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Autore: Tsuki5    27/09/2017    2 recensioni
Dal testo:
“Quindi tu e Luffy non siete fratelli di sangue?”
“No. Nessuno dei due ha mai conosciuto i rispettivi genitori. Per questo mi aveva colpito molto il modo in cui Luffy parlava di te; deve averti visto un po’ come un padre, del resto avevamo solo Garp e i banditi di montagna con cui siamo cresciuti. E poi c’era Makino ovviamente, dovresti averla conosciuta!”
Quel nome, pronunciato dopo tanto tempo da una voce che non fosse la sua, lo aveva colpito come una freccia.
“L’ho conosciuta, sì.”
Salve a tutti! Torno a scrivere di una delle mie coppie preferite, Shanks e Makino!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makino, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roger, Roger, Roger…era il figlio di Roger e non sono arrivato in tempo; era il ragazzo di Roger e non sono riuscito a salvarlo.
 
“Ancora a rimuginare?” Ben Beckmann arrivò alle sue spalle, annunciato da un lieve odore di fumo.
Shanks si limitò a un cenno del capo. Aveva l’aria stanca e un po’ abbattuta, i capelli rosso fuoco liberi al vento, il braccio posato al parapetto e lo sguardo fisso all’orizzonte.
“Makino non ti riconoscerà più se continui così; ti ricorderà come un chiassoso sbruffone, non puoi presentarti in questo stato”, disse il vicecapitano aspirando una boccata di fumo. “Bisogna però prendere in considerazione il fatto che quando l’hai lasciata era una ragazzina; magari ora apprezzerà questo tuo lato un po’ ombroso.”
“Benn.”
“Mmh.”
“Pensi che stesse guardando?”
“Tutto il mondo stava guardando, Boss.”
 
La Red Force solcava veloce il mare calmo dell’Est; la nave era stranamente tranquilla poiché gran parte dell’equipaggio era rimasto a presidiare i territori dell’imperatore nel Nuovo Mondo. Tutti avevano concordato che il momento giusto per compiere un viaggio così lungo era proprio quello: Barbanera non avrebbe mai avuto il coraggio di muoversi così presto. In più Shanks doveva andare; doveva tornare a Foosha, doveva rivedere Makino e doveva scusarsi per quei dieci anni di vuoto e per non essere arrivato in tempo, perché sapeva che per lei Ace era come un fratello.
“Devi smetterla di darti la colpa per quello che è successo.”
“Una manciata di minuti, Benn, solo una manciata di minuti.”
“Non potevamo sapere come stesse procedendo la situazione, te l’ho detto un milione di volte.”
In fondo l’imperatore sapeva che il suo vice aveva ragione ma quel giovane viso abbandonato dalla vita, era troppo vivido nella sua mente; e il fatto che fosse il figlio di Roger aveva contribuito ad ingigantire quel macigno che gravava sul suo petto. In quel momento, quel terribile momento in cui aveva raccolto il suo corpo esanime, gli era parso tremendamente ovvio chi Ace gli ricordava: quel sorriso e persino i capelli e la mascella erano di Roger.
“In ogni caso non cambia nulla. Devi metterti il cuore in pace; abbiamo fatto tutto il possibile e non ci è concesso tornare indietro”, disse Benn, appoggiandosi a sua volta alla ringhiera di prua.
“A cosa serve essere un imperatore se non si può nemmeno salvare la vita di un ragazzino?”
“Shanks, sai quanto odi darti ragione, ma quella comparsata nella battaglia del secolo ha salvato un mucchio di vite; molti di noi non erano d’accordo ma tu sapevi che la cosa giusta da fare era andare e fermare quella follia. Per quanto mi spiaccia dirlo, Pugno di Fuoco se l’è cercata e nonostante fosse un sottoposto di Barbabianca, tu l’hai messo in guardia da quel maledetto bastardo ma lui non ti ha dato retta. Lo hai protetto come hai potuto e Makino capirà.”
“Non è da te parlare così tanto, Benny.”
“E non è da te parlare così poco. Insolitamente silenzioso e poco seccante, potrei farci l’abitudine.”
 
