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Autore: DaisyCorbyn    01/09/2017    2 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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8
Prima lezione perf… lasciamo stare

 
 
Il castello era immenso: più volte Alwys si perse e Rose non era molto d’aiuto visto che si era già trovata delle amiche e spesso la lasciava sola per stare con loro. Doveva ancora abituarsi al fatto che le scale cambiavano e al fatto che le classi non si trovassero tutte in un’ala del castello, ma erano sparse qua e là. Almeno c’erano quadri che erano gentili e la aiutavano nei momenti di bisogno, salvandola da possibili ritardi alle lezioni. Fortunatamente, però, legò molto con Dominique, la cugina di Albus e Rose.
«E poi con uno scatto gli ho fregato la palla e…» quella zazzera di ricci rossi si fermò e puntò gli occhi su quelli di Alwys. «Mi stai ascoltando?»
La ragazza annuì, ma il suo sguardo confuso non mutò.
«È che non ho idea di cosa tu stia parlando…» ammise Alwys con tono dispiaciuto.
Dominique incominciò a ridere.
«Non dirmi che sei seria» disse asciugandosi una lacrimuccia.
Alwys, senza parlare, fece capire benissimo la sua risposta.
«Il Quidditch è famosissimo!» esclamò con uno luccichio negli occhi nocciola. «Ogni Casa ha una propria squadra, io ovviamente ci faccio parte.»
«Quindi è uno sport… tipo pallavolo!» asserì Alwys sperando di averci capito qualcosa, ma l’espressione di Dominique le fece intendere il contrario.
«Ora sono io che non ho idea di cosa tu stia parlando. Comunque, il Quidditch è un gioco fantastico, dovresti venire a qualche partita» rispose sistemandosi un riccio ribelle.
«Certo…»
Alwys non aveva voglia di mettersi in mostra, erano passati solo tre giorni dalla Cerimonia di Smistamento e in quei giorni lei aveva evitato per tutto il tempo qualsiasi contatto con altre persone, figuriamoci quante dovevano esserci ad una partita di Quidditch! In verità ciò che la preoccupava era che fra esattamente due giorni ci sarebbe stata la luna piena e non aveva la più pallida idea di dove andare, perché Ted era preso dalle lezioni e non sapeva con chi altro parlare. Tutte le domande che le avevano affollato la mente durante la Cerimonia di Smistamento non avevano ancora trovato risposta.
«Che materie hai oggi?» Dominique si era spostata davanti a lei perché molto probabilmente aveva cercato in tutti i modi di ottenere la sua attenzione senza riuscirci.
«Non ricordo…»
Tutte quelle materie avevano nomi troppo strani per lei abituata alla matematica o alla storia, per fortuna si portava sempre dietro un foglietto con tutti quei nomi e gli orari.
«Difesa contro le arti oscure a prima ora» disse guardando l’orario che teneva dentro la tasca.
«Ti conviene non fare tardi, il professor Draconem è un po’… irritabile» Dominique scrollò le spalle come se cercasse di scacciare via un brutto pensiero.
«Ci vediamo allora, e grazie» disse Alwys per poi alzarsi per andare verso il corridoio principale.
Lì si bloccò: dov’era l’aula? Tornò indietro, ma Dominique era scomparsa. 
Il corridoio brulicava di studenti, ma Alwys non conosceva nessuno di loro e non c’era nemmeno un professore nelle vicinanze. Tra quella coltre di studenti di tutte le età, riuscì ad adocchiare la ragazza del primo anno che era stata smistata in Tassorosso e che Alwys aveva incontrato nel negozio di Madama McClan. Alwys cercò di ricordare il suo nome, ma in quel momento nella sua mente rimbombavano solo i suoi stessi pensieri. Temendo di risultare scortese, si avvicinò con cautela e, cercando di non farsi scoprire, la seguì: quel giorno avrebbe avuto Difesa contro le Arti Oscure proprio con i Tassorosso. Passarono molte scale e corridoi, era come se l’aula fosse dall’altra parte del castello. Finalmente la ragazza si fermò per entrare nei bagni.
Mi toccherà aspettarla dentro per non sembrare sospetta stando qui impalata, pensò Alwys dirigendosi verso la stessa direzione.
