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Autore: Carme93    26/08/2017    1 recensioni
Anno 2021.
I Dodici della Profezia si preparano ad adempiere al loro destino, mentre la comunità magica piomba nel caos; ma è il tempo anche di affrontare i problemi e le discriminazioni sociali ignorate per secoli. E ancora una volta toccherà ai ragazzi far aprire gli occhi agli adulti. Ragazzi che a loro volta sono alle prese con i problemi tipici dell'adolescenza e della crescita.
Inoltre si ritroveranno a interagire anche con studenti stranieri e quindi con civiltà e realtà completamente diverse dalla loro. Questo li aiuterà a crescere, ma anche a trovare una soluzione per i loro problemi.
Questa fan fiction è la continuazione de "La maledizione del Torneo Tremaghi" e de "L'ombra del passato", la loro lettura non è obbligatoria ma consigliata.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo undicesimo
 
Parvenza di normalità
 
«Jonathan, muoviti! Non vorrai fare tardi il primo giorno?».
Il ragazzo mugugnò tenendo la faccia premuta sul cuscino. Perché la notte durava così poco?
«Dex? Non posso stare a letto altri cinque minuti?».
«No, se vuoi fare colazione e prenderti l’orario» rispose il suo compagno divertito.
«Williams sta facendo il giro delle camere per vedere se siamo tutti svegli. Io non mi farei beccare ancora a letto» disse solennemente Raj Kumar.
Jonathan si alzò di scatto, comprendendo solo qualche secondo dopo, grazie anche alle risatine dei due, che quello che aveva detto Raj non aveva senso. Williams non si sarebbe mai preso la briga di fare una cosa del genere. Sbuffò.
«Siete pessimi!» borbottò.
«Ehi, perché parli al plurale? È stato Raj» si difese Dexter Fortebraccio.
«Non sono riuscito a resistere» disse ridendo l’altro.
«Dove sono gli altri?» chiese Jonathan, mentre cercava le scarpe sotto il letto.
«Sai come sono fatti Lycoris e Thomas, stanno sempre per conto loro» replicò vago Dexter.
Jonathan comprese che c’era dell’altro e si sentì stringere lo stomaco. La sera prima aveva raccontato il suo segreto anche ai compagni di stanza. Non ne avevano discusso molto, perché erano stanchi. In realtà lui aveva faticato a prendere sonno, e probabilmente anche gli altri si erano nascosti dietro la scusa della stanchezza, pur di concludere la spinosa conversazione. Indossò la veste della divisa, ma rimase con la cravatta in mano incapace di continuare.
I suoi amici se ne accorsero. «Ehi» lo chiamò Dexter. «A che pensi?».
«Lo sai. Ora che sanno la mia vera natura, non vogliono stare in stanza con me più del dovuto. Forse avrei dovuto tacere» sospirò.
«Ammetto di non aver mai conosciuto un lupo mannaro e io ho viaggiato a lungo con la mia famiglia» intervenne Raj. «Ma ti conosco da quattro anni e so che sei un tipo a posto».
«E poi era logico che nascondessi qualcosa. Stai male una volta al mese e con la luna piena. Alla lunga uno se ne accorge, no?» aggiunse Dexter.
Jonathan sentiva un nodo alla bocca dello stomaco, si sistemò la cravatta anche per evitare di rispondere.
«Sei stato molto coraggioso a parlarcene. Devi continuare a essere forte, mi raccomando» disse Dexter seriamente.
«Che vuoi dire?».
Il compagno sospirò. «Sinceramente io non mi fido di Lycoris e Thomas. Tu non ci hai nemmeno chiesto di non dire nulla a nessuno».
«Lo diranno a tutti?» soffiò Jonathan sconvolto. Non poteva essere! Era vero che non avrebbe voluto più nascondersi, ma era accaduto tutto troppo in fretta. Non era pronto.
«Andrà tutto bene» disse Raj.
«Se gli altri avranno qualche problema, vorrà dire che sono degli stupidi» soggiunse Dexter.
Jonathan li seguì in silenzio fino alla Sala Grande già gremita di studenti. Tenne la testa bassa, non volendo incrociare lo sguardo dei compagni. Lycoris e Thomas l’avevano raccontato a tutti?
Sì, l’avevano fatto. Lo leggeva sul volto delle sue compagne del quinto anno e su quello degli studenti vicini che dovevano aver ascoltato la conversazione.
Tutto il coraggio che l’aveva letteralmente posseduto la sera prima, s’era andato a farsi strabenedire.
«Ciao» sussurrò incerto.
«È vero quello che ci hanno detto Diderot e Moore?» gli domandò a bruciapelo Carole Parker.
«Cosa vi hanno detto?» ribatté Dexter, al posto di Jonathan che aveva perso la parola.
«Che lui è un lupo mannaro» disse con astio Chantal White.
Jonathan percepì su di sé gli occhi di Raj e Dexter, prese un bel respiro e rispose: «Sì, è vero. Sono stato morso quando avevo sette anni».
Dicono che dire la verità renda più liberi, più leggeri, ma lui aveva un enorme peso sul cuore in attesa del loro giudizio.
«Questo è un incubo» sbottò Carole Parker. «Prima una Lestrange, adesso un lupo mannaro!».
«Io ho già scritto a mio padre» intervenne Lycoris. «Non posso essere ammessi tutti a Scuola. È già troppo che sia permesso ai Nati Babbani di essere qui!».
«Ma sei impazzito!» reagì Dexter prima che Jonathan riuscisse a fronteggiarlo.
«Accettano gli idioti come te» sbuffò, invece, Raj.
«Io non sto a tavola con te» sibilò Chantal alzandosi, ma andò a sbattere contro Williams che si era avvicinato in quel momento.
«Perché tutta questa fretta? Vi ho portato gli orari» disse l’uomo. «Che avete?» domandò dopo aver distribuito i fogli.
Jonathan si alzò e sibilò. «Sa una cosa? Non tutti meritano di conoscere la verità. Non vi facevo così schifo quando copiavate i compiti da me! Andate a cercarvi qualche altro cretino adesso!» aggiunse rivolto ai suoi compagni.
«Non guardate noi» sibilò Dexter prima di seguirlo insieme a Raj. «Arrangiatevi da soli, visto che siete tanto bravi».

