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Autore: Signorina Granger    13/09/2017    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Sequel di "History" e di "Magisterium"]
Siamo appena prima dell’arrivo dei Malandrini ad Hogwarts, alla fine degli anni ’60.
Tutti parlano del decennio successivo, ma chi dice che anche prima non sia successo qualcosa di interessante dentro le mura di Hogwarts?
Sono passati più di vent’anni dalle vicissitudini dei protagonisti di History e di Magisterium… ma forse ci penseranno i loro figli a tenere vivo il loro ricordo.
[Per leggere e/o partecipare non è necessario aver letto le due storie sopracitate]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Act II 


Epilogo 

 
Venerdì 21 Giugno


“Tassorosso!” 

Lucas Kroll si sfilò il Capello Parlante dalla testa prima di alzarsi, rivolgendo un lievissimo sorriso alla donna che aveva davanti prima di avvicinarsi al tavolo che stava applaudendo. 
Prese posto di fronte alla ragazzina dai capelli scuri che le ricadevano sulle spalle in onde ordinate, tenuti indietro da una fascia blu, che era stata Smistata appena prima di lui, sorridendole:

“Ce ne ha messo di tempo… temevo sai rimasto seduto lì finché non mi avrebbero trascinato fuori da qui con la forza. Con te è stato veloce.” 

La ragazzina annuì, ricambiando debolmente il sorriso prima di parlare:

“Sì, per fortuna… ma ancora non ci credo, di essere qui e di essere una strega. I miei genitori non sono come me.” 
“I miei sì, invece… piacere, sono Lucas.”

“Kristal.” 

Un sorriso gentile increspò le labbra della novella Tassorosso, salendole fino agli occhi chiari che osservarono il suo nuovo compagno di scuola con curiosità finché non tornò a concentrarsi sullo Smistamento, guardando un ragazzino molto alto e dai capelli scuri sfilarsi il Capello per poi correre verso il tavolo dei Grifondoro con aria sinceramente soddisfatta, come se un suo desiderio si fosse appena avverato. 

Pochi giorni prima di partire per Hogwarts si era quasi fatta prendere dal panico, chiedendosi se sarebbe riuscita a trovare qualcuno con cui andare molto d’accordo. Chissà se sarebbe piaciuta ai suoi compagni, anche se i suoi genitori non erano maghi. 

Ci aveva pensato Kyle a rincuorarla, come sempre: le aveva sorriso, inginocchiato davanti a lei per avere il viso alla sua stessa altezza, accanto al binario del treno, mentre la guardava con affetto:

“Di che ti preoccupi, Kris? Ti adoreranno, vedrai.” 
“Dici?” 
“Certo… e se qualcuno ti prende in giro scrivimi, così lo aspetterò qui e quando scenderà dal treno lo gonfierò di botte, altro che magia.”

Kristal aveva sorriso, rincuorata da quella promessa prima di dare una piccola pacca sulla spalla del fratello, quasi a volerlo ammonire:

“Cerca di non mangiare sempre e solo schifezze mentre non ci sono! Lo so che vivrai di pizza, hamburger e patatine per i prossimi mesi!” 
“Ma tu guarda se devo farmi fare la predica sull’alimentazione da una pseudo-lattante.” 

“Ho undici anni! Non sono una lattante!” 

Kristal sbuffò, facendo ridacchiare il fratello maggiore, che le sorrise prima di rimettersi in piedi, accennando al treno con il capo:

“In ogni caso vai Kris, o rischi di perdere il treno… scrivimi ogni tanto, ok?” 
“Tre volte alla settimana. Ci vediamo a Natale!” 


Kristal sorrise un’ultima volta al fratello prima di salire sul treno, sistemandosi sullo scompartimento dove aveva lasciato il suo baule con l’aiuto di Kyle. 
Ovviamente il ragazzo non sapeva che gli aveva rubato tre felpe dall’armadio la sera prima, usandole praticamente come coperta per le prime notti ad Hogwarts. 





“Luke, sei in ritardo.” 

Kristal Jackson era seduta sul divano a testa in giù, le gambe appoggiate mollemente contro lo schienale di pelle mentre teneva gli occhi fissi sull’imboccatura che portava al Dormitorio maschile, guardando il suo migliore amico fare continuamente avanti e indietro.
Il suo tono non era nemmeno più amareggiato, più che altro rassegnato.

“Lo so! La Sprite mi prenderà per un orecchio e mi appenderà alle lanterne esterne della torre di Astronomia!”
“Credo che quella sia una cosa che più altro farebbe Gazza, lei ti lascerebbe dentro una serra con una pianta carnivora come coinquilina. Se sei pronto, dovremmo scendere.” 

