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Autore: Architetto di sogni    26/09/2017    4 recensioni
La collisione avviene quando due corpi, provenendo da punti lontani l'uno dall'altro, entrano in interazione reciproca.
Ma quando avviene tra due universi agli antipodi, beh, gli effetti possono essere fatali.
[Koro sensei/Aguri Yukimura]
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Storia partecipante al concorso Mille modi di esprimerlo, senza mai dirlo (Ti amo) indetto da AleDic sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Koro Sensei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname sul fandom e su EFP: Architetto di sogni

Pairing: Korosensei/Aguri Yukimura

Momento scelto: Seconda stagione, episodio sedici

Numero Parole: 630

Note autore: -




°Collide°



La fissava visibilmente perplesso.

“Un regalo?”, solo a pronunciarla quella parola gli sembrava strana, figurarsi riceverlo un regalo, era a dir poco assurdo.

Nessuno gli aveva mai fatto un dono prima di allora, se non per secondi fini.

In fondo era il Dio della Morte, uno spietato assassino, chi mai avrebbe voluto fargli un regalo?

Non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che quel pezzo di stoffa in mano ad Aguri, era stato comprato appositamente per lui.

“E’ passato un anno esatto dal nostro primo incontro.” spiegò lei, notando il tentennamento dell’uomo, “Se non ti ricordi il giorno in cui sei nato, perché non facciamo che oggi è il tuo compleanno? Mi hai dato tanto aiuto e consigli, quindi vorrei donarti questo compleanno”.

Sospettoso la osservò bene; non c’era traccia di malizia nella sua voce, niente che gli facesse credere che si trattava dell’ennesima menzogna a suo danno.

Aguri lo guardava con gioia, e la sincerità nel suo sguardo gli fece ancora una volta capire che era diversa da chiunque altro lì dentro.

Lei non lo considerava una cavia, un assassino, o uno scherzo della natura, ma un semplice uomo.

“Lo accetto con gioia”, anziché sortire l’effetto desiderato, ovvero di renderla felice, la ragazza si rabbuiò di colpo.

“Però non ho modo di potertelo dare, non finché c’è questa parete..” toccò il vetro con la punta delle dita e, come se si fosse aperto un rubinetto, iniziò a raccontargli tutto.

Gli rivelò la decisione di Yanagisawa di farla lavorare lì a tempo pieno, ma far questo avrebbe significato abbandonare l’insegnamento a cui era tanto legata, e anche se aveva fallito con i suoi allievi, non riuscendo ad accendere in loro alcuna luce, non aveva nessuna intenzione di arrendersi.

Il Dio della Morte l’ascoltava, ma quelle parole gli erano totalmente estranee.

Aveva avuto anche lui un allievo che lo aveva brutalmente tradito, ma anche durante i periodi di addestramento, quando era ancora il suo fedele apprendista, non aveva mai provato sentimenti così profondi per lui, non gli aveva mai espresso ammirazione, e di sicuro non si sarebbe mai dato così tanto da fare per renderlo felice.

Aguri era completamente diversa, era innocente, pura, dava anima e corpo per quella sua classe di disgraziati.

Erano due mondi diametralmente opposti ed estranei che non sarebbero mai entrati in collisione, eppure lei aveva cambiato le carte in tavola, e andando contro il buon senso comune, aveva iniziato a credere in lui e chiedergli aiuto come ad un vecchio amico.

Anzi, era ormai chiaro che i sentimenti che provava per il killer andavano ben oltre la semplice amicizia e complicità, sua sorella già aveva iniziato a sospettare qualcosa e lei non era riuscita a dissuaderla da quell’idea.

“Signor Dio della Morte, vorrei poterti toccare… mi hai sempre sostenuta e vorrei che tu mi donassi la forza”.

Quelle parole lo colpirono come un pugno al petto e fecero ripartire qualcosa dentro di lui, qualcosa che si era bloccato da ormai troppo tempo e, forse, non aveva mai sperimentato.

Non si accorse che il suo falso sorriso si trasformò in uno autentico e, appoggiando la mano sul vetro all’altezza di quella della donna, quasi a volerle unire, fece scivolare i tentacoli attraverso i buchi per la comunicazione e delicatamente, come non aveva mai fatto prima, le accarezzò il viso con dolcezza.

“Va tutto bene, tu puoi farcela.” la rassicurò appoggiando la fronte sulla lastra fredda, come se volesse appoggiarsi a lei, e lei fece lo stesso.

“Si.”

I due universi entrarono in collisione, trovando base comune nel dolore e la barriera tra di loro scomparve di colpo.

Era pericoloso e sarebbe costato caro, lo sapevano entrambi. E promise a se stesso che l’avrebbe protetta.


La prima volta che si toccarono fu tre ore prima della loro fine.


   
 
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