La professoressa Burbage
sorrise soddisfatta: «Ottimo lavoro con quei circuiti elettrici, ragazzi! Ora
saremo in grado di parlare della tecnologia babbana...»
I vari studenti salutarono educatamente
l’insegnante e si allontanarono dall’aula, mentre Kaito venne trattenuto ancora
per un attimo.
«Grazie per avermi procurato questo
interessantissimo libro babbano.»
Il ragazzo sorrise: «Non è nulla, è solo un
libro di scuola superiore.»
«Sto pensando di andare ad acquistare altri
libri scolastici, sono molto pratici.»
«Mi sembra una buona idea. Adesso mi scusi,
ma devo proprio andare.»
«Certo, certo. Arrivederci, Kuroba.»
Il ragazzo sospirò, uscendo dalla stanza.
In un certo senso quelle lezioni erano per lui inutili, ma d’altra parte era un
modo come un altro per avere un contatto con il mondo che lo attendeva a casa e
che a volte gli mancava più che mai. Salì le scale di corsa, per tornare in
fretta nella Sala Comune, ma al settimo piano si ritrovò i Malandrini con un
foglio in mano e una faccia da funerale.
«Ragazzi, che succede?»
George non rispose, limitandosi a porgere
il foglio. Era una pagina di giornale.
L'ERRORE GIGANTESCO DI SILENTE
Albus Silente, eccentrico Preside della Scuola
di Magia e Stregoneria di Hogwarts, non ha mai avuto paura di fare scelte
discutibili in fatto di personale docente, scrive Rita Skeeter, inviato
speciale. A settembre di quest'anno ha assunto Alastor «Malocchio» Moody, il noto ex Auror
iettatore, per insegnare Difesa contro le Arti Oscure, una decisione che ha
fatto aggrottare molte fronti al Ministero della Magia, data la ben nota
abitudine di Moody di aggredire chiunque faccia un
movimento brusco in sua presenza. Malocchio Moody,
comunque, sembra gentile e responsabile, se confrontato con il semiumano che
Silente ha assunto per insegnare Cura delle Creature Magiche.
Rubeus Hagrid, che ammette di essere stato
espulso da Hogwarts al terzo anno, da allora si gode il posto di guardiacaccia,
lavoro garantitogli da Silente. Lo scorso anno, però, Hagrid ha fatto uso della
sua misteriosa influenza sul Preside per assicurarsi anche il posto di
insegnante di Cura delle Creature Magiche, davanti a parecchi candidati con
migliori credenziali.
Hagrid,
decisamente enorme e feroce di aspetto, ha usato l'autorità da poco acquisita
per terrorizzare gli studenti a lui affidati con una successione di orrende
creature. Mentre Silente finge di non vedere, Hagrid ha causato menomazioni a
parecchi allievi durante una serie di lezioni che molti ammettono essere state
«decisamente spaventose». «Io sono stato aggredito da un Ippogrifo, e il mio
amico Vìncent Tiger si è preso un brutto morso da un
Vermicolo» dichiara Draco Malfoy, uno studente del
quarto anno. «Tutti quanti detestiamo Hagrid, ma abbiamo troppa paura per
parlare».
Hagrid
non intende comunque porre fine alla sua campagna intimidatoria. Nel corso
della sua conversazione con un inviato della Gazzetta del Profeta il mese scorso, ha ammesso di allevare
creature che ha battezzato «Schiopodi Sparacoda»: si tratta di un incrocio altamente pericoloso
tra una Manticora e un Fiammagranchio. La creazione
di nuove razze di creature magiche è, come tutti sanno, un'attività generalmente
tenuta sotto stretto controllo dall'Ufficio Regolazione e Controllo delle
Creature Magiche. Hagrid, a quanto pare, si considera al di sopra di queste
futili restrizioni.
«Mi
stavo solo divertendo un po'» ha dichiarato prima di cambiare argomento in fretta
e furia.
