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Autore: midori_ninjin    09/09/2017    1 recensioni
Era un martedì come tanti altri… un normalissimo martedì sera.
Mi ero messo d’accordo con i soliti amici per vederci a casa mia, data l'aria condizionata e l'assenza dei miei genitori per quei giorni… una tranquilla serata in casa con pochi amici.
Non avrei mai creduto che una bottiglia vuota… un ripostiglio… ed il mio migliore amico avrebbero rivoluzionato la serata… e la mia vita.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Mi svegliai stordito… la bocca impastata lo sguardo appannato ed una tremenda post sbornia alla quale Lorenza aveva contribuito molto volentieri.
 
Infatti verso tarda serata Michele se ne era andato con Giada usando una scusa e poco dopo anche Albero e Sara avevano fatto lo stesso e così rimasti in tre avevamo malsanamente deciso di mettere mano ai super alcolici.
 
Giacomo se ne era andato alla seconda bottiglia di vodka e alla terza vomitata, essendo uno che poco reggeva l'alcol, mente io e Lorenza avevamo persistito fino alle quattro addormentandoci sul divano.
 
Infondo su di lei non ci si poteva contare per niente ma quando centrava l'ubriacarsi per dimenticare i problemi era la miglior compagna.
 
Mi girai su di un fianco e mi passai una mano sul viso prima di notare che ero sul pavimento.
 
Mi misi a sedere e guardai Lorenza, se ne stava beata sul divano da cui probabilmente a metà nottata mi aveva spinto giù.
 
Mi venne il desiderio di prendere il rimasuglio di una qualche bevanda e versaglielo addosso ma desistetti.
 
Osservai l'orologio, erano le cinque e mezza.
 
Mi alzai e barcollai su per le scale fino a raggiungere camera mia, non ebbi neanche le forze per spostare le coperte che caddi sul materasso e mi addormentai.
 
***
 
Ero disteso supino con la schiena leggermente inarcata e le mani strette intorno alle lenzuola.
 
Un caldo insopportabile.
 
La vista appannata.
 
Nelle orecchie solo il mio respiro affannato e quello di un'altra persona.
 
La sua mano che sfiorava il mio corpo… l'indice passava sul mio petto… sul mio stomaco per poi raggiungere l'inguine e attraversare il mio sesso per tutta la lunghezza soffermandosi sulla punta ormai al mio limite.
 
Una seconda mano che mi sfiorava la colonna vertebrale iniziando a scendere anch'essa.
 
Le gambe allargate e la strana consapevolezza che si trovasse in mezzo a queste… sopra di me.
 
Quella seconda mano che scendeva fino al mio posteriore… scivolava lungo la mia fessura.
 
Un minuto di lucidità… i miei occhi che cercavano un significato… la vista di Michele chino sul mio corpo completamente nudo… il mio membro fra le sue labbra.
 
Spalancai gli occhi sul soffitto di camera mia.
 
La testa che pulsava fastidiosamente e insieme a questa un'altra sensazione spiacevole… infatti più in basso fra le mie gambe sentivo un bagnato freddo.
 
Abbassai lo sguardo e sorpreso osservai il cavallo dei miei pantaloni umidi e alzando l’indumento notai che i miei boxer erano nello stesso stato completamente bagnati dal mio sperma.
 
Guardai l'orologio e vidi che erano le otto.
Mi alzai e andai in bagno per farmi una doccia e cercare di dimenticare l'accaduto per poi prendere in braccio Lorenza, lasciarla sul vialetto e andare a scuola.
 
***
 
Il giorno seguente attraversai le porte della mia scuola con una strana sensazione nel petto e nella testa, solo per un venti per cento causata dai postumi e dalle poche ore di sonno che avevo alle spalle.
 
Era come se da un momento all'altro, qualsiasi corridoio facessi, qualsiasi scala imboccassi, Michele sarebbe potuto spuntare da qualsiasi crepa nel muro o fessura fra le mattonelle.
 
Sobbalzavo ad ogni rumore e mi voltavo di scatto osservandomi attorno come un folle, quella situazione mi stava facendo uscire di testa.
 
Mancava una mezz'oretta al suono dell’ultima campanella e la professoressa era sparita con una qualche scusa.
 
Io me ne stavo al mio posto a contorcermi sulla sedia, era infatti tutto il giorno che evitavo i bagni consapevole che lì avrei potuto trovare Michele.
Eppure proprio verso la fine ero al mio limite.
 
E Giacomo, seduto al suo banco di fronte al mio girato verso di me, non contribuiva in alcun modo… anzi.
 
