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Autore: mrsmcvey    11/09/2017    0 recensioni
"Aspetta! Lasciami almeno il tuo numero di telefono."
"Lasciarti il mio numero di telefono? No, sarebbe troppo facile, e a me le cose facili non piacciono neanche un po'. Proviamo a fare qualcosa di diverso, Min Yoongi: se dovessimo incontrarci altre sette volte in maniera totalmente casuale ti darò il mio numero. Lasciamo tutto al destino."
Il numero sette esprime la globalità, l'universalità, l'equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                 Falling in love at a coffee shop-Landon Pigg




26 novembre 2013


Min Yoongi cominciò a rendersi conto, a 19 anni, di odiare i martedì più di quanto odiasse i lunedì. 
Non che i martedì fossero l'unica cosa che Yoongi odiasse. No. In effetti odiava molte cose. Odiava i calzini spaiti, senza un compagno adeguato perché la lavatrice li proiettava in un'altra dimensione; odiava il modo in cui Namjoon cucinava del semplice ramen: estremamente salato; odiava anche il modo in cui egli stesso preparava il ramen: quasi senza sale; odiava il tono di voce della madre quando gli chiedeva se avesse cambiato idea e gli ricordava che entrare nel mondo della musica non era facile; odiava lo sguardo del padre quando gli diceva di rimboccarsi le maniche e trovarsi un lavoro serio, perché lui non lo avrebbe riaccolto in casa quando si sarebbe ripresentato senza un centesimo in tasca e con i cuore e i sogni giovanili infranti.
Odiava il profumo delle rose; odiava l'arancione; odiava il cioccolato fondente; odiava il caffé zuccherato.
Odiava il cinguettio degli uccelli perché lo svegliavano dopo solo due ore di sonno; odiava il suo collega di lavoro che continuava a chiedergli di coprire i suoi turni; odiava anche quello stupido lavoro. Odiava dover lavorare in un bar sempre a corto di personale.
Odiava poter dormire solo un paio di ore per notte perché quando rientrava dal suo lavoro al bar (quasi sempre verso le 2 o le 3 del mattino) aveva giusto il tempo di fare una doccia veloce e di buttarsi a capofitto sul letto perché la sveglia avrebbe suonato alle 6.30 ricordandogli che il suo secondo lavoro lo attendeva.
Odiava quando invece di staccare alle 15 (come scritto sul contratto) era bloccato a lavoro fino alle 18, ma non poteva fare a meno di accettare il turno perché, si sa, avere qualche soldo extra in tasca non ha mai ucciso nessuno. Ma odiava questo perché ciò gli impediva di tornare a casa e concentrarsi sulla sua musica.
E odiava ancora di più la maledetta canzone a cui stava lavorando. Già. Perché adesso doveva occuparsi anche di comporre la melodia. Ma da un lato Yoongi era contento di avere più tempo per lavorare: in questo modo avrebbe potuto cambiare anche il testo che non lo soddisfaceva per niente.
Ma, tornando al punto di partenza, Yoongi odiava tante cose...i martedì li odiava un po' di più.
Perché il martedì significava doversi alzare mezz'ora prima del solito per buttare Namjoon giù dal letto. Perché il martedì significava dover mangiare del ramen salato o senza sale (nessuna via di mezzo) perché Jin sarebbe stato fuori casa tutto il giorno. Perché il martedì significava smettere di lavorare alle 15.30 per completare l'inventario e riprendere a lavorare di nuovo alle 20.30 invece delle 21 per completare un altro inventario.
Ma Yoongi questo martedì, circa un anno dopo aver professato il suo odio nei confronti di quel giorno della settimana, capì di non odiarlo così tanto.
Perché Namjoon non aveva lezioni quel giorno. Perché Jin avrebbe trascorso tutto il giorno a casa. Perché era ammalato e non poteva lavorare. Né di mattina né di sera.
E Yoongi sapeva di dover sentirsi irritato, perché erano già due giorni che la febbre lo costringeva a letto, ma sinceramente cominciava a stare meglio e aveva persino smesso di piovere e lui non avrebbe mangiato del ramen schifoso e quel giorno gli piaceva sempre di più.
Dopo essersi svegliato intorno alle 6 (ormai si era abituato ad alzarsi sempre a quell'ora) riprese sonno velocemente, svegliandosi poi solamente quando qualcuno bussò alla porta della sua camera.
Jin entrò con un vassoio tra le mani su cui erano poggiati un piatto ed un bicchiere. Yoongi lo guardò inarcando un sopracciglio.
"E' ora di pranzo" gli spiegò Jin. "Brodo di pollo. Lo so che non ti piace ma in questo caso devi mangiarlo."
"Ma.."
"No. Lo mangi e basta, non voglio sentir nessun "ma", hai capito?" Adesso Jin lo guardava con le braccia conserte ed un'espressione non proprio gentile.
"Ho capito. Grazie Jin." Il più grande sembrò accontentarsi di quelle parole.
"Perfetto. Torno tra un po' a riprendere tutto." Detto ciò uscì dalla camera, lasciando di nuovo Yoongi da solo a guardare con aria sconsolata il brodo di pollo e il vapore che emetteva salire a spirali verso il suo viso. Odiava l'odore di quel maledetto brodo. La lista delle cose che Yoongi si rendeva conto di odiare si era appena allungata.

