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Autore: Fred511    02/09/2017    1 recensioni
Leonard Locke, 18 anni, nato e cresciuto a Youngstown, OH. Famiglia di ceto medio, buon rendimento scolastico, un normalissimo studente della Chaney High School con tanti amici e una vita sociale abbastanza attiva; nulla di particolare caratterizzava la sua vita, o almeno questo voleva far vedere al mondo. Erano tanti i segreti che portava sulle spalle, tra propri e altrui: gossip vari, relazioni finite in disastro o nate nello stupore dei corridoi scolastici, guai e avventure indimenticabili. Praticamente, la classica vita di un teenager. Ma mai si sarebbe aspettato che proprio uno di quei segreti l'avrebbe così tanto cambiato dentro.
_Era paradossale. Avete presente quei cliché di Hollywood, che solo a guardarli vien da dire "Ma dai, quando mai può succedere una cosa del genere."? Ebbene era successo. Il ragazzo che aveva sempre la soluzione del problema, ora ne aveva uno che non sapeva risolvere. Di tanti che aveva aiutato a risolvere, questo riguardava proprio lui. E l'unica persona capace di aiutarlo a districarsi, era proprio la radice di quel problema._
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Abitavo appena ad est del centro della città. 8 minuti di auto senza traffico e, di solito, raggiungevo il luogo dove io e i ragazzi eravamo soliti incontrarci: il campo da baseball di Mill Creek Park, appena affianco le sponde del laghetto posto al centro di quest'ultimo. Anni fa veniva usato dalla Youngstown State University, ma cadde in disuso non appena ne costruirono uno più nuovo vicino al rettorato con tanto di Mc Donald a due passi: da quel momento, il vecchio campo era diventato un luogo di ritrovo per noi giovani, dato il suo grande spazio e la vicinanza al laghetto di cui prima vi parlavo; d'estate amavo rifiugiarmi sotto le enormi piante che lo circondavano per poi tuffarmi in acqua nei momenti più caldi. Nonostante fosse un laghetto, l'acqua non era affatto sporca. Probabilmente perché era collegato al fiume Mahoning che ne forniva continuamente di pulita.

Mi fermai poco prima del campo, nel bar dove eravamo soliti rifornirci: le sigarette per Alex, quelle per me ed una Redbull tanto perché non potevo farne a meno, quando uscivo. Presi la lattina dal frigorifero, la poggiai sul bancone e chiesi due pacchetti di Marlboro Light. 25$ in tutto. Da quando avevo letto che in Europa costavano dai 3 ai 6 dollari, ripensavo ogni volta al prezzo esorbitante che avevano in America: tutto dovuto alle tasse, che componevano qualcosa come il 60% e più del prezzo totale. Già che ci uccidiamo da soli, ce le fanno pure pagare care. Bastardi.

Ringraziai il commesso e tornai alla macchina. Dentro, stappai la Red Bull e il suo odore mi fece tornare il buon umore. Non so perché ero così “strano”: era una bella giornata, stavo per beccare i ragazzi, nessun problema in vista; magari era la visione di prima. Non ci feci più di tanto caso.

Feci qualche sorso prima di poggiare la lattina nello spazio apposito di fronte la leva del freno a mano, per poi ripartire. Tanti dicevano che la Red Bull avesse un'odore di medicina e un sapore stomachevole. A me piaceva un sacco.

 

Arrivai al campo in 12 minuti, compresa la sosta al bar. 3 prima del previsto. Considerando però i minuti persi nell'uscire, ero in perfetto orario con quello che avevo dato ai ragazzi. Li raggiunsi sulla nostra solita panchina, all'ombra di due grossi aceri secolari sul cui tronco, col tempo, avevano inciso le date di diversi eventi con i nomi dei presenti: il nostro primo pomeriggio lì, il lontano 12 maggio del 2013, nell'”estate” dopo il primo anno della Chaney High School dove ci eravamo conosciuti tutti; il nostro primo bagno nel laghetto, il 22 giugno del 2014; il primo spinello che ci eravamo fumati, proprio su quella panchina, il 5 luglio dello stesso anno: non eravamo soliti fumare marijuana, fatto sta che negli anni avremo fumato qualcosa come 15 spinelli, forse anche meno. Però ci sembrava bello ricordare quell'evento. In tutti e 3 i casi, i nomi erano gli stessi: Io, Alex, Bumper e Scotty.