*

«Ciao! Dormito bene?» chiese Frank alla sorellina. Il suo sorriso non fu ricambiato. Augusta era in compagnia di una ragazzina.
«Benissimo, grazie» replicò seccata Augusta.
Roxi strinse il braccio all’amico, suggerendogli silenziosamente di lasciar perdere, ma lui non l’ascoltò.
«Ieri sera non abbiamo potuto parlare. Volevo sapere se va tutto bene» mormorò Frank. Non voleva desistere. Non riusciva a comprendere tutto quell’astio di Agusta verso di lui e Alice. Ok, forse verso quest’ultima era spiegabile a causa di tutti i dispetti che si erano fatte durante l’estate, anche se negli ultimi giorni erano andate molto più d’accordo.
«Perché non dovrebbe? Perché non sono stata smistata a Grifondoro come voi?» sibilò la ragazzina.
«Lo stai dicendo tu» s’irritò Frank. «Io volevo essere solo gentile!».
«Non è necessario. Me la cavo benissimo da sola. Come vedi ho già iniziato a fare amicizia. Allora ciao».
«Ciao» sussurrò Frank osservandola mentre prendeva posto al tavolo dei Corvonero.
«Pensa positivo. Sarebbe potuta finire a Serpeverde» commentò Roxi.
«Non ha importanza. Vorrei solo sapere che cosa le ho fatto» sospirò Frank.
«Magari si è sentita trascurata. Quando si ha una nuova sorellina può capitare» commentò Gretel.
«Non credo di averlo fatto» replicò Frank.
«Non ci pensare. Facciamo colazione» disse Roxi.

*

«Si può sapere che cavolo state facendo?» sbottò Scorpius. Aveva un diavolo per capello. C’era mancato poco che quei trogloditi dei suoi compagni scoprissero Batuffolo. Doveva assolutamente portarlo ad Albus o a Hagrid. Non poteva lasciarlo da solo tutto il giorno o quanto meno non nel suo Dormitorio. Certo se avesse convinto Albus a tenerlo in camera sua, sarebbe stato meglio. Stava proprio valutando i pro e i contro di affidarlo a uno dei due, quando quei bimbetti avevano osato distrarlo con i loro litigi. Ma quali mocciosetti litigano il primo giorno? Non si conoscevano neanche!
«Mia madre dice che i clandestini sono sporchi e portatori di malattie» rispose una ragazzina.
Oh, Merlino. Dove stava la Wilkinson quando aveva bisogno di aiuto? E gli altri Prefetti? Possibile che fossero tutti in Sala Grande? «E tua madre non sa che in una scuola non vengono ammessi studenti con malattie infettive?» sibilò alla fine.
«Ma a me non piace dividere la stanza con lei… è diversa…» ribatté la ragazzina testardamente. Le sue compagne palesarono all’istante il loro accordo. I ragazzini, invece, apparivano più incerti.
«Capisco, ma io non ho questo potere. Vi consiglio di recarvi a colazione e di rivolgervi alla professoressa Shafiq, la nostra Direttrice. Vi ascolterà senz’altro».
Soddisfatto di essersele tolte dai piedi, sorrise felice.
«Sai che mi zia le ucciderà?» lo riscosse dai suoi pensieri Emmanuel, che aveva assistito alla scena.
«È quello che spero» ghignò Scorpius. «Scusa, ma devo risolvere un problema al più presto. Ci vediamo» aggiunse prima di correre via.

