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Autore: Scarlett Sakura    29/09/2017    4 recensioni
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Un regno abitato da creature alate, una civiltà nascosta nelle viscere della terra, la città dei meteoriti, una montagna dalla dubbia reputazione, un gruppo di ragazzi che pensano di essere i padroni del mondo e un incidente accaduto vent'anni prima saranno solo alcuni degli ingredienti di questa bizzarra storia. Riusciranno le pretty cure a risolvere l'ennesima catastrofe cosmica? Oppure soccomberanno alle ombre o, peggio ancora, alla Mugen Academy?
Il cielo protegge, copre e nasconde...
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Pretty cure Wonder!

 

 

 

 

Star fissava il proprio disegno spostandolo in diverse angolazioni. La sua ultima creazione ritraeva una pretty cure nell’atto di colpire qualcosa con un pugno. Le linee regolari, la morbidezza dei tratti e la sorprendente somiglianza lo rendevano un ottimo lavoro. Appoggiò il foglio sul banco liscio e privo di scritte, contemplando la figura con un gran sorriso. Incontrare una leggendaria guerriera era il sogno di buona parte delle adolescenti e il giorno prima una di loro aveva salvato l’intera scuola.
«Chissà chi era…» mormorò assorta, battendo poi le mani per la contentezza. «Voglio conoscerla!» appoggiò il mento sui palmi e con la mente ripensò allo scontro, cercando di memorizzare alcuni dettagli. Il vestito azzurro, i capelli blu, la zucca e poi…
«Ohayo.» una voce gentile la riportò sulla terra, svegliandola dal suo viaggio nei ricordi.
«Eh? Ohayo…» riconobbe la ragazza robusta e con gli occhiali del giorno precedente, ma finse di sistemare alcune matite dato che ancora non conosceva bene i suoi compagni.
«Chi ti piacerebbe conoscere? Ti ho involontariamente ascoltata.» sistemo la borsa viola prendendo posto ad alcuni banchi di distanza. La particolarità della ragazza è che non smise un istante di sorriderle e di trattarla con gentilezza, nonostante buona parte della classe ignorasse entrambe.
«Parlavo tra me e me, tutto qui.» fu la sua risposta mentre infilava il disegno dentro una cartellina gialla, usurata dal tempo. Quel pomeriggio c’erano le attività del club e avrebbe chiesto alla presidente cosa ne pensava. Poiché l’altra aveva smesso di parlare per fissare un punto imprecisato, diede uno sguardo alla stanza. Era in stile occidentale, come tutto il resto, e dall’aria decisamente aristocratica. Il banco color mogano e la sedia imbottita le ricordavano quei salotti che suo padre frequentava per lavoro.
Udì la porta aprirsi nuovamente e alcuni studenti prendere posto. Avrebbe volentieri parlato con loro, ma la timidezza le impediva di compiere un gesto semplice come il presentarsi. Appoggiò le braccia al banco e sotto il gomito spuntò l’angolo del foglio su cui aveva disegnato la pretty cure. Sorrise felice, sentendosi nuovamente di buon umore. Quello era un buon motivo per rallegrare la propria giornata.

 
La mattinata era serena, come la precedente, ed il cielo azzurro. Solo qualche sporadico aereo ne offuscavano la visuale e alcuni uccelli di piccola taglia. Tra essi spiccava un falchetto dalle piume gialle, che col muso appuntito e lo sguardo sottile scandagliava la zona nei pressi dell’accademia.
«Devo trovarlo-bi.» mormorò prima di scendere di quota per andare ad appoggiarsi sul ramo di una robusta quercia. «Sento la sua energia, ma potrebbe anche essere una trappola-bi.» Con gli occhi marroni fissò l’imponente struttura scolastica, in attesa di qualcosa oppure qualcuno. Fu in quel momento che una voce attirò la sua attenzione. In un cortile vide due ragazze, o almeno supponeva che lo fossero dato che una delle due era alquanto… ambigua esteticamente.
«Maeda-san! Dai, vieni con me.» La prima ad aver parlato stringeva tra le mani un cubo nero con cui sembrava giocare ogni due per tre. «Parlerò io con Tadashi-sensei.» insisteva, tampinando la persona davanti che continuava ad ignorarla.
«Ie.» fu l’apatica risposta che ricevette. I capelli biondo cenere, dal taglio mascolino, rendevano difficile intuirne il sesso. Ciò che la individuava come ragazza era la divisa femminile, seppur portata in modo più pratico.
«Dai, dai, dai.» accelerò il passo per trottarle attorno, come una mosca affezionata ma alquanto fastidiosa. «Dopotutto è stata anche colpa mia. Vedrai che troveremo una soluzione.» sorrideva convinta delle proprie idee e, a giudicare dall’insistenza, non sembrava tipo da mollare al primo colpo.
«Ie.» ripeté senza degnarla di considerazione, con gli occhi grigioverdi che fissavano davanti a sé senza però vedere nulla.
«Ma tu l’hai fatto per me, lascia che ti aiuti.» affiancò l’altra, sperando che la vicinanza la convincesse ad ascoltarla. Le rivolse un grugnito scocciato, stufa persino di parlare. «Verrai con me dal sensei?» chiese speranzosa, pensando che avrebbe acconsentito per sfinimento. Un dito medio fu l’ennesima dichiarazione di declino, ma l’unico effetto che ottenne fu uno sguardo perplesso.
«Cosa significa questo gesto?» inclinò la testa curiosa, arrivando persino a ripeterlo.
«Che devi andartene a quel paese.» spiegò laconica e schietta.
L’uccello da piume gialle era rimasto a guardare la scena, chiedendosi in che razza di persone fosse incappato.

