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Autore: koan_abyss    16/09/2017    4 recensioni
Il percorso di cinque giovani Serpeverde attraverso le influenze e le aspettative delle famiglie, della comunità magica, di alleati e rivali dai primi anni di scuola al culmine della II Guerra Magica.
Gli anni immediatamente precedenti e quelli narrati nei libri della Rowling visti dagli occhi di Severus Piton: le sue esperienze, i suoi legami, la sua promessa.
Mentre i suoi studenti sfogliano le canzoni dell'innocenza, si confrontano con le tradizioni, costruiscono a poco a poco la loro identità, Severus Piton, incastrato nel suo doppio ruolo di Direttore di Serpeverde ed ex-Mangiamorte, diventa suo malgrado una figura importante per loro e le loro scelte future.
La fanfiction non intende discostarsi dal canon, ma anzi seguire fedelemente la storia originale del punto di vista verde-argento.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Quinto anno

Capitolo 1


“Dio, Lucius, che cosa ti è saltato in mente?” chiese Piton.
Malfoy versò da bere per entrambi dall’elegante mobile bar del salotto privato dove si trovavano, nel club per gentiluomini di cui il biondo era socio.
“I sopralluoghi del Ministero stavano diventando pericolosi,” rispose Malfoy. “Non potevo continuare a tenerlo in casa. Ho pensato a qualcuno per cui sarebbe stato una spina nel fianco e il volto di Silente mi è balenato davanti agli occhi chiaramente come il tuo ora. Arthur Weasley mi ha fornito l’occasione perfetta.”
Piton accettò il bicchiere, mentre l’altro si accomodava: “Sapevi cos’era?”
“A grandi linee.”
“E hai lo stesso deciso che quel diario sarebbe stato bene ad Hogwarts, in mezzo a tutti quei ragazzini? Assieme a tuo figlio, tra l’altro.” Piton aggrottò le sopracciglia: “Spero che Narcissa non ne sappia nulla.”
Malfoy scosse il capo, infastidito: “Ovviamente no. Comunque Draco non correva alcun pericolo, essendo un purosangue…”
“Anche Ginny Weasley è una purosangue. Il diario non l’ha solo usata: ha risucchiato forza vitale e potere magico da lei, per diventare più forte. L’avrebbe uccisa, se Potter, con un’immensa dose di fortuna, non l’avesse distrutto.”
Entrambi gli uomini parvero riflettere un istante sulla sgradevole ed inopportuna buona stella di Potter, poi Piton riprese: “Il diario è passato di mano, nel corso dei mesi, sai? Se fosse finito in mano a Draco?”
Malfoy sbuffò, alzandosi e dandogli le spalle: “Impossibile. Draco sa riconoscere la magia oscura. Avrebbe riconosciuto il pericolo e ne sarebbe stato lontano. Non è colpa mia se l’atteggiamento più diffuso tra i babbanofili è nascondere le antiche conoscenze, invece di trasmetterle ai propri figli. Se Arthur Weasley non fosse un traditore del suo sangue, i suoi figli non sarebbero così indifesi, davanti ai suoi nemici. Non è un caso che nessun Serpeverde sia stato aggredito: quasi tutti vengono da famiglie dove sangue e tradizione sono importanti. Gli altri hanno quanto meno la fortuna di avere te come guida. Purosangue o mezzosangue, hai insegnato loro a comportarsi scaltramente e a sopravvivere. È questo che serve al nostro mondo.”
“Stai cercando di rabbonirmi o davvero non vedi il punto focale del mio rimprovero?” chiese Piton, alzandosi a sua volta. “Hai messo in pericolo la vita di centinaia di bambini!”
Malfoy lo guardò con un sorrisetto stupito: “È questo il tuo problema, Severus? Non vedo come avrei dovuto intuirlo: tu non hai mai sopportato i ragazzini, detesti gli studenti!”
Piton posò il bicchiere con forza sul piccolo tavolino d’ebano accanto a lui: “Detesto i ragazzini, ma non sono un assassino di bambini!”