*

«Ma è mai possibile, che devi sempre toccare le mie cose?!» sbuffò Albus.
James fu salvato dall’arrivo dei gufi con la posta del mattino. Nonostante fosse solo il primo giorno, molti ricevettero qualcosa.
Albus prese la rivista che un gufo gli aveva portato. Sorrise, ma non fece in tempo ad aprirla che una voce lo gelò.
«Proprio non capirò mai che hanno in testa zia Ginny e zio Harry! Dopo tutti i casini che hai fatto quest’estate, ti hanno anche fatto l’abbonamento a Trasfigurazione Oggi! Che cos’ho fatto di male per meritarmi Hermione Granger per madre!?» sibilò Rose, che si era fermata alle spalle di James in compagnia di Cassy.
Albus sbuffò seccato dall’atteggiamento della cugina. «Mi hanno costretto ad aiutare nonna Molly» borbottò.
«Oh, poverino! Io sono stata chiusa in camera a studiare tutta l’estate!» sbottò con rabbia Rose.
Era evidente che si teneva quelle cose dentro da un po’, ma Albus non era in vena di consolarla. A quel punto era arrabbiato anche lui. «Che Merlino vuoi?» ribatté.
«Come minimo mi devi chiedere scusa!».
«Non lo farò» rispose Albus, sorprendendo tutti i presenti.
«Prego?» disse Rose assottigliando lo sguardo.
«Hai sentito. Sono stanco di farmi mettere i piedi in testa da te» sibilò Albus. Si alzò per andarsene dalla Sala Grande, ma Neville, che sopraggiunse in quel momento, lo fermò.
«Il tuo piatto è ancora pieno» gli disse semplicemente.
«Fa come i bambini, quando non gli va bene qualcosa scappa via frignando» cantilenò Rose e Cassy ridacchiò.
Albus strinse i denti, ma si trovava in trappola: o faceva veramente la figura del bambino oppure rimaneva lì. Così non si oppose quando Neville lo spinse, gentilmente ma con fermezza, a sedere sulla panca. Rose, dopo un’ultima occhiataccia, andò a sedersi lontano da loro in compagnia di Cassy.
«Cerca di non farti provocare. Qui non siete a casa e se le vostre liti degenerano, sarò costretto a prendere provvedimenti» disse Neville. Albus annuì rigidamente: era ancora troppo arrabbiato. «Allora James, con quali materie vuoi continuare? Qui mi risulta Trasfigurazione, Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure, Pozioni, Incantesimi, Babbanologia e Cura delle Creature Magiche?».
«Perfetto!» gli sorrise James.
«Pensavo ti volessi concentrare sulle materie che ti servono per diventare Auror» commentò Neville.
«È così, ma non posso rinunciare alle lezioni di Hagrid e Finch-Fletchley».
«Il professor Finch-Fletchley, James».
James gli regalò un sorrisetto, prima di riempirsi la bocca di porridge.
Quando Neville si allontanò per distribuire gli altri orari, Robert attirò l’attenzione dei compagni.
«Non ci sono buone notizie» annunciò indicando la Gazzetta del Profeta, vicino al suo piatto. «Gli Squibs hanno deciso di allagarsi. Stanotte hanno colpito dei negozi babbani» continuò.
«Per un po’ di vandalismo…» si strinse nelle spalle James. «Mica i Babbani si sconvolgono per così poco».
«Guarda un po’ che scritte hanno fatto» disse girando il giornale e mostrando a tutti la prima pagina.
«La magia esiste!, Guardatevi dai maghi!, Le streghe sono in mezzo a voi!... Ma sono pazzi?» lesse ad alta voce Albus.
«E dire che vostra zia si è impegnata un sacco a rassicurare la Confederazione Internazionale» sbuffò Robert. «E non è solo questo il problema».
«Che altro c’è?» lo esortò Alastor.
«I folletti hanno licenziato altri maghi dalla Gringott e al Ministero continuano a spingere perché il monopolio dell’economia passi nelle mani di noi maghi» spiegò Robert.
«Bel casino» riassunse James. «Altro da aggiungere?».
«Hanno trovato una certa Mara Dolohov morta assassinata. A quanto pare Anthony Goldstain sta vivendo i suoi cinque minuti di gloria, perché è riuscito a salvare in tempo la bimba che portava in grembo».
«È una bella cosa» commentò Benedetta.
«Sì, infatti. Però chi era quella donna? Perché sono intervenuti gli Auror?» domandò James, che aveva preso il giornale per sfogliarlo.
«Non ci è dato saperlo» sospirò in modo melodrammatico Robert.
«Ciao» trillò Scorpius, facendo saltare Albus e Alastor, che, essendo di spalle, non l’avevano visto avvicinarsi. «Al, amico mio. Ho un favore da chiederti» esordì con un ampio sorriso, che fece deglutire vistosamente Albus.

