8. Quiet Mystery
> Inazuma-cho, biblioteca comunale, 6
agosto, 4:48 PM
«Insomma, le sto chiedendo un’informazione piccina piccina, cosa le costa rispondermi!»
La giovane bibliotecaria di turno si sistemò gli
occhiali, sbuffando esasperata. Era da più di due ore che discuteva con Aléja,
ma la richiesta che le veniva fatta era sempre la stessa: dare informazioni
sulla ragazza che aveva chiesto l’elenco di circoscrizione del quartiere tre
giorni prima.
«Per l’ultima volta signorino, quelle che lei chiama “informazioni piccine” sono i dati
personali di una ragazza, non posso riferirglieli!»
Poco in disparte Malia, Vespera, Sebastiaan, Kidou e
Gouenji, accompagnati da Haruna e Megane che erano passati a prendere prima di
venire in biblioteca, osservavano perplessi la scena. Eiji e Shane intanto
cercavano di dissuadere Aléja dal proseguire l’interrogatorio alla
bibliotecaria.
«Continuando così non faremo molti progressi… Non
abbiamo un’altra pista da seguire?» chiese Megane, e Kidou gli rispose facendo
cenno di no. «Purtroppo questo è l’ultimo posto in cui la ragazza è stata
vista. Se non riusciremo a raccogliere qualche informazione qui non sapremo più
dove cercare…».
In quel momento i tre studenti universitari si
ricongiunsero al gruppo, dopo che Aléja aveva finalmente gettato la spugna con
la bibliotecaria.
«Nulla, la stronza non vuole parlare. Ora che
facciamo?»
Sebastiaan, che aveva osservato l’intero battibecco
con un sorrisetto stampato sulla faccia, non si trattenne dal commentare.
«Magari con un approccio diverso non avresti sprecato
due ore del nostro tempo.»
Aléja gli lanciò un’occhiataccia.
«Se pensi di poter fare di meglio prova tu a scucire
di bocca qualcosa a quella racchia!»
Senza dire nulla, Sebastiaan si separò dal gruppo e
raggiunse la bibliotecaria, che subito lo guardò male individuandolo come un
amico del molesto ragazzo di prima.
«Ho già ribadito a quell’altro scostumato che non vi
dirò nulla!»
«Oh no signorina, non sono qui per infastidirla
ulteriormente! Volevo solo chiederle scusa per il comportamento del mio amico…
Sa, quella che stiamo cercando è mia cugina, è scappata di casa. Capendo di
averla vista qui l’altro giorno il mio amico si è fatto prendere
dall’entusiasmo. So bene che è stato pesante e inopportuno, ma non aveva
cattive intenzioni.»
Incantata dal tono dolce e dal sorriso ammaliante
sfoggiati da Sebastiaan, la bibliotecaria arrossì, distogliendo lo sguardo.
«Insistevate tanto per questo motivo? Potevate dirlo
subito…»
«Vogliamo evitare che la voce si diffonda. Con tutto
quello che sta succedendo in questi giorni non vorremmo attirare su di lei
attenzioni sbagliate. Poi la polizia è molto occupata con gli attentati, è
meglio se la cerchiamo per conto nostro.»
La donna annuì, colpita. Una storia struggente
raccontata da un bell’uomo faceva sempre colpo, Sebastiaan lo sapeva bene, e la
bibliotecaria era ormai caduta nel suo tranello.
«Beh, se la situazione è questa posso dirvi quello che
so, in fondo si tratta di un’emergenza…»
Il sorriso dell’olandese assunse per un attimo
un’espressione soddisfatta.
«Grazie, lei è davvero gentile.»
Dopo che Sebastiaan ebbe fatto loro cenno di
avvicinarsi, il gruppo si ritrovò al bancone dei prestiti, mentre la
bibliotecaria si allontanò per recuperare il registro dei prestiti del tre
agosto e il libro richiesto dalla ragazza misteriosa.
«L’hai convinta? Ma come hai fatto?!»
L’olandese rivolse ad Aléja un sorrisetto perfido.
«Non saprei, forse è bastato chiedere le cose
gentilmente...?»
A quella risposta sarcastica Aléja tentò di rispondere
con una serie di insulti e imprecazioni, ma Sebastiaan lo zittì con una
gomitata visto che la bibliotecaria stava tornando.
«Ecco qui il volume dell’elenco di circoscrizione richiesto
da sua cugina! Qui invece c’è la sua firma, la riconosce?»
