L’Erede del Male.
“Time is a valuable thing
Watch it fly by as the pendulum swings
Watch it count down to the end of the day
The clock ticks life away*”.
[Linkin Park – In the
End]
Atto XII, Parte II
– Il piano della Veggente
Maine non aveva aperto bocca dal momento in cui Kate era stata
risucchiata via dall’oscurità, lasciando Harry a dannarsi per comprendere la
natura di quelle bestie. Lui era consapevolissimo delle sue avanzate conoscenze
in materia di Arti Oscure, ma era piuttosto certo di non essersi mai imbattuto
in creature di quella natura. Sembravano non
esistere, pur essendo stranamente familiari. Che le avesse già viste
durante la Guerra? Che le avesse viste tramite Voldemort?
Non c’era modo di trovare risposta ai suoi dubbi, non senza
prima far uscire il suo partner da quell’ostinato mutismo in cui si era
rinchiuso.
«Maine, non possiamo continuare così, se non ti decidi a
parlarmi non potrò aiutarti a liberare Hermione. Sei lì da almeno venti minuti
e non sei riuscito a fare passi avanti, di questo passo non la libereremo mai»
mormorò, piuttosto seccato, passandosi una mano fra i capelli e rendendoli
ancora più disordinati di quanto già non fossero.
Lo sguardo che il Magizoologo gli dedicò lo fece sentire un
opossum fra le fauci di un ippogrifo. Fortunatamente il suo addestramento era
stato abbastanza oscuro da
consentirgli di mantenere il sangue freddo. «Se credi di poter fare di meglio
per Hermione, prego, accomodati» gli
ringhiò contro, sventolandogli l’uncino sotto al naso come se avesse appena
pensato di usarlo per motivi illeciti. «Ho tentato ogni incantesimo di mia
conoscenza, ma il ragno che ha fatto questo è praticamente estinto, non ci sono
molte informazioni sulle sue vittime, soprattutto perché quasi nessuno è sopravvissuto» spiegò,
esasperato, lanciando un’occhiata al bozzolo di Hermione come se avesse potuto
scioglierlo per pura stizza. «Senza Kate non abbiamo idea delle sue condizioni,
non sappiamo se sta bene, se si sente indebolita o se grazie alla morte di Mulciber
il collegamento si è spezzato, almeno un po’».
C’era molto di più dietro le sue parole, Harry riusciva a
percepirlo. Quante volte si era ritrovato con il peso del mondo sulle spalle,
ma senza avere la più pallida idea di come intervenire, di come aiutare tutti?
Quante volte aveva saputo che la sua
famiglia fosse in pericolo, sentendosi inutile? I suoi primi sette anni nel
Mondo Magico non erano stati che un lungo periodo di inadeguatezza e
disperazione.
Barry Maine aveva appena visto sua figlia venire inghiottita dall’Oscurità, mentre sua moglie ed
il loro bambino non ancora nato rischiavano la vita fra le mani di una coppia
di millenari pazzi assassini. E lui era lì,
con Harry, incapace di aiutare Hermione nonostante fosse proprio il suo campo
ad essere coinvolto.
«Sai,» tentò allora Harry, stringendo per un attimo le labbra
mentre osservava con aria critica il bozzolo, «nei primi sei anni di scuola io,
Hermione e Ron ci siamo spesso trovati in situazioni assurde… magari potremmo
seguire quella strategia».
Maine alzò lo sguardo azzurrino su di lui, chiedendogli
implicitamente quale fosse il senso di quell’ulteriore interruzione. Dalle loro
spalle si sentì un sinistro scricchiolio, ma nessuno vi diede molto peso. O,
quantomeno, Harry non vi prestò attenzione. «E allora? La storiella del
Prescelto e dei suoi amichetti risparmiamela, Potter, da quando conosco
Hermione credo di averle sentite tutte. So che è sempre stata lei a salvarvi le
chiappe, ma in questo caso dubito che ci sia un modo per contattarla. Sempre
che tu non sia un Legilimante e me l’abbia tenuto segreto fino ad ora. In quel
caso mi sentirò autorizzato a darti un cazzotto dritto sul naso».
Con un riflesso incondizionato, Harry fece un passo indietro.
«No, mi dispiace, sono discreto come
Occlumante grazie al Professor Piton, ma l’inverso non mi è mai riuscito molto
bene» ammise, stringendosi nelle labbra. «Non mi riferivo alla strategia del “chiedilo
ad Hermione”, comunque, ma a quella di riserva che usavamo quando anche
Hermione non aveva idea di che pesci prendere».
Inarcando un sopracciglio, Maine calò le braccia lungo i
fianchi, esasperato. «Perché dovrebbe prendere dei pesci?» gli chiese,
scettico, per poi scuotere il capo, chiedendogli di lasciar perdere. «Qual è
questa strategia?».
Con un sorriso malandrino che Harry era certo di non aver sentito spuntare sul suo viso da anni, si avvicinò fino a potersi
inginocchiare accanto a lui, così da essere alla sua stessa altezza. «Quando
niente funziona, la nostra tecnica era la più antica di tutte e forse proprio
per questo la più efficace» spiegò, con macabra allegria. Indicò con un cenno
del capo l’uncino. «L’improvvisazione».
Per un singolo istante, Barry Maine lo fissò stralunato, poi
ridacchiò. «Probabilmente non hai idea del perché io sti stia dicendo questo,
Potter1» gli disse, rialzandosi lentamente e facendo un passo
indietro per avere una migliore visuale del bozzolo di Hermione. «Ma hai la
stessa espressione di mia moglie quando tira fuori uno dei suoi piani
potenzialmente suicidi che comunque funzionano sempre».