Come
se non bastasse, la Gazzetta
del Profeta ha ora scoperto le prove del fatto che Hagrid non è - come
ha sempre finto di essere - un mago purosangue. In effetti non è nemmeno un
umano purosangue. Siamo in grado di rivelare in esclusiva che sua madre è
nientemeno che la gigantessa Fridwulfa, il cui
domicilio è attualmente sconosciuto.
Sanguinari
e violenti, i giganti sono arrivati alla soglia dell'estinzione combattendo gli
uni contro gli altri nel corso dell'ultimo secolo. I pochi superstiti si sono
uniti a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e si sono macchiati di alcune delle
più terribili stragi di Babbani del suo regno di
terrore.
Mentre
molti dei giganti che hanno servito Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sono
stati uccisi dagli Auror in lotta contro il Lato
Oscuro, Fridwulfa non era tra di loro. È possibile
che sia fuggita in una delle comunità di giganti ancora esistenti tra monti
stranieri. Se le sue bizzarrie nel corso delle lezioni di Cura delle Creature
Magiche significano qualcosa, comunque, il figlio di Fridwulfa
sembra aver ereditato la sua natura violenta.
Per
un bizzarro scherzo del fato, Hagrid pare aver stretto una salda amicizia con
il ragazzo che ha provocato la caduta di Voi-Sapete-Chi, costringendo di
conseguenza la propria stessa madre, come il resto dei sostenitori di
Voi-Sapete-Chi, a nascondersi. Forse Harry Potter non conosce la sgradevole
verità sul suo grosso amico: ma Albus Silente certo
ha il dovere di garantire che Harry Potter, con i suoi compagni, sia messo in
guardia contro i pericoli che corre chi frequenta Mezzigiganti.
Sheridan era molto abbattuta: «Edizione
serale della Gazzetta del Profeta, credo che Aoko ne abbia una copia anche per
te...»
Kaito era semplicemente sconvolto: «Rita Skeeter! Ancora lei! Ma con tutte le idiozie che scrive c’è
qualcuno che la segue?»
Fred sospirò: «Moltissime persone, anche
insospettabili, credono più a lei che a Silente.»
George annuì: «Tra cui nostra madre, che ci
ha già chiesto di dis-iscriverci da Cura delle
Creature Magiche.»
Kaito continuava a rileggere l’articolo
scuotendo la testa: «È... è assurdo! Conosciamo Hagrid da anni, non è
assolutamente nulla di quanto descritto in questo articolo!»
Sheridan fece una smorfia: «Forse Mezzogigante sì, però, questo dovrai ammetterlo.»
Il prestigiatore sbarrò gli occhi
sconvolto: «E allora? Conosco babbani, maghi, streghe, fantasmi, folletti, Lupi Mannari, Animagus, Basilischi, Schiopodi Sparacoda, detective, bambini super intelligenti, fan girl
assatanate, Gazza e Mrs Purr,
non mi pare che sia un problema aggiungere alla lista anche un Mezzogigante! Credete davvero ancora alle fiabe con gli
orchi che mangiano i bambini?»
Fred si rese subito conto che l’amico non
era in grado di comprendere la gravità della situazione: «Forse per te è più
facile proprio perché vieni dal mondo babbano, ma per
un mago la cosa è più complicata... vedi, i Giganti hanno causato veramente
molte vittime nella comunità magica e babbana.»
Kaito arrotolò il giornale nervosamente:
«Ma è Hagrid! Lui ha mai fatto qualcosa di male? Non è neppure colpevole della
propria espulsione! È ingenuo, vive in un mondo tutto suo fatto di bestie
brutte e qualche volta pericolose, ma per i suoi studenti e amici è pronto a
sacrificare se stesso.»
Fred annuì con un sorriso triste: «Lo
sappiamo benissimo.»
Ripensò per un momento a quel giorno di tre
anni prima, quando incontrò Hagrid all’aeroporto.
