«E per stasera abbiamo finito!»
Helen chiese a Kaito: «Quando ci rivediamo
per la prossima lezione di prestidigitazione?»
«Direi dopo le vacanze, a questo punto. Tra
poco molti di noi partiranno, è un pasticcio...»
Katie Harvey chiese: «Magari ci vediamo in
biblioteca per fare i compiti?»
Alexander, l’unico Serpeverde che
partecipava a queste serate, sempre in disparte, alzò gli occhi al cielo:
«Eccola là! E figuriamoci se una Corvonero non faceva
questa proposta...»
Kaito sorrise: «Sentiamoci via gufo, ok?»
Il prestigiatore andò a dormire molto
soddisfatto. Era contento che anche dopo la riappacificazione con i Malandrini
il gruppetto misto fra gli studenti del terzo anno rimanesse in piedi. Partiti
con la scusa delle sue lezioni, ormai si incontravano spesso anche in altre
occasioni, come compiti e uscite di svago. Ci partecipavano in pianta stabile
tutti i Grifondoro, Helen, Matthew e Johan per i Tassorosso,
Luna, Julie e Katie per i Corvonero e,
saltuariamente, anche Alexander, forse per non farsi scoprire dai suoi compagni
Serpeverde. Faceva sempre il duro e lo scontroso, ma continuava a venire e
Kaito aveva la certezza che, sotto quella facciata, si divertisse pure
parecchio. Tuttavia il Natale era alle porte e una sosta era necessaria.
L'ultima settimana del trimestre divenne
sempre più turbolenta. Ormai si era diffusa a macchia d’olio la notizia di
questo fantomatico Ballo del Ceppo anche fra le classi inferiori al quarto
anno. Dappertutto correvano voci: per esempio, si diceva che Silente avesse
acquistato ottocento barili di idromele aromatico da Madama Rosmerta.
Pareva certo, invece, che avesse ingaggiato le Sorelle Stravagarie.
Kaito non sapeva esattamente chi o che cosa fossero le Sorelle Stravagarie, non avendo mai avuto la possibilità di
ascoltare una radio da maghi, ma dalla folle eccitazione di quelli che erano
cresciuti con le frequenze di RSN (Radio Strega Network) ne dedusse che si
trattava di un gruppo musicale molto famoso.
Per i Grifondoro del terzo anno a tutto
questo fervore si univa la classica eccitazione per le imminenti feste di
Natale. Alcuni dei professori rinunciarono a insegnar loro granché quando le
loro menti erano cosi evidentemente altrove, come il minuscolo professor Vitious, che li lasciò giocare durante la sua lezione del lunedì.
Altri insegnanti non furono così generosi. Nulla avrebbe mai distolto il
professor Rüf, la professoressa McGranitt, il
professor Moody, la professoressa Vector
e il professor Piton, naturalmente, dai loro doveri
istituzionali. Nonostante l'enorme mole di compiti per le vacanze, la Torre di
Grifondoro era di poco meno affollata che durante l'anno scolastico; sembrava
anche che si fosse rimpicciolita, dal momento che i suoi occupanti erano molto
più scalmanati del solito. Fred e George avevano avuto un gran successo con le
loro Crostatine Canarine, e nei primi due giorni delle vacanze c'era
dappertutto gente che si riempiva di piume all'improvviso. In breve, tutti i
Grifondoro impararono a trattare con estrema cautela il cibo che veniva loro
offerto, nel caso che avesse una Crostatina Canarina nascosta al centro, e
George rivelò a Kaito che lui e Fred stavano lavorando alla creazione di
qualcosa di nuovo.
Nicole,
il giorno prima della partenza, era su di giri: «Dici che poi riusciamo a farci
raccontare tutto?»
Colin
sospirò: «Lo spero. Vorrei da morire riuscire a scattare qualche foto in salone...»
Kaito
alzò le spalle: «Se vi va bene, vi racconto qualcosa io.»
Colin
fece una smorfia: «Speri di riuscire ad estorcere un racconto veritiero a Fred
e George?»
«Se
preferite... ma potrei anche darvi un racconto di prima mano.»
Nicole alzò gli occhi al cielo, come se
Kaito avesse detto l’idiozia del secolo: «Anche se sei più grande di noi, non
cambia nulla. I professori sono stati chiari, possono partecipare solo gli
studenti dal quarto anno in su, a meno di non essere invitati.»
«Oh, ma io sono stato invitato...»
I ragazzi ebbero un colpo: «COSA???»
Sheridan intervenne: «E non è l’unico, da
quel che ho capito, rimarrà anche Ginny...»
Nicole divenne tutta rossa: «E chi l’ha
invitata?»
«Paciock.»
A quella risposta la ragazza piantò un
urletto eccitato e corse dalla compagna a farsi raccontare tutto. Kaito sorrise
e si avviò verso la sua stanza, seguito da Sheridan.