*

«Come fa a non piacerti il porridge?».
Brian bevve un lungo sorso di cioccolata calda, quando posò la tazza si strinse nelle spalle. «Non mi piace che la frutta sia mescolata con l’avena… e poi è così molliccio…». Sorrise sinceramente a Drew che continuava a fissarlo.
Louis e Annika risero divertiti dalla scenetta abbastanza consueta.
«Quante volte te lo deve ripetere?» domandò la ragazzina divertita.
Drew fece spallucce e tornò alla sua colazione.
«Avrei preferito cominciare con Pozioni» si lamentò Louis leggendo con attenzione il loro orario.
«Invece, per fortuna, la prima ora abbiamo Erbologia» disse Brian felice. Era la sua materia preferita e adorava il professor Paciock, per cui per lui non c’era modo migliore per cominciare l’anno scolastico. In più quella notte aveva dormito benissimo, come non faceva da settimane. Certamente gli mancava casa sua, ma a Hogwarts era tutto più facile.
Louis fece una smorfia. «Almeno quest’anno non abbiamo Volo».
«Ci presentiamo alle selezioni per la squadra di Quidditch?» domandò Drew.
«Sì» strillò Annika.
«Sei pazzo?» replicarono in coro Louis e Brian.
«Siete un caso perso» sospirò Drew.
Per il resto della colazione Drew e Annika parlarono di Quidditch, mentre Louis nascose la testa dietro a un libro di Pozioni. Brian finì di bere la sua cioccolata e poi ripose l’orario dentro il diario, ordinatamente ripiegato.
«Andiamo?» chiese Louis, alzandosi.
«Sì, non voglio arrivare in ritardo» concordò all’istante Brian.
«Si ricomincia» sospirò Annika. «Dovremo arrivare sempre in orario anche quest’anno?».
«L’idea è quella» rispose serio Louis, facendo ridacchiare la ragazzina e sorridere i due compagni.
Brian si godette a pieno l’aria ancora tiepida di settembre. Il parco era magnifico e luminoso, peccato che molto presto sarebbe arrivato l’inverno portando colori più malinconici. Si avviarono verso le serre, ma non si unì alle chiacchiere degli amici, troppo impegnato a guardarsi intorno.
«Ehi, Brian!» lo chiamò un sorridente Miki Fawley.
«Ciao» rispose il ragazzino avvicinandosi.
«Mi dispiace di essere sparito ieri sul treno, ma quando Lys si mette qualcosa in testa è difficile fermarlo».
«Tranquillo. Che voleva?».
«Secondo lui dovevamo arrivare tutti insieme. Ha ripetuto un milione di volte cameratismo. Elisabeth Conter stava per affatturarlo».
Brian ridacchiò, poi disse: «È bello fare lezione con voi. Sarebbe terribile fare Erbologia con i Serpeverde».
«Non me lo dire. Stamattina abbiamo incontrato Zender. Mi ha dato uno spintone così forte che sono caduto a terra».
«Non capisco cosa ci trovi nel dare fastidio agli altri» sospirò Brian.
«Buongiorno a tutti! Su avvicinatevi!» disse il professor Paciock, che nel frattempo li aveva raggiunti. Brian rispose al saluto insieme agli altri e si avvicinò. «Bene, sicuramente per tutto questo quadrimestre lavoreremo nella serra numero due. Seguitemi».
Brian entrò nella serra aspirando l’odore di terriccio fresco. Sorrise felice, nonostante lo sguardo già annoiato di Louis.
«Quattro per ogni postazione. E non toccate nulla!» li istruì Paciock.
Automaticamente i quattro Corvonero si misero insieme nella prima postazione, scelta appositamente da Brian.
«Spero che le vacanze siano andate bene per tutti» esordì sorridendo Paciock. Vi fu un mormorio generale di risposta. «Mi fa piacere. Quindi siete pronti per ricominciare». Un dissenso quasi generale, fece sorridere ulteriormente l’insegnante. «Chissà perché non ne sono sorpreso. Quindi i compiti delle vacanze ve li chiedo alla prossima lezione?».
Alle sue parole si levò un mormorio sorpreso, finché Lysander non prese la parola: «Noi Tassorosso li abbiamo fatti. Non so i Corvonero».
Miki sussurrò a Brian: «È colpa di Zender. Stamattina gli ha detto che non avrebbe il coraggio di sfidarlo. Così ha questa fissazione adesso: noi Tassorosso dobbiamo superare gli altri. Ho paura che Zender lo porti a fare qualcosa di sciocco».
Brian s’impensierì per un attimo: era molto probabile.
«Li abbiamo fatti anche noi!» ribatté nel frattempo Anastasia Johnson, sua compagna di Casa.
«Siete stati bravissimi, allora. Vi chiedo scusa per averlo messo in dubbio» disse Neville contento. «Che ne dite di consegnarmeli?». I ragazzi obbedirono e, solo dopo che ognuno posò il proprio lavoro sul bancone improvvisato su due cavalletti, l’insegnante riprese: «Oggi ci occuperemo delle mandragole. Qualcuno di voi sa che cosa sono?»
Brian alzò la mano, ma fu l’unico. Neville gli fece cenno di parlare. «È una pianta dai tratti umani, che ha tantissime proprietà magiche. Per esempio serve come ricostituente oppure per riportare alla condizione originale chi è stato pietrificato o incantato».
«Molto bene. Sai dirci anche perché è una pianta pericolosa?».
«Il pianto delle mandragole adulte uccide chiunque l’ascolti. Quando sono ancora piccole causano degli svenimenti più o meno lunghi. Se si sentono minacciate possono anche mordere».
«Esattamente. Venti punti per Corvonero. Proprio perché sono pericolose indosserete i guanti protettivi e i paraorecchie. Prendetene un paio ciascuno» disse indicando uno scatolone sul bancone.
Lysander saltò su: «Basta che li prenda uno di noi e poi li distribuisca. Uno per Casa magari».
«Finché si limita a questo» mormorò Brian a Miki, mentre Annika recuperava i paraorecchie per loro.
«Molto bene. Le mandragole con cui lavorerete adesso sono molto piccole, quindi meno pericolose. Il vostro compito è quello di rinvasarle. Accanto a ogni postazione ci sono dei vasi e vicino alla parete ci sono i sacchi di concime. Ora vi darò una dimostrazione di quello che dovete fare, per cui mettetevi i paraorecchie. E mi raccomando copritevi per bene».
I ragazzi eseguirono; dopo aver verificato che tutti avessero le orecchie ben coperte, Neville procedette e afferrò saldamente una piantina cespugliosa. Quando tirò ne venne fuori quello che sembrava un piccolo neonato fangoso e orribile a vedersi. Le foglie erano praticamente i suoi capelli, la pelle era verdastra e chiazzata. Inoltre aveva la bocca spalancata tanto che non era difficile immaginarsi che stesse piangendo. Brian la fissò affascinato finché l’insegnante non mise la piccola mandragola dentro un vaso più grande e la ricoprì di concime. Nuovamente rimasero visibili solo le foglie-capelli.
 Neville si tolse i paraorecchie e fece loro segno di fare altrettanto. «Avete fatto attenzione?».
«È orribile» sussurrò Margaret Davies. Brian la ignorò, ma alcuni Tassorosso vicino a lei ridacchiarono.
«In effetti le mandragole di solito non vengono utilizzate come piante decorative» celiò Neville, cui non era sfuggito il commento. «Ora, tocca a voi rinvasare le vostre mandragole. E mi raccomando, mettete per bene i paraorecchie e non vi distraete».
Brian ricoprì le orecchie e tirò su le maniche della divisa, sia perché non si sporcassero sia perché non lo intralciassero. Fu difficile estrarre la pianta dalla terra e dovette metterci molta energia. Quando finalmente vi riuscì, la mandragola aveva la bocca spalancata, quindi anche se non la sentiva sicuramente stava piangendo, e mostrava dei dentini niente male. Stupidamente non aveva preso prima il nuovo vaso, ma, per fortuna, Drew gli venne in aiuto. Solo dopo aver ricoperto ben bene la pianta con il concime nerissimo, tirò un sospirò di sollievo. Il resto della lezione trascorse tranquillamente.
«Finalmente» sbuffò a bassa voce Louis, quando Neville fece loro segno di togliere le cuffie.
«Siete stati molto bravi, complimenti! Vi siete meritati cinque punti ciascuno. E visto che siete stati puntuali nella consegna dei compiti delle vacanze, per questa lezione non ve ne assegnerò. Potete andare. Vi auguro una buona giornata».
I ragazzi ricambiarono felici e cominciarono a riversarsi fuori dalla serra.
«Evvai!» strillò Annika. «Speriamo che anche gli altri professori siano così clementi!».
«Abbiamo Incantesimi» le ricordò Brian, smorzando un poco il suo entusiasmo.