Astrid Young amava molte cose.
Amava guardare il cielo di notte quando non riusciva a prendere sonno; amava qul blu così scuro che poteva passare per nero; amava le stelle che timidamente facevano capolino intorno alla luna; amava la luna.
Amava il suono che il vento produceva passado attraverso i rami e le foglie degli alberi; amava calpestare le foglie secche e lo scricchiolio che ne derivava.
Amava svegliarsi e scoprire che pioveva e che faceva freddo.
Amava svegliarsi presto di mattina ma dormire poi tutto il pomeriggio; amava ascoltare canzoni vecchie mentre studiava; amava ascoltare musica punk con le cuffiette mentre era in giro per la città.
Amava il nero e il blu e il rosso; amava le dalie e le fresie; amava i fiori di ciliegio e i fiori di loto.
Amava il  numero 7 e amava il numero 17 (il 7 un po' di più). Amava i vecchi libri e le loro pagine leggermente ingiallite.
Amava il cioccolato alla menta; amava l'dore del caffé e quello del suo tè preferito (fragola e vaniglia).
Amava le leggende; amava i misteri; amava la carica di adrenalina che avvertiva quando guardava un film horror.
Amava il tono di voce del suo fratellino quando le chiedeva di raccontargli qualcosa sulla Corea; amava il modo in cui le sorrideva attraverso lo schermo del computer e la ascoltava attentamente.
Amava i documentari sul rinascimento e quelli sui serial killer; amava bere il té con un 
cucchiaino di miele e due di zucchero.
Amava l'odore dell'inchiostro; amava il dolore che provava al polso destro dopo aver scritto per due ore senza mai staccare la punta della penna dal foglio.
Amava il freddo; amava il cielo grigio ricoperto di nuvole: le trasmetteva nostalgia e maliconia che per quanto tristi le riportavano alla mente ricordi in cui era felice.
‎E di solito amava i martedì perché spesso la lezione che doveva seguire alle 8 del mattino veniva cancellata e lei poteva prepararsi con più calma e prendere un autobus meno affollato. E invece quel martedì mattina Astrid non lo amava per niente.
Aveva fatto tardi perché la sua coinquilina aveva deciso di chiudersi in bagno per un'ora e mezza e adesso si ritrovava a correre per arrivare alla fermata dell'autobus stringendo tra i denti un toast bruciacchiato. 
L'autobus che arrivò era affollatissimo e non c'era posto per nessuno e fu costretta ad aspettare altri 18 minuti per il prossimo autobus che l'avrebbe lasciata a 10 minuti di distanza dall'università. Maledisse mentalmente Soyeon per averle fatto fare tardi.
Quando finalmente le mancavano ancora 8 minuti di cammino per arrivare all'università cominciò a piovere. Cercò furiosamente nello zaino alla disperata ricerca del suo ombrello, ma poi ricordò di averlo tirato fuori la sera prima e di averlo lasciato sulla scrivania.
Quandò finalmente arrivò a destinazione era ormai bagnata dalla testa ai piedi. Da lontano vide due sue amiche che le si avvicinarono e le dissero che anche quella mattina la lezione era stata cancellata ma che avevano dimenticato di avvisare gli studenti. Astrid era livida.
Poi si ritrovò stretta in un abbraccio di gruppo. Provò a protestare, a dire che avrebbe rischiato di bagnare anche loro, ma le sue amiche non se ne fregarono.
Quando finalmente lasciarono Astrid ridandole anche la capacità di respirare nuovamente, le piazzarono d'avanti agli occhi due buste. 
Quando sbirciò in una delle due buste (si erano spostate nella caffetteria deserta nel frattempo) vide quella che sembra una maglia e decise che forse avrebbe fatto meglio ad approfitarne e a indossarla subito.
Scoprì che si trattava di un maglioncino rosso. Rosso carminio notò con piacere.
Fortunatamente quel giorno aveva pensato bene di vestirsi totalmente di nero (come al solito, direbbe qualcuno) e quindi non ebbe problemi ad abbinarci il maglioncino nuovo.
Dopo essersi recata in bagno per cambiarsi, decise di accendere il cellulare che aveva spento la sera prima. E fu così che si accorse della data di quel martedì. 26 novembre. Era il suo compleanno.

