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Autore: DaisyCorbyn    26/09/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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13
Tra verità e menzogne

 
 
Alwys si maledì perché era finita in quella situazione assurda contro la sua volontà: se il professore li avesse scoperti avrebbe sicuramente chiuso un occhio su Albus, Rose e James, ma lei l’avrebbe fatta espellere.
«Perché sta uscendo a quest’ora?» chiese Rose, ma nessuno poté rispondere perché tutti si stavano facendo quella domanda.
«Seguiamolo!» esclamò Albus così tanto forte che James dovette coprirgli la bocca.
«Sei impazzito?»
«Dai!» disse Rose tirando la tunica di James che disperatamente cercava l’appoggio di Alwys con lo sguardo.
«Sicuramente ci scoprirebbe» rispose la Grifondoro cercando di far ragionare quei due.
«Non con questo» disse Albus con uno strano luccichio negli occhi mentre rovistava dentro la sua borsa «Per il mio compleanno me lo ha regalato mio padre» e tirò fuori da essa uno strano mantello scuro.
«Non ci credo, non è giusto!» protestò James che molto probabilmente non lo aveva ricevuto per il suo di compleanno.
Alwys però continuava a guardarli con aria confusa, Rose lo capì e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, le spiegò che era un mantello dell’invisibilità.
«Incredibile…»
Anche dopo quasi un mese che frequentava una scuola di magia, c’era qualcosa che riusciva a stupirla.
«Ora non avete scuse!» protestò Albus alzando il volto con aria di vittoria e stese il braccio posizionando la mano al centro del cerchio che inconsciamente avevano formato.
Tutti lo guardarono confusi.
«Mettete la mano anche voi, è una cosa che ho inventato» fecero come aveva detto e il suo sguardo si illuminò.
Alzò la mano verso il cielo seguito dagli altri: «Decreto segreto.»
L’eccitazione dei due più piccoli aveva anche contagiato il più grande e Alwys si ritrovò contro tre persone, nonostante cercò di persuaderli più volte. Per di più sotto quel mantello erano attaccati come sardine perché ovviamente nemmeno una piccola parte del corpo doveva rimanere scoperta. Appena i loro piedi non toccarono più la fredda pietra del pavimento, si ritrovarono davanti un’enorme distesa di verde che faceva su e giù per una ripida collina. Ai piedi di quest’ultima vi erano due piccole casette fatte di legno con il tetto sporgente un po’ malconce, dietro si estendeva una fitta foresta scura che fece rabbrividire i quattro per l’innaturale nebbia sopra di essa. Individuarono il professore che velocemente stava percorrendo un sentiero verso le due case.
«Vedete? Vuole solo parlare con le persone che sono in quelle case» disse Alwys cercando ancora una volta di persuaderli.
«Quelle due case sono di Damien e Hagrid, cosa vuole da loro?» constatò James, ma nessuno aveva una risposta.
Continuarono a seguirlo, rimanendo comunque a debita distanza, fino a quando furono vicini alle due case, ma Draconem tagliò verso la foresta. James si bloccò di botto e tutti gli furono addosso.
«Ma che fai?»
«Non entreremo lì dentro» disse il maggiore con lo sguardo serio di chi non ammetteva repliche.
«Che c’è? Hai paura?» lo sfidò Rose con la sua solita aria saccente.
«Sono solo responsabile» disse lui facendo una smorfia in sua direzione.
«È scomparso!» esclamò Albus e l’attenzione di tutti tornò verso la foresta che sembrava avesse inghiottito il professore. «È impossibile che in così poco tempo l’abbia raggiunta.»
«Ragazzi…» la voce di Alwys fece venire a tutti un brivido, infatti quando si girarono rimasero a bocca aperta: a pochi centimetri da loro c’era il professore che con aria interrogativa annusava l’aria.
Incominciarono a sudare freddo, il loro cuore prese a battere così forte che ebbero paura che lui lo potesse sentire. Cercarono di respirare piano e poco e rimasero immobili come statue. Di scatto una mano del professore acchiappò l’aria e loro persero un battito: se lo avesse fatto qualche centimetro più a sinistra li avrebbe presi. Dalla sua espressione si intuiva che aveva capito che c’era qualcuno, infatti continuava ad annusare l’aria, spostava il volto a destra e a sinistra ma non riusciva proprio a capire da dove potesse venire quel profumo alla vaniglia. Rose si maledì perché quello era il primo giorno che aveva usato quel profumo per far colpo su un ragazzo. Alwys chiuse gli occhi ed incominciò mentalmente a pregare perché non voleva essere espulsa e tornare alla sua vecchia e squallida vita. Albus stringeva la tunica di suo fratello maggiore come se volesse proteggersi, infatti James prontamente mise la mano sopra la bacchetta e mentalmente ripassava tutti gli incantesimi che avrebbero potuto aiutarli a scappare. Draconem alzò la mano e questa volta era nella direzione giusta.