Il bagno era molto ampio, come quello delle stazioni di servizio dove c’erano tante porticine sulla destra che nascondevano i gabinetti. Sulla sinistra, invece, vi era una sfilza di lavandini. Entrò dentro una delle porte senza nemmeno chiudere a chiave e aspettò un qualsiasi rumore che le avrebbe fatto capire che la ragazza stava uscendo. Aspettò qualche minuto, poi sentì un gruppo di ragazze, che discutevano animatamente, entrare in bagno.
«Adeline dove sei?» disse una dalla voce roca e pesante.
Si sentì una delle porte aprirsi lentamente e dei passi leggeri che, molto probabilmente, erano della ragazza che Alwys stava seguendo.
«Cosa vuoi Breanne?» la voce della Tassorosso era molto dolce e sottile, quasi come un sussurro di vento.
«Ancora queste domande mi fai?» chiese la ragazza di nome Breanne accompagnata dalla risata delle altre ragazze. «Prendetele la bacchetta.»
Adeline incominciò a dimenarsi, ma loro erano in superiorità numerica e più grandi di lei, riuscendo facilmente a bloccarla.
«Perché te la prendi sempre con me?»
«Perché è divertente» rispose con nonchalance Breanne per poi dirigersi verso il gabinetto. «Cosa succede se butto la tua bacchetta qui e poi tiro lo sciacquone?» 
«No!» gridò Adeline che aveva incominciato a piangere e a dimenarsi.
Alwys strinse i pugni: se fosse uscita come l’avrebbe aiutata? Erano comunque un gruppo di ragazze più grandi di lei e non conosceva nemmeno un incantesimo.
«Come sospettavo sei finita in Tassorosso, sei una debole» la insultò giocherellando con la sua bacchetta. «Sei il disonore della famiglia.»
Le urla di Adeline si fecero sempre più forti.
Alwys respirò profondamente chiudendo gli occhi: doveva assolutamente fare qualcosa. Uscì dalla porta attirando gli sguardi di tutto il gruppetto.
«E tu chi saresti?» una ragazza con i capelli neri la guardò e rapidamente tirò fuori la bacchetta da sotto la tunica.
«Sono Alwys Dewery, per favore lasciatela stare.»
Ora sì che era nei guai… e per di più non poteva dire una cosa più stupida di questa! Ovviamente tutte le ragazze incominciarono a ridere.
«È arrivata una Grifondoro! Sto tremando dalla paura» la schernì Breanne fra una risata e l’altra.
Finalmente Alwys riuscì a vederla: aveva capelli riccissimi e castani, occhi di un giallo acceso e la pelle olivastra. Ovviamente Serpeverde.
«Non è giusto trattare così un’altra studentessa!» esclamò Alwys che visibilmente stava tremando come una foglia.
«Kate, pensaci tu» Breanne non fece nemmeno caso alle sue parole, si girò verso una ragazza bionda e poi tornò ad interessarsi di Adeline. 
Kate estrasse la bacchetta e incominciò ad avvicinarsi ad Alwys che istintivamente sfoderò la sua. Il problema era che non aveva idea di cosa fare! Quelle ragazze erano molto più grandi, quindi sicuramente conoscevano più incantesimi di lei.
«Vediamo cosa sai fare…» la bionda alzò la bacchetta pronta a recitare un incantesimo.
Alwys chiuse gli occhi: sentì un calore propagarsi dalla sua mano fino al suo petto e in un attimo la stanza venne inondata da un fascio di luce.
«Che succede?»
Tutte si girarono verso di lei, la luce che stava sprigionando divenne così accecante che si dovettero coprire gli occhi con il braccio. Appena si placò, riuscirono a distinguere la figura di una bellissima donna argentea i cui capelli fluttuavano in modo innaturale.
«Lady Amelia!» gridò Alwys dalla gioia per poi ricambiare il sorriso del fantasma.
«Che succede qui? Non ditemi che avete interrotto il mio sonno perché stavate molestando queste fanciulle» disse Lady Amelia incrociando le braccia al petto visibilmente scocciata.
Il gruppetto di ragazze rimase a bocca aperta e si leggeva chiaramente nelle loro espressioni che avevano a dir poco paura.
«Io me ne vado!»
La ragazza con i capelli neri corse via, ma le altre rimasero immobili al loro posto incapaci di muoversi.
«E voi cosa aspettate?» chiese Lady Amelia con un pizzico di malizia.
Tutte si volatilizzarono, anche Breanne che, però, lasciò cadere la bacchetta di Adeline nel gabinetto.