*

James era eccitatissimo. «Vi rendete conto? Faremo lezione nella Sala di Duello!».
Benedetta, a differenza di Robert, non condivideva il suo entusiasmo.
L’attesa non durò molto; infatti nemmeno cinque minuti dopo Maximillian Williams apparve alle loro spalle.
«Buongiorno, ragazzi». Ricambiarono tutti il saluto. «Prego, potete entrare» soggiunse, mettendosi di lato per farli passare avanti.
La Sala era molto vasta e un po’ cupa, d’altronde si trovavano nei sotterranei. Sembrava un’arena antica, solo che al posto della sabbia, c’erano una serie di pedane; e al posto degli spalti, banchi di legno massiccio e scuro.
«Sedetevi» ordinò pacatamente il professore indicando la gradinata di fronte a lui.
Ogni fila presentava sei posti. James, Robert e Benedetta si sedettero nella prima. A loro si aggiunsero una Corvonero di nome Phoebe Moore, Jonah Pucey e, con orrore di James, Gabriel Corner.
James non si era ancora abituato al fatto che non seguivano più le lezioni con una Casa precisa. Erano circa una quindicina i ragazzi che avrebbero seguito quel corso: solo due Tassorosso, ben sei Corvonero, due Serpeverde e cinque Grifondoro. In effetti i G.U.F.O. li avevano falcidiati.
Jack Fletcher, come sua abitudine, prese posto nell’ultima fila non occupata dai compagni. Andy non era felice della sua scelta, ma non lo lasciò solo.
Williams fece l’appello e poi li guardò uno a uno. «Benvenuti alla prima lezione del corso M.A.G.O. di Difesa contro le Arti Oscure. Se siete qui, significa che avete superato egregiamente i G.U.F.O. per cui vi faccio i miei complimenti».
James sorrise radioso e gonfiò il petto orgoglioso. Una reazione simile l’ebbe Jack.
«Vorrei, però, chiarire fin da principio che il percorso che vi porterà a conseguire i M.A.G.O. sarà ben diverso da quello affrontato fino a questo momento. Mi aspetto il massimo impegno da parte vostra. Niente giustificazioni, scuse balorde o distrazioni. Le lezioni da questo momento in poi saranno più complesse e anche pericolose, qualora avremo a che fare con creature oscure. In questa prima settimana di lezioni vi darò un assaggio di quello che saranno i prossimi due anni. Se deciderete che non è nelle vostre corde prendere il M.A.G.O. in questa disciplina, sarete più che liberi di toglierla dal vostro piano di studio. Nessuno ve ne farà una colpa. Chiaro?».
Un mormorio sorpreso si levò dalla classe, ma nessuno osò esprimere il proprio parere ad alta voce, così il professore continuò: «Come avrete sentito ieri sera, è mia responsabilità creare il gruppo di duello. Per selezionare gli studenti ho deciso di organizzare un Torneo. Nella prima fase sarete divisi per anno. Alla fase successiva passeranno gli studenti che si sono posizionati al primo e secondo posto delle rispettive categorie. Come la Preside stessa ha detto, potranno partecipare esclusivamente gli studenti dal quarto anno in su. I ragazzi del quarto e quinto anno saranno liberi di decidere se partecipare o meno, mentre mi aspetto che sia voi che i vostri compagni del settimo anno partecipiate tutti. Questo fine settimana gareggeranno gli studenti del quarto anno, così voi avrete tempo di decidere fino a lunedì». Fece un attimo di pausa e poi riprese. «D’ora in avanti le nostre lezioni si terranno in questa Sala, come avrete letto sul vostro orario. Il primo argomento che affronteremo quest’anno sono gli Incantesimi Non Verbali. Chi sa di che cosa sto parlando?».
James alzò la mano, ma non fu l’unico. Robert, Gabriel Fawley, Gabriel Corner, Jonah Pucey e Phoebe Moore fecero altrettanto.
«Fawley» disse Williams, facendo cenno al Serpeverde.
«Come dice il nome stesso, si eseguono gli incantesimi senza pronunciare la formula ad alta voce. Naturalmente è necessaria un grande concentrazione e potere mentale. Se li utilizziamo, il nostro avversario non può sapere cosa stiamo per fare, per cui abbiamo un piccolissimo vantaggio».
«Molto esauriente. Cinque punti a Serpeverde. Ora, per favore, raggiungete le pedane e dividetevi in coppie. Dopodiché iniziate a esercitarvi».
James balzò dalla panca e cercò lo sguardo di Jack. Adoravano sfidarsi, infatti il secondo colse all’istante la sua sfida silenziosa. Però nel momento in cui stavano per salire sulla stessa pedana, il Tassorosso fu spinto via malamente.
Jack digrignò i denti, notando che Williams non aveva visto. «Parkinson, cosa credi di fare? Sto io in coppia con Potter!».
«Oh, che carini! Però lasciate le vostre effusioni fuori dall’aula. Non sarebbe consono al vostro ruolo di Prefetti».
James e Jack lo fulminarono con gli occhi e gli puntarono contro la bacchetta.
«Beh, che state facendo qui? Avanti Jack, prendi posto con Gabriel Corner» intervenne immediatamente Williams.
Il Tassorosso contrariato non ebbe altra scelta che obbedire, ma si sarebbe vendicato di Parkinson. Su questo non c’erano dubbi.
James, invece, fissò apprensivo il suo avversario. Che cosa voleva da lui?
«Gli unici incantesimi che dovrete usare sono quello di Disarmo e quello Scudo. Il primo che usa un incantesimo diverso, specialmente se col chiaro intendo di colpire il compagno, potrà considerare questa come la sua ultima lezione di Difesa. Spero di essere stato chiaro. Questo non è un duello, ma solo un esercitazione. Iniziate».
James ebbe difficoltà in principio a concentrarsi sia a causa di Parkinson sia perché odiava non riuscire al primo colpo in Difesa. Il Serpeverde lo disarmò all’istante, tanto che, anziché recuperare la bacchetta, rimase a fissarlo a bocca aperta.
«Sorpreso Potter?» sibilò.
«Ottimo, Marcus. Trenta punti per Serpeverde» commentò Williams, che non li perdeva di vista un secondo.
Quella era stata la peggiore lezione di Difesa della sua vita pensò affranto James, mentre recuperava la borsa. Non era riuscito una sola volta a compiere un incantesimo non verbale.
«Continueremo a esercitarci, state tranquilli» disse Williams congedandoli.
A parte Parkinson, solo Jonah Pucey era riuscito a portare a termine il compito, meritandosi ben trenta punti per la sua Casa. Ciò, però, a James non interessava. Doveva farcela, non avrebbe tollerato essere secondo a nessuno in quella materia. Se doveva concentrassi, si sarebbe concentrato!

