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Autore: Abby_da_Edoras    27/09/2017    4 recensioni
Il momento è arrivato: Tristan dovrà trasformarsi nella Bestia e seguire Vincent e il piano degli Antenati per salvare Elijah e imprigionare The Hollow. Il Conte De Martel non esita, pur non sapendo come potrà andare a finire. Riuscirà a salvare il suo Sire e a sconfiggere Inadu/The Hollow? Ma poi... Elijah come reagirà vedendolo trasformato nella Bestia?
Grazie a tutti quelli che leggono, seguono e amano queste mie storie.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori della serie TV The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Marcel, Tristan, Vincent Griffith
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Blanc ou Noir'
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Seconda parte

Davina giunse a casa di Marcel insieme a Kol circa quindici minuti dopo la chiamata dell’amico. Nel frattempo nulla era successo: Marcel continuava a fissare addolorato il corpo straziato di Sofya e Elijah stringeva Tristan tra le braccia con lo sguardo perso nel vuoto.

“Davina, finalmente!” esclamò Marcel quando vide la giovane strega. “Puoi aiutarci a capire che cosa sta succedendo e se possiamo fare qualcosa?”

“Come ti ho detto al telefono, so che gli Antenati avevano detto a Vincent di costringere l’Ombra a raggiungerli sul piano ancestrale” rispose la ragazza, “perché lì avrebbero avuto a disposizione il loro potere e sarebbero riusciti a fermarla. Non ad ucciderla, temo, però almeno ad imprigionarla per molto, molto tempo.”

“Beh, qualcosa dev’essere andato storto, allora” commentò sarcastico Kol, “perché il tuo amico stregone e il mostriciattolo di mio fratello sono morti.”

Elijah si voltò per fulminare il fratello minore con un’occhiata gelida e poi riprese la sua posizione, stringendo Tristan a sé.

“Non sono morti” spiegò Davina, “il loro corpo è rimasto qui, ma il loro spirito è nel piano ancestrale, proprio come successe a me quando venni a cercarti per riportarti in vita. Posso tentare di mettermi in contatto con Vincent, così vi dirò che cosa sta accadendo.”

La strega si concentrò per raggiungere con gli occhi della mente il Reggente sul piano ancestrale.

“Li vedo” mormorò, perduta nella sua trance, “gli Antenati hanno creato un cerchio magico attorno all’Ombra… adesso il loro capo si sta avvicinando a lei con la stessa pietra verde che Kara voleva usare su di me.”

“Allora uccideranno quella bastarda schifosa, finalmente!” esclamò Marcel, con rabbia.

Inadu è troppo potente per essere uccisa dalla pietra, ma il suo effetto la indebolirà, così che lei rimarrà imprigionata sul piano ancestrale” rispose Davina, ancora immersa nelle sue visioni.

“Sì, ma Vincent che cosa sta facendo? E’ vivo?” insisté Marcel, disinteressandosi allegramente della sorte di Tristan.

Davina, però, non ebbe bisogno di rispondere a questa domanda. Proprio in quel momento i corpi dello stregone e del giovane Conte, che fino ad allora erano rimasti esanimi, furono percorsi da un brivido, si mossero appena; Vincent e Tristan presero un profondo respiro e aprirono gli occhi all’improvviso.

“Credo che la tua domanda abbia appena ottenuto una risposta” commentò Kol, rivolto a Marcel.

Davina si precipitò verso Vincent, mentre Elijah continuava a tenere stretto a sé Tristan, guardandolo sbigottito come se avesse avuto un’apparizione. Tristan, però, gli rivolse uno sguardo malinconico e si staccò da lui. Nel frattempo anche Vincent, sorretto da Davina, si era rialzato e si stava avvicinando a Tristan.

“Allora, qualcuno vuole spiegarci chiaramente cos’è successo? Non abbiamo più nulla da temere dall’Ombra o che cosa?” domandò Marcel, che cominciava a spazientirsi.