«Kaito, posso parlarti?»
Il ragazzo si voltò un po’ sorpreso, poi
sorrise: «Ogni tanto mi dimentico che voi ragazze potete entrare nel nostro
dormitorio, ma noi no...»
Poi, visto che la ragazza continuava a
fissarlo seria, aggiunse: «Dimmi pure.»
«Vuoi davvero andare al Ballo del Ceppo?
Non mi sembra il tipo di evento che attirerebbe la tua attenzione
normalmente...»
Kaito alzò le spalle: «Da quel che ho
capito è un evento raro...»
Sheridan fece un sorriso triste: «O non
sarà invece che non vuoi tornare a casa?»
La faccia da poker di Kaito, seppure
perfetta, non ingannò Sheridan: «Diciamo che prendere due piccioni con una fava
non mi dispiace.»
«Non potrai evitare tua madre per sempre.»
«Non dico per sempre, solo... ancora per un
po’.»
«E Aoko?»
«Le ho già scritto che c’era un evento
speciale a scuola e lei ha capito. Mi spiace non vedere lei, sinceramente,
ma...»
Sheridan sospirò: «Capisco. Bè, buon
divertimento, allora. Ma si può sapere chi ti ha invitato?»
Kaito le fece un occhiolino: «È un
segreto!»
La ragazza capì che l’aveva tormentato a
sufficienza e decise di tenersi la curiosità. Aveva altri mezzi per venirlo a
sapere...
Alla partenza dei pochi studenti che
tornarono a casa, il corpo insegnanti di Hogwarts, nello sforzo continuo di
impressionare i visitatori di Beauxbatons e Durmstrang, sembrava deciso a mostrare il castello al suo
meglio per Natale. Quando le decorazioni furono tutte al loro posto, Kaito notò
che erano le più straordinarie che avesse mai visto a scuola. Ghiaccioli
Sempiterni erano stati appesi ai corrimani della scalinata di marmo; i soliti
dodici alberi di Natale della Sala Grande erano coperti di qualunque cosa,
dalle bacche luminose di agrifoglio ad autentici gufi d'oro ululanti, e le
armature erano state tutte stregate in modo da intonare canti di Natale quando
qualcuno gli passava davanti. Era davvero una cosa straordinaria sentire Venite,
fedeli cantato da un elmo vuoto che sapeva solo metà delle parole. Gazza il
custode dovette estrarre parecchie volte Pix dalle
armature, dove aveva preso l'abitudine di nascondersi, colmando le lacune nelle
canzoni con rime di sua invenzione, tutte decisamente maleducate. La neve
cadeva fitta sul castello e sul parco. La carrozza azzurro chiaro di Beauxbatons sembrava una grossa, fredda zucca glassata dal
gelo vicino alla casetta di zenzero ghiacciata che era la capanna di Hagrid,
mentre i boccaporti della nave di Durmstrang erano
ricoperti di ghiaccio e il sartiame candido di neve. Gli elfi domestici giù
nelle cucine stavano superando se stessi con una serie di ricchi stufati
speciali e ottimi pasticci. A Kaito dispiacque che i suoi compagni si stessero
perdendo tutto questo, e spesso scriveva a Sheridan per tenerla informata. Non
aveva mancato di farla morire dal ridere descrivendole nel dettaglio la
nonchalance con cui Fred aveva invitato Angelina al ballo, urlandogli
dall’altra parte della Sala Comune con lo stesso tono con cui le avrebbe
chiesto se gli passava i compiti.
Ma alla fine giunse Natale. Kaito aveva
invitato Fred e George a dormire nel dormitorio del suo anno, approfittando che
fosse libero, e alla fine fra uno scherzo e l’altro in realtà avevano dormito
ben poco. Il risveglio fu annunciato da un qualcosa di indefinito che saltò
improvvisamente sulla faccia di Kaito. Il ragazzo saltò a sedere spaventato,
per poi ridere anche lui alla vista della Cioccorana.
I gemelli risero per un bel po’, ma lui s’interruppe al pensiero di Saguru di qualche mese prima. Forse non sarebbe più
riuscito a mangiare quei dolci senza pensarci...
Il regalo di sua madre, alcuni ricambi per
trucchi di prestigio, era accompagnato da un semplice biglietto con su scritto
“Buon Natale”. Invece quello di Aoko, una guida completa per un videogioco che
avevano iniziato insieme quell’estate, era accompagnato da una lettera
decisamente più lunga:
Buon Natale, Kaito!
Ti
ringrazio per il bellissimo fermacapelli! Anche se sto notando che sono tre
Natali che mi fai dei regali che si somigliano tutti... di’ la verità, hai
trovato un’offerta da qualche parte e hai comprato dei pezzi tutti uguali, eh?
