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Autore: Crybaby    01/09/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Per maggior coinvolgimento, come sottofondo musicale da accompagnare alla lettura di questo capitolo consiglio di ascoltare "Creeping Shadows", una traccia della colonna sonora di Xenoblade Chronicles. Spero vi piaccia ^^ Choji's Last Chance

12.

 

Buttai tutti gli attrezzi nello sgabuzzino, me lo chiusi alle spalle e mi asciugai la fronte con soddisfazione.
Stoviglie lavate e disincrostate, biancheria smacchiata e stirata, pavimenti spazzati e lucidati... Forse ci ho messo più del previsto, ma l'importante è aver finito. Adesso che sono libero, posso dedicarmi anima e corpo all'altro mio dovere. ....prima però, devo fare una prova.
Tirai fuori da una tasca una scatola di fiammiferi che avevo trovato in cucina e ne accesi uno.
Mmm... sì, fa abbastanza luce. Può andare.

L'idea originale era quella di esplorare l'ala ovest con la mia torcia elettrica, ma per andare a prenderla avrei dovuto salire in dormitorio. Non potevo rischiare che qualcuno mi scoprisse.
Così, lasciai una volta per tutte l'area della mensa e mi diressi nell'atrio. Dopo aver dato un'occhiata all'orologio a pendolo -erano da poco passate le 22:30- mi fermai davanti alle due librerie che bloccavano l’accesso al corridoio per l’ala ovest, e le sfiorai con mano. Sarebbe stato facile per me spingerle in avanti o tirarle verso di me per poter passare, ma anche così avrei rischiato di provocare rumore e svegliare tutti quelli che dormivano due piani sopra di me. Dovevo trovare un’altra strada.
Uscii allora in cortile.
Grazie alla luna, non era ancora sorta del tutto ma comunque abbastanza luminosa, non c'era bisogno di usare fiammiferi per vederci qualcosa.
Come prima cosa feci qualche passo indietro, per dare un’occhiata alle due torrette sul tetto dell’orfanotrofio in cui alloggiavano le Signorine Azumi e Hiromi.

Luci spente. Quindi anche loro stanno dormendo. Perfetto.
Mi avvicinai alla facciata dell'ala ovest e procedetti ad esaminare con lo sguardo le varie finestre sbarrate, una per una. Ad una prima occhiata, sembravano tutte uguali: le loro imposte erano ermeticamente chiuse e, per essere sicuri che un colpo di vento non le riaprisse, vi avevano anche inchiodato sopra per orizzontale due assi di legno.
Mi piacerebbe tanto sapere come hanno fatto a mettercele. Forse Yori si è calata dal tetto appesa a una fune, oppure hanno chiesto aiuto al signore che porta il cibo... Bah, devo ricordarmi di chiederglielo, domani... Uh?! Guarda un po'...
Una delle finestre dell'ultimo piano era stata sbarrata in modo diverso dalle altre. Le imposte, invece di essere chiuse, erano spalancate, e le due assi di legno inchiodate erano state poste a una distanza notevole l'una dall'altra.

Probabilmente hanno lasciato quello spazio vuoto apposta per far passare un po' d'aria... Non potevo sperare di meglio!
Sfregandomi le mani per l'eccitazione mi avvicinai al muro, diedi un'ultima occhiata intorno per sicurezza e, concentrato il chakra nei piedi, iniziai la scalata.
Era da parecchio tempo che non eseguivo una tecnica elementare come quella, ma nonostante la ruggine non incontrai alcuna difficoltà...

 

Almeno fin quando, arrivato all'incirca al primo piano, non vidi una creatura volante scendere in picchiata dal cielo e puntare dritto verso di me.
-IGH!...
La schivai gettandomi all'indietro, ma in virtù del fatto che stessi camminando su una parete verticale finii col ritrovarmici incollato a testa in giù.
Ahio... Eccolo che torna!
Mi girai sul ventre per schivare un secondo assalto di quella minaccia alata, che si abbatté sul muro per poi volarmi vicino alla testa con un frullio d'ali piuttosto rumoroso.
Ci mancava questa... Ora!
Mi rigirai sulla schiena e unendo di colpo le mani riuscii a catturare il fastidioso imprevisto, che al tatto capii essere solo un pennuto.
E adesso, che me ne faccio? Non me la sento di spiaccicarlo sul muro, in fondo lui sta solo difendendo il suo territorio... Ecco, ho trovato!
Tornato in posizione eretta, agitai il rapace nelle mie mani fino a rintronarlo per bene e lo lanciai il più lontano possibile nella boscaglia ai confini dell'orfanotrofio.
Spero che non si sia fatto troppo male... Ad ogni modo, ho un'indagine che mi aspetta.