 
La fine delle lezioni fu un sollievo per molti e una scocciatura per altri, poiché ciò dava inizio alle attività pomeridiane dei club. Star afferrò la propria borsa, di colore giallo, e saltellò sino all’uscita dell’aula. Una volta giunta alla sala di disegno avrebbe ricopiato lo schizzo e poi colorato a dovere. Già pensava in quali altre posizioni avrebbe ritratto la pretty cure e chissà che magari anche una seconda facesse la sua entrata in scena.
«Tutto questo è fantastico.» Con la testa su un altro pianeta, continuò a dondolare le braccia senza far caso a chi avesse davanti. La borsa urtò una persona e, sbilanciata dal movimento, fu costretta a lasciarla, facendo volare il suo contenuto ovunque.
«I miei fogli!» Alcuni schizzi finirono sul pavimento a scacchiera, bloccando il passaggio di alcuni studenti. «Sumimasen!» cercò di sbrigarsi nel raccattare il prima possibile, ma quando stava per raccogliere la carta su cui era delineata la guerriera notò una scarpa sostarci sopra. Essa era bianca e salendo con lo sguardo vide che apparteneva ad un ragazzo con i capelli castani. Gli occhi azzurri fissavano davanti a sé indifferenti, come se ciò che gli stava accadendo attorno non lo riguardasse.
«Quello è il mio disegno! Così lo rovini.» tentò di tirarlo via, ma inutilmente.
«Tatsumaki!» tuonò la voce di Tsubasa, ferma davanti a loro e con un’espressione arrabbiata. «Che cosa stai facendo?»
«Niente.» fu la laconica risposta. Una studentessa mora, poco distante da loro, affiancò il giovane che però parve non farci caso.
«È vero. È stata lei a urtarlo con la borsa.» indicò Star ancora inginocchiata a terra. «È colpa sua.»
«Veramente…» vedendo che tutti la stavano guardando abbassò la testa per l’imbarazzo, ma senza mollare il disegno.
Tsubasa non era tanto convinta di quella versione dei fatti. Quando era uscita dall’aula aveva visto una ragazza dalla chioma mossa e gracilina, che aveva riconosciuto come la nuova arrivata, e l’ultima persona che desiderava vedere al mondo. Mani in tasca e giacca appoggiata sulle spalle portava con sé la solita aura da “sono il padrone del mondo”.
«Credo sia il caso che tu te ne vada. Ora.» precisò, guardandolo con una profonda antipatia.
«Ostruisci la strada. Spostati.» superò Duster, togliendo finalmente il piede dalla carta, e fermò la camminata a pochi passi da Tenjoo, aspettando che si spostasse.
«Perché dovrei farlo?» chiese indispettita dall’ultimo capriccio del ragazzo. Sarebbe volentieri rimasta impalata lì solo per fargli un dispetto, ma in quel modo la piccola folla di curiosi che si era radunata in corridoio avrebbe assistito a tutto. Lei non voleva altra pubblicità e ancor meno lasciare quella poveretta in balia della situazione. Con un sommo sforzò decise di farsi da parte per lasciarlo passare e magari di non scaraventargli nulla in testa.
«Antipatico.» disse Star mentre tornava in posizione eretta e spolverava il prezioso pezzo di carta. Lui proseguì per la sua strada, come se non avesse manco parlato.
«Hai visto? L’ha lasciato passare.» bisbigliò uno studente all’altro. «Chi vorrebbe scontrarsi con uno di quei ragazzi?»
«Tanto lo sanno tutti che lei è invidiosa di lui.» I commenti divennero sempre più alti, trasformandosi in una vera conversazione di gruppo, parlando come se i due soggetti interessati non esistessero.
«Invidiosa e un corno…» bofonchiò Tsubasa, dando le spalle al capannello di comare per avvicinarsi a Star. «È il caso che tu vada, altrimenti non la smetteranno più.»
«Hai… arigatou.» compì un piccolo inchino, stringendo il mucchio di fogli al petto. Fu solo in quel momento che l’altra notò cosa o chi raffigurassero.
«Quella… è la cure dell’altro giorno?» Era strano vedere la propria forma guerriera ritratta, ma la cosa non le dispiaceva e neppure preoccupava. Le trasformazioni non erano come quelle di sailor moon: lì cambiavi abito eppure diventavi irriconoscibile per chiunque. Mistero. Una pretty cure cambiava soprattutto in aspetto e ciò conferiva loro un maggior anonimato. Il che non guastava considerando la vita che conducevano.
«Esatto!» annuì gasatissima, spalmandole quasi in faccia il suo capolavoro. «Ne ho altri al club, li vuoi vedere? Ritraggono anche le guerriere che ogni tanto appaiono in televisione. Sono bellissime, vero? Vero?» ad ogni parola le si avvicinò sempre di più, al punto che l’altra temette le saltasse al collo.
«Mi piacerebbe vederli.» annuì con un sorriso un po’ forzato.
«Allora andiamo.» riprese la sua borsa e senza guardare se la stesse seguendo o meno, saltellò per il corridoio diretta alla sede del club. «Ryusei è davvero una bella città. Un po’ sperduta tra le montagne, ma bella.» disse con l’intento di avviare un minimo di conversazione. La timidezza era scomparsa, anche se solo per il momento. Forse perché erano soltanto in due oppure perché una ragazza le aveva rivolto sinceramente la parola.
