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Autore: Serenity452    26/09/2017    2 recensioni
1945: Adelaide "Ade" Maxwell frequenta il settimo anno, ad Hogwarts, nella casa di Grifondoro ed è figlia di un nome importante: suo padre Vladimir Maxwell è un membro del Wizengamot e grande amico di Lumacorno.
Negli anni scolastici Ade ha collezionato una lunga serie di figuracce che hanno coinvolto un'unica persona: Tom Marvolo Riddle.
Lo studente modello, prima Prefetto ed ormai Caposcuola, pupillo di Lumacorno temuto e rispettato da tutto il corpo studentesco viene costantemente investito dalla sfortuna quando Ade Maxwell è vicino a lui.
E tra un Lumacorno convito che il suo pupillo e la sua "nipotina" potrebbero formare la più promettente coppia di tutti i tempi, un Silente sempre più sospettoso e la combriccola dei neo-Mangiamorte, può una lunga ed interminabile serie di sfortunati eventi creare qualcosa di magico.... come l'amore nel crudele e spietato Lord Voldemort?
State a verdere!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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III - Un Lumaparty perfetto?


Un evento importante come il primo Lumaparty del semestre non va mai sottovalutato.
L'importanza dell'abito giusto, scriveva mia madre Wanda Maxwell, nella sua ultima lettera, è fondamentale per una signora della mia età e del mio ceto sociale.
E per questo la suddetta madre mi ha mandato uno scintillante abito blu notte, corto fino alle ginocchia con tanto di minuscoli brillantini che mi fanno sembrare proprio un cielo notturno con la sua costellazione.
Lo indosso dopo aver legato in alto i capelli in un'ordinata ed elegantissima pettinatura sulla nuca.
L'abito è a giromanica e mi piace.
Mi piace vestirmi in modo carino e femminile, un po' di vanità nella vita di una donna fa sempre bene, ma sono in ansia per una cera persona che incontrerò a cena. 
Tom Riddle. 
Il nostro ultimo incontro non è stato molto civile e sicuramente non mi vorrà vicino a lui, tuttavia ho la netta sensazione che “zio Luma” sia ancora intenzionato a farci sposare.
Non capisco come non si renda conto che Tom è una persona crudele, approfittatrice e meschina. 
Indosso gli orecchi d'oro bianco, il mascara ed un leggero velo di rossetto rosso scuro ed opaco.
Davvero non riesco a capire come faccia ad ingannare tutti con quel bel faccino.
Perché non si poteva certo negare che era straordinariamente bello, il signor Riddle.
«Secondo me, alla fine, vi sposerete.» dice Zelda, tingendo le sue labbra di rosa e sorridendo al proprio riflesso nello specchio.
Zelda, insieme a Violet, è la terza coinquilina con cui divido la stanza.
È alta e bionda, ha un seno prosperoso più del mio, delle curve fantastiche e due occhi verdi che accalappierebbero qualsiasi uomo.
Ha anche ottimi voti e fa parte del Lumaclub.
L’unica pecca è che fa parte del 99% di ragazze innamorate di Tom Riddle.
«Sciocchezze, nemmeno ci sopportiamo.» le dico, onesta.
«Lui però, devo ammettere, che durante storia della magia non fa altro che guardarti.» aggiunge Violet, spazzolandosi i capelli cioccolato.
Lei non è invitata alle riunioni di Lumacorno.
«Sarà un caso, sul serio ragazze. Mi detesta
«Ma a te piace, potresti almeno provare a fare amicizia con lui.»
«Amicizia?» chiedo scettica.
«Certo, poi come si dice? “Da cosa nasce cosa.”»
«Impossibile, Riddle non ha veri amici, e fra noi non potrebbe mai accadere nulla, non ho speranze.» ammetto, imbarazzata e con la consapevolezza che Tom non è qualcuno con cui si può fare amicizia.
Quelli della sua casa, i Serpeverde, come Nott, Malfoy e Lestrange ed Avery non lo sono di certo.