«Sarà un tratto dei Penderghast?» gli rispose lui, con una
domanda retorica, lasciandogli intendere di sapere
e di non essere arrabbiato2. «Adesso non perdiamoci in
chiacchiere però, se questo piano non funzionerà potremmo non avere tempo per salvarci la pelle».
Annuendo, nonostante la risatina ancora presente agli angoli
delle sue labbra, Maine si concentrò completamente su Hermione, o ciò che la
conteneva. Lentamente, poi, tirò indietro il braccio uncinato e, presa la mira
o recitata una qualche preghiera, colpì il guscio con tutta la forza di cui era
in possesso, perforandola come tutti gli incantesimi fino a quel momento non
erano riusciti a fare.
Resistente
alla magia ma non alla vecchia e cara forza bruta, fortunatamente.
Il rumore viscido di una membrana spaccata anticipò di qualche
istante il fluido verdastro che defluì come sangue al suolo, un momento prima
che, grazie a Barry, la stessa Hermione scivolasse via dalla spaccatura,
precipitando fra le braccia aperte e pronte di Harry. C’erano così tante cose
che sarebbero potute andare storte e nessuno dei due ci aveva davvero pensato.
Magari Hermione non si sarebbe mai svegliata, oppure avrebbe subito qualche
danno a causa del risveglio improvviso. Magari l’avrebbero ritrovata
completamente fuori di testa.
«Mettila a terra» lo ammonì Maine, che nel frattempo aveva
esaminato l’interno del guscio e si era ripulito l’uncino, inginocchiandosi
accanto a loro per potersi avvicinare più facilmente alla compagna ancora senza
sensi. Non appena Harry obbedì, lui le toccò prima il viso e poi il collo,
probabilmente ricercando il battito cardiaco. Il fatto che dovesse proprio cercarlo terrorizzò Harry, che tuttavia
rimase da parte senza neppure un fiato. Aveva imparato che ostacolare gli
esperti portasse solo a danni. «Non
sta respirando, il cuore è debolissimo» sbottò il Magizoologo, guardando
l’unica mano a disposizione con Rabbia. «Potter, sai praticare la
respirazione?».
Harry avrebbe voluto dire no,
non ho la minima idea di cosa fare,
ma non ci riuscì. «Sta… sta morendo?».
«Morirà se non farai come ti dico io» ringhiò l’uomo,
afferrandolo per la spalla con la mano buona e scuotendolo abbastanza
violentemente da fargli sbattere i denti. «Potter!»
sbottò ancora, riuscendo finalmente ad ottenere uno sguardo un po’ più
cosciente da lui, seppur non totalmente partecipe. «Prendi la bacchetta e
puntala alla sua gola» cominciò ad istruirlo, usando la mano libera per tenere
la testa di Hermione ferma. Non appena lui ubbidì, annuì e ricominciò a
spiegare. «Con l’altra mano, devi premere all’altezza dello sterno.
L’incantesimo la costringerà a riempirsi i polmoni, tu dovrai spingere l’aria
fuori. Dovrebbe bastare per farle sputare via tutto il fluido che la sta
soffocando. Appena sei pronto, pronuncia Ventus3».
Harry avrebbe voluto chiedergli come facesse a sapere del
fluido nei polmoni o se fosse certo che quell’incantesimo avrebbe funzionato,
essendo usato per sollevare brezze d’aria piuttosto forti. Voleva chiedergli se
fosse certo che così facendo non avrebbe ucciso
definitivamente Hermione. Alla fine, però, si limitò ad annuire, deglutire e
fare esattamente come gli era stato ordinato.
La velocità con cui Hermione spalancò gli occhi, voltandosi su
di un fianco per tossire via fluido verdastro lo fece quasi piangere per il
sollievo. Oppure pianse davvero, un attimo prima di afferrare la sua migliore
amica per le spalle e costringerla fra le sue braccia, così da accertarsi che
fosse ancora viva e vegeta, ancora lì
con lui. Ancora lei.
Lo spettro di Ron, che l’aveva perseguitato per due anni,
sembrò allontanarsi di nuovo, soddisfatto che lui fosse riuscito almeno4 ad aiutare Hermione.
«Oh, Merlino, stai
bene?» le domandò, sentendosi un po’ un idiota, lasciandola andare così che
Barry potesse continuare ad esaminarla nonostante stesse ancora sputacchiando
robaccia non identificata.
«Hermione, riesci a comprenderci? Puoi rispondermi?» le chiese
proprio il Magizoologo, ansioso, dandole dei colpetti sul viso come se avesse
temuto che lei non fosse propriamente sveglia. I suoi occhi, in effetti,
sembravano fin troppo vaghi rispetto a quelli sempre attenti della strega più brillante della sua generazione.
«Hermione, ti ricordi di me?».
Che lei non avesse risposto immediatamente era già
terrificante di suo, ma che poi si fosse voltata a fissare il vuoto fra i due
uomini lo fu ancora di più. Barry ed Harry si fissarono per un lungo istante,
ansiosi, scambiandosi teorie terribili su teorie terribili senza neppure
sentire il reale bisogno di parlare.
«Hermione?».
Fu allora che lei si decise ad aprire la bocca, tuttavia non
per parlare ma per lanciare il più spaventoso fra gli urli terrorizzati.
Quando Harry si voltò, delle tenaglie si chiusero a meno di venti centimetri dal suo viso ed il
ragno – probabilmente l’ultimo della sua specie – partì all’attacco.
