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Autore: Inquisitor95    30/09/2017    1 recensioni
Endymion è un continente vasto, da poco uscito dal terribile dominio degli elfi. Ma finalmente gli umani vedono la luce in quella che si prospetta l'Era della Gloria e sono tornati a dominare i loro castelli e le loro terre com'era prima; saranno davvero finite le sofferenze? Il continente si adatterà alle nuove condizioni politiche o finirà distrutto dal gioco delle Casate? A tramare dietro questo pericoloso gioco, c'è una setta di maghi che minaccia l'ordine con il caos.
Vivere o morire. Questa è la costante scelta che i tre protagonisti saranno obbligati a compiere passo dopo passo. Il fuoco dilaga, combatterai o brucerai con esso?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Dantos}

 

7.

Il Re dei Re

 

Dantos si sentiva non poco a disagio sapendo che Karpos Painer era al suo fianco, tra i due non c’era mai stato buon sangue, probabilmente l’uomo neanche sapeva chi aveva al proprio fianco, dal canto suo il mercenario non aveva la minima intenzione di farglielo notare o avrebbe avuto problemi. Conosceva bene la sua identità, vederlo in giro per i muri del palazzo come un infiltrato qualunque lo avrebbe fatto insospettire parecchio.

I due si mossero attraverso i larghi corridoi del castello, alte finestre riempivano la parete destra dal quale Dantos poteva vedere lo scorcio sulla Baia del Naufragio, ora che non erano più ai piani inferiori del castello. Il mare sembrava così distante dal punto in cui si trovavano, Dantos lo fissava con un certo disgusto visto che non gli piaceva ma non si lasciò coinvolgere nella distesa di mare blu splendente e rimase concentrato sulla prima prova.

La sala del trono sarebbe stata riempita delle nobili famiglie e degli ospiti che c’erano a distanza di pochi giorni dal matrimonio combinato dell’erede al trono dei Grimalder. Si sarebbe dovuto presentare alla corte ma questo non lo preoccupava: non si agitava facilmente ma essere alla presenza del Re dei Re era comunque qualcosa che faceva uno strano effetto per uno come lui.

A maggior ragione sapendo che prima o poi avrebbe dovuto ucciderlo come da contratto stabilito.

« Non sei un tipo che parla molto, vero? Meglio così, come guardie non siamo altro che delle armi, quindi non ti aspettare che qualcuno all’infuori del Re ti parli personalmente. » disse a mo’ di avvertimento Karpos, Dantos in qualche modo credette che stesse cercando di metterlo a proprio agio.

“Fingere di essere timido magari mi è d’aiuto.” Pensò il mercenario, fece per schiarirsi la gola così da rispondere quando delle guardie svoltarono l’angolo, ebbe un attimo di titubanza poi si ricordò che era normale vederne in ogni corridoio.

« Scommetto che non hai mai neanche visto un membro della famiglia reale. Nessun cavaliere proveniente dalle cazzo di fogne dal quale vieni tu li ha mai visti, senza offesa eh! » disse Karpos facendo una risata, Dantos non si stupì del fatto che l’uomo si comportasse così anche con i propri uomini. Il mercenario dovette quindi stringere le labbra per la rabbia.

« Nessuna offesa, comunque la mia fogna era senza dubbio più pulita del tuo culo! » non volle aggiungere altro visto che ne aveva voglia, Karpos lo fissò infastidito per il resto del tragitto finché non arrivarono alla sala del trono.

Quando aprirono la porta alla fine dell’ennesimo corridoio, Dantos si trovò finalmente nella grande sala addobbata con gli stendardi verdi e rossi dei Lucarhis e blu e bianchi dei Grimalder, i loro stemmi erano stati decorati in ogni parete e in ogni arazzo davanti le finestre, questo dava alla sala un aspetto piuttosto caloroso grazie ai colori caldi e più forti.

Dantos notò anche che c’era un buon profumo che ipotizzò fosse incenso visto che in più punti sotto le colonne c’erano delle candele fumanti. In un istante si guardò intorno capendo di essere dietro i due grandi troni dei sovrani.