“Siamo tutti assassini di bambini!” ribatté con foga Malfoy, facendoglisi vicino. “Tutti! Era Greyback a dilaniare loro la gola ed era il Signore Oscuro a lanciare l’Anatema che Uccide, ma noi eravamo là, accanto a loro! Metà di noi ha implorato il Signore Oscuro di concedergli l’onore di uccidere Harry Potter per lui. Tu gli hai chiesto di risparmiare la madre, ma del bambino non ti importava nulla, no?”
Con gli occhi che lampeggiavano, Piton mise mano alla bacchetta. Malfoy lasciò il bicchiere ed estrasse fulmineo la sua dal bastone da passeggio. I due uomini si fronteggiarono, i denti scoperti e le bacchette puntate alle rispettive gole.
“Eravamo in guerra,” sibilò Piton. “Avevamo giurato obbedienza, avevamo un ideale da perseguire. Queste sono solo macchinazioni politiche,” concluse, facendo uno sforzo per controllarsi.
Malfoy gli offrì il suo solito sorriso affettato e abbassò la bacchetta, ma quando parlò la sua voce suonò affannata: “Avevamo un ideale è un modo elegante di dire che eravamo giovani e stupidi. E lo eravamo. Stupidi e folli. Ma tutto sembrava semplice, e a portata di mano…”
L’uomo gettò un’occhiata al bicchiere e al suo contenuto rovesciato sul raffinato tappeto del salotto. Se ne preparò un altro.
“Ti giuro che non avevo intenzione di causare un’ecatombe di bambini. Mi bastava un po’ di panico. In fin dei conti, l’unica vittima sono stato io.” Sorrise: “Ti basta per perdonarmi, alla luce dei tuoi ritrovati scrupoli e della tua nuova etica?”
Piton rinfoderò la bacchetta.
“Dipende. Hai qualche progetto di vendetta che potrebbe colpire Hogwarts, gli studenti, o me?” grugnì irritato.
Malfoy sospirò: “Nessuna vendetta in programma. Dovrò guardarmi le spalle e non fornire appigli agli uffici del Ministero.”
“Meglio così.”
“Ma lasciami dire, vecchio amico, che se stai sviluppando tutto questo attaccamento verso i figli di qualcun altro, è ora che tu ne abbia di tuoi,” disse Malfoy, tornando a occupare una delle superbe poltrone in pelle di drago.
Piton alzò gli occhi al cielo: “Non dire sciocchezze…”
“Non sto scherzando. Niente come un figlio ti aiuta a chiarire quali sono le priorità della vita, le cose davvero importanti da conservare e tramandare.”
“E niente ti trasforma in un fascio di ansie e pensieri nefasti come un figlio,” ribatté Piton, con un sorriso acido. “Conosco ben pochi genitori che abbiano trovato la chiarezza, come sostieni tu.”
“Ho detto chiarezza, non pace interiore,” precisò Malfoy, bevendo.
“Perché non avete avuto altri figli, tu e Narcissa?” chiese Piton, d’impulso.
“Non mi sarebbe dispiaciuto,” disse Malfoy, scrollando le spalle. “Ma io vengo da una dinastia di unici eredi. Narcissa da una famiglia numerosa.” Malfoy scoccò un’occhiata significativa all’altro: “Vedi bene chi di noi due ha avuto una vita più facile…”
Piton non poté che assentire.
“E Draco è perfetto,” riprese Malfoy. “Correre un’altra volta il rischio che le tare dei Black si manifestassero…sarebbe stato da incoscienti.”
Piton si avvicinò alla finestra e studiò il traffico di maghi e streghe in Diagon Alley, dodici metri sotto di loro.
“Narcissa è turbata da questa storia?” chiese.
Malfoy strinse le labbra: “Molto.”
“Una fuga da Azkaban…”
“…significa che, per quanto improbabile, è comunque possibile. Cissy ha il terrore che possa evadere anche sua sorella. Ancora più pazza e pericolosa.”
Piton annuì: “L’idea spaventerebbe anche me.”