Touché. Kaito ridacchiò: con tre anni di
ritardo, ma ci era arrivata, eh? Tuttavia di certo non sospettava che, per
evitare i rischi dell’anno precedente, avesse inserito in quel gioiello un
piccolo incantesimo di protezione.
Spero
che questa fantomatica festa d’istituto valga la pena di aver rinunciato alla
festa che volevo fare io... ma guai a te se fai il cascamorto con le altre
ragazze, guarda che poi Sheridan me lo dice, e la prossima volta ti allego un pesce,
vivo!
Ancora
buon Natale, spero di sentirti presto.
Aoko
Kaito rabbrividì per un secondo alla
minaccia, ma sempre con il sorriso sulle labbra. La solita, vecchia Aoko. Se
solo avesse saputo...
La giornata trascorse tranquilla. Passarono
gran parte della mattinata nella Torre di Grifondoro, dove tutti si stavano
godendo i loro regali, poi tornarono nella Sala Grande per un pranzo sontuoso,
che comprendeva almeno cento tacchini e pudding di Natale, e montagne di
Cracker Magici.
Nel pomeriggio uscirono nel parco; la neve
era intatta, eccetto per i profondi solchi tracciati dagli studenti di Durmstrang e Beauxbatons per
salire al castello. Hermione decise di assistere alla battaglia a palle di neve
di Harry, Kaito e dei Weasley invece di prendervi parte, e alle cinque annunciò
che tornava su alla Torre a prepararsi per il ballo.
Ron la fissò incredulo: «Cosa, ti ci vogliono
tre ore? Con chi ci vai?»
Il ragazzo pagò la momentanea distrazione con
una grossa palla di neve lanciata da George, ma lei si limitò a sventolare la
mano, poi risalì i gradini di pietra e sparì nel castello.
Ron si tolse la neve dai capelli: «Assurdo,
non sono proprio riuscito a scoprirlo...»
I gemelli si lanciarono uno sguardo
d’intesa, che Kaito ben colse. Da quel momento iniziò ad essere il loro
bersaglio prediletto per la battaglia, e il prestigiatore seppe che più tardi
gli sarebbe toccato un bell’interrogatorio.
Non ci fu il tè di Natale quel giorno, dal
momento che il ballo comprendeva un banchetto, cosi alle sette, quando ormai era
difficile prendere bene la mira, tutti abbandonarono la battaglia a palle di
neve e tornarono insieme in Sala Comune. La Signora Grassa era seduta nella
cornice con la sua amica Violet del piano di sotto:
entrambe erano decisamente brille, e scatole vuote di cioccolatini al liquore
ingombravano la parte inferiore del quadro.
Quando le dissero la parola d'ordine,
ridacchiò: «Fuci Latate, è questa la parola
giusta!»
E scattò in avanti per lasciarli passare.
Fred e George, dopo essersi preparati per
la festa, scesero nel dormitorio del terzo anno.
«Senti... ma Kaito sapeva di questa festa?»
«Certo, sennò non restava!»
«No, non hai capito: a inizio anno lo sapeva?»
George guardò il fratello con aria confusa:
«Non penso... perché?»
«Avrà un abito per stasera?»
«Ehm... buona domanda... speriamo! In fondo
Kaito ha sempre un asso nella manica, no?»
Un po’ preoccupati, i gemelli bussarono
alla porta.
«Avanti!»
Fred e George entrarono, trovando Kaito
intento a sistemarsi la cravatta rossa.
«Kaito, ma quello...»
«... non è il vestito di Kaito Kid?»
Il prestigiatore sorrise: «Eliminando il
mantello, il cilindro e il monocolo, diventa un perfetto abito da sera. O non
va bene per il mondo dei maghi?»
George sorrise: «No, direi che è perfetto.»
Fred gli diede una gomitata: «Visto? Cosa
ti avevo detto? Kaito ha sempre un asso nella manica!»
«Ma piuttosto, Kaito...»
«... con chi vai al ballo?»
«Attenta che poi Aoko è gelosa...»
Kaito sorrise divertito: «È una sorpresa!»
«Ancora? Insomma, ormai al ballo mancano
pochi minuti!»
«Non lo diciamo né ad Aoko né a Sheridan,
se non vuoi...»
Il prestigiatore scosse la testa: «No, non
mi avete capito neanche voi. È una sorpresa anche per me, di preciso non lo so
nemmeno io!»
I gemelli furono presi in contropiede:
«Cosa?»
Il ragazzo allungò loro una lettera: «Ecco.
Mi è stata recapitata da un gufo poco più di una settimana fa. È da parte di
una studentessa di Durmstrang.»
Fred guardò la lettera incuriosito: «Perché,
la delegazione di Durmstrang si è portata dietro
delle ragazze?»
Kaito annuì: «Ce ne sono poche e di solito
stanno in disparte e non si fanno notare, ma ci sono. Se è per questo anche Beauxbatons ha degli studenti, subito adocchiati da
Nicole...»
