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Autore: Gackt_Agito    19/06/2009    2 recensioni
« Questa che sto per raccontarti è una storia vera, nipotina mia. Ascoltami. » sussurrò il vecchio « Desidero che qualcuno la conosca, prima che io abbandoni questo mondo. E se ti piace, vorrei che un giorno tu la raccontassi ai tuoi figli, e loro ai propri figli e così via per generazioni. Perché finché ci sarà qualcuno a ricordarsi di Samuel e Zackarhia, allora non morirò. E neanche lui morirà. I nostri ricordi vivranno insieme per sempre… »
« Parli di te e di quel ragazzo che amavi in gioventù, nonno? »
« Sì, tesoro. Non ti ho mai raccontato la storia… Ma adesso voglio farlo. Ora ascoltami. »
« Racconta: io ti ascolto. » Poi si voltò verso Josh. « Tu sei troppo piccolo. Vai via, su. »
« Uffa! » Piagnucolò il bambino. Ma, da bravo, prese le sue cose e se n’andò ugualmente. Madeline volse il viso di nuovo verso il nonno, sorridendo. Con un gesto delle mani, lento, lo invitava a parlare. Il vecchio sorrise appena.
« Questa storia inizia come le favole, tesoro mio… » e respirò lentamente, come se gli facesse male.
La bimba annuì, silenziosa.
« Inizia con un C’erano una volta… un ragazzino, un bambino ed un husky. »
E le raccontò la storia della propria vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P refazione______
Rieccomi col secondo capitolo! Premetto che lo stile varierà da capitolo a capitolo, non seguirò la fabula tipica delle storie di questo genere ma, al contrario, utilizzerò una struttura ad intreccio, andando a valutare situazioni e avvenimenti che accadono o prima, o dopo rispetto al normale svolgersi della vicenda. Premetto anche che è la prima volta che azzardo una cosa simile; siate clementi, se viene male è normale ! ( credo xD ) Il capitolo sarà corto; non sono riuscita a metterci di più. Spero sia in ogni modo apprezzato!
Buona lettura <3


C apitolo P rimo
~favola



C'erano una volta…
un ragazzino, un bambino e un husky. Il ragazzino abitava all'orfanotrofio, aveva corti capelli neri e occhi di un azzurro cielo meraviglioso, e ogni mattina portava in giro l'husky, per la passeggiatina che gli spettava. Il bambino aveva capelli rossi e lunghi, sembrava una bambina, occhi grandi di un verde prato sorprendente e una spruzzata di lentiggini sul naso e sulle gote. Il bambino osservava sempre dalla finestra della sua stanza il ragazzino e l'husky che passeggiavano, rimaneva con le manine incollate al vetro e il naso schiacciato contro di esso. Desiderava con tutto se stesso poter scendere e parlare con quel ragazzino che, in effetti, non poteva avere più di un anno di più.
Ma c'era un problema; al bambino non era permesso uscire da casa poiché di salute cagionevole. Il suo massimo consisteva nell'andare in giardino, ma non poteva allontanarsi granché dalla porta. Il cancello poi era sempre chiuso, ma le sbarre erano abbastanza larghe da far passare un corpicino minuto; questo fu molto buono poiché, un giorno, il bambino era seduto sulla scalinata sotto il protiro classicheggiante della propria casa, e si vide spuntare un cosino grazioso davanti al naso: l'husky. Il ragazzino, ovviamente, doveva pur riprenderlo no? Ma non potendo entrare dal cancello fu costretto a scavalcarlo a fatica, arrampicandosi lungo l'edera che cresceva sui muretti a fianco. Una volta riuscito nell'impresa, avanzò a passo spedito verso il bambino.
« Scusa, il cane è del mio orfanotrofio… », disse il ragazzino. Il bambino lo guardò sbatacchiando le palpebre, mentre con una mano accarezzava il pelo del cane. Poi sorrise.
« Lo so », rispose. E dando una botta leggera sul busto del cane, lo fece tornare da lui. « Vi guardo sempre dalla finestra », aggiunse subito dopo.
« Oh », disse il ragazzino, arrossendo sotto il ciuffetto di capelli neri che gli copriva appena gli occhi. « Come mai? », domandò poi, inclinando il viso di lato.
« Non lo so », il bambino scosse la testa. « Ma desideravo conoscervi. »
« Davvero? », domandò il ragazzino.
« », rispose il bambino. « Sai, io non ho amici; pensavo che… », e abbassò il viso.
« Sei il figlio dei padroni della villa? », lo interruppe il ragazzino, alzando il viso a guardare il protiro. Accarezzava con la mano libera il cagnolino. Il bambino annuì. « Perché non esci mai? Potremmo passeggiare entrambi con Billie », e gli si allargò un sorrisone sul viso.
« Billie? », domandò il bambino, inclinando il viso di lato.
« Il mio cane », e indicò l'husky. Il bambino fece una smorfia triste.
« Mamma e papà dicono che mi sento male se esco », disse piano.
« Tua mamma e tuo papà sono a casa ora? », domandò il ragazzino. Il bambino scosse la testa. « Bene allora! Scappiamo! », lo afferrò per un braccio e lo aiutò a scavalcare il muretto; corsero via velocemente, con il cane che li seguiva. Il ragazzino rideva contento. « Come ti chiami? »
Il bambino esitò. Lo guardò attentamente, poi sorrise. « Samuel! E tu? »
« Zackarhia! Non te lo dimenticare! »
« Mai! », scapparono, e le loro vite si legarono per sempre.





   
 
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