Sembrano tutti un po’ spaventati da lui e dalla sua aura di potere, fascino e serietà.
Ed io, che avevo conosciuto un po’ della sua rabbia, non ero un’eccezione.

«Buona sera, buona sera Adelaide!»
La voce di Lumacorno perfora i miei timpani e vorrei tanto dirgli di chiamarmi solo “Ade” o “Adel” come fa mio padre, ma sembrerebbe troppo informale e resisto all’odio prorompente per il mio nome un po' antiquato.
«Professore, buona sera.» dico dolcemente, investita involontariamente dall’affetto che nonostante tutto mi legava a quel vecchio uomo che mio padre tanto ammirava e rispettava.
«Tu e Tom siete sempre puntualissimi, non è che siete venuti insieme, birbantelli?» domanda allegramente.
Rimango a bocca aperta e scorgo Tom accanto al camino, appena Lumacorno si sposta e ne rivela la presenza.
Tom si volta solo col busto, le sue braccia sono congiunte dietro la schiena ed il ciuffo ondulato e scuro gli copre la fronte in maniera ordinata.
Sorride, non dice nulla e mi guarda in modo inquietante.
Non ci posso credere.
«Oh, no, certo che no, professore.» mi affretto a spiegare.
Tom si volta e ci raggiunte, attraversando la sala con eleganza e sicurezza.
Indossa una giacca nera, una camicia bianca  ed un classico pantalone scuro.
È molto raffinato e se non fossi, mio malgrado, abituata a capi d’alta sartoria, non capirei mai che tutto questo è di seconda mano.
Naturalmente poco importa, sarebbe il più bello anche con un sacco addosso e lui lo sa benissimo.
«Signorina Maxwell.» mi saluta con garbo.
«Ciao, Riddle.» rispondo mesta e con imbarazzo, cercando una via di fuga.
«Oh, oh! Suvvia, suvvia. Non siate così timidi, l’anno scorso vi chiamavate per nome!» esclama il docente, sbalordito, mentre ci porge due calici di burro birra.
Li accettiamo volentieri e Tom è il primo a sorridere al vecchio.
«È vero, Professore. Mi spiace Maxwell, non c’è stato molto tempo per parlare in queste prime settimane, vero? Posso darti di nuovo del tu?»
Colta di sorpresa, sento la gola farsi secca e bevo in fretta annuendo.
Sono patetica.
«Certo.» soffoco silenziosamente.
«Bene. Hai fatto buone vacanze, Adelaide?» mi chiede con cortesia.
Lumacorno sorride soddisfatto e non capisco a che gioco stia giocando Tom.
Vuole semplicemente accontentare il professore di Pozioni?
«Sì, grazie… Riddle. E tu?» 
«Andrà bene Tom, comunque molto buone, grazie.» dice lui rapidamente con un sorrisetto.
Lumacorno gongola di gioia.
«Oh, Adelaide cara, raccontavo a Tom di quest’estate, quando tuo padre ci ha portato in quel negozio, “Magie Sinister”! Che articoli spettacolari…» 
Istintivamente sorrido al ricordo.
È stata un’esperienza divertente camminare per Nocturn Alley, con la mano stretta in quella di mio padre e Lumacorno che ci seguiva, un po’ affaticato, parlando degli artefatti che ci sarebbero interessati.
Mio padre aveva una mania per il collezionismo di artefatti magici di ogni genere e devo dire che mi ha trasmesso questa passione.
Ero stata felicissima di accompagnarli in quel buio e tetro negozio.
«Sei appassionata di collezionismo?» chiede Tom, sorseggiando lentamente la sua bevanda.
«Qualcosa del genere, mio padre ha una vasta collezione di reperti. È un po’ un hobby di famiglia.» rispondo, mentre Lumacorno si volta non appena un gruppetto di ragazzi fa il suo ingresso in sala.
Senza esitare, il professore si congeda e resto sola con Tom.