Sebastiaan scrutò la firma sul registro dei prestiti.
La ragazza si era firmata C.
Andrei, avevano quindi recuperato un’iniziale e un cognome,
anche se l’olandese non sapeva definirne l’origine.
«Sì, sono sicuro che sia la sua scrittura. Non ci sa
dire chi stesse cercando?»
La bibliotecaria guardò il volume che Eiji e gli altri
stavano sfogliando.
«Ha detto che stava cercando il suo padre biologico,
ma non so dire con certezza qual è il suo nome… Però mi ha chiesto indicazioni
per una determinata parte della città, un attimo!»
La donna si allontanò di nuovo, tornando subito dopo
con una cartina che stese sul bancone.
«Voleva sapere come arrivare ai quartieri alti della
città, le ho suggerito di prendere la metro e di scendere a questa fermata.»
Sebastiaan osservò con attenzione la zona indicata. Era
un quartiere ricco, pieno di case grandi e villette, non doveva essere troppo
difficile cercare qualcuno lì. Il ragazzo sorrise nuovamente alla
bibliotecaria, mostrandosi sempre dolce e affascinante.
«Queste informazioni ci saranno utilissime, la
ringrazio di cuore.»
La donna arrossì, distogliendo lo sguardo.
«Oh, ma si figuri! Posso darle il mio numero? Se ha
bisogno di altre informazioni potrà contattarmi…»
Sebastiaan non voleva il numero di quella donna, ma
per mantenere in piedi quella recita lo accettò senza perdere il suo sorriso
ammaliante.
Una volta lasciata la biblioteca il gruppo esplose in
un dibattito frenetico.
«Raggiungiamo subito il quartiere e mettiamoci a
cercarla!»
«Non è così semplice Aléja, non possiamo mica andare
porta a porta a chiedere se qualcuno l’ha vista.»
«E perché no Shane? Siamo un bel gruppetto!»
«Possiamo chiedere ai ragazzi della squadra di darci
una mano!» Aggiunse Haruna, contagiata dall’entusiasmo di Aléja. Gouenji però a
quelle parole scosse la testa.
«Non so quanto ci possano aiutare. Non penso che Endou
sia in grado di descrivere una persona in maniera accurata…»
Eiji annuì, condividendo la perplessità del bomber di
fuoco.
«In realtà neanche io so quanto sarei in grado di
descrivere questa ragazza. Gli unici ad averla vista sono Aléja e Sebastiaan,
senza una descrizione accurata non riusciremo a fare molto… Sapete quante
ragazze castane con i capelli corti ci sono in giro?»
Quelle affermazioni smorzarono l’entusiasmo del
gruppo, che si ammutolì di colpo.
«Certo, se avessimo una foto sarebbe tutto più facile…»
Disse Shane, senza nemmeno riflettere sulle sue
parole. La frase però fece scattare qualcosa in Megane.
«Io ho un’idea!»
> Inazuma-cho, Maid
cafe’, 6 agosto, 6:27 PM
«Allora, chi è questa ragazza che state cercando?»
Aléja e Sebastiaan si lanciarono un’occhiata mentre
Manga Moe continuava a schizzare il volto della
ragazza misteriosa. Non potevano dire che era una loro parente, sarebbero stati
costretti a spiegare il perché non stessero usando una foto per cercarla.
«Si tratta di una spia della Zeus, temiamo stia
tentando di sabotarci.»
Gli occhi dei ragazzi si abbassarono su Megane che si
era espresso per sbloccare la situazione. Tuttavia i due non capivano come la
storia della spia potesse essere credibile.
«Oh, capisco… Il Football Frontier di quest’anno si sta
rivelando pieno di insidie… Invece questi giovanotti che vi accompagnano chi
sono?»
Sebastiaan e Aléja, ancora impegnati a capire come un
torneo calcistico per ragazzini potesse essere pieno di insidie, vennero colti
alla sprovvista dalla domanda, ma Megane ancora una volta rispose al posto
loro.
«Sono dei fan della Raimon. Quando ho chiesto una mano
per identificare e fermare la spia si sono fatti subito avanti per fare la loro
parte.»
Manga Moe annuì, soddisfatto
della risposta, mentre i due stranieri non capivano come delle affermazioni
così assurde potessero essere accettate senza neanche una domanda. L’attenzione
del duo venne però riconquistata appena il disegnatore mostrò il ritratto
appena completato.
