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Autore: Serenity452    22/09/2017    1 recensioni
1945: Adelaide "Ade" Maxwell frequenta il settimo anno, ad Hogwarts, nella casa di Grifondoro ed è figlia di un nome importante: suo padre Vladimir Maxwell è un membro del Wizengamot e grande amico di Lumacorno.
Negli anni scolastici Ade ha collezionato una lunga serie di figuracce che hanno coinvolto un'unica persona: Tom Marvolo Riddle.
Lo studente modello, prima Prefetto ed ormai Caposcuola, pupillo di Lumacorno temuto e rispettato da tutto il corpo studentesco viene costantemente investito dalla sfortuna quando Ade Maxwell è vicino a lui.
E tra un Lumacorno convito che il suo pupillo e la sua "nipotina" potrebbero formare la più promettente coppia di tutti i tempi, un Silente sempre più sospettoso e la combriccola dei neo-Mangiamorte, può una lunga ed interminabile serie di sfortunati eventi creare qualcosa di magico.... come l'amore nel crudele e spietato Lord Voldemort?
State a verdere!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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  Capitolo II - Ladra penitita?

 
Il Test di pozioni è andato bene, ma suppongo che Lumacorno mi abbia dato una “O” soltanto perché mi vuole bene ed ha un mucchio di preferenze.
Probabilmente non meritavo più di un “accettabile”.
È triste essere una raccomandata e non volerlo essere, insomma non è mica colpa mia se mio padre fa parte del Wizengamot ed è una persona nota?
Naturalmente il miglior voto l’ha guadagnato Tom e Lumacorno non ha fatto altro che lusingarlo per tutta la lezione.
Il vecchio ovviamente ci ha assegnato dei posti vicini, come al solito.
«I miei più cari allievi devono assolutamente sedersi vicino, non è vero ragazzi miei?» se ne era uscito, con la sua frase annuale d’inizio corso e Tom aveva subito acconsentito con un sorriso ruffiano.
Ormai era un classico e me l’aspettavo, perciò non avevo protestato.
Cerco di concentrarmi sulla mia Pozione ma il colore, che dovrebbe essere Viola, è solo un tenue lillà e quindi non è abbastanza buona.
Guardo nel calderone di Violet e la sua miscela è rosa.
«Qualcosa non quadra.» le dico sottovoce.
«Perché non chiami il professore, sicuramente ci darà una mano.» mormora lei, speranzosa.
Ma non voglio chiedere aiuto a allo zietto, mi sentirei in colpa nei confronti di chi non sarà favorito e così imbottiglio la mia pozione, rassegnata a consegnarla così com’è.
Guardo alla mia destra, verso Tom Riddle.
Ha quasi finito, sta controllando se tutto sia perfetto e gli mancano solo l’aggiunta dei petali di Dittamo per aver completato l’antidoto ai veleni rari.
Li aggiunge e noto una pergamena su cui ha segnato diversi passaggi e alcuni appunti personali.
«Ho un’idea.» ed è un’idea molto stupida.
Tom è tutto gongolante per aver terminato e so che imbottiglierà al volo la sua pozione e la porterà al Professore alla velocità della luce, giusto per essere il primo della Classe.
Come previsto lo fa e si allontana dal calderone in tutta fretta.
In un lampo mi sporgo e prendo i suoi appunti.
«Ade, no!» sussurra Violet terrorizzata, ma ormai è troppo tardi, gli appunti sono in mano mia e Tom si sta facendo il leccapiedi con Lumacorno.
Purtroppo però non capisco nulla di ciò che ha scritto e in un momento di follia prendo la mia boccetta di riserva e la immergo nel liquido creato da Riddle e la poso sul mio tavolino.
Il cuore mi batte fortissimo e non so perché ho fatto una cosa tanto stupida.
Ho rubato la pozione a Tom Marvolo Riddle.
Al Caposcuola!
«Passami la tua fiala…» dico alla mia compagna di casa, ma lei mi guarda incerta e poi scuote il capo.
«Lumacorno se ne accorgerà. E anche Riddle. Ci farai perdere almeno 50 punti Adelaide!»
Vorrei ribattere e annuisco, sentendomi profondamente in colpa.
«La restituirò.» annuncio e più veloce che posso afferro la fiala e cerco di versarla nel calderone di Tom ma proprio quando non me l’aspetto una mano mi afferra il polso con forza.
«Che cosa stai facendo, Maxwell?»
Tom ha gli occhi stretti su di me e sembra davvero irritato.
Lumacorno ci da le spalle, mentre sgrida uno dei suoi Serpeverde che non conosco.
Sorrido in modo nervoso e so già che sono davvero nei guai.
«Ecco io… Volevo rubare la tua pozione, ma c’ho ripensato…» ammetto, mestamente.
La mia sincerità potrebbe risparmiarmi, vero?
«Lasciala andare.» dice lui lentamente, con gli occhi furibondi.