***
Harry si fermò, gli occhi serrati, aspettandosi un attacco da
un istante all’altro. Non c’era stato il tempo di recuperare la propria
bacchetta, non quando era stato troppo impegnato a reggere Hermione per
impedirle di cadere come un sacco di patate. Aveva avuto il riflesso di
mettersi davanti a lei per schermarla, almeno la cavalleria era sopravvissuta a
quegli anni di distruzione mentale cui si era sottoposto.
Tuttavia, il dolore che si era atteso non arrivò mai,
nonostante i versi dell’animale fossero ancora vicinissimi e parecchio
spaventosi. Aperti gli occhi che aveva involontariamente chiuso, si ritrovò
protetto da una barriera appena evocata, Barry Maine in ginocchio davanti a
lui, le braccia aperte e la bacchetta nell’unica mano puntata davanti a loro
per mantenere fermo l’unico scudo posto a loro difesa. Barry Maine li aveva salvati tutti.
La bestia davanti a loro non aveva nulla di Aragog5, se non lo stesso numero di zampe e la
taglia. Le sue tenaglie erano almeno tre volte più grandi, decisamente
sproporzionate e probabilmente capaci di impedirgli di vedere bene nonostante
gli svariati occhi. Le lunghissime
zampe erano nere e lucide come pelle di drago, il corpo però era rosso intenso
con particolari linee dorate, quasi stesse indossando un cappotto riccamente
decorato. Gli occhietti verdi brillavano alla luce delle torce del magazzino in
modo terribilmente sinistro, fissando tutti e tre gli umani come se fossero
state succulente bistecche.
«Bestiola combattiva, eh?» sbottò il Magizoologo, stranamente allegro6,
rialzandosi con lentezza e stando bene attento a non far cedere le loro difese.
Harry strinse di più Hermione, ancora palesemente stordita ed incapace di
badare a se stessa. Quantomeno fu la menzogna che raccontò a se stesso: si
sentiva così inutile, in quel momento, da avere la necessità di un minimo
conforto. «Potter, tutto bene?».
Seppur preoccupato, Harry annuì. «Grazie per i riflessi
pronti» disse, senza fiato come se avesse appena finito una corsa di svariati
chilometri. L’effetto dell’adrenalina, probabilmente. «Pensi di poter… uh…
gestire la bestia? Mi sembra piuttosto arrabbiata».
La risata di Barry lo fece rabbrividire.
«Ah, non ne ho idea! Ogni animale è diverso dall’altro, non ho la pretesa di
conoscerli tutti quanti» spiegò, cominciando assurdamente ad avanzare. Il luccichio nel suo sguardo non aveva nulla a che vedere con la pacata
dolcezza che Hagrid o Newt Scamander7 usavano con le bestie
selvatiche. «Questa bellezza deve essere rimasta da sola per secoli».
Tentando di mantenere ferma una piuttosto agitata Hermione,
Harry gli lanciò uno sguardo stralunato. Ovviamente lo fissò solo per un
istante, le tenaglie a pochi metri da lui erano decisamente più inquietanti. E
lo era anche quella sostanza verdognola che ne usciva. «Secoli? Questa roba vive così a lungo? Aragog non avrà avuto più di
settant’anni ed aveva quella stazza!» squittì
– non era, in effetti, un verso molto virile da parte sua, ma in quel momento
non se ne preoccupò – dopo un istante di calcoli. Hagrid lo aveva ricevuto da
cucciolo per poi vederlo morire durante il suo sesto anno. Per quanto il
Guardiacaccia si portasse bene gli anni, non era in dubbio che non ne fossero
passati di più di sessanta, settanta al massimo.
«Ti riferisci all’Acromantula della Foresta Proibita? Mia
moglie mi ha raccontato qualcosa al riguardo8. Mi sarebbe piaciuto
studiarla, ormai non è molto facile trovarne in giro» gli rispose Maine,
tranquillo come se fossero stati seduti al bancone di un pub per bere una birra
insieme. Inconcepibile.
«Se sopravvivremo, ricordami di portarti a conoscere i suoi
figli».
Nonostante non si fosse girato per guardarlo, la postura di
Maine tradì quanto fosse segretamente esaltato dalla prospettiva. «Dici sul
serio? Sei certo che abbia ancora dei
figli?».
Il ricordo dell’orda che, quasi dieci anni prima, aveva
attaccato lui e Ron lo fece rabbrividire. I flashback della Guerra e di come
quelle bestiacce avessero deciso di unirsi al Lato Oscuro non furono da meno.
«Oh, credimi, sono piuttosto certo.
Ma perché hai detto secoli? Come fai ad esserne sicuro?».
Barry Maine, nonostante la loro adorabile chiacchierata, aveva
continuato a spostarsi ed avanzare, senza mai rompere il contatto visivo con
l’enorme aracnide a pochi metri da loro. Erano entrambi così tranquilli che per un attimo Harry si
chiese se, caduto lo scudo, la bestia avrebbe deciso di lasciarli stare o si
sarebbe buttata in avanti per mangiarli. Probabilmente la seconda possibilità,
il suo era un pensiero ridicolo. «Sai come si dichiarano estinti gli Animali
Fantastici, Potter?» gli chiese, retorico, il Magizoologo, senza attendere una
risposta prima di continuare. «Esistono incantesimi di ricerca che ci
consentono di verificare l’esistenza di bestie in vita che siano allo stato brado. Circa trecento anni fa è stato
fatto l’ultimo controllo per questa
tipologia di ragno e non c’è stato alcun riscontro. Da qui deduco che trecento
anni fa fosse già tenuto in cattività».