«Allora, che ne dite? È la vostra ragazza?»
I capelli erano esattamente come i due ricordavano,
molto corti sulla nuca e con due ciuffi più lunghi ai lati del viso; i tratti
erano chiaramente occidentali e si notava soprattutto dagli occhi grandi della
ragazza. Una sola cosa non convinceva i due…
«Lo stile che hai usato non è un po’ troppo…
Fumettoso?»
La risposta alla critica di Aléja fu un’occhiataccia
sia da parte di Manga Moe e Megane. Capendo al volo
che lo stile non sarebbe stato cambiato, Sebastiaan cercò di ingraziarsi di
nuovo il disegnatore.
«Per me è perfetto. Visto che hai così tanto materiale
non è che riusciresti anche a colorarlo?»
«Sì, certo. Ditemi quali colori vanno bene.»
Mentre Manga Moe si
rimetteva al lavoro supportato dalle testimonianze di Sebastiaan e Aléja, gli
altri ragazzi del gruppo esploravano pigramente il ritrovo della Shuuyou Meito. Kidou in
particolare si limitava a osservare un modellino per treni con aria turbata.
«Onii-chan, va tutto bene?
Sembri così pensieroso...»
Avvicinato dalla sorella, il regista abbandonò la sua
concentrazione.
«Tranquilla Haruna, va tutto bene.»
«Sicuro? Non sei felice dei nostri progressi?»
«Non è quello…»
«E allora cosa c’è? Puoi dirmelo, sai…»
Kidou sospirò prima di riprendere a parlare.
«Quel quartiere… Lo conosco bene.»
«Abiti lì vicino, no?»
«Sì, ma non è solo quello… Kageyama abita lì.»
Capendo al volo il turbamento del fratello, Haruna
cercò subito di tranquillizzarlo.
«Se non te la senti non sei costretto a venire!
Chiediamo aiuto al resto della squadra e ce la vediamo noi!»
Kidou sorrise intenerito dall’ingenuità di sua
sorella.
«Neanche il resto della squadra sarebbe tanto al
sicuro intorno a quell’uomo, penso dovremmo lasciare agli altri la ricerca
della ragazza…»
Il silenzio calò tra i due, mentre riflettevano sulla
situazione.
«Però non è detto che lo incontreremo… Non si
aspetterebbe mai di trovarci lì!»
«Questo è vero… Ma l’idea di avvicinarmi a lui mi
turba comunque…»
«Non essere così pessimista, onii-chan!
Abbiamo un mistero da risolvere!»
Prima che la conversazione continuasse Manga Moe attirò l’attenzione di tutti.
«Ho finito!»
Tutti lasciarono quello che stavano facendo per
avvicinarsi al disegnatore, che esponeva la sua opera. Il disegno era chiaro,
ben progettato e colorato, era facile immaginarsi la persona che cercavano con
quello davanti.
«Allora, che ve ne pare?» Incalzò il mangaka, in attesa di un giudizio. Haruna lanciò un’occhiata
furba al fratello, che scosse la testa sconsolato.
«Dico che facciamo un po’ di copie e domani ci
mettiamo alla ricerca di questa ragazza!»
> Inazuma-cho, Casa Kageyama, 7 agosto,
7:14 AM
Ancora assonnato dopo la prima notte passata in una
casa sconosciuta, Matt uscì dalla camera che gli era stata messa a
disposizione. Venne subito accolto da Kageyama e la sua aura minacciosa.
«Sveglia alle sette significa che per le sette devi
essere pronto e attivo, non che devi
svegliarti alle sette.»
Terrorizzato dall’uomo, Matt rispose annuendo
freneticamente. Dopo aver sospirato profondamente, Kageyama si mise a bussare
alla porta della camera accanto a quella dello svedese.
«Cassandra, è ora di alzarsi. Svegliati.»
«Reiji, vedi che io sono già sveglia!»
I due uomini si girarono verso la fine del corridoio,
dove faceva capolino Cassandra. La ragazza li guardò sorridente.
«La colazione è quasi pronta, potete svegliare Andrea?
Così ci mettiamo a tavola tutti insieme!»
Kageyama e Matt rimasero in silenzio mentre Cassandra
se ne andava. Dopo una manciata di secondi il più grande si avviò verso il
salone, assegnando silenziosamente all’altro il compito di andare a svegliare
Andrea. Dopo che lo svedese ebbe bussato alla porta alla sua porta, Andrea
comparve spettinata e ancora in pigiama.