«Oh, Kaito, eccoti finalmente! E non osare mai più chiamarmi signore,
chiaro? Sono Rubeus Hagrid, custode delle chiavi e
dei luoghi di Hogwarts!»
«Ma avete tutti dei titoli così lunghi?»
«Nonostante il titolone, sono solo il guardiacaccia! E mi puoi chiamare
tranquillamente Hagrid, come fanno tutti! Il professor Silente mi ha parlato
molto bene di te, mi ha detto che sei uno in gamba…»
«Mi fa piacere!»
«… e che devo convincerti dell’esistenza della magia portandoti a Diagon Alley, altrimenti non verrai a Hogwarts! È una
grossa responsabilità, ma io sono l’uomo di fiducia del preside e non mi tiro
indietro! Avanti, allora, andiamo!»
Ed aveva mantenuto la parola, non si era
mai tirato indietro. Fino a quel momento.
George disse: «Infatti abbiamo risposto a
mamma che non ci interessa cosa scrive Rita Skeeter,
ma solo quello che abbiamo vissuto con lui.»
Sheridan alzò le spalle: «I miei non seguono
la Gazzetta, quindi non credo ci siano problemi.»
Kaito sorrise, cercando di recuperare la
sua faccia da poker e porgendo loro le mani: «Che ne dite di fare una veloce
visitina ad Hagrid, per vedere come sta?»
In un attimo i quattro si ritrovarono davanti
alla porta della capanna di Hagrid. Tutte le tende erano tirate e
s’intravvedeva solo la luce del caminetto.
Dopo un momento di esitazione, Kaito bussò
alla porta: «Hagrid?»
Nessuna risposta. Riprovarono tutti, a
turno, ma l’omone non rispose mai. Un po’ amareggiati, tornarono indietro,
smaterializzandosi tutti in quell’aula abbandonata che spesso usavano come
punto d’incontro. Kaito li lasciò andare e si buttò a sedere su un banco, un
po’ corrucciato: «Me l’aspettavo, ma speravo che Hagrid fosse più forte di due
parole su questa carta straccia.»
Futago sospirò: «Te l’avevo detto, Mangetsu, per i maghi la questione è più delicata.»
Il gemello continuò: «Un po’ più di un
secolo fa ci fu una guerra fra giganti che fu una vera e propria catastrofe: babbani uccisi, villaggi distrutti, giganti e mezzo giganti
che si trucidavano tra loro con la forza fisica o con la magia... oltre a
questi danni materiali, ci furono anche gli ovvi problemi di segretezza.
Insomma, un gigante è... bè... gigante, lo
vede anche un babbano! Pensa a tanti giganti che si combattono!»
Momoka concluse: «Anche se la situazione si è
calmata, i pregiudizi sui mezzo giganti sono rimasti, anche in virtù della
natura non proprio pacifica del genitore.»
Mangetsu sbuffò: «E figurati se i pregiudizi
spariscono...»
Una voce, accompagnata da una risata
stridula, fece trasalire Kaito e Sheridan: «Già... non sono mica fantasmi!»
I gemelli, invece sospirarono rassegnati:
«Ciao Pix! Anche tu da queste parti?»
Il poltergeist comparve in mezzo alla
stanza: «Oh, io sono ovunque si complotti...»
Kaito alzò gli occhi al cielo. Non aveva
avuto troppe occasioni per interagire con Pix, ma la
sua fama era rinomata, e i suoi scherzi malandrini
ancora di più.
«... e voi quattro complottate veramente
tanto! Siete divertenti voi Malandrini!»
Uno sguardo preoccupato passò fra gli occhi
di tre Malandrini su quattro. Se Pix era a conoscenza
delle loro attività, tutto il loro lavoro era potenzialmente a rischio. Kaito,
come sempre, mantenne la sua faccia da poker, anzi, sorrise persino divertito.
