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Autore: ringostarrismybeatle    28/09/2017    3 recensioni
Una mancata stretta di mano può davvero impedire ad un sentimento di rivelarsi?
Forse no.
Ci sono momenti in cui ci si convince che per nessun motivo al mondo avremmo bisogno di una persona. Ma la verità riesce sempre a vincere. In un modo o nell'altro. In momenti diversi. Può accadere nel giro di un minuto, o forse di anni. E in situazioni che mai avremmo potuto immaginare. Un duello. O una lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Ma, alla fine, accade.
E ci si può rendere conto di amare qualcuno nei modi più impensati. Accarezzando le sue debolezze. O scegliendo di allontanarsi, di abbandonarlo. E di restare soli. A costo della propria felicità.
Combattuto tra una relazione nascosta per anni ed il rispetto per un padre disposto a tutto per devozione, Draco è questo. E' timore. Timore di essere felice. Ma, allo stesso tempo, è forza. Forza di prendere decisioni difficili per salvare le persone che ama, forza di scegliere. Di crescere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Cap 2 Harry Potter e la Camera dei Segreti




“Potrei suggerire qualcuno che appartiene alla mia Casa?”

Il professor Piton guardò negli occhi Gilderoy Allock, con un’aria di sfida che, in fondo, tutti nell’aula avrebbero atteso. Evidentemente, l’idea di far duellare Harry e Ron era fin troppo scontata. E per niente entusiasmante. Almeno, non per tutti coloro che avrebbero voluto assistere ad uno spettacolo così eccitante come quello che stava per presentarsi davanti ai loro occhi.

Un sorriso impercettibile si disegnò sul volto del professore.

“Malfoy, magari?”

Riservò un ultimo sguardo ad Harry, voltandosi poi di scatto verso il ragazzo dai capelli biondi che già lo stava raggiungendo. Draco sorrise, rivolgendosi al professore, spostando poi gli occhi dinanzi a sé e continuando ad avanzare verso l’oggetto delle sue attenzioni.

Harry Potter.

Non che Harry avesse davvero voglia di duellare. In realtà, non ne aveva affatto. Dal momento in cui il professor Allock gli aveva chiesto di raggiungerlo per fare una dimostrazione davanti agli altri, si era mostrato palesemente annoiato. Soprattutto se a duellare con lui era Ron, con quella bacchetta rotta che avrebbe causato disastri anche per gli incantesimi più semplici, come lo stesso professor Piton aveva affermato.

Ma da quando sulla pedana era stato chiamato lui, le cose erano cambiate.

Da un lato, non aveva voglia di trovarsi di nuovo contro di lui. Erano stati contrapposti tante volte, da quando la loro avventura a Hogwarts era iniziata. Ma forse, mai come in quel momento.

E dentro di sé, Harry comprese che, in realtà, quello scontro stava portando in lui una grande eccitazione.

Quando Draco si fermò a qualche metro da lui, riuscì a catturare i suoi occhi con uno sguardo. Li tenne ben fissi sui propri, mantenne alta l’attenzione in essi, e sorrise. Cercò di curvare le labbra in modo che l’altro lo notasse, ma senza esagerare. E così fu.

Draco spostò lo sguardo su di esse, notando quel movimento nato appositamente per farlo innervosire. Ma no, non ci sarebbe riuscito. Avrebbe mantenuto la calma, qualsiasi cosa quel bastardo avesse fatto. Non gli avrebbe permesso di averla ancora vinta. Non quella volta. Non avrebbe avuto di nuovo un’occasione simile per umiliare Harry Potter. Il professor Piton gli aveva servito quella possibilità su un piatto d’argento. Proprio perché, come lui, avrebbe avuto lo stesso desiderio di vedere per la prima volta quell’aria di superiorità di Potter spegnersi. Preferibilmente, dinanzi a tutta la scuola. Dinanzi a tutti coloro che così tante volte l’avevano visto trionfare. Ma non quella volta.

Non avrebbe sprecato la sua occasione. Non avrebbe deluso il professore. Né se stesso.