«Sono d’accordo.» lanciò un’occhiata alla schiera di villette visibili da quel punto dell’accademia e dalle montagne che circondavano la zona. Era praticamente una cittadina al centro di un anello montuoso e quel fatto rappresentava parte della bellezza del paese. «Secondo una leggenda in questo punto è caduto un meteorite secoli fa, ecco perché le hanno dato questo nome.»
«Fantastico! Quanto mi piacerebbe vederne uno.» immaginava una specie di stella cadente, una notte stellata e magari un principe, sbucato da qualche parte, che passeggiava solitario. Forse una principessa aspettava da qualche parte che lui arrivasse a salvarla…
«Star, la porta!» riuscì a bloccarla per un braccio, prima che un membro del club le spalmasse la suddetta in faccia.
«Ah, eccoti qui.» la responsabile sistemò gli occhiali sul naso prima di guardare le due. «Duster-san, oggi ci saremo solo noi due. Io ho delle faccende da sbrigare, tu non distruggere nulla. Intesi?» sottolineò, fissandola seriamente.
«Hai!» annuì allegra, dando a capire che non aveva assolutamente recepito il messaggio.
«È inutile.» L’altra sospirò e, senza salutare le due, si avviò per la sua strada. Intanto la kohai era entrata nella sede per sistemare le sue cose.
«Accomodati.»  Tsubasa la seguì dentro e notò che la stanza era abbastanza in ordine, a dispetto dell’anno prima. Alcuni scaffali erano attaccati al muro, contenenti cartelle, foglie e vari gadget. Quattro scrivanie erano poste al centro, una di fronte all’altra, coperte da svariato materiale e un armadietto contenente la cancelleria era posizionato accanto ad un’altra porta.
«Cosa c’è lì dentro?» notò che la ragazza vi era entrata e frugava tra una serie di scatoloni accatastai alle pareti.
«Vecchio materiale del club.» spiegò mentre sfogliava un vecchio album usurato. «Sto cercando dei disegni di altre leggendarie guerriere. Sono certa che ci siano.» Da quando aveva messo piede nella sede era riuscita a guardare buona parte dei fogli contenuti negli schedari, ma la responsabile vietava di mettere in disordine il ripostiglio o peggio ancora rovinare vecchie “opere d’arte”. Tuttavia, la comparsa in una pretty cure in città, le aveva infuso il desiderio di confrontare il suo operato con quello di altre persone.
«Trovato!» sollevò all’improvviso una cartellina logora, colpendo una pila di scatoloni che precipitarono al suolo, evitando le due per un soffio. Tossirono per il cumulo di polvere sollevatasi e anche dal tanfo di muffa che aleggiava per l’aria.
«Star… sei un pericolo per te stessa.» borbottò la ragazza mentre tentava di arieggiare con una mano.
«Lo so, me lo dicono tutti.» sorrise allegrissima, segno che anche in quel frangente non aveva recepito il messaggio. Sistemò la cartellina prima di chinarsi per raccattare le cianfrusaglie sparse sul pavimento.
«Ti aiuto.» raccolse alcune matite e astucci colorati, vecchi ritagli di giornale ed un piccolo scatolo chiuso con del nastro adesivo. Accanto ad esso vide un cofanetto color ocra, con decorazioni a forma di stella gialle ed un lucchetto senza fessura colo argento.
«Non può essere… sembra un beautybox…» mormorò stupita mentre raccoglieva l’oggetto e scostava la polvere in eccesso. Era identico al suo, se non per le decorazioni ed i colori…
«È proprio lui-ro!» esclamò un uccellino blu, apparso praticamente dal nulla, facendo quasi venire un coccolone a Tsubasa, che spalancò gli occhi come due palline da ping pong.
«Loriquet!» lo richiamò arrabbiata, poggiando una mano sul cuore per evitare che uscisse dal petto per andarsene in giro da solo. «Sei impazzito? Mi hai fatto spaventata a morte!» Quella stessa mattina il fidato amico aveva promesso di seguirla ovunque ma senza farsi notare e dal quel momento non aveva più emesso fiato. Non essendo ancora abituata a lui aveva quasi rimosso la sua presenza. Quasi.
«È proprio uno scrigno delle guerriere-ro.» volava da una zona all’altra per studiare l’oggetto mentre annuiva a ragionamenti che seguiva soltanto lui.
«Kawai!» La vocetta di Star li riportò entrambi coi piedi per terra, ricordando che non erano da soli. Intanto la ragazza guardava l’uccellino con occhi luccicanti e le mani intrecciate davanti al petto per l’emozione. «E parla anche.»
«Un attimo… tu puoi capire ciò che dice?» domandò basita, al che lei e la creatura si guardarono negli occhi. Da quanto le aveva raccontato, nessun’altro a parte lei riusciva a capire cosa lui dicesse. Più volte aveva tentato di parlare con degli umani ma era sempre stato scacciato perché reputato un uccello fastidioso.
«Certo! Anche se non so perché.» batté le mani entusiasta e gattonò per avvicinarsi con l’intenzione di accarezzarlo. «Da dove viene? Perché parla?» Loriquet parve gradire i grattini col dito, arrivando a mettersi a pancia all’aria, ma poi iniziò ad agitarsi quando lei gli tirò le guance e lo stritolò in un abbraccio per nulla gradito.
«Storia lunga. Un giorno te la racconterò.» tagliò corto per evitare di sbottonarsi e lasciarsi sfuggire dettagli importanti.
«La…sciami-ro…» bofonchiò con voce soffocata, sbattendo le aluccie per volare via.
«Cosa ne facciamo di questo?» Tenjo prese il portagioie e lo esaminò da svariate angolazioni, cercando un qualche indizio. L’amico riuscì finalmente a sbucare fuori e andò ad appoggiarsi sopra la sua spalla.
