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Autore: Giorgia_Farah    25/09/2017    0 recensioni
Una Terra divisa tra il Bene e il Male. Due Regni in balia all'odio li avevano portati a guerre sanguinose e stragi di morti innocenti.
Sigillare un patto era l'unico modo per riportare nel mondo la pace e la prosperità.
Ma ad un caro prezzo: ossia sacrificare la propria vita per amare una persona che meritava soltanto di essere odiata
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Threesome, Violenza
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Mi sveglio di malumore, infastidita dal fastidioso sfregamento delle ruote contro i binari del treno. Sollevo la testa sul cuscino e mi siedo, studiando questa insolita camera per l'ennesima volta. Le pareti di metallo emanano una puzza di chiuso e l'aggiunta del calore del sole non rendono il luogo confortevole. È come se dormissi in una stalla per le vacche. Ritorno a pensare che mi sarei trovata meglio nella carrozza, lì avevo qualcuno con cui parlare, invece qui sono sola, il continuo rumore del treno non mi fa dormire la notte, c'è un tanfo insopportabile, ma soprattutto porto sulle spalle la mancanza di casa mia e la consapevolezza che da lì a qualche giorno mi troverò più lontano ad essa ma abbastanza vicina al mio assassino. Guardo il cuscino su cui ho dormito: duro e scomodo, così come il letto. Il giorno scorso ho passato ore intere a piangere, a ricordare l'addio dei miei e all'interno villaggio, singhiozzai frasi insensate e mi chiesi perche' proprio io dovevo patire una pena così grande. Sono davvero pronta a morire? Sono ancora una ragazza giovane che merita di vivere tutto quello che la vita gli sta domando. Ho paura di morire poiché non so cosa c'è dopo la morte, molti dicono la notte perpetua altri invece un luogo nel cielo dove non esiste la guerra e tutti si amano a vicenda. Voglio andare in quel luogo meraviglioso, almeno lì si vive molto meglio di quaggiù. In fine concludo il fatto che col pianto non avrei risolto niente, quel primo giorno mi addormento così: bagnando il cuscino. Il giorno dopo eccomi qua a rivive quei fatti che in quattro giorni e più sono accaduti. Giro i pollici camminando avanti e indietro. Questo silenzio è snervante, e questo lungo tacere che mi porta alla pazzia. Sapere di essere richiusa dentro quattro mura di metallo arrugginito, senza respirare aria pulita, correre, parlare, guardare nuovi orizzonti, mi fa diventare matta. Non so niente da quando sono partita, non posso mandare una lettera ai miei genitori, nessuno mi ha più aperto la porta del furgone; nemmeno per portare un po' d'acqua con un pezzo di pane. Di fatti il mio stomaco si sta contorcendo dal dolore: ho fame, sono tre giorni che non mangio e la debolezza si fa sentire. Tremano le gambe, è uno sforzo immane perfino camminare. Sento il fiato venir meno, il terreno ondeggia e i rumori si fanno lontani. Disperata corro verso la porta e provo ad aprire, tutto inutile: hanno chiuso a chiave il furgone. Allora sbatto i pugni sulla porta, urlando. «Aiuto! Apritemi, ho bisogno d'acqua», esclamo. Sbatto più forte. «Vi prego!», le parole muoiono in gola, troppi singhiozzi che mi impediscono di parlare. «Ho sete, vi prego!», imploro, ma non arriva nessuno. Il treno non si ferma, non sarebbe mai arrivato nessuno ad aiutarmi. «Sto per morire! Aprite questa porta, ho bisogno d'aria! Vi supplico, lasciatemi respirare!» Un capogiro mi fa cadere a terra, sono troppo debole per muovermi. La lista delle torture è appena iniziata, e questo non è niente al confronto di quello che dovrò subire in futuro. Gocce di sudore mi cadono dalla fronte e bagnano il terreno ferroso ricoperto di paia. Per il caldo vorrei strapparmi la pelle. Espando più che posso i polmoni in modo da far entrare abbastanza aria per respirare. Ma quando colgo il terreno oscillare sembra tutto inutile. Per un secondo ricordo la morte del licantropo che avevo ucciso tre anni fa. Sì spense da solo senza la presenza dei suoi cari, forse la stessa sorte sta toccando a me. Non ho nessuno accanto, ho lasciato i miei genitori con la promessa di ritornare a casa; e forse sarebbe accaduto ma non nel modo che speravo io. Mi lasciò cadere tra le braccia della morte, cadendo nel vuoto. ......... Tanto fu il tempo trascorso ad oscillare nel buio, capisco di non essere morta quando capto voci indistinte. Il mio corpo è sorretto in aria, ci sono tantissime voci acute, sento i loro respiri agitati colpirmi il viso, un secondo dopo il vento fresco mi colpisce il viso. Ricordo quello che è successo prima di svenire, so che sono stata portata fuori ma non so come, so che ci sono tante persone spaventate intorno a me. L'attimo dopo sono appoggiata a terra, sfioro tra le