 

Alex (Alexander) Langdon era il più giovane di noi, avendo un anno in meno: aveva guadagnato un anno iscrivendosi alle elementari con noi, essendo nato il 2 gennaio. Ormai nemmeno facevamo più caso a questo dettaglio, lo consideravamo spesso e volentieri un '98 come me e Bumper. Orfano dalla nascita, viveva con una famiglia adottiva in centro. Adoravo quel ragazzo: era molto sveglio, riuscendo sempre a tirar fuori le giuste parole in ogni situazione; ciò non toglie che avesse un animo comico, capace di farci sempre sbellicare. Diciamo era un po' il clown del gruppo. Una volta, da ubriaco, uscì dalla casa di Scottie in mutande alle 3 del mattino urlando che Kripton aveva bisogno di lui: si credeva Superman solamente perché aveva una grossa S ricamata proprio sul “pacco” dei boxer. Inutile fu spiegargli che Superman la S l'aveva ricamata sul petto e non sulle mutande; ancora ridevamo per quella storia. Inoltre, il suo essere “gingerhead” non passava mai inosservato: lui pensava di avere origini irlandesi, ma non ne era certo. Forse inglesi, al massimo. Comunque, non ce ne erano molte a Youngstown di persone come lui: media altezza, in forma, capelli rossi e lentiggini. A volte, in certe pose, assomigliava proprio a Ron Weasley.

 

Bumpers era l'unico mio coetaneo del gruppo e l'unico con cui fossi praticamente cresciuto insieme, abitando a poca distanza da me: il suo vero nome era Natan Drowes, ma lo chiamavamo Bumpers (paraurti) da quando, una volta, venne investito da un auto lungo la strada; era stato un attimo di disattenzione, non so, ma fatto sta che si ritrovò in mezzo alla strada e venne preso in pieno. Ci si gelò il sangue a tutti. Tempo nemmeno di correre da lui che già era di nuovo in piedi, un po' acciaccato ma senza nemmeno mezzo osso rotto. Anzi, si preoccupò più di controllare se avesse danneggiato la macchina, temendo di dover pagare i danni. Non abbiamo idea di come abbia fatto ad uscirne illeso, ma da quel giorno gli abbiamo affibiato eroicamente questo soprannome. A lui non dispiaceva. Era un tipo abbastanza serio, ma senza mancare di spirito; inoltre, poteva essere definito il tipico “gigante buono”: alto quasi due metri, fisico prorompente temprato da anni di football e mani talmente grandi che avrebbero potuto stringere tranquillamente la faccia di Alex. Eppure, non aveva mai alzato le mani su nessuno. Chiedeva addirittura scusa ogni volta che faceva sanguinare un altro giocatore in campo, durante le sue partite, in uno sport dove il sangue poteva scorrere come il sudore sulla fronte di un calciatore dopo 90 minuti di partita. Aveva anche la faccia “cattiva”, con le sue ciglia spesse e lo sguardo spesso aggrottato. Eppure, con uno dei suoi sorrisoni, si rivelava per il bonaccione che era.

 

Scotty, nomignolo per Scott Montgomery, era invece il nostro “adulto ancora ragazzo”: aveva 22 anni, lavorava in un Walmart appena fuori città ed era cugino di Bumpers. Alto anche lui ma dall'aspetto più composto, poteva essere definito un “nerd non nerd”: appassionato di videogiochi, fumetti, Star Trek, Star Wars e chi più ne ha più ne metta, ma non si preoccupava ad uscire e a divertirsi insiema a noi. A vederlo dall'esterno, anzi, sembrava uno che a ragazze aveva successo, e non si avrebbe avuto nemmeno torto: occhi azzurri, capelli castani mossi, un viso da angioletto e uno sguardo che scioglieva il cuore di ogni ragazza con cui flirtava; era un maestro nel flirt, ma purtroppo non sapeva gestire le relazioni che si creava. Praticamente era un donnaiolo senza volerlo.