«Salve professore.»
Una voce femminile che proveniva da dietro la casetta fece sobbalzare il professore per lo spavento.
«E tu chi diavolo sei?»
«Lady Amelia al vostro servizio. Sono uno dei fantasmi di Hogwarts, non mi ha mai vista?» disse la donna facendo l’occhiolino in direzione di Alwys.
Gli altri erano molto confusi, ma la ragazza li tranquillizzò con uno sguardo e si chiese quante volte avrebbe dovuto ringraziare quella donna. Tutti ripresero a sospirare e i loro cuori non tartassarono più i loro petti.
«E cosa vuoi? Vai via!» disse lui infastidito agitando le mani in aria in direzione del fantasma.
Da dietro il gruppetto dei ragazzini spuntò Damien che si mise accanto a loro e sussurrò: «Seguitemi.»
«Professore cosa ci fa qui?» disse poi in direzione di Draconem che sobbalzò un’altra volta.
«Ma si può sapere cosa siete? La polizia di Hogwarts? Io non devo spiegazioni a nessuno!» urlò agitando un dito verso il licantropo.
«Non sarò la polizia, ma sono il custode.»
«Il custode? Rubeus lo è, tu sei soltanto un ragazzino con un peso troppo importante sulle spalle» lo guardò con disprezzo e ciò fece digrignare i denti a Damien.
«Non è ciò che pensa la Preside, lei stessa mi ha nominato custode insieme a Rebeus» rispose tranquillizzandosi improvvisamente.
«Allora pensa a questo fantasma!» disse Draconem per poi girarsi verso Amelia. «Tu non dovresti essere dentro Hogwarts?»
«Mi piace prendere un po’ d’aria, come lei vedo» rispose la donna non scomponendosi minimamente e rimanendo con lo sguardo imperturbabile.
«Sentivo dei passi, per questo sono uscito. Ma visto che è lei, torno nella mia umile dimora, il fantasma è libero di andare dove vuole» rispose Damien fingendo un inchino che fece infuriare di più il professore.
«Sì, vai!» e, detto questo, agitò le mani in aria e andò in direzione del castello.  
Il licantropo sorrise soddisfatto, poi andò dentro casa sua seguito dal gruppetto e da Lady Amelia.
Appena varcarono la porta Damien prese un grosso respiro.
«Si può sapere cosa cavolo vi è venuto in testa?» li sgridò sbattendo la porta così forte che la credenza accanto traballò.
Casa sua era molto piccola: entrando dall’ingresso eri subito nel salotto in cui vi era un divano malconcio, un enorme tappeto e una piccola televisione. C’era anche una credenza piena di boccette di ogni tipo e colore e l’unica finestra era molto ampia. La cucina non aveva la porta, si apriva su un enorme arco che, più che costruito a posta, sembrava che un gigante avesse sfondato la parete, e accanto ad un mobile chiuso con un lucchetto c’era una porta che doveva portare alla camera da letto.
«Non trattare così dei bambini» lo ammonì Lady Amelia mentre i ragazzini sbucavano da sotto il mantello con aria colpevole e ancora spaventati da prima.
«Fantastico, ci sei anche tu James! Non dovresti essere il fratello maggiore?» disse Damien in tono ironico sull’orlo dell’esasperazione ignorando il fantasma.
«Proprio perché sono il fratello maggiore non potevo lasciarli soli» disse il ragazzino, ma capì subito che quello che aveva detto non aveva senso.
«Se fosse successo qualcosa, sarebbe stata colpa tua. Cresci un po’!» all’affermazione di Damien, James divenne rosso in faccia per la rabbia, con uno scatto si avvicinò a lui, prese la bacchetta e la puntò alla gola del licantropo che si mise a ridere.
«Tu sei così: scappi dai problemi rifugiandoti dietro la tua bella bacchetta» disse Damien.
«Non è vero!»
Tutti gli altri rimasero a bocca aperta non sapendo cosa fare, era come se in quella stanza ci fossero solo James e Damien.
«E allora cosa è vero? Che ormai sei un uomo adulto capace di affrontare le discussioni?» lo canzonò il licantropo che non era nemmeno un po’ preoccupato di avere una bacchetta puntata alla gola.
James la strinse con forza: non sapeva cosa rispondere perché in fondo sapeva che lui aveva ragione, solo non lo voleva ammettere.
Alzò la bacchetta con tutta la forza che aveva e urlò: «Stupeficium
Rapidamente Damien estrasse la sua bacchetta e deviò il bagliore fuoriuscito dal quella del ragazzo contro un bicchiere fuori dalla credenza.