«Windargium Leviosa!» le parole uscirono dalla bocca di Alwys da sole e con un rapido movimento del polso riuscì a far levitare in aria la bacchetta di Adeline senza farla cadere nel gabinetto.
«Grazie!» squittì la Tassorosso prendendo la bacchetta al volo.
«Complimenti!» esclamò Lady Amelia girandosi verso Alwys per farle un occhiolino.
«Come hai fatto a…?» Alwys lasciò cadere la frase rimanendo ancora a bocca aperta per ciò che era appena successo.
«È pur sempre la mia bacchetta, fin quando non la userai per un buon motivo rimarrò dentro essa» le spiegò la donna per poi svanire in un fumo grigio che entrò dentro la bacchetta.
«Sei pazzesca!» esclamò Adeline e i suoi occhi azzurri sembrarono brillare per l’emozione.
«Io non ho fatto niente…»
Alwys era visibilmente in imbarazzo, e pensare che non voleva attirare l’attenzione di nessuno! Sicuramente quelle ragazze sarebbero andate a spifferare l’accaduto a tutti quanti.
«Ma perché mi stavi seguendo?» chiese la ragazzina mutando la sua espressione.
«Io…» cercò di ricordarsi il perché, ma aveva solo il vuoto dentro la testa, poi… «Difesa contro le arti oscure!» all’esclamare ciò anche Adeline fece un balzo.
«Siamo in ritardo!» dissero in coro.
Uscirono di corsa dal bagno e aprirono con un tonfo la porta dell’aula, che fortunatamente non era tanto lontana, con il respiro affannoso sotto gli occhi di tutti che le guardavano o scocciati o confusi.
«Ebbene?»
Il loro sguardo vagò fra gli studenti fino ad arrivare a quello del professor Draconem appoggiato alla cattedra visibilmente furioso.
«La mia aula non è un hotel, ci sono degli orari da rispettare e sono stato io personalmente a stipularli su un foglio così che non avreste avuto problemi» la sua voce era pungente e dura, aveva ragione, ma c’era una spiegazione per quel ritardo.
«Professore-» Adeline cercò di parlare, ma fu zittita dalla mano del professore che con uno scatto si alzò in aria.
«Non tollero questa mancanza di rispetto, ma stiamo sottraendo tempo prezioso alla lezione, quindi per favore sedetevi e ne riparleremo durante l’ora di pranzo nel mio studio.»
Fantastico, il primo giorno con questo professore e già mi odia, pensò Alwys scambiando un’occhiata sofferente con Adeline.
A peggiorare il tutto fu il fatto che stavano studiando come curare il morso di un lupo mannaro perché «Anche se ormai sono considerati parte integrante del mondo magico, quando si trasformano sono solo delle bestie senza controllo e bisogna sapersi difendere». Ogni volta che il professor Draconem lo ripeteva, il cuore di Alwys aveva un sussulto. Se sperava di poter tranquillamente parlare della sua natura con altri studenti si sbagliava di grosso.
La stanza era ampia e gli studenti erano seduti su banchi posti in due file che ne contenevano sei o sette, Alwys non riuscì bene a contarli. Il tetto era formato da una serie di archi in legno che sostenevano l’intera stanza, che molto probabilmente senza di essi sarebbe caduta sotto il peso del piano superiore. Dietro la cattedra, che accanto aveva la lavagna su cui un gessetto incantato scriveva le parole del professore, vi era una piccola scala di marmo che portava a quello che doveva essere l’ufficio del professore. Alwys pensò che sicuramente a breve avrebbe visto anche l’interno.
«Che hai combinato?» la voce di Albus le arrivò come un soffio di vento e dovette concentrarsi molto per capirne il significato.
«Storia lunga, poi te ne parlo se sarò ancora viva» rispose Alwys forse con voce non troppo bassa, beccandosi uno sguardo furioso da parte del professore.
Abbassò la testa sul libro e cercò di capirci qualcosa, anche se tutti quei nomi strani e le parole “lupo mannaro” scritte in ogni frase non la aiutavano molto.
Appena uscì dalla classe fu bloccata da Rose e dal suo sguardo inceneritore.
«Sei pazza? Ora ci toglieranno dei punti per il tuo stupido comportamento, sei un’irresponsabile!» le urlò in faccia con tutto il fiato che aveva in corpo.
