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Autore: Alessia Krum    01/10/2017    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31
Aria di primavera

Max uscì dal quartier generale dell’esercito diretto verso il castello. Ora che aveva sistemato la questione di Celeste e risolo alcuni problemi di tipo militare, aveva finalmente tempo di fare colazione.
Ultimamente sembrava che tutti facessero il possibile per non lasciargli un attimo di tempo libero e, sebbene sapesse che la carica di Presidente del Consiglio di Guerra (per non parlare della posizione di spicco notevole che occupava nell’esercito in quanto Generale) non fosse un impegno leggero, era anche vero che persino lui aveva bisogno di qualche pausa. Aveva pur sempre vent’anni, non poteva passare la vita pianificando strategie e organizzando squadre, pattuglie e spedizioni.
Come, peraltro, aveva fatto dalle cinque di mattina a quella parte. 
Ad Atlantis si erano fatti tutti molto sospettosi, ormai era più di un mese che non si verificavano attacchi, e questo faceva stare tutti sulle spine. Inoltre la sera prima, mentre mezza città era assorta dai preparativi per il ballo, alcune guardie dalle torri ad ovest avevano scorto strani baluginii all’orizzonte che avrebbero potuto essere le torce dei Cavalieri, ma alla fine non era successo nulla di strano. 
Nonostante questa tranquillità apparente, Max ed altri membri influenti dell’esercito avevano ritenuto opportuno organizzare qualche squadra di valenti guerrieri per avere la certezza che fosse tutto sotto controllo.
Oltre che per questi problemi, Max era preoccupato per Acqua e per l’inconsapevole protezione che offriva alla città. Max dubitava che la ragazza sarebbe riuscita a resistere in quello stato ancora per molto e non aveva ancora idea di che cosa sarebbe potuto succedere alla prossima battaglia. 
Aveva elaborato milioni di ipotesi, pensato a migliaia di soluzioni, ma non aveva nessuna certezza, nessuno che gli dicesse quale fosse la cosa giusta, perciò per il momento le uniche cose sensate da fare erano far riposare Acqua e tenerla al sicuro lontana dagli scontri. Se le fosse successo qualcosa non sarebbe mai riuscito a perdonarselo. 
Rimuginando sulla possibile conseguenza di un attacco sulla resistenza della barriera, Max varcò la soglia del castello e puntò a grandi passi verso la cucina. Quando entrò nella stanza, fece appena in tempo a vedere Corallina seduta dalla parte opposta del tavolo, che venne travolto da Acquamarina. La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò, dimenticando completamente la presenza di Corallina, che si gustava la colazione proprio lì di fronte a loro. Nemmeno Max faticò a ignorare l'aria divertita della rossa, e strinse a sé Acqua, assaporando la loro complicità. Quanto avrebbe voluto che quei momenti durassero in eterno... Invece poco dopo (o almeno, a lui sembrava troppo poco) Acqua si scostò e, le fronti vicine, gli sussurrò: - Mi sei mancato. - 
Escludendo dai suoi pensieri la voce di Corallina che intonava le parole "lo sapevo, lo sapevo" su un motivetto vittorioso (o era una marcia nuziale?), Max sistemò una ciocca dei capelli di Acqua dietro il suo orecchio, e le rispose in un bisbiglio: 
- Anche tu. - Accidenti se era vero. A parte per qualche saluto da lontano, Acqua era stata inavvicinabile la sera prima, con quello spilungone dagli occhi color notte sempre accanto. Max si consolò pensando che probabilmente Acqua non lo avrebbe visto mai più. Inoltre, la ragazza era anche andata a dormire relativamente presto per gli standard del ballo, infatti la festa era proseguita ancora per molto tempo prima che gli invitati si decidessero ad andarsene, perciò non l'aveva vista nemmeno dopo. E, considerando che era stata una serata speciale per loro due, la cosa lo aveva infastidito abbastanza. 
- Quindi si può tranquillamente dire che state insieme, giusto? - domandò Corallina. I due si scambiarono uno sguardo complice e annuirono nello stesso istante, inzuccandosi a vicenda e scoppiando istantaneamente a ridere. - Questa é quella che si chiama sintonia! - esclamò Corallina, sbellicandosi dalle risate. Max recuperò qualcosa da mettere sotto i denti e si sedette al tavolo accanto ad Acqua. 
- Allora, com'è andata ieri sera? - chiese, addentando la prima cosa che gli capitò sotto mano. 
- Non é stato male... diciamo che non mi sono pentita di essere venuta. - rispose Acqua, sorridendo. Poi parve rifletterci su, e aggiunse: - Tranne quando siamo scesi dalla scalinata. - 
- Ma che dici, é stato il miglior ballo di primavera di sempre! - affermò invece Corallina, su di giri. Max la osservò per un attimo di sottecchi e si schiarì la voce. 
- Scusa se te lo faccio notare, ma per te tutti gli anni é il miglior ballo di sempre. - 
- No, no, quest'anno é stato veramente il più bello di sempre. - Replicò lei. Max notò che le brillavano gli occhi. 
- Mmm, forse a causa di una certa chioma rossa che ho visto ballare con te? - le chiese, come se fosse una supposizione strampalata. Corallina ammiccò, rivolse un breve sguardo complice ad Acqua, e rispose, con un tono misterioso: 
- Può darsi... - Acqua faticava a trattenere le risate. Il resto della colazione si svolse come al solito, Max che ingollava qualsiasi cosa si trovasse nel piatto, Corallina che mangiava il doppio di quello che avrebbe dovuto blaterando senza sosta, Acqua che sbocconcellava svogliatamente un pezzo di pane. Acqua e Max fingevano di ascoltare Corallina, ma lei continuava a parlare a vanvera.
Acqua sbadigliò e Corallina sembrò esaurire per un attimo gli argomenti di conversazione.
- Stanca? - chiese Max, a cui si era accesa la lampadina d’allarme.
- Le ore di sonno non bastano mai. - si lamentò Acqua. Le sue dita si intrecciarono a quelle di Max sotto il tavolo.
- Però sto bene. - lo rassicurò, con un sorriso.