«Allora, Pix,
cosa vuoi da noi? Se ci segui da così tanto tempo e non ci hai detto o fatto
niente finora, significa che qualcosa è cambiato.»
Pix fece un inchino molto sgraziato: «Non ti
si può nascondere nulla, Mangetsu. Mi servirebbe un
aiutino per un bello scherzo che voglio fare a Gazza, e penso che voi possiate
darmelo.»
«In cambio del tuo silenzio.»
«In cambio del mio silenzio e di un nome in
codice!»
Kaito alzò un sopracciglio, divertito: «Non
pensavo ti interessassero queste cose!»
Il poltergeist ridacchiò: «Mi interessa
tutto ciò che è divertente.»
Fred e George si scambiarono uno sguardo
d’intesa e proposero in coro: «Abbiamo un’offerta ancora migliore!»
Pix si sfregò le mani: «Sentiamo!»
«Se ce lo chiedi, ti copriremo per i tuoi
scherzi...»
«... ma se te lo chiediamo, tu farai lo
stesso per i nostri.»
Sheridan annuì: «Mi pare un buon affare. Ci
stai?»
Pix afferrò le mani di tutti i presenti:
«Andata! Allora, il mio nome da Malandrino?»
Kaito ci pensò un po’ su, poi rispose: «Gōsuto. Significa fantasma in giapponese, ma non c’è un vero e proprio nome per il
poltergeist, credo sia quello che si avvicini di più...»
Pix alzò le spalle: «Va bene. Vi darò presto
mie notizie!»
E sparì ridacchiando sguaiatamente. Rimasti
soli, i Malandrini sospirarono.
«Perché ho l’impressione di aver appena
fatto l’idiozia più grossa della mia vita?»
«Forse no. Con tutto quello che abbiamo in
programma un aiuto in più penso possa servire.»
Sheridan scosse la testa: «Che abbiamo in agenda
oltre l’aiutare i Campioni e Hagrid?»
Kaito fece un’espressione estremamente
malandrina: «E una vendetta contro la Skeeter?»
Momoka lo guardò sorpresa: «Ma Mangestu! Quello era compreso nel pacchetto di aiuto ad
Hagrid!»
I gemelli risero: «E allora direi che siamo
a posto.»
Qualche giorno dopo Kaito, Sheridan,
Stephen, Ginny e Colin si avviarono verso la capanna di Hagrid. Le lezioni di
Cura delle Creature Magiche non erano mai state annullate, nonostante il
guardiacaccia non fosse mai uscito dalla sua casupola. Kaito era estremamente
preoccupato, era andato ogni giorno a controllare che l’amico stesse bene,
persino quando aveva saltato l’uscita ad Hosmegade
per studiare, ma non aveva mai avuto risposta e piombargli direttamente in
casa, per quanto fosse in suo potere, gli sembrava anche tremendamente
maleducato e irrispettoso.
Sheridan sembrava abbattuta: «Secondo te
questa volta verrà a farci lezione?»
Ginny scosse la testa: «Penso ci sarà
ancora la supplente...»
Stephen fece una smorfia: «Se Hagrid non
esce nemmeno per controllare gli Schiopodi, allora la
situazione è proprio grave.»
Colin invece non disse nulla, stringendo
con forza la sua borsa. Kaito non poté non notare la stranezza del suo
comportamento. Nessun commento, nemmeno sulla possibilità di poter fare qualche
foto?
Non ci fu però il tempo di approfondire,
perché davanti alla capanna si ritrovarono una vecchia strega coi capelli grigi
tagliati cortissimi e il mento molto pronunciato.
«Muovetevi, allora, la campana è suonata
cinque minuti fa.»
