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Autore: whitecoffee    07/09/2017    2 recensioni
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❝«Quindi mi state dicendo... che questa ragazza mi ha visto nudo... tutto il tempo?!» Esclamò JungKook, sollevando il tono di voce di qualche decibel, verso la fine della frase. Arrossii come non mai, mentre lui si copriva il volto con le mani.
«Non che ci sia stato poi molto, da vedere» commentò YoonGi, facendogli un cenno con il capo.
«Yah!» Ribatté il maknae, ferito nell'orgoglio.❞
- Dove Sim Olivia si finge un ragazzo per ottenere il posto di assistente manager dei Bangtan Sonyeondan... ma non tutto va come previsto.
manager!AU | cross!dressing | dorm!life | boyxgirl
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Warning!: in questo capitolo, ci saranno molte battute squallide alla Jin ed umorismo discutibile. Io vi ho avvisati.
 


 track 04.  ► N e w   T r u t h s



“No matter how "normal" people look, living "ordinary" lives, everyone has a story to tell. And may be, just like you, everyone else is a misfit too.” 
Sanhita Baruah



 
 

Gangnam-gu, ore 21.10

 

Avrei voluto tirare fuori il cellulare, e registrare le facce che i Bangtan stavano facendo, in quel momento. Il signor Kang aveva appena finito di spiegare la necessità di un apprendista manager che avesse un’età molto vicina alla loro, a causa degli svariati “problemi” relativi alla carriera, riportati fino ad allora. Onestamente, non avevo idea di quali fossero, tali “problemi” che l’uomo aveva evidenziato, aiutandosi mimando delle virgolette con le dita. Nelle esibizioni erano sempre energici, i video divertenti, le interviste piene di sorrisi e gags. Tuttavia, non potevo certo evitare di pensare ai testi di alcune canzoni che NamJoon aveva scritto e pubblicato, gli stessi che erano finiti nell’album e di alcune dichiarazioni rilasciate, di quando in quando. Evidentemente, la loro esperienza di fama, aveva dei risvolti negativi grandi quanto le gioie che si era capaci di ricavare. Ed era perfettamente normale e comprensibile. Solo loro sapevano il quantitativo di pressione da sopportare ogni giorno, i sacrifici continui, per mantenere pulita l’immagine. Forse, la mia presenza avrebbe potuto aiutarli a sentirsi compresi dalla loro stessa agenzia, chissà.
In ogni caso, alle parole “vivrà insieme a voi” e “lui sarà il vostro primo referente per qualsiasi impegno o richiesta”, la mimica facciale di quei sette ragazzi aveva raggiunto limiti epici. NamJoon faceva del suo meglio per non mostrarsi impressionato, mettendo su la sua espressione da alta comprensione dell’inglese, con tanto di mento poggiato sulla mano chiusa a pugno. Un vero intellettuale. YoonGi, invece, era il ritratto della seccatura. Teneva gli occhi fissi al pavimento, le braccia incrociate al petto e quell’adorabile broncetto che metteva su ogni volta meditasse l’omicidio di massa. HoSeok sembrava molto interessato e più che entusiasta, di avere un nuovo compagno di viaggio. Di quando in quando, mi rivolgeva un sorrisetto d’incoraggiamento, al quale rispondevo arrossendo. SeokJin esibiva l’aria più marziale e concentrata di cui disponesse, come se stesse udendo il piano per la sopravvivenza mondiale in caso di apocalisse. TaeHyung si distraeva spessissimo, fissando il proprio sguardo su questo o quel soggetto, perdendo il filo del discorso, ma annuendo comunque nei momenti sbagliati. JiMin aveva la postura rilassata e lo sguardo attento, ben felice di avere un ragazzo più basso di lui nella