Harry si accigliò, confuso. «Potrebbe tranquillamente essere
nato da genitori in cattività non più
di settanta o ottanta anni fa, no?».
Dalle sue braccia, dopo dei movimenti piuttosto lenti ed
affaticati, giunse la voce di Hermione, che doveva finalmente essersi ripresa. «L’Aracne
Thailandese non può nascere in cattività» spiegò, con una smorfia, cercando
di raddrizzarsi con l’aiuto dell’amico. «Non so molto sull’argomento, ma se non
sbaglio può nascere solamente in un’area isolata della Provincia del Chumophon,
solo da una covata di tredici uova che sia stata generata da un mostro marino
sulle spiagge e poi covata da un serpente a sonagli. Hanno provato a riprodurre
l’esperimento al sicuro, nelle riserve, ma nessuno ha idea del perché non sia
mai riuscito9».
La risatina di Barry fu un’eco del sollievo che anche Harry
provò nel sentirla. «Mi sei mancata, Hermione» le comunicò l’uomo, senza
voltarsi a guardarla. «Comunque non ci sono mai riusciti perché nessuno ha idea di quale sia questo mostro marino,
molti credono sia invisibile o comunque estinto» spiegò, con la stessa allegria
che Hagrid aveva avuto presentando ai ragazzi del terzo anno i loro primi
Ippogrifi. Doveva essere una qualche deformazione professionale, davvero. Harry aveva sentito Rosemary e
Charlie usare lo stesso tono per parlare di piccoli Dorsorugosi. «Per questo
credo che la bestiola sia nata prima
dell’ultima verifica e sia stata poi tenuta in cattività. Immagino che Tiresias
abbia avuto tutto il tempo del mondo» aggiunse, piuttosto seccato.
«Avremo tutto il tempo per accusarlo di crudeltà contro le
Bestie, Barry, una volta che avrai fatto il possibile per liberarci di questa
qui ancora perfettamente sana e funzionale» sbottò Hermione, occhieggiando con
disgusto alla condizione dei suoi vestiti. «C’è qualcosa che possiamo fare per
aiutarti? Io non sono sicura di potermi reggere in piedi, ma Harry diventa meno
tonto quando siamo nel mezzo dell’azione».
Piuttosto ferito, lui le lanciò un’occhiataccia. «Grazie
tante, Hermione, anche io ti voglio bene» le disse, con una smorfia, sospirando
quando lei gli rispose con un sorrisino ed una stretta di spalle. «C’è qualcosa
di diverso in te, non è vero? Non sei stata così… attiva, prima».
Il modo in cui lei gli sorrise fu sufficiente come conferma.
«Diciamo che ho avuto modo di fare una bella chiacchierata con me stessa ed
accettare cose che prima mi ero
rifiutata anche solo di vedere. Non sto ancora bene, ma almeno sto meglio» ammise, dandogli una delicata
pacca sul braccio, quasi a volerlo incoraggiare. «Se sopravvivremo, magari
potremo far visita al dottor Crave insieme, che ne dici? Prepararci all’arrivo
dei gemelli».
La prospettiva di un futuro abbastanza pacifico da consentire
loro quella libertà lo fece rincuorare,
anche se solo per un momento. C’era speranza, ci sarebbe sempre stata finché
fossero stati insieme, almeno loro
due. «Magari potremmo farlo, sì».
«Per quanto toccante, temo di dover interrompere la vostra
adorabile riunioncina», la voce di Barry era stranamente agitata, nonostante
l’animale non si fosse mosso di un singolo centimetro. «Ho bisogno che voi due
restiate in silenzio, voglio provare una tecnica di ipnosi che mi ha insegnato
zio Newt ma per farlo dovete essere praticamente due statue di sale, non posso
rischiare che l’Aracne si distragga».
Piuttosto preoccupati, Hermione ed Harry si lanciarono uno sguardo,
per poi annuire e restare in perfetto silenzio. Harry dubitava che fosse il
dover fermare la bestiola a preoccupare il magizoologo, probabilmente era stato
il riferimento ai suoi gemelli a ricordargli quanto terribile fosse la
situazione di tutti gli altri. Naturalmente, l’unica persona capace di far
qualcosa per aiutare Ophelia era Kate e lei, forse, l’aveva già raggiunta. Ma non si trattava certo di un
pensiero particolarmente rincuorante.
Lentamente, Barry iniziò a muovere la bacchetta per compiere
strani cerchi concentrici, facendo realizzare ai suoi due compagni d’avventura
di aver fatto cadere l’unica protezione fra loro e le tenaglie avvelenate.
C’era una strana scia verdastra intorno alla punta della sua arma che lasciava
una scia capace di resistere qualche secondo prima di sparire e che stava
realizzando, con i suoi movimenti, dei disegni astratti apparentemente
inspiegabili ma capaci di incantare chiunque vi ci concentrasse per più di
pochi attimi. Era palese che quello non fosse il suo primo tentativo, tuttavia
non c’era presunzione nei suoi movimenti, solo una concentrazione assoluta,
guidata da puro terrore.
Rischiava di non poter raggiungere sua moglie ed il suo
bambino. Rischiava di perderli entrambi senza poter far nulla per aiutarli.
Con una punta di orrore, Harry osservò l’uomo farsi avanti di
un passo alla volta, lo sguardo fisso sugli occhi della bestia che a sua volta
erano puntati sui movimenti della sua mano. Era assurdo che non si stesse muovendo. Assurdo che lui fosse arrivato a pochi centimetri.
Assurdo
che fosse riuscito a spostare la bacchetta e puntargliela in mezzo agli occhi,
stendendolo con un colpo solo.