«Lo terrai tu nel frattempo. Almeno fino a quando non troveremo la guerriera a cui è destinato-ro.»
«Vuol dire che arriveranno altre leggendarie guerriere? Quando? Dove?» Star, presa dall’euforia, inclinò il busto in avanti, pericolosamente vicina dal tirare una testata ai due, che si allontanarono di conseguenza.
«Non lo sappiamo. Davvero.» sorrise leggermente e infilò il nuovo cofanetto nella borsa per finire di sistemare lo scatolone.
«Quando succederà mi avviserai? Voglio assolutamente disegnarle!» impilò altri fogli e gettò un altro contenitore dove capitava, rischiando di far crollare nuovamente tutto. «Guarda che meraviglia.» mostrò un vecchio album contenete dei disegnati, alcuni colorati, delle pretty cure: bloom, egret, passion, blossom e così via. Probabilmente erano tutti opera della stessa persona, la quale aveva sfruttato le imprese che puntualmente apparivano in televisione. Anche se in determinate pose erano talmente vicine da sembrare che quella persona fosse stata realmente con loro.
«Sono simili ai tuoi, anche per bravura. Devi essere davvero soddisfatta del tuo lavoro.» sorrise mentre uscivano dal ripostiglio per andare ad accomodarsi ai lati di un scrivania.
«Infatti lo sono. Però devo migliorare ancora, ma sono certa che un giorno riuscirò a realizzare il mio sogno.» Con la matita iniziò a tratteggiare alcuni punti, quelli che reputava i migliori e quindi non sottoposti a cambiamenti.
«E quale sarebbe?» chiese un po’ curiosa mentre con un fazzoletto lucidava il nuovo beautybox. Il tutto sotto lo sguardo di Loriquet, che osservava entrambe alternativamente ma senza smettere di “seguire” il suo lavoro di pulizia.
«Diventare una mangaka. Vedrai che tra qualche anno troverai un mio manga esposto in un edicola.» soffiò la polvere della matita in eccesso e cambiò angolazione. «Magari un’avventura che parla proprio delle fantomatiche guerriere.» continuava le sue correzioni saltellando da un punto all’altro del foglio, con una tale allegria da far pensare che soffrisse di qualche strano disturbo.
«Sarebbe una bella cosa.» osservò con quanto impegno l’altra ritoccasse la sua opera, cancellasse e poi disegnasse nuovamente con ancora più attenzione. Sorrise con dolcezza e smise di lucidare il cofanetto, mettendolo da parte. «Credo che il tuo sia un sogno ambizioso ma non irraggiungibile. Hai talento e anche la volontà di realizzare le tue aspirazioni e queste sono le chiavi del successo. Volere è potere, ricordalo.» alzò un indice con fare saputo, ma fece l’occhiolino per farle capire che scherzava.
«Arigatou!» le rivolse un sorrisone, con le guance leggermente imporporate per la felicità. Ogni qual volta una persona dimostrava di credere in lei era un passo in avanti verso il suo traguardo. «E il tuo sogno, invece?»
«Il mio?» con l’indice seguì i tratti di un piccolo dinosauro che qualcuno aveva tratteggiato sul legno della scrivania. «Trovare ciò che ho perso.» mormorò con occhi assorti, ricoperti da una patina di tristezza.
«Eh?» inclinò la testa senza capire, mostrando un punto interrogativo sulla testa.
«Posso chiamarti Starin?» domandò per cambiare discorso e distoglierlo dalla sua persona. Le piaceva dare piccoli nomignoli a chi definiva suo amico, per cui Star non avrebbe fatto eccezione.
«Ma certo. Avere un nome straniero, per quanto mi piaccia, è un po’ una seccatura.»
«Sei una gaikokujin? Anche il tuo cognome è straniero.»
«Proprio così.» annuì ripetutamente. «Da parte di madre, infatti anche mio fratello maggiore ha un nome straniero, però siamo nati e cresciuti a Tokyo. Tu hai fratelli o sorelle?» proseguì, con la sua voglia di far conoscenza e i continui schizzi a matita.
«Ho… un fratellastro.» masticò la parola tra i denti, decisamente disgustata nel riferirsi a lui come tale figura. «È il figlio dell’attuale moglie di mio padre. Lo hai anche visto.» spiegò, sempre con la solita smorfia.
«Davvero? E chi è? Un nostro compagno di classe?» impilò una serie di fogli e li sistemò in una cartellina gialla, con sopra scritto il suo nome.
«… Tatsumaki. Il ragazzo che ha calpestato il tuo disegno.» fissava un angolo della stanza con la stessa espressione con cui avrebbe guardato uno scarafaggio. 
«Quel tipo così antipatico?» strinse la cartellina al petto con una smorfia. A pelle non le aveva procurato una cattiva impressione, ma non era stato gentile. Per niente. «Non è affatto gentile.» ripete a voce ciò che aveva pensato.
«Affatto.» bofonchiò, ma poi sorrise e afferrò la sua borsa. «Non sei vittima del suo fascino e delle discutibili maniere. Ritieniti fortunata.»
«Dici? Comunque io ho finito. Usciamo? Forse incontriamo qualche leggendaria guerriera in missione.» propose con gli occhi luccicanti, camminando con aria talmente trasognata che Tsubasa temeva sarebbe finita dritta contro la porta.
«Ahia!» Cosa che effettivamente accadde. Una goccia di sudore cadde dietro la testa dell’altra, la quale temeva cosa avrebbe combinato una volta rimasta sola.