Faccio come mi dice e nell’esatto istante in cui mollo la presa sulla fiaschetta, questa cade nella pozione e tutta la miscela comincia ad eruttare, per poi schizzare completamente sulla mia faccia e, purtroppo, anche su quella di Tom.
Un grande e puzzolente fumo rosa fluorescente invade la classe e tutti iniziano a tossire.
«La barba di merlino, chi ha combinato questo pasticcio!» sento strillare Lumacorno.
«Questo è troppo, Maxwell!» sibila Riddle, frustrato e iracondo.
Nessuno l’ha mai fatto infuriare tanto e questa volta neppure il mio buon nome e l’affetto di Lumacorno mi salveranno, perché grazie al fumo colorato, il Serpeverde ne ha approfittato per trascinarmi via, senza che nessuno ci vedesse.
Non so che intenzioni abbia, ma non ho con me la mia bacchetta e, tutti lo sanno, andare in giro con Riddle senza un minimo di difesa, non è certo un bell’affare.
Camminiamo per un paio di minuti e i corridoi sono tutti deserti.
Ma non c’è mai nessuno, quando serve aiuto?
«Dai Riddle, è stato un incidente!» esclamò, sperando che decida di lasciarmi andare.
Ma è davvero irremovibile e nonostante sia ricompero di gelatina rosa tra i capelli e la tunica nera e verde, marcia veloce come un soldato fiero e sicuro.
Io invece mi vergogno da morie.
Forse è un bene che nessuno possa vedermi con i capelli pieni di glassa rosa e puzzolente.
Arriviamo sotto un arco ed inaspettatamente lui mi ci spinge sotto, rilevando una piccola cupola ed una porta.
Tom la apre e mi costringe ad entrare puntandomi contro la bacchetta.
«Tu… Odiosa, stupida mezzosangue!» sibila iracondo.
Lo guardo accigliata.
«Veramente sono purosangue, Tom Riddle.» esclamo con lo stesso tono velenoso di mio zio Gerard.
Per chi non lo sapesse, zio Gerard, è il fratello di mio padre ed è un fermissimo sostenitore dei Purosangue.
Un degno Serpeverde, insomma.
«Stupeficium!» esclama perciò, offeso e frustrato Tom, con gli occhi rossi di rabbia.
Ma perché non sto mai zitta?
Lo Schiantesimo mi colpisce al petto e volo un paio di metri alle mie spalle, atterrando sul sedere.
«Ma sei pazzo!» esclamò, strisciando verso il fondo dell’aula, mentre lui si avvicina.
«Devi stare lontano da me! Ne ho abbastanza, sei patetica ed insopportabile!» esclama ancora, esasperato.
Devo averlo davvero spinto al limite, non l’ho mai visto comportarsi così.
«Mi dispiace, davvero.» dico, sincera, cercando di evitare il suo nome.
Ho sentito dire che non gli piace essere chiamato così e quindi, se voglio accattivarmelo e salvare la pelle, è bene usare quell’ultimo neurone che mi è rimasto e non commettere l’errore di difendermi alla maniera di zio Gerard contro un vero Serpeverde.
Lui stringe forte la bacchetta e pure le mascelle, guardandomi con astio.
Si è intenerito, penso, rassicurata.
Ma proprio quando sto per tirare un sospiro di sollievo, Tom mi lancia una fattura.
«Densaugeo!»
Mi guarda con un sorriso diabolico e trionfante ed in quel momento sento i miei denti ingrandirsi.
«No…» dico, cercando con la lingua di toccarli, ma continuano a crescere.
«Così quel tuo sorrisetto idiota svanirà, signorina Maxwell. E dieci punti in meno a Grifondoro, per aver tento di rubare la mia pozione!»
«Sei un villano!» esclamò, ma ciò che esce fuori dalla mia bocca sono solo versi, perché davvero non riesco più a parlare con i denti che sporgono dalle labbra.
«E bada bene, Maxwell, la prossima volta che sei a meno di venti metri da me, te ne pentirai. E se racconti questo a qualcuno, sarà lo stesso.» mi avverte, indicando i miei denti, con un ghigno disgustato.
Ridicolo, lui mi riduce così e non gli piaccio neppure?
Senza dire altro, si volta e va via, lasciandomi sola.
Più veloce che posso, mi copro la bocca ed abbandono anch’io la stanza polverosa ed in penombra, ormai la lezione di pozioni è finita e l’aula è vuota.
Corro al mio banco e con la bacchetta eseguo il contro incantesimo.
Abbasso gli occhi e, accanto al mio calderone, noto una piccola pergamena arrotolata.
La apro e riconosco la scrittura del professor Lumacorno.
«Oh no…» mormoro, disperata, alzando gli occhi al cielo.
La piccola nota recita:
 
“Cara Miss Maxwell, Sabato alle ore 19.45, sarei lieto di invitarla alla prima cena privata dei membri del Lumaclub.
Saluti, Horace Lumacorno.
Ps. Adelaide, non far preoccupare il tuo zietto, dove sei finita?”
 
Questo poteva solo voler dire che fra una settimana sarei stata di nuovo seduta a tavola affianco a Tom, con un milione di fantasie di Lumacorno su un improbabile matrimonio fra me ed il despota dei Serpeverde, era un incubo!
 
Fine II
   
 
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