Malfoy ritrovò il sorriso: “E Silente? È preoccupato per il suo prezioso Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto? Tutto solo qui a Diagon Alley, invece che ben nascosto tra i babbani…”
“Ovviamente.”
“Volevi davvero incontrarmi, o era una scusa per spiare il ragazzo per conto del vecchio?” chiese Malfoy, divertito.
“Volevo chiarire la faccenda del diario,” rispose Piton, gelido. “E tenere d’occhio Potter, certamente.”
“E quelle di Silente sono macchinazioni politiche, o genuino attaccamento e preoccupazione?” indagò Malfoy, con tono leggero.
“Non lo so. Ma non mi farei troppe illusioni, comunque: Silente non è un vecchio sentimentale rimbambito, ancora,” replicò Piton.
Tornò a sedersi anche lui.
“Oh, non saprei,” fece Malfoy. “Dopotutto, lui non avrebbe potuto avere figli suoi, a differenza di te.”
“Ricominci?”
Il biondo sorrise malizioso: “Non sapevo conoscessi Heather Dunkworth.”
“Che c’entra?” domandò Piton, infastidito.
“Mi è venuto in mente così. Quando l’abbiamo incrociata, ti ha guardato come se le avessi fatto qualcosa.” Si sporse in avanti: “O come se avessi smesso, di farle qualcosa…”
Piton alzò di nuovo gli occhi al cielo.

“Allora? L’hai portato?” chiese Isabel a Euriale con un sorriso acido.
Euriale prese tempo: “Portato cosa?”
“Oh, lo sai,” ribatté la bionda, concentrandosi sulla sua coppa di gelato. “Il distintivo.”
Madeline, Liam e Will si immobilizzarono ad ascoltare lo scambio di battute.
Erano seduti nel dehors di una gelateria a Diagon Alley e fino a quel momento si erano goduti uno splendido pomeriggio.
Euriale scosse il capo: “Non ce l’ho con me. Indosserò il distintivo da Prefetto con l’uniforme. Non pensavo mi sarebbe servito oggi.”
A settembre avrebbero cominciato il quinto anno ad Hogwarts e come da tradizione due studenti del loro anno per ogni Casa erano stati nominati Prefetti. I Prefetti, un ragazzo e una ragazza di quinto, sesto e settimo anno avevano compiti di organizzazione e sorveglianza degli altri studenti, per agevolare il compito dei Direttori delle Case. Era una posizione di prestigio e di potere, dato che comportava la facoltà di togliere punti come punizione, e a Serpeverde era da sempre un ruolo ambito, primo passo nella scalata gerarchica della scuola, primo punto d’onore dei loro futuri curricula.
Benché la nomina venisse dal Preside, erano i responsabili dei dormitori a proporre i candidati. Piton aveva scelto Euriale e Will. E se l’opportunità di nominare Will Prefetto non aveva impensierito nessuno, dato che Liam, l’unico altro candidato, aveva una fedina scolastica non proprio immacolata (specie riguardo il secondo anno), le ragioni per preferire Euriale a Isabel non erano così immediate.
Madeline non si era aspettata di essere presa in considerazione: gli altri insegnanti, ad eccezione di Vitious, tendevano a dimenticarsi di lei. La ragazza sapeva che non era il caso di Piton, ma doveva ammettere che a confronto dei caratteri forti delle sue amiche lei non risaltava più di tanto, e di sicuro non aveva il loro stesso ascendente sui loro compagni di Casa.
Ma ad osservare da vicino Euriale e Isabel la scelta si faceva complicata: entrambe ottime studentesse, poche punizioni, progetti extracurriculari. Se Isabel aveva sempre avuto influenza sugli altri Serpeverde per via di suo fratello maggiore, Euriale se l’era guadagnata poco a poco sfruttando il suo potere innato, l’empatia. Se Isabel sapeva tutto di tutti grazie alla sua rete di conoscenze, Euriale era bravissima nell’interpretare le situazioni, nel caso qualcuno cercasse un consiglio.
Quali che fossero stati i criteri che avevano portato Piton a nominare Prefetto Euriale, la decisione sembrava aver indispettito Isabel non poco.