«Che c’è?»
«Ehm… La colazione è pronta. Vieni a tavola?»
La ragazza brontolò un “ok” pieno di malumore, poi
richiuse la porta per cambiarsi. Terminato il suo compito, Matt raggiunse la
sala da pranzo, dove Kageyama leggeva il giornale seduto a capotavola. Non
volendosi inimicare ulteriormente il padrone di casa, Matt andò a sedersi il
più lontano possibile da lui. Dalla cucina poco lontana si espandeva un ottimo
odore e si poteva udire Cassandra cantare mentre preparava la colazione con le
cameriere.
Un’atmosfera così calda e famigliare era molto mancata
a Matt, che aveva perso i suoi genitori pochi anni prima mentre studiava lì in
Giappone. Da quel momento aveva vissuto tra stenti e mille difficoltà, trovarsi
in quel momento con un lavoro stabile ben pagato gli sembrava quasi
impossibile. Poco dopo vennero raggiunti prima da Cassandra, che iniziò a servire
a tavola, poi da Andrea che si era cambiata e resa
presentabile.
Quando furono tutti a tavola e la colazione fu
servita, Kageyama mise via il giornale e si mise a fare conversazione tra un
sorso di caffè e l’altro.
«Che programmi avete per oggi? Io sarò tutto il giorno
all’associazione di calcio giovanile oggi, tornerò verso sera.»
«Beh, noi pensavamo di fare un giro in città. Niente
di impegnativo, solo una passeggiata in centro!»
L’allenatore guardò torvo Cassadra.
«Preferirei che stessi in casa.»
«Te lo puoi scordare Reiji.»
Non avendo alcuna voglia di imbarcarsi in una
discussione di prima mattina, Kageyama sbuffò sonoramente.
«Fai come vuoi, ma non cacciarti nei guai e torna
prima delle diciotto. Non correre pericoli inutili, se qualcosa va storto o
senti notizie di gravi incidenti torna subito qua. Inoltre ti ho dato un
cellulare, usalo e fatti sentire di tanto in tanto nell’arco della giornata.»
Cassandra ridacchiò sotto i baffi e assicurò all’ex
fidanzato che avrebbe seguito le sue istruzioni. Anche in giovinezza l’uomo era
sempre stato un uomo cauto, quindi l’italiana non si sorprendeva se la ammoniva
in quel modo. La cosa le faceva anche piacere, le portava alla mente il ricordo
di suo padre e di suo nonno. Chissà che fine aveva fatto la sua famiglia… Suo
nonno, che tanto le stava a cuore, probabilmente non c’era più…
La castana si scosse, cercando di allontanare quei
pensieri tristi, per poi portare la conversazione su argomenti più allegri e
piacevoli.
Dopo aver salutato Kageyama e avergli augurato una
buona giornata, Cassandra si ritrovò in salone con Matt e Andrea.
«Raphael ci aspetta alla galleria in centro tra un’ora,
prepariamoci e andiamo.»
> Inazuma-cho, galleria centrale, 7
agosto, 10:31 AM
Dopo essersi incontrati con Raphael all’orario
stabilito, il gruppo si avviò per la lunga strada piena di persone,
intenzionati a ritrovare ed esaminare la casa in cui Cassandra aveva affrontato
l’incubo dalle sembianze di donna. Il piano però era stato completamente
stravolto a causa dell’entusiasmo dell’italiana che si fermava a ogni vetrina,
incantata dagli oggetti esposti o dalla musica che proveniva all’interno del
negozio.
La cosa all’inizio aveva irritato Raphael, ma di
fronte all’eccitazione bambinesca della ragazza non riuscì a rimanere
arrabbiato a lungo. Mentre l’italiana si faceva spiegare da Matt cosa fosse un
robot roomba, Raphael rimase in disparte con Andrea,
guardando sorridendo la scena.
«Che strana ragazza, guarda tutto come se fosse uscito
da chissà che fantasy! Sembra quasi…»
«Che abbia vissuto fuori dal mondo fino a oggi, vero?»
Il biondo guardò sorpreso Andrea, che aveva finito la
sua frase. La giovane americana teneva come al solito gli occhi incollati al
suo cellulare, ma continuò a parlare facendo attenzione a non farsi sentire dai
due più avanti.