-Pensa a delle cascate alte e limpide che gorgogliano mentre scendono veloci e fluiscono verso un ampio lago dove le goccioline d'acqua…-
 
-La vuoi smettere?!- Esclamai io interrompendolo e tirando una testata contro il banco.
Solo pochi minuti prima mi aveva chiesto perché non volessi andare in bagno eppure la cosa era subito passata in secondo piano appena aveva realizzato che poteva torturarmi senza troppo sforzo.
 
Ma se rimanevo anche un altro solo minuto lì ero abbastanza convinto che sarebbero stati altri i miei problemi.
 
-Al… io vado in bagno… se quella torna mi copri?- Chiesi ad Alberto cercando di nascondere la mia ansia nell'uscire dalla classe.
 
-Perché c'è qualche possibilità che faccia ritorno?- Mi chiese lui per poi domandarmi -A Sara gli hai corretto il Succo con qualcosa?-
 
-No- Risposi in fretta.
 
-Ale… è a casa con i postumi- Mi guardò male come solo lui sapeva fare.
 
-I postumi per un po' di birra?- Chiesi sempre più allibito dalla scelta del mio amico impaziente di essere congedato e di raggiungere il bagno.
 
-Allora l'hai fatto!- Esclamò a metà fra l'arrabbiato e il confuso.
 
-Io dovrei andare- Conclusi allo stremo uscendo di fretta per poi correre fino alla porta contrassegnata da un omino stilizzati e chiudermici dentro.
 
Avevo appena finito e stavo riuscendo quando sentii una voce chiamarmi.
 
-Ale!- La mia mente si soffermò a chiedersi se avessi la possibilità di andarmene e far finta di niente eppure ero abbastanza sicuro che non fosse fattibile.
 
-Si?- Chiesi voltandomi per poter vedere Giada, se possibile più bionda del solito.
 
-Oggi sei sfuggente- Sorrise lei avvicinandomisi.
 
-Mi cercavi?-
 
-No… vedi è che oggi Michele non è venuto e… volevo chiederti se fosse successo qualcosa con lui?- Mi chiese sembrando alquanto preoccupata.
 
-No… niente di particolare… forse si sarà sentito poco bene- Mentii alla perfezione come ero fiero di saper fare eppure rimasi sorpreso da quell’informazione Infondo io lo stavo evitando eppure non mi era passato minimamente per la testa il fatto che anche lui potesse voler fare lo stesso
 
-Ok… allora ci si vede-
 
-Certo… ciao- Salutai prima di dirigermi verso la mia classe.
 
***
 
La mattina seguente mi alzai con la fastidiosa consapevolezza che Michele non si sarebbe fatto vivo nemmeno quel giorno a scuola.
 
E sinceramente non avevo la minima voglia di passare un altra normalissima mattinata fingendo che non fosse successo niente… e che nella mia mente non turbinassero tremila domande.
 
Dopo aver fatto colazione mi ero vestito ed ero uscito fingendo di andare a scuola.
 
Così mi ero ritrovato a vagare senza meta lasciandomi guidare dalle mie gambe o meglio sapevo perfettamente dove volevo andare… e diciamo che al secondo autobus e alla terza strada che avevo imboccato ero abbastanza sicuro di dove mi stessi dirigendo eppure rendersene conto avrebbe voluto dire doversi porre il problema “Perché sto andando la?”.
 
Svoltai un ultima volta e poco dopo mi ritrovai in una strada piena di palazzine piuttosto alte e invecchiare dal tempo.
Mi fermai di fronte alla più alta, di un grigio scuro, e osservai il citofono… il secondo cognome dall’alto era “Bianchi”… il cognome di Michele.
 
Aprii il portone dalla serratura rotta e quindi sempre aperto. Guardai distrattamente l’ascensore bloccato da due strisce di plastica gialla  prima di dirigermi verso le scale.
 
Esattamente dodici rampe di scale.
 
Ad ogni gradino ero più stanco e meno propenso a tenere a freno gli argini dei miei pensieri.
Tutto ciò a cui avevo pensato e tutto ciò a cui avevo evitato di pensare ora imperversava nella mia mente incurante della mia volontà.
 
Il ritmico ripetersi di quell'azione, il salire un gradino dopo l'altro.
 
Mi aveva baciato!
 
Non l'avevo allontanato!
 
L'avevo sognato!
 
Raggiunsi il portone di casa sua con il fiato corto e il cuore che batteva a mille. Suonai il campanello e poco dopo vidi Michele.
 