Quando Yoongi ebbe finito quel nauseante brodo di pollo, decise che alzarsi dal letto gli avrebbe fatto bene.
Scostò le coperte e subito un brivido di freddo gli  percorse il corpo e solo per questo avrebbe voluto cedere e tornare al caldo sotto al piumone se non fosse stato per il fatto che fu colto da un'ispirazione improvvisa: forse era il giorno buono per completare quella maledetta canzone.
Così si avviò in cucina dove ad accoglierlo ci furono gli sguardi allarmati dei suoi amici. "Sto bene, credetemi", disse prima che loro tentassero di aprir bocca per rimandarlo a letto.
"Yoongi, dovresti riposarti un altro po', per evitare una ricaduta, almeno" gli suggerì Namjoon, ma Yoongi agitò semplicemente la mano in un gesto noncurante.
"Il brodo preparato da Jin ha fatto miracoli: mi sento fresco e riposato come una rosa" spiegò al più piccolo. "Mi sembra quasi di avere di nuovo 18 anni" aggiunse ridacchiando.
Jin lo guardò per un po'con la testa piegata. "Credo tu abbia di nuovo la febbre" aggiunse dopo un po'. "Namjoon, prendi il termometro per favore."
"Jin, sto bene, davvero."
"Non ti credo. Hai ridacchiato. Non ti ho mai sentito ridacchiare prima di adesso, qualcosa non quadra."
"Sai che posso anche io essere di buon umore, giusto?" Ma il più grande lo costrinse lo stesso a sedersi sul divano mentre gli poggiava il termometro sulla fronte per prendere la temperatura.
"Scommetto tutto quello che vuoi che sto bene" gli disse Yoongi scocciato, ma quando dopo il bip del termometro guardò Jin, si accorse che l'amico stava sorridendo.
"Min Yoongi, mi devi a tua paga settimanale, perché la febbre si è alzata di nuovo."
Yoongi gli disse che doveva esserci stato un errore, perché lui si sentiva davvero bene, come non si sentiva da mesi, probabilmente.
Ma a Jin non interessava, lo mandò di nuovo a letto e restò lì per un po' per assicurarsi che l'amico si addormentasse davvero.

Astrid era appena tornata a casa e notò con piacere che la sua coinquilina non era in giro per l'appartamento. Sospirò e si diresse in cucina sperando di trovare qualcosa di commestibile. Doveva fare un po' di spesa al più presto.
Ma quando aprì la dispensa rimase sorpresa: la sua coinquilina l'aveva preceduta e adesso navigavano nel cibo. Più o meno.
Trovò attaccato ad un pacchetto di ramen un post-it su cui Soyeon le aveva scritto che era dispiaciuta di averle fatto fare tardi e che quello era il suo modo di scusarsi. Inoltre le fece gli auguri per il suo compleanno e precisò che quella sera le avrebbe cucinato la cena per festeggiare.
Astrid fissò il fogliettino per un po' convinta di aver capito male. Lei e Soyeon non parlavano quasi mai, come faceva la ragazza a sapere del suo compleanno se persino lei lo aveva dimenticato?
Si morse il labbro e decise di prepararsi quei fantastici noodles instantanei e di mettersi subito a studiare.