comitiva, assolutamente positivo. Non riuscivo, però, a guardare JungKook. Aveva l’aria completamente smarrita. Gli occhioni sbarrati e le labbra dischiuse, l’immagine speculare della contemplazione mistica dell’entità del dubbio, il volto della costernazione. Un meme vivente. Proprio non riusciva a capire il perché di quella novità, e di come fosse possibile mettere in pratica un’idea del genere. Non era nemmeno sfavorevole, non ce la faceva e basta. E nemmeno io. Ogni volta mi prendessi la libertà di regalargli un’occhiata, dovevo mordermi la lingua per non scoppiare a ridere. Dal vivo era centomila volte meglio che dai meme su Tumblr. Jungshook at his finest.
«MinSoo, vuoi presentarti ai ragazzi? Dire qualcosa di te? Rapidamente, non ho tutta la serata» mi disse il signor Kang, dandomi una lieve gomitata. Caddi dalle nuvole, battendo le palpebre.
«Come?»
«Nome, cognome, occupazione e musica preferita, massimo cinque secondi» ripeté YoonGi. «Uno…» ed iniziò il conto alla rovescia. Andai in panico.
«Lee MinSoo, studio lettere all’università di Seoul, prediligo l’hip hop e il rock alternativo» sparai, confusa al massimo. Lo vidi annuire, tirando di nuovo fuori il cellulare.
«Artista hip hop preferito?» Domandò HoSeok, a bruciapelo.
«Epik High».
«Attore preferito?» Si aggiunse JiMin. Che cosa stava succedendo? Avevano creato un nuovo gioco a mie spese, ed io non ne sapevo nulla? Confondi l’apprendista? Cento punti se piange?
«Eddie Redmayne».
«Scrittore?» Chi se non NamJoon avrebbe potuto farmi una richiesta del genere?
«Dostoevskij».
«Artista?» TaeHyung si rianimò, chiudendo la comunicazione mentale con la sua astronave madre. Mi grattai la testa, a disagio.
«Klimt».
«Piatto?» Ovviamente, SeokJin.
«Cheesecake» decretai, sicurissima.
«Anime?» Allora, si voltarono tutti a guardare male il maknae.
«Ma cos…?» Gli chiese il leader, sollevando un sopracciglio.
«Non sono mica tutti nerd come te» rispose YoonGi, riemergendo dall’oltretomba digitale.
«Tokyo Ghoul» risposi invece, con massima tranquillità. Il volto del giovane s’illuminò, sentendosi finalmente compreso.
«Giochi online?» Azzardò nuovamente. Gli sorrisi, scuotendo la testa.
«No, ma voglio imparare. Soprattutto per Overwatch e LOL», confessai. Era vero. Si trattava dei due videogames dell’anno, ed io non ci sapevo giocare. Una vera vergogna, soprattutto per la mia autostima videoludica. Lo vidi annuire, portandosi la grande e nodosa mano al petto. Quel petto così largo e scolpito e… niente, Liv. Guarda i suoi occhi, che è meglio.
«Lascia fare a me. Sarò il tuo sensei» decretò, annuendo. Dopo quelle parole, i ragazzi si produssero in versi d’esclamazione, strattonandolo e riempiendolo di pacche, fra le risate. Improvvisamente, il signor Kang si alzò in piedi, sollevando le mani in segno di resa.
«Bene, ormai non è più un mio problema» commentò, ridacchiando.
«Ma come, hyung» lo rimbeccarono HoSeok e JiMin. «Sarai al nostro fianco comunque, no?»
«Dall’alto. Come un giocatore di The Sims, riderò nel vedervi imprecare contro i muri e piagnucolare perché il bagno è occupato» commentò, divertendosi al suo stesso umorismo. L’unico a seguirlo fu Jin, applaudendo alla sua battutaccia. Ovviamente. «Coordinerò le vostre azioni tramite MinSoo, deve imparare a fare bene il suo lavoro. Quindi» e l’uomo fece una pausa, puntando il dito contro ognuno dei ragazzi, a rotazione. «Non azzardatevi a venire a frignare nel mio studio, salvo questioni di vita o morte. Sono stato chiaro? Non voglio più vedervi» scandì e gli altri annuirono, sorridendo divertiti.