Con un piccolo sospiro la ragazza si ribaltò, rimettendosi dritta sul sofà prima di alzarsi, guardando l’amico farsi frettolosamente il nodo alla cravatta, la tunica nera sottobraccio.

“Ok, andiamo pure. Ho un mal di stomaco che non immagini…” 
“Ci credo, ieri sera sei andato nelle cucine e sei tornato con quantità industriali di cibo per festeggiare la fine dell’anno! Dai, andiamo, questa è l’ultima volta in cui ci fai arrivare in ritardo.” 


*


“Siete o non siete pronte? Starà per cominciare ormai, e non voglio perdermi l’ultimo discorso di Silente!” 
“Ma perché sono sempre così lente?” 
“Non lo so, l’ho chiesto spesso a mia sorella, ma non mi è ancora chiaro.” 


Daniel, in piedi e appoggiato pigramente contro lo schienale del divano accanto a Sam e a Jonathan, teneva gli occhi fissi sulla porta socchiusa del Dormitorio della ragazze, sperando che le tre compagne si sbrigassero a palesarsi. 
Avevano anche provato a bussare qualche minuto prima, ma avevano ricevuto solo una spazzola che aveva quasi colpito Jonathan in piena faccia insieme ad un paio di minacce. 

“Smettetela di lamentarvi… ora siamo pronte, abbiamo finito di sistemare di bagagli visto che partiamo subito dopo la consegna dei diplomi.” 

Berenike comparve finalmente sulla soglia della Sala Comune, seguita subito dopo da una Eltanin decisamente allegra e una Veronica piuttosto cupa, che si stava rigirando più e più volte le maniche della tunica decisamente grande per lei:

“Questa stupida tunica mi sta grande, sembro una bimbetta che si prova i vestiti della madre! Ho dovuto tagliarla con la magia per camminare senza inciampare.” 

La bionda sbuffò mentre si rigirava le maniche un’ultima volta, riuscendo finalmente a muovere liberamente le mani mentre Eltanin le sorrise, guardandola quasi con compassione mentre le metteva un braccio intorno alle spalle:

“Lo so, ti capisco… ma sorridi biondina, abbiamo finalmente finito gli esami e possiamo rilassarci.” 
“A dire la verità io devo studiare per iscrivermi a Magisprudenza, quindi avrò molto poco relax.” 

“La solita Caposcuola secchiona…” 


*

 
“Sai, quasi quasi ti invidio. Anche io vorrei essere già diplomata!” 

“Sogna pure piccoletta, hai ancora sei anni davanti a te.” 

Delilah sorrise alla sorellina quasi con fare divertito, guardandola sbuffare sommessamente mentre camminava accanto a lei, uscendo dal Dormitorio per raggiungere la Sala Comune. 

“Grazie per avermelo ricordato… ma almeno ora ho due mesi di vacanza davanti!” 
“Io lo dicevo, che l’entusiasmo sarebbe durato poco… Emma, cosa fai sul divano?” 

“Aspetto che le signorine finiscano di incipriarsi il naso.” 

La bionda, comodamente seduta sul divano con le gambe accavallate, roteò gli occhi prima di accennare in direzione di Aiden e Nathaniel, che la fulminarono di rimando con lo sguardo. 

“Stiamo aspettando Delilah, veramente, noi siamo già pronti da parecchio.” 
“Smettila Travers, sappiamo tutti qui che hai una passione segreta per il make up.” 

La mora si strinse nelle spalle mentre Emma si alzava per uscire insieme dalla Sala Comune, ridacchiando mentre i due si scambiavano occhiate perplesse:

“Make up? Che cos’è? Tu lo sai?” 
“No, mai sentito… forse è una strana cosa Babbana di cui ignoriamo esistenza.” 

“Si, forse… forza Burke, ignoriamo la Moody e andiamo a prenderci questo agognato Diploma, finalmente.” 


*


“Non siamo in ritardo, per una volta forse la McGranitt non avrà niente da rimprovera- prof! Salve.”

James si stampò un largo, innocente sorriso sulla faccia quando si fermò di colpo davanti alla Direttrice della sua Casa, che lo stava osservando con attenzione e lo stesso cipiglio quasi sospettoso di sempre:

“Visto che siete tutti qui, ne approfitto per dirvi due parole.” 

“Non può dirci che hanno rivisto i risultati e siamo stati bocciati, vero?” 
“Certo che no Mark! … lo spero, almeno.” 