Verso le 15 Yoongi decise di aver finto abbastanza di dormire  e che quindi poteva alzarsi dal letto e mettersi a lavoro. Immaginva già Jin che entrava con forza in camera sua e lo rimetteva a letto di peso, ma con sua sorpresa quando controllò il suo cellulare notò un messaggio da parte dell'amico in cui lo avvisava che lui e Namjoon erano usciti con Hoseok e sarebbero rientrati tardi. Yoongi sorrise: nessuno gli avrebbe impedito di lavorare.
Si trascinò verso la sua scrivania e si mise a lavoro.
Quando si rese conto di aver finalmente completato la base quasi gli venne voglia di schiaffeggiarsi perché non riusciva a crederci. Poi la felicità fu spazzata via dalla dura e triste realtà: aveva ancora da finire il testo.
Ormai non gli restava più molto tempo: la canzone doveva essere consegnata mercoledì. L'ansia cominciò a farsi strada dentro di lui.
Ad un tratto un'idea gli balenò in testa e si alzò di scatto (non di certo una delle cose migliori da fare considerate le sue condizioni già delicate per via della febbre), si diresse verso l'armadio e lo aprì, tirandone fuori vestiti a casaccio sperando di ottenere un outfit abbinato almeno un po'.
Una volta pronto si diresse verso l'ingresso, recuperò il cappotto e un cappello (e una sciarpa perché non poteva rischiare di ammalarsi ancora di più) e si infilò le scarpe; si chiuse la porta alle spalle e corse per le scale: doveva andare in biblioteca.
In realtà neanche lui sapeva per quale motivo volesse andarci. Non era di certo perché il luogo lo ispirava, anzi al contrario, sembrava bloccargli le parole del tutto. Ma qualcosa in lui gli diceva di doverci andare e così fece.

Astrid arrivò alla conclusione che per quanto provasse a cercare di concentrarsi sul libro posto di fronte a lei purtroppo non ci riusciva.
Provò di tutto: ad ascoltare la musica con le cuffie mentre studiava; senza musica; con il rumore della pioggia; seduta alla scrivania; sdraiata sul letto; girando per l'appartamento. Niente, niente di tutto ciò riusciva a farla concentrare.
Frustrata, chiuse il libro. Non riusciva neanche a capire per quale motivo non riuscisse a concentrarsi perché davvero, non aveva praticamente niente a cui pensare se non al fantastico libro di storia che la guardava dalla scrivania.
Non che fosse urgente studiare quei due nuovi capitoli, si disse, forse per oggi poteva anche mettere da parte lo studio. Scosse la testa: no, non poteva. Non poteva permettersi di rimanere indietro col programma.
Dopo un po' decise che forse uscire di casa e andare in un ambiente nuovo l'avrebbe aiutata un pochino a migliorare la situazione e così decise di recarsi in biblioteca.
Prima di uscire di casa però si affacciò alla finestra e constatò che ormai aveva smesso di piovere. Per sicurezza prese lo stesso l'ombrello poggiato sulla scrivania, perché di certo non aveva bisogno di ripetere ciò che le era successo quella mattina.