Halloween galleggiava al centro di un’aula vuota. Le ombre erano stagliate lungo la superficie bianca delle mattonelle e quella generata dalla cattedra ricopriva anche la creatura. Nella mano ossuta stringeva uno yo-yo di legno mentre nell’altra una pietra arancione. Inserì la seconda all’interno del primo, il quale lo assorbì completamente.
«Pretty cure…» mormorò con la solita voce distante mentre galleggiava sino a raggiungere la finestra aperta. Lanciò l’oggetto al centro del cortile e questo iniziò pian piano a crescere, ricoprendo l’edificio con la propria ombra. «Avrò le Heart stone…» 


«È qui-ro!» Loriquet saltò fuori dalla tasca di Tsubasa, rischiando di strapparla nella foga. «Il nemico!»
«Stai scherzando?» La ragazza corse sino ad una finestra ed appoggiò le mani al davanzale per sporgersi il più possibile; proprio in quel frangente qualcosa di gigantesco cadde dal cielo.
«Zudon!» Un yo-yo versione extralarge e con una grossa zucca posta come testa saltellava agilmente, tramite una molla sistemata sulla punta. Ogni suo atterraggio provocava un piccolo terremoto e un forte spostamento d’aria che sollevava un polverone.
«È un mostro. Tra poco arriveranno le pretty cure!» Duster, felicissima all’idea di vedere una delle sue eroine, afferrò l’album e la matita pronta per disegnarle.
«Sono tornati in fretta, a quanto pare. Starin, vai a nasconderti, è pericoloso.» detto ciò, scattò in una corsa per allontanarsi dal corridoio.
«Arrivo-ro!» gridò il lorichetto mentre la seguiva in volo, desideroso di aiutarla.
«Matte! AH!» allungò una mano per tentare di fermarli ma una scossa, dovuta all’attacco dello zudon, fece tremare l’accademia e la costrinse ad aggrapparsi al davanzale. «Che paura…»
Una serie di urla iniziarono a sovrapporsi fra loro, segno che gli studenti ancora a scuola avevano ormai visto il coso saltellante.
«Da questa parte, sbrigatevi!» Delle ragazze piangevano mentre altri tentavano di ripristinare un minimo di ordine per mettere in salvo i presenti. Lei era troppo spaventata per muoversi e la confusione in corridoio non aiutava a calmarsi.
«Zudon!» All’ennesimo gridò belluino spalancò gli occhi e vide, come un film dell’orrore, la mastodontica figura saltare in alto per poi lasciarsi andare verso l’edificio. Strinse le palpebre aspettando lo schianto, il dolore o peggio ancora.
«Fermo!» Una figura sferrò un poderoso pugno contro il nemico, costringendolo a cambiare traiettoria e salvando così parte della scuola. Quando aprì lentamente gli occhi vide la stessa guerriera del giorno precedente. Era ferma al centro del cortile, coi pugni chiusi e in posizione di guardia mentre l’avversario riprendeva a ruotare per riassumere una posizione eretta e tornare alla carica.
«Sono arrivate le pretty cure!» esclamò felice, saltellando allegramente sul posto. Cercò con lo sguardo il suo album da disegno e, una volta notato per terra, gattonò sino a raggiungerlo per recuperarlo. Nel frattempo lo yo-yo saltellava a più non posso, dimostrando una notevole agilità nonostante la mole. Heaven scartava all’indietro evitando gli affondi della punta trivellata, ma quando cercava di contrattaccare balzava a sua volta, rischiando anche di schiacciarla sotto il suo peso.
«È decisamente più veloce del precedente, accidenti.» masticò tra i denti con difficoltà. Era il suo secondo scontro e non aveva ancora dimestichezza con la sua forza da potersi permettere determinati attacchi.
«Forza, ce la puoi fare pretty cure!» Duster cercò di incoraggiarla iniziando a fare il tifo, credendo che la guerriera buona avrebbe sconfitto la creatura malvagia. Come succedeva sempre, in qualsiasi film, favola o racconto avesse visto o letto.
«Per poterlo distruggere hai bisogno di arrivare vicino a lui-ro.» Loriquet, accanto alla sua protetta, cercava una soluzione che aiutasse entrambi ed evitasse svariati ricoveri all’ospedale. Il mostro, notando la loro indecisione, decise di puntare su un altro bersaglio, ovvero la scuola.
«Iia!» Heaven vide lo zudon roteare velocemente verso l’ala est, arrivando quasi a frantumare la parete con le lame, cosa che non riuscì a fare perché lei “abbracciò” la parte inferiore, tentando di fermare la sua avanzata.
«Ah!» Star lasciò cadere l’album di mano all’ennesima scossa e quando delle finestre andarono in frantumi si accucciò accanto al muro, con le mani sopra la testa. «Ho paura…» assistere ad uno scontro tramite televisione era troppo facile. Una semplice visione, un vetro che separava un vero campo di battaglia dal suo mondo protetto. Mai aveva temuto per la sua vita e non perché nutrisse fiducia nelle leggendarie guerriere, ma perché la sua vita non era mai stata in pericolo. In quel frangente, invece, era terrorizzata di farsi male, di non poter più disegnare o peggio ancora di morire. Essere una leggendaria guerriera era tutta un’altra questione. «Aiutatemi…»
«Smetti di avere paura-bi.» disse una voce ferma, dal tono adulto nonostante fosse chiaramente infantile.
«Eh?» abbassò le braccia e aprì gli occhi. Davanti a lei vide un uccellino dalle piume gialle e gli occhi marroni. Il becco appuntito e gli occhi sottili gli donavano un’aria seria che ben poco si addiceva al suo aspetto paffuto. «Chi sei?» riuscì a mormorare nonostante i continui sbalzi che rischiavano di far crollare quella parte della scuola.
«Il mio nome è Habicht-bi.» zampettò impettito sino a raggiungere le sue ginocchia. «Sono qui per aiutarti a combattere.»
«Watashi?» indicò sé stessa con l’indice senza capire. Quando l’altro annuì, una strana euforia la pervase e abbassò il volto all’altezza dell’altro. «Vuol dire che posso diventare una pretty cure? È così?» esclamò, in preda ad un’allegria fuori luogo.
«Esattamente. Devi soltanto volerlo veramente.»
«Ma io lo voglio! Mi piacerebbe tanto diventare una leggendaria guerriera.» Le luccicavano gli occhi al solo pensiero di indossare un bel vestito, usare poteri fantastici e combattere il male.