Ormai avevano imparato a conoscere lo stile
della professoressa Caporal, quindi i Grifondoro si affrettarono a
raggiungerla. L’insegnante avanzò lungo il recinto degli enormi cavalli di Beauxbatons, che tremavano di freddo, mentre gli studenti
le andavano dietro in silenzio, in fila indiana, come paperelle
dietro alla mamma. Qualcuno lanciò uno sguardo malinconico alle proprie spalle,
come per controllare se Hagrid si fosse affacciato alla finestra, ma poi
sospirando tornarono a seguire la nuova docente. Si fermarono solo quando
giunsero a un albero al limitare della Foresta, dov'era legato un grosso,
bell'esemplare di unicorno. Un coro di ammirazione si levò dalle ragazze. L'unicorno
era di un bianco cosi splendente che a confronto la neve sembrava grigia.
Grattava il suolo nervosamente con gli zoccoli d'oro, gettando indietro la
testa cornuta.
La professoressa Caporal tese un braccio «I
ragazzi stiano indietro! Preferiscono il tocco femminile, gli unicorni. Le
ragazze davanti, e avvicinatevi con cautela. Avanti, adagio!»
Lei
e le ragazze avanzarono lentamente verso l'unicorno, lasciando i ragazzi
indietro, vicino alla staccionata, a guardare.
Kaito rifletté ad alta voce: «Che strano,
anche Harry mi aveva parlato di unicorni... ci fanno la stessa lezione?»
Stephen alzò le spalle: «Evidentemente la
professoressa avrà ritenuto che fossero indietro col programma.»
Il prestigiatore rimase un attimo in
silenzio, poi trasalì. Il compagno lo guardò preoccupato: «Che succede?»
«Ragiona per un momento, Stephen! Abbiamo
davanti a noi una creatura magica bellissima, rara da vedere e immobilizzata...
non ti sembra che manchi qualcosa?»
Il ragazzo non rispose, sempre più
perplesso e Kaito sussurrò all’orecchio: «Un
flash, ad esempio?»
Solo a quel punto Stephen capì e sbarrò gli
occhi: «Dov’è Colin?»
Il prestigiatore sospirò: «Aspetta qui, lo
vado a cercare.»
«Vengo anch’io.»
«No, se spariscono tutti i Grifondoro la
Caporal se ne accorgerà! E poi sono abituato a mettermi nei guai, tu cerca di
tenerti la fedina penale pulita finché puoi.»
Stephen, riluttante, annuì: «D’accordo.»
E con nonchalance Kaito arretrò sempre di
più, fino a sparire alla vista della Caporal, poi si voltò e si mise a correre.
Dove poteva essere andato Colin? Cosa poteva esserci di più interessante di un
unicorno da fotografare?
Un grido lo fece trasalire. Proveniva dalla
foresta. Senza riflettere ulteriormente, Kaito si diresse da quella parte. Un altro
grido gli confermò i suoi peggiori timori.
«Colin!»
Il grido aumentò ancora, per poi placarsi
di colpo. La faccia da poker di Kaito fu messa a durissima prova in quei pochi
secondi necessari a fargli raggiungere la zona, ma quello che vide lo lasciò
per un attimo immobilizzato. Colin era a terra, spaventato, mentre Hagrid
allontanava a forza un ragno grande come il ragazzino. La macchina fotografica
era stata spiaccicata su un albero come una frittella.
D’istinto Kaito afferrò la bacchetta e
gridò: «Wingardium Leviosa!»
Il ragno si sollevò da Hagrid e rimase a
fluttuare a mezz’aria, agitandosi un po’. Per un paio di secondi sembrò che
qualcuno avesse premuto il pulsante del fermo immagine, poi Kaito sospirò:
«State bene?»
Colin annuì in modo frenetico e Hagrid
rispose sommessamente: «Sì, grazie.»
Il prestigiatore rispose con calma: «Bene.
Hagrid, come posso fare atterrare questo ragno senza che ci salti nuovamente
addosso?»
«Basterà uscire dalla Foresta, ci considera
intrusi nel suo territorio. O almeno, considera voi due degli intrusi nel suo
territorio, mi conosce ma non si fida di voi.»
«D’accordo. Colin vieni, andiamo via.»
Il ragazzino si alzò e velocemente si
allontanò, mentre Kaito arretrava lentamente, mantenendo l’incantesimo. Non
appena Hagrid diede il segnale, il prestigiatore lasciò andare il ragno, che
zampettò via velocemente. Il tempo di tirare un sospiro di sollievo e si voltò
subito verso Colin: «Cos’è successo?»
Il ragazzo sembrava sull’orlo di una crisi
di pianto: «Io... io volevo solo aiutare Hagrid a stare un po’ meglio... ho
pensato che se rimaneva sempre chiuso in casa magari non sapeva come stessero
gli animali, così volevo fotografarli e passargli le foto da sotto la porta...»
Hagrid si avvicinò, mentre Colin continuava
a parlare, come un fiume in piena: «Sono andato dagli Schiopodi
Sparacoda ed è andato tutto bene, così ho provato ad
avvicinarmi alla Foresta... non volevo avventurarmi troppo, ho fatto attenzione
a non perdermi, ma non ho pensato che il flash potesse spaventare quel ragno...
poi Hagrid deve avermi sentito urlare, è uscito e...»
Senza lasciargli il tempo di concludere, il
guardiacaccia lo sollevò di peso e lo strinse a sé con delicatezza: «Grazie. È
stato un pensiero bellissimo, ma non ti devi mai più metterti in pericolo per
me.»
Colin ricambiò l’abbraccio: «E tu non devi
chiuderti in casa, non è giusto, non hai fatto niente di male.»
Senza lasciarlo Hagrid rispose: «Lo so, lo
so... ci sono venuti Harry, Ron, Hermione e persino
il professor Silente ieri sera a dirmelo... ma ero ancora un po’ indeciso.»
Kaito si decise a intervenire: «E adesso?»
Finalmente il guardiacaccia tornò a posare
Colin a terra: «Adesso so che a voi ci servo ancora.»
Il piccolo Canon lo guardò speranzoso:
«Tornerai a fare lezione?»
Hagrid annuì: «Ora vi conviene tornare, o
finite entrambi in punizione. Ci vediamo dopo in Sala Grande.»
«Lo prometti?»
«Promesso. Andate, andate.»
Colin tornò sui suoi passi con un
sorrisone, incurante della perdita della sua macchina fotografica, e il
prestigiatore gli andò dietro.
«Ah, Kaito?»
Il ragazzo si voltò: «Sì?»
Hagrid aveva l’aria un po’ imbarazzata: «Grazie
anche a te.»
Kaito alzò le spalle: «Figurati, per un Wingardium Leviosa...»
Il guardiacaccia scosse la testa: «Per
essere venuto tutti i giorni a trovarmi anche se non ti aprivo mai.»
Kaito gli rivolse un sorriso malinconico:
«Tu mi hai fatto entrare in questo mondo, farti tornare fra noi era il minimo.
Per fortuna sei uscito prima che tentassi di scassinare la porta.»
E con un cenno della testa da parte di
entrambi si congedarono.
Sheridan abbassò il libro mentre,
finalmente, Colin, Kaito e Stephen tornavano nel dormitorio, completamente
sporchi da qualcosa di indefinito ma sicuramente puzzolente e non piacevole.
«Bentornati. Tutto bene?»
Stephen fece una smorfia: «Non ho capito
perché la Caporal ha messo in punizione pure me.»
Kaito sospirò: «Perché sei un pessimo
alibi. Metterti a balbettare mentre ti chiedeva dove fossimo finiti era la cosa
peggiore che potessi fare.»
Il compagno arrossì, tanto che le sue
lentiggini quasi scomparvero: «Non sono bravo a mentire se mi prendono di
sorpresa...»
Colin chiese: «Hagrid c’era a pranzo?»