Mi accorgo che mi sta guardando con occhi stretti e vorrei sapere il perché.
«Prometto che mi siederò accanto a Zelda, Riddle.»
«No, Adelaide.» dice lui, risoluto, guardandomi dritto negli occhi.
I suoi sono verdi e penetranti, intensi.
«Ma… tu hai detto…»
«Dimentica quello che ho detto nella classe, l’ultima volta. Sono stato, brusco.» dice, corrugando la fronte, come se cercasse le parole giuste.
Lo guardo confusa ed incerta.
Sta mentendo.
«Mi hai lanciato una fattura.» gli dico, incrociando le braccia al petto.
«Sì, ti chiedo scusa per quello. Ma capirai che è esasperante vedere il tuo lavoro andare in fumo e trovarsi ricoperti di gelatina rosa e fetida.»
Non posso dargli torto, gliene capitano davvero di tutti i colori quando siamo vicini.
«Hai ragione, mi spiace.» ammetto, rassegnata, mentre sposto lo sguardo sul caminetto, imbarazzata dal suo sguardo insistente.
«Molto bene, Adelaide. Sediamoci vicini e raccontami di questa vostra collezione di famiglia.» dice suadente, invitandomi con un gesto del braccio a prendere posto, prima che non ne rimangano più.
Non mi fido molto di questo suo improvviso cambiamento. 
«Preferisco “Ade” o “Adel”, non Adelaide, ti dispiace?» chiedo gentilmente, mentre prendiamo posto.
Lui mi guarda sorpreso e sorride.
«Io preferisco Adelaide.» dice, malizioso.
Alzo gli occhi al cielo e faccio un sorriso nervoso.
«D’accordo. Che cosa vuoi sapere della nostra collezione?»
«Diciamo… è interessante come dice Lumacorno?» domando lui un po’ enigmatico.
«Dipende se t’interessano vecchi oggetti e strani strumenti magici… Abbiamo tante cose: Vecchi libri, gioielli e una mano della Gloria. Mio padre dice che un paio di gioielli sono appartenuti a Salazar in persona.» 
«Oh, ma è fantastico. Trovo davvero interessante il collezionismo di oggetti rari e antichi. Abbiamo un paio di cose in comune, a quanto pare.»
Quasi non ci posso credere, questa è la nostra prima, vera, conversazione.
«Dici? Non ci ho mai pensato…» dico, guardandolo a mia volta negli occhi.
Lui fa di nuovo quel sorriso ammaliatore e piacente.
«Abbiamo molte lezioni in comune e, eccetto Pozioni, hai voti abbastanza alti, quasi come me.» dice, in tono saccente, sottolineando la mia mancata bravura in pozioni.
«Pozioni non è il mio forte. Mi dispiace aver cercato di rubare il tuo lavoro.»
«Tutta acqua sotto i ponti, Adelaide. Ma la prossima volta, invece di fare la furba, potresti semplicemente chiedermi di aiutarti.» dice.
È davvero troppo strano.
«Bé… Grazie, Tom.»
Noto un piccolo tic sul suo occhio ma decido di ignorarlo, forse, in fondo, Riddle non è tanto male come ci si aspetta. 
Magari, qualche giorno fa, aveva soltanto perso la pazienza.
Lui sorride e ci servono le prime portate.
Non diciamo più nulla per tutta la cena, ma durante questa sento di tanto in tanto gli occhi di Tom addosso.
Nessuna catastrofe naturale si è abbattuta su di lui, quasi mi sembra un sogno che il dessert sia arrivato e pure finito, senza rovesciarsi addosso al Serpeverde accanto a me.
Alla fine della serata, gli ultimi ad andare via siamo proprio entrambi, perché Lumacorno ha voluto mostrarci la sua riserva di alcolici e alla fine ci ha anche offerto un sorso di firewisky.
«Tuo padre potrebbe maledirmi, se lo sapesse.» scherzò il vecchio, ma una parte di me pensa immediatamente che non sia vero, lui non lo farebbe. 