Rispose a quel sorriso in modo sprezzante, come solo lui sapeva fare. Ed Harry riconobbe quel sorriso. Forse perché ormai aveva imparato a memoria tutti gli atteggiamenti e le reazioni di Draco. E i suoi stati d’animo. Non sapeva perché, ma ormai sembrava conoscerlo più di quanto lui stesso si conoscesse. Forse per quelle occhiate continue che gli aveva lanciato, da quando lo aveva conosciuto. Forse per quei momenti in cui lo aveva osservato, tenendosi bene a distanza, per comprenderlo, per studiarlo.

Già. Ma perché gli aveva lanciato quelle occhiate? E perché lo aveva osservato?

Si trovò a pensare a quei momenti, mentre intorno a loro i mormorii dei ragazzi divenivano sempre più forti. Ma Harry sembrò ignorarli. Forse perché, nella sua testa, altre immagini e altri pensieri avevano preso il sopravvento. E stavano rischiando di farlo estraniare fin troppo.

Mantenne i propri occhi sui suoi, osservandoli da lontano. E si trovò a chiedersi come sarebbe stato averli a pochi centimetri da lui, poter scavare in essi, per vedere cosa Draco nascondesse dentro di sé. Perché Harry sapeva che lui nascondesse qualcosa del proprio carattere. Non sapeva perché, ma in fondo sentiva che avrebbe voluto sapere di cosa si trattasse. Era certo che quel carattere che mostrava a tutti fosse soltanto un’armatura che aveva scelto di indossare contro il mondo. Per potersi difendere, per non permettere a nessuno di attaccarlo. Per attaccare prima che gli altri potessero farlo.

Eppure, dentro di lui riusciva a vedere altro. Draco era un ragazzo pauroso, aveva imparato a comprenderlo. Ogni volta in cui si trovavano nei guai era la persona più spaventata da ciò che sarebbe potuto accadere. Come l’anno precedente, quando erano stati spediti nella Foresta come punizione. Harry lo ricordava perfettamente.

Se non ti conoscessi bene, Draco, direi che hai una gran fifa.”

Rischiò di lasciarsi scappare un sorriso.

Gli piaceva provocarlo. Dannatamente. Perché sapeva che solo lui, con quell’atteggiamento, sarebbe stato in grado di confonderlo e di portarlo ad impazzire.

Confonderlo.

Già, confuso come proprio lui si sentiva? Perché era questo che Harry sentiva dentro di sé. Confusione. Ogni volta in cui lo vedeva, ogni volta in cui pensava a lui, pensieri mai concepiti prima comparivano nella sua mente, colmandola senza lasciargli scampo.

Insomma, da quando pensava cose simili? E soprattutto, da quando le pensava su di lui? Su di un ragazzo. Praticamente, nella sua vita Harry non aveva mai pensato alle ragazze. In quel momento, però, il suo corpo si stava sviluppando e stava iniziando a mostrare cosa fosse il desiderio. Quel tipo di desiderio. E non sarebbe stato strano avere pensieri come quelli. Eppure, fino ad allora non era mai riuscito ad osservare le ragazze con quel desiderio. E l’unico su cui aveva fatto dei pensieri, di qualsiasi tipo, era stato lui.

Fu difficile ammetterlo a se stesso. E forse quello fu il primo momento in cui lo fece. Si trovò davanti quegli occhi, quasi trasparenti, e sentì che in fondo non ci sarebbe stato nulla di sbagliato, nel desiderare di poterli osservare, di poterli sentire sul proprio corpo e di poterli tenere solo per sé. Non c’era nulla di male. Semplicemente, era ciò che avrebbe voluto. E nella vita aveva imparato che nulla sarebbe potuto essere sbagliato, se voluto con tutto il cuore.

Perché lui lo voleva con tutto il suo cuore, giusto?

Maledetto Malfoy. Forse se avesse smesso di guardarlo in quel modo, di cercare sempre di contrastarlo e di prevalere su di lui, Harry non avrebbe mai pensato certe cose. Ma no, lui aveva sempre bisogno di provocarlo, con quegli sguardi languidi che avrebbero ucciso anche il più grande mago. Con quei movimenti in alcuni casi fin troppo vicini per i suoi gusti. E con quel tono che riusciva a provocare in lui contemporaneamente nervosismo ed eccitazione.

Non sapeva spiegarlo. Non sapeva perché quella stupida voce lo portasse alla pazzia in quel modo. Sapeva solo che la sua aria di superiorità aveva qualcosa di dannatamente..

Smettila.

No, sarebbe stato sbagliato pensarlo. Insomma, pensarlo ancora una volta. Quante altre volte aveva pensato una cosa del genere? Quante altre volte aveva sentito il suo corpo sconvolgersi, sotto l’effetto di quell’atteggiamento? Ma non quella volta. Non gli avrebbe permesso di farlo. Non più.

Non avrebbe sprecato quell’occasione di imporsi contro di lui. Davanti a tutti. Probabilmente non avrebbe avuto un’altra possibilità come quella. Avrebbe dimostrato una volta per tutte che Draco Malfoy era soltanto uno stupido ragazzino viziato. E avrebbe dimostrato a se stesso che non aveva nessuna influenza su di lui. E mai l’avrebbe avuta.

Senza volerlo, entrambi stavano pensando a quell’occasione di prevalere. Entrambi stavano pensando che quella non sarebbe stata una semplice dimostrazione.

“Bacchette in posizione.”

La voce del professor Allock risuonò nella sala, interrompendo il flusso dei loro pensieri. Entrambi si destarono, avvicinandosi di qualche passo e trovandosi a quella distanza che avrebbero desiderato.

Un istante di silenzio, in cui i loro occhi si fissarono gli uni negli altri, con una determinazione che mostrò tutto il loro desiderio di rendere quella giornata decisamente più interessante.

Improvvisamente, le loro braccia scattarono, per portare le loro bacchette dinanzi al viso, in segno di saluto. O, forse, di sfida. E dietro quelle bacchette, i loro occhi si fecero più attenti, per poter studiare qualsiasi movimento. Qualsiasi sguardo. Qualsiasi istante.

“Paura, Potter?”

Come sempre, la miglior difesa sarebbe stata l’attacco.

In quel momento, sarebbe stato in grado di comunicare quelle parole anche solo attraverso lo sguardo. I suoi occhi erano divenuti così espressivi da rappresentare un libro aperto per Harry.

Anche Draco ricordò quelle parole che l’altro aveva pronunciato un anno prima, nella Foresta. Già, lo aveva accusato di avere paura. Paura. Lui. Ma si sbagliava. E in quel momento, l’unico ad essere spaventato era quel dannato Potter. Aveva visto qualcosa in lui. Qualcosa in quell’esitazione che non dipendeva dal dover duellare davanti all’intera scuola. No. Dipendeva da chi si trovava dinanzi al suo volto.

Quel bastardo pensava davvero che Draco non avesse notato le occhiate che gli lanciava? Maledetto Potter. Che cosa pensava di fare? Di farlo cadere ai suoi piedi come aveva fatto con tutta la scuola? No. Lui non era così stupido. Non sarebbe mai stato così stupido da farsi ingannare da quegli stupidi occhi.

Già. Ma in fondo, come aveva fatto a notare quegli sguardi? Avrebbe dovuto mantenere la lucidità, in quei momenti di riflessione con se stesso. E neanche per un istante avrebbe dovuto smettere di essere onesto. Insomma, li aveva notati perché anche lui era stato decisamente impegnato a guardarlo. Quasi sempre di sfuggita, senza soffermarsi troppo su di lui, per paura di essere visto. Ma lo aveva fatto. E non avrebbe potuto negarlo.

Perché lo aveva guardato? Perché diamine lo aveva guardato?

Se c’era qualcuno più dannato di Potter, era proprio lui. Come aveva fatto a farsi mettere nel sacco in quel modo?

Sta’ calmo.

Nessuno lo aveva messo nel sacco. Nessuno lo aveva ingannato. Soprattutto, non Potter.

Potter aveva solo paura. Paura di lui.

“Ti piacerebbe.”

Il cuore di Draco perse un battito. Perché, in quel momento, tutte le sue convinzioni sembrarono sparire.

Le sue labbra rischiarono di dischiudersi, ma fece uno sforzo per tenerle serrate. E sul suo volto si disegnò una sorta di ghigno sprezzante, quasi disgustato da quella risposta. E da lui.

Ma no. Non gli avrebbe dato alcuna importanza. Non quella volta. Sarebbe rimasto impassibile, concentrato sul suo obiettivo.

Abbassarono la bacchetta, tra i sussurri dei compagni che divenivano sempre più forti. Scommesse su chi avrebbe avuto la meglio, su chi avrebbe sferrato il primo colpo, su cosa sarebbe accaduto in quella giornata, che sarebbe stata ricordata ancora per molto.

Si voltarono, riprendendo a camminare e raggiungendo la giusta dinanza per poter iniziare quel duello. Solo quando si trovarono nel punto giusto tornarono nuovamente uno di fronte all’altro, già in posizione, con la bacchetta stretta nella mano destra. Draco portò la sinistra in avanti, in una posizione che certamente aveva imparato da suo padre. Harry, al contrario, pose in avanti la mano con la bacchetta, pensando che quel modo potesse essere il migliore per poter attaccare per primo.

“Al mio tre, lanciate l’incantesimo per disarmare l’avversario. Solo per disarmarlo. Non vogliamo incidenti, qui.”

Il professor Allock si affrettò a specificare. Entrambi, come i loro compagni, conoscevano quell’incantesimo. Ma preferì chiarire che sarebbe stato l’unico ammesso.

I ragazzi tra il pubblico si guardarono più volte in viso, cercando di comprendere se davvero qualcuno tra di loro pensasse che i due avrebbero obbedito a quell’ordine. Dalla sua parte, il professor Piton non aggiunse altro. E se Allock non avesse chiarito quel punto, allo stesso modo sarebbe rimasto in silenzio. E non sarebbe stato difficile immaginare il motivo.

“Uno.”

Il conto iniziò. In modo lento. Troppo lento, contrastando con il battito dei loro cuori.

“Due.”

Ma Draco non poté più attendere.

Everte statim!”

Fu più forte di lui.

Un bagliore improvviso dalla sua bacchetta. E un profondo senso di appagamento dentro di lui.

Harry venne colpito in pieno e spedito con forza qualche metro più indietro, ai piedi del professor Allock che con gli occhi sbarrati osservò la scena.

Senza neanche rendersene conto, Harry si ritrovò a terra, disteso sul fianco destro. E si sentì ribollire di rabbia. Sollevò nuovamente il volto, e lo vide. Quel sorriso ancora più beffardo, accompagnato dalle risate dei Serpeverde che non avrebbero potuto far altro che gioire, dinanzi a ciò che era appena accaduto.

Bastardo.

Probabilmente, entrambi lo pensarono.

Harry, senza alcun dubbio, perché Draco non aveva rispettato gli ordini. Ma, in fondo, guardando dentro di sé, comprese che se il compagno avesse esitato un istante di più, sarebbe stato lui il primo a colpire.

Draco, perché Harry Potter era davvero un bastardo. Il peggiore che avesse mai conosciuto. E avrebbe meritato ogni singolo istante di dolore che i suoi incantesimi avrebbero potuto infliggergli. Perché nessuno, nessuno si sarebbe potuto permettere di entrare nei suoi pensieri così facilmente, come lui aveva fatto. Soprattutto se si trattava di quel maledetto Potter.

Lo vide rialzarsi in pochi istanti, ed il suo sorriso si trasformò nuovamente in una sorta di smorfia di disgusto. Ma non ebbe il tempo di fare altro. Di muoversi, di pensare, di tornare all’attacco. Ebbe solo il tempo di udire la sua voce.

Rictusempra!”

Lo gridò con una convinzione che forse non lo aveva mai contraddistinto. Ma, in quel momento, non poté reagire diversamente.

Una luce scaturì dalla sua bacchetta e in un frangente raggiunse il corpo di Draco, che venne sbalzato lontano, con uno sguardo misto tra la sorpresa e l’umiliazione. Cadde a terra violentemente, con le gambe divaricate, proprio dinanzi al professor Piton che, in quel momento, non poté non smorzare il sorrisetto precedentemente comparso sul suo viso. Tornò serio, e puntò due occhi di fuoco su Draco. Il ragazzo quasi ebbe timore di sollevare lo sguardo. Ed avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per temere.

Lo guardò. E in quello sguardo sentì che avrebbe desiderato essere in qualsiasi luogo. Ma non lì.

È proprio come lui.