Raggiunsi la finestra aperta all'ultimo piano senza altri imprevisti. Per fortuna lo spazio tra le due assi inchiodate era molto ampio, così potei entrare agilmente senza paura di rimanere incastrato.
Finalmente, ero riuscito ad introdurmi nell'ala ovest!
Più precisamente, ero sbucato in quello che doveva essere uno dei due dormitori maschili originali, e che a causa di un mese e qualche giorno di abbandono era diventato nient'altro che una stanza lunga, vuota e polverosa.
Come la finestra, anche la porta era stata lasciata aperta. Però, non appena mi avvicinai per affacciarmi sul corridoio, mi accorsi che non era servito a molto. In tutta l’ala ovest, eccetto il dormitorio da cui ero entrato, l’aria si era fatta satura dell’odore di chiuso tipico delle soffitte, per colpa del quale fui costretto più volte a grattarmi il naso per riuscire a sopportarlo.
Accesi un fiammifero. Come mi ero aspettato, il corridoio era praticamente identico a quello dell’ala est: due porte che davano sui dormitori da una parte, due porte per i bagni dall’altra, scale che conducevano ai piani inferiori in un’estremità, e una scala a chiocciola che portava alle stanze delle Signorine Azumi e Hiromi all’altra estremità.
Come nell’ala est, c’era pure una corda che pendeva dal soffitto, e che serviva ad attirare l’attenzione delle due Signorine nei casi di emergenza. Mi guardai bene dall’avvicinarmi!
Mi diressi invece alle scale per il primo piano.
Lì, trovai subito una notevole differenza rispetto all’altra ala. Alcuni dei gradini della prima rampa erano crepati e sbeccati, e una grossa crepa era visibile anche sul muro del pianerottolo inferiore.

Cosa può essere successo qui? Forse... Forse durante il trasloco per l’ala est un letto deve essere sfuggito di mano a qualcuno. In ogni caso, devo stare attento a come mi muovo.
Tenendomi al corrimano superai l’ostacolo e arrivai al corridoio del primo piano, dove trovai tre porte corrispondenti ad altrettante aule.
Se ricordo bene, queste sono le aule di lettura, modellismo, e... Se la palestra è al piano di sotto, qual è l’aula che manca?
Con la luce del fiammifero illuminai la targa appesa alla porta più vicina a me. Nemmeno a farlo apposta, era proprio quella su cui stavo rimuginando.
"Aula Ricreativa”. Chissà cosa significa.

Con un soffio spensi il fiammifero, ormai consumato, ed entrai.
Stavo per accenderne un altro, ma per lo spavento l'intera scatola mi cadde di mano.
Avevo appena calpestato qualcosa di viscido. Qualcosa che al solo contatto emise un sibilo acuto e disumano.
Appellandomi a tutto il mio sangue freddo, sollevai un braccio per cercare a tentoni un interruttore. Lo trovai e lo premetti, ma mi ci vollero un po' di secondi prima che mi abituassi alla luce. Quando i miei occhi si rilassarono, li riaprii.
...ah.
Il pavimento della stanza era quasi del tutto ricoperto di pupazzi, peluche, giochi in scatola e costruzioni, a loro volta ricoperti di uno spesso strato di polvere. Giocattoli, semplicemente giocattoli! La "cosa" che avevo calpestato, entrando, non era altro che un semplice pollo di gomma, di quelli che si danno ai cani.
Ah... Ah ah ah ah! Che sciocco sono stato a spaventarmi!
Sollevai il piede...
Qui non c'è proprio nulla da temerOH MERDA!
...e così facendo il pollo di gomma si rigonfiò, rilasciando un fischio ancora più acuto e lungo del precedente. Chiusi in fretta la porta, ma ormai il danno era fatto.
Con l'eco che c'è da queste parti sarà un miracolo se non abbia svegliato l'intero orfanotrofio, maledizione! ...no. Forse sto esagerando. Devo stare calmo.
Passai i successivi minuti a tenere l'orecchio incollato alla porta, ma per fortuna l'unico rumore che sentii fu il battito del mio cuore che andava rallentando.
...non è venuto nessuno, meno male.
Recuperati i fiammiferi e la scatola dal pavimento, ne accesi un altro e lasciai l’aula, non prima di essermi ricordato di spegnere la luce. Mi sarebbe piaciuto curiosare anche nelle altre due aule, ma decisi di rimandare a un’altra volta. Il mio obiettivo principale si trovava al piano  di sotto.