«Sarà il nostro piccolo segreto, vero Tom?» riposi a mia volta, alzando il calice, scacciando via quella sensazione di tristezza, ritrovando la felicità per la serata trascorsa.
«Naturalmente» offrì lui, accattivante nei sui gesti posati.
Bevemmo e Lumacorno ci racconto qualche aneddoto su alcuni esperimenti e venti minuti dopo ci congedammo.
«Mi raccomando Tom, ti affido Adelaide.»
«La riaccompagnerò personalmente ai suoi dormitori.» disse solennemente lui.
«Ottimo, per questo sei il Caposcuola!» esclamò, sull’uscio del suo ufficio, il docente di pozioni, prima di chiudere la porta alle nostre spalle.
Camminiamo assieme per tutto il corridoio dei sotterranei, ma poi sorpasso Tom e mi fermo davanti a lui.
«Conosco la strada, grazie Tom.»
«Ho promesso al professore che ti avrei accompagnato e così farò.» dice lui risoluto, con un cipiglio infastidito.
«Ma non voglio farti allontanare, so che gli alloggi del Caposcuola sono qui vicino.» ribatto.
«Non ti preoccupare, fra poco ho la pattuglia, vieni.»
«Tom…» mormoro, incerta, decidendo di seguirlo perché ormai marcia davanti a me, senza fermarsi.
Lui non mi ascolta ma allunga un braccio verso di me e la sua mano finisce sulla mia schiena, in modo disinvolto e casuale.
Mi spinge a camminare accanto a lui e non so se si sia reso conto che sono rossa come un pomodoro, svoltiamo ad un angolo e mi accorgo che siamo davvero vicini agli alloggi dei Caposcuola.
«Non sapevo che per di qui si arrivasse alle torri…» dico accigliata, ma curiosa.
«Di qui si fa prima.» risponde solamente.
«Il vantaggio di essere Caposcuola, immagino. Sei diverso da come appari Tom…»
«E com’è che appaio, Signorina Adelaide?» mi chiede con tono sfacciato e tetro.
Mi fa paura.
«Severo e altezzoso. Un po’ so-tutto-io.»
«Ma davvero?» fa lui, fingendosi sorpreso. 
«Bé, questa volta sei stato davvero piacevole e gentile, in fondo.» dico, scioccamente.
Lui mi guarda, fa uno dei suoi sorrisi e i miei ormoni esplodono, anzi eruttano, quando parla con la voce roca e bassa.
«E tu sei bellissima stasera, Ade.» 
Metto un piede in fallo col cuore a mille e, senza volerlo afferro la cosa più stabile, sicura e vicina che trovo: Tom.
Insieme piombiamo sul pavimento, e sono certa di essermi rotta l’anca destro e che Riddle abbia appena dato una testa nel mio seno.
«Maxwell!!!» ruggisce sommessamente lui, alzandosi in ginocchio sopra di me, tenendomi prigioniera fra le sue cosce.
Supina, sotto di lui, rido istericamente e alzo le mani in mia difesa.
«È stato bello finché è durato, no?» dico sarcasticamente riferita ai mancati, ma consueti, incidenti che ci coinvolgono.
E sono così accaldata che potrei liquefarmi.
Vedo i suoi occhi lampeggiare di quel rosso aggressivo, che gli avevo visto il pomeriggio in cui mi rapì e maledì dopo l’incidente di pozioni, ed i istintivamente mi rannicchio su me stessa.
« Lo sai che è stato un incidente. Mi sono solo emozionata… hai detto quella cosa… strana…e non ti sei fatto male, vero? » chiedo parlando a raffica, sperando che mi parli e che sia ancora il Tom di poche decine di minuti fa.
Ma mi sbaglio.
«Io no, ma non si potrà dire lo stesso per te…»
«Cos-!»
Una parola, un dolore immenso e poi c’è solo il buio. 
«Crucio.»

Fine III Capitolo.
[Continua]
   
 
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