Il pigiama di due taglie più grande di un azzurrino improponibile, il ciuffo castano in disordine e gli occhi verde chiaro socchiusi come se si fosse appena svegliato.
 
Avanzai verso di lui a tentoni come se non fossi sicuro di riuscire a raggiungerlo davvero e quando fui abbastanza vicino contrassi la mano destra a pugno, tirai il braccio indietro caricando il colpo ed in un movimento veloce e violento sferrai quel pugno verso lo zigomo sinistro di Michele.
 
Lui indietreggiò di diversi passi destabilizzato dal colpo e si portò la mano a coprire la guancia prima di osservarmi a dir poco allibito.
 
Ero angosciato… mi aveva allontanato… ero esasperato… mi aveva baciato… e non capivo neanche il motivo.
 
-Sei incazzato per il bacio?- Bisbigliò evidentemente preoccupato come se già sapesse la mia risposta.
 
-No cazzone sono incazzato perché qui sembra che l'unico che si preoccupi di mandare avanti la nostra amicizia sia io!- Esclamai affannato mentre sentivo le mie orecchie arroventarsi.
 
-Io ci tengo… davvero!- Affermò subito.
 
-Allora vediamo di risolvere questa merda di situazione- Conclusi entrando e passandogli affianco per poi dirigermi verso il piano cottura dove presi un bicchiere e lo riempii d'acqua prima di scolarmelo in un sol sorso.
 
-Vuoi davvero parlarne?- Mi chiese lui andando a sedersi sul divano e prendendosi la testa fra le mani come se dovesse riordinarsi le idee.
 
-Non mi sembra che fino ad adesso far finta di niente abbia portato a qualcosa- Risposi posando il bicchiere e andando a sedermi sul secondo divano.
 
-Ti assicuro che per te è tremila volte più facile non sapere niente… ci ho pensato spesso e ne sono certo!-
 
-E per te?- Domandai alzando il mio sguardo e piantandolo nel suo, ormai la verità era palese eppure volevo che lui trovasse il coraggio di dirmela.
 
-Ok… io te lo dico… ma tu giura… che… che non ti arrabbi… e che… che fra di noi non cambierà nulla- Balbettò imbarazzato e preoccupato.
 
-Ok- Dissi in fretta impaziente di sentire la sua spiegazione.
 
-No… non così… seriamente se tu mi odiassi…-
 
-Miche sei il mio migliore amico da tipo sempre… non ti odierei manco se mi facessi esplodere casa-  Lo interruppi io.
 
-Tu mi piaci… nel senso che mi piaci mi piaci- Ammise in fine.
 
-Diciamo che il bacio mi aveva lasciato qualche sospetto- Sorrisi più per esasperazione che per altro.
 
-Non ne dubito- Sospirò.
 
-Sei gay?- Domandai poi abbassando la voce ad un sussurro, non so nemmeno io perché.
 
-No… a me piacciono le ragazze… solo che hai dei lineamenti molto dolci e… si ok lasciando stare il sarcasmo… si… assolutamente gay… e diciamo che tu mi hai sempre stimolato particolarmente… in quel senso- Mi spiegò visibilmente imbarazzato.
 
-Ok… è… diciamo… wow… ti sei allontanato perché te lo facevo venire duro?!- Chiesi una conferma.
 
-Detto così sembra strano… ma… vedi…-
 
-Ok- Lo interruppi ancora..
 
-Ok cosa?- Mi chiese lui confuso.
 
-Ok… per me non è un vero e proprio problema finché non mi stupri in un bagno…- Mi spiegai, si era portato dietro quel peso per anni costringendosi ad allontanarsi da me nonostante io gli piacessi.
 
-Non è nei miei piani… per l'immediato futuro- Biascicò come se non fosse pienamente sicuro che quello non fosse un sogno non riuscendo a trattenere uno di quei suoi soliti sorrisi incontenibili, che alzavano solo un lato della bocca.
 
-Allora che ne dici di un uscita come una volta solo noi due?-  Domandai in fine sollevato come non mai.
 
-Si… si assolutamente- Esclamò lui concludendo la conversazione.
 
In quel momento fui entusiasta, avevo risolto un problema che mi portavo dietro da anni… eppure allora non sapevo quante incomprensioni e felicità avrebbero portato quella conversazione.
 
 
*il mio angolino*
Ok… mi piacciono molto questi due personaggi perché stanno davvero crescendo mentre scrivo… spero che piacciano anche a voi e se così fatemelo sapere.
Continuate a leggere se vi piace e lasciate un commento.
midori_ninjin
   
 
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