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Autore: sentodoredimorte    30/08/2017    0 recensioni
Cassandra si sveglia in un letto che non è il suo, affianco ad un uomo sconosciuto. Non ricorda nulla dei sei anni passati e tutto ciò che sa è che non è più una liceale.
Si ritrova catapultata in una vita che deve riscoprire e in un mondo tutto nuovo popolato da esseri sovrannaturali come streghe, maghi, guerrieri e guardiani.
Ben presto scoprirà di essere sposata con il re del Regno degli Incubi, del quale però non ha ricordi.
In molti cercheranno di aiutarla con la sua memoria, ma solo lei potrà scoprire il vero motivo delle sue condizioni.
Potrà fidarsi delle nuove persone che la circondano?
Scoprirà il motivo della sua perdita della memoria?
Riuscirà a ritrovare davvero se stessa o diventerà una nuova persona?
Se volete scoprirlo seguite Cassandra tra odio e amore, pace e guerra.
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Questa storia non è una fanfiction, si ispira a particolari di libri o film vari ma nel complesso è un'opera del tutto originale e inventata da me. Ho anche un profilo su wattpad con il nome Sentodoredimorte dove pubblico la stessa storia che però è più avanti con il numero di capitoli! Fatemi sapere cosa ne pensate o se avete consigli! un bacione
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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PARTE 1

Sono sdraiata su qualcosa di morbido e soffice, e nell’aria c’è un odore di pino e legno.

Ci metto qualche minuto per rendermi conto di essere in un letto. Un letto che non è il mio.

Quando apro gli occhi la prima cosa che vedo è un enorme quadro nel quale è raffigurato il mare; un mare mosso e tempestoso, senza barche o gabbiani. Solo il mare. Inoltre mi rendo presto conto che indosso solo la mia pelle. Sono nuda.

Di fianco al quadro c’è una libreria, di quelle vecchie piene di intagli e ricca di volumi rilegati. La cosa che mi colpisce della libreria sono gli ultimi libri, nello scaffale centrale. sono nuovi ma vissuti e i miei preferiti: Oceano Mare di Baricco e Dopo di Zan.

La stanza, o almeno la parte che vedo in quel momento è in legno, e questo spiega l’intenso aroma, ed è calda e accogliente come una baita di montagna.

Non riesco a muovermi; non so dove mi trovo o cosa è successo prima e una parte di me è terrorizzata di trovare una risposta. Lentamente, molto lentamente e senza fiatare, mi giro a pancia all’aria nelle lenzuola color lavanda e rimango senza parole nel trovare un uomo dell’altra parte del letto. Siccome sta ancora dormendo rimango ad osservarlo un attimo. È possente e muscoloso e ha i capelli scuri. Non ne sono certa ma credo sia anche molto alto.

Inizia a salirmi l’ansia, le mie mani iniziano a tremare e il mio cuore non la smette di battere all’impazzata nel mio petto. Sono terrorizzata.

Sempre molto lentamente mi alzo e cerco qualcosa con cui coprirmi. Trovo una camicia bianca, che immagino sia dell’uomo nel letto, e la metto.

Poco dopo l’uomo si gira e io rimango pietrificata dalla paura. Come era potuto succedere! Cosa ci facevo in quella stanza e, soprattutto, dov’era quella stanza?

In qualunque caso, sarei dovuta uscire di lì; silenziosamente vado ad aprire la finestra e, una volta uscita sul balcone, mi rendo conto di essere ad almeno sei metri d’altezza. Per quanto io sia spericolata e atletica non mi sarei mai buttata. Provo allora con la porta, che era chiusa a chiave.

La apro e scappo lasciando l’uomo sconosciuto dietro di me, anche se alle mie spalle avrei voluto lasciare ben altro.

La porta dà su un corridoio così mi avvio senza una vera meta. Il corridoio è lungo, quasi senza fine, e pieno di porte chiuse. Decido di aprirne una e mi ci infilo dentro. La stanza è tutta bianca con un lettino, vari scaffali pieni di medicinali e bende; sembra un’infermeria.

-Sua altezza! È un piacere vedere che sta bene. Per caso ha bisogno di qualcosa?- mi giro subito e mi trovo faccia a faccia con un vecchio signore dal camice bianco dall’aria gentile e cordiale. Non so con chi stia parlando, ma di certo non con me perché io non l’ho mai visto in vita mia. Non so nemmeno chi sia e quindi ricorro all’unica tecnica possibile. Il silenzio.

-Altezza..? Si sente bene?-

Siccome continua e farmi domande per qualche minuto alla fine decido di rispondere. -Sono mortificata, ma credo che lei abbia sbagliato persona signore. -Il vecchio mi guarda prima confuso e poi nel suo sguardo inizia a comparire un’espressione pensierosa. Prima ancora di fare altre domande prende uno sgabello e mi invita a sedere, e poi lui si siede su una sedia che sposta di fronte a me.

-Lei sa chi sono io?- mi chiese il vecchio leggermente agitato.