“È qualcosa di cui andare fieri,” fece Isabel. “Pensavo ne saresti stata così orgogliosa da portarcelo a vedere. O per te non è niente di speciale?”
“Neanch’io mi porto appresso il mio, Isabel,” intervenne Will.
Liam gli diede una gomitata.
“Lo sappiamo che per te non è speciale, McIver. Nessuna parola che non sia scritta dalla tua mano ha il minimo valore, per te,” lo beccò Isabel.
“Uh, io…”
“Allora?” incalzò la bionda.
È speciale, per me,” rispose Euriale. “Ma non per questo devo sbandierarlo ad ogni occasione. Non passo le giornate a ribadire i miei successi: non sono un Malfoy.”
I ragazzi e Madeline ridacchiarono.
Persino Isabel non poté impedire a un angolo della sua bocca di sollevarsi, alla frecciatina ai cugini dei Gascoyne: “Hanno pochi successi da sbandierare, ultimamente.”
“Dubito che questo chiuderà la bocca a Draco Malfoy,” borbottò Will.
Madeline cambiò saggiamente argomento, percependo il cambio d’umore nella conversazione. Forse capiva le ragioni di scegliere Euriale come Prefetto.
“Non posso credere che ci siamo visti così poco, quest’estate,” disse ai ragazzi. “Mi aspettavo che Isabel non ti lasciasse neppure respirare, Liam.”
Liam sorrise appena, posando la sua mano su quella di Isabel. All’anulare portava un grosso anello, d’argento e diaspro rosso, con lo stemma di famiglia.
Fu Will a rispondere, però: “La gestione della proprietà è complicata. Stratificata. Ci metteremo anni solo a capire di cosa saremo padroni.”
L’amico mormorò un assenso. Entrambi quell’estate avevano passato molto tempo a studiare gli affari di famiglia. Già nei due anni precedenti Damian Warrington aveva cominciato a coinvolgere il figlio nella gestione della casa e di tutti i loro contratti. Nessuno era in scadenza, né andava rinegoziato prima di alcuni anni, ma come aveva detto Will, per comprendere la situazione a fondo occorreva tempo. E con la malattia di Damian Warrington, non era saggio rimandare l’istruzione dell’erede.
“Rimpiangi di non aver scelto Aritmanzia?” chiese Euriale al suo ragazzo, divertita.
“Niente affatto!”
Isabel non disse niente.
Madeline la osservò, curiosa, poi scambiò un’occhiata con Liam: “Com’è andato il pranzo?”
Isabel si riscosse. Buttò i capelli all’indietro e sorrise raggiante: “Bene! Mi adorano, non è vero?”
“Certo!” le rispose Liam.
Lui e Isabel avevano pranzato con sua madre e sua zia. Era la prima volta che le due donne incontravano Isabel. Un incontro informale era meglio di niente, si ripeteva Liam, ed era di sicuro preferibile ad un invito ufficiale in casa di suo padre, anche se non ricambiava in maniera sufficiente la cortesia che i Gascoyne-De Atienza avevano dimostrato a lui.
Il sorriso nervoso di Liam prese forza da quello di Isabel: se lei era soddisfatta, lui non si sarebbe preoccupato di altro. Se anche i genitori della ragazza avevano da ridire, be’, non sarebbe stato un problema di cui occuparsi fino alle vacanze di Natale. Ci avrebbe pensato allora.
“Ehi, avete sentito la notizia?” chiese Will con entusiasmo. “Alla radio e sul Profeta…Sirius Black è evaso da Azkaban!”

Will scorse Liam in mezzo alla folla sul binario 93/4 e sollevò il braccio per farsi vedere: “Ehi, amico! Qui!”
Il ragazzo più alto lo notò e lo raggiunse, salutandolo con un grugnito.
Will lo squadrò attento: il suo amico aveva l’aria nervosa e irritata. Non era inusuale, ma non era mai di buon auspicio. Forse gli sarebbe passata una volta sul treno, dopo aver terrorizzato qualche ragazzino, in viaggio verso Hogwarts con Isabel in braccio.
