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Autore: PePiPa    01/10/2017    2 recensioni
«Che cosa significa tutto questo?»
Liam sgranò gli occhi, quasi che non comprendesse la parole di Theo. «Secondo te? Un letto gonfiabile è sicuramente meglio del sedile della tua auto, non credi?»
Theo si guardò intorno, fissando i poster alle pareti di Liam, per poi spostarsi sugli scaffali pieni di libri di storia, la scrivania disordinata, magliette e calzini sparsi un po' ovunque per la camera. Era tanto tempo che non si trovava in una situazione così normale.
«Vuoi... devo dormire qui? Con te?»
[...]
«Theo, svegliati!» Ci aveva provato, ma la chimera non rispondeva a nessuno dei suoi richiami. Ma non poteva rischiare che i suoi genitori lo sentissero, che capissero cosa Theo – cosa lui stesso – fosse davvero. Così, preso dal panico, aveva fatto l'unica cosa sensata che gli era passata per la testa.
Gli aveva dato un pugno dritto in faccia.
___
[Penguin]
Genere: Commedia, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam, Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

 

 

Il giorno successivo Liam e Theo non si erano praticamente rivolti la parola. Una volta svegli, quella mattina, nessuno aveva fatto un esplicito riferimento a quello che era successo. 
In piedi davanti la macchinetta del caffè, Theo aveva cercato di riempire la sua tazza – la sua tazza, così gli aveva detto la madre di Liam –, senza però riuscire ad avviare quell'aggeggio infernale. Stava per perdere le speranze quando Liam era arrivato alle sue spalle, ancora scalzo se non per un paio di calzini rossi fiammanti, gli aveva tolto la caffettiera dalle mani senza proferire parola e con un semplice tocco aveva permesso al caffè di sgorgare. 
«Quindi. Ieri sera...». Fu Liam a rompere il silenzio, poggiandosi alla penisola della cucina e fissando la punta dei propri piedi. 
«Insomma, è stato...»
«Inaspettato». Theo parlò senza neppure rendersene conto, alzando momentaneamente gli occhi dalla sua tazza di caffè fumante. 
«E, soprattutto, qualcosa da tenere per noi e da non ripetere» aggiunse poi, dopo qualche secondo di pausa.


Liam non avrebbe potuto essere più d'accordo di così in vita sua.

 

*
*


Quando Liam tornò a casa, quel pomeriggio, sua madre gli chiese cosa preferisse Theo per cena. Liam alzò le spalle, non sapendo bene cosa rispondere. Perché, in verità, lui di Theo non sapeva nulla. Non aveva idea di quale fosse il suo piatto preferito, o cosa gli piacesse fare nel tempo libero. Non sapeva cosa lo tormentasse la notte e gli impedisse di dormire, causandogli incubi talmente intensi da sconvolgerlo. 
E soprattutto non sapeva perché il borsone della chimera non fosse più nella sua stanza.


“Ti piacciono le lasagne?” digitare quel messaggio era stato facile, così come inviarlo a Theo, il cui numero era ormai da settimane nella lista dei prioritari. 
“Io amo le lasagne”.

La risposta arrivò immediatamente, facendo sorridere Liam verso lo schermo del suo cellulare. 
Cena in tavola tra 40 minuti. Farai meglio a presentarti, mia madre odia chi le dà buca” scrisse, dondolando poi il cellulare tra indice e pollice, alla ricerca di altro da aggiungere.
“E riporta il borsone cretino, mi è casualmente sfuggito con mia madre che sei praticamente un senzatetto”
E quindi?”
“Quindi, se pensi che io sia poco socievole quando sono arrabbiato, dovresti vedere mia madre. E fidati, non vuoi.”

Theo non rispose. Ma passarono solo 18 minuti – e Liam può giurare di non averli contati – prima che qualcuno suonasse alla porta di casa sua.

 

*
*

 

Tornare in camera di Liam era stato strano. Eppure stranamente confortante. Tutto era come lo aveva lasciato quella mattina, compresi tutti quei calzini accatastati sulla sedia e il materasso sgonfio ai piedi del letto del giovane licantropo.
Oh
«A questo non avevo pensato». 
Liam sembrò leggere i suoi pensieri, dando voce a quella stessa preoccupazione che per un attimo aveva attanagliato la sua mente. 
«La vasca da bagno è ancora un'opzione?» chiese Theo, ma dalla sua voce una leggera ironia traspariva senza possibilità di essere arginata.

