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Autore: QueenOfEvil    19/09/2017    1 recensioni
[Hamilton: An American Musical]
[Dal testo]:
"Come avevano potuto i suoi occhi essere così ciechi? Come avevano potuto non vedere i primi segni di insoddisfazione, se anche ce n'erano stati? Era... poteva davvero essere stata colpa sua?"
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Storia assolutamente non seria, semplicemente un piccolo tributo a quello che è diventato il mio personaggio preferito. E no, non è quello a cui probabilmente state pensando.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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To remind you of my love

 

 

 

La sera era calata anche nella sua camera da letto e solo una piccola candela rischiarava la scrivania a cui si appoggiavano i suoi gomiti e la sedia che occupava.

Scosse la testa con stizza, massaggiandosi le tempie, prima di emettere un sospiro mesto: fino a pochi anni prima, il pensiero di poter soffrire per amore non aveva mai neanche sfiorato la sua mente, eppure in quel momento, con lo stomaco serrato in una morsa ferrea e fra le mani il ritratto dell'oggetto dei suoi desideri, si ritrovava a dover smentire le sue stesse considerazioni. Passò il dito indice sulla cornice, negli occhi una nostalgia, un rimpianto, che quasi subito si tinse di irritazione: come potevano essersi allontanati a tal punto? Come potevano aver preso due strade, due cammini, così diversi?

E dire che erano stati così felici, loro due! Inseparabili, avrebbe osato dire: una storia che, a suo parere, avrebbe dovuto trovare felice conclusione, seppur fra mille difficoltà, e invece... invece... 

Non tutti avevano approvato la loro relazione, neanche agli inizi: pretendendo di difendere quella che era, e sempre sarebbe rimasta, la sua gioia più grande, avevano a più riprese affermato che l'avrebbe solo sfruttata, che quello che aveva destato interesse nei suoi riguardi era stata la cupidigia, la brama di potere ed il prestigio che da quel rapporto avrebbe ricavato. Se doveva dire tutta la verità, in effetti, in principio non avevano avuto torto: aveva bisogno di quel titolo e, giovane e senza esperienza, aveva commesso qualche erroruccio di poca importanza, ma non in poco tempo la sua affezione era diventata reale, un'affezione che poi si era trasformata in amore vero e proprio. E aveva sempre pensato che la sua controparte ricambiasse: insomma, si scambiavano missive e lettere in continuazione, malgrado ci fossero chilometri su chilometri a separarli, e, nonostante non avesse mai potuto dire di essere una persona dalla soddisfazione facile, si ritrovava a guardare a quel periodo con un grande rimpianto. C’erano stati innumerevoli sconvolgimenti attorno a loro, oceani che si innalzavano, imperi che cadevano, ma finché avessero avuto la compagnia reciproca… beh, quello sarebbe bastato. Come avevano potuto i suoi occhi essere così ciechi? Come avevano potuto non vedere i primi segni di insoddisfazione, se anche ce n'erano stati? Era... poteva davvero essere stata colpa sua?

Allontanò quel pensiero con un gesto della mano, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa: no, non doveva cercare giustificazioni. Quello che aveva dovuto subire era stato puro e semplice tradimento, un tradimento alla loro storia e, soprattutto, alla sua dignità, che si ritrovava alla fine a raccogliere i pezzi del suo cuore infranto, sbandierato ai quattro venti solo per ottenere appoggio e attenzioni dagli altri: un atto di sacrificio politico che li aveva allontanati per sempre. Tanto era stato il dolore quando aveva saputo di quella storia, di quell’atto che all’epoca era apparso così insensato e crudele, ma che ora riconosceva conforme alla lucida follia che aveva trainato la sua dolce metà lontano dalle sue braccia, che aveva avuto per mesi disgusto anche solo nel sorseggiare un po’ di the. E anche in quel momento, al pensiero di una bella tazza fumante, rabbrividì, con ribrezzo. Aveva sempre saputo che la distanza avrebbe costituito un problema, ma non aveva mai creduto che il prezzo della sua affezione sarebbe stato così alto: aveva fatto in modo di farsi ricordare, di far ricordare al destinatario il suo amore. Certo, alcuni mezzi erano stati… esagerati, forse, ma non era proprio nel suo stile non fare le cose in grande: almeno avrebbe dovuto apprezzare lo sforzo che aveva impiegato nella loro relazione, non mandare tutto al vento!

Congratulazioni, davvero: aveva ottenuto quello che aveva tanto desiderato a sua insaputa. 