La sala del trono si diceva che fosse costruita di pietra lavica così come il resto del castello e che poi era stato interamente ricoperto di legno e vetro, pietra e altri rivestimenti che non facessero sembrare l’intero castello così tetro come negli anni del dominio elfico. A Dantos non importava molto come fosse costruito, ma ammise a se stesso che gli sarebbe piaciuto vivere in un castello tanto grande.

La sala serviva ad ospitare ricevimenti, feste e banchetti durante i mesi freddi dell’inverno quindi permetteva l’ingresso di almeno cinquecento persone tutte insieme. La grande navata davanti il portone d’ingresso era divisa  da un lungo tappeto amaranto con i righini dorati che arrivava fino alla scalinata con i due troni. Delle larghe colonne piene di dettagli floreali formavano due file perfette che sostenevano le due balconate ora vuote.

C’era molto movimento tra gli ospiti del castello, Dantos non immaginava perché tutto quel trambusto solo per accogliere un cavaliere, immaginò che ci sarebbe stato altro a seguito della sua ufficiale presentazione al Re dei Re. Ci volle qualche minuto ancora affinché il silenzio cominciasse a regnare e nella sala facevano già il loro ingresso i membri delle famiglie reali.

Entrarono da una porta opposta a quella dal quale era passato Dantos che capì conducesse negli alloggi privati e nelle stanze sulle quattro torri cardinali. I primi ad entrare furono i Lucarhis, in particolare la madre della Regina; Dantos rimase paralizzato vedendo la bellezza quasi inumana di quella donna, era risaputo che le donne del sud fossero belle ma non aveva immaginato così tanto.

Saisyll Lucarhis era una donna dal corpo formoso che indossava un abito di seta verde smeraldo, il colore predominante della loro famiglia, che le si intonava perfettamente con i penetranti occhi azzurri, ciò che colpì il mercenario più del resto furono i lunghi capelli chiari quasi argentei. Sembrava molto giovane ma Dantos sapeva che aveva quasi il doppio dei suoi anni. Seguì il marito, il quale aveva una ferita di guerra che gli aveva fatto perdere un occhio e che lo aveva costretto a camminare con un bastone.

Maedoc Lucarhis era un uomo forte e valoroso con un fisico scolpito da anni di guerra, chiunque conosceva il ruolo che lui e il fratello* Bradan avevano avuto nella guerra contro gli elfi pochi anni prima. Si era meritato di stare nella sala del trono. Seguì poi la loro figlia, bella quanto la madre e che aveva ereditato i tratti del padre somigliandogli sia nei lineamenti del viso che nel taglio degli occhi.

« Non è lei che dovrai proteggere, quindi vedi di frenare il cazzo, non c’è spazio per nessuno che non sia il Re tra le sue gambe! » disse Karpos sussurrando con voce fredda e divertita all’orecchio del mercenario, quello gli gettò una rapida occhiata.

Provò un senso di nervosismo ancora maggiore verso l’uomo, lui faceva cose orribili è vero, ma non si sarebbe mai aspettato che un uomo dell’età di Painer potesse avere fantasie del genere su una ragazzina che poteva benissimo essere sua figlia.

« Non stavo facendo alcun pensiero su di lei, Alto-comandante. » disse Dantos come per giustificarsi, se proprio doveva essere sincero ne aveva fatte sulla madre che aveva un aspetto singolare che il cavaliere arrivò a pensare che era persino più bella di Rosa.

« Sì, come no. Frena comunque il cazzo o te lo taglierò personalmente. » disse ancora insistendo, Dantos preferì non replicare a quel punto e si limitò ad osservare la famiglia Lucarhis che si spostava dietro i due troni, Lady Saisyll e Lord Maedoc camminarono proprio davanti ai due ma li ignorarono.

