei e Tetsurou erano piccoli e rideva, guardando l’amico che faceva le boccacce alla bimba.

Keiji sapeva che Kenma sarebbe tornata e quando lesse quel messaggio, si mise subito in macchina e guidò fino al terratetto dei genitori del ragazzo.
Parcheggiò e scese, affacciandosi dal cancello sul retro e osservandola sorridere. Inizialmente non capì perché Bokuto l’aveva fatto correre lì, sapendo i trascorsi tra loro poi vide Kuroo dargli la bambina e sgranò gli occhi. La bionda iniziò a cullare quella creaturina facendola addormentare, le baciò la guancia e la mise di nuovo nella carrozzina.
Entrò dal cancellino e si avvicinò a lei, rimanendo in piedi a guardarla, restando in silenzio.
Quando Kenma si accorse di Akaashi, non disse nulla. Sorrise ai suoi genitori e a quelli del suo migliore amico e si alzò dall’altalena, dirigendosi dentro casa verso la camera di Kuroo. Keiji la stava seguendo, lo sapeva bene.
«B… bentornata.» le disse non appena furono soli in quelle quattro mura.
Lei si sedette sul letto e lo guardò. «Grazie.»
«Kenma, quella bambina…»
«Quella bambina non è tua… se sei venuto qui per questo, puoi anche tornare dalla tua fidanzata. Non hai nessun figlio al di fuori del matrimonio.»
Una pugnalata avrebbe fatto meno male. «Vorrei fare un test del DNA… mi dispiace chiedertelo così, io vorrei fidarmi della tua parola ma quella bambina mi somiglia troppo e il suo concepimento dovrebbe coincidere con quando lo abbiamo fatto.»
«Non hai nessun diritto su di lei… non ci sarà nessun test. Cosa ti fa credere che sia tua?»
«Kenma, per favore.»
«Keiji…» sospirò, abbassando lo sguardo. «Vai a casa, fatti una famiglia e lasciami in pace. Yumi è mia figlia, non saprà niente di suo padre, soprattutto quando a settembre torneremo a Londra.»
«No, non lo accetto… non ti lascio crescere NOSTRA figlia da sola. Non la lascerò crescere senza sapere che ha un padre che le vuole bene.»
«Tu mi hai lasciato per seguire tuo padre e quell’americana. Vuoi veramente farti diecimila chilometri per vedere tua figlia?»
«Ne farei anche il doppio per lei…»
«Non credo che la tua fidanzata sarebbe d’accordo.»
«Mi odi davvero così tanto?»
«IO NON TI ODIO, DANNAZIONE!» si mise a piangere. «Io ti amo… ti amo anche se mi hai lasciato, anche se non mi hai mai scritto. Io ti amo, Keiji… ma non è questa la vita che voglio per mia figlia. Voglio che abbia una mamma e un papà, e che siano tutti insieme… non che il papà abbia un’altra famiglia.» si avvicinò a lui e iniziò a prenderlo a pugni sul petto. «Perché mi hai lasciato? Perché hai dovuto seguire le orme di tuo padre? Io vorrei odiarti Keiji, ma non ci riesco.»
La lasciò sfogare e le afferrò i polsi. «Ti amo anch’io… più di quanto tu non creda.» le asciugò le lacrime per poi baciarla dolcemente. «Ti prego, dammi una seconda opportunità.» avrebbe fatto di tutto per lei, anche mandare tutto a monte a meno di tre mesi dal matrimonio.
«Ti prego, dimmi che la lascerai.»
«Lascerò ogni cosa per te e per lei.» quelle parole la convinsero, lo guardò e si sollevò sulle punte per baciarlo. «Mi sei mancata.» le accarezzò i fianchi dolcemente.
«Anche tu.» sorrise e lo baciò nuovamente. «Ti va di conoscerla?»
«Sì, non vedevo l’ora.» le sorrise e mano nella mano scesero in giardino sotto gli sguardi stupiti di tutti. Si sedettero su una panchina e Kenma prese la piccola dalla culla, posizionandogliela tra le braccia. «Ti presento tua figlia, Yumi.»
«Ehi, ciao piccolina. Dio, quanto sei perfetta.» con un braccio avvicinò la ragazza al suo fianco, baciandole una guancia. «E’ bellissima Kenma, come te.»
Per la prima volta, le guance della bionda si colorarono nuovamente di rosso. «No, lei lo è molto di più.»



NdA: Sto male io stessa, lo ammetto…
Spero di non essere caduta troppo nella trappola dell’OOC con loro due, ma ormai non ci giurerei.
E’ stato veramente difficile scrivere questo capitolo ma spero che vi sia piaciuto. Nel caso non fosse cosi, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_
   
 
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