Sperava che bruciasse. Che bruciassero le sue ambizioni, i suoi progetti, tutti sogni per cui aveva messo in secondo piano, e poi abbandonato, il loro precedente accordo.

L’odiava. L’odiava così tanto che, se ne avesse avuto l’occasione, ne avrebbe causato la distruzione con le sue stesse mani: e dire che aveva avuto, per poco, pochissimo, l’illusione di poter davvero sistemare ogni cosa. Avrebbe combattuto quella battaglia, quelli erano stati i suoi pensieri, avrebbe combattuto quella battaglia e avrebbe vinto la guerra, tutto per riavere il suo amore, le sue acclamazioni.

Non aveva capito che l’altrui infedeltà non può essere compensata dal suo zelo e buonafede fino a che non aveva sbattuto il viso contro la dura realtà. 

Che si godesse pure la sua libertà -ragionò, con rancore-, ma, non appena avesse realizzato quanto essa fosse sinonimo di solitudine, quanto avesse bisogno di qualcuno alla guida, in qualche modo avrebbe avuto la sua rivincita.

Fece per alzarsi dal tavolo, ma il suo sguardo venne un’ultima volta catturato dal ritratto appoggiato proprio lì davanti: i tratti del viso si intenerirono e, con un sorriso che alla luce della candela sembrò più un’inquietante smorfia, piazzò un piccolo bacio proprio al centro della tela, una minuscola lacrima che scendeva giù per la guancia. Non poteva negare i suoi sentimenti, alla fin fine: l’amava e, probabilmente, avrebbe conservato quell’amore, puro, incontaminato, sino all’ultimo dei suoi giorni.

Aveva provato un affetto così incondizionato per poche cose, in vita sua, a parte, ovviamente, i suoi cigni. E stava trascurando questi ultimi in modo imperdonabile in quel periodo, realizzò, con un moto di orrore: avrebbe richiesto espressamente che avessero un posto d’onore in una delle sue prossime opere o nel prossimo discorso che avesse pronunciato. Erano animali eccezionali, quelli.

Sospirò e, senza lanciare più occhiate verso la cornice e, soprattutto, verso il suo contenuto, vedere l’America così bella, così indipendente, senza più lui a guidarla, sarebbe stato un colpo troppo grande, si infilò nel suo caldo lettuccio e soffiò sulla candela per spegnerla, reprimendo uno sbadiglio.

Essere Giorgio III, d’altronde, non era mai stato per nulla facile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggio registrato dell’autrice che si è data alla latitanza e che, dato che è imbranata, era pure riuscita a cancellare per sbaglio la storia, yay: Allora, chi ha già letto qualcosa di mio sa che non ho zone intermedie: o scrivo cose super deprimenti, oppure super demenziali e… beh direi che è chiaro a quale categoria appartenga quest’obbrobrio. Sono una neofita nel fandom di Hamilton (ho ascoltato le canzoni, so la trama e sto disperatamente cercando un modo per vederlo in streaming), ma vi giuro che, se è possibile innamorarsi di una voce, io mi sono innamorata follemente di quella di Giorgio III (complici anche i testi ESILARANTI «they will tear each other into pieces/Jesus Christ this will be fun» sono in assoluto i miei versi preferiti) e… niente, ho iniziato a shipparlo con una nazione. Yup. Giusto per confermare che i personaggi principali/normali proprio non riescono a piacermi.

Spero davvero che vi possa piacere questa piccola sciocchezza (in cui ho tentato di inserire anche due informazioni storiche per sembrare più letterata [cosa che, tra parentesi, non è riuscita]: la prima è il famosissimo episodio del The, l’altra è il fatto che si dice che Giorgio III si sia rifiutato di pronunciare un discorso, una volta, perché non vi erano menzionati i suoi cigni. Lo so: è adorabile).

Mi sento anche in dovere di dire che ho scoperto e mi sono innamorata di questo personaggio grazie al canale YouTube di Szin, che ha animato due delle sue tre canzoni e altre scene di Hamilton tra le quali Satisfied e Helpless (andate a controllare il suo canale perché è davvero stupefacente)

E dopo aver scritto delle note più lunghe del testo, vi saluto!

Oh, e vi assicuro che, al contrario di Giorgio, non ucciderò la vostra famiglia e i vostri amici nel caso commentiate (anche negativamente) quindi fatevi sotto!

Addio (o a presto)!

L_A_B_SH (che sta cercando di cambiare username ma nessuno risponde alle sue richieste disperate)

   
 
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