Sheridan sorrise: «Sì, è venuto.»
Kaito si stiracchiò: «E allora è valsa la
pena strigliare e sistemare le stalle dei cavalli di Beauxbatons.
Io vado a darmi una lavata!»
Sheridan lo fermò e gli sussurrò: «Ah, a
proposito di bagno... dopo riunione extra dei Malandrini.»
Kaito la guardò di storto: «E che c’entra
il bagno?»
«Lo scoprirai.»
Dopo l’indispensabile ripulita e la gradita
cena, Fred, George e Kaito pendevano dalle labbra di Sheridan.
«Mentre voi eravate... impegnati, oggi pomeriggio...»
Futago diede una gomitata a Mangetsu:
«Tu cosa facevi di bello?»
«Spalavo il letame dei cavalli di Beauxbatons per aver salvato Colin da un ragno gigante
nella Foresta.»
Soseiji lo guardò ammirato: «Wow, abbiamo un eroe
tra noi! Sì, bè, a parte la questione del letame...»
Mangetsu alzò gli occhi al cielo divertito: «E
voi?»
«Lanciavamo Caccabomba
nei sotterranei per distrarre Gazza e permettere a... Gosuto,
giusto?»
Kaito sospirò, decidendo di lasciare
perdere la pronuncia: «Sì, il soprannome di Pix è
quello.»
«A Pix, appunto,
di smontare tutte le armature del quarto piano per creare la riproduzione in
scala 1:1 di un Erumpent e dare la carica ai
poveracci che passavano di lì... piuttosto divertente, devo ammetterlo.»
Momoka tossicchiò nervosamente e tutti i maschi
si zittirono.
«Grazie. Dicevo, mentre eravate impegnati,
chi in un modo, chi nell’altro, io ho trovato il modo di aiutare Harry.»
Kaito la guardò sorpresa: «Davvero? E come
hai fatto?»
La ragazza li guardò con aria veramente
malandrina e soddisfatta: «Ho pedinato Fleur Delacour mentre armeggiava con l’Uovo d’oro. Ah, Kaito,
spero che non ti dispiaccia, per passare inosservata ho preso dal tuo baule una
parrucca e una delle tue maschere.»
I gemelli si guardarono ridendo: «Ehi,
attenzione! Ha rubato a un ladro!»
«Brutto colpo per Kaito Kid, signori!»
Il prestigiatore li guardò con aria
fintamente arrabbiata, poi rispose: «Hai fatto bene, te le avrei date io se ci
fossi stato. Cos’hai scoperto?»
«L’uovo va aperto in acqua, in questo modo
i versi striduli che emette normalmente si trasformano in un canto melodioso
che contiene indizi.»
«Hai sentito cosa ha detto?»
Momoka arrossì leggermente: «Purtroppo il
messaggio era in francese, e io in quella lingua conosco giusto buon jour...»
Mangetsu schioccò le dita per disappunto:
«Accidenti, se ci fossi stato lo avrei tradotto senza problemi... non ti
ricordi proprio nulla?»
La ragazza scosse la testa e Futago rifletté: «Bè, in fondo ha senso, hanno
personalizzato l’Uovo per ogni Campione. Probabilmente solo quelli di Diggory ed Harry sono uguali.»
Soseiji sbottò: «Bè, cominciamo a dire questo ad
Harry, poi probabilmente troverà un modo per capire cosa gli verrà detto, alla
peggio può chiedere a noi, oppure ancora meglio ad Hermione.»
«Che facciamo, andiamo e glielo diciamo
così?»
Fred scosse la testa: «Credo che qualcosa
abbia intuito da solo, perché l’ho sentito complottare con Ron
per uscire domani notte per andare al bagno.»
Kaito ridacchiò: «E se ci limitassimo a
dargli un... libretto d’istruzioni? Giusto
per essere sicuri.»
Sheridan lo guardò di storto: «Vuoi
stampare un manuale?»