 

*
*

 

Quando si era sdraiato accanto a Theo, aveva fatto di tutto pur di non sfiorare il corpo della chimera. Tuttavia, nessuno dei due era quello che si può definire un ragazzo mingherlino, e un leggero contatto era inevitabile. Così leggero da causare in Liam un brivido lungo la spina dorsale. 
Il ragazzo deglutì, girandosi su un fianco, dando così le spalle a Theo, che fissava il soffitto. 
«Non hai sonno?» domandò Liam, senza guardare il compagno di stanza negli occhi. 
«In realtà sto morendo di sonno» rispose Theo, piegando un braccio dietro la testa, permettendole così di sollevarsi dal livello del cuscino. «Solo che... ogni volta che mi addormento, poi mi sveglio urlando. O con te che mi baci, e non saprei dire quale delle due prospettive mi spaventi di più».
Liam non rispose, limitandosi ad allungare un braccio sotto il lenzuolo per colpire al meglio delle sue capacità il fianco di Theo. 
«Ahia!»
Era la seconda volta che Theo rideva nell'arco di due giorni, ed entrambe le volte era merito di Liam.

 

*
*

 Come previsto, la nottata non fu affatto tranquilla. Theo non riusciva a stare fermo un attimo, e sebbene non avesse ancora cercato di uccidere anche il materasso di Liam, stava cercando sicuramente di affogarlo con il proprio sudore, tante erano le goccioline d'acqua che si spostavano dalla sua fronte al suo petto. 

Liam non sapeva cosa fare. Sembrava un dejà-vù. Non poteva picchiarlo di nuovo, e la seconda opzione era assolutamente fuori discussione. Ma non poteva neppure lasciarlo dimenarsi in quel modo. 
Se Theo stava così male era anche colpa sua. Era soprattutto colpa sua. Era lui che lo aveva tirato fuori dalla sua prigione, non pensando minimamente alle conseguenze. Ed era lui che, dopo aver asserito che Theo fosse una sua responsabilità, lo aveva abbandonato a se stesso, non domandandosi neppure per un momento come e dove potesse vivere un ragazzo dopo un trauma del genere.
Theo si mosse di nuovo, afferrando il braccio di Liam e spalancando gli occhi scintillanti. 
Liam ricambiò la stretta, e fu in quel momento che le vene del suo braccio si tinsero di nero. 


*
*


Theo si paralizzò, avvertendo nettamente il suo battito cardiaco diminuire, mentre quello di Liam accelerava per qualche secondo, prima di tornare ad un ritmo regolare. 
«Cosa hai fatto?» lo shock nella sua voce era evidente. 
«Credo di... credo di assorbito un po' del tuo dolore». Liam buttò fuori queste parole con un soffio, certo che se l'altro non avesse avuto un udito così sviluppato non lo avrebbe mai sentito, nonostante li separassero neppure dieci centimetri.

«Come puoi provare un dolore fisico così forte mentre dormi, mentre stai sognando?» chiese, fissando prima il dorso e poi il palmo della propria mano, per poi puntare gli occhi sul petto di Theo, che si alzava e abbassava ad una velocità ancora poco pacata. 
«Non sono sogni» la risposta di Theo lo colse impreparato, costringendolo a cercare un contatto visivo con il ragazzo ora seduto accanto a lui. «Non sono sogni» ripeté, abbassando leggermente gli occhi per fissarli in quelli azzurri di Liam. «Sono ricordi».

 

*

*

 

«Sono ricordi».
A quello Liam non aveva davvero pensato, e per un momento avrebbe voluto assorbire ogni reminiscenza del tempo passato in quella trappola infernale dalla mente di Theo. Ma non poteva.

Quello che gli era permesso, però, era attenuare il suo dolore. E fu per questo che dopo qualche minuto di silenzio, immersi nel buio della camera e sdraiati ognuno nella solita posizione, Liam si voltò, stendendosi sul fianco sinistro e guardando il profilo di Theo leggermente illuminato dai lampioni esterni. 
Posizionare una mano sul suo avambraccio, pronto a condividere con lui ogni ricordo doloroso e sussurrare un “buonanotte Theo” furono le ultime cose che fece prima di cadere in un sonno profondo.

   
 
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