«Ma se non sai chi è, come farai a
riconoscerla?»
«C’è scritto che si avvicinerà lei, e avrà
una fresia appuntata sull’abito. Ho fatto abbastanza lezioni di Erbologia per saper riconoscere quel fiore.»
George ridacchiò: «Hai capito il nostro
Kaito... »
«Sono o non sono un ladro gentiluomo? Ora
però ci converrà scendere o le nostre accompagnatrici inizieranno a
lamentarsi.»
La Sala Comune aveva un'aria strana, così
piena di ragazzi dai vestiti colorati invece della solita massa nera.
Arrivarono giusto in tempo per vedere Harry accompagnare Calì,
e Fred gli fece l'occhiolino quando gli passò davanti uscendo dal buco del
ritratto.
Anche la Sala d'Ingresso era stipata di
studenti che ciondolavano in attesa delle otto, quando le porte della Sala
Grande si sarebbero aperte. I ragazzi che dovevano incontrarsi con i partner di
Case diverse si facevano largo tra la folla, cercandosi. Kaito cercò con lo
sguardo la sua misteriosa accompagnatrice, ma non trovandola si rassegnò ad
entrare nella Sala da solo.
Il portone di quercia si aprì e tutti si
voltarono a guardare l'ingresso degli studenti di Durmstrang
con il professor Karkaroff. Krum
era in testa al gruppo, accompagnato da una ragazza carina vestita di azzurro
che aveva un’aria vagamente familiare. Kaito scrutò tutte le ragazze,
cercandone una senza accompagnatore, ma senza successo. Oltre le loro teste
vide che una parte del prato davanti al castello era stata trasformata in una
sorta di grotta piena di luci fatate: centinaia di fatine in carne e ossa erano
sedute nei cespugli di rose fatti apparire sul posto, e svolazzavano sulla
statua di Babbo Natale e le sue renne.
Vennero fatti entrare tutti ad esclusione
dei Campioni, e Kaito capì finalmente la sensazione di certe ragazze costrette
a fare da tappezzeria. Chissà cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a
trovare la sua misteriosa accompagnatrice prima
che la McGranitt, che indossava un abito da sera scozzese rosso, e si era
sistemata una ghirlanda di cardi piuttosto bruttina attorno alla tesa del
cappello ed era quindi facilmente individuabile, lo sbattesse fuori dalla Sala,
magnifica in quella serata. Le pareti erano tutte coperte di brina d'argento
scintillante, con centinaia di ghirlande di edera e vischio che s'incrociavano
attraverso il nero soffitto stellato. I tavoli delle Case erano spariti; al
loro posto ce n'erano un centinaio più piccoli, illuminati da lanterne, e
ciascuno ospitava una dozzina di persone.
Una volta che tutti si furono sistemati
nella Sala Grande, la professoressa McGranitt disse ai Campioni e ai loro
accompagnatori di mettersi in fila a coppie e di seguirla. La Sala Grande
applaudì mentre facevano il loro ingresso e avanzavano verso un grande tavolo
rotondo all'altra estremità della Sala, dove avevano preso posto i giudici.
Kaito guardò incuriosito il corteo: oltre a Harry e Calì,
c’erano Fleur Delacour e un
ragazzo che non conosceva, Cedric Diggory insieme a
una ragazza di Corvonero, ma soprattutto Victor Krum e...
«Hermione?»
Kaito per un secondo perse la sua faccia da
poker. Ecco perché si era rifiutata ostinatamente di rivelare a Ron l’identità del suo accompagnatore!
«Hai capito la ragazza? Zitta, zitta, e poi
si va a prendere un Campione straniero...»
Silente sorrise allegramente mentre i Campioni
si avvicinavano al suo tavolo, ma Karkaroff ostentava
un'espressione molto simile a quella di Ron mentre
guardava Krum e Hermione avvicinarsi. Ludo Bagman, che per l'occasione indossava una veste di un viola
acceso a grandi stelle gialle, batteva le mani con l'entusiasmo degli studenti;
e Madame Maxime, che aveva sostituito la sua solita
uniforme di satin nero con un abito dall'ampia gonna di seta color lavanda,
applaudiva educatamente. Ma il signor Crouch non
c'era. Il quinto posto del tavolo era occupato da Percy
Weasley. Fu mentre fissava incuriosito la combinazione di quel tavolo che si
sentì picchiettare una spalla.
«Gospodin Kuroba?»
Kaito si voltò trovandosi di fronte una
ragazza sui diciotto anni, coi capelli di un biondo platino liscissimi e degli
occhi blu cobalto molto profondi. Indossava uno stretto abito nero con un
profondo spacco, con dei guanti neri che le arrivavano fino ai gomiti. Fra i
capelli aveva una fresia dello stesso colore. Era più piccola di lui d’altezza,
ma decisamente carina.