*

«Spero per te che quel coso, non ci distrugga la stanza» sibilò Albus.
Scorpius alzò gli occhi al cielo. «Suvvia, di che ti preoccupi? Tanto ci pensano gli elfi domestici a rimettere tutto in ordine».
«Scorpius Hyperion Malfoy…» iniziò Albus fuori di sé, ma il Serpeverde fu salvato in contropiede dal professor Mcmillan che li invitò a entrare in classe. A quel punto si andò a sedere molto lontano dall’amico.
«Ciao» disse sorridente alla nuova compagna, Meredith Ashton.
Lei sembrò contenta dalla sua compagnia e si presentò a sua volta.
«Spero che vi siate riposati quest’estate, perché sarà un anno difficile. A giugno affronterete i G.U.F.O. e se vorrete continuare a studiare questa materia anche ai M.A.G.O. dovrete impegnarvi molto, perché non ammetto nessuno studente con un voto inferiore a Oltre Ogni Previsione. Avete domande?».
Deborah Kendall di Serpeverde alzò la mano: «Come sceglierà chi rappresenterà la Scuola alle Olimpiadi?».
Albus riteneva la questione poco importante soprattutto non comprendeva perché la Kendall fosse così interessata: era un disastro in Pozioni.
«Ormai credo di conoscervi tutti, conseguentemente non avrò problemi a scegliere. Comunque, signorina Kendall, ti puoi mettere il cuore in pace. Non sarà nessuno del quinto anno. Sia perché non ritengo che siate pronti per una simile competizione sia perché dovete concentrarvi sugli esami. Altre domande?». Tutti rimasero in silenzio, così il professore proseguì. «Oggi inizierete a distillare la Pozione Corroborante. Sapete quali siano i suoi effetti? Sì, signorina Ashton?».
«Serve a rinvigorire le energie del mago che ne fa uso» rispose con sicurezza la Serpeverde.
«Molto bene. Cinque punti a Serpeverde».
Albus sentì Rose fare il verso alla nuova, suscitando le risatine di Cassy, Alex e Annie, con cui condivideva il tavolo.
Mcmillan gettò loro un’occhiataccia. «Questa pozione potrebbe capitarvi agli esami e vi varrà anche il primo giudizio di quest’anno. Conseguentemente anziché ridacchiare sarebbe il caso che vi impegnaste. Cinque punti in meno ciascuno» disse tagliente. «Trovate la ricetta sul vostro manuale. Mettetevi a lavoro».
Albus aprì il libro febbrilmente. Era ben deciso a cominciare l’anno con il piede giusto e soprattutto superare il G.U.F.O. in quella materia. Lesse con attenzione gli ingredienti, prima di disporli tutto sul tavolo a portata di mano. Decisamente era una pozione complessa e lunga, visto che avrebbero dovuto lasciarla fermentare per diversi giorni.
Scorpius, dal canto suo, non era minimamente preoccupato, anzi ne approfittò per conoscere meglio Meredith. «Allora, dove hai studiato fino a ora?».
«Per i primi due anni ho studiato a Beauxbatons, poi mia madre ha deciso che sarebbe stato meglio un insegnante privato».
«Credo sia una noia studiare da soli. Io ho avuto un precettore prima di essere ammesso a Hogwarts. Tua madre ha cambiato idea?».
«No. I miei sono divorziati. Mio padre ha ottenuto la custodia mia e di mio fratello. Mio nonno è morto e lui è dovuto tornare in Inghilterra per occuparsi degli affari di famiglia. Mio padre ha deciso che devo frequentare la Scuola» spiegò Meredith pesando alcuni ingredienti. «Eh, sì: studiare da soli è noiosissimo. Infatti non mi lamento».
«Tuo fratello è il ragazzino che è stato smistato a Grifondoro?».
«No. Quello è mio cugino. Mio fratello è piccolo. Come te la cavi in Pozioni?».
«Me la cavo» replicò Scorpius con un sorriso, che per un attimo si spense nel cogliere l’occhiata furiosa che gli rivolse Rose. Che aveva fatto?
La Grifondoro, tutto tranne che interessata alla pozione, non aveva perso di vista l’amico dal momento in cui si era seduto vicino a quella Ashton, che le stava sempre meno simpatica. Ma chi si credeva di essere?
«Rose, non fare cose a muzzo. Mcmillan ti guarda e abbiamo già perso cinque punti ciascuno» disse Annie Ferons, bloccandole il braccio.
La ragazza si accorse che stava per buttare della polvere, non meglio identificata, dentro il calderone.
«Gli aculei tritati non ci vanno» sospirò ancora Annie, che ebbe un bel da fare anche con Cassy e Alex. «Merlino, almeno provateci!» sbuffò, dopo aver evitato per un pelo di essere beccata dal professore mentre le aiutava.
Alla fine della lezione erano tutti distrutti, a parte Elphias Doge, Isobel McGranitt e Arya Wilkinson, sicuramente i più bravi della classe.
Albus era sudatissimo e colse con sollievo il suono della campanella. «Andiamo a pranzo» disse ad Alastor con voce supplichevole.