La Regina Nynniew invece si fermò davanti al proprio trono e si sedette nell’attesa che arrivasse il Re, cosa che non tardò ad accadere visto che la porta d’ingresso si aprì pochi minuti dopo.

Erano solo in due, Dantos non sapeva come la madre fosse morta ma per la prima volta vedeva il suo bersaglio e ne focalizzò i lineamenti come per imprimerlo bene nella sua memoria: nonostante avesse già diciott’anni, Drustan sembrava essere molto più piccolo dell’età dimostrata e persino dell’attuale Regina che essendo donna si era già sviluppata. Il ragazzo aveva pochi anni in meno di Dantos ma ne dimostrava averne ancora meno, non aveva barba o peli superflui sul viso, i capelli castani erano tirati indietro proprio come quelli del padre che si muoveva al suo fianco indossando un completo azzurrino a differenza del figlio che vestiva interamente di bianco e che aveva una spilla sul petto.

Dantos poté vedere che anche se era giovane, l’attuale Re aveva comunque un portamento fiero e nel suo abito di seta bianca sembrava perfettamente a suo agio, come se fosse nato per essere sovrano dopo anni di devastazione nel continente.

Neanche loro due si preoccuparono delle guardie in giro, Re Drustan si andò a sedere accanto alla propria moglie mentre il padre gli si spostò a pochi metri dietro insieme ad altri tre uomini, insieme formavano la Giunta Capitale, i consiglieri del re.

Ci furono lunghi attimi di silenzio, poi sia la Regina che il Re si scambiarono uno sguardo profondo, il giovane sovrano si alzò quindi dal proprio trono e solo in quel momento Dantos notò la famosa Corona Splendente che egli indossava, uno degli oggetti divini, che si dicesse in grado di comandare la luce del sole.

Sembrava fatta di cristallo visto che era semitrasparente, i suoi riflessi però mostravano delle parti interamente opache come se ci fosse del fumo intrappolato dentro, i ricami rappresentavano simboli e riferimenti legati al fuoco e alla luce del sole. Era l’unico gioiello che era indossato dal sovrano, a parte la spilla che rappresentava lo stemma della propria famiglia.

Dantos ritornò alla realtà osservando  movimenti del Re, un servo gli si era avvicinato portando un largo fodero con una grande spada dentro, Drustan la estrasse impugnandola con entrambe le mani visto che era pesante. « Si faccia avanti il Cavaliere del Re. » disse il Re con voce solenne, a quel punto Dantos seppe che stava parlando di lui, Karpos tuttavia gli diede un colpo sulla spalla come per spingerlo ad andare avanti e quasi inciampò nello stivale di un’altra guardia; grazie ai suoi riflessi però rimase in equilibrio.

Avanzò come gli era stato ordinato facendo il giro largo della sala passando dietro i Lucarhis e il colonnato con gli altri ospiti così da trovarsi a percorrere la navata arrivando quindi a distanza di pochi metri dai due troni e dal sovrano in piedi.

Dantos e Re Drustan si scambiarono un’occhiata mentre l’uno avanzava verso l’altro, era come se i due potessero parlare tramite i pensieri, o almeno come se ci provassero, il mercenario non si sentì intimorito dallo sguardo indagatorio finché non gli venne fatta la successiva richiesta da Lord Donchad Grimalder.

« Togliti l’elmo davanti al tuo Re, cavaliere. » disse il padre del Re dei Re, fu allora che Dantos si trovò davvero in difficoltà come se tutto quello che aveva pensato mentre attraversava i corridoi fosse divenuto improvvisamente realtà.

Il Re continuò a guardarlo aspettando con la spada in mano che quello si mostrasse, allora Dantos sbuffò all’interno del proprio elmo e fu costretto a toglierselo: mise le mani sui lati e tirò via lasciando che il suo viso potesse essere ben visto.

Evitò lo sguardo di chiunque non fosse il Re, aveva paura della reazione di tutti all’interno della sala, aveva paura che Karpos Painer cominciasse ad urlare ma nessuno si azzardò ad emettere un fiato prima che potesse farlo il sovrano. Drustan continuava a guardarlo con i suoi occhi verde palude cercando di capire qualcosa, ma Dantos si concentrò solo su quegli occhi indagatori.