«È strano davvero, anche troppo. Non conosce gran
parte della tecnologia, è appassionata di musica ma non riconosce nessuna
canzone o artista moderno, sembra persino essere all’oscuro di come vadano le
cose nel resto del mondo… Non sapeva nemmeno chi fosse l’attuale presidente
degli Stati Uniti.»
«Magari non si interessa a queste cose…»
«A tutte queste
cose? Certo posso capire che non sia un’appassionata di politica internazionale,
ma possibile che anche roba uscita da anni per lei sia una novità in campo
tecnologico? Senza parlare della musica, quella sembra appassionarla, no? Conosce
un sacco di brani vecchi di decenni, ma nemmeno una canzone più recente.»
Raphael rimase in silenzio a riflettere. Anche lui
aveva notato qualcosa di strano in Cassandra, ma aveva attributo il tutto a un’eccentricità
naturale della ragazza. Andra intanto continuò a parlare.
«La cosa è sospetta. Chi è e cosa ci fa qui? Ha detto
di essere italiana, perché allora si trova in Giappone? E i suoi genitori, dove
sono? Ha già specificato di non essere imparentata con Kageyama, eppure
sembrano essere molto in confidenza. Poi conosce un po’ troppo bene quelle cose.»
Andrea si rifiutava di chiamare le creature che aveva
incontrato incubi, le metteva i brividi l’idea che quei mostri fossero usciti
dall’inconscio di una persona e si fossero messe a infestare la realtà.
«Dici che dovremmo ottenere più informazioni su di
lei?» chiese Raphael, perplesso da tutto quel discorso.
«Ci ho provato stanotte, ho cercato in giro per
internet ma non ho trovato notizie relative a nessuna Cassandra Andrei. Non è
stata una ricerca molto approfondita, ma ero stanca ed è stato tutto quello che
sono riuscita a fare.»
«Perché non proviamo a chiedere qualcosa direttamente
a lei?»
Andrea guardò l’altro americano con aria scettica, ma
Raphael tentò di rassicurarla con un sorriso.
«Non ci costa niente, possiamo provare a scoprire
qualcosa di poco conto che ci possa aiutare.»
La mora sospirò. Non le piacevano gli approcci così
diretti, ma finché era Raphael a fare le domande ci potevano provare.
«Ok, se pensi sia una buona idea datti da fare.»
Quando il gruppo riprese a camminare, Raphael aspettò
qualche momento prima di iniziare una conversazione con la più piccola tra di
loro.
«Allora Cassandra, come mai vivi con il signor
Kageyama? Non siete parenti, o sbaglio?»
La castana fece cenno di no, continuando a guardarsi
intorno curiosa.
«E allora perché stai da lui? È un amico dei tuoi
genitori?»
Il sorriso di Cassandra in quel momento si spense. Non
poteva raccontare la verità, quei ragazzi non sapevano della sua situazione,
quindi dire che Reiji era il suo fidanzato avrebbe solo messo nei guai l’allenatore.
Le certezze della sua esistenza erano tutte scomparse, doveva fare attenzione a
cosa diceva per non distruggere il fragile equilibrio che le permetteva di vivere
tranquilla in quell’epoca. L’italiana riprese a sorridere, ma in maniera
meccanica e molto meno spontanea rispetto a prima.
«Sì, è un amico dei miei genitori…»
«Devi conoscerlo da tanto visto quanto siete in
confidenza…»
«È così, gli voglio molto bene.»
“Questa almeno non è una bugia…”
Per la prima volta la ragazza si trovò a riflettere
profondamente su come le cose fossero cambiate tra lei e Kageyama. L’affetto
che provava nei suoi confronti era rimasto immutato in quei quarant’anni,
soprattutto perché per lei i quarant’anni non erano affatto passati. Quei
sentimenti però erano diventati qualcosa di scomodo e pericoloso, un passo
falso e avrebbe potuto rovinare tutto ciò per cui Reiji aveva lavorato nella
sua vita. Probabilmente avrebbe fatto meglio a reprimere e dimenticare l’amore
che provava per l’altro, ma solo a pensare di fare qualcosa del genere i suoi
occhi si riempivano di lacrime.
«Invece quei mostri, come fai a conoscerli?»
La voce severa di Andrea fece sussultare l’italiana
che, persa nelle sue riflessioni, si era quasi dimenticata degli altri che
erano lì.
«B-Beh, alcuni li ho incontrati nei miei incubi e
visto che hanno tutti gli occhi rossi non è difficile riconoscere gli altri.»