«Così la vuoi mettere?»
Gli occhi del licantropo divennero rossi abbandonando il blu originario. Per un breve attimo James esitò, poi però la rabbia riprese il sopravvento e si mise in posizione d’attacco.
James era molto abile per essere uno studente del terzo anno, e questo Damien lo riconosceva, infatti ad ogni attacco lui riusciva prontamente a parare. Quella danza andò avanti per qualche minuto, ma il posto ristretto sfavoriva il giovane che ogni tanto aveva qualche segno di cedimento.
«Non sei un Corvonero? Stupiscimi» lo canzonava e lui perdeva facilmente il controllo.
Damien, ovviamente, lo faceva di proposito per approfittare di quei momenti per sferrare i suoi attacchi più forti.
«Che c’è? Non riesci a stare al passo di uno più giovane di te?» anche i commenti di James facevano smuovere il licantropo, che però non si scomponeva dimostrando un perfetto autocontrollo che invece fece arrabbiare sempre di più il mago.
Ad un tratto i due si fermarono per riprendere fiato: da un lato c’era James che grondava di sudore e con il respiro pesante, dall’altro Damien con il suo solito sorriso e il suo sguardo rilassato come se fino a quel momento non avesse lanciato una sfilza di incantesimi.
«Mi sono stancato» disse il licantropo e quella frase fece vibrare la colonna vertebrale del ragazzo che però cercò di concentrarsi nonostante la stanchezza.
«Smettila! Non vedi che è un ragazzo?» Lady Amelia si mise dietro James, ma dalla bacchetta di Damien uscì una luce che intrappolò la donna e la fece svanire.
«Cosa hai fatto ad Amelia?» urlò Alwys che cercò di avvicinarsi al licantropo, ma il Corvonero alzò un braccio facendole capire che doveva stare dietro di lui.
«Ecco finalmente il ragazzo responsabile» disse scherzoso Damien per poi rimettersi in posizione d’attacco.
James ormai era allo stremo delle forze e Damien usava incantesimi sempre più potenti, fino a quando il mago non cadde sulle ginocchia perché non riusciva più a reggersi in piedi.
«Debole dentro e fuori» disse il licantropo con la faccia delusa perché sperava di divertirsi di più.
«Allora perché?» la voce di James era debole e, appena Damien lo sentì così, si girò con uno sguardo preoccupato sul volto. «Perché mi proteggi sempre?»
James stava piangendo, nemmeno Albus lo aveva mai visto piangere, era sempre così serio e durante ogni discussione riusciva sempre a cadere in piedi. In quel momento, invece, davanti a loro c’era solo un ragazzo stanco e sconfitto. A Damien si strinse il cuore, si pentì di averlo trattato il quel modo e i suoi occhi ritornarono del solito blu acceso. Si chinò fino ad arrivare col viso alla stessa altezza del ragazzo e gli prese il mento con le dita.
«Non sarai un ragazzo responsabile, ma sei un ottimo mago.»
James rimase a guardarlo negli occhi, non sapeva cosa dire, poi ricordò che in quella stanza c’erano anche Rose, Albus e Alwys e con uno schiaffo lo allontanò.
«Non toccarmi» prese il mantello dell’invisibilità dalle mani di suo fratello e uscì dalla casa senza aspettare gli altri.  
Albus fece per rincorrerlo, ma Damien alzò un braccio verso di lui.
«Lascialo solo, so quanto può bruciare una sconfitta.»
Cadde il silenzio, il licantropo si lasciò cadere nel divano visibilmente sfinito e poi guardò i tre che lo fissavano.
«Che c’è? Gli ho dato una lezione che non si dimenticherà mai. Comunque, volete qualcosa?»
Offrì loro del tè freddo, l’unica cosa che possedeva, e li fece accomodare nel piccolo tavolo della cucina: c’era solo un frigo e due ripiani, niente lavastoviglie o fornelli e loro si chiesero cosa potesse mangiare. Alwys ebbe un brivido quando ci pensò. La tensione era palpabile e il silenzio dominava la stanza.
«Fra poco avete lezione, no? Dovreste andare» Damien spezzò quel silenzio e poi fece vagare il suo sguardo fuori dalla finestra fra i verdi prati che costeggiavano la sua casa, mentre si premeva sulla guancia un bicchiere con del ghiaccio ed un liquido marroncino.
«Hai ragione» disse Rose che sembrava essere la più tranquilla dei tre.
«Perché la mia famiglia non ti sopporta?» Albus, che fino a quel momento era rimasto in silenzio e con la testa bassa, finalmente parlò e incatenò il suo sguardo a quello del licantropo.
«Non dovrei essere io a raccontarvelo…»
«Ted non ce ne vuole parlare.»
«E forse è meglio così.»