“Oggi prendete il vostro diploma, e vi sarei grata se lo faceste senza creare scompiglio o con qualche sorpresa inattesa e decisamente poco consona. Gradirei che i miei studenti facessero filare tutto liscio, oggi.” 

Gli occhi della donna sorvolarono rapidamente Astrea, James, Markus, Jasper e Kathleen, trovando cinque sorrisi innocenti e pressoché identici sui loro volti:

“Naturalmente professoressa, terremo un comportamento esemplare oggi, glielo prometto. Ora scusi, ma dobbiamo prendere posto, non vorrei finire infondo e capitare dietro a qualche colosso, sa, non sono molto alta come può ben notare…” 


Kathleen sorrise all’insegnante prima di praticamente spingere gli amici fuori dalla sua visuale, abbastanza certa di non voler finire in punizione anche all’ultimo giorno. 
No, avrebbe ascoltato il discorso di commiato di Silente, avrebbe sorriso, preso il diploma, sarebbe salita sul treno e poi sarebbe tornata a casa, come sognava di fare da settimane. 


“Ragazzi, avete sentito? Comportatevi bene, voglio andarmene da qui senza nessun problema!” 
“A dire il vero io e Mark avevamo pensato di fare qualcosa con i fuochi d’artificio, alla stazione… ma forse è meglio lasciar perdere.” 


*



Trascinava il suo baule sulla corsia che divideva gli scompartimenti per uscire dal treno, maledicendo mentalmente la legge che stabiliva il divieto dell’utilizzo della magia prima della maggiore età: lei disgraziatamente diciassette anni ancora non li aveva compiuti, così doveva arrangiarsi usando solo olio di gomito. 
E disgraziatamente, sembrava che la cavalleria ad Hogwarts si fosse estinta rispetto ai tempi dei Fondatori. 

Quando rischiò di inciampare la ragazza sbuffò, chiedendosi mentalmente perché non potesse portarsi appresso un elfo quando andava a scuola quando sentì dei passi in avvicinamento. 
Sperò che qualcuno si degnasse finalmente di aiutarla mentre alzava lo sguardo, roteando gli occhi quando riconobbe il ragazzo che l’aveva raggiunta:

“Ah, eccoti. Temevo che ti fossi dimenticato di me, impegnato a salutare le tue conquiste.” 
“Non potrei mai dimenticarmi di te, così mi offendi… lascia, faccio io.” 

Altair sorrise, sollevando magicamente il baule della sorella con un pigro colpo di bacchetta. 

“Andiamo?” 

Cassiopea annuì, stringendo la mano che il fratello le porgeva prima di seguirlo lungo la corsia, camminando verso lo sportello d’uscita più vicino. 

I due fratelli scesero sul marciapiede che costeggiava il treno ormai fermo, entrambi impegnati a guardarsi intorno per cercare qualche traccia della madre. 

“Li vedi?” 
“No.” 

Cassiopea incrociò le braccia al petto, guardandosi intorno con sguardo neutro finché una voce decisamente familiare non giunse alle loro orecchie, costringendoli a voltarsi:

“Pare ci sia stato un cambiamento di programma… venite a casa con noi.” 
“Davvero?” 

Il volto della Corvonero si illuminò al sentire quelle parole, sorridendo prima di avvicinarsi al cugino e prenderlo sottobraccio, facendo cenno al fratello di seguirla:

“Vieni Altair! Sono felice di stare da voi Ant, ma cerca di non cominciare a fare magie a destra e a sinistra insieme ad Altair solo per ricordarmi che io sono l’unica minorenne tra i tre.” 



Altair esitò prima di seguire cugino e sorella, voltandosi un’ultima volta verso il familiare treno a vapore su cui aveva viaggiato numerose volte. 
Le sue labbra si inclinarono appena in un sorriso, quasi salutando mentalmente il mezzo di trasporto, e con lui anche Hogwarts, prima di voltarsi di nuovo, affrettandosi a seguire Cassiopea e Antares per raggiungere gli zii. Aveva tuttavia mosso solo qualche passo quando una ragazza dai capelli scuri gli tagliò la strada, superandolo praticamente di corsa per raggiungere qualcuno. 


Il Serpeverde fece per dirle qualcosa ma poi cambiò idea, dicendosi che molto probabilmente avrebbe visto Elizabeth Abbott molto di rado da lì in poi, magari solo alle solite feste a cui le famiglie di entrambi non mancavano mai di prendere parte. 

“Mamma!” 

La Tassorosso raggiunse la madre, che le rivolse il suo caldo sorriso di sempre prima di abbracciare la figlia, accarezzandole i capelli scuri che condividevano. 