“L’Ombra è in mano agli Estranei, adesso” replicò Vincent, continuando a guardare Tristan, “e loro la terranno prigioniera. Non è più un pericolo per nessuno, è indebolita e privata della maggior parte del suo potere, ma dobbiamo ricordare che non è morta. Al momento, nemmeno gli Antenati sono in grado di distruggerla definitivamente. Ci sarà un’altra cosa che dovremo fare per assicurarci che non possa più tornare, ma ve ne parlerò dopo, prima ho un rituale da svolgere su Tristan.”

A quelle parole, Elijah parve svegliarsi da una sorta di trance ipnotica.

“Un rituale su Tristan? A cosa ti riferisci, non ha già fatto abbastanza? L’Ombra lo ha quasi ucciso!” esclamò, rivolgendosi con rabbia allo stregone.

Vincent non si scompose.

“Tristan ha accettato di diventare la Bestia per ricevere la pugnalata al posto tuo senza che le spine lo avvelenassero” gli spiegò, “e per poter essere abbastanza potente da sfidare l’Ombra e attirarla nella trappola che le avevano preparato gli Antenati. Adesso, però, gli Antenati mi hanno concesso di canalizzare dentro di me il loro potere per liberarlo dal siero e farlo tornare normale. Allora, Tristan, sei pronto?”

Il giovane Conte annuì, si alzò in piedi e si avvicinò allo stregone, che lo afferrò saldamente per le spalle e iniziò a mormorare le parole dell’incantesimo. Un dolore insopportabile si irradiò in tutto il corpo di Tristan, come se fiamme vive gli fossero entrate nel sangue e lo stessero incendiando dall’interno. Il ragazzo cercò di dominarsi, ma la sofferenza era troppo intensa e lo fece gridare e dibattersi, quasi fosse preso da convulsioni. Alla fine di tutto si accasciò, stremato, e Vincent lo sostenne per non farlo cadere a terra.

Elijah era ancora profondamente turbato e i rimorsi che lo laceravano gli impedivano di fare qualsiasi cosa. Tristan aveva ragione: lui era stato subito pronto a sospettarlo delle peggiori nefandezze, lo aveva accusato di aver tradito la sua fiducia, di averlo ingannato, mentre invece aveva semplicemente seguito il piano degli Antenati che Vincent gli aveva esposto. E, per seguire quel piano, aveva messo a rischio la vita, si era sottoposto a grandi sofferenze e… e aveva anche accettato di affrontare la sfiducia e l’ostilità che sapeva avrebbe suscitato nei Mikaelson.

“Tristan era diventato la Bestia?” chiese infatti Kol, con un’aria disgustata.

“Era l’unico modo” ribatté secco Vincent, “e non credo proprio che lo abbia fatto volentieri. Comunque, adesso il suo sangue è completamente ripulito e quel siero maledetto non esiste più, una parte è andata distrutta con Lucien e ciò che ne rimaneva è stato eliminato da me proprio ora, grazie al potere degli Antenati.”

“Questo almeno è un bene” commentò Marcel, “ma tu hai detto anche che non abbiamo ancora chiuso i conti con l’Ombra. Che cosa dobbiamo fare, dunque?”

Vincent fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti prima di rispondere.

“Andiamo al palazzo dei Mikaelson” disse. “E’ qualcosa di cui devo parlare a tutti e quello mi sembra il posto più adatto per riunirci.”

“Quindi non è ancora finita?” domandò Tristan, che cominciava appena a riprendersi. Non era possibile, lui aveva sacrificato praticamente tutto ciò che gli restava e adesso veniva a sapere che non era stato sufficiente?

“Abbiamo superato il pericolo maggiore, ora dobbiamo assicurarci che l’Ombra non abbia mai più possibilità di ritornare, nemmeno tra altri cento o duecento anni” replicò Vincent.

 

Mezz’ora dopo, si ritrovavano tutti di nuovo nel patio del palazzo dei Mikaelson, ancora una volta ad attendere ciò che Vincent avrebbe riferito loro.