Ma Will non poté impedirsi di chiedere ugualmente: “Problemi con il tuo vecchio?”
“Non cominciare, William, eh?” rispose Liam, secco, superandolo.
Will sospirò e lo seguì.
Occuparono uno scompartimento sull’Espresso e scesero ad aspettare le ragazze.
Will non vedeva Euriale dall’ultima volta che si erano visti tutti assieme a Londra. Gli affari di famiglia lo avevano trattenuto fuori Edimburgo per due settimane e Euriale era stata a trovare sua nonna. Mentre la cercava nel mare di studenti, genitori, bauli e animali vocianti, si disse che difficilmente avrebbe resistito un altro minuto.
Liam gli diede un’occhiata dall’alto in basso: “Stai praticamente saltando sul posto, Wallace.”
“Credo di non essere mai stato così felice per la fine delle vacanze.”
“Lo credo, se l’unica cosa che ti ha intrattenuto quest’estate è stata la fuga di Black,” rispose Liam. “In effetti anch’io non vedo l’ora di ritrovare la privacy del nostro dormitorio…continuerai a fare da assistente al professore di Cura delle Creature Magiche, vero?”
Will lo fissò: “Non so neanche chi è! Anche tu e Isabel vi siete visti poco, eh? Comunque, sì, continuerò a lasciarvi la stanza libera, ogni tanto.”
Liam sorrise: “Bene!”
“Mi aspetto lo stesso favore,” fece Will.
Liam annuì, magnanimo.
Madeline fu la prima ad arrivare. I ragazzi la abbracciarono e Will notò con terrore che Madeline si avviava a superarlo in altezza.
Euriale e Isabel arrivarono assieme.
Che Liam e Isabel avessero sentito la mancanza l’uno dell’altra apparve evidente dal modo in cui il ragazzo si chinò a baciare la sua fidanzata. Quando Isabel gli si aggrappò al collo, Liam la sollevò da terra senza interrompere il bacio, attirando gli sguardi scandalizzati di un paio di madri di passaggio, che si affrettarono a spingere oltre la propria prole.
Madeline sbuffò: dubitava che quei due se ne fossero accorti.
Euriale rivolse a Will un sorrisetto: “Ehi!”
“Ehi…” le rispose lui, beato.
Intrecciarono le dita e Euriale gli diede un bacio a fior di labbra. Will l’abbracciò, affondando il viso nei suoi capelli ricci. Sì, un altro minuto ancora e sarebbe morto.
Salirono sul treno e si lasciarono in fretta Londra alle spalle.
Will ed Euriale lasciarono gli altri quasi subito, dopo aver indossato le divise e i nuovi distintivi.
“Abbiamo una riunione con i Prefetti più anziani nella carrozza di testa,” spiegò la ragazza. “Immagino ci spiegheranno quali sono i nostri nuovi compiti.”
“Che rottura di palle,” commentò allegramente Will.
“Chi è che comanda? Come sarete organizzati?” indagò Isabel.
Euriale si strinse nelle spalle: “Lo scopriremo adesso. Ma se penso agli altri Prefetti Serpeverde, sospetto che ognuno faccia quello che gli pare…”
Isabel lasciò cadere l’argomento.
Quando gli altri furono usciti, si rivolse a Madeline: “È vero che Graves non torna a scuola? Che non si diplomerà?”
“Come fai a saperlo?” le chiese Madeline, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Te l’ha detto Will?”
Isabel sorrise: “Ho le mie fonti…”
“Cominci ad assomigliare in maniera inquietante a tuo fratello, Isabel,” commentò Liam.
Madeline guardò fuori dal finestrino: “Tutti i membri della sua band si erano già diplomati, temeva che rimanere ad Hogwarts per altri due anni gli avrebbe fatto perdere la possibilità di sfondare con gli altri. Erano vicini a trovare un produttore, l’ultima volta che ne abbiamo parlato…”
Era stato ovviamente prima che rompessero (anzi, più ci pensava più Madeline era convinta che si potesse dire che era stato Piton a rompere con Merton per lei…), e la ragazza preferì non dire che il Tassorosso si era mostrato indeciso all’idea di lasciare la scuola quando loro due avevano cominciato a frequentarsi. Ma dato che tra loro non aveva funzionato, era libero di diventare la rockstar che era sempre voluto essere senza più rimandare, no?