Albus strinse i pugni e pensò che non era giusto, ma di certo non poteva obbligarlo a parlare.
«Perché?»
«Sei duro di comprendonio» disse Damien divertito dalla determinazione del ragazzo. «Posso solo dirvi che un tempo io e Ted eravamo molto amici…» strinse i pugni mentre i vaghi ricordi riaffioravano nella sua mente.
«E cosa è successo?» fu Alwys a parlare, perché ad un tratto pensò a cosa il licantropo avesse potuto fare per non essere più amico di Ted, che era una delle persone più buone che conosceva.
«È meglio se tornate a scuola» disse lui spostando il suo sguardo verso la porta.
I tre ci rinunciarono e in silenzio varcarono la porta della casa, solo Albus rimase fermo sulla soglia.
«Se vuoi diventare amico di James va bene, ma se poi lo farai soffrire come hai fatto con Ted, non ti perdonerò mai.»
Damien accennò una risata: quel ragazzino era davvero uno spasso.
Nel tornare ad Hogwarts, altre domande si sommarono a quelle di prima: chi era Julie? Era amica anche di Damien visto che era amico di Ted? Quei tre non gliela contavano giusta, ma il fatto che ci fosse così tanto silenzio sull’argomento la insospettì molto e da un lato le fece venire qualche ripensamento, se non fosse stato per la voglia irrefrenabile di capire di più sul passato di Ted. Anche lui doveva aver passato delle brutte esperienze, solo perché lei era un licantropo e ogni luna piena si svegliava con una nuova ferita, non voleva dire che quello che avevano passato gli altri fosse meno importante. Ma soprattutto… cosa c’entrava James in tutto ciò? Sembrava molto legato a Damien: forse lui sapeva cosa era successo ed era dalla parte di Damien? Forse era per questo che Ted non voleva che si sapesse: perché tutti si sarebbero potuti mettere contro di lui. Alwys cercò di scacciare quell’orribile pensiero: non era possibile che Ted avesse fatto qualcosa di brutto, sicuramente Damien aveva raccontato altro a James.
«Posso quasi sentire il rumore dei tuoi pensieri» la voce di Rose ad un centimetro dal suo orecchio la fece sussultare.
«Pensavo solo alla conversazione fra Damien e James» la buttò lì per non essere troppo sospettosa.
«Non avevo mai visto James così…» sussurrò Albus, perso pure lui fra i suoi pensieri.
«Però è stato carino a prendere le nostre difese» constatò la rossa. «Sicuramente quei due nascondono qualcosa, ricordate cosa ha detto James? Mi proteggi sempre…»
«Non so cosa pensare, spero solo che non tratti male James come ha fatto con Ted» ammise Albus corrucciando le sopracciglia.
«Tu sai cosa è successo fra loro due?» chiese Alwys: forse si stava avvicinando a qualcosa.
«Non proprio…» ammise perdendo lo sguardo fra le piastrelle di marmo. «Forse c’entra con ciò che è accaduto tre anni fa.»
Rose fece spallucce mentre Alwys si avvicinò di più, visibilmente interessata all’argomento.
«Cosa è successo tre anni fa?» chiese lei guardando prima Rose e poi Albus.
«Ricordo che tre anni fa Ted è venuto a casa nostra nonostante dovesse essere ad Hogwarts, sembrava molto scosso e non parlava per niente. Il giorno dopo tutti erano vestiti di nero e mi hanno lasciato con mia zia Hermione» spiegò Albus come se si stesse sforzando di ricordare. «Ted è rimasto con noi per una settimana e da lì è cambiato molto: prima era un tipo molto allegro e giocherellone, da quel giorno invece lo è diventato sempre meno. I miei mi hanno sempre detto che era perché stava crescendo, ma secondo me c’entra con quello che è successo.»
«Pensi che stessero andando ad un funerale?» chiese Alwys: al funerale di Julie?
«Il fatto che erano tutti vestiti di nero faceva intendere di sì» rispose lui come se non ci avesse mai riflettuto su più di tanto.
«Forse c’entra anche Damien.»
«Se Damien fosse coinvolto in quella morte non sarebbe qui, ma ad Azkaban» intervenne Rose come se ciò fosse ovvio.
«O forse Ted è arrabbiato con Damien perché non gli è stato vicino» propose Albus beccandosi un sopracciglio alzato da parte di Rose.
«E non si parlano da tre anni per questo?»
Tutti e tre caddero in un silenzio tombale, ognuno con i propri pensieri e supposizioni, invece Alwys era più confusa che altro: non sapeva cosa fosse questo Azkaban, ma se Rose era così sicura, il fatto che Damien fosse coinvolto nella morte di Julie era da escludere… cosa era successo allora? Perché tutto quel mistero?
   
 
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