«Allora perché non hai ancora la Quillock-bi?» chiese senza perdere il tono inflessibile.
«Eh? Quillock?» Un grosso punto interrogativo lampeggiò sulla sua testa e un’espressione stupita sostituì la precedente. Tuttavia, un piccolo crollo la riportò alla realtà, ricordandole che la creatura lì fuori era reale e rischiava davvero di distruggere tutto. «Però… ho paura…»
«Appunto-bi.» spiccò un piccolo volo per guardare fuori dalla finestra. «Alzati e guarda-bi.» Star fece come le aveva detto e ciò che si presentò davanti ai suoi occhi fu il cortile mezzo devastato e pieno di buche. La trottola gigante roteava sempre più velocemente, rendendo difficile ogni attacco da parte della guerriera che non riusciva a portarli a segno da una distanza troppo ravvicinata.
«Non vuoi aiutare la ragazza che prima era con te?»
«Parli di Tsubasa-chan?» lo guardò senza capire, prima che la consapevolezza la folgorasse. «È lei? È una pretty cure? È fantastica!» esclamò, osservando Heaven con occhi diversi. Appena la battaglia fosse stata conclusa le avrebbe chiesto di farle da modella per i suoi disegni, assieme ad altre.
«Non è questo il punto-bi.» precisò Habicht. Un secondo dopo qualcosa schiantò contro la vetrata e la suddetta guerriera finì stesa sul pavimento.
«Heaven-ro!» Loriquet atterrò vicino a lei, saltellando da un punto all’altro preoccupato. «Stai bene? Ce la fai-ro?»
«Ecco-bi.» parlò il falco, incurante di ciò che accadeva attorno a lui. «Lei è un esempio di guerriera inesperta-bi.»
«Scusami tanto, ma sono una pretty cure solo da un giorno!» sbraitò la cure, scattando seduta per essersi sentita punta sul vivo. «Starin?»
«Habicht-ro!» parlarono entrambi, la prima sorpresa di veder la compagna di classe ancora lì e il lorichetto con voce felice. «Sono così contento di vederti-ro.» era chiaramente commosso e avrebbe volentieri abbracciato l’amico se non fosse stato praticamente ignorato da lui.
«Allora-bi?» proseguì, incurante del baccano provocato dal combattimento. «Vuoi aiutarla? Lo desideri dal profondo del tuo cuore-bi?» la guardò attentamente negli occhi, sia per farle rendere conto dell’importanza della sua risposta e sia per spronarla a scegliere.
«Hai!» annuì con enfasi, stringendo le mani al petto. «Io ho molta paura… ma voglio davvero aiutare Tsubasa-chan. Aiutami a farlo.» osservava l’uccello dorato con occhi supplicanti e un velo di determinazione che nasceva dal suo voler aiutare l’amica.
«Starin…» mormorò Heaven, non aspettandosi un gesto così sentito da parte sua. Sorrise e strinse un pugno, portandolo davanti al volto. «Puoi essere anche tu una leggendaria guerriera. Volere è potere, ricordalo.»
«Se hai un desiderio così profondo-bi…» mormorò chiudendo gli occhi, pur essendo consapevole dello strano bagliore giallo che fuoriusciva dalle dita contratte della ragazza. «… allora esso diventerà realtà-bi.» appena ebbe finito di parlare, qualcosa venne materializzato all’interno delle mani. Era soffice e stranamente caldo.
«Cos’è?» le schiuse e tra esse vide una piuma bianca con all’attaccatura un cerchio dorato e al centro una stella gialla.
«La tua chiave-bi.» indicò la ragazza con un’ala, guardandola per la prima volta con decisione. «Segui ciò che ti suggerisce il cuore. Non hai bisogno di altro-bi.»
«Hai!» sorrise felice e, seguendo un impulso strano, aprì la mano e pronunciò una parola. «Beautybox.» Immagini e parole vennero sovrapposte nella sua testa e in quel momento seppe cosa fare.
Afferrò la chiave col pollice e indice, facendo combaciare la gemma con la serratura. Col secondo dito girò la piuma in senso orario, con la punta verso il basso. «Pretty cure, arise!» Lo scrigno si spalancò, liberando una forte luce gialla e una miriade di piume color oro.
«Star shining!» sorrise, lasciando il cofanetto per stendere le braccia orizzontalmente mentre i vestiti diventavano energia gialla che venne tramutata in una corta sottoveste. Si sollevò sulla punta del piede destro, piegò l’altro ginocchio e compì una serie di piroette, mentre le piume la circondavano in una specie di bozzolo. Alcune vorticarono attorno alle mani e con uno scoppio formarono dei guanti al dorso, bianchi e con rifiniture ocra. Fu il turno del busto ad essere sommerso, generando una giacca giallo chiaro chiusa sul davanti e con maniche a sbuffo. Al centro venne appuntato un fiocco dorato con al centro una gemma gialla. In basso spuntò una gonna ampia e bianca con un fuseaux giallo. Ai piedi calzava degli stivaletti ocra con delle calze giallo chiaro sino al ginocchio. Batté il piede sinistro, piegò la schiena all’indietro e i capelli ondeggiarono, diventando poi lisci. Il colore assunse la tonalità della nocciola, così come gli occhi, e un fermacapelli a forma di stella brillò sulla tempia sinistra. Il cofanetto venne chiuso con un colpo del palmo e dissolto in scintille mentre la chiave volò sino a posarsi sopra la stella.
«La luce delle stelle…» batté le mani mentre ammirava le stelline che la circondavano, su uno sfondo dorato. Posizionò due pugni sotto al mento, coi palmi rivolti verso l’esterno, e con gli indici puntò al proprio volto sorridente. «Cure Starlight!»
«Ce l’hai fatta.» mormorò Heaven, felice di avere una compagna in tutta quella baraonda.
«Sono una pretty cure! Sono una pretty cure!» ripeteva euforica mentre correva in cerchio.
«Zudooooon!» Il mostro ricordò loro che era ancora lì, impegnato a distruggere la cancellata, sradicare alberi e tentare di abbattere l’accademia.
«Non temete, ci penso io.» Starlight, forte dell’energia che le scorreva in corpo e felice per il ruolo di guerriera, decise di rendersi subito utile. Balzò fuori dalla finestra e atterrò su entrambi i piedi, seppur in modo traballante, saltellando sul posto come un grillo. «Ehi, mostro! Sono qui!» agitò le braccia cercando di attirare la sua attenzione, cosa che riuscì a fare poiché la gigantesca trottola cambiò traiettoria per dirigersi di gran carriera verso di loro.
«Starlight, che stai facendo?» Heaven fissava il nemico avvicinarsi con gli occhi fuori dalle orbite. «Dobbiamo tenerlo lontano dall’accademia!»