«Non lo
chiamano Re delle Bestie senza
motivo, sai?».
***
Con la bestia ridotta ad un enorme ammasso informe dai colori
sgargianti, Harry riuscì a tirare un minimo sospiro di sollievo. Una parte di
lui ancora tremava all’idea di cosa
sarebbe stato di loro, se Maine avesse avuto dei riflessi meno pronti, ma
fortunatamente era sovrastata da quella tremendamente grata ed iperattiva al
pensiero di potersi finalmente rendere utile.
«Cosa significa che
avete lasciato andare Kate da sola?»
sbottò Hermione, sconvolta, passeggiando davanti ad entrambi gli uomini come se
fermandosi avesse potuto scatenare un incidente diplomatico internazionale. Non
aveva degnato neppure uno di loro di uno sguardo che non fosse carico di
disappunto e che fosse durato più di tre secondi. Ad Harry era mancata
quell’aria di esasperata superiorità, non la vedeva da anni. «La prima regola
del Codice Banshee è mai andare in
missione da soli, nonostante possa sembrare la scelta migliore!».
Maine strinse le labbra, continuando ad arrotolare magicamente
una corda dorata intorno all’imponente corpo dell’animale addormentato. «Non
credi che avremmo preferito andare con lei? Dovevamo prenderci cura di te. La seconda regola del codice Banshee dice di non lasciare mai qualcuno indietro. Non potevamo certo lasciarti
qui» le fece notare, piuttosto seccato. Sbuffò, una volta finito il suo lavoro,
voltandosi per fronteggiarli entrambi. «Tu non hai visto cos’è successo quando
lei ha aperto la porta, Hermione. Ci sono bestie
qui fuori, bestie che anche io sto faticando a riconoscere. Dubitavo che lei
avesse ragione, quando ha detto che non avrebbero consentito a nessuno di
seguirla, come se fossero state coscienti… ma quando lei ha spalancato la porta
e quelle cose l’hanno afferrata...» rabbrividì, senza poterlo evitare. I suoi
occhi blu si puntarono sulla porta di metallo che li separava dall’oscurità,
quasi avesse potuto scorgere qualunque cosa vi fosse dall’altra parte.
«L’hanno afferrata,
Herm» si premurò di specificare Harry, con una smorfia. «Ho visto mani
artigliate, zampe… era come se delle ombre avessero assunto forma fisica solo
per poterla portare via. Avrebbero potuto fare irruzione in qualunque momento,
probabilmente potrebbero farlo anche ora… ma non lo stanno facendo».
Lei si pizzicò la radice del naso con un sospiro. «Tutto parte
del piano di Tiresias, ovviamente» si
lagnò, guardando a sua volta la porta con aria disgustata. «Hai detto che
sembrano delle ombre? Ed hanno forme diverse e spaventose?» chiese quindi, riflettendo
su quelle che avrebbero dovuto essere le loro possibilità. «Barry?».
L’uomo si grattò la guancia con l’uncino, preoccupato. «Non lo
so, Hermione, non ho mai visto nulla di simile. Non credo siano creature,
quantomeno non conosciute o non tradizionali, sembrano essere usciti
direttamente dai miei incubi di quand’ero bambino».
Un brivido fece sbattere i denti di Harry. Sì, anche lui aveva
avuto incubi simili: bestie informi sbucate dall’oscurità sotto al suo letto,
dalle fessure delle scale che scricchiolavano sopra la sua testa. Quelle ombre
lo avevano perseguitato finché non era stato abbastanza grande da illudersi di non vederle più, finché i
mostri della vita reale non erano diventati abbastanza spaventosi da
sostituirli e dare forma a quelle paure irrazionali dei bambini.
Loro erano sempre stati lì, però. In un angolo del suo
inconscio, nascosti da strati e strati di convinzioni, di coraggio posticcio e
di razionalità. Erano rimasti lì, in silenzio, aspettando solo quell’istante
per emergere dalle sue notti e torturarlo come non avevano più potuto fare da
anni.
«Dai tuoi incubi»
ripeté Hermione, riflessiva, lasciando che il suo sguardo si assottigliasse
come se anche lei avesse potuto improvvisamente sviluppare la capacità di
guardare oltre i muri. Non si era ancora completamente ripresa dalla brutta
avventura nel mondo dei sogni, eppure
era quella che sembrava capace di ragionare meglio, come se l’impatto con la
realtà alternativa non l’avesse sconvolta come era accaduto a loro. Forse
perché vi era rimasta più tempo senza l’influenza di Mulciber? «Dai tuoi incubi!» ripeté, questa volta
più forte, coprendosi le labbra con le mani come se si fosse sorpresa del suo
stesso urlo. I suoi occhi scuri si spostarono da Barry ad Harry e vice versa
per un paio di volte, prima di fissarsi nuovamente sulla porta. «Loro vengono dagli incubi».
Barry la fissò per qualche istante senza comprendere, per poi
sbiancare più di quanto non avesse già fatto e voltarsi a sua volta verso la
porta. In quel momento, Harry comprese tutta la stizza che Ron aveva maturato
negli anni verso lui ed Hermione: era decisamente
fastidioso essere il più stupido del gruppo.
«Qualcuno vuole spiegare a questo semplice Auror cosa sta
succedendo?» azzardò, preoccupato, odiandosi per non aver mai approfondito lo
studio delle creature durante il sesto anno. Avrebbe fatto bene a seguire
Hagrid, magari avrebbe avuto modo di migliorare le sue conoscenze e capire da solo, senza bisogno che gli
venisse spiegata ogni sciocchezza.