«No, voglio fornirgli qualcuno in grado di
fargli un bel tutorial.»
George alzò le spalle: «Ok, chi va?»
«Nessuno di noi. Ron
ha parlato di un bagno, vero?»
«Sì...»
George sbarrò gli occhi: «Ho capito!»
Il prestigiatore fece un occhiolino:
«Aspettatemi un attimo, vado a fare una visitina al bagno delle ragazze al
secondo piano e torno subito.»
Nel giro di dieci minuti Kaito riapparì con
aria soddisfatta: «Ecco fatto! Mirtilla ci farà volentieri da complice,
dopotutto anche lei ci tiene ad Harry.»
Fred era leggermente perplesso: «Saprà
recitare bene la parte o dirà che glielo abbiamo detto noi?»
Mangetsu scoppiò a ridere: «Non conosco nessuno con
un talento teatrale drammatico grande come quello di Mirtilla Malcontenta!»
«Giusta osservazione.»
«Vi dispiace solo se la vendetta per la Skeeter la sistemiamo un’altra volta? Sono stanco morto e
non vedo l’ora di andare a dormire...»
«È dura spalare, eh?»
«Zitti, voi. Volete che vi riporti in
dormitorio?»
«No, tranquillo, rimaniamo ancora un po’.
Buona notte, a domani.»
«Grazie, anche a voi.»
In attimo Kaito si ritrovò nel dormitorio,
pronto ad infilarsi sotto le coperte. Stava già per infilarsi il pigiama,
quando sentì qualcosa picchiettare con forza a una finestra. Si voltò. Era un
uccello che Kaito non aveva mai visto, ma che aveva una lettera legata alla
zampa.
Il prestigiatore gli aprì: «Cercavi me?»
L’uccello agitò la zampa e il ragazzo lo
prese per un sì. Gli slegò il messaggio e lo srotolò:
Ciao Kaito,
è un po’ che non
ci sentiamo. Volevo chiederti se ti era successo qualcosa di particolare
ultimamente. Ammetto che non sono tranquillo, con tutto quello che sta
succedendo ad Hogwarts in questo periodo. Sono preoccupato per il mio
figlioccio, ma anche per te.
Felpato
Kaito sbarrò gli occhi dalla sorpresa. Sirius! Di certo l’ultima persona da cui si
sarebbe aspettato notizie. L’uccello rimase lì, immobile, evidentemente
aspettando una risposta. Rassegnato a dover rimandare il tanto agognato riposo,
Kaito con una rapida mossa del polso fece apparire una penna delle sue e
cominciò a scrivere sul retro della pergamena:
Ciao Felpato,
in effetti sì, qualcosa di particolare
è successo. Hai presente il Ballo del Ceppo? Ecco, durante la festa ho ricevuto
una curiosa visita da casa...
... e il contenuto della lettera lo conosciamo già.
E rieccomi di nuovo, così con l’acqua alla gola da dover “approfittare”
di una gastroenterite per poter pubblicare, che tristezza. In ogni caso, come
ho già rassicurato, non temete che prima o poi arrivo.
Dunque, non sapendo se riuscirò a pubblicare nuovamente, ne
approfitto per farvi già in anticipo gli auguri di Natale e di un felice anno
nuovo. Tra i buoni propositi metterò quello di cercare di pubblicare almeno una
volta ogni due mesi, spero che il lavoro mi permetta di mantenerlo. Intanto tra
non molto vorrei pubblicare una storia che ho scritto qualche tempo fa su
Animali Fantastici e dove trovarli, se volete rimanere nel mondo potteriano con una mia storia può essere una buona
occasione.
Ovviamente ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo,
ovvero fenris, SuorMaddy2012, Lunaby,
_happy_04 e Valedd32.
Prossimo capitolo? La seconda prova, il lago delle sirene e i
Malandrini che continueranno a mettere il loro zampino...
Alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92