-No, mi spiace. Non so chi lei sia ne che posto sia questo. Vorrei solo tornare a casa signore.-

Dopo la mia risposta si alza frettolosamente e si dirige verso lo scaffale. Apre una scatola ed estrae un plico di fogli.

- Può dirmi che giorno è oggi?- mi chiede senza nemmeno guardarmi e iniziando a leggere i fogli compulsivamente.

-Emm.. Dovrebbe essere aprile, probabilmente il 5 o il 6..- stranamente non riesco a ricordare la data esatta. L’ultima cosa che ricordo è la gita scolastica a Vienna. Ero all’ultimo anno del liceo, nel piano del periodo scolastico e le verifiche erano all’ordine del giorno. Ricordo che io e le mie amiche eravamo alla festa organizzata per l’ultima sera nella città, avevamo bevuto ma di sicuro io non così tanto da finire a letto con uno sconosciuto, in un posto sconosciuto. In quel momento mi venne un dubbio. Come poteva quell’uomo parlare l’italiano se ero a Vienna? -Aspetta un momento. Come sapevi che parlo l’italiano? E dove siamo? E perché prima ,inconsciamente, mi hai chiamato Sua altezza?-

Il vecchio finalmente mi rivolge lo sguardo ed è uno sguardo un po’ preoccupato. Questo mi fa salire ancora di più l’ansia e il panico inizia ad impossessarsi del mio corpo facendomi muovere compulsivamente la gamba destra su e giù.

-Per rispondere alla sua prima domanda le serve solo sapere che qui si parla italiano, e so che lo parla perché ci conosciamo da anni Cassandra; per quando riguarda dove siamo.. bhe sei nel Regno degli Incubi; e per l’ultima, è perché tu sei la regina di questo regno. Lo sei da tre anni, da quando ha sposato Venom, re Venom.-

Sono confusa, spaventata e in parte anche presa in giro. Una parte di me spera che sia solo un brutto scherzo dei miei compagni di classe. Ringrazio mentalmente il vecchio per lo sgabello perché la testa inizia a girarmi e ora sarei già per terra. Non credo ad una sola parola di quello che mi ha appena detto. È impossibile che esista un posto chiamato Regno degli Incubi e tanto meno che io ne sia la regina. Per non parlare dei tre anni con cui sarei stata sposata con Venom. Chi cavolo è? È forse l’uomo misterioso al fianco del quale mi sono svegliata sta mattina? -Ci stavo quasi per cascare. È stato davvero molto divertente ma ora dovrei proprio tornare a casa mia.- faccio per alzarmi quando il vecchio mi ferma stringendomi il braccio.

-Cassandra aspetta. Non so cosa ti sia successo, e immagino che tu non stia scherzando perché sei troppo matura per farlo, ma vorrei sapere da te in che anno siamo.-

-2053-

Dopo la mia risposta il vecchio, che si era precedentemente alzato, si siede massaggiandosi le tempie. -Pensavo che la caduta di ieri sera non avesse riportato seri danni. Ieri stavi bene non capisco come sia potuto accadere.. Mi dispiace informarti che non hai più 19 anni Cassandra, ne hai 25 perché siamo nel 2059. Oggi è il 18 maggio 2059.-

Scoppio a ridere rumorosamente. Scoppio a ridere così tanto che la paura che avevo scompare. -Va bene scherzare su un mondo immaginario ma questo è esagerato!-

Di fronte al mio rifiuto della sua versione mi prende di nuovo per il braccio e mi trascina verso lo specchio appeso al muro. La prima cosa che noto allo specchio è che la camicia bianca che ho usato per coprirmi non svolge perfettamente il suo lavoro; dopo qualche secondo però mi accorgo del cerotto in fronte. Non ci avevo fatto caso al mio risveglio e ora nello sfiorare sento il rigonfiamento di una botta e un lieve dolore, ma questo non conferma la versione del vecchio. Quello che noto poco dopo, quello che mi fa gelare il sangue sono io. È la mia faccia. Non sono ho più il volto lievemente infantile di un’adolescente. I miei lineamenti sono marcati e maturi. Dimostro l’esatta età che il vecchio affermava io avessi. Assalita dal panico, e senza preoccuparmi dell’altro soggetto nella stanza, mi levo la camicia e inizio ad ispezionare il mio corpo alla ricerca di altri indizi. La mia lieve pancetta è sparita e al suo posto c’è un accenno di addominali, le gambe sono più toniche e sode e sulla schiena noto un tatuaggio. Un drago in stile maori.

Tutto ciò non ha alcun senso. Come potevo aver perso 6 anni della mia vita? Come potevo essere sposata da 3 anni? Come poteva esistere un luogo di cui non avevo mai sentito parlare?

Tra le miei mille domande il respiro inizia a farsi pesante, così come la testa. L’ultima cosa che vedo è il vecchio che cerca di tenermi in piedi mentre urla qualcosa. Poi il buio.

   
 
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