Una piccola isola si intravedeva all’orizzonte e più si avvicinava più il cuore di Shanks martellava dentro il suo petto.
“Non vedo navi della Marina attraccate al porto”, disse Benn passando il cannocchiale.
“Questo dovrebbe voler dire che Garp se n’è già andato. Sono sicuro che abbia fatto ritorno a Foosha ma deve aver già lasciato l’isola.” Shanks scrutava il mare con molta attenzione, “a meno che non sia arrivato con un’altra nave e questa sia ripartita senza di lui.”
“Sarà meglio girare al largo e gettare l’ancora in qualche baia deserta…se non ricordo male dovrebbero essercene un paio ad ovest del villaggio.”
“Aspetteremo che si faccia buio e andrò da solo con una piccola barca. Da l’ordine di abbassare il Jolly Roger, voglio evitare di dare nell’occhio.”
 
Aveva aspettato la notte affinché il villaggio si addormentasse.
“Vedi di non fare casini.”
“Starò attento, mamma”, disse Shanks sghignazzando. Cercare di alleggerire la tensione era però inutile.
“Ad ogni modo tornerò domattina…cioè almeno lo spero.”
“In dieci anni potrebbe aver acquisito quel po’ di buon senso per mandarti a quel paese”, disse Benn,  lanciando al capitano un pesante mantello col cappuccio.
“Ho il brutto presentimento che potrei non trovarvi più domani…non starai mica pensando di ammutinarti e prendere il mio posto, vero?”, disse Shanks salendo sulla scialuppa.
“Pff, avrei avuto mille occasioni per farlo…salutami Makino, dille che ci rivedremo presto.”
“Diamine, ho sempre saputo che avevi una cotta per lei!”
Con un mugugnio rassegnato Ben si dileguò sulla nave.
Shanks ci mise un po’ per arrivare al piccolo porto dove lascò la sua imbarcazione e si stupì, appena sbarcato, di come quel grazioso villaggio non fosse cambiato affatto in tutti quegli anni; chiudendo gli occhi, poteva ancora ricordare quel piccolo rompiscatole rincorrerlo su e giù per le vie, la sua faccia buffa e i pugni ‘forti come pistole’ lanciati all’aria…sentiva una voce dolce e un buon profumo di fiori, i capelli corvini raccolti in un fazzoletto. Dieci anni erano tanti, un’infinità di tempo; com’era diventata? Davvero non aveva messo su famiglia? D’altronde da quando Ace era partito da Foosha erano passati anni, le cose magari erano cambiate…Una parte di lui era dispiaciuta ma quella parte non poteva mettere a tacere quella che egoisticamente sperava l’avesse aspettato.
L’uomo si incamminò per la via principale, il cappuccio tirato sul capo. Le luci delle case erano quasi tutte spente ma così non era quella delle locanda dove era diretto. Un flebile fascio giallognolo usciva dalla porta a spinta, chiaro segno che vi era qualcuno all’interno del locale. Ricordava perfettamente le lunghe serate trascorse lì in compagnia di Makino, intenta nelle sue mansioni di chiusura; gli piaceva rimanere semplicemente per guardarla, e l’avrebbe fatto per ore e ore.
S’accostò alla porte e finalmente la vide. Vide i capelli neri, lunghi rispetto a un tempo, vide quei fianchi che aveva stretto e accarezzato e vide quegli occhi, grandi come l’oceano e scuri come la notte.
Senza rendersene conto era entrato e il rumore dei suoi passi sul legno avevano richiamato l’attenzione della ragazza che s’era voltata all’improvviso.
Il pirata si tolse il cappuccio. “Non posso credere che tu sia diventata ancora più bella,” disse lui con un sospiro.
“Sh-Shanks…”
Fu come tornare a respirare dopo un’ infinita ed estenuante apnea.
  
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