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Autore: Walt96    03/09/2017    6 recensioni
Seguito della storia "Kingdom Hearts W".
Dopo una serie di peripezie nella regione di Sinnoh, fortunatamente i Referenti risultarono vincitori: Malefica era scomparsa, Voldemort aveva abbandonato tutti ancor prima di venire sconfitto, Doflamingo volò in un'altra dimensione ancora in groppa al Pokemon leggendario e Magneto intraprese una fuga che durò quelle due settimane; furono Walt e Sora la più grande perdita, scomparsi in un tunnel oscuro.
Troppe persone in differenti mondi erano venute a conoscenza delle molteplici realtà e la lotta per il potere sembrava imminente.
I Referenti non sapevano dove si trovava Doflamingo, cosa stesse tramando ora l’Oscuro Signore, quale fosse la prossima mossa di Malefica, se stesse succedendo qualcosa di oscuro negli altri mondi e nemmeno a chi appartenesse la voce che aveva attratto in trappola il giovane Referente e il prescelto del Keyblade.
La partenza alla ricerca di Walt era imminente.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Re Topolino, Sora
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 7
 
 
The Greater Good
 
 
 
 
Si affacciarono dal cornicione del grattacielo.
«Ma quello… non ci posso credere… è un Obscurus» commentò Silente.
Lo spettacolo che si presentava sotto di loro era inquietante e da quell’altezza si poteva ammirare in tutta la sua drammaticità.
Un’enorme entità oscura viaggiava per gli edifici di New York dilaniandoli, volando da uno all’altro senza trovare tregua e seminando distruzione.
«Cosa diavolo è quello?» chiese Sengoku guardando quel essere fumoso e nero che si immergeva nel piano di un palazzo facendolo esplodere.
Silente era senza parole, non riusciva quasi a formulare la frase di risposta per i suoi compagni, tanto era sbalordito dal fenomeno che stava ammirando.
«Un Obscurus…» si ripeté «… è un parassita magico. Si origina da un bambino che per qualche motivo sopprime i propri poteri magici e sviluppa dentro di sé quell’entità violenta e distruttiva. Erano anni che non ne sentivo parlare. Sono estinti nei giorni moderni» spiegò con amarezza nella voce.
«Uhm…» fece Topolino grattandosi il mento, «e se provenisse da lì l’Oscurità di questo mondo?» chiese più a sé stesso che agli altri.
«Potrebbe essere ma bisogna stare all’erta, gli Obscurus non si riescono a sconfiggere tanto facilmente. Non so perché ma credo che il giovane Scamander sappia qualcosa di questa faccenda. Ci conviene trovarlo».
I Referenti concordarono sul fatto di cercare Newt seguendo la scia distruttiva dell’Obscurus, perciò scesero dal grattacielo smaterializzandosi e iniziarono a seguire la pista.
Le strade di New York erano invase dal terrore: i cittadini scappavano dalle zone centrali, consapevoli di non essere al sicuro né dentro né fuori le loro case.
Il caos era totale.
Silente, grazie alla sua straordinaria abilità cercava di cancellare la memoria alla maggior parte dei NoMag spaventati che incontrava.
Raccontò che nella sua gioventù aveva avuto a che fare molto da vicino con un Obscuriale (le persone che generano gli Obscurus) e che era stata l’esperienza più brutta della sua vita.
I due colleghi rimasero inorriditi dal racconto del preside tant’è che anche Topolino si era ammutolito e correva con le orecchie abbassate.
Alcuni danni causati dall’Obscurus avevano provocato delle vittime e numerosi feriti, i Referenti utilizzarono le loro capacità per cercare di riparare ai disagi causati.
Silente guariva i feriti con la magia, Sengoku assunse nuovamente la sua forma dorata per sollevare parti di solai e pilastri che bloccavano le vie di fuga e Topolino utilizzava la Luce per eliminare i brandelli del demone magico rimasti indietro.
Anche altri maghi direttamente inviati dal MACUSA erano intervenuti per riparare i danni della città e Silente parlò con una ex auror Tina Goldstein, aveva informazioni su Newt e riportò ai Referenti la notizia che il magizoologo era ricercato ufficialmente del MACUSA ed era addirittura sospettato di aver liberato lui stesso il parassita.
I Referenti concordarono che la versione ufficiale delle autorità forse non avrebbe combaciato con la verità, ma mancava poco per scoprirlo di persona.