*

Dorcas si appoggiò al banco, ascoltando il solito discorso iniziale del professor Lupin. Era dalla mattina che tutti gli insegnanti li esortavano a studiare in vista dei G.U.F.O. di giugno. Se avessero continuato così a lungo, sarebbe stato allucinante. Un persistente stato d’ansia si era aggiunto alla tristezza che si portava dietro dall’estate. Guardandosi intorno, però, si rese conto di non essere l’unica con una brutta cera.
Jonathan sembrava avere molta difficoltà ad ascoltare Lupin e di solito lui era un ottimo studente, ma la cosa più strana era che i suoi compagni di Casa si erano seduti vicino a lui quasi a proteggerlo.
Allora era vero quello che dicevano in giro: aveva trovato il coraggio di raccontare a tutti il suo segreto. E a quanto pare non tutti gli studenti erano sufficientemente maturi per accettare la diversità del ragazzo.
«Da oggi comincerete a esercitarvi» sugli incantesimi Evanescenti, sicuramente i più complessi che studierete quest’anno. White, per favore, distribuisci una lumaca ciascuno ai tuoi compagni?».
Dorcas non riuscì a trattenere un sorriso di fronte alla smorfia disgustata di Chantal White. Molti risero.
«No, che schifo! Mi rifiuto!» strillò la Corvonero.
Lupin sbuffò.
«Lo faccio io» disse Kumar Raj collaborativo.
«Grazie» replicò Lupin, porgendogli una cassettina trasparente.
Dorcas fissò la sua lumaca con attenzione, poi si costrinse a seguire la spiegazione e a prendere appunti. Il resto della lezione la trascorsero a esercitarsi.
Virginia Wilson fu la prima a fare sparire la lumaca, seguita subito dopo da Jonathan Goldstain.
Dorcas, invece, ebbe difficoltà. Non riusciva a concentrarsi come avrebbe dovuto e alla fine della lezione aveva fatto sparire solo il guscio della sua lumaca. Lupin, tanto per renderli felici, assegnò una valanga di compiti.

*

I Grifondoro e i Serpeverde del quarto anno fissavano inquieti la professoressa di Incantesimi, Elisabeth Shafiq.
«Che cosa sono quelle facce? Non vi aspettavate che avrei verificato il vostro livello? Eppure mi sembrava di essere stata chiara a giugno: ripetete i programmi del primo, secondo e terzo anno. In che lingua devo parlarvi?» disse la professoressa rigida e severa.
«Pensavamo che stesse scherzando» buttò lì Charles Calliance di Grifondoro, sotto gli occhi scioccati dei compagni.
«Signor Calliance, le sue parole la dicono molto sulla sua maturità. E temo che i suoi compagni non siano da meno. Cinque punti in meno a Grifondoro per l’intervento non richiesto. Avete mezz’ora per rispondere alle domande scritte di teoria. La successiva mezz’ora sarà impiegata per una prova pratica. S’intende che terminerò durante la prossima lezione, visto che mezz’ora è poca per tutti voi. Potete iniziare».
I fogli di pergamena si girarono da soli e ai ragazzi non restò che mettersi a lavoro.
Frank non aveva preso sottogamba il suggerimento dell’insegnante, per cui, fortunatamente, non ebbe difficoltà a rispondere. Fu uno dei pochi a non chiedere altro tempo allo scadere dei trenta minuti.
«Perfetto. Vi chiamerò uno alla volta, in ordine alfabetico» disse la professoressa.
«Per fortuna noi siamo tra gli ultimi» sussurrò Roxi.
«Com’è andata la parte teorica?» le chiese Frank.
«Insomma» borbottò lei.
Anche i Serpeverde erano abbastanza inquieti. Emmanuel augurò buona fortuna a Tobias, rammaricandosi di non aver il tempo per tranquillizzarlo. Era bravo, ma si agitava troppo.
«Anderson».
La Shafiq lo torchiò per più di cinque minuti, prima di mostrarsi più o meno soddisfatta.
«Sei stato bravo» sussurrò Emmanuel, quando l’amico tornò a sedersi accanto a lui.
«Tua zia è un mostro» biascicò semplicemente.
«Calliance Charles».
«Non ce la farà mai a chiamarci oggi» sospirò Roxi.
«Meglio così» ribatté Frank, mentre Charles faceva una figura a dir poco pessima e perdeva dieci punti.
«Oh, Merlino. Andremo sotto zero» commentò angosciata Gretel, quando la Shafiq chiamò Lorein, gemella di Charles.
«Questa è vera crudeltà» sbuffò Roxi, mentre Lorein tornava al posto e in quello stesso istante altri rubini volavano via dalla loro clessidra.
«Finch-Fletchley».
Decisamente i Serpeverde del loro anno se la cavavano molto meglio, non poté fare a meno di pensare Frank. Gretel, dietro di lui, stava per scoppiare in lacrime, ma la campanella fece tirare un sospiro di sollievo a tutti.
«Finnigan, la prossima volta riprendiamo da te» disse la Shafiq, facendo sbiancare ulteriormente la Grifondoro.
«Tanto per cominciare l’anno» borbottò Lucy Weasley affrettandosi verso la Sala Grande per cenare.
«Tua zia ha raggiunto livelli di crudeltà assurdi» commentò Roxi, accostandosi a Emmanuel.
«Non so e non voglio sapere dove può arrivare» replicò il Serpeverde.
«Quando avremo la prossima lezione?» chiese Amy Mitchell, Serpeverde e cugina di Frank.
«Mercoledì» rispose Emmanuel.
«Merlino, sia lodato. Quella donna è un incubo» mormorò Roxi sollevata.
«Allora buona cena!» disse Emmanuel rivolto ai Grifondoro.
«Anche a voi» risposero in coro Roxi e Frank. Gretel non aveva ancora riacquistato l’uso della parola.
Frank, prima di sedersi al suo tavolo, non riuscì a non gettare uno sguardo a quello dei Corvonero: Augusta era seduta in compagnia di altre ragazzine e chiacchierava allegramente. Meglio così.