«Ma come fai a conoscerli così bene? E perché sai come combatterli?»
Cassandra cercò di biascicare qualche scusa credibile
relativa all’istinto e al sesto senso, ma la conversazione si stava facendo
troppo angosciosa e lei aveva solo voglia di scappare.
Una voce squillante e alterata salvò Cassandra da
ulteriori domande.
«Raphael Polański, non sei voluto uscire con me
per vederti con loro?!»
Un infuriato Afuro Terumi si
fece strada tra la folla, raggiungendo il gruppetto e piazzandosi davanti a
Raphael, chiaramente imbarazzato.
«A-Afuro, che sorpresa vederti qui…»
Vedendo nel calciatore un’opportunità per terminare
completamente quella conversazione, Cassandra lo raggiunse e si attaccò al suo
braccio, sfoderando il sorriso più amichevole che riuscisse a fare.
«Ciao, tu sei il capitano della squadra di Reiji o
sbaglio?»
Afuro si staccò da lei, stizzito.
«Sì, sono io. Tu invece sei la ragazzina che si è
portata agli allenamenti l’altro giorno, no? Che ci fai in giro con Raphael?»
«Oh, stavamo andando a caccia di mostri, vuoi unirti a
noi?»
Il capitano della Zeus guardò con aria scettica prima
la ragazza, poi il traduttore, non capendo perché Raphael perdesse tempo in un’attività
così infantile. Dopo un po’ di insistenza da parte dell'italiana Afuro accettò
di unirsi al gruppo e, spinto da Cassandra, passò la maggior parte del tempo a
parlare di sé e vantarsi per far colpo sull’americano.
La giornata passò così priva di eventi, con Cassandra
che evitava in ogni modo le conversazioni importanti. Alle diciassette Raphael
e Afuro lasciarono il gruppo visto che il biondo aveva convinto l’altro a
riaccompagnarlo a casa, e gli altri tre si avviarono verso la dimora di
Kageyama. Una volta lì Cassandra continuò a fare i salti mortali per evitare di
parlare con Matt e Andrea, aiutando le cameriere con le faccende di casa e chiudendosi
in camera sua o in bagno.
Al rientro di Kageyama l’italiana tirò un sospiro di
sollievo visto che il padrone di casa era accompagnato dal padre di Andrea,
venuto lì per riportare la figlia a Tokyo.
Dopo aver salutato l’altra ragazza, Cassandra si gettò
ad abbracciare Kageyama, nascondendo il viso contro il petto dell’uomo per
celare le sue lacrime.
«Mi sei mancato…» gli disse con voce tremante.
Reiji cercò subito di rassicurarla dicendole che
andava tutto bene e che non si erano visti solo per una giornata, ma non era a
quello che si riferiva la castana.
Kageyama gli era mancato, aveva pensato spesso a lui
nel sogno eterno in cui era imprigionata. Essere riuscita a ritrovato, venire accolta
da lui, potergli parlare ed esprimergli il suo affetto avevano spinto la
ragazza a ignorare il passato ormai lontano e il futuro incerto che aveva
davanti. La conversazione di quel giorno era stato un duro ritorno alla realtà:
le cose come le conosceva non c’erano più, non aveva più né la sua famiglia né
il ragazzo che amava. L’unica cosa che aveva in quel momento era un uomo che
conosceva appena, che lei amava ma che non poteva ricambiare i suoi sentimenti.
Cassandra scoppiò a piangere e Reiji passò i dieci
minuti successivi a consolarla. Quando la ragazza si fu finalmente calmata l’allenatore
le asciugò le guance, sorridendole affettuosamente.
«Visto che ora sei più calma perché non facciamo una
passeggiata prima di cena?»
××××××××××××××××××××
Sono tornata! Yeeee,
che bello! Sigh, scusate. Ero convinta che avendo solo Sweet
Dreams come progetto attivo sarei riuscita ad
aggiornarlo più spesso, invece queste vacanze sono state piene di eventi e non
ho avuto proprio tempo di scrivere. Per di più questo è un altro capitolo molto
transitorio, spero non lo troviate troppo noioso. Vi prometto che nel prossimo
tornerà della vera azione, basta riflessioni e momenti melodrammatici. Sangue e
budella, vi prometto sangue e budella. Ora vado che domani devo andare a
Milano. (Sì, non riesco a scrivere senza una partenza che incombe)
Ci si sente presto,
Lau