dita l'erba bagnata, la morbidezza del terreno, il sapore della natura. «Pearl, Pearl Howard mi senti?», mi chiama una voce profonda e controllata. Non voglio muovere la testa. «È morta?», aggiunge una voce stridula. «No, non può essere» «È troppo pallida» «Da quanto pensi sia rimasta priva di sensi?», chiede di nuovo la voce che mi ha chiamata, ora molto più vicina. «Poco, dieci minuti. Ho sentito i colpi provenire dal suo vagone e poco dopo ti ho visto volare qui vicino» «Il treno fa troppo baccano, se mi sarei mantenuto più vicino l'avrei sentita» «Cosa gli farà? La lascerà qui a morire?» «Di una cosa sono sicuro, non è mai stato clemente con le donne», sospira la voce profonda, ora riesco a riconoscerla. «Jude...», sussurro. Provo a girare la testa ma sono improvvisamente colta da un forte giramento. «Uh..!!!», pessima decisione. Il silenzio che ne segue dopo mi fa capire che lui e le altre persone mi hanno sentito. La mano gigante di Jude mi solleva appena la testa. «Ragazzina, come ti senti?» «Male, ho bisogno d'aria», rispondo, debole. «Adesso puoi respirare quanto vuoi» «Che succede!!???», tuona una voce in lontananza, abbastanza furiosa oserei dire, seguita da pesanti passi diretti verso la nostra direzione. «Signore... Diamond...Ehm, questa ragazza è svenuta e l'abbiamo salvata prima che...» «Morisse?», interruppe la voce, colgo dalla voce controllata di Jude una fitta agitazione. «Bé, che importanza ha? Una più o una in meno, adoro i numeri corti» «Sai bene che Re Titanium non accetta lasciar morire delle persone per una giusta causa. La ragazza era solo svenuta» L'uomo sospira frustrato, un secondo dopo lo sento accanto. Rabbrividisco spaventata dalla vicinanza di quell'essere che preferiva lasciarmi morire. «Come ti senti, ragazza?», disse, improvvisamente calmo anche se l'irritazione nel tono era palpabile. «Molto meglio di qualche secondo fa», rispondo io, nonostante avrei desiderato non rispondergli. Faccio un profondo respiro per trasmettere più aria al cervello, e in quel momento sento il suo profumo dolce, inebriante, un misto di vaniglia, cannella e lavanda. È qualcosa che non ho mai sentito in vita mia e ciò mi manda in estasi, mi attrae come una calamita. «Sarebbe meglio che ti rimetti presto, odio perdere tempo con le donne», risponde tutto ad un tratto sprezzante. Irrigidisco, aprendo appena gli occhi. L'unica cosa che riesco a vedere è il mio corpo disteso su un prato bagnato, circondato da una ventina di persone, la maggior parte di loro sono ragazze. Del ragazzo irrispettoso accanto a me posso dedurre che ha la stessa corporatura di Jude, ma sicuramente molto più alto e slanciato, e per ultima cosa un ciuffo di capelli neri che mi penzola davanti agli occhi. Riesco a riconoscere la corporatura massiccia di Jude, ma non oso alzare lo sguardo perché temo in un altro giramento di testa. «Se mi lasciate respirare ancora un po' e mi darete dell'acqua non vi recherò altri problemi. E detto fra noi, non credo che il vostro istinto di agire come le pare possa in futuro recarle fortuna. Se il Re verrà a sapere che avete lasciato morire una ragazza solo perché questa ha perso i sensi, sono sicura che non ne gioirá» «Conosco Nostra Maestá molto meglio di una stupida ragazzina quale siete. Non sarete di certo voi a ordinarmi cosa posso o non posso fare...», il suo mento abbassa all'altezza del mio orecchio. «Siete solo un insignificante oggetto nelle mani di un Principe, non valete niente», rincara la dose. Serro le labbra per non sputargli in faccia data l'estrema vicinanza dei nostri visi. Una voce dentro di me mi diceva di essere paziente. Il ragazzo dai capelli scuri si alza, colgo l'occasione per guardare le sue mani chiarissime stringersi in pugni; non riesco ad osservarlo in viso ma capisco dalla posizione del suo corpo che non è per niente tranquillo. «Date alle ragazze da mangiare e cercate un vagone più sicuro per questa puttana», sputa l'ultima parola con disprezzo e capisco che è rivolge a me. Questo è troppo! I muscoli si contraggono e scatto di schiena, se solo Jude non mi avesse fermata a quest'ora avevo colto l'occasione per tirargli un pugno in faccia.  Col tempo un capogiro mi fa stendere nuovamente sul terreno. «Non fare sciocchezze, ragazza», puntualizza Jude. Sento l'uomo dalla pelle chiarissima sogghignare maligno. Rimango con Jude e con le altre ragazze, sotto un manto di nuvole nere che oscura il cielo, mentre guardo allontanarsi l'oscura figura del ragazzo di nome Diamond. ***** Buon pomeriggio cari lettori! Come sempre spero che vi piaccia, fatemi sapere con un commento o una stellina. Mi raccomando, moltiplicatevi 😂 Un grande bacio, gente, e buona lettura ❤ Giorgia
   
 
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