“Ciao Liz… Ti sono mancata?”
“Certo, come sempre.” 

Elizabeth sorrise, guardando la madre negli occhi verdissimi prima di sciogliere l’abbraccio, lanciando un’occhiata al fratello che la stava osservando accanto a Catherine:

“Non sono sicura che tu mi sia mancato, francamente.” 
“Non essere ridicola, sappiamo entrambi che è così… Felice che sia finalmente finita?” 
“Tremendamente. Su, andiamo, ho un sacco di cose da raccontarvi… e muoio di fame, spero che a casa ci sia una tazza di thè ad aspettarmi.” 

“Come sempre tesoro.” 
“Allora… Hai preso a pugni qualche Black quest’anno, sorellina?” 
“No Stephen, quest’anno ho fatto la brava, nessun Black ha riportato deviazioni al setto nasale.” 


Elizabeth si stampò un sorrisetto sul volto mentre prendeva madre e fratello sottobraccio, invitandoli a seguirla verso la colonna per lasciare il binario per l’ultima volta. 

“Per fortuna direi… Non mi va di sopportare qualche accusa da parte dei Black a proposito di mia figlia che molesta il loro primogenito.” 
“Molestare? È lui che molesta, semmai!” 

Il tono seccato della ragazza fece sorridere la madre, che decise di lasciar perdere e godersi, invece, il ritorno di Lizzy e il poter avere, finalmente, entrambi i figli vicini.
Tutti e tre incuranti di quello che sarebbe successo solo un paio di settimane dopo.






“È strano, non trovi? Siamo qui per l’ultima volta, questa volta per davvero.” 

Lizzy guardò il treno fermarsi lentamente sulle rotaie mentre, in piedi accanto a lei, Altair annuiva, sorridendo con un velo di malinconia:

“Già, sembra ieri che abbiamo accompagnato qui i gemelli per la prima volta.” 
“A me sembra ieri quando sono scesa da quel treno dopo l’ultimo anno.” 

Anche la donna abbozzò un sorriso mentre guardava gli sportelli aprirsi con impazienza, morendo dalla voglia di riabbracciare la figlia. 

Chissà, magari sua madre si era sentita proprio così, anni prima. Non aveva mai avuto modo di parlare con lei dell’argomento “figli”, quando se n’era andata lei era decisamente troppo giovane per pensarci.


Quando Eltanin fece capolino da un vagone entrambi i coniugi sorrisero, aspettando che la ragazza posasse gli occhi su di loro: quando accadde Eltanin parve come illuminarsi, saltando giù dal treno e dimenticandosi momentaneamente dei bagagli mentre li raggiungeva di corsa:

“Papà! Sei tornato! Come stai?”
“Benissimo, e felice di essere a casa, finalmente.” 

Altair sorrise mentre abbracciava la figlia più piccola, che ricambiò prima di abbracciare anche la madre.

“Ho già salutato tutti, quindi prendo il baule e poi possiamo andare… aspettatemi qui.” 

Eltanin sorrise prima di girare sui tacchi e tornare verso il treno per recuperare i bagagli, mentre i genitori la seguivano con lo sguardo:


“Altair.” 
“Sí?” 
“Mi sono appena resa conto che ora, almeno per un periodo, li avremo tutti e tre a casa. Tutti i giorni.” 
“Merlino, dacci la forza…” 


*


“Mi siete mancati… sì, anche tu Mike.” 

Kathleen sorrise mene stringeva madre e fratello in un abbraccio contemporaneamente, lanciando un’occhiata quasi perplessa in direzione del padre, che invece seguiva la scena senza dire nulla:

“Papà? Non mi saluti?” 
“È ancora sconvolto per la vostra sconfitta, lui, lo zio Dan e lo zio Olly sono ancora in forte lutto.” 

“Il Quidditch mi ucciderà prima o poi… Maxi, basta musi lunghi e saluta tua figlia!” 

Danielle roteò gli occhi, accennando con il capo in direzione di Kathleen, che sorrise prima di avvicinarsi all’ex Grifondoro e abbracciarlo:

“Andiamo papà, non ti sono forse mancata?” 
“Ma certo.” 

Maximilian annuì, rilassando i muscoli facciali mentre stringeva la figlia in un abbraccio e, a poca distanza, Dante, Phoebe, Cecily, Jake e Grace Julius facevano pressappoco lo stesso, stringendo il padre in un abbraccio collettivo.

“Ragazzi, mi siete mancati… Allora Jimmy, felice di esserti finalmente diplomato?” 
“Non immagini quanto.” 