Nuovi boati e rumori di sirene scoppiavano ogni minuto, segno che il loro obiettivo era vicino.
«Aspettate!» disse Topolino allarmando i colleghi «Albus, hai detto che questo Obscurus è generato da un ragazzo».
«Esatto, un giovane che reprime lo sviluppo della magia».
«E se noi distruggessimo l’Oscurità di questa creatura, che ne sarà di lui?» chiese mogio.
Silente e Sengoku si guardarono, consci entrambi che Topolino era un personaggio dall’animo troppo buono per arrivare da solo alla triste sorte dell’Obscuriale.
«Il ragazzo morirà…» disse infine il mago, nella maniera più delicata possibile.
Le orecchie del re si abbassarono ancor di più «Non possiamo permettere che accada, ci sarà un modo per salvarlo!»
«Vostra maestà, non c’è tempo. Il parassita ha già perso il controllo e non c’è modo di fermarlo. Lo faranno gli auror del MACUSA anche se noi non ci fossimo. Invece siamo qui con un’importante missione da compiere. Se è l’Obscurus a portare l’Oscurità in questo mondo, noi dobbiamo fermarlo» disse garbatamente Silente.
«Distruggerà l’intera città se non ci sbrighiamo. Dobbiamo raggiungere Walt il prima possibile, ti ricordi?» aggiunse Sengoku incoraggiando il suo collega.
«M-ma certo!» si convinse Topolino e svoltarono l’angolo.
Davanti a loro c’era l’entrata di una fermata della metropolitana, quasi irriconoscibile dopo che l’Obscurus ci si era tuffato dentro. Si avvicinarono con cautela.
La zona era circondata da NoMag incuriositi e avidi di informazioni su quel fenomeno che stava mettendo in ginocchio la loro città.
I maghi stavano formando una catena umana per proteggere l’entrata della metro in modo che non fosse raggiungibile dai NoMag.
«Sigillatela!» ordinò a gran voce un uomo autoritario sulla quarantina, indossava un mantello nero e bianco; stava scendendo nella tana del mostro.
Subito gli auror americani eseguirono l’ordine impartitogli e eseguirono dei potenti incantesimi di difesa che stavano chiudendo la zona sotto una spessa cupola magica trasparente.
«Presto!» sussurrò Albus afferrando per le maniche i compagni.  «Woa!» esclamò Topolino smaterializzandosi e ricomparendo dentro la cupola un secondo prima che sigillasse l’area.
Il re ci mise un attimo per recuperare l’equilibrio e la stabilità messa a dura prova dalla smaterializzazione improvvisa poi, confondendosi tra i dipendenti del MACUSA, i Referenti si addentrarono nella metropolitana.
L’interno era tutto in pietra beige in perfetto stile neoclassico, le inferriate delle scalinate erano verdi e riportavano lo stesso motivo floreale e naturalistico in tutti i dettagli presenti.
Il silenzio era totale, nessun auror si era ancora addentrato nel tunnel della galleria in quanto il loro capo si era intrufolato per primo e non aveva lasciato altre istruzioni oltre a quella di bloccare il passaggio.
Topolino, Sengoku e Silente scesero rimanendo sull’attenti, pronti a difendersi contro ogni eventualità. Probabilmente Scamander era già arrivato.
L’atmosfera era tesa, i Referenti si muovevano con estrema cautela cercando di osservare e analizzare ogni centimetro che riuscivano, procedendo passo dopo passo e misurando ogni dettaglio.
Gli unici suoni che potevano essere uditi erano i rumori e le voci ovattate che provenivano dei piani superiori, evidentemente stavano radunando tutti gli auror prima di attaccare.
Il luogo era in penombra, l’oscurità dei tunnel della metropolitana sembravano celare le più grandi paure di ognuno di loro in quel momento e le rotaie erano fredde e insidiose.
Solo Silente se ne accorse.
L’energia dell’Obscurus si scaraventò violentemente contro di loro, inondando tutta la fermata della metro.
Silente aveva mosso la bacchetta una frazione di secondo prima che fossero colpiti in pieno e con estrema fatica aveva deviato l’Obscurus che stava ricoprendo tutto a parte una piccola area intorno a loro.
Albus chiuse gli occhi e digrignò i denti a causa dell’enorme forza che cercava di spezzare la sua magia difensiva.
Sengoku e Topolino ancora scossi dall’attacco si guardavano intorno mentre tutto veniva lacerato e distrutto da quell’essere.
Le mattonelle beige della metropolitana venivano spaccate e graffiate, le rotaie si contorsero e sbalzarono via mentre le colonne e gli archi esplodevano lanciando schegge da tutte le parti.
Proprio un frammento appuntito di marmo stava viaggiando in maniera pericolosamente veloce verso il viso di Silente, ancora impegnato a mantenere libera la loro area vitale, ma un braccio dorato si interpose nella sua traiettoria riducendolo in polvere.
Topolino riuscì a evocare il Keyblade nonostante la furia che imperversava, saltò in aria e generò la Luce.
I raggi luminosi andarono a colpire l’Obscurus, ferendolo e bloccandolo.
Silente percepì che il suo incantesimo aveva cessato la sua utilità e riaprì gli occhi vedendo i resti di una fermata della metro irriconoscibile e il fumo nero e letale dell’Obscurus tutto intorno a loro tranne che nel foro che il mago aveva salvato; sembrava una scena immobile.
Ebbero solo il tempo per incrociare gli sguardi e formulare un intesa che l’Obscurus riprese a muoversi e questa volta sembrò venire risucchiato in un punto oltre l’ombra del tunnel della fermata.
«Credence! Credence, ascoltami! Non vogliamo farti del male…» disse la voce di Newt che si era appena materializzato nel punto da cui era provenuto l’Obscurus.
Nello stesso momento un'altra figura apparve dall’ombra: era il capo degli auror che i Referenti avevano visto prima che la cupola protettiva chiudesse l’entrata della metro.
Quest’ultimo si avvicinò ai Referenti in maniera decisa, aveva un volto arrabbiato: «Chi diavolo siete voi? Come hai fatto tu a deviare questo abominio?» chiese con fredda autorità.
Silente ricambiò lo sguardo come Topolino non l’aveva mai visto fare in vita sua.
Gli occhi del preside erano indagatori e penetravano il suo interlocutore, stava percependo qualcosa di molto preoccupante.
Non ebbe tempo di dare nessuna risposta perché l’attenzione di tutti fu richiamata dall’Obscuriale, che stava avendo nuovi spasmi in cui la forza oscura tentava nuovamente di uscire.
«Signor Graves se ne vada! Non vede che Credence ce l’ha con lei? Lo ha ingannato per scoprire chi fosse l’Obscuriale senza accorgersi che si trattava di Credence stesso!» disse Newt riferito al capo degli auror.
«Non credergli Credence!» ribatté il signor Graves «Io voglio solo che tu sia libero».
Credence, che ancora mostrava sembianze umane, era un ragazzo di circa sedici anni, con i capelli tagliati a scodella e in evidente stato di disperazione più totale; l’Obscurus stava uscendo nuovamente.
Mentre il ragazzo si sollevò in aria avvolto dalla nube dell’Obscurus arrivarono una trentina di auror di corsa, tutti con le bacchette sfoderate verso il loro obiettivo.
«Fermi! O dovrete risponderne a me!» ordinò Graves, compromettendosi.
Evidentemente gli auror avevano ricevuto delle istruzioni chiare da parte di qualcuno al di sopra di Graves e iniziarono ad attaccare Credence e l’Obscurus senza sosta.
Una scarica di incantesimi bianchi, piccoli e diretti lo invase, l’Obscurus tentò di salvarsi avvolgendo il ragazzo ma gli avversari erano troppi e non poteva scappare.
I Referenti si erano gettati a terra per non essere colpiti dalle magie, «Vostra Maestà presto! La Luce prima che sia troppo tardi!» esclamò Silente sopra il frastuono provocato dagli incantesimi e dagli spasmi della creatura oscura.
Topolino puntò il Keyblade contro il parassita magico e lo colpì con un raggio di luce che gli bloccò i movimenti.
In quel momento l’entità perse notevolmente volume e fu disintegrata insieme alla povera vittima dagli incantesimi degli auror.
Ciò che rimase fu solo una nuvola di frammenti di fumo nero che andò a diradarsi in pochi istanti.
Graves fece qualche passo avanti verso il punto in cui si era consumata quella che altro non era che una pubblica esecuzione «Credence… Sciocchi, capite che cosa avete fatto?» disse voltandosi verso gli auror.
Una donna si fece avanti.
Silente la riconobbe come la presidentessa del MACUSA negli anni Venti.
«L’Obscuriale è stato ucciso su mio ordine, signor Graves» disse lei con calma e autorità.
«E la storia ne terrà debito conto, Madama Presidente. Questa sera è stata consumata un ingiustizia».
«Si era reso responsabile della morte di un NoMag. Poteva smascherare l’intera comunità magica, ha infranto una delle nostre più sacre leggi».
La mente di Silente iniziò a lavorare febbrile.
«Una legge che ci tiene rintananti come topi di fogna» rispose Graves, «una legge che soffoca la nostra natura, una legge che ci costringe a farci piccoli per non essere scoperti. Le chiedo, Madama Presidente, lo chiedo a tutti voi! Questa legge chi protegge: noi o loro?» disse indicando verso l’alto e facendo un chiaro riferimento di NoMag, ovvero i Babbani.
Silente iniziò a fare dei passi intorno al punto in cui si trovava Graves che chiaramente non si curava di lui, si trovava sulla sua destra. Intanto pensava e scavava nei ricordi, gli sembrava un déjà-vu.
«Mi rifiuto di inchinarmi oltre…» disse Graves.
«Auror, alleggerite il signor Graves dalla sua bacchetta» ordinò la Presidentessa.
Ma certo! Il disastro insabbiato dal Magico Congresso degli Stati Uniti d’America nel 1926! Ho sempre sospettato che si trattasse di…” pensò Silente ma Graves iniziò un impressionante duello: lui solo contro una ventina di Auror.
Alternava ad una velocità incredibile magie difensive a potenti attacchi uno dopo l’altro, riuscì a mettere al tappeto anche due nemici ma fece il grave errore di non considerare molto il vecchietto alla sua destra e così il suo rivale d’un tempo lo interruppe.
«Incarceramus Incantatio!» disse e da dietro, Graves venne avvolto da una pesante catena bianca e luminosa, utilizzata appositamente per bloccare sia i movimenti che le abilità magiche.
Graves cadde in ginocchio e si voltò verso il suo carceriere, solo in quel momento notò la Bacchetta di Sambuco nella sua mano: «Che cosa!?».
«Revelio!» pronunciò di nuovo Albus, e in quel momento Graves mutò aspetto: i suoi capelli divennero biondi, gli occhi si colorarono di due sfumature differenti e l’espressione divenne ancor più sadica.
«Ma quella ?! Dove l’hai presa!» esclamò irritato «Chi diavolo sei tu?!» chiese la persona che evidentemente si spacciava per Graves e che palesò la sua vera voce.
Silente si avvicinò a lui e gliela puntò alla fronte illuminandola di un inconfondibile alone verde, aveva uno sguardo arrabbiato e rancoroso.
Topolino intuì la situazione e saltò verso di lui «No! Non farlo, chi è quest’uomo?».
«Gellert… Grindelwald…» disse Silente con tono amaro. Anche la presidentessa del MACUSA, Newt e gli auror avevano riconosciuto il mago oscuro che era stato smascherato.
«Quest’uomo ha fatto vittime in ogni dove e ha scatenato una vera e propria guerra magica per soddisfare il “bene superiore” come lo definiva. Lo schiavismo dei Babbani nei confronti di chi aveva i poteri magici. Una follia…» proseguì Silente che era a conoscenza molto da vicino del passato di Grindelwald, uomo dal quale, nel 1945, vinse la Bacchetta di Sambuco che stringeva attualmente nella mano.
«Lo sai che non possiamo modificare gli eventi, tu sai già come andrà a finire. Non possiamo creare paradossi» lo invitò calorosamente Topolino e, anche se Silente avrebbe sicuramente voluto fermare definitivamente Gellert Grindelwald, spense l’alone verde che stava per farlo fuori.
«Si può sapere TU chi sei?» urlò Grindelwald che non aveva compreso appieno il discorso tra i due.
«Oh, le risposte arrivano sempre Gellert, a chi se lo merita» disse Silente allontanandosi e lasciando che gli auror del MACUSA portassero via il mago oscuro.
Salendo le scale che portavano fuori dalla metropolitana li raggiunse nuovamente la voce di Grindelwald che urlava: «Quella frase! Silente ti ha detto quella frase! Non è così? NON È COSì?!» e la voce si perse nell’aria aperta.
«Lei conosce il professor Silente?» chiese Newt avvicinandosi ai Referenti.
Albus in evidente imbarazzo cercò di inventarsi qualcosa «L’ho conosciuto, sì, in Inghilterra».
«È il miglior professore che abbia mai avuto, davvero un grande mago» disse Newt con ammirazione.
Silente sorrise e poi gli porse due esserini minuscoli che teneva nella mano.
«Ecco il suo Occamy e il suo Demiguise, signor Scamander. Li ho rimpiccioliti con un incantesimo prima di addentrarmi qui, in modo che non corressero rischi.
«Vi ringrazio molto, vi sono debitore!» disse Newt mentre appoggiava i due animaletti all’interno della sua valigia e poi pronunciò «Engorgio» l’incantesimo per restituire le dimensioni reali a ciò che viene rimpicciolito.
«Per noi è giunto il momento di andare, hai per caso un velenottero con te, Newt?» chiese Silente.
«Sì, perché?».
«Vedi, un gran magizoologo mi ha raccontato che se diluito adeguatamente, il veleno del velenottero ha ottime proprietà di cancellazione della memoria. Scommetto che se lo proponi alla Madama Presidente, ti concederà di salvare la segretezza della comunità magica mondiale» gli disse facendogli l’occhiolino.
«Oh ma certo! Vado subito!» disse Newt e con il suo andamento goffo corse su per le scale inseguendo la presidentessa del MACUSA.
«Sei un tenerone Albus, perché gli hai rivelato questa cosa?» chiese Sengoku incuriosito.
«Perché è lui il magizoologo che fece quella scoperta. L’ho solo anticipata di un paio d’anni» concluse lui con una risata.
Dopo che il veleno fu diffuso per la città grazie alla forte pioggia su tutti i babbani che avevano assistito alla temibile furia dell’Obscurus, i Referenti raggiunsero la gummyship lasciata sulla cima di uno dei grattacieli centrali di New York e decollarono.
«Non stiamo ignorando un po’ troppo il fatto che per distruggere l’Oscurità di questo mondo sia stata tolta la vita ad un ragazzo?» chiese Topolino mogio.
«Purtroppo è una cosa che non poteva essere evitata» disse Silente «Questo evento è stato avvolto nel mistero per moltissimi anni e adesso che sono a conoscenza del nostro intervento capisco anche il perché».
«In che senso è avvolto nel mistero?» chiese Sengoku.
«Vedi, il Magico Congresso degli Stati Uniti d’America insabbierà questo fatto per molto tempo. Solo dopo che io sconfissi Grindelwald nel 1945, cioè tra vent’anni, il MACUSA svelò il mistero. Vedi, Grindelwald evaderà tra pochi giorni e al MACUSA non conveniva pubblicizzare questo grave errore. Gli eventi legati all’Obscurus però videro la luce e dopo questo fatto partì una campagna internazionale per la prevenzione del fenomeno e gli Obscurus praticamente si estinsero. Adesso capisco perché Newt fu un forte promotore di questa campagna» spiegò Silente.
La pioggia batteva i vetri della gummyship e a Topolino venne in mente un’altra triste realtà «Anche in questo mondo non abbiamo trovato la porta per il Regno dell’Oscurità…».
«Orsù non si scoraggi Vostra Altezza!» disse Sengoku in tono ottimistico «Non abbandoneremo Sora e Walt neanche se ci fossero altre cento mondi passati da visitare!».
«Lo so Sengoku, è solo che il Tempo non scorre nel Regno dell’Oscurità, quindi più ci mettiamo noi più tempo potrebbe essere percepito da Walt e Sora e non vorrei mai che perdessero la speranza.
«Non dica così Vostra Maestà!» lo riprese l’ex grand’ammiraglio «Vede? Anche Alb, qui, ha ritrovato un vecchio amico! Non esiste realtà in cui noi non riporteremo indietro Walt e Sora!».
«Sì, hai ragione Sengoku! Massima velocità!» disse e, sopra i cieli di una New York piena di magia, si inoltrarono in una nuova serratura.
 
 
 
 
Dieci anni o qualche secondo?
Sora non riusciva a distinguere quanto tempo fosse trascorso tra il loro ingresso nel Regno dell’Oscurità e il presente.
Sapeva che nel luogo in cui si trovava il Tempo non scorreva e quindi non ci si poteva rendere veramente conto di quanto fosse passato.
Stavano rincorrendo quella voce, quella voce che balbettando aveva dato inizio a tutto.
Non si era presentata ma Sora aveva la netta sensazione che Walt la conoscesse già.