Il Reggente delle streghe raccontò tutto quello che era avvenuto nel piano ancestrale a beneficio di Klaus, Rebekah, Freya e Hayley che non ne sapevano ancora niente.

“Non potevo parlare con nessuno del piano degli Antenati, altrimenti qualcuno di voi avrebbe potuto tentare di risolvere le cose a modo suo e avrebbe, involontariamente, fatto fallire il piano” spiegò.

“Grazie infinite per la fiducia” fece, caustico, Klaus. Eppure lui sarebbe probabilmente stato il primo a tentare un’azione sconsiderata e a mettere i bastoni tra le ruote agli Antenati…

“Non ti sei fidato di noi, ma ti sei fidato del mostro!” lo accusò Hayley, ancora indignata.

Io non mi fido di nessuno” chiarì asciutto Vincent, “la scelta è stata esclusivamente degli Antenati e loro sapevano che Tristan De Martel sarebbe stato il più adatto per ciò che avevano pianificato. Ed è andata esattamente come avevano previsto: l’Ombra adesso è prigioniera nel piano ancestrale ed è stata privata della maggior parte dei suoi poteri.”

Hayley non poté trattenere un gesto di stizza, ma fu Freya a rivolgere la domanda veramente importante.

“Tuttavia non è stata distrutta” disse. “Pensi che potrebbe sfuggire al controllo degli Antenati e ripresentarsi come una minaccia?”

“No, questo no” rispose deciso lo Stregone. “Non potrà mai sfuggire al cerchio magico degli Antenati e alla pietra verde che la imprigiona. Tuttavia ognuno di noi ha potuto constatare quanto la situazione possa mutare in fretta anche sul piano ancestrale: la fazione degli Antenati che ha il potere in questo momento lo ha strappato a Kara Nguyen e alle sue seguaci. Se dovesse accadere ancora qualcosa di simile, magari anche tra molti anni, l’Ombra potrebbe approfittarne per liberarsi. E’ necessario fare qualcosa che le impedisca per sempre di ritornare nel nostro mondo e di cercare di riavere il proprio corpo. Dobbiamo prenderci questa responsabilità anche per i nostri discendenti.”

“E allora che cosa dobbiamo fare?” intervenne Klaus, già annoiato da tutti quei discorsi e desideroso di partecipare in prima persona all’azione.

“Quando le antiche tribù uccisero Inadu, il vero nome dell’Ombra” narrò Vincent, “per ridurla all’impotenza bruciarono le sue ossa, ma quattro di esse non poterono essere eliminate ed esistono tuttora. Se l’Ombra dovesse un giorno liberarsi, andrebbe a cercarle, perché sarebbero quelle che le permetterebbero di rigenerarsi: noi dovremo trovarle e riuscire a distruggerle, per assicurarci che lei non possa mai più tornare.”

“E dove sono adesso queste stramaledette ossa?” incalzò Klaus.

“E’ questo il nostro dovere: scoprire dove sono, recuperarle e distruggerle per sempre. Sarà un compito lungo e difficile, ma abbiamo tutto il tempo per portarlo a termine, adesso che l’Ombra non è più un pericolo incombente” concluse Vincent, sollevato.

“Quindi, tra un nemico qua e una minaccia là, nel tempo libero ci divertiremo a giocare alla caccia al Tesoro con le ossa dell’Ombra” commentò ancora una volta Klaus, sarcastico. “Che dilettevole occupazione per riempire il tedio delle lunghe giornate!”

“Dilettevole o no, dovremmo essere grati di potercene occupare con calma e senza essere incalzati da una minaccia” lo rimbeccò Freya. “Io, per parte mia, posso iniziare a cercare notizie su queste ossa nei libri e nelle carte che possiedo.”

“Io farò lo stesso” concordò Vincent, “e forse potrò ottenere qualche informazione in più dagli Antenati. Molto bene, vi ho detto tutto ciò che dovevo e adesso mi resta solo una cosa da fare.”

Guardò Tristan, che subito si alzò in piedi con gli occhi che brillavano.