***

La settimana successiva passò velocemente, immersa nella tranquillità della vita quotidiana, senza ombra di un attacco o di altri scontri. Però qualcosa era cambiato nell’atmosfera, da quando la primavera era iniziata. Era un’euforia pacata, un ottimismo diffuso, qualcosa che faceva presagire che molti stavano ricominciando a sperare. Qualcosa che faceva sì che i bambini saltellassero per strada, invece di camminare mogi come d’abitudine. Qualcosa che si rifletteva nei sorrisi di chi salutavi per strada, e nell’atteggiamento amichevole dei soldati. 
Sembrava che su Atlantis aleggiasse una nuvoletta di buonumore.
Acqua scoprì qualche giorno dopo il ballo di che cosa si trattava, più precisamente durante il tragitto verso scuola. Non era raro ad Atlantis vedere carri di merce girare per la città, trainati dai mercanti, ma non era normale vederne entrare dozzine alla volta. E per di più, trainati dalla magia delle fatine del fiume. Da qualche tempo girava voce che alcune di loro si fossero staccate dal gruppo e volessero stringere un’alleanza con gli uomini per stare al loro fianco in guerra, abbandonando la loro posizione neutrale e distaccata. E sembrava che la voce fosse vera.
Andando a scuola, Acqua e Corallina videro da lontano la carovana farsi strada sulla via principale di Atlantis e si arrestarono per osservare la scena. La lunga fila procedeva lentamente tra la folla che si era radunata lì intorno. In testa al gruppo vi era un ragazzo che guidava gli spostamenti e cercava di tenere indietro i curiosi, aiutato da qualche soldato. Probabilmente era uno dei contadini che vivevano negli accampamenti militari fuori dalle mura, dove si coltivavano anche i campi per fornire i viveri alla città. Era giovane, sui venticinque anni, ma tutto in lui sembrava suggerire che fosse più vecchio, partendo dalle pesanti occhiaie violacee sotto agli occhi e dai vestiti logori e sporchi. Si rivolgeva ai bambini con un’acidità incredibile, urlava loro di togliersi di mezzo e agitava  un lungo frustino, incurante degli strilli che si levavano quando colpiva qualcuno. In poco tempo riuscì a creare un varco davanti al carro, sebbene la folla continuasse ad accalcarsi ai lati, con un vociare curioso. Acqua notò che le fatine, a dispetto della loro indole schiva, sembravano trovarsi molto bene con i bambini. Loro erano meravigliati da quelle creaturine così fragili e dolci e al contempo così forti da far muovere un carro intero. Ma, oltre che dalle fatine, i bambini erano attratti dal contenuto di tutti quei carri. Quando uno di loro ebbe il coraggio, o piuttosto la sfrontatezza di arrampicarsi sulla ribaltina di uno di essi per scoprire che cosa trasportasse, si scatenò il caos. 
- Sono grani di chira!! - gridò il ragazzino, reggendosi forte per evitare di cadere per i sobbalzi del mezzo. Quando il conducente della carovana si accorse dell’accaduto, ormai era tardi: il ragazzino aveva cominciato a gettare giù manciate di quel dolcissimo cereale, che una volta triturato aveva un sapore simile al cacao, e la calca dei bambini che cercavano di prenderne un po’ costrinse il carro a fermarsi di nuovo. Ma la cuccagna durò per poco: il carovaniere afferrò per il colletto il bambino che si era arrampicato e lo tirò giù di peso, sbattendolo a terra.
- State giù dal carro, stupidi idioti! - urlava a chiunque gli capitasse sotto tiro, mentre alcune fatine, stordite dalle urla e dai rumori troppo forti, cercavano di trattenerlo, e altre calmavano con dolcezza i bambini. Ma niente sembrava fermarli: era ormai un anno che gli scarsi proventi del raccolto bastavano appena a sfamarli, la comparsa della chira li aveva risvegliati. 
La ressa era diventata insopportabile, c’era sempre più gente, anche adulti, che si accalcavano vicino ai carri nel tentativo di accaparrarsi qualcosa. Volarono insulti, minacce, alcuni arrivarono persino ai pugni. In poco tempo, le due guardie accanto al contadino erano diventate inutili. Niente sembrava fermare quel groviglio di corpi agitati e felici come non mai. 