“Meglio così,” considerò Liam. “Almeno non te lo ritroverai costantemente davanti agli occhi.”
Madeline fece un vago cenno del capo.
Euriale e Will ritornarono solo nel primo pomeriggio.
Will si avventò sui dolci che gli altri avevano comprato dalla strega del carrello: “Cavolo, non finiva più! Indovina che è il Prefetto di Corvonero, Isabel: Penny Clarke!”
Isabel fece un verso disgustato.
“Già…lei e Roger Davies.”
Questa volta fu Liam a grugnire.
“I Weasley non sono diventati Prefetti,” aggiunse Euriale, rivolgendo un ghigno a Liam. “E non abbiamo notato nuove teste rosse, nel nostro primo giro di pattuglia…”
“Non ci credo: sono finiti?”
Il tempo continuò a peggiorare per tutto il pomeriggio: vento e pioggia ghiacciata circondavano il treno e fuori era talmente buio che a malapena si vedeva qualcosa.
“Bentornati in Scozia…” brontolò Liam.
Will gli tirò un calcio.
Le luci erano accese già da un po’ e i ragazzi stavano parlando di quidditch (“Nuovi ingressi in squadra?” “Derrick dice che quest’anno non si accontenterà della panchina…”), quando accadde qualcosa di veramente strano.
“Stiamo rallentando?” chiese Madeline. “Siamo già arrivati?”
“Fuori è buio pesto, non si vede nulla…ma mi sembra un po’ presto.”
Il treno continuò a rallentare fino a fermarsi del tutto con uno scossone. Parecchi bagagli caddero dalle reticelle.
Euriale e Liam, i più vicini alla porta, si affacciarono nel corridoio, come diversi altri studenti.
Liam si ritrovò faccia a faccia con i gemelli Weasley: si guardarono con reciproco disgusto.
“Com’è andato il viaggio in Egitto? Speravo non vi sarebbero bastati i soldi per il biglietto di ritorno…”
“Restare in Egitto avrebbe significato non vederti più, War.”
“Ci abbiamo fatto un pensierino!”
“Sapete che succede?” chiese invece Euriale.
Prima che qualcuno potesse rispondere, tutte le luci sul treno si spensero di colpo, e un’oscurità impenetrabile avvolse tutti. Gli studenti più giovani strillarono
“Dev’essere un guasto,” disse Will alle spalle di Euriale.
Un paio di Prefetti di Corvonero accesero le bacchette: “Ritornate tutti a sedervi, prima di sbattere da qualche parte! Probabilmente c’è un guasto…”
Quando si allontanarono per sospingere dentro ai loro scompartimenti gli studenti all’altro capo del vagone il corridoio riscivolò nell’oscurità.
“Vieni, Liam,” mormorò Euriale. Chiuse la porta scorrevole. “Prima che a quei due venga in mente di fare qualche scherzo.”
“Dov’è la mia bacchetta?” fece Isabel.
“Oh, lascia, non si sta male, al buio,” le rispose Will. Euriale lo sentì farsi più vicino. “Capitassero più spesso guasti del genere…” le sussurrò all’orecchio.
“Shht! Fermo!” lo bloccò lei, attenta.
“Che c’è?”
“Qualcuno sta salendo sul treno!” esclamò Madeline, una sagoma scura contro il finestrino.
L’intero vagone piombò nel silenzio quando le chiusure delle porte esterne scattarono. Poi l’ululato del vento e un gelo innaturale invasero la carrozza.
“Cosa sta succedendo?” chiese Isabel con voce sottile.
Il freddo aumentò, mentre Euriale avvertiva qualcosa scivolare lungo il corridoio. I cinque ragazzi si ammassavano gli uni contro gli altri, trattenendo il fiato, mentre una figura nera, appena visibile attraverso il vetro smerigliato della porta, si fermava nel passaggio.