Quei due lo ignorarono completamente.
«Kate è riuscita a percepirli immediatamente perché sono creature
oscure? Possono avere a che fare con la morte, credi?».
«Il mondo dei sogni è ciò che più si avvicina al fenomeno
della morte, non mi stupirei se quei cosi
fossero dipendenti dalla morte stessa».
Spazientito, Harry sbuffò abbastanza forte da attirare
finalmente la loro attenzione. «Qualcuno
vuole dirmi qualcosa? Mi sento leggermente escluso, qui».
Hermione gli posò la mano sul braccio, ansiosa. «Harry, quelli
sono Terrori Notturni, sono letteralmente ciò che popola i tuoi
incubi, però riportati alla realtà. Tutto ciò di cui l’uomo ha paura, ma libero
dalle catene dell’immaginazione. Kate aveva ragione quando ha detto che non
c’era modo che voi poteste scappare con lei, se dovessimo mettere un solo piede
qui fuori probabilmente verremmo annientati dal terrore più acuto mai provato».
Il brivido tornò più forte di prima, lasciandolo quasi
stordito. «Cosa possiamo fare? Non possiamo restare qui per sempre e di certo
non possiamo smaterializzarci» mormorò, ansioso, occhieggiando a sua volta alla
porta. Quelle cose avrebbero potuto
fare irruzione da un secondo all’altro, forse aspettavano solo che loro si
spaventassero per bene. «Come li combattiamo?».
Indecisa, Hermione si voltò in direzione di Maine, che aveva
le labbra strette in una linea sottile. «Loro sono paura, tutto ciò che di negativo l’uomo può immaginare» tentò,
passandosi la mano fra i capelli. «Non posso che seguire la stessa linea usata
per Dissennatori e Lethifold».
Il gemito preoccupato della sua migliore amica
confermò il pensiero che si era appena formato nella mente di Harry. Dopotutto,
c’era solo un incantesimo che le
aveva sempre dato problemi.
«Tu vuoi usare l’Incanto
Patronus».
***
Fred Weasley non era mai stato un uomo paziente. Mai, in tutta la sua vita. Si era
sforzato nei due anni che erano serviti ad Hermione per ottenere il suo nuovo
incarico, così che potesse farlo nella massima tranquillità possibile. Aveva
atteso un tempo anche più lungo per farle conoscere i suoi sentimenti, ma in
quel caso era stata più che altro la rassegnazione a parlare, non la pazienza.
Non credeva certo che lei avrebbe messo da parte Ron, non per lui almeno.
Fred non era paziente, ma aveva imparato ad esserlo per le
questioni davvero, davvero
importanti. Tuttavia, mentre aspettava fuori dal Quartier Generale delle
Banshee, insieme ad una piuttosto agitata Rosemary, Theodore Nott e Miss
Peregrine del Ministero, quella piccola stabilità che tanto duramente aveva
conquistato sembrò vacillare pericolosamente.
«Non ho intenzione di aspettare un altro istante» sibilò per l’ennesima volta sua cognata, cercando di
liberarsi dall’incantesimo di costrizione che l’altra donna le aveva lanciato
circa tre minuti dopo essere giunti a destinazione. Quindi parecchio tempo prima. «Non me ne importa un fico secco che lei sia
una Banshee sotto copertura, Peregrine! Mi lasci andare immediatamente, mio padre sta rischiando la vita lì dentro ed io non resterò qui con le mani in mano in
attesa di neppure lei sa cosa!».
Pizzicandosi la radice del naso, la personificazione della
Malasorte sospirò pesantemente. «Credimi, signorina Crave, neppure io vorrei
essere in questa spiacevole situazione mentre i miei pochi colleghi superstiti
combattono contro un male mai affrontato prima» le disse, arricciando la sua
eccezionalmente lunga appendice nasale. «Ma come la piccola signorina Runcorn
ci ha fatto notare, “se entrate nel
castello da soli i mostri vi mangiano”» ripeté alla lettera, sfoderando uno
dei vari talenti che si era scoperto avesse solo nel momento in cui aveva fatto
la sua entrata scenica alla Tana insieme ad un confuso Percy.
Era stata Edelweiss a gestire quel piano, con il suo lessico
da bambina e la sua determinazione da Veggente. Li aveva costretti a fare uno
scambio a dir poco inconcepibile – quantomeno per Fred – e poi aveva chiesto
solamente a quel piccolo gruppo di prepararsi alla battaglia, attendendo un
segnale che avrebbero riconosciuto.
Fred avrebbe giurato che il segnale in questione fosse stato lo scoppio della
battaglia – e Rose aveva immediatamente concordato con lui – ma la Peregrine
era stata lesta nel sottolineare quanto assurda fosse la sua idea. Non avevano
alcuna informazione in più, se anche si fossero buttati nella mischia
difficilmente ne sarebbero usciti vivi.
A pochi metri di distanza da loro, Theodore Nott non aveva
smesso un solo istante di cercare informazioni sulla biblioteca che si era portato dietro. Lui era stato a sua volta
contattato grazie ad Edelweiss, che aveva chiesto a sua madre di chiamare suo
cugino “quello carino”. Audrey aveva
a quel punto informato Percy della bizzarra storia d’amore che era nata fra sua
figlia ed il figlio della sua compianta zia, l’ultimo erede Nott10,
chiedendogli di andare a cercarlo immediatamente. Ritrovato il giovane, erano
bastati pochi minuti in solitudine con la bambina per convincerlo a
partecipare. Nessuno sapeva perché,
nessuno sapeva come, ma le fiamme che
si erano accese nello sguardo dell’ex Serpeverde non avevano consentito che si
potesse mettere in dubbio la sua motivazione.