Sorrise, facendole il baciamano: «Dobro pozhalovat', miledi.»
La ragazza rispose con un segno della testa
e Kaito chiese: «Con chi ho l’onore di passare questa splendida serata?»
La ragazza le rispose con un marcato
accento russo: «Puoi chiamarmi semplicemente Arseniya.»
«E allora per te questa sera sarò
semplicemente Kaito. Vieni, converrà sederci, stanno per cominciare.»
Kaito si accomodò sul primo tavolo che
trovò libero, occupato in gran parte da Tassorosso
del sesto anno, e fece accomodare Arseniya. I lucenti
piatti d'oro erano ancora vuoti, ma c'erano piccoli menu disposti di fronte a
ciascuno dei commensali. Kaito ne prese con curiosità uno, ma prima che potesse
decidere cosa ordinare, sentì la voce di Silente pronunciare: «Costolette di
maiale!»
E le costolette di maiale apparvero. Colto
il meccanismo, anche il resto della tavolata fece le sue ordinazioni ai piatti,
e così tutti gli altri.
Il tavolo dove si trovavano era stranamente
silenzioso. Nonostante tutti fossero accompagnati, Kaito non poteva non notare
come gli sguardi di tutti i ragazzi si posassero spesso su Arseniya,
con aria quasi rapita. Kaito non capiva: la ragazza non era certo brutta, ma le
altre ragazze al tavolo non erano da meno. Per di più lei beveva in
continuazione, forse aveva un po’ di mal di gola...
Durante la cena, Kaito chiese: «Posso farti
una domanda?»
Arseniya rispose: «Certo.»
«Come mai hai invitato proprio me?»
Arseniya, dopo un paio di secondi, gli sorrise
dolcemente: «Volevo tanto passare questa serata con un ragazzo di Hogwarts, e
ti ho notato ai pasti perché sei molto più alto dei tuoi compagni. Non pensavo
che accettassi.»
Kaito mantenne la sua faccia da poker, ma
quel sorriso che gli era stato rivolto non lo lasciava tranquillo. Aveva come
l’impressione che fosse falso, e tirato fuori con un evidente sforzo. Questo
inoltre, per quanto fosse ragionevole che avesse indirizzato un gufo a una
persona specifica a un tavolo specifico, non spiegava come avesse fatto a
venire a conoscenza del suo nome.
Quando tutto il cibo fu consumato, Silente
si alzò e chiese agli studenti di imitarlo. Poi, a un colpo di bacchetta, i
tavoli schizzarono via e si disposero lungo i muri, lasciando il pavimento
sgombro. Silente fece apparire una piattaforma sopraelevata lungo la parete di
destra. Sopra c'erano una batteria completa, parecchie chitarre, un liuto, un
violoncello e alcune cornamuse.
Le fantomatiche Sorelle Stravagarie
salirono sul palcoscenico salutate da applausi entusiasti; erano tutte
eccezionalmente irsute e vestite in lunghi abiti neri che erano stati
accuratamente strappati e lacerati. Presero gli strumenti, e i Campioni e i
loro accompagnatori si alzarono in piedi. Le Sorelle Stravagarie
attaccarono una melodia lenta e lugubre, e quasi subito Arseniya
chiese a Kaito: «Vuoi ballare?»
Il ragazzo accettò e l’accompagnò sulla
pista. La sua attenzione fu però attirata, più che dalla sua accompagnatrice,
dai conoscenti che ballavano vicino a lui. Harry sembrava voler scappare via da
un momento all’altro; Ginny strizzava gli occhi mentre Neville le pestava i
piedi; Silente volteggiava con Madame Maxime, ma la
sproporzione tra i due era tale che la punta del cappello di Silente
solleticava appena il mento di lei, nonostante lei si muovesse con molta grazia
per essere così robusta; Malocchio Moody era
impegnato in un goffo two-step con la professoressa Sinistra, che evitava nervosamente
la sua gamba di legno; Fred e Angelina ballavano con tanto entusiasmo che i
ragazzi attorno a loro si scostavano per paura di essere travolti.
Quasi di colpo si ricordò della persona che
aveva fra le braccia e le fece un sorriso cortese. Per un attimo il suo sguardo
fu attirato dalla fresia rossa fra i capelli di Arseniya.
Che strano, avrebbe giurato che durante
la cena fosse stata nera...
Al cambio di una canzone, la ragazza lo
strinse decisamente più stretto. Kaito rimase impassibile, ma il suo pensiero
andò immediatamente ad Aoko. Forse non era stata una grande idea accettare
quell’invito, chissà che idee si era messa in testa quella ragazza...