Poi la cosa iniziò a respirare, rumorosamente, dolorosamente, e Euriale si sentì invadere dalla disperazione. Le occorse un istante per rendersi conto che l’emozione proveniva in gran parte da Will, che le stringeva spasmodicamente una mano. Ma non era il solo terrorizzato, infelice e angosciato.
Euriale chiuse la mente per difendersi dalle emozioni dei suoi amici. Quando riuscì a svuotare la mente anche dai propri pensieri, si sentì molto meglio: persino il freddo le parve meno intenso.
Per fortuna, la sagoma scura passò oltre rapidamente, ma ci volle qualche minuto perché il respiro affannato di Will tornasse regolare.
“Lumos,” sussurrò Isabel.
Si scambiarono tutti un’occhiata stravolta.
Liam si asciugò il sudore dalla fronte con una mano non molto salda. Will era pallidissimo.
Che…che cos’era, quello?” chiese Isabel, sottovoce.
“Un Dissennatore…una delle guardie di Azkaban,” rispose Will.
Lui e Isabel si guardarono.
“È stato come coi Pogrebin. Solo…peggio. Molto peggio.”
Will annuì.
Tutti sobbalzarono quando un bagliore argentato percorse il corridoio in un lampo.
“Non sento più freddo. Se ne vanno,” disse Madeline.
Sembrò che volesse guardare di nuovo dal finestrino, ma ci ripensò e si ritrasse, rabbrividendo.
Le luci si accesero e il treno si rimise in marcia.
“Andiamo a scoprire quello che è successo,” disse Euriale a Will, alzandosi e aprendo la porta.
Will la seguì, un po’ malfermo sulle gambe.
“Dove andate?” gridò loro Liam.
“Vagone di testa, dagli altri Prefetti!” urlò Euriale di rimando.
Liam rimase in piedi sulla porta.
“Warrington!”
Draco Malfoy gli volò addosso uscendo di corsa da uno scompartimento. I Weasley e Lee Jordan ne uscirono dopo di lui.
“Che ci fai qui?”
“Se ne andava in giro solo, sperando di far danno, secondo noi,” disse George Weasley, ma senza il solito tono canzonatorio.
“Se ne sono andati?” domandò Malfoy.
“Sì, va tutto bene,” gli rispose Liam. “Dai, mollami, cerca Vince e Greg.” Sospinse Malfoy verso l’altro capo del vagone. “Resta con loro. E controllate come stanno le ragazze!”
“Dissennatori…” fece Fred Weasley scuotendo la testa.  “Si apposteranno intorno alla scuola per proteggerci da Sirius Black.”
Liam scambiò con gli altri ragazzi uno sguardo vuoto. Vide che Isabel e Madeline si erano sedute vicine e parlavano sottovoce tenendosi per mano. Voltò le spalle agli altri e tornò da loro.
Nella carrozza di testa c’era un bel fermento: 24 Prefetti, la strega del carrello e il macchinista discutevano animatamente.
“Aspettavano sui binari, ci hanno seguito per chilometri e io…ho dovuto, capite, ho dovuto fermarmi…”
“I primini erano terrorizzati!”
“Perché, gli altri no?”
“Ma cosa volevano?”
“Siamo sicuri che se ne siano andati tutti?”
“Pensi che se uno di quei cosi fosse ancora qui non ce ne accorgeremmo?”
“Perché sono saliti sul treno?!”
“Per cercare Sirius Black,” rispose loro un uomo dall’aspetto trasandato.
Il nuovo venuto si rivolse al macchinista, mentre faceva apparire una penna, inchiostro e una pergamena, e ci scriveva sopra velocemente: “Devo inviare un gufo ad Hogwarts immediatamente.”
“Sì, certo,” rispose il macchinista prendendo il messaggio. “Lo invierò subito,” promise, felice di poter fare qualcosa.
“Ottimo. Tra quanto arriveremo?”
“Venti minuti al massimo.”