Pensò a chiunque gli fosse vicino o amico, nessuno di loro era all’interno del castello per poterlo aiutare, per potergli dare uno sguardo rassicurante o una pacca sulla spalla.

Pensò alle gocce di sudore che gli bagnavano la schiena e che lo rigavano come se fossero unghie. Fu un attimo eterno come il sole, poi vide le labbra del Re inclinarsi in un sorriso.

« Presentati a questa corte, Cavaliere del Re. » gli venne ordinato da Drustan, Dantos aveva notato un cambiamento nella voce del giovane che restava duro e distaccato, sembrava essere fiducioso, come se in qualche modo si fidasse del cavaliere davanti gli occhi, il mercenario si mise composto e parlò a voce alta e chiara in modo che tutti lo sentissero all’interno della stanza.

« Sono Sir Maxwell di Porto del Sole, mio signore. »

A quelle parole il Re annuì solennemente per poi poggiare la punta della spada sul pavimento coperto dal tappeto. « Inginocchiati e pronuncia insieme a me il Giuramento della guardia. » ordinò ancora una volta il giovane Re, Dantos fece come gli era stato chiesto mettendosi in ginocchio davanti al sovrano.

« Giuro di servirti lealmente, giuro di proteggerti da ogni male, da chiunque te ne voglia e da chiunque proverà a nuocerti. Sono la tua spada, sono il tuo scudo, sono ciò che si frapporrà tra te e il resto del mondo. Ti proteggerò a costo della mia vita e finché avrò fiato in corpo non smetterò di lottare nel tuo nome. » recitò Dantos parlando con voce seria e contenuta, ovviamente aveva dovuto studiare il Giuramento della guardia che ogni cavaliere conosceva.

Il giovane uomo alzò lo sguardo rivolgendolo al proprio protetto che avrebbe dovuto recitare la sua parte. « Giuro di rispettarti, giuro di esserti sempre vicino e che non insulterò mai il tuo onore, che rispetterò e ascolterò il tuo pensiero e che al pari di un fratello ti accoglierò nella mia casa. Che il Titano Carro mi sia testimone, la sua forza sia la tua. Che la tua vittoria sia la mia, che la tua sconfitta sia la nostra! » e dopo aver pronunciato con solennità il giuramento, il Re si avvicinò di alcuni passi al proprio cavaliere passando la spada prima sulle spalle e sul sulla testa.

« Ora che il giuramento è compiuto, potrai venire alla mia destra accanto al trono, Sir Maxwell. » disse infine il Re facendo alzare il proprio cavaliere che lo sovrastò in quanto altezza e fisico, essendo molto vicini Dantos notò che il Re era un ragazzino dal fisico asciutto e che era molto più basso di lui.

« Sarebbe un onore per me, Vostra Maestà. » disse in risposta il mercenario, gli fece un largo sorriso che il ragazzo ricambiò amichevolmente e subito seguirono gli applausi in onore del nuovo cavaliere. Solo allora Dantos cercò lo sguardo di Karpos ma non lo trovò e ne fu felice così da non doverlo affrontare subito.

Il “nuovo” cavaliere si spostò quindi alla destra del sovrano insieme ad egli, Re Drustan si sedette sul proprio trono mentre Dantos si mise al suo fianco, neanche la Regina era così tanto vicina a lui, nessun altro avrebbe potuto avvicinarsi tanto.

« Direi di cominciare subito ad esaminare il primo caso del giorno. Lord Donchad, prego. » disse il Re chiamando suo padre col proprio nome, Dantos ammirò molto questa cosa, non sapeva perché ma a primo impatto gli sembrò una cosa giusta, lui però non conosceva le usanze di una corte quindi non pensò anche che forse era una cosa normale evitare di chiamarsi per nome.