Quando Yoongi arrivò in biblioteca notò quanto fosse piena: non c'erano tavoli liberi, erano tutti occupati da studenti e si rese conto che probabilmente si avvicinava il periodo di esami.
Con lo sguardo corrucciato percorse tutta la sala e si fermò quando trovò finalmente un tavolo libero che non aveva visto perché nascosto da uno scaffale. Si affrettò verso di esso ma si arrestò quando una ragazza afferrò una delle sedie e poggiò i libri sulla superficie liscia.
Yoongi stava per protestare, poi guardò la ragazza e le parole gli morirono in gola: era la ragazza che aveva osservato tutta la settimana precedente. Solo che adesso invece dell'espressione rilassata che aveva di solito sembrava nervosa.
Yoongi si fece coraggio e si sedette lo stesso a quel tavolo, incapace di staccare gli occhi da lei.
Quando la ragazza si accorse della sua presenza alzò lo sguardo dal grande libro di fronte a lei e lo guardò per un attimo. Poi gli sorrise. E Yoongi aprì la bocca sorpreso. Dopo lo shock iniziale cercò di ricambiare il sorriso.
Aprì il suo zaino tirandone fuori il suo quaderno e un astuccio...l'astuccio non c'era.
"Merda." L'imprecazione gli uscì più alta di quanto avesse voluto, perché la ragazza di fronte a lui alzò la testa per guardarlo con uno sguardo interrogativo. "Ho dimenticato la matita" le sussurrò.
"Prendine una delle mie, non ci sono problemi." Era la prima volta che sentiva la ragazza pronunciare una frase così lunga e diretta solo a lui.
"Potrebbe servirti, non voglio-"
"Davvero, non ci sono problemi. Ne ho comunque una ventina, credo che averne una in meno non mi cambierebbe la vita." E gli porse il suo astuccio. Yoongi la ringraziò sperando non si accorgesse del rosso che gli ricopriva le guance.

Quando Astrid si rese conto di chi aveva deciso di sedersi di fronte a lei, le mancò il respiro.
Era il ragazzo carino che l'aveva distratta per tutta la settimana precedente, e che a quanto pare quel giorno aveva deciso di distrarla ancora di più.
"Merda."
Era piuttosto sicura che il ragazzo non aveva avuto intenzione di pronunciare a voce alta la parola ma non riuscì a trattenersi dal posare lo sguardo su di lui.
"Ho dimenticato la matita." Ottimo, aveva una scusa per parlargli adesso. E così decise di prestargli una delle sue matite. Ci volle un po', ma alla fine lui si convinse a prenderne una e si mise subito a scrivere sul suo quaderno.
Astrid restò a fissarlo per qualche altro secondo e notò le guance rosse e notò anche il pallore più accentuato del solito. E notò che i capelli non erano più neri ma castani.
Avrebbe potuto fissarlo ancora ma non aveva voglia di passare per una psicopatica e così decise di concentrare le sue attenzioni sul suo libro.
Dopo un'oretta, il ragazzo la chiamò.
"Mi dispiace interromperti", esordì. "Ma ecco, ho un po' di problemi al momento e mi chiedevo se per caso ti andasse di leggere quello che ho scritto fino ad adesso? Puoi anche non farlo, voglio dire. Però mi servirebbe un parere esterno."
Astrid lo guardò cercando di non ridere perché era arrossito di nuovo, non la stava guardando, e le porgeva il quaderno guardando lo scaffale alle sue spalle.
"Prima mi servirebbe sapere di cosa si tratta. Non posso dare giudizi altrimenti" gli disse.
E il ragazzo si voltò e per la prima volta la guardò negli occhi. Probabilmente adesso toccava a lei sussurrare "merda", ma fortunatamente riuscì a controllarsi.
"Dovrebbe essere il testo di una canzone."
"Davvero?"
"Tecnicamente sì, ma non mi convince e ci sto lavorando da giorni. Forse un'opinione esterna potrebbe farmi bene? Sono un perfezionista e probabilmente se dovessi basarmi solo suo mio parere non finirei mai di cambiarla."
Astrid si accorse che stavano parlando a voce troppo alta.
"Forse dovremmo andare in un posto in cui parlare non è un problema?"
"Penso tu abbia ragione. Possiamo andare a prendere un caffè. O qualsiasi altra cosa tu voglia" le propose il ragazzo. Astrid annuì ed entrambi cominciarono a sistemare le proprie cose.
Si diressero in silenzio verso l'uscita della biblioteca: il ragazzo faceva strada e Astrid lo seguiva alle sue spalle.
"Min Yoongi" disse all'improvviso il ragazzo prima di fermarsi e di voltarsi verso di lei.
"Cosa?"
"Non mi sono presentato. Sono Min Yoongi."
"Oh, giusto. Astrid Young."
Yoongi cercò di ripetere il nome ma ebbe un po' di problemi a pronunciarlo e Astrid cercò di aiutarlo. Aveva già incontrato gente che aveva avuto problemi col pronunciare il suo nome.
Arrivarono in un piccolo locale semi vuoto e si sedettero ad uno dei tavolini vicini alle finestre.
"Direi che adesso posso leggere la tua canzone."
"Giusto." Yoongi ripescò il quaderno dal suo zaino e glielo porse.
"Prima però voglio sapere per quale motivo hai deciso di affidarti al giudizio di una completa sconosciuta."