Fu un attimo. Il volto di lei scivolò sulla
sua spalla e gli sussurrò dolcemente: «Come
immaginavo, sei un ottimo ballerino, Kaito-kun,
giusto un po’ distratto... cerchi forse Aoko? Non è carino nei miei
confronti...»
Kaito dalla sorpresa sussultò e spinse
indietro la ragazza per poterla guardare bene in volto. Certo, la sua voce e il
suo volto non erano cambiati, ma il tono di quelle parole in giapponese e il
sorriso totalmente diverso che ora sfoggiava erano inconfondibili.
«A-A-Akako???»
La ragazza, con nonchalance, continuò a
trascinarlo nella danza, parlandogli in giapponese: «Te l’avevo detto che prima o poi ti avrei trovato e questa volta, a
giudicare dalla tua faccia, sono riuscita a sorprenderti. Niente male, direi.»
Kaito cercò di staccarsi: «Cosa ci fai qui?»
Akako lo strinse più forte: «Niente colpi di testa, mio caro... se mi
scoprono finiamo nei guai tutti e due, e lo sai bene... non ti resta che
continuare a ballare con me.»
Kaito sospirò, recuperando la sua faccia da
poker. Akako poteva benissimo inventarsi che l’aveva
fatta entrare lui al castello, e anche se fosse riuscito a dimostrare la sua
innocenza avrebbe passato un bel po’ di grane.
«La
mia domanda non cambia. Cosa ci fai qui?»
«Oh,
quanto sei diretto. Piuttosto, non ti complimenti con me? Ti ho fregato alla
grande!»
«Ti
concedo che davvero non pensavo riuscissi a infiltrarti qua dentro...»
«Grazie.
E per il travestimento?»
Kaito fece una smorfia: «Pozione Polisucco.
Hai continuato a berla durante la cena per farne durare l’effetto. Complimenti
per averne annullato la puzza, piuttosto dov’è la povera ragazza di cui hai
preso il posto?»
Akako lo guardò sorpresa: «Oh, avete già studiato la Pozione Polisucco?
Pensavo fosse più avanti nel programma!»
«Non
cambiare argomento e rispondimi.»
«Addormentata
nel vascello di Durmstrang. Le modificherò i ricordi
e le farò credere di aver partecipato davvero al Ballo.»
«Sei diabolica.»
«Grazie
per il complimento, Kaito-kun. E sul mio accento
russo? L’ho studiato per due settimane per ingannarti a dovere...»
Kaito la guardò serissima: « Cosa ci fai qui?»
Akako sorrise maliziosa: «Volevo strapparti un ballo a tua insaputa, e ci sono riuscita alla
grande.»
«Non
mi freghi. Non metteresti su un piano così elaborato per così poco. Avanti,
voglio la verità.»
Akako non rispose subito, continuò a volteggiare
ancora per qualche minuto, trascinandosi dietro un riottoso Kaito, che con la
coda dell’occhio poté notare altre cose curiose, come il professor Silente ballare
con la professoressa Sprite e Ludo Bagman fare il
baciamano alla professoressa McGranitt. Poi alla fine parlò.
«Ti
andrebbe di tornare a casa?»
Il prestigiatore la guardò serio: «In che senso?»
«Nel
senso di tornare in Giappone. Di frequentare la scuola di magia giapponese.»
Kaito ridacchiò: «Non posso! Me l’hai detto tu che è frequentata solo da bambini, no?»
«Sei
fuori età anche per Hogwarts e non mi pare che per te sia mai stato un problema
finora! Su, pensaci bene: niente più viaggi estenuanti, una visione della magia
più vicina alla tua cultura, una bella occasione di arricchimento culturale...
ho parlato con i professori, potrebbero
darti lezioni private, senza farti frequentare con gli altri bambini, e
potresti persino tornare a casa a dormire tutte le sere!»
«Addirittura?
Ti sei data davvero da fare per arrivare al punto di contattare già la scuola!»
Akako non rispose, limitandosi ad abbassare lo
sguardo, ma Kaito quasi non lo notò, immerso nei suoi pensieri. Mahoutokoro...
In condizioni normali non sarebbe stata neanche una
cattiva proposta. Poter stare vicino ai suoi amici, ad Aoko, senza sempre dover
sparire per mesi... forse, se quella proposta gli fosse stata fatta l’anno
prima, ci avrebbe pensato molto seriamente.
Ma la situazione era cambiata. Innanzitutto aveva dei
buoni motivi per non avere questa smania di rivedere così in fretta la sua
famiglia, e di non voler riprendere subito i panni di Kid; anche la questione
dei viaggi non era più potenzialmente così incidente, con la Smaterializzazione
poteva arrivare ovunque in una frazione di secondo; e gli amici... aveva un
sacco di amici anche lì ad Hogwarts. Andarsene avrebbe significato abbandonarli
per sempre, mentre invece continuando a fare come aveva fatto fino a quel
momento bene o male era riuscito a mantenere i rapporti sia con la sua vita
giapponese che inglese.