Lord Donchad fece come gli era stato detto, aveva una cartelletta di legno in mano con alcuni fogli di pergamena sopra e una penna di corvo con calamaio annesse per scrivere. « In qualità di Maestro Diplomatico, ho la facoltà di rappresentare le terre di Altura Silente negli altri regni quindi oggi come primo incarico del Vostro mandato esaminiamo la richiesta dei contadini di Porto del Sole, uno dei villaggi del nostro territorio. » disse l’uomo leggendo la pergamena.

« Allora fate entrare il loro rappresentante. » disse Re Drustan voltandosi verso la porta d’ingresso, tutti quanti fecero lo stesso e le porte si aprirono lasciando passare un uomo che vestiva abiti logori ma curati, un uomo magro e dall’aspetto affamato, non c’erano dubbi che si trattasse di un contadino, Dantos però si meravigliò del fatto che non riconoscesse il rappresentante in questione, erano passati quindici anni, lui non sarebbe sicuramente stato riconosciuto e la sua copertura sarebbe rimasta salda.

« Prego buon uomo, esponi a questa corte i problemi che affliggono il tuo villaggio. » parlò ancora una volta il Re, anche stavolta aveva usato un tono distaccato, Dantos  pensò che il suo fosse solo un modo per sembrare più superbo.

Il pover’uomo avanzò finché gli fu concesso per poi cadere in ginocchio al cospetto del proprio Re. « Vostrà Maestà, il nostro villaggio è costantemente attaccato da banditi e ladri, derubano quanto possono prendendo le nostre scorte per l’inverno. Ogni anno produciamo molto grano per la capitale, ma così facendo ce ne priviamo noi. Se continueremo con questi furti non ci resterà nulla per affrontare l’inverno che verrà e moriremo di fame. »

Il giovane Re ascoltò attentamente ogni parola che venne pronunciata dall’uomo così come Dantos che sentiva la questione molto personale, suo padre era morto proprio in quel modo e da allora la sua vita era stata vissuta alla giornata.

« Cosa venite a chiedere dunque? Protezione? » chiese il Re parlando con umiltà al servo, il suo tono di voce era cambiato ma il silenzio restava una legge all’interno della sala, nessuno si permetteva di intromettersi durante l’incontro.

« Se poteste inviare una piccola squadra potremmo riuscire a proteggere le nostre case. Porto del Sole è un villaggio molto piccolo, non serviranno molti uomini. »

« Mi permetto di intromettermi, mio signore… » dai quattro consiglieri avanzò uno degli uomini che stava in mezzo, aveva un fisico curato e una media altezza, capelli e occhi castani scuri che si intonavano con la veste che indossava, sulla indossava una cappa con gli stemmi delle due casate reggenti. « L’ordinamento delle guardie cittadine non è una proposta discutibile durante un’udienza. La loro disposizione viene decisa dal nostro Maestro della Guerra e dall’Alto-comandante in separata sede. » disse l’uomo indicando uno dei tre uomini che erano rimasti indietro. Quello proseguì usando un tono di voce più tetro che rassicurante. « Sarebbe meglio evitare di dividere le nostre forze, ora che la capitale ha finalmente due sovrani ed è veramente unita. » disse terminando.

Dantos sentì fin da subito qualcosa ribollirgli dentro, una sensazione che gli scorreva nel sangue quando incontrava qualcuno che non gli stava a genio, sensazione che aveva perennemente quando incontrava Karpos. Tuttavia eseguì il suo compito restando in muto silenzio e aspettando il giudizio del Re con le mani incrociate davanti il pube e col petto in fuori.

« Ti ringrazio, Ollyson per il tuo prezioso consiglio. Tuttavia credo che il nostro esercito sia molto grande, venti uomini in meno non ci renderanno più deboli o meno uniti. Vorrei proprio sapere cosa ne pensa il mio cavaliere, invece. » disse il Re in risposta all’uomo della Giunta che si era fatto avanti, Dantos si voltò di scatto verso il sovrano mentre l’uomo chiamato Ollyson si fece avanti ancora una volta nel tentativo di opporsi.