Pensai che dovessero essere molto attaccati, a quell’uomo. D’altronde, egli doveva ricoprire molteplici ruoli in un colpo solo, ed era anche il principale responsabile del loro benessere, lì dentro. Normale che dicesse frasi del genere, anche per rincuorarli un po’. Mi augurai di riuscire ad essere alla sua altezza, col tempo.
«E tu» riprese, mettendo me sotto l’Inquisizione dell’Alto Indice. «Ci vediamo giù, fra venti minuti, per discutere delle scartoffie burocratiche. Il mio ufficio è di fronte a quello del signor Oh. Non farmi aspettare, ho tutta l’intenzione di non perdermi la puntata di Weightlifting Fairy Kim BokJoo, sono rimasto indietro» mi disse, mentre i ragazzi scoppiavano a ridere ed io annuivo, quasi terrorizzata dalla marzialità con cui finiva per dire cose di massima idiozia. Lo guardammo uscire dall’appartamento, facendo un cenno di saluto e sparendo dal salotto. Dopo che si fu tirato la porta alle spalle, un imbarazzante silenzio calò sui presenti. Alcuni si sistemarono meglio sul divano, YoonGi sbuffò, TaeHyung iniziò a giocherellare con le sue dita.
«Perché il calendario è sempre triste?» Chiese SeokJin, di punto in bianco, spezzando l’alone di mutismo sceso sulle nostre spalle come un velo.
«No, Cristo» protestò il rapper corvino, dimenandosi sul sofa.
«Perché ha i giorni contati» risposi, distrattamente. Sei paia di occhi m’inchiodarono, esibendo altrettante sfumature di sdegno o sorpresa.
«Perché ha i giorni contati, sì!» Esclamò il biondo, dandosi una potente manata sulla coscia e cominciando a ridere. Poi, realizzò l’accaduto. E si spense. «Aspetta… la sapevi?» Chiese. Annuii.
«Una mucca entra in un caffè…»
«Splash» conclusi, per lui. Mi fissò, impassibile. Gli altri erano attentissimi, sebbene non sapessero se gioire per la fine del bullismo di battute, o preoccuparsi del fatto che io gli rispondessi a tono.
«Cosa fa un cammello in un budino?» Riprese. Ormai era una questione di principio.
«Attraversa il dessert».
«È sparito il riso».
«Te l’hanno soffiato».
«Ministro dei trasporti cinesi?»
«Furgoncin».
«Il colmo per un cestino?»
«Rifiutarsi».
«Che fa una vacca con un fucile?»
«Vaccaccia».
«Ne abbiamo ancora per molto?» Chiese YoonGi, interrompendoci. SeokJin lo fulminò con un’occhiataccia.
«Questa è l’ultima» concesse, prendendosi qualche istante per rifletterci su.
«Ottimo. Quando avrò voglia di soffrire, ricordatemi di chiedervi di fare a gara di battute» commentò il corvino, chiudendo gli occhi.
«Shhh, hyung, adesso voglio sapere chi vincerà» disse JiMin.
«Io punto una birra su MinSoo» disse TaeHyung.
«Andata» JungKook gli strinse la mano, sistemandosi meglio sul divano, per non perdersi l’ultimo round. Non mentirò: iniziavo a prenderci gusto.
«Ho esaurito tutte le battute che avevo in serbo…»
«Falle in croato» risposi e vidi il biondo portarsi una mano al cuore, mostrandomi un’espressione sofferente.
«Abbiamo un vincitore!» Esclamò HoSeok, e tutti si prodigarono ad applaudirmi, emettendo esclamazioni goliardiche, sorridendo. Arrossii e mi coprii il volto con le mani, ridacchiando. A qualcosa mi era pur servito, allora, passare pomeriggi interi a leggere battute idiote su internet. Non avevo buttato il mio tempo. Certo, mai avrei immaginato che, un giorno, avrei fatto a gara con Kim SeokJin. Vincendo, anche. Lo guardai, mentre si spazzava una finta lacrima dall’occhio, con l’indice, commosso. Poi, si alzò e venne ad abbracciarmi, con impeto. Profumava di lavanda.
«Benvenuto nella famiglia, Lee MinSoo» disse, stringendomi maternamente.