“Avevi detto che gli Antenati potevano guarire Aurora!” esclamò.

“Esatto. Gli Antenati non mancano mai ad una loro promessa” disse lo stregone, sorridendo. “In questo momento tua sorella è a casa mia, immersa nel sonno che le ha provocato Freya. Gli Antenati potranno raggiungere la sua mente nel luogo in cui si trova e tentare di eliminare le ombre che l’hanno tormentata da sempre.”

Impaziente, Tristan si avvicinò a Vincent.

“Possiamo andare subito a casa tua, allora? Voglio esserle vicino se… no, quando si sveglierà!”

“Oh, adesso siamo diventati tanto amici di questi due psicopatici da mandarli in giro liberamente?” protestò Hayley. “Ci manca soltanto questa, risvegliare quella pazza e riunirla a quel mostro di suo fratello, così ricominceranno a tramare contro di noi!”

“Aurora sarà sotto il controllo degli Antenati e non la risveglieranno se non sapranno con assoluta certezza che la sua mente è libera” replicò Vincent. “Nel caso non potesse essere guarita, rimarrà sotto l’incantesimo di Freya.”

“Credo che Tristan si sia meritato il diritto di uscire dalla nostra casa per stare accanto alla sorella” intervenne Elijah, prendendo la parola per la prima volta. “Se avesse voluto distruggerci, in questi giorni ne avrebbe avuto occasione più di una volta, invece io l’ho visto con i miei occhi rischiare la sua stessa vita per combattere l’Ombra.”

Parve a Elijah che quello fosse il modo migliore e più diretto per chiedere scusa a Tristan di averlo ferito dubitando di lui. Non avrebbe saputo spiegarsi a parole, ma quella concessione era il gesto più significativo che potesse compiere in suo favore.

“Spero che tu sappia, Vincent, che se Tristan dovesse approfittare della nostra generosa offerta per tentare di scappare o di compiere altri atti abominevoli, sarai tu ad esserne responsabile e dovrai pagare per questo” dichiarò Klaus, tanto per andare sul sicuro.

“Mi prendo io la responsabilità, non preoccupatevi. Andiamo?” tagliò corto lo stregone. Accompagnato dal giovane Conte De Martel, uscì dal palazzo dei Mikaelson per tornare alla sua abitazione.

I due vegliarono per tutta la notte Aurora, mentre gli Antenati operavano i loro incantesimi per liberarle la mente e guarirla dalla sua follia.

Il mattino dopo, con i primi raggi del sole, la giovane donna aprì finalmente gli occhi. Il suo bel viso appariva sereno e rilassato, come se si fosse svegliata in quel momento da un sogno meraviglioso.

Tristan le fu subito accanto, pieno di gioia, e le prese le mani tra le sue.

“Aurora, sorella cara, stai bene?”

La ragazza posò lo sguardo su di lui, sorrise, poi guardò Vincent e regalò un dolce sorriso anche a lui, infine tornò a rivolgersi a Tristan.

“Mi sento benissimo e ti ringrazio di avermelo chiesto, ma…” sempre con molta calma, Aurora tornò a guardare prima Vincent e poi il fratello, mentre sul viso le si dipingeva un’espressione di vago stupore. “Chi siete voi due e dove mi trovo?”

 

Elijah aveva trascorso una notte insonne e agitata, tormentato dal rimorso per aver dubitato di Tristan proprio quando lui gli aveva salvato la vita e straziato dalla nostalgia per la sua lontananza. Non aveva più parlato con lui dopo il drammatico confronto a casa di Marcel e rivedeva continuamente lo sguardo deluso e disperato che lui gli aveva lanciato prima di affrontare l’Ombra. Quando si era risvegliato, Tristan lo aveva respinto e non gli aveva più dato occasione di spiegarsi. Lui lo aveva lasciato andare con Vincent per fargli capire che aveva compreso il suo errore e che adesso riponeva in lui la massima fiducia, ma il giovane non gli aveva detto niente, aveva seguito lo stregone e basta.

