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Autore: HarleyHearts    02/10/2017    0 recensioni
Sophie Evans è una ragazza-coniglio, una mutaforma mezzosangue, che vive insieme ai suoi genitori ad Acton.
A differenza di molti altri mostri, la sua è sempre stata una vita calma e pacifica, priva di gravi problemi o preoccupazioni.
Peccato che tutto ciò cambierà quando i suoi occhi azzurri incontreranno quelli ambrati di Alec Lightwood, uno dei ragazzi più popolari della sua scuola.
Tra mutaforma, sirene, demoni e vampiri la vita della piccola Bunny non sarà più la stessa.
- 2° storia della serie "My Little Love" -
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My Little Love'
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capitolo 2
Capitolo 2 - Una strana telefonata.


Tornai a casa quel giorno nel tardo pomeriggio, con la testa tra le nuvole e i muscoli degli arti indolenziti.
Sospirai pesantemente, dopo essermi chiusa la porta di casa dietro alle spalle, ed osservai il mazzetto di chiavi che stringevo ancora tra le dita.
Di recente avevo trovato in un negozietto, nel centro commerciale della città, dei buffi coprichiavi a forma di scimmiette colorate. Non ero riuscita a trattenermi dal comprarle.
Erano così carine, con le loro faccette buffe, e riuscivano sempre a mettermi di buon umore.
Ero sola in casa, e i miei genitori erano ancora fuori. Mio padre era sicuramente in ufficio, mentre non sapevo dove fosse mia madre.
La risposta la trovai poco dopo, quando mi spostai affamata in cucina e trovai sul forno a microonde un post-it colorato.
"Sono a fare la spesa! Torno poco prima di cena :) Se hai fame e vuoi fare merenda nel forno c'è la torta di carote  -Mamma" diceva il biglietto, scritto con la sua pessima calligrafia, in maniera alquanto frettolosa.
Il mio povero stomaco brontolò affamato, e mai me la sarei sentita di negargli una buona tazza di thé, accompagnata da una generosa fetta del mio dolce preferito.
Sarei stata una persona orribile, se mi fossi comportata così; fortunatamente essendo io una personcina per bene, mai mi sarei comportata in tale maniera.
Dopo aver infilato una tazza colma d'acqua dentro al microonde a riscaldare, tirai fuori la torta dal forno insieme ad un piattino dove metterla.
Stavo cercando un coltello nel cassetto delle posate, quando venni distratta dallo squillo del mio telefonino.  
Lasciai il cassetto aperto, e lessi velocemente il nome sul display prima di accettare la telefonata.
- Ehi, ciao Patty! - salutai, tenendo il telefonino tra la spalla e l'orecchio, e tirando fuori il tanto agognato coltello dal cassetto.
- Ciao, Sophie! - la sentì trillare dall'altra parte della cornetta - Come stai? -
- Bene - risposi, tagliando e ponendo in un piattino la mia fettina - Te? -
Con il piattino in una mano, spensi l'elettrodomestico e ne tirai fuori l'acqua per il thé.
- Benissimo - fece una piccola pausa - Ti volevo chiedere una cosina, veloce veloce -
Spostai il cellulare sulla spalla opposta - Certo, chiedi pure -
- Oggi hai incontrato Alec Lightwood? -
- Sì... - risposi, stranita.
Non riuscivo a comprendere dove volesse andare a parare la ragazza, e il perché di quella domanda.
Che c'entrava il ragazzo dai capelli arcobaleno?
Per un secondo mi ritornarono alla mente i suoi occhi, e sentì le goto colorarsi lievemente.
- E cosa ne pensi? -
Rimasi ancora più confusa.
- In che senso "cosa ne penso"? -
Non ci avevo nemmeno parlato. Cosa ne potevo pensare?
- Nel senso... che impressione ti ha fatto? Ti è piaciuto... o no? -
Quando Patty mi pose queste domanda, la mia confusione crebbe ulteriormente.
Quelle non sembravano domande "alla Patty", e la cosa era veramente assurda.
Anche se ero più che certa di essere al telefono con lei, mi sembrava di non star parlando con la Patty di tutti i giorni.
Sembrava... diversa; non sembrava lei, nel modo di parlare.
Certo, Patty era sempre stata una ragazza molto pettegola ed interessata alle vicende altrui, ma domande del genere e così dirette non erano nel suo stile.
- Boh, non lo so - borbottai, sincera, girando il filtro con il thé dentro la tazza chiara - È un ragazzo carino, fisicamente parlando, ma non c'ho nemmeno parlato. Non posso darti un vero giudizio -
Dall'altra parte regnò uno strano silenzio per alcuni secondi, per poi venire sostituito da un lieve mormorio.
- Patty? -
- Ok, grazie. Ci si vede a scuola! Ciao, Sophie - e riattaccò.
Ad occhi sgranati, osservai lo sfondo del mio telefonino. Ora sì, che ero veramente confusa.
Scossi lievemente il caschetto biondo, e riposi il telefonino nella tasca dei pantaloni.
Quella telefonata mi scombussolò non poco, ed occupò la mia mente per il resto del pomeriggio.
Mi era anche venuto il terribile dubbio che la povera Patty fosse sotto l'incanto di qualche mostro, e questo avrebbe potuto spiegare appieno il suo strano comportamento. Ma chi avrebbe potuto fare una cosa del genere? Qualche pazza del fans-club?
Non ne avevo davvero la più pallida idea.
Come di parola, mia madre tornò a casa poco prima dell'ora di cena e mio padre la seguì un paio di minuti più tardi.
La mia era sempre stata una famiglia di mostri alquanto bizzarra.
Mio padre, Harry Evans, era nato da una coppia mista ed era per metà uomo-coniglio e per metà vampiro, mentre mia madre, Maddalena Tuttàk, era una donna-coniglio al 100%.
Nonostante fosse nato da una coppia mista, e fosse a tutti gli effetti un mezzosangue, la natura di mutaforma aveva avuto la meglio su quella vampiresca, rendendolo così principalmente un uomo-coniglio con nel proprio sangue geni passivi di vampiro.
Le gravidanze miste sono sempre state una delle cose più complicate nel nostro mondo.
È assai raro infatti che nasca un mezzosangue perfetto.
Una delle due nature riesce quasi sempre a prevalere sull'altra.
- Tesoro, stai bene? - domandò dolcemente mia madre - Hai mangiato poco e nulla; non è da te -
Osservai il cibo nel mio piatto, brutalmente massacrato dai denti della forchetta.
- Sì, mamma - annuì - Sono solo un po' stanca -  
La mia testa era ancora a quello che era successo quel giorno a scuola, e in particolar modo dedicava molta attenzione al ragazzo arcobaleno.
Di solito non ero molto attratta dai ragazzi con i capelli dai colori eccentrici, ma dovevo ammettere che Alec Lightwood era particolare.
Mi diedi nuovamente della sciocca mentalmente.
Perché continuavo a pensarci?
Non era affatto normale.
Dopo aver sparecchiato con velocità la tavola una volta finita la cena, con una scusa mi infilai in camera. Volevo ragionare meglio su quello che la mia mente si ostinava a pensare.
Non riuscivo a comprendere cosa mi avesse colpito così tanto di quel ragazzo.
Beh, i capelli colorati non passavano di certo inosservati, ma sentivo che ci doveva essere qualcosa di più.
Scossi la testa, e mi diedi qualche schiaffetto alle guance per riprendermi.
Avevo bisogno di distrarmi. Sarei finita per impazzire, di sicuro.
Così presi dalla scrivania il mio portatile ed andai a sdraiarmi sul letto da una piazza, con quello sulle ginocchia.
Non c'era niente di meglio di Netflix per staccare un po' la spina.


