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Autore: Chiara32    15/09/2017    0 recensioni
Questa storia parlerà di un uomo che dopo la morte dei suoi genitori di un amore falso ricomincia quasi a vivere da single.
In un'altra parte della città una donna che fa il medico e le piace il suo lavoro un giorno le loro vite si uniscono e si incontrano senza sapere che la loro vita verrà segnata proprio in quei pochi minuti passati insieme.
Passeranno momenti difficili, ci saranno equivoci e inoltre capiranno che il loro amore sta nascendo dal nulla.
Ma proprio quando lui cerca di avere un’altra possibilità scopre che lei ha avuto un incidente, entrata in coma cerca di dirle quello che non ha potuto dire prima e poi…
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Capitolo 2
 
 
Era  giorno da un pezzo e tutto regnava nella tranquillità, il sole non si era ancora alzato e  sia il petto che la spalla gli dolevano  ancora.
Non sopportava più quel dolore, così prese qualcosa dall’armadio della sua bella camera grande,  piena di luce e colore maschile.
Prese un paio di  jeans e una camicia abbastanza scura da nascondere le bende.
Quella mattina era in forma smagliante, se non fosse stato per l’episodio della sera prima, si sarebbe sentito ancora meglio.
Prese la sua auto, oltre a tutto anche il traffico ci si metteva e lui non voleva arrivare in ritardo, altrimenti avrebbe dovuto aspettare per essere visitato come ultimo.
Appena si trovò la strada libera, ingranò la quarta e corse più che poteva controllandosi sempre attorno per non causare problemi sulla strada.
Ci mise una quindicina di minuti per arrivare a destinazione e correndo per i corridoi capitò in una saletta dove c’erano poche persone.
In quella sala d’attesa, ebbe una strana sensazione di disorientamento e non era affatto un buon segno, almeno così credeva.
Tutto era silenzio, a parte una vecchietta di fronte a lui che faceva  l’uncinetto e
che neanche sembrava vedere bene, alla sua  sinistra un uomo che stava  leggendo
il suo quotidiano e infine alla sua destra, una donna che leggeva il suo  libro senza mai levare lo sguardo.
Accortasi che la stava fissando, la donna lentamente abbassò il libro e guardandolo ancora si sentì come in trappola senza capire per quale ragione.
Quando incontrò i suoi occhi capì il suo turbamento  e  riconobbe quel colore che aveva già visto.
Improvvisamente lo fissò, aveva gli occhi rossi  e la sua bocca assunse una strana  smorfia, lei gli sorrise.
Edward si arrampicò sulla sedia e cominciò a gridare come se qualcosa  lo
avesse spaventato.
La porta  accanto alla finestra si aprì, una ragazza giovane ne uscì e  vide quel ragazzo terrorizzato.
Era una donna  attraente, capelli rossi  e alcuni riccioli  che le cadevano 
sulle spalle.
Lo fece accomodare  dentro, insieme con lei nel suo studio, era uno splendore la
luce che filtrava dalla finestra, dandole al suo viso un aspetto incantevole come una sirena, ma le sue gambe invece era da svenire.
Con quegli occhi verde smeraldo che facevano venir voglia di essere visitati anche
se  naturalmente non si era per niente malato.
Dopo essersi accertata che egli era un paziente che lei doveva visitare ruppe il silenzio e  si udì  per  la prima volta la sua voce.

i sentì chiamare per nome    il suo cuore inizio a battere più forte, era una bella sensazione sentirla parlare con calore. pos“Il signor Phoebe?”
“Si, sono io”
“Signor Phoebe…”
“Edward….”le suggerì lui
“Lei soffre d'allucinazioni?”
“No, perché questa domanda?”
“Beh, a mio parere, una persona che sale su una sedia spaventato e grida per una cosa che non è nella stanza in cui si trova, per me, soffre di allucinazioni”
“C’era davvero qualcosa di là”
“Che cosa?”
“ Mi dirà anche che di là non c’e nessuno oltre a me, vero?
“signor Phoebe, fuori non c’era nessuno…”
“Non riesco a crederci!”
“Io meno di lei”
“Allora, cosa posso fare per lei?” chiese gentilmente la dottoressa rassicurandolo.
“Mi fa male il petto e anche la spalla" indicando quella sinistra.
“Quindi non è venuto qui perché ha le allucinazioni?”
“No, solo per le mie ferite!”
“Ok,  annuì, mi faccia vedere, si sieda sul lettino e si sbottoni la camicia” disse
con tono serio e distaccato.
Eddy lentamente si spogliò  e posò la camicia di fianco, senza mai toglierle gli
occhi di dosso.
Anche se le sembrava insopportabile, era una creatura dolcissima dall’aspetto.
Quante domande si stavano creando  su di lei, la guardava affascinato dai suoi movimenti e nel modo silenzioso in cui faceva il suo lavoro.
Combattendo contro quelle domande che volevano delle risposte.
C’era un uomo nella sua vita?
Cosa faceva oltre che fare il medico?
Le piaceva la compagnia maschile?
Viveva da sola?
Queste e altre ancora si affollavano nella sua testa;
Si riscosse nel sentirla sfiorargli il petto, quel tocco gentile e premuroso gli scatenava piacevoli brividi che non sapeva controllare.
Finché d’un tratto gli scappò un gridolino di dolore involontario.
“Le ho fatto male?”
“No, non si preoccupi”
La dottoressa finì di fasciargli il petto, passando con la massima calma a vedere  anche le sue spalle.
 Era scioccante credere che un uomo come lui con quel torace che faceva capire lontano un miglio che si allenava spesso, credere che si fosse procurato quei graffi anche dietro.
Ma dentro di sé lei sospettava che le stesse nascondendo qualcosa.
“Come ha fatto a ferirsi così anche qui?”
Non potendole dire la verità le mentì senza riflettere;
“Sono scivolato nel buio all’indietro cadendo sui bicchieri…”
   
 
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