Più di tutto, però, c’erano delle parole che gli
rimbombavano in testa.
«No,
no... non deve rimanere da solo o finirà nelle mani sbagliate. Non voglio che
mio figlio riceva un’educazione come la mia! Se finisce nelle mani di Mahoutokoro è perduto...»
Suo padre aveva fatto di tutto, letteralmente di tutto, per non farlo
andare in quell’istituto. Accettare la proposta di Akako
avrebbe significato tradirlo, e nonostante tutte le bugie che gli aveva
raccontato per tutta la vita, sapeva che l’aveva fatto perché gli voleva bene.
No, non si sentiva ancora pronto a voltare le spalle così al prestigiatore più
bravo del mondo, al suo idolo di sempre, a suo padre.
«Grazie
per la proposta, Akako, ma sto bene qui.»
«Sei
sicuro? Una proposta del genere potrebbe non arrivare mai più.»
«Lo
so, ma qui mi trovo molto bene.»
«E
Aoko? E me?»
Kaito sorrise: «Ormai so che sapete aspettare.»
Akako scivolò dalle braccia di Kaito e con un
sorriso triste fece per uscire dalla Sala Grande. Kaito le andò dietro, non
sapendo esattamente come potesse reagire la ragazza al suo rifiuto.
«Kitai
shimasu! Kitai shimasu!»
Poi, notando qualcuno che lo guardava male,
aggiunse in russo e in inglese: «Ozhidat'! Aspetta!»
Akako si fermò giusto sul portone d’ingresso,
guardandolo con aria malinconica, e continuando a parlare in giapponese: «No, Kaito, non posso fermarmi. Tu sai come
mi sono infiltrata qui, e sai che non posso aspettare. Ci sentiremo ancora.»
Kaito guardò l’orologio dell’ingresso. Era
già passata un’ora da quando avevano cominciato a ballare?
Con un gesto della bacchetta, Akako fece comparire fra le mani di Kaito una rosa gialla. Gelosia.
«Grazie
per la bella serata. Do svidaniya. Sayonara.»
E corse via nel parco, prima che Kaito
potesse inseguirla. Per un momento Akako maledisse il
fatto che dentro Hogwarts non ci si potesse smaterializzare, o avrebbe avuto un
metodo sicuro per essere certa che Kaito non la seguisse. Mentre correva, fra i
suoi capelli cominciarono ad apparire ciocche scure e il suo volto cominciò ad
assumere tratti orientali che male si abbinavano al resto. Non fu facile
continuare a correre mentre il corpo subiva una metamorfosi, ma quando rientrò
nel vascello di Durmstrang Akako
era già tornata se stessa. Sospirò, mentre con un rapido movimento della
bacchetta si cambiava d’abito. Non era stato facile, neanche un pochino. Dopo
aver ripreso un attimo fiato, andò a controllare come stesse la vera Arseniya, e come aveva promesso le modificò nel sonno i
ricordi, per darle almeno l’illusione di aver passato una bella serata con un
misterioso ragazzo orientale... bello e
coraggioso, così coraggioso da essersi presentato al ballo vestito da Kid...
quanto le aveva sussultato il cuore quando l’aveva visto... aveva dovuto
aspettare un po’ di tempo per avvicinarlo proprio per recuperare la calma e il
controllo di sé.
Come da accordi, Akako
si diresse verso l’ufficio di Karkaroff. Era in
anticipo, lo sapeva, ma avrebbe atteso. Kaito non aveva tutti i torti, in quel
periodo persino lei aveva imparato ad aspettare. Sospirò ancora. Nonostante
tutto... nonostante tutto era così felice che Kaito avesse rifiutato la sua offerta...
Come
da tradizione, tre settimane prima di Natale, la sua annata di ex studenti
della Mahoutokoro si ritrovava per una cena, per salutarsi e per
informarsi a vicenda degli ultimi e rispettivi sviluppi in campo magico. E come
da tradizione la tavolata era presieduta da colui che li aveva indirizzati nel
loro percorso di studi, il preside Nabe,
che persino in quell’occasione informale continuava a riservarsi un ruolo di
comando e controllo, dando la parola a ognuno e facendo domande ben precise
sulle loro vite private. Akako era sempre felice di
quelle cene, dove poteva essere se stessa senza remore, circondata da altre
persone che, per la maggior parte, amavano come lei le Arti Oscure.
Il preside Nabe, a un certo punto,
si rivolse a lei: «Allora, Koizumi, hai poi trovato notizie precise sulla
localizzazione di Hogwarts?»
La ragazza ne rimase sorpresa, poi sorrise: «Vedo che come
sempre non le sfugge nulla, preside.»
L’uomo le restituì il sorriso mellifluo: «Infatti. Era una
ricerca piuttosto interessante, e me ne sono giunte voci. Hai fatto progressi?»