Alwys rimase ferma sorbendosi quella lavata di capo che fu la ciliegina su quella terribile giornata.
«Rose dai…» Albus cercò di farla ragionare prendendole il braccio, ma lei si spostò con un brusco movimento, fulminò un’altra volta con lo sguardo Alwys e poi andò via con le sue amiche. «Lasciala stare.»
«No, ha ragione» disse la ragazza non spostando lo sguardo dalla figura di Rose che si perdeva fra gli altri studenti.
Storia della Magia era una materia che non la entusiasmava, anche se la normale Storia a cui era abituata le piaceva molto. Molto probabilmente ciò era dovuto al professore, che era un uomo alto e magrissimo, aveva il viso spigoloso e il mento all’insù. Gli occhiali erano sulla punta del naso e Alwys pensò che a momenti sarebbero caduti per quanto si muoveva.
«Storia della Magia è una materia molto importante» la sua voce era come un lungo sbadiglio che fece venire sonno a tutti gli studenti. «Quindi, mi raccomando, impegnatevi.»
«Professor Pastime questa è la nostra seconda lezione, non la prima» disse Rose abbassando la mano che aveva usato per attirare l’attenzione del professore.
«Ah… come vola il tempo» si trascinò lungo il corridoio di banchi e con un colpo di bacchetta fece voltare le pagine dei libri degli studenti che poi si fermarono su un capitolo in particolare. «Signorina Weasley, visto che è così pignola, sono sicuro che si ricorderà a che punto eravamo arrivati del paragrafo.»
Alwys, dopo quella brutta figura, si sentiva uno straccio e la voce pesante del professore la fece sprofondare ancora di più nella sedia. Fortunatamente non era una materia difficile visto che bastava imparare le pagine come nella scuola babbana, ma il problema erano i nomi che vi trovava nelle pagine.
«Uric Testamatta?» lesse alzando un sopracciglio.
«Già, era un tipo molto eccentrico, pensa che usava una medusa come cappello» disse il ragazzino che il primo giorno di scuola aveva fatto la domanda sui bagagli. Patrick, se Alwys non si ricordava male.
«Forse è a causa dei tentacoli della medusa che si è fritto il cervello» disse Albus facendo roteare l’indice verso la tempia.
Alwys cercò di trattenere la risata tappandosi la bocca, anche se con poco successo.
Le tre ore volarono e il pranzo era ormai alle porte, anche se, prima della loro morte (la punizione architettata dal professor Draconem), ci sarebbe stata la loro prima lezione di Incantesimi: Alwys si era resa conto di adorare quella materia, anche perché la professoressa era davvero fantastica.
«Buon giorno a tutti» disse girandosi verso gli studenti: aveva dei bellissimi occhi azzurri perennemente con uno sguardo dolce, la bocca con un accenno di rossetto rosato, i cappelli biondi che le arrivavano mossi sopra le spalle ed aveva degli orecchini blu intonati alla gonna e una maglietta nera.
Sembrava tanto una delle maestre che Alwys aveva avuto, tranne per il fatto che accanto a lei stava galleggiando un libro aperto.
«Sono la Professoressa Fernsby e vi insegnerò gli incantesimi» fece cenno agli alunni di sedersi. «Alla fine del mio corso sarete dei maghi di prim’ordine, in grado di lanciare incantesimi di tutti i tipi. Sarà un percorso arduo, ma sono sicura che insieme ci riusciremo» finì il discorso con uno splendido sorriso.
Non c’erano dubbi: Alwys la adorava con tutto il suo cuore.
Iniziarono a prendere appunti perché la Professoressa Fernsby spiegò che prima della pratica doveva essere curata la teoria e che un incantesimo riesce bene solo se il mago è veramente concentrato. Sfortunatamente la prima lezione non tirarono fuori la bacchetta, ma Alwys era sicura che la prossima volta lo avrebbero fatto e non vedeva l’ora.
Alla fine della lezione, Alwys raggiunse Adeline con cui si scambiò uno sguardo preoccupato che valeva più di mille parole. Chiesero ad un fantasma dove si trovava lo studio del professore e lui le guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
«Non voglio sapere cosa avete combinato, ma buona fortuna!» e si incamminarono con l’ansia che cresceva sempre di più.