Yoongi sentì la gola seccarsi. Il momento della verità era arrivato.
"Ecco io..beh. Oh dio." Yoongi si accorse di aver iniziato a balbettare. E si accorse anche che Astrid lo guardava incuriosita.
"La settimana scorsa. Ti ho osservata. No, così suona male." Ma la ragazza iniziò a ridere portandosi una mano alla bocca e piegando leggermente la testa all'indietro.
"Tranquillo Yoongi. Se può farti stare meglio, ti ho osservato anche io."
Il ragazzo la guardò e vide che era arrossita un po' e questa volta fu il suo turno di ridere, poi si ricompose e riprese a spiegarle.
"Come stavo dicendo ti ho osservata e credo di averti vista scrivere? Non sembrava stessi studiando e ho pensato-"
"Stavo scrivendo, sì" lo interruppe la ragazza. "Ma questo non vuol dire che io sia brava e che i miei consigli possano esserti utili, no?"
"Beh, hai ragione. Ma mi serviva anche una scusa per parlarti."
Il silenzio calò tra i due perché Astrid si era concentrata a leggere. Yoongi si rese conto che quando era concentrata si mordeva il labbro inferiore.
Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente parlò.
"Non sei un tipo romantico Yoongi, vero?"
Il ragazzo scosse la testa. "Per niente."
"Si capisce" sussurrò la ragazza facendo scorrere di nuovo gli occhi sul quaderno. "Direi che il problema è all'inizio. Il ritornello dovrebbe andare bene, ma la strofa iniziale manca di impatto, ecco." E girò il quaderno verso di lui facendogli vedere cosa intendeva. "Forse una cosa del genere" e detto ciò cominciò a scrivere su un tovagliolo, "dovrebbe andare meglio."
Yoongi prese il tovagliolo e lesse, rendendosi conto che Astrid aveva ragione. Provò a leggere tutto nell'insieme e si rese conto che funzionava.
"Sei la mia salvatrice Astrid Young. Il caffé lo offro io."
I due restarono a lavorare per un po' sulla canzone, scambiandosi idee. E Yoongi si accorse che da vicino la ragazza era ancora più bella e che amava la sua voce e il suo accento. E Yoongi si accorse anche del colore dei suoi occhi: verdi.
"Mi piacerebbe restare ma purtroppo devo proprio andare."
Yoongi alzò lo sguardo dal suo quaderno e guardò la ragazza che sorrideva con un'espressione triste.
"Certo, capisco."
"Spero di esserti stata d'aiuto" gli disse alzandosi. Yoongi annuì perché non si fidava molto della sua voce in quel momento. "Spero di sentirla presto in radio."
"Lo spero anche io. Mi ha fatto perdere dieci anni di vita questa canzone" le disse Yoongi ridendo.
"Beh, è stato bello aver parlato con te. Ci vediamo in giro?"
Ormai erano arrivati alla porta.
"Aspetta! Lasciami almeno il tuo numero di telefono."
"Lasciarti il mio numero di telefono? No, sarebbe troppo facile, e a me le cose facili non piacciono neanche un po'. Proviamo a fare qualcosa di diverso, Min Yoongi: se dovessimo incontrarci altre sette volte in maniera totalmente casuale ti darò il mio numero. Lasciamo tutto al destino."
La ragazza se ne andò senza lasciargli il tempo di rispondere. Yoongi era confuso ma aveva ache capito una cosa: tra l'immenso mare delle cose che odiava c'era una piccola cosa che aveva deciso che da quel giorno avrebbe amato. Il colore verde.




Author's note:
Volevo avvisare che sono state apportate delle modifiche al capitolo precedente.
All'inizio di ogni capitolo verranno scritti i titoli delle canzoni che lo hanno ispirato.
Perdonate gli errori/orrori che troverete, ma purtroppo non sono abituata a rileggere le cose che scrivo.
  
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