*

Virginia aveva trascorso diverse ore in biblioteca a studiare, quando rientrò in camera vi trovò solo quattro compagne.
«Complimenti! Ora sei contenta! Ci hai fatto perdere un sacco di punti!» l’aggredì Carole Parker con rabbia.
«Vuoi giocare al Prefetto-Perfetto? Bene, ma non aspettare che noi saremo mai tue amiche» gridò a sua volta Chantal White.
«I-io h-ho fatto solo il mio dovere» mormorò incerta Virginia.
«Ma fammi il piacere!» ribatté Carole. «Stammi alla larga per un bel po’!» aggiunse prima di lasciare la stanza.
«Grazie per la settimana di punizione» sibilò, invece, Chantal.
Virginia la fissò mentre usciva dalla stanza, poi si voltò verso Eva e Martha. La prima era seduta sul suo letto, un libro e una pergamena poggiate sulle sue ginocchia e sul letto, ricambiava il suo sguardo con occhi enormi; la seconda era sdraiata con la faccia sul cuscino. Si sentì una schifezza, come mai nella sua vita. Si avvicinò al letto di Martha, senza sapere esattamente cosa fare.
«Martha» provò a chiamare.
L’altra si sollevò e si voltò verso di lei. Aveva gli occhi rossi.
«Non voglio litigare con te» sospirò Martha, sorprendendo Virginia.
«Non mi odi?».
Martha si strinse nelle spalle. «Sono in torto e tu sei un Prefetto. Ti sei comportata in modo molto corretto».
Virginia era spiazzata dalla sua reazione e non seppe come replicare.
«Vorrei solo che tu… ecco… so che odi il fatto che io e la mia famiglia siamo piombati nella tua vita… ma ti prego, pensaci… mia madre mi ha fatto capire che se continuerai a stare male per noi, lei rinuncerà all’unione con tuo padre… ti prego, non ti daremo fastidio… ti giuro, che non trascorrevo un’estate tranquilla come questa da anni…».
Le lacrime colavano di nuovo sul volto della ragazza. Virginia sedette sul letto accanto a lei. Fino a quel momento aveva creduto che l’amica fosse triste perché aveva fatto rapporto a Williams, ma a quanto pare la situazione era più grave di quanto avesse ritenuto.
«Va bene» disse semplicemente non sopportando di vederla piangere.
«Grazie. Nemmeno ti immagini quanto sia importante per noi» sussurrò Martha affranta. «Farò qualunque cosa vuoi, pur ti compiacerti».
Virginia si chiese come fosse arrivata a quel punto. Costretta a rifletterci, non ricordava che Martha, il piccolo Jem o Selene avessero fatto nulla per ferirla; anzi al contrario erano sempre stati molto gentili.
«Senti, non devi fare un bel nulla. Ok? È solo colpa mia. Ho bisogno di tempo» ammise, rendendosene conto per la prima volta. «Mi dispiace per aver litigato con mio padre ieri. Mi sa che ti devo delle scuse e ne devo anche a lui».
«Tuo padre ci tiene molto alla Scuola?» chiese Martha, lasciandole più spazio.
Virginia si tolse le scarpe e fece spallucce. «In che senso?».
«Williams ha detto che scriverà a casa».
«Ah, mi dispiace per la settimana di punizione. Sinceramente, non mi aspettavo che Williams fosse così severo. Comunque non ti preoccupare per mio padre e poi la lettera sarà per tua madre».
«No. Una settimana solo per Chantal. Williams non è cattivo, ma sa essere severo. Dovrà scontare una punizione con tutti i professori di cui ha copiato i compiti. Io un giorno solo e se ne occuperà lui. Non credo sia la fine del mondo. Il problema è che non voglio che tuo padre pensi che sono una che dà grattacapi» replicò Martha.
«Non dire fesserie. Per una cosa così stupida» ribatté con forza Virginia. «Al momento l’unica che gli dà problemi sono io» aggiunse.
«Lo so che hai già una sorella e Lauren è fantastica, ma proviamo almeno a essere amiche?».
«Sì» acconsentì Virginia abbracciandola e si disse che era tutto più facile senza la presenza opprimente della madre, forse avrebbe dovuto riflettere a lungo anche su questo.
 
   
 
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