«Siamo tutti ansiosi di entrare in azione, Rosie» mormorò
allora Fred, dando alla ragazza più giovane una pacca sulla spalla. «Il mio
gemello si sta spacciando per me,
mentre Hermione è ancora dispersa, come Harry e gli altri». Il suo sguardo si
perse sul castello davanti a lui. «Ho visto una delle mie più vecchie amiche
entrare in quel castello completamente circondata da bestie senza forma e non
so quanto possa positiva possa essere questa cosa. Le Banshee non escono mai da
sole».
Miss Peregrine annuì. «Katie Bell non ha mai avuto il permesso
di uscire da sola, se davvero quella che abbiamo visto era lei, deve esserci
una buonissima ragione dietro quel suo comportamento11. Le rare
volte in cui l’ho vista, al Quartier Generale, è sempre stata circondata dai
coniugi Maine».
«Bell è una Succubus» si intromise Nott, sollevando lo sguardo
dai suoi libri solo per un istante. «Se quelle bestie sono davvero ciò che credo che siano, allora lei è l’unica
che potrebbe avere una speranza di sopravvivenza» disse, alzandosi in piedi e
raggiungendoli. «I Terrori Notturni sono creature d’oscurità, sono fatte della
stessa sostanza del potere della Bell, quindi potrebbe non esserne affetta come
noi».
«Hai trovato altro sui tuoi libri? Non c’è un modo per
distruggerli?» si intromise Rosemary, dimenandosi ancora come una bestia in
agonia. In quel momento lui capì perché suo fratello fosse stato tanto
reticente all’idea di lasciarla andare senza di lui. Non era preoccupato che
lei non sapesse difendersi ma, piuttosto, che loro non sapessero tenerla buona. Rosemary Crave non aveva nulla da
invidiare ai draghi cui era tanto legata, soprattutto quando il suo adorato papà era in pericolo.
«Nott, per Merlino!».
«Non c’è nulla sul modo di distruggerli» sbottò lui,
esasperato. «So che per crearli serve un sacrificio di sangue immenso, cosa che credo potremmo
ricollegare alla strage degli ex Mangiamorte, ma per il resto il libro è molto
vago. Sono creature apparse raramente
nella storia, di solito sparivano insieme a chiunque avesse provocato le
stragi».
Fred sospirò. «Quindi dobbiamo uccidere Sisifo o, quantomeno,
la sua incarnazione momentanea» sbottò, portandosi una mano alla fronte e
stringendosi le tempie per cercare di alleviare il terribile mal di testa che
l’aveva colpito. Tornare in vita non era stata la passeggiata che lui aveva
sperato fosse, ma non poteva certo lamentarsi. «Se vi può consolare, dubito che
lui sia tornato del tutto, quantomeno non ancora. Ma è forte».
«Come fai a dirlo, Weasley?» si intromise la Peregrine,
osservandolo come qualcun altro avrebbe osservato una bestia rara. «La vostra
famiglia non ha mai avuto alcun collegamento con il sangue della Morte».
«Sono stato resuscitato non più di due giorni fa, da quel
momento ho come una… uhm… sensazione»
ammise, con una smorfia. «So con assoluta certezza, per esempio, che Kate sia
decisamente meno al sicuro di quanto non pensiamo».
Nott annuì. «È perché lei
ti ha riportato in vita» spiegò, indicando il suo libro. «Esiste un
collegamento molto forte fra Negromante e Risvegliati, probabilmente tu saresti
il primo a sentire se lei dovesse tirare le cuoia».
«Confortante».
«Preferirei non mettere in conto la morte di nessuno,
sinceramente» proclamò una voce dalla loro spalle, un attimo prima che da oltre
gli alberi facesse la sua comparsa Barry Maine, seguito a ruota da Harry ed
Hermione. Fred non si sentì mai tanto sollevato come in quel momento.
«Soprattutto non quella di Trina».
A sua volta sollevata, la Peregrine si fece avanti, allungando
la mano per stringere quella di Barry. «Siete vivi, non sapevamo cosa fare, quando il Dottore mi ha detto di
stare all’erta perché non era stata autorizzata una missione di salvataggio ho
davvero temuto per il peggio» sbottò, azzardandosi addirittura ad abbracciare
leggermente Hermione, sotto lo sguardo attonito di Harry.
È davvero
un po’ tardo, pensò Fred, sentendo la voce di Kate risuonare
nei meandri del suo cervello, mentre si faceva avanti per strappare Hermione
dalle braccia della Peregrine e la stringeva a sé.
«Il Dottore aveva dei sospetti, quindi» sospirò Maine,
lanciando un’occhiata ansiosa al Quartier Generale. «E se lui aveva sospetti,
non dubito che fossero più che fondati. Voi cosa state facendo qui?».
«Aspettiamo che dal cielo cada la soluzione per sconfiggere o,
quantomeno, rallentare i Terrori Notturni, così da aiutare i pochi agenti
ancora in vita e andare ad aiutare Draco, la Bell e gli altri, tra cui anche
l’altro gemello Weasley» spiegò velocemente Nott, decisamente arrabbiato ma
capace di contenersi molto meglio di Rosemary, che non aveva prestato la minima
attenzione a nessuno di loro perché troppo presa dai suoi tentativi di fuga.
«Cosa fa George al
Quartier Generale?»
«Siete fortunati, allora» si intromise Harry, impedendo ad
Hermione di chiedere ulteriori spiegazioni, facendosi avanti ed indicando il
grosso castello in subbuglio. «Noi
abbiamo la soluzione adatta».