Viveva da solo in una casetta appena fuori dal centro, ed era lì che andavamo sempre quando volevamo far un po' più di casino. Inoltre, essendo l'unico over-21 del gruppo, era lui che ci forniva sempre gli alcolici. Mi sono sempre chiesto perchè diavolo ci diano la patente a 16 anni e poi per farsi anche una birra si debba aspettare i 21. Che strano paese l'America.

 

Tornando a noi, mi avvicinai alla panchina dove gli altri mi aspettavano: la Red Bull l'avevo già finita nel tragitto macchina-gruppo e, pertanto, mi sembrò più che orario di accendersi una sigaretta. Lanciai ad Alex il suo pacchetto assieme al portafogli e presi l'accendino dalla tasca dei pantaloni. Il momento sigaretta era il momento del briefing, dove decidevamo cosa fare e cosa non fare in giornata.

 

Scottie: “Vogliamo andare a quella festa, allora?”

 

“Che festa?” chiesi io aggrottando le ciglia.

 

“Eleanore organizza un party a casa sua. I genitori sono fuori per una piccola vacanza. Ci divertiremo, ci sono anche le sue amiche e un sacco di altre belle pollastrelle. Ne stavamo parlando giusto appena prima che arrivassi.” mi spiegò Scottie.

 

Eleanore Ronalds era la ragazza più stravagante della scuola: ricca da far schifo, “capitano” della squadra di cheerleaders e ovviamente la più gnocca per i corridoi. Stranamente, non era così montata di testa come ci si possa immaginare, ne era una di quelle classiche stronzette che si sentono superiori a tutto e tutti. Ma sicuro il caratterino non gli mancava. Non le avevo mai parlato in 5 anni.

 

“Sicuro che, in caso, siamo i benvenuti? Non vorrei far figuracce, sai.” sottolineò Alex mentre si accendeva la sua sigaretta.

 

Scotty sorrise e rispose con tono sarcastico: “Non ti fidi di me? Pff.” - “Tranquillo, ho parlato con Jackie, la sua amica. Vi ricordate di Jackie vero? La tipa del parcheggio la notte del 4 lugl...”


“Si Scotty, ci ricordiamo di Jackie.” interrompemmo rispondendo in coro noi altri. Era solito citare le sue conquiste, ne andava quasi fiero. Anche se poi si vergognava di non riuscire a portare avanti due settimane di relazione. Però quella volta era stata effettivamente solo una botta e via.

 

“Beh, mi ha detto che siamo tutti e 4 benvenuti.” aggiunse.

 

Alex non tardò con il suo commento sempre azzeccato: “Beh, deciso allora. Magari stavolta ci portiamo a casa un bel premio anche noi. Vero, Leo?”.

 

Gli altri risero. Risi anche io. Mi prendevano spesso in giro perché era da molto tempo che non mi vedevano andare con una ragazza. Non che non mi si filassero.

 

“Magari stavolta sarà la mia volta buona, ahah” commentai.

 

Ma tanto sapevo che non l'avrei nemmeno cercata, una ragazza.

 

Io la mia principessa l'avevo già.

 

 

S.P.M.

Scusate l'ora in cui pubblico i nuovi capitoli,

ma è solo in queste ore piccole che trovo tempo e tranquillità per scrivere e.e

Spero vi sia piaciuto e che la storia stia proseguendo in modo apprezzabile!

Come sempre, non abbiate paura di lasciare un recensione!

Buona lettura, Fred511.

 

Ah, dimenticavo. C'è un dettaglio nel capitolo che ho voluto inserire appositamente

per “citarne” un altro. Magari qualcuno saprà trovarlo al primo colpo. Fatemi sapere se riuscite!

 

 
   
 
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