« Vostra Meastà non conoscete neanche quest’uomo, un giuramento fatto pochi minuti fa non lo rende di certo un buon consigliere. » disse quello, Dantos si voltò verso l’uomo scoccandogli un’occhiata col quale voleva incutere timore, quando Ollyson però rivolse il suo sguardo a quello del cavaliere non mostrò paura, anzi, sembrava quasi divertito dalla cosa.

« Non posso che essere concorde col Maestro delle Spie, figliolo… Maestà! » disse intervenendo Lord Donchad, Dantos pensò che fosse normale per lui chiamarlo figliolo, tuttavia la correzione che fece a se stesso gli fece ben pensare che non avrebbe potuto chiamarlo così.

« Sir Maxwell, i miei consiglieri mi dicono che non dovrei ascoltare il tuo parere. Provieni da Porto del Sole e sei diventato cavaliere, questo villaggio non ci ha portato solo grano, ma anche dei valorosi soldati del nostro esercito. Mi sbaglio forse? » chiese il Re dei Re parlando col proprio protettore, a quel punto Dantos fu sicuro che avrebbe potuto esprimersi al riguardo, cercò quindi di ponderare le parole pensando a cosa avrebbe potuto davvero convincere il Re ad aiutare il suo vecchio villaggio.

« Vostra Maestà, come dite voi una squadra di venti uomini non nuocerà al vostro esercito. Se il villaggio dovesse cadere non riceveremmo le annuali grandi quantità di grano. Inoltre un po’ di giustizia contro dei furfanti non sarebbe così mal vista. » si limitò a quelle poche parole tornando a chiudersi nei propri pensieri mentre il Re rifletteva sul giudizio.

« Invierò a Porto del Sole una guarnigione di venti soldati affinché possano proteggere il vostro villaggio e le vostre scorte. Se non proteggiamo i nostri alleati quando possiamo farlo non siamo migliori di quanto erano gli elfi quindici anni fa. In questi anni di crisi dobbiamo tutti aiutarci e stringere i denti. Questo è il mio giudizio! » disse infine il giovane Re autentificando la propria sentenza al riguardo, il popolano se ne tornò indietro con un largo e sdentato sorriso che però non sembrò rendere felice Drustan.

Quando l’uomo uscì subito dei servitori fecero portare delle brocche d’acqua col quale riempirono dei calici di vetro, uno per la Regina e uno per il Re affinché potessero berle.

Ci fu una brevissima pausa e successivamente venne fatto entrare un altro uomo con un'altra richiesta, poi un altro ancora e a seguire un criminale che venne messo nelle prigioni sotto la città. Seguirono altre tre criminali e alla fine dovettero interrompersi per il pranzo. Re e Regina si mossero attraverso i corridoi dietro la sala del trono così da raggiungere le scale che portavano ai piani superiori.

Dantos ovviamente rimase ogni istante col proprio Re cercando di capire chi fosse lo Spettro Folle tra tutte quelle persone che aveva incontrato, non era sicuro che si sarebbe presentato come tale, ma era probabilmente lo avrebbe conosciuto presto.

Dopo il suntuoso pranzo che le famiglie reali consumarono nella grande sala da pranzo, Dantos vide Karpos Painer entrare nella sala spostandosi per le pareti e raggiungendo il Cavaliere del Re. Quando il giovane uomo vide avvicinarsi l’Alto-comandante credette che la sua copertura sarebbe stata mascherata, ma quando quello gli fu vicino lo prese per la callotta avvicinando le proprie labbra all’orecchio del cavaliere. « Hai dieci minuti per pranzare, pisciare o cacare e tornare qui, feccia. » gli disse quello senza aggiungere altro, Dantos si voltò di pochi centimetri così da guardarlo nei profondi occhi neri stringendo le labbra per la rabbia.