 

Scesi altre due rampe di scale -stando davvero molto attento a dove mettevo i piedi- e sbucai proprio dall’altro lato delle librerie che ostruivano il passaggio per l’atrio.
Svoltai a destra. Al termine del piccolo corridoio, mi ritrovai di fronte ad una doppia porta, identica a quella della mensa.
L’ingresso della palestra.
Forse per facilitare la fuga in caso di incendio, la doppia porta non aveva serrature. A tenerla sigillata, però, c’era qualcosa di ancora più ostico: una fune molto spessa, annodata più e più volte intorno ai maniglioni delle due metà così da rendere impossibile anche solo spingerle o tirarle di pochi millimetri.

E adesso? Non posso mica tagliarla o darle fuoco come se nulla fosse. Se Yori o le due Signorine scoprissero che qualcuno è venuto a ficcanasare, chissà cosa potrebbe accadere... L’unica cosa da fare, ahimè, è sciogliere i nodi uno per uno. Coraggio, al lavoro.
Esaminai la fune da cima a fondo, fino a che non trovai una delle due estremità. Feci per sfilarla e cominciare, ma mi fermai appena in tempo. C’era un’altra cosa che non avevo considerato: non bastava semplicemente rimettere a posto la corda, una volta finita l’esplorazione, ma dovevo anche riannodarla nello stesso identico modo. Avevo imparato a mie spese come Yori avesse una notevole attenzione per i dettagli, quindi sarebbe bastata una sola minuscola differenza per farle capire che qualcuno era entrato in palestra.
Devo segnarmi da qualche parte la forma dei nodi per ricordarmi come sono fatti, ma come? Forse con un disegno... Naah, anche se avessi carta e penna a portata di mano, sono un cane a disegnare! Allora... ecco, magari se avessi un’altra corda potrei ricreare i nodi per avere un esempio da riguardare! Già, ma dove la trovo una corda, una cordicella, uno spago o qualcosa che ci assomigli... Ma certo!
Il grembiule di Yori, mi ero proprio dimenticato di averlo ancora addosso!
Dopo essermelo tolto, presi uno dei lacci e con molta pazienza lo annodai nello stesso modo della fune.
Poi, con altrettanta pazienza, sfilai la fune, e la appoggiai in un angolo sul pavimento insieme al grembiule.
Infine, strinsi le dita intorno ai due maniglioni, presi un respiro profondo, e tirai.

Nonostante fosse buio pesto, capii subito che la stanza in cui avevo messo piede era molto grande, e che la piccola luce dei fiammiferi non mi sarebbe stata di grande aiuto lì dentro.
Appena vicino alla porta, trovai e schiacciai tre interruttori. Una dopo l'altra si accesero altrettante coppie di lampade al neon, e finalmente riuscii a vedere che aspetto aveva la palestra.
Proprio come mi aveva detto Nao la sera prima, si trattava di un locale grande esattamente quanto la mensa, rettangolare e dal soffitto alto. Sul lato sinistro erano posizionati gli spalti, formati da tre panche di metallo fissate al pavimento. Sul lato destro c’erano svariati attrezzi: una spalliera di legno, un'asse da equilibrio, alcuni materassini e una cesta contenente dei palloni. Accanto a me e sul lato opposto, sostenuti da pali rossi, c'erano invece due canestri. Sul pavimento di legno liscio era infatti disegnato un campetto da pallacanestro. Tante linee dipinte con colori accesi per delimitare i confini, un cerchio bianco per evidenziare il centro campo... e una macchia.
Una macchia dal colore marrognolo, e dalla forma simile a un ferro di cavallo gonfio e deformato.
Una chiazza di sangue ormai rappreso.
Il punto in cui Yori aveva trovato il cadavere della vittima.
Questo spazio vuoto...
Per quanto doloroso fosse, provai ad immaginare il corpo del bambino come l'avevo visto in fotografia e farlo combaciare con la macchia.
...potrebbe averlo lasciato la testa della vittima. Ciò significa che... è proprio qui che il Mascheratore gli... gli ha... gli ha tagliato la faccia.
Deglutendo, mi chinai sulla chiazza di sangue per esaminarla. Sparse qua e là intorno ad essa c'erano altre macchioline più piccole, ma purtroppo quel verme di un assassino era stato ben attento a non lasciarci sopra nemmeno il briciolo di un'impronta. Alzando di poco lo sguardo, però, trovai alcune macchioline un po' più lontane, poste quasi in fila. Seguii la traccia, che mi condusse fino alla porta dello spogliatoio della palestra.

La scia di gocce entra, ma non esce. Ciò significa che, qualunque fosse la cosa che ha perso tutto questo sangue, il Mascheratore se n'è sbarazzato nascondendola qui dentro.
Appellandomi a quella parte di coraggio che non mi aveva abbandonato, varcai la soglia dello spogliatoio e schiacciai il suo interruttore con una nocca.
La stanza, grande come la cucina, era rivestita di mattonelle bianche, sulle quali era impossibile non notare le poche macchioline di sangue. Poche, perché la traccia terminava subito dopo l'ingresso, precisamente ai piedi di una cesta piena di fascette e polsini, sulla quale stava svolazzando un nugolo di rumorosissime mosche.
Oh... Oh, cielo... Aiuto...
Il resto del mio coraggio stava già facendo le valige per andarsene. Eppure, dovevo guardare. Dovevo!
Arrivai dunque al compromesso di mettermi una mano davanti alla faccia, così che i miei occhi potessero vedere solo attraverso lo spazio tra le dita. Contai fino a dieci. Scacciai le mosche con l'altra mano, e finalmente osai sbirciare.
...c-cos'è?
Sospirai di sollievo, ma non troppo. Sulla cesta non c'era la faccia della vittima, ma nemmeno il coltello con cui era stata tagliata. Ciò che aveva attirato le mosche era invece una strisciolina grigiastra, malamente mimetizzata tra le fascette.

Questo è... Un lembo di pelle, ma certo! Questa è la pelle che il Mascheratore ha tagliato via dal collo della sua vittima dopo averla strangolata, per evitare che trovassimo le sue impronte digitali! ...peccato che adesso non serva più a nulla, accidenti!
Non appena ne sfiorai un angolo con un dito, la striscia di pelle si sgretolò come fosse stata polvere.
Avrei dovuto aspettarmelo. È da più di un mese che si sta decomponendo, neanche con la buona volontà avrei potuto ricavarci qualcosa...
In quella, provai un irrefrenabile bisogno di sbadigliare. Mi trattenni a malapena -con tutte le mosche che ancora svolazzavano, ci mancava solo che qualcuna mi entrasse in bocca!- e uscii dallo spogliatoio, lasciando che la porta si richiudesse da sola dietro di me.

Pazzesco, proprio qui sto cominciando ad avere sonno... !!!
Sentii due rumori uguali, uno a breve distanza dall’altro, di una porta che si chiudeva.
Un rumore era vicino, l’altro lontano.
Mi girai di scatto. La porta dello spogliatoio era chiusa.

...l’eco, dev’essere stato l’eco.
Tornai al centro della palestra per controllare di nuovo la chiazza di sangue. Non c’erano altre scie di gocce e anche controllando ogni angolo non trovai nient’altro di sospetto.
Conclusi che il Mascheratore doveva aver tenuto la faccia della sua vittima con sé. Il pensiero mi fece provare un brivido di disgusto...
...ma subito dopo un secondo sbadiglio fece svanire quella sensazione.