«E tu stai facendo esattamente il contrario-ro.» mormorò Loriquet preoccupato, fissando alternativamente le due e il mostro.
«Eh? Ah! Gome…» smise di agitarsi per picchiettare gli indici, un po’ dispiaciuta di aver già commesso il primo sbaglio. Habicht chiuse gli occhi, parzialmente sconfortato dai fallimenti delle due presunte salvatrici del mondo. «Hanno ancora molto da imparare-bi.» 
«Dove pensi di andare?» La cure blu saltò contro lo zudon, sferrando un pugno al centro per tentare di rallentarlo o fermarlo, ma la rotazione fu troppo veloce e quindi costretta ad allontanarsi per evitare che le andasse a fuoco una mano. «Accidenti!» scosse le dita per il bruciore e intanto malediceva la propria incapacità nel non riuscire a combattere come una vera guerriera.
«Ci provo io!» Starlight spiccò un agile balzo, sorprendendosi di riuscire a restare sospesa in aria per tanto. Purtroppo calcolò male la tempistica e quindi finì a schiantarsi contro le lame di legno della trottola, che la scaraventarono lontano. Con un grido finì addosso ad un tronco, sentendo un forte dolore alla schiena.
«Come stai?» L’altra tentò di avvicinarsi ma fu impossibile perché i continui attacchi la costrinsero ad indietreggiare, nonostante cercasse di cambiare direzione.
«Forza, ragazze-ro!»
«Devi usare i tuoi poteri-bi.» I due uccelli erano in volo, il primo desideroso di aiutare e il secondo che Star agisse come una guerriera.
«Ma non so come.» riuscì a rimettersi in piedi appoggiando una mano all’albero. L’idea di procurarsi altro male la spaventava, anche se desiderava veramente aiutare. Cosa poteva fare?
«Ascolta la voce dentro di te, sarà lei a guidarti-bi.»
«La voce…» chiuse gli occhi in attesa, percependo i boati esterni farsi sempre più vicini. Tentava di afferrare qualcosa di astratto, delle parole che sgorgavano dal suo cuore fino a rimbombare nella sua mente. «Ci sono!» spalancò gli occhi e strinse i pugni accanto al volto, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Sollevò il braccio destro al cielo, col palmo rivolto verso l’alto.
«Le stelle in questa mia mano! Pretty cure…» una miriade di puntini gialli vennero raccolti all’interno della mano, ricoprendo l’intera figura di un’aura dello stesso colore. Formò una stella a cinque punte di medie dimensioni che galleggiava sull’arto. «Rolling star!» lanciò l’arma come fosse stato un boomerang. Nonostante la velocità della trottola riuscì a tagliare in due la testa a forma di zucca, mettendo la parola fine alla vita del nemico.
«Zudoooon!» Dopo un ultimo lamento il corpo venne cristallizzato in arancione ed infine polverizzato.
«Yatta!» Starlight saltellò, esultando assieme a Loriquet, altrettanto felice, mentre Habicht annuì parzialmente soddisfatto dalla riuscita dell’impresa. Heaven sospirò di sollievo e con un sorriso fece comparire il cofanetto, per riparare ai danni procurati dal combattimento.
«Pretty cure…» mormorò una voce cavernosa che ella riconobbe subito, fermandosi nell’atto di intingere la piuma.
«Halloween!» i presenti voltarono il capo in quella direzione e, stranamente dalla prima volta, notarono due piccoli puntini rossi nel fondo delle fessure buie degli occhi.
«Inizierò a fare sul serio, preparatevi. La caccia alle Heart stone è aperta.» minacciò, osservando a turno i quattro, fino a fermarsi sui due uccellini che rabbrividirono ma non vollero farsi sottomettere. Da loro dipendeva la salvezza di due mondi e non potevano cedere alla paura, per quanto forte.
«Non ti permetteremo di impossessarti di loro-ro!»
«E tanto meno avrete le Saint Wonder-bi.» parlarono quasi in sincrono, pienamente determinati e sicuri delle loro parole. Avevano fallito una volta, ma non sarebbe accaduto nuovamente. «La nostra leggenda risorgerà nuovamente-bi.» Avessero potuto sarebbero partiti all’attacco ma sapevano di non avere alcuna possibilità, non in quelle condizioni.
«Di cosa stanno parlando?» mormorò Tsubasa, che non capiva pienamente i loro discorsi dato che l’uccellino dalle ali blu aveva omesso di spiegarle alcuni dettagli.
«Esatto, non farai male a nessuno!» sbraitò la cure gialla, agitando le braccia al cielo per dar maggior enfasi alle sue parole. Quando però la zucca guardò di colpo nella sua direzione andò a nascondersi dietro la schiena della compagna. «È davvero spaventoso, ma chi è?» 
«Lo vedremo…» fu la risposta del nemico mentre il corpo affondava nella propria ombra sempre più. «Lo vedremo.» dopo ciò scomparve del tutto, lasciando gli astanti nel silenzio assoluto. Dovevano riportare tutto alla normalità, tornare umane e discutere con i due pennuti sulla minaccia della zucca spaventapasseri.
«WOW!» gridò entusiasta una ragazzina, procurando un infarto a tutti che si ritrovarono con gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa.
«Chi è stato?» chiese Starlight con i capelli in disordine per la potenza dell’urlo. Heaven riuscì a riprendere una posizione decente ed a voltarsi lentamente, ma con uno strano presentimento. Un paio di occhi rossi, vivaci e svegli, fissavano i presenti come fossero stati le più grandi celebrità del mondo.
«Non è possibile… sei la ragazzina di ieri…» parlò sorpresa e leggermente sconvolta dal ritrovarsela nuovamente davanti.
«Siete state grandi, assolutamente!» camminò come un treno, avvicinandosi a velocità impressionante per osservarle da diverse angolazioni. «Voglio essere anch’io una leggendaria guerriera, sono pronta? Cosa devo fare?» parlò a macchinetta, quasi stordendo tutti per le chiacchiere e il muoversi continuo. «Allora? Sono pronta a combattere per la giustizia!» decretò con un pugno chiuso e gli occhi che fiammeggiavano per la forza della sua convinzione.
«È fantastico!» Star batté le mani una volta, sprizzando gioia da tutti i pori per la notizia.
«È un disastro…» bofonchiò Heaven, con una goccia di sudore che colava dalla tempia e la sensazione che i loro guai fossero soltanto all’inizio. 