« Va bene, Alto-cazzone!. » disse in risposta, era ovvio che fosse stato riconosciuto e quindi voleva tanto prendersi un po’ di soddisfazione provocando ancora l’uomo che per qualche motivo che non gli era ancora chiaro, aveva preferito mantenere il silenzio, almeno per adesso.

Fece attenzione per i corridoi silenziosi passando per le porte di servizio che lo condussero al passaggio isolato che aveva già percorso quella mattina per raggiungere la sala del trono e nel tentativo di orientarsi arrivò finalmente alla torre di guardia.

C’era molta confusione ma Dantos preferì restare da solo prendendo la propria scodella con lo stufato di carne e mettendosi in un angolo della torre in modo che nessuno lo trovasse; dopo aver visitato la latrina fu finalmente pronto per tornare nella sala da pranzo dal proprio protetto, cosa non facile.

Nel farlo Dantos perse completamente il proprio orientamento ritrovandosi nel complicato intrico di corridoi dei piani superiori del castello. Non si fece prendere dal panico perché aveva già superato la sala del trono che era stato costretto ad attraversa e che era rimasta desolata, passò quindi dietro i troni e entrò nella porta.

Non aveva incontrato neanche una guardia durante il suo vagabondare per il castello finché non si era arreso appoggiandosi ad una parete di pietra chiara, davanti a sé una finestra si affacciava sulla città ed era contornata da due arazzi che mostravano una scena di battaglia, un cavaliere a cavallo che stava combattendo contro uno altro che vestiva un’armatura verde e cavalcava un drago.

Dantos rimase senza parole vista la bellezza della scena, non poté non mostrarsi interessato così si spostò trovandosi nuovamente in piedi davanti l’enorme arazzo diviso in due, tirò da entrambi i lati così da chiedere la finestra e rivelando la scena centrale che raffigurava il castello di Altura Silente in tutta la sua magnificenza, tuttavia era colorato di nero brillante anziché della pietra color sabbia che lo rivestiva nella realtà.

« Una bella immagine, non trovi? Delicata e potente allo stesso tempo. Fu dipinta da Lucian il Conquistatore oltre trecento anni fa. Immagino che tu sappia chi fu, giusto? » disse una voce alle spalle del cavaliere, Dantos fece quindi un salto in avanti voltandosi poi indietro così da poter vedere chi gli aveva parlato.

Davanti a sé il cavaliere vide che c’era la bellissima Lady Saisyll con i suoi lunghi capelli di platino che le ricadevano sul delicato vestito che indossava; teneva le mani incrociate in grembo e i suoi splendenti occhi azzurri erano puntati contro il cavaliere.

« Il primo Imperatore elfico. » disse Dantos deglutendo, non sapeva esattamente come comportarsi di fronte a quella donna, la sua bellezza però lo metteva non poco in crisi, la dona fece un sorriso leggero mantenendo i suoi occhi immobili.

« Vedo che non sei quell’ignorante di campagna che Karpos mi aveva fatto credere. Questo rende tutto molto più interessante… » disse la donna spostandosi vicino l’arazzo e allungando il proprio braccio per toccare la delicata stoffa dipinta. « Anche se hai chiaramente l’aspetto di un volgare popolano. Come tutti quelli di questa città fangosa, in fin dei conti. » disse la donna subito dopo facendo comparire sul delicato viso una smorfia di disgusto.

« Posso fare qualcosa per voi, mia signora? » chiese Dantos cercando di deviare le attenzioni dalle accuse, ovviamente Painer non poteva non essersi tenuto tutto dentro. Era andato a riferire alla Reggente Madre quello che era, eppure lei non sembrava curarsi della possibilità che Dantos potesse essere un falso cavaliere.

« Non dovresti essere nella sala da pranzo a proteggere Re Drustan? Un ragazzo così giovane che indossa la Corona Splendente non dovrebbe essere privo di protezione tanto a lungo. » disse Lady Saisyll ignorando la domanda postale dal cavaliere, la donna abbassò lo sguardo sul cavaliere, continuò a muovere le dita delicatamente toccando il tessuto morbido dell’arazzo con un fare che Dantos ritenne seducente, cercò di controllarsi.