Ma che diavolo mi sta succedendo? Tutt’ad un tratto è come se... come non avessi più voglia di indagare. Il sonno, ecco cos’è. In fondo, è tardissimo. Penso... Penso sia meglio che mi fermi qui per stanotte, e riprenda l’esplorazione domani. Mi pare di aver visto del caffè in polvere giù in cantina, ma non ne sono sicuro... Nel caso, chiederò a Yori se posso prenderne un po’...
In un misto di malincuore e sollievo, spensi le luci e me ne andai dalla palestra.

 

Stavo già per salire le scale, quando mi ricordai che dovevo ancora rimettere la corda com’era prima. Alla luce scarsa dei fiammiferi e con la testa che mi ciondolava ogni venti secondi fu quasi un’impresa titanica, ma chissà come riuscii a compierla.
Dopo aver indossato di nuovo il grembiule accesi un altro fiammifero ancora -ormai ne erano rimasti solo due o tre- e risalii le scale.
Morto di sonno com’ero, arrivato al primo piano non mi accorsi che gli scalini erano terminati, così compii un passo lunghissimo e quasi rischiai di capitombolare.

Mamma mia! ...uff... Di questo passo, dovrò fare il resto delle scale a carponi...

 

...!

Con la coda dell'occhio notai un filo di luce sul pavimento.
Per la precisione, proveniva da sotto la porta dell'aula in fondo al corridoio.


Io lì non ci sono mai entrato, ne sono sicuro! A-allora...
Spensi il fiammifero con un soffio, mi diedi tre pizzicotti per scacciare il sonno un altro po’, e quatto quatto mi avvicinai.
Man mano sentii diversi rumori sconosciuti provenire da dietro la porta. C’era qualcuno, ora non avevo più dubbi.
Mi chinai per sbirciare nel buco della serratura.
Una persona, di cui vedevo solo un braccio, era davanti ad un banco scolastico, illuminato da una vecchia lampada da tavolo.
Sul banco erano sparsi degli oggetti che faticai a riconoscere a una prima occhiata. Erano di svariati colori. Alcuni erano sottili, altri spessi... Matite e tubetti di tempera, ecco cos’erano. C’erano anche brandelli di carta igienica e cartapesta, forbici e chissà cos’altro.
Poi la persona abbassò il braccio, e riuscii ad intravedere anche un barattolo pieno di quella che sembrava acqua, in cui galleggiavano due pesciolini morti.
No, non erano pesciolini.
Il mio cuore perse un battito.

 

Erano due occhi umani.

 

Non potevano esserci altre spiegazioni. Il Mascheratore si trovava dietro quella porta.

Mi sporsi ancora un po', come a voler entrare nella serratura con tutta la testa.
La lampada sul banco si girò per guardarmi dritto negli occhi, poi si gettò in avanti ed attaccò come un serpente che ha appena trovato la sua preda.
-Lasciane qualcosa anche a me- disse la persona seduta al banco, prima di girarsi a sua volta.
Non seppi dire se si trattava di un uomo o una donna. Era una creatura vestita completamente di nero, e al posto della testa aveva un teschio umano dalle cui orbite vuote continuavano a cadere bulbi oculari a decine, come le perle di una collana rotta.
-Lasciane un pezzo anche a me.
Allungò una mano verso la mia faccia. Me la stava rubando, e io non potevo far nulla se non indietreggiare...

Caddi all'indietro, ritrovandomi col sedere per terra. Ero tornato in corridoio, di fronte all'aula, e la scena che vidi dal buco della serratura era tornata come prima che provassi ad entrarci.
Ma... Ma cosa... Era un sogno?
Scossi la testa fino a farmi male al collo, ma dopo pochi secondi mi sentii di nuovo schiacciato da una gran sonnolenza.
No, no, NO! Non posso addormentarmi proprio qui, proprio ora! Ho resistito tutto questo tempo... Non ero mai rimasto sveglio così... a... lungo...
Ripensai a tutte le volte in cui ero cascato dal sonno senza mai riuscire a scrivere il rapporto.
Più che ripensarci, il torpore che mi stava prendendo sempre di più mi fece sognare ad occhi aperti i pensieri che mi frullavano in testa.
Vidi il dormitorio. Vidi me stesso e gli altri bambini e ragazzi, tutti crollati dal sonno più o meno nello stesso istante.
Vidi Naoki, sorpresa a dormire della grossa in cucina, e Yori... anche lei, dopo avermi raccontato i suoi segreti, era sul punto di assopirsi.
Io invece in quel momento ero ancora ben sveglio, a differenza delle altre sere.
Cosa era accaduto di diverso?
Forse lo stomaco vuoto, avevo saltato la cena...
No, Yori mi aveva preparato di nascosto un panino.
Quindi cosa...

 

-Credo proprio che per me si sia fatto tardi... Ah, giusto, stavo per dimenticarmene. Devi prendere anche tu il digestivo.
-Anche se ho solo mangiato un panino?
-È la regola, tutti devono prenderlo.

 

Quella rivelazione mi ridestò di colpo.
Ho preso il digestivo parecchio dopo gli altri, mi sto addormentando più tardi del solito... Non può essere una coincidenza!
Barcollai all'indietro, ma riuscii a mantenere l'equilibrio spalancando le braccia e rimettendomi in piedi.
Il digestivo... Il digestivo è un sonnifero, come ho fatto a non capirlo subito? Questo significa... Cosa significa? Perché danno il sonnifero a dei bambini? E Yori, ne è al corrente?...
Sentii dei rumori. Una sedia spostata. Dei passi. Il mio cuore che batteva a mille.
No, falso allarme. Il Mascheratore si era alzato solo per raccogliere qualcosa, per poi tornare al suo lavoro.
Falso allarme, ma io ero lo stesso in grave pericolo. Nelle mie attuali condizioni non potevo affrontarlo, e se mi fossi addormentato lì... Dovevo andarmene alla svelta.
C'ero così vicino... Dannazione... Dannazione...
Indietreggiai fino all'inizio del corridoio, quindi girai su me stesso e reggendomi al corrimano risalii le scale.
Purtroppo, il sonno sempre più schiacciante mi fece dimenticare di accendere un altro fiammifero e stare attento ai gradini sbeccati. Così, non vedendoci per nulla, inciampai nell'ultimo gradino e caddi lungo tirato per terra, producendo un rumore non indifferente.
Ecco... Adesso sì che mi avrà sentito... Dannazione...
A tentoni cercai qualcosa sul muro alla mia sinistra con cui aiutarmi a rimettermi in piedi. Trovai una maniglia, la abbassai con tutto il mio peso e rotolai dentro.
Per fortuna... sono arrivato... Ma...che?
Trovai anche lì il buio totale. La finestra in fondo al dormitorio non era più aperta, era sbarrata.
...sprecai diversi, preziosi secondi, prima di capire che, semplicemente, ero entrato nella stanza sbagliata.
Che scemo... Il dormitorio da cui sono entrato è l'altro... Presto! PRESTO!
Mi diedi un ceffone per allontanare il sonno un altro paio di minuti, tornai in corridoio e raggiunsi il filo della luce lunare che sbucava da sotto la porta giusta.
Entrai.

 