«Era ora, cazzo» si
lamentò proprio Rose, riuscendo finalmente a liberarsi, complice il movimento
silenzioso della bacchetta di Miss Peregrine. «Possiamo far saltare in aria il
dannato portone, adesso?».
Svariate paia di occhi su puntarono su Fred.
Oh, beh…
«Fatevi da parte, Seamus Finnigan mi ha insegnato un paio di trucchetti che potrebbero fare giusto al caso nostro».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Nessuno aveva capito chi
fosse Sisifo, io sono molto soddisfatta.
Una bella riunioncina
prima della botta finale, non credete fosse necessaria?
Ah, io amo Rosemary Crave con tutto il mio
cuore e sono così felice di averla lasciata sana e salva almeno in questa ff.
Peccato per il Dottore.
Punti importanti:
» * - Il tempo è una cosa preziosa/ guardalo volare mentre
il pendolo oscilla/ guardalo passare fino alla fine dei giorni/ l’orologio
ticchetta via la vita. In una
fedele imitazione del Bianconiglio, mi sento di specificare che il tempo sta
effettivamente finendo.
» 1 – Harry è stato
il primo a riprendersi, quindi gli altri non hanno idea di cos’abbia visto.
Barry non sapeva che Harry avesse scoperto della parentela con Ophelia.
» 2 – Come Draco aveva
detto ad Ophelia, Harry non potrebbe mai
arrabbiarsi con la sua ultima parente “paterna” in vita.
» 3 – Ho scritto una
cosa inventatissima, non ci sono riscontri di alcun tipo nei libri ma non
sapevo bene che pesci prendere. Abbiate pazienza, studio legge e non medicina,
non sono proprio sicurissima che una pratica simile possa effettivamente fare
del bene, ma, ehi, magia.
» 4 – Chi crede che Harry non si incolpi della morte di Ron
è pregato di alzarsi, mettersi in un angolo e vergognarsi. Ovviamente Harry non
riesce a chiudere gli occhi senza vedere il suo migliore amico ridotto ad un
vegetale. Ovviamente si è sentito
responsabile sia per lui che per l’ipotetica morte di Hermione.
» 5 – Fun Fact: non ho la
minima idea di come funzionino i
ragni, quindi qualsiasi riferimento successivo è puramente frutto della mia
fantasia. I ragni mi fanno piuttosto schifo (anche se mai quanto gli scarafaggi).
» 6 – Finalmente il mio Barry è nel suo vero
elemento! No, non è pazzo, è semplicemente entusiasta di rendersi utile. A lui
piacciono le bestiole, come piacciono ad Hagrid. O a suo zio Newt. Che bello avere a che fare con le
bestiole. Ci piacciono tanto, soprattutto quando sono grosse e con tanti denti,
zampe, occhi ecc…
» 7
– Random Fact: Harry ha incontrato Newt in più di un’occasione ed ha avuto
modo di sorprendersi per come un vecchietto potesse essere così arzillo con
bestione dieci volte più grosse di lui. Chi lo sa da chi ha preso Barry.
» 8
– Piccola Backstory: Ophelia ha avuto un faccia
a faccia con Aragog durante una punizione serale con Hagrid. Perché era in
punizione? Perché durante il suo ultimo anno – il primo anno del professor Piton – è stata misteriosamente coinvolta
in una serie di strani avvenimenti nei sotterranei, tutti con vittima il povero insegnante di Pozioni. E io difenderò la mia Philly fino alla
morte, è stato Piton ad iniziare con i dispetti. Provate ad immaginare l’essere
l’unica parente in vita di James Potter e di dover superare i MAGO in Pozioni
con Piton. Vi sfido a provarci.
Sfortunatamente
per Mocciosus, Ophelia aveva un raro talento per gli intrugli, quindi è
riuscita comunque a diplomarsi con il massimo dei voti e ad essere ammessa al
Corso al San Mungo. AH!
» 9
– Per caso si nota tanto il mio aver inventato tutto di sana pianta?
» 10
– Come ho accennato, Audrey ed Edelweiss sono delle Runcorn e i Runcorn sono
una vecchia e spocchiosa famiglia purosangue. Nella nostra situazione, la madre
di Theodore Nott era sorella del padre di Audrey, quindi lui è suo cugino. Per
quanto Nott padre non abbia alcun rapporto con loro, Audrey e Theodore si sono
visti più volte ed Edelweiss si è totalmente innamorata di lui. Anche se la
poverina sa di non avere speranza.
» 11
– Ovviamente loro non hanno la minima idea di cosa stia succedendo, non
sanno perché Kate era da sola. E
perché Katie non era mai lasciata a se stessa al Quartier Generale? La sua
instabilità, prima di Draco, unita al temperamento da fiera irlandese, la
rendevano piuttosto irascibile. Una Succubus irascibile non è una buona cosa.
Ø Piccolo appunto: l’esplosione
del portone è la stessa esplosione che Kate ha sentito nel capitolo precedente,
giusto per darvi il contesto temporale. Mentre loro si fanno strada al piano di
sotto, Kate viene “rianimata” da Draco e decide di provare il tutto per tutto
con la madre di Winter.
Sono stata sul punto di
mettere in mezzo il mio adorato Seamus, ma ho pensato che avrebbe rischiato di
morire e così ho evitato. Almeno lui devo salvarlo.
Ormai mancano due o tre
capitoli al massimo, wow. Ci siamo
quasi gente, preparate i vestiti per il lutto, perché ne avrete bisogno.
Mi dispiace.
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie