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Autore: Bebbe5    19/06/2009    9 recensioni
Holmes è appena scampato alla morte e, da lontano, osserva Watson che lo cerca disperatamente.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Between friends'
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Note dell’autrice: salve a tutti. Ho visto che su questo sito non ci sono molte fanfiction che parlano di Sherlock Holmes, uno dei miei personaggi letterari preferiti, Ho dunque deciso di cominciare a scriverle io. Per ora, dato che sono alle prese con altre storie lunghe, mi limiterò a pubblicare delle song-fiction. Questa è la prima e spero che sia di vostro gradimento.

 

TI LASCIO UNA PAROLA.

 

Mi butto a terra, ansante, sotto questo sperone di roccia che sono finalmente riuscito a raggiungere dopo un’ardua arrampicata. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere fiato, mentre la mia mente ancora si chiede se la decisione che ho preso è giusta. Se sparire così si rivelerà la scelta migliore. Se…

 

Apro gli occhi di scatto, scosso dal suono di una voce familiare che grida con disperazione il mio nome.

 

“HOLMES!!”

 

“Watson” mormoro prima di tirarmi su, pur sempre rimanendo sdraiato, ed osservare il mio migliore amico che, con le mani a coppa davanti alla bocca, mi chiama dal bordo dell’abisso dove pensa che mi trovi.

A stento reprimo l’istinto di chiamarlo, di fargli sapere che sono vivo. Non posso rovinare tutto ora, anche perché, se mi facessi scoprire, il socio di Moriarty, appollaiato qui intorno con il suo fucile, potrebbe sparargli e questo no, non lo posso permettere. Non posso permettermi di perdere il mio Boswell.

 

Così, mi limito ad osservarlo da qui, mentre mi cerca disperatamente.

 

Ti regalo le mie scarpe, sono nuove

Prendi anche qualche libro, può servire

 

 

Chissà, forse avrei dovuto lasciare un testamento a Baker Street, dato che il mio istinto mi diceva che sarei riuscito a sconfiggere Moriarty solo morendo anch’io lottando con lui.

Le uniche cose che mi hanno frenato sono state il mio orgoglio, perché scriverlo avrebbe significato ammettere che sarei morto sicuramente e, probabilmente, anche l’affetto per il mio migliore amico. Se mi fossi messo a fare testamento in un altro momento, magari mi avrebbe solo rimproverato, ma nelle circostanze in cui mi trovavo, avrebbe preso la cosa sul serio e si sarebbe preoccupato troppo.

 

Saprò alzarmi in volo, e vedere dove sei

Ti manderò a dire goodbye

 

 

  

Ti regalo la mia giacca ti sta bene

Ti lascio una valigia da riempire

Ti lascio anche il mio numero perché non si sa mai

Ti lascio una parola goodbye

 

Cosa avrei potuto lasciargli comunque? Le mie pipe? Il mio violino? La mia siringa che tanto disprezzava? No, l’unica cosa che gli lascio è un biglietto, appoggiato su di un masso poco distante dal baratto. Ecco, l’ha trovato, lo legge, si dispera. Riprova a cercare, non si dà per vinto. Anche quando arrivano gli agenti di polizia, lui continua ad indagare cercando scioccamente ed inutilmente di seguire i miei metodi. Analizza le impronte, le rocce, l’erba, non riesce a rassegnarsi al pensiero della mia morte.

 

Goodbye, my friend goodbye, goodbye goodbye, my friend

 

Quanti sogni, viaggi, colori, antichi rancori

E una fantasia piena di amori

E andare contro il vento non è difficile lo sai

Lo è senza un saluto casomai

 

 

Oh amico mio, forse sento solo la metà del dolore che stai provando tu. E’ difficile separarsi senza essersi salutati, dopo così tanti anni di avventure, di pericoli affrontati insieme, di litigate. Dovrai proseguire nella tua vita, dovrai farlo per te, per tua moglie…. per me. Dovrai combattere contro il crudele vento della disperazione e dovrai farlo da solo, con il rimpianto di non essere rimasto con me, di non essere stato al mio fianco, di non avermi salutato per l’ultima volta.

 

E io? Io viaggerò, scapperò e lo farò perché tu possa vivere tranquillo, perché non ci siano nemici ad aspettarti dietro ogni angolo di Londra. Viaggerò e lascerò tracce di me così che, anche se non saprai che sono io, magari ti sentirai meno disperato e più invidioso di quell’uomo che gira tanto il mondo senza radici a trattenerlo. Anch’io però ho delle radici e, un giorno o l’altro, magari tornerò a Londra.

Chissà, forse mi avrai perdonato e tutto tornerà come prima.

 

In questo spero.

 

Ti vedo mentre ti allontani, sconfitto, distrutto. Hai rinunciato, ma ancora non riesci a crederci. Pensavi forse che fossi immortale? Che sarei sempre stato su questa terra a difenderla dal crimine?

 

Se sono immortale e solo grazie a te ed ai tuoi scritti così romanzeschi. Anche quando morirò sul serio, la gente non ci crederà, continuerà a spedirmi lettere su lettere, a visitare i luoghi della mia vita.

 

Ah, maledetto senso di colpa, ancora una volta mi hai quasi tradito.

 

Addio per ora, mio caro Watson

 

Goodbye, my friend goodbye, goodbye goodbye, my friend

 

Fine

 

Ecco fatto, ho finito questa prima song-fiction, basata sulle note della bellissima “Ti lascio una parola (goodbye)” dei Nomadi. Il momento della narrazione preso da “Il problema finale”, l’episodio in cui Holmes sconfigge Moriarty e decide di scappare.

Spero che vi sia piaciuta.

Bebbe5

 

 

  
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