Lui era lì, distaccato da terra di una manciata di centimetri grazie alla potere della sua elettricità, più leggera dell’aria, e proseguiva in avanti senza sosta e senza rivolgergli la parola.
Si trovavano su di un piccolo sentiero sterile e tortuoso oltre il quale, da entrambi i lati, c’era solo l’immenso abisso tipico del Regno dell’Oscurità: nero, profondo e indefinito.
Anche la loro meta era indefinita ma Sora era più che deciso a seguire il suo idolo Walt ovunque ci fosse l’occasione di combattere al suo fianco.
Correva a perdifiato con il Keyblade in mano e stava facendo davvero molta fatica per mantenersi vicino a Walt, che invece procedeva senza sforzi.
«Walt, ti prego! Fermiamoci un attimo, sono sfinito!» disse con la voce mozzata dal fiatone, era decisamente provato, si vedeva.
Walt non si preoccupò neanche di rispondergli e proseguì.
«Walt… Walt, ti prego! Non lasciarmi qui da solo!» disse e il suo corpo, non reggendolo più, cadde a terra e con una capriola si ritrovò seduto.
A Walt gli si ingrossò una vena sul collo e si voltò fermandosi «Perché mi hai seguito!? Non dovevi! Mi sei di intralcio!» e così dicendo fece apparire la sua lancia con una punta in lama e l’altra a forma di saetta e la scagliò velocissima contro Sora.
 Il ragazzino non fece in tempo a pararsi con il Keyblade che questo venne scaraventato in aria qualche metro dietro di lui e la lancia si conficcò volutamente a qualche centimetro dal suo volto.
Con un suono magnetico, Walt si portò vicinissimo a Sora in un istante, i loro volti erano a un palmo di distanza e lui lo guardava serio.
«Perché ce l’hai con me!? Che cosa ti ho fatto?» chiese Sora in preda alla esasperazione, le lacrime iniziarono a sgorgagli dagli occhi.
Walt si erse in tutta la sua statura e parve placarsi un po’ «Io non ce l’ho con te, ragazzino» disse e andò a recuperare il Keyblade volando. L’arma non scomparve dalle mani di Walt, anzi sembrò accettarlo tranquillamente. Sora notò questo fatto incredibilmente anomalo.
Porse la chiave al suo possessore, fece scomparire il suo scettro e lo guardò dritto in volto.
«Sora, lo sai che anche io, come te, ho cercato i miei amici viaggiando per i mondi per molto molto tempo. Sono stato anche qui».
Sora si asciugò le lacrime con la manica della sua felpa «E cosa è successo?» chiese.
«Niente. Io, a differenza tua, non li ho trovati» disse Walt freddamente.
Non aveva il coraggio di colpevolizzare Sora, sapeva che si stava comportando male nei suoi confronti ma ora aveva un’occasione per scoprire davvero come erano andate le cose, com’era possibile che ci fosse un altro sopravvissuto.
Niente e nessuno gli avrebbe fatto perdere l’occasione di sapere qualcosa di più sul come ritrovarli.
«Forza, andiamo» disse il ragazzo del Fulmine e riprese a volare verso la loro meta ma con un andatura decisamente più lenta.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Eccoci alla conclusione del settimo capitolo!
Credo che questo sia uno dei capitoli più importanti che abbia scritto fin ora, e non solo per la seconda parte, anche per la prima.
Siamo andati a toccare tematiche importanti come la morte, il sacrificio e il “bene superiore” motivo per cui Grindelwald scatena la guerra in Europa alla ricerca dei doni della Morte e per sottomettere la comunità Babbana a quella magica.
Come vi è sembrato l’incontro tra Silente e Grindelwald ? Ve lo aspettavate così? Pensate che Silente avrebbe avuto la forza per arrivare fino in fondo? Per chi non avesse letto i libri consiglio di recuperarseli in quanto il passato di questi due personaggi è molto interessante.
Nella seconda parte abbiamo rivelazioni altrettanto importanti!
Era moltissimo tempo che non avevamo notizie di Walt e Sora e finalmente li abbiamo rivisti!
Cosa pensate del comportamento del Referente?
Cosa troveranno all’interno del Regno dell’Oscurità?
Pensate che Walt abbia le giuste motivazioni?
Quale sarà, secondo voi, il prossimo mondo ancor più passato?
Fatemelo sapere in un commento!
La prossima pubblicazione sarà in "Kingdom Hearts Before W" domenica 10! Vi aspetto!  
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre bene accetti!
 
See you next time!
   
 
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