La mattina dopo andai a scuola in bici. Era una cosa che non facevo quasi mai ma, complice il buon tempo e la poca voglia di prendere il bus, quel giorno decisi di cambiare.
L'aria fresca del mattino mi accarezzava dolcemente il volto, scompigliandomi il caschetto biondo.
Ogni tanto qualche leggera folata di vento improvvisa mi faceva imprecare non poco; i capelli mi andavano a finire sempre contro la bocca, ed io quel giorno mi ero messa il mio nuovo rossetto nude. Accidenti!
Avrei dovuto legarli, prima di salire in bici, ma non ci avevo proprio pensato.
Fortunatamente arrivai a scuola quasi subito.
Era molto presto, e non c'era quasi anima viva nel cortile.
Adoravo andare a scuola così presto, quando c'erano pochissimi studenti in giro e le aule erano ancora vuote e tranquille.
Potevi sederti dove volevi, facendo quello che volevi, senza gli occhi dei curiosi a studiarti e senza quel vociare così insistente che, sappiamo tutti, la mattina è la cosa peggiore al mondo; in particolar modo se non hai ancora preso il tuo caffè mattutino.
Legai la bicicletta con la catena, non molto lontana dall'ingresso, e mi sistemai lo zaino in spalla.
Fu quando varcai la soglia dell'istituto che sentì una strana sensazione colpirmi la bocca dello stomaco, senza un'apparente ragione.
Avevo la paura che non sarebbe stata una bella giornata.


ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Salve miei deliziosi volpini,
come state?
Sono super lieta di presentarvi il secondo capitolo riscritto di MLCB *si fa un piccolo auto-applauso*
Cosa ne pensate? Se volete fatemelo sapere via commentino :3
-H




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