« Mi sono perso. » si limitò a dire, Lady Saisyll fece un largo sorriso divertita dalla cosa. « Forse sareste così gentile da accompagnare questo novello cavaliere attraverso il castello? » aggiunse gentilmente accennando un inchino poco profondo, Lady Saisyll ignorò nuovamente le parole del cavaliere.

« Sapevi che Lucian il Conquistatore cavalcò un drago che si dicesse fosse in grado di tramutare le cose in pietra? Col suo soffio di fumo nero era capace di trasformare qualunque oggetto o persona in pietra, fu così che gli elfi arrivarono al castello e lo invasero eliminando ogni Grimalder che lo abitasse. » chiese la donna in riferimento alla tela, Dantos annuì con titubanza.

« Sì, ho letto qualcosa al riguardo, mia signora. Cercherò da solo la strada che mi riporti dal Re. » disse Dantos allontanandosi dalla donna, la sensazione di disagio lo stava tormentando a tal punto da pensare che Lady Saisyll si stesse prendendo gioco di lui.

« Se lo cerchi nelle torri sicuramente non lo troverai mai a meno che non vuoi finire nella sua camera da letto. Ti basterà scendere la scalinata principale e seguire il drappeggio rosso finché non dovrai svoltare a destra, capirai da solo la strada da prendere a quel punto e arriverai alla porta di servizio della sala. » rispose infine la donna quando il cavaliere le aveva ormai dato le spalle, quello si voltò appena la donna si fu allontanata dall’arazzo.

« Si vede che sei solo un poveraccio e che non sei un vero cavaliere. Quello che mi chiedo è il perché della tua venuta qui e chi è tanto potente da essere riuscito a farti entrare. » insistette la donna, era ovvio che Dantos non poté darle conferma del fatto che fosse un infiltrato, Lady Saisyll era una donna molto astuta.

« Cosa ve lo fa pensare? » chiese lui.

« Il drago di Lucian non sputava soffio di fumo. Il suo nome era Valefar ed era chiamato “il Demone Rosso”; le fiamme del suo soffio erano talmente calde da ridurre in cenere le mura di città intere. Villaggi completamente ridotti in melma dal suo fuoco. Chiunque abbia un titolo cavalleresco conosce bene la storia di Lucian e Valefar e di come il Demone Rosso scappò dal suo controllo. Cercherò di capire quali sono i tuoi interessi in questa storia, nel frattempo vedi di svolgere il compito assegnato. » disse la Reggente Madre, Dantos non si permise di risponderle ancora e si limitò ad un inchino per poi spostarsi attraverso il corridoio come gli era stato indicato arrivando al piano inferiore scendendo la torre e trovandosi poi nella sala da pranzo.

“Non so perché ma credo che questa donna sia peggio di quel che sembra.” Penso tra sé e sé Dantos quando ebbe finalmente raggiunto la sala da pranzo, rivolse un veloce sguardo al tavolo dove si trovava Re Drustan e vide il ragazzo voltare il viso trovando quindi il proprio cavaliere, gli fece un sorriso amichevole e alzò il calice di vino a mo’ di brindisi per la loro amicizia.

Fu allora che il cavaliere pensò che quello sarebbe stato il più difficile dei suoi contratti, avrebbe dovuto uccidere un ragazzo buono e giusto, forse il miglior sovrano che Endymion avesse avuto in circa sette millenni di storia.



Note dell'Autore:
*nello scorso capitolo ho fatto un piccolo ma importante errore che mi sono reso conto di non aver notato. Bradan nello scorso capitolo parla ad Astrid dicendo che "sua sorella" lo aveva invitato al castello, in realtà parlava di "suo fratello" appunto Maedoc. Perdonate l'errore di disattenzione.
PS: Spero che la storia vi stia appassionando e interessante, se capita lasciate qualche commento per farmi sapere le vostre impressioni^^
Al prossimo capitolo!

  
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