«Purtroppo no, signore.»
«Peccato... ma, se posso chiedere, come mai t’interessava
tanto?»
Akako trattenne un sospiro. La cortesia mostrata dal preside era
poco veritiera, la ragazza sapeva benissimo di non potersi sottrarre alla
domanda, come sempre.
«Un mio conoscente è stato iscritto in quell’istituto, e la
cosa mi è parsa strana, essendo giapponese... semplice curiosità.»
Gli occhi di Nabe si accesero di una
vivida luce: «Hai ragione, effettivamente è piuttosto strano... come si
chiama?»
Akako fu combattuta per qualche secondo. La curiosità del preside
non era un bel segnale, ma non aveva altra scelta. Era sua abitudine condire le
sue cene con abbondanti dosi di Veritaserum, e tutti
lo sapevano bene.
«Kaito Kuroba.»
L’uomo rimase sovrappensiero per un po’: «Kuroba, eh?»
Per il resto della cena non ripresero più l’argomento, ma
appena prima di andarsene Akako venne fermata dal
preside.
«Koizumi, potresti venire un attimo nel mio ufficio?»
Ecco come si era
ritrovata dall’altra parte del mondo, nell’ufficio di Karkaroff,
vecchio amico di Nabe, a dover fare una proposta che
lei non si sarebbe mai sognata di fare. Sospirò ancora, trattenendo una lacrima.
Kaito purtroppo non avrebbe mai capito, e forse se l’era inimicato una volta di
più, proprio nel momento in cui avevano ricominciato ad andare più d’accordo.
George, rimasto senza accompagnatrici, vide
Kaito avviarsi verso la scalinata.
«Kaito! Ehi, Kaito!»
«Ciao, George. Tutto bene?»
«Quello lo chiedo a te! Come mai vai via
così presto?»
Il prestigiatore si limitò ad agitare la
rosa gialla che gli era rimasta in mano: «La mia accompagnatrice mi ha appena
dato buca.»
«La misteriosa studentessa di Durmstrang?»
Kaito sorrise tristemente: «Ne avessi
azzeccata una... non era misteriosa, non era di Durmstrang
e non era neppure una studentessa!»
George era sempre più confuso: «Che... che
significa?»
«Vorrei saperlo pure io. L’ultima cosa che
mi sarei aspettato di trovarmi qui era una visita da casa.»
«Non capisco.»
Il ragazzo sospirò, visibilmente stanco:
«Neppure io. Ti spiace se ne riparliamo domani? Magari mi sarò chiarito un po’
le idee, ora ho davvero bisogno di dormire.»
«D’accordo.»
«Vai a goderti la festa, ok? Sto bene.»
«Come preferisci. Buonanotte, allora.»
«Buonanotte.»
Il ragazzo salì la gradinata e, appena fu
sicuro che nessuno fosse nei paraggi, si smaterializzò direttamente nel
dormitorio del terzo anno. In due secondi netti si cambiò d’abito, per poi mettersi
a letto. Aveva rinunciato alle sue vacanze per stare lontano dai suoi soliti
pasticci, e poi questi l’avevano inseguito fin lì. Che strano destino...
Osservò ancora una volta la rosa che gli
aveva lasciato Akako. Già, Akako...
era stata strana. Forse non più strana del solito, ma lo era stata in modo... diverso, seppure non sapesse spiegare
neppure a se stesso come. Aveva l’impressione che gli stesse sfuggendo qualcosa
di grosso, forse dopo una dormita gli si sarebbero schiarite le idee.
Con un gesto della mano fece sparire la
rosa e chiuse gli occhi. Quando gli altri Grifondoro tornarono dal Ballo del
Ceppo, si era già addormentato da un pezzo.
E rieccomi! Mi dispiace tantissimo che sia passato così tanto
tempo dall’ultimo aggiornamento, purtroppo il lavoro, qualche problema e un
piccolo blocco creativo su questa storia mi hanno rallentato più di quanto
avrei voluto. Ho cercato di tenermi comunque attiva nella scrittura (se vi
piacciono storie fantastiche, i romanzi di Miss Peregrine, i Pokémon e prossimamente su questi schermi Animali
Fantastici e dove trovarli buttate un occhio alla mia pagina), e spero di
riuscire a ritornare al vecchio ritmo. Sappiate sempre che non ho intenzione di
abbandonare questa storia.
Se volete approfondire qualcosa su questo capitolo, fate una ricerchina sul linguaggio dei fiori, potreste scoprire
notizie interessanti...
Intanto ringrazio come sempre chi ha commentato, ovvero fenris, mergana, Valedd32,
_happy_04, sophi33, Lunaby e Tsuki
no Sasuke.
Prossimo capitolo? I Malandrini torneranno in azione per aiutare
un paio di persone in difficoltà...
Alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92