Poi l’uomo si rivolse ai Prefetti: “Quelli erano Dissennatori. Hanno perquisito il treno in cerca di Sirius Black.”
“Sirius Black è sul treno?!” strillò qualcuno.
“Certo che no!” rispose con fare rassicurante l’uomo.
“E che dovremmo dire agli altri studenti? Come li tranquillizziamo?”
Euriale sbuffò: “Prova così: il Ministero ha inviato i Dissennatori a perquisire il treno per la nostra sicurezza, per impedire che Black potesse provare a nascondersi tra gli studenti…”
“Sì, questo andrà bene,” approvò l’uomo. “Ricordate a tutti che siamo quasi arrivati a scuola e tutto va bene. Sirius Black non è sul treno.”
I Prefetti si avviarono borbottando.
“Ma non è stato il Ministero a mandarli sul treno, giusto?” chiese un Grifondoro.
“A nessuno importa della verità, in questo momento!” gli rispose un esasperato Serpeverde.
Will si appoggiò alla porta e lasciò passare il gruppo. Sembrava provato.
“Stai bene?” gli chiese Euriale, scrutandolo preoccupata.
“Sto bene,” rispose Will.
“Siete entrambi molto pallidi,” disse l’uomo con gli abiti rattoppati e i capelli striati di grigio. “Dovreste mangiare un po’ di cioccolato. Ecco.”
Euriale inarcò un sopracciglio alla vista del pezzo di cioccolato che le veniva offerto.
“Io non accetto dolci dagli sconosciuti,” rispose con un sorriso. “Siamo a posto.”
Si appoggiò a Will e gli diede un bacio sulle labbra. Il ragazzo ridacchiò.
“Sto bene!” ripeté, e questa volta sembrava vero.
“D’accordo, allora,” sorrise l’uomo, prima di congedarsi.


Note più lunghe della storia del mondo:
I ragazzi iniziano il quinto anno! Siamo al terzo libro della saga, quindi passeremo un po' di tempo con Lupin...
Ho sempre immaginato che l’amicizia tra Piton e Lucius Malfoy (e Narcissa) non fosse solo ed esclusivamente di convenienza. Non penso che Malfoy fosse all’oscuro delle origini di Piton (Malfoy? All’oscuro dello stato di sangue di un compagno di Casa? Non ci credo) e gli ha comunque chiesto di essere il padrino di Draco. Dopo la caduta di Voldemort, Piton entra nella cerchia di Silente, e nonostante la sua insofferenza per il Preside, ritengo che Malfoy abbia ben chiaro il vantaggio di essere amico di un uomo che gode della fiducia di un mago tanto potente, quindi non credo che avrebbe dimenticato il loro legame. E quando la Umbridge arriva ad Hogwarts, Lucius mette una buona parola per Piton.
Nelle fanfiction diversi autori hanno ipotizzato che le famiglie Prince e Malfoy fossero vicine, addirittura che Eileen fosse promessa ad Abraxas Malfoy, ma sia fuggita per sposare Tobias, e che quindi Lucius si sia interessato a Severus perché in un’altra vita sarebbero stati fratelli, anche se a me sembra un po’ troppo sentimentale, come spiegazione. Non che abbia importanza, nella mia storia credo che questo punto non sarà approfondito, ma boh, l’idea mi ha colpita.
Per quel che riguarda il diario di Riddle...Silente sostiene che Malfoy avesse intenzione di danneggiare la legge per la protezione dei babbani che Arthur Weasley sosteneva facendo sì che Ginny sembrasse colpevole delle aggressioni ai nati in famiglie babbane. Questo comporterebbe una conoscenza molto approfondita di quello che il diario era…avrebbe dovuto usarlo, parlare con Tom Riddle, e allora perché non spiegargli che era e chi sarebbe diventato? Invece sono tutte informazioni che Tom Riddle riceve da Ginny…sono più convinta che Malfoy abbia solo sperato di creare un gran casino, magari far fuori Harry, e abbia avuto ‘fortuna’. Oppure era a conoscenza di tutto, ma mente a Piton…si può vederla in entrambi i modi, credo.
   
 
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