Dopo molte indecisioni e ripensamenti, il vampiro Originale si alzò dal letto alle prime luci dell’alba e prese la risoluzione di recarsi a casa di Vincent con la scusa di accertarsi delle condizioni di Aurora, ma con il segreto proposito di parlare con Tristan e chiarirsi con lui.

Quando giunse a casa dello stregone, però, il giovane Conte non appariva maggiormente disponibile ad una riconciliazione, anzi sembrava immerso in tutt’altre preoccupazioni.

“Tristan, devi ascoltarmi, io devo spiegarti…” gli disse, mentre Vincent rimaneva in camera di Aurora per lasciarli parlare in privato. Ma il ragazzo non sembrava interessato a qualunque cosa Elijah volesse dirgli.

“Non credo ci sia molto da spiegare, Elijah” replicò, con sguardo malinconico. “Hai dubitato di me ancora una volta e forse nel modo peggiore, perché hai creduto che ti ingannassi proprio quando mi ero lasciato avvicinare da te. Cos’hai creduto, che ti seducessi appositamente ogni notte per tramare liberamente alle tue spalle? E’ questo che pensi di me, dunque?”

“Devi ammettere anche tu che non sarebbe la prima volta che fai una cosa del genere, però adesso…”

“E’ vero, mi sono comportato così molte volte nel corso dei secoli, ma mai con te” lo interruppe Tristan, con fermezza ma senza mostrarsi offeso. “Se ancora non hai compreso questa sostanziale differenza, allora veramente non abbiamo altro da dirci.”

Il giovane Conte fece per voltargli le spalle e ritornare in camera di Aurora, ma Elijah lo trattenne, afferrandolo per un braccio con tanta forza da fargli male.

“Che cosa pretendevi che pensassi? Ti ho visto diventare la Bestia sotto i miei occhi e sapevo che Lucien…”

“Hai visto quello che volevi vedere” lo interruppe di nuovo Tristan, con una gelida calma. “Hai visto la Bestia, ma non hai visto che un attimo prima mi ero messo davanti a te per farmi pugnalare al tuo posto. Non hai versato una lacrima per me quando mi credevi morto, ucciso dall’Ombra, così come non ne hai versate quando mi hai condannato all’agonia nel container senza ascoltare la mia versione. Le tue lacrime le tieni da parte soltanto per la tua famiglia… e per Hayley. Molto bene, questo significa che tu hai fatto le tue scelte e adesso io farò le mie.”

Elijah rimase profondamente turbato da queste parole, sentimenti ed emozioni si facevano tumultuosi dentro di lui e lo lasciavano stremato, mentre questa volta era Tristan a mantenere, almeno in apparenza, un perfetto controllo della situazione.

“Aurora è guarita, ma la manipolazione della sua mente da parte degli Antenati le ha causato una totale perdita di memoria” spiegò il giovane. “Non sa chi è, non ricorda niente del nostro passato e… e non mi riconosce. Questo mi ha addolorato profondamente, come potrai immaginare, ma poi ho riflettuto e ho compreso che in realtà è una nuova occasione che ci è stata donata, a lei come a me. Voglio portarla via di qui, farla viaggiare al mio fianco, mostrarle tutta la bellezza che c’è nel mondo e, nel frattempo, raccontarle chi eravamo e chi siamo adesso, spiegarle la nostra natura di vampiri e le possibilità che questo ci offre.”

“Sei ancora prigioniero dei Mikaelson” tentò Elijah, in un’ultima disperata difesa. “Potrei impedirti di andartene.”

