… always!
In un caldo pomeriggio di fine primavera, fervevano gli ultimi preparativi per commemorare le vittime della Seconda Guerra Magica. Un grande palco si ergeva nel cortile principale di Hogwarts, rustiche sedie erano impilate in file ordinate, con un fiore bianco posto su di esse; gli invitati arrivarono alla spicciolata e presero posto a sedere in un brusio composto. A un segnale convenuto, un ragazzo, decisamente nervoso, risalì i pochi gradini e raggiunse il centro dell’assito di legno: si schiarì la gola più volte, si passò le mani tra i capelli indomiti e, infine, la sua voce riecheggiò sicura tra gli astanti.
— Benvenuti. Come tutti sapete, sono Harry Potter, — si presentò, — Non ho accettato di venire qui per parlare di me, — girò lo sguardo intorno, — ma per farvi conoscere un uomo a cui devo molto, a cui tutti noi dobbiamo qualcosa, — precisò. — Non ebbe un’infanzia felice, — iniziò, — fu ostracizzato dal padre per via della sua natura magica, e durante l’adolescenza non andò meglio: infatti, tra queste stesse mura, — allargò le braccia, — fu preso di mira da dei bulli che gli resero la vita un inferno. In lui, così bramoso di vendetta, trovò terreno fertile la seduzione per le Arti Oscure, tanto conclamate da Voldemort, — ignorò i brusii, — diventando, nel tempo, un giovane spietato, senza scrupoli, orgoglioso di ciò che era e di ciò che rappresentava: un Mangiamorte. — Molte persone tra il pubblico trattennero il fiato. — Un giorno il suo mondo crollò: sulla testa della donna segretamente amata, pendeva una sentenza di morte. Si prodigò per cambiarle il destino ma lei decise diversamente: si sacrificò perché il suo unico figlio potesse vivere. Fu devastante: aveva solo lei e Voldemort la uccise. Annaspando nei rimorsi, trovò rifugio nel ricordo di lei e vi si aggrappò con tenacia, facendolo diventare la scintilla della propria anima. Accettò di preservare il di lei erede, nonostante rappresentasse la discordanza su cui si reggeva il proprio mondo. — Alzò la mano per bloccare le rimostranze. — “Ma credete sul serio, scusate, che per amare ci sia bisogno di sapere come si ama?” Non è così: si ama e basta. E lui l’amò così tanto che quando giunse la propria fine volle riflettersi in quel verde che da sempre desiderava fosse rivolto solo a lui. Morì con le labbra umide del suo nome. Ed è per questo che ognuno di voi tiene in mano un giglio, vorrei che portaste onore a quest’uomo che ha sacrificato tutto quello per cui era nato, per vendicare la donna che amava. Per merito di questo amore, io oggi sono qui davanti a tutti voi. — Con un gesto deciso levò il lenzuolo che celava un quadro; sorrise all’espressione arcigna del suo abitante. — Vi porgo le mie più sentite scuse, Professor Piton, onore e gloria a lei, — concluse chinando il capo in segno di rispetto; un battimano si elevò timido dal pubblico, ben presto fu imitato.
Note dell’autrice: attraverso Harry ho tentato di ridare visibilità a un personaggio meraviglioso che merita tutto il rispetto possibile. Non ho idea se sarà conforme al bando, in parte me lo auguro, spero solo risulti gradevole la lettura e si capiscano i vari sottintesi disseminati qua e là. Sono ben graditi i commenti.
Questa storia partecipa al contest “Flash contest di flash (3 giorni per scrivere) indetto da S.Elric sul forum.