 

 





Salve popolo di pretty cure.
Ecco il secondo capitolo e con la seconda guerriera. Alcune domande aleggiano nell’aria: cosa sono le Heart stone? E le Saint Wonder? Tutto verrà svelato nella prossima puntata.
Con gli scontri vado coi piedi di piombo, nel senso che non sono tutte super guerriere al primo colpo. Non credo sia facile “convivere” con capacità straordinarie e saperle usare con uno schiocco di dita.
La ragazzina a fine capitolo è la carissima Yoko, che sarà protagonista del prossimo capitolo.

-Domandina per gli iscritti: love interest per le vostre oc, ovvero che tipo di persona può interessarle. Accetto sia het che yuri. Solo se siete interessati, ovviamente.

Traduzione:
-Sumimasen: scusa.
-Gaikokujin: letteralmente “persona di terra esterna (al Giappone)”, termine neutro riferito agli stranieri.
-Oni-chan: fratellone.
-Matte: aspetta.
-Ie: no.
-Watashi: io.

Credits:
Star Duster appartiene a Stardust94:
-Umana: https://i.pinimg.com/originals/a6/6f/c8/a66fc890c3769dd3826313d2e0732d08.jpg
-Pretty cure: https://i.pinimg.com/236x/a4/b1/81/a4b181d48feecfbae2b935313d228e25.jpg
Rei Maeda appartiene a Tinkerbell92


Per adesso vi saluto gente e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Buon fine settimna. ^^

   
 
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