Dante sorrise, assestando una pacca sulla schiena del figlio che, molto probabilmente, avrebbe rotto una vertebra a chiunque altro. Poi il ragazzo si voltò, lanciando una fugace occhiata ad una ragazza bionda seduta sul suo baule a qualche metro di distanza, aspettando pazientemente che la madre arrivasse a prenderla.

“Vado un attimo a salutare una mia amica, ok?” 
“Certo, ti aspettiamo qui. Ragazzi, non soffocate la mamma, mi raccomando!” 

Dante si rivolse agli altri quattro figli, che stavano effettivamente stritolando la madre in un quadruplo abbraccio, anche se molto probabilmente ormai la donna ci era abituata. 

“Mamma, abbiamo una cosa da dirti.” 
“Ah sì? E cosa?” 

Jane inarcò un sopracciglio, incuriosita dal tono solenne con cui Cecily aveva parlato mentre la prendeva sottobraccio, imitata subito della gemella:

“Sì. Pare che a James piaccia una ragazza, e a parer nostro è ricambiato.” 
“No! Chi è?” 
“Quella ragazza bionda, quella che sta salutando!” 
“Carina… uno spilungone dal cuore d’oro con una zazzera di capelli scuri e una ragazza minuta, mi pare di aver già visto qualcosa di simile in passato.” 


*


“Credo che Hogwarts mi mancherà, ma sono davvero felice che sia finita… anche se, in effetti, forse non stare sempre con James e Kath tutti i giorni sarà strano, all’inizio. Ma ti prego, non fare mai riferimento a ciò che ho appena detto.” 


Ingrid sorrise di fronte al tono del figlio, annuendo mentre camminava accanto a lui, con Oliver e Lucille a pochi passi di distanza, dietro di loro:

“Tranquillo, non dirò una parola… ma credo sappiano comunque che tieni molto a loro. In ogni caso non preoccuparti, dopodomani siamo a cena dai Julius e potrai riabbracciarli presto.” 

“Ok, forse esageravo poco fa, mi farà bene non stare sempre con loro…” 

Jonathan piegò le labbra in una piccola smorfia, facendo ridere la madre mentre gli metteva un braccio intorno alle spalle, guardandolo con affetto:

“Il solito orgoglioso, Jonny, sappiamo tutti che tenete molto l’uno agli altri… proprio come noi.” 


*


“Eccovi qui… allora, avete fatto saltare in aria qualcos’altro da Pasqua?” 

Dopo aver abbracciato Libra Berenike sorrise, abbassando lo sguardo su Selene e Pixis, che sorrisero prima di assicurare che no, si erano comportate bene in loro assenza.

“Beh, mi fa piacere sentirlo. Vi siamo mancate?” 
“Non sai quanto…” 

Hydra roteò gli occhi, lanciando un’occhiata eloquente alla rossa, facendole intendere che erano stati mesi ardui da passare a controllare le sorelline senza la madre intorno. Probabilmente moriva dalla voglia di andare a scuola a sua volta, a Settembre.

“Sì, ci siete mancate moltissimo… ora andiamo a casa, stasera siamo a cena dallo zio Alphard.” 
“Ecco cosa non mi era mancato, le cene infinite con i parenti… beh, almeno lo zio Alphard è simpatico.” 

Berenike sospirò, stringendo la mano che Selene le porgeva prima di allontanarsi insieme alle sorelle, con bagagli al seguito. 
Avevano quasi raggiunto la colonna quando la rossa si voltò verso Libra, che teneva Cara a braccetto, e ben presto intercettò il suo sguardo per poi rivolgerle un lieve sorriso, come a volerle dire silenziosamente che sì, le era davvero mancata. 
Ed era felice di essere a casa, nonostante tutto. 











………………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:


Un grazie, come sempre, a chi ha partecipato a questa storia: grazie a blackwhite_swan, tribute_potterhead, Shiori Lily Chiara, Sesilia Black, Nene_92, amilcara95, Fiamma Erin Gaunt e HadleyTheImpossibleGirl, per avermi mandato gli OC ma anche per la costanza, incredibilmente in questa storia ho dovuto eliminare solo un personaggio, e ovviamente grazie a tutte le persone che hanno messo la storia tra Preferite, Seguite e Ricordate anche se non hanno partecipato.

Spero davvero che vi sia piaciuta quanto a me è piaciuto scriverla, e spero anche sarete felici di sapere che ho deciso di scrivere la Raccolta anche per questa storia. 
Ho la prima OS già pronta, quindi dovrei pubblicarla nel fine settimana, internet permettendo… 
Perciò a presto, immagino :) 

Buona serata, 
Signorina Granger 





   
 
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