Arrivarono ai piedi della porta di legno un po’ malridotta posta sopra la scala dell’aula di Difesa contro le Arti Oscure e, dopo aver bussato, entrarono senza emanare un soffio. La stanza era piccolina, principalmente occupata da librerie strabordanti di libri, al centro vi era una scrivania bifacciale scura su cui era poggiata una piccola statuetta di un drago che sputava fuoco. Dall’altro lato vi era il professore seduto su una sieda di pelle nera con le mani incrociate sotto il mento che scrutò le due studentesse con i suoi occhi a fessura.
«Prego.»
Alwys e Adeline si sedettero su delle sedie che il professore aveva indicato con un cenno del capo.
«Professore ci dispiace tanti-» Alwys provò a parlare, ma il professore alzò la mano per zittirla.
«Nessuno ti ha dato il permesso di parlare» e la ragazza si pentì di aver aperto bocca.
«Hogwarts non è una normale scuola come voi figli di babbani siete abituati a frequentare. Qui ci sono delle rigide regole da rispettare, fra queste il rispetto per i professori e questa mattina voi mi avete mancato molto di rispetto» la sua voce era calma, ma le sue parole taglienti fecero accelerare il battito delle due studentesse. «Cosa pensavate? Che anche se arrivavate in ritardo non ci sarebbero stati provvedimenti?»
Alwys voleva rispondere, ma Adeline le strinse la tunica perché sapeva che qualsiasi cosa sarebbe uscito dalla sua bocca sarebbe stato sbagliato.
«Senza la mia materia voi verreste uccise dopo pochi secondi nella Foresta Proibita, pensate ancora che non sia importante?» si alzò dalla sedia e lentamente si avvicinò a loro facendo scivolare il dito sul legno della scrivania. «Ho parlato con la preside, le mie punizioni erano troppo dure per lei quindi ho dovuto alleggerire un po’» alzò gli occhi al cielo ripensando alla discussione fatta prima con la preside.
«Ma professore prenderà provvedimenti solo con noi?» lo sguardo di Draconem incenerì la Grifondoro, ma lei non demorse. «Siamo arrivate in ritardo perché una Serpeverde ci ha dato fastidio! Lei stava-»
«Silenzio!» sbottò lui acchiappando l’aria con la mano. «Di queste cose non devi parlare con me, ma con la Preside.»
«Ma siamo arrivate in ritardo per questo!»
«Questo vuol dire che non sapete difendervi» snocciolò lui controllandosi le unghie. «Non fatemi aggiungere alla punizione delle ore in più con me.»
«Era più grande di noi ed erano di più» si giustificò Alwys rossa in faccia per la rabbia.
Draconem finalmente la guardò in faccia, si avvicinò a lei e la intrappolò contro la sedia poggiando le mani sui braccioli.
«Fuori da queste mura, quando vi scontrerete con un altro mago, non esisterà età o classe scolastica, ci sarete solo voi con le vostre capacità.»
«Allora la aspetto quando finirò gli studi» gli soffiò lei assottigliando lo sguardo.
«È una minaccia?» chiese retoricamente lui accennando una risata.
«Professore non vorrei perdermi la prossima lezione, può per piacere dirci la punizione?» Adeline intervenne con il fiatone, come se per tutta la durata del battibecco avesse trattenuto il respiro.
Il professore si allontanò dall’alunna, senza però distogliere lo sguardo, e sospirò.
«Dovrete semplicemente pulire i piatti della mensa per due giorni» le ragazze lasciarono un sospiro di sollievo. «Di tutte le case» Alwys spalancò la bocca in punto di controbattere di nuovo. «Senza l’aiuto della magia» soddisfatto, il professore fece un sorriso malizioso.
Le studentesse si girarono per guardarsi negli occhi cercando un po’ di conforto dall’altra.
«E ovviamente verranno sottratti cinque punti a Grifondoro» continuò lui agitando la mano in aria come se il dettaglio avesse poca importanza. «Potete andare.»
Alwys avrebbe tanto voluto continuare quella conversazione, ma intuì che i punti in meno, molto probabilmente, erano dovuti al modo in cui si era voltata con lui.
Lo detesto, pensò stringendo i pugni lungo i fianchi.
Alwys e Adeline, come erano arrivate in silenzio, andarono via e, fuori dalla stanza, incominciarono a lamentarsi sull’ingiustizia di quella punizione.
Ma di certo non sarebbe stato quel professore a infrangere la felicità di Alwys: stava adorando Hogwarts e questo sentimento nessuno glielo avrebbe tolto.
 
   
 
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