Sì. Perché in quel momento dalla sua mente scomparve qualsiasi cosa. La sala gremita di studenti. Il duello. Persino Potter. E comparve un solo sguardo. Così diverso da quello del professor Piton, ma così simile per ciò che stava comunicando.

Delusione.

E in quella delusione, Draco vide lo sguardo di suo padre.

Da tempo non gli capitava di pensare a lui. Da tempo non gli capitava di sentirsi inadeguato, come suo padre lo faceva sempre sentire. In quel momento, lui non era lì, ma si sentì come se ci fosse. Perché quello stesso sguardo si trovava su di lui. E comprese che mai prima di quel momento si era sentito così inadeguato. Ci sarebbero state tante altre occasioni in futuro per sentirsi in quel modo. Suo padre gli avrebbe permesso di sentirsi una delusione ancora per tante volte. Ma negli anni avrebbe sempre ricordato quel momento. Un momento in cui, paradossalmente, suo padre non era presente fisicamente. E proprio questo gli fece comprendere quanto quella situazione fosse per lui dura da affrontare.

Non era lì. Eppure, il primo a cui aveva pensato era stato proprio lui.

La mano del professor Piton si affrettò a raggiungere il colletto della sua camicia, tirandolo nuovamente su e spingendolo verso il suo avversario. Non ebbe tempo di riflettere. Nella sua mente offuscata, solo gli occhi di suo padre.

Suo padre.

Cosa avrebbe reso felice suo padre?

Non sarebbe stato difficile.

“Ho detto solo per disarmare!”

Ma le parole del professor Allock caddero nel vuoto.

Suo padre odiava Harry Potter. E avrebbe decisamente sorriso, nel sapere che suo figlio avesse umiliato quello stupido Potter in un duello.

Serpensortia!”

Fu il veleno presente nel suo corpo a spingerlo ad usare quell’incantesimo. Un incantesimo che sicuramente non aveva imparato ad Hogwarts. Era stato suo padre ad insegnarglielo, come molti altri. E anche per quel motivo aveva scelto di utilizzarlo.

Un serpente si frappose tra lui ed Harry, sotto lo sguardo spaventato della scuola, contrapposto al suo sorriso, tornato beffardo come in precedenza.

Ed ora, cosa farai?

Non gli avrebbe più permesso di prendersi gioco di lui in quel modo. Di incantarlo con qualche sguardo, con qualche occhiata lanciata di sfuggita e rimasta in sospeso tra di loro, nei momenti in cui Draco attendeva qualsiasi cosa, ma non quello.

Non gli avrebbe più permesso di umiliarlo davanti a tutti. Che fossero compagni, professori. Chiunque. Non gli avrebbe più permesso niente di simile

E non gli avrebbe più permesso di farlo sentire inferiore. Inadeguato.

Rimase immerso in quei pensieri, per tutto il tempo in cui Harry osservò il serpente. Quasi non si accorse del fatto che il professor Allock stesse cercando, in modo decisamente imbarazzante, di sbarazzarsi del frutto del suo incantesimo.

Avvertì soltanto quel linguaggio così strano. Così particolare.

Un linguaggio che proveniva dalle labbra di Harry Potter. E dentro di sé, non poté credere a cosa stesse accadendo.

Serpentese.

Il resto, fu storia di Hogwarts.




Ciao a tutti :D Eccomi qui, come promesso sono tornata di giovedì per l'aggiornamento della raccolta :D Ed ecco a voi, la Camera dei Segreti! Dunque, la scena mi è sempre sembrata la migliore per poter cavare fuori qualcosa, e in questo caso non poteva che trattarsi di qualcosa di introspettivo.. Ma dalla prossima, ahi ahi, inizierà il contatto! E che contatto :P

Questione età: è un problema che ho posto, nel momento della stesura, e che mi ha fatto notare anche Kia85 (grazie di tutto, intanto) <3 Secondo me, come in fondo è giusto che sia, la realtà di Harry Potter è un po' "edulcorata", nel senso che sembrano ancora bambini, ma in realtà alla loro età i ragazzi iniziano già a pensare a.. Ben altro ^^" Vi assicuro che ho cercato di ripensare a quando avevo quell'età e, soprattutto, ho chiesto ai miei amici informazioni a riguardo :'D Cosa non si fa pur di scrivere!

Comunque, come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la raccolta :) Grazie davvero! Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle
  
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