***

Quando la cosa si era fatta ormai insostenibile, Acqua e Corallina videro Max avanzare con aria decisa da una via laterale. Bastò la sua comparsa per ammutolire l’intera folla. Tutti si immobilizzarono all’istante, immersi in un silenzio attonito. Qualcuno, tra i bambini, guardava con occhi sbarrati il Generale, rendendosi conto di averla combinata grossa. Un misto di vergogna e rimprovero serpeggiava tra i presenti, mentre Max li fissava con aria torva.
- Non c’è bisogno di dire che questa scena sia uno spettacolo assurdo. - tuonò, riponendo la spada nel fodero con un’aria delusa che non sfuggì a nessuno. - Vi prego di tornare alle vostre occupazioni e lasciar transitare i carri senza ulteriori interferenze. È vero, è stato un anno molto più produttivo del solito, ma questo non significa che ci si debba sbranare a vicenda per un po’ di cibo in più. - con la coda dell’occhio Max vide il contadino annuire compiaciuto. - E lei non è autorizzato a simili dimostrazioni di violenza. - sibilò, voltandosi verso di lui. Gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa  che nessuno riuscì a sentire, ma a giudicare dall’espressione del contadino che si incupiva sempre di più, non doveva essere qualcosa di piacevole. Max scambiò una rapida occhiata con le guardie che scortavano l’uomo, poi tornò al proprio posto e si rivolse di nuovo alla folla.
- Una volta arrivati tutti i carri, distribuiremo i proventi del raccolto ad ogni famiglia in base al numero di componenti, come sempre, chiaro? Perciò non stupitevi se ne ricevete di meno rispetto ad altri. - Acqua e Corallina rimasero per qualche secondo in più ad osservare Max che parlava con la gente, o prendeva accordi con i soldati che lo accompagnavano. Acqua non poté fare a meno di notare con quale calma stava gestendo la situazione. Sembrava fatto apposta per ricoprire il ruolo del Generale e probabilmente sarebbe stato anche un ottimo sovrano. Forse persino migliore di Aquarius. Era impossibile non rendersi conto del carisma che esercitava sul popolo e l’ammirazione che suscitava, anche solo al suo passaggio. E nonostante fosse solo un ragazzo di vent’anni, Acqua pensò che fosse il miglior sovrano che Atlantis potesse desiderare.

***

Corallina precipitò con il solito entusiasmo nella camera di Acqua, dove la principessa cercava di dormire. Con la sua delicatezza abituale, Corallina le sfilò il cuscino da sotto la testa e glielo lanciò addosso.
- Verrà mai un giorno in cui mi lascerete dormire? - sbuffò Acqua, provando a spingere Corallina giù dal letto.
- Probabilmente no! - rispose la rossa, ridendo. Acquamarina le si tuffò addosso, cercando di scompigliarle i capelli, con il solo risultato di farla ridere ancora di più.
- Cosa vuoi da questa povera ragazza assonnata? - le domandò, mentre Corallina si riprendeva dal troppo ridere.
- Oh, io niente… - le rispose - Però c’è il ragazzo del ballo che ti aspetta giù! - 

***

Acquamarina si era cambiata in fretta ed era sfrecciata giù per le scale, verso il salone d’ingresso dove Julian la stava aspettando. Lo scorse in lontananza, intento ad osservare il ritratto de suoi bis-bisnonni (o qualcosa del genere), la schiena dritta e i tratti del viso rilassati in un’espressione impassibile e distaccata.
Acqua notò che aveva lasciato i capelli sciolti, e questo gli dava un’aria sbarazzina, da ragazzino. 
- Ehi, che ci fai qui? - esordì Acqua, con un gran sorriso. Julian si voltò, come riemergendo dal fondo dei suoi pensieri, e ricambiò il sorriso incrociando il suo sguardo.
- Beh, ti avevo promesso che sarei venuto a trovarti, no? - ribatté, chinandosi per baciarla su una guancia.
- Mi fa piacere che tu sia qui. - gli sussurrò Acqua, come imbambolata, senza lasciare il suo sguardo nemmeno per un secondo. Gli occhi neri di Julian scintillarono quando un’idea gli illuminò il volto.
- Se non hai niente da fare, possiamo andare a fare un giro. - propose il ragazzo.
   
 
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