 

 

Ore 21.30

 

Scesi giù dal signor Kang con il sorriso. Dopo quella stramba accoglienza, i ragazzi avevano stappato alcune birre per festeggiare, mettendo la musica ad alto volume per fare atmosfera. Erano tutti molto gentili ed affabili, facendomi sentire immediatamente a mio agio. L’unico con il quale non potevo dire di trovarmi bene, era YoonGi. Tuttavia, mi ero ripetuta più volte che lui, un abitudinario allergico alle prese di potere, avrebbe semplicemente dovuto abituarsi alla novità. Che si sarebbe sistemato tutto nell’arco di una settimana o poco più. Volevo essere fiduciosa. E poi, stavo troppo bene, per lasciarmi abbattere da un’inezia come quella. Così, fu con un umore decisamente sollevato che bussai alla porta del manager, entrando dopo aver ricevuto il suo permesso. Lo trovai seduto alla scrivania, impegnato a digitare su un Macbook pro, con l’espressione concentrata. Il suo studio era molto simile a quello del signor Oh, fatta eccezione per i disegni alle pareti, visto che lui non ne esibiva. L’ambiente aveva un aspetto molto meno personalizzato e vissuto, in effetti.
«Accomodati, MinSoo» mi disse, senza sollevare gli occhi dal pc. Mi sedetti alla sedia di fronte a lui, sorprendendomi di quanto potesse essere comoda.
«Allora, come ti sono sembrati?» Chiese, con tono neutro. Era una domanda a trabocchetto? C’era una risposta giusta, da dare? Mi strinsi nelle spalle, a disagio.
«Sembrano molto affabili ed ospitali» dissi, cercando di essere il più neutra e diplomatica possibile. Lo vidi annuire, sempre intento a battere le dita sulla tastiera.
«Senz’altro» concesse. «D’altronde, ti conoscono da soli dieci minuti».
Sollevai un sopracciglio. Cosa intendeva dire…?
«Non ci girerò intorno: il tuo sarà un lavoro da cani, MinSoo» disse, privo di inflessioni nella voce. «Dovrai svegliarli tutti i giorni e prenderti almeno due insulti da Min YoonGi per ogni tuo tentativo di tirarlo fuori dal letto, se ti va bene. Dovrai avere il pugno di ferro e fare in modo che si presentino agli allenamenti, che non disertino le lezioni di canto e recitazione; soprattutto dovrai fare in modo che abbiano almeno sei ore di sonno sulle spalle, a testa. Li vedrai piangere ed arrabbiarsi, li ascolterai fare discorsi che potrebbero turbare una qualsiasi ragazzina del liceo, soprattutto da parte di YoonGi e NamJoon» e fece una pausa, smettendo di scrivere. «Spesso, dovrai raccoglierli dal pavimento e riportarli in stanza, perché troppo stanchi per arrivarci da soli con le loro gambe. Dovrai eliminare qualsiasi messaggio offensivo dalla inbox di Twitter e controllare i vari fan café, avendo cura di non lasciarti mai scoprire a togliere la polvere dal loro nome. Alla fine di ogni fansign, sarai tu a dover raccogliere i regali delle loro fans, così come assicurarsi che nessuno di loro abbia una relazione con qualche ragazza» seguitò, chiudendo il laptop e concentrandosi su di me. «Sarai il fratello maggiore che io non posso essere, poiché troppo vecchio per non guardarli con occhio paterno. Dovrai farti rispettare, MinSoo, e non sarà facile. Soprattutto con TaeHyung e YoonGi. E farai anche in modo che JungKook non lavori il triplo, poiché convinto di non essere abbastanza grande per allenarsi tanto quanto basta agli altri. Ti assicurerai che JiMin mangi almeno tre pasti bilanciati al giorno, e che non si chiuda in bagno a vomitarli. Ti chiedo inoltre di stare vicino a SeokJin e di ritagliarti almeno dieci minuti del tuo tempo per ascoltarlo. Stesso discorso per NamJoon, sebbene le sue conversazioni saranno molto più impegnative, e le sue domande esistenziali dure da digerire. E poi, HoSeok. È fragile come un foglio di vetro. Tanto più luminosa è la sua figura, quanto più grande la sua ombra. Non dimenticartene» disse, sfilandosi gli occhiali. «Ovviamente, non ti chiediamo di dedicare la vita alle loro, gratis. Il tuo compenso sarà molto alto