Una mostruosa creatura con quattro teste era appollaiata sull'asse più bassa della finestra.
Cosa... Cos'è... Sto sognando di nuovo... Non devo cadere qui! Non devo!
Scossi la testa con violenza, e la mia vista tornò normale. Il mostro mi apparve così per quello che era davvero: nient'altro che l'uccellaccio che mi aveva importunato durante la salita.
-Senti... amico- bisbigliai -mi dispiace se prima ti ho fatto male! Davvero! È che questo non è né il luogo né il momento adatto per mettersi a litigare, d'accordo? Ho una... certa urgenza di uscire da qui, capisci? ...ah?!
E il rapace sembrò davvero capirmi. Infatti, rispose alle mie preghiere aprendo l'ala destra e alzando la zampa, a cui era legato un minuscolo foglio di pergamena arrotolato.
-Un messaggio? Per me? Ma... Ma certo, che sciocco!
Mi schiaffai una mano in fronte. Quello era un falco messaggero di Konoha, venuto a portarmi la risposta di Danzou! E io l’avevo scacciato come un insetto qualunque!
-Ops... Eh, eh... Se mi fossi fermato a pensarci meglio... Però, anche tu sei venuto a cercarmi proprio nel momento meno adatto... Ah!
Dal piano di sotto sentii una porta aprirsi e richiudersi.
-Sta venendo qui! Dobbiamo andarcene!
Presi una breve rincorsa, afferrai il falco e mi gettai a capofitto fuori dalla finestra, atterrando di schiena sull’erba del cortile.
Meno male... Che sono allenato... A subire colpi del genere... Però, è bella fresca l’erba di notte. Quasi quasi dormo qu... -Ahi! Ahio! Ahia!
Il falco messaggero aveva preso a picchiettarmi la fronte col becco.
-Ahio... Grazie amico, ne avevo bisogno. E un po’ me lo sono anche meritato...
Tolsi la pergamena dalla zampa del falco, che volò via, mi rialzai e con le ultime forze che mi restavano tornai di corsa dentro l’orfanotrofio dall’ingresso principale. Non sarei mai riuscito a raggiungere il dormitorio prima di addormentarmi del tutto, così decisi di tornare nella cucina.
Nessuno si stupirà di trovarmi appisolato qui, domattina... Ce l’ho fatta. Sono salvo!
Chiusi la porta alle mie spalle, mi appoggiai con la schiena e scivolai fino a sedermi sul pavimento.
L’avevo scampata bella.

 

Grazie a quell’ultimo briciolo di euforia, non me la sentii di aspettare fino al giorno dopo. Non vedevo l’ora di leggere la risposta di Danzou.
Srotolai la pergamena, accesi l’ultimo fiammifero rimasto, e lessi.



"Carissimo e fidato Choji Akimichi.


Innanzitutto, ti dedico un plauso per aver impedito all'ANBU che tu conosci come Kon di agire senza il mio consenso. Ti farà piacere sapere che ho richiesto immediatamente il suo rientro a Konoha, così che possa subire il giusto rimprovero.
Ma ora vediamo al nocciolo della questione. Devo confessare che mi sono sentito combattuto, dopo essere venuto a conoscenza delle ultime novità.
Da una parte, adesso che Il Mascheratore è con le spalle al muro, sarebbe da stupidi non far partire l'ordine di radere al suolo l'orfanotrofio abusivo per sbarazzarci di lui una volta per tutte.
Dall'altra parte, non mi sono dimenticato della speciale missione che ti ho assegnato. So che ci tieni davvero a continuare a servire la tua patria, e me lo auguro anch'io, quindi non reputo corretto annullare la missione e rendere così vano tutto il lavoro di investigazione che hai fatto finora.
Dopo essermi consultato con i fidati Homura e Koharu, sono infine giunto alla conclusione che la decisione finale deve spettare a te, Choji.
Ti concedo dunque la possibilità di abbandonare la corrente missione per annullarla e richiederne un'altra, oppure di restare nell'orfanotrofio e compiere tu stesso la cattura o l'eliminazione del Mascheratore nel modo che preferisci.

Tuttavia, non ti concederò un tempo illimitato per decidere.
Nella disgraziata eventualità che tu non riesca a comunicare di voler abbandonare l'indagine o, peggio ancora, che tu non riesca ad assolvere al tuo compito, entro la prossima mezzanotte, ho dato disposizione alla squadra di appostamento di invadere l'orfanotrofio ed uccidere tutti gli orfani presenti all'immediato scoccare della prossima mezzanotte.
Inoltre, ma penso non ci sia bisogno di precisarlo, la tua missione sarà considerata fallita, con tutte le conseguenze stabilite.

Con la speranza che tutto possa risolversi per il meglio, ti auguro un buon proseguimento.

Cordiali saluti,

Danzou Shimura"

 

Chiusi gli occhi.

Mi addormentai.

  
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