“Davvero? Io ne dubito. Credo di aver pagato il mio debito con la tua famiglia e di averlo pagato con gli interessi” replicò Tristan. Il suo tono restava distaccato e formale, ma i suoi occhi chiarissimi raccontavano un’altra storia. “Ad ogni modo, potrai incaricare chiunque dei vostri seguaci di tenerci d’occhio e, se dovessimo riprendere la nostra vita di prima, farci catturare… ma ti assicuro che non ce ne sarà bisogno e che non sentirai mai più parlare dei De Martel. Voglio fare per Aurora ciò che tu non hai mai fatto per me: la porterò in giro per il mondo, la aiuterò a dominare ciò che è, la educherò, le insegnerò ad amare la bellezza, l’arte, la storia, la musica... mi occuperò di lei come se fosse mia figlia oltre che mia sorella e, del resto, in questo momento lei sembra davvero poco più che una bambina. E non saprà mai quello che la tua famiglia ci ha fatto, farò di tutto perché non sappia niente della malvagità dei Mikaelson: Aurora ha avuto la fortuna di dimenticare che ci avete trasformato e soggiogato per fare di noi delle esche e io mi guarderò bene dal rinnovarle questo dolore.”

Pensando alla sorella, un lieve e dolce sorriso apparve sulle labbra di Tristan, che poi riprese a parlare.  

“Ma non credere, non lo faccio per te o per la tua famiglia” chiarì, “lo faccio per preservare mia sorella dal dolore e dal risentimento che abbiamo provato per secoli, perché non conosca mai più il desiderio di vendetta ma soltanto la pace e la serenità. E’ stata la volontà di vendetta a portarci a New Orleans e a perderci entrambi e non commetterò nuovamente lo stesso errore. Aurora non saprà mai e anch’io imparerò a dimenticare.”

“Quando intendi partire?” domandò Elijah, con il cuore a pezzi. L’orgoglio, però, era ancora più potente del dolore e gli impediva di prendere Tristan tra le braccia, di stringerlo a sé, di concedergli quelle lacrime che gli aveva sempre negate e di implorarlo di non andare, di non lasciarlo.

“Oggi stesso. Aurora sta bene e non c’è alcun motivo per ritardare la partenza” rispose il giovane. “Non saremmo mai dovuti venire a New Orleans… ma per fortuna mi è stata concessa l’opportunità di rimediare e di ricominciare da capo. E tu dovresti esserne lieto, Elijah: finalmente potrai dedicarti alla tua famiglia e all’ammirevole progetto di crearti una vita normale con Hayley e Hope. Non è la cosa migliore per tutti?”

No!, avrebbe voluto gridare Elijah. No, per noi non esiste altra possibilità che restare insieme! Io non voglio una vita normale, non voglio Hayley e Hope, io voglio te!

Ma non lo disse. Era vero, quella era una nuova opportunità anche per lui, per cercare di dare una famiglia a Hope e avere una vera relazione con Hayley, la donna che lo aveva conquistato con il suo coraggio e la sua forza d’animo… Tristan era la sua parte oscura, l’amore malato, ciò che lui aveva tentato di strapparsi di dosso nel modo sbagliato, condannando il ragazzo a un eterno supplizio nel fondo dell’oceano. Adesso entrambi avevano la possibilità di scegliere la strada giusta da percorrere, senza rimorsi e ripensamenti.

“Sì” mormorò, “credo che tu abbia ragione, è la cosa migliore per tutti.”

“Per una volta mi dai ragione, questo è un momento storico” scherzò Tristan, cercando di sdrammatizzare con l’abituale ironia e ricordando a Elijah tutto ciò che avrebbe perduto, perdendo lui… “Bene, addio, vecchio amico.”

Tristan si voltò e si diresse verso la camera di Aurora per i preparativi per la partenza.

Questa volta Elijah non lo trattenne. Avrebbe voluto farlo, prenderlo tra le braccia, baciarlo fino a togliergli il fiato, ma non fece niente di tutto ciò. Guardò a lungo la porta chiusa della camera, poi anche lui si voltò e uscì dalla casa di Vincent, dirigendosi verso il palazzo dei Mikaelson.

Avrebbe dovuto sentirsi sollevato, tranquillo, felice di potersi dedicare a Hayley e alla sua famiglia…

Nel cuore aveva solo un immenso e incolmabile vuoto.

 

FINE

 

 

 

   
 
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