e provvederemo alla retta della tua università, visto che, per il momento, non potrai comunque frequentare i corsi, né dare esami. Qui» e allungò la mano su un iPad, spento. «Ci sono le loro schedule per i prossimi tre giorni e i vari appuntamenti settimanali per questo mese. Organizzali secondo lo schema già pronto, che dovrai seguire fino a giovedì» m’istruì. «Ogni quindici del mese, hanno le visite mediche. Il martedì, lo psicologo. Un fine settimana al mese, sono liberi di tornare a casa, a patto che il lunedì successivo siano pronti in major alle otto del mattino. Prima di dar loro qualsiasi farmaco che non prendano già da soli, chiama il dottor Wang, c’è il numero in rubrica. In cucina, è appeso un foglio con tutte le allergie alimentari dei ragazzi. Generalmente provvede SeokJin ai loro pasti, ma non è un ruolo fisso. JungKook è un soggetto molto allergico e soffre d’asma. A volte dimentica i suoi antistaminici, ricordaglieli sempre. Che altro manca?» Si chiese, fra sé, passandosi una mano sulla faccia. Già avevo iniziato a confondere parte delle cose che mi aveva detto, sperai che avesse finito, altrimenti avrei presto iniziato a piangere in silenzio. «Oh, TaeHyung non ha ancora pienamente maturato il lutto per sua nonna. Ogni venti del mese subisce una sorta di eclissi e vorrei che tu gli stessi vicino. È forte e può farcela, ma ha ancora bisogno di tempo» commentò. «Bene. Tutto ciò che ti ho detto, è comunque scritto nel file “info”, all’interno dell’iPad. Ogni ragazzo ha la sua scheda, dove potrai leggere gli appuntamenti individuali settimanali, allergie e altre annotazioni utili. Ovviamente, io sono disponibile giorno e notte, in situazioni estreme puoi sempre chiamarmi» mi rassicurò. «Sappi che per i primi due giorni, ti seguirò da vicino, di modo che tu capisca come muoverti. Poi, dovrai spiccare il volo, in autonomia» scherzò, ridacchiando. Probabilmente, aveva notato il mio pallore cinereo e la più totale assenza di ilarità, poiché mi lanciò una lunga occhiata di comprensione. «Non volevo spaventarti, MinSoo. È che sono sette individui così particolari e delicati, che occorre sapere fin dall’inizio quale sia il modo migliore per assicurarsi il loro benessere. Sono impegnativi, ma ti daranno tante soddisfazioni. Ognuno di loro è fatto per stare dov’è e te ne accorgerai. Su, andrà bene» e si sporse dalla sua sedia, per darmi una pacca sulla spalla. «Mi sembri un tipo sveglio, e a me piacciono le persone intelligenti. Io mi occuperò comunque delle pratiche legali, di prendere accordi con le reti televisive, le radio, i giornalisti per le interviste e tutte le altre noie burocratiche. Tu avrai la parte umana e divertente dell’esperienza, stare con loro ed assicurarsi che rispettino gli impegni e vivano bene. Ci terremo in contatto per email, comunque» aggiunse, affabilmente. «Puoi andare a casa, per oggi. Da domani, vivrai in dormitorio con loro, nella stanza che usavo io. Ci vediamo domattina alle otto in punto, qui in ufficio da me. Buona serata» e, con quelle parole, mi congedò. Mi alzai, inchinandomi brevemente, e uscii dal suo studio. La testa mi doleva e sentivo una sorta di pesante magone attanagliarmi il petto. Possibile che quei giovani così propensi all’allegria e al buon umore, nascondessero tutti quei problemi, dietro i volti sorridenti? Ed io, sarei stata in grado di avere spalle forti abbastanza da reggere parte dei loro pesi? Iniziai a chiedermi per quale esatta ragione YooNa avesse pensato proprio a me, per un simile lavoro.
Sbadigliai sonoramente ed iniziai ad incamminarmi verso il basso. L’unico desiderio che possedevo, in quel momento, era di tornare a casa e farmi una soda dormita, fino all’indomani. Qualcosa mi diceva che avrei dovuto dare un bacio d’addio alle mie ore di sonno, perché si profilavano giorni d’insonnia all’orizzonte.

   
 
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