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Autore: _Bri_    03/10/2017    3 recensioni
[STORIA IN FASE DI REVISIONE]
Matilda è controversa, fredda e pragmatica. Il colore dei suoi occhi riflette quello del gemello ma nonostante l’aspetto, che rivela lo stampo della sua famiglia, la ragazza si sente distante anni luce da questa, trovando conforto solo nelle mura di Hogwarts. E proprio all’interno della scuola Matilda conoscerà l’amicizia e l’amore, per cui lotterà fino alla fine, dimostrando che non sempre la mela cade vicino l’albero.
[Dal capitolo 9]
-Mio padre mi ucciderà-
-Per cosa? Non hai fatto nulla, non ancora almeno-
Barcollò pericolosamente verso di lui, attirata da quelle dita impossibili da gestire
-Anche il solo fatto che mi piaccia un traditore del proprio sangue è un grande affronto-
Le labbra di George si incresparono in un ghigno divertito, e poi cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, gesto tanto eloquente e sfacciato, quanto irresistibile
-Quindi stai dicendo che ti piaccio-
-Mi sembrava lo avessi ammesso anche tu, signor Weasley-
-Oh…ma io sono stato decisamente più generico-
La mano di George passò dietro la schiena di Matilda
-E allora che ci fai ad un centimetro dalla mia bocca?- sussurrò leziosa lei
-Lo trovo un ottimo posto, dove tenere la mia-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO VI
 
Senza zucchero
 
Spalancò gli occhi. La stanza era inghiottita da quel buio che stava ad indicare una notte ancora profonda, senza la speranza che il sole sorgesse di lì a poco, a colorare le pareti.
Afferrò la vestaglia, così la infilò e schiuse la porta con accortezza, badando bene a non fare il minimo rumore, per poi richiuderla dietro di sé e con altrettanta delicatezza schiuse quella di Draco e lanciò uno sguardo dentro: il fratello sembrava dormire ancora profondamente, nella sua solita posizione supina, era composto anche mentre dormiva, pensò.
Senza indugiare troppo richiuse la porta e si avviò verso le scale che l’avrebbero condotta nel piano inferiore del maniero, i piedi scalzi a contatto con il legno caldo.
Sentì delle voci provenire dallo studio di Lucius che riconobbe distintamente appartenere ai suoi  genitori.
Che strano, sono ancora svegli, pensò. Intenzionata a non far loro accorgere che anche lei era in piedi, superò frettolosamente la porta socchiusa dello studio, ma il tono preoccupato di Narcissa la fece bloccare accanto alla porta schiusa.
-Dobbiamo pensare a noi, Lucius…- sussurrò la donna.
-Ci sta chiamando Cissy, non possiamo fare altro che rispondere.-
Matilda decise di spiare dalla fessura; una fitta le colpì la testa nel realizzare chi fosse il soggetto della loro conversazione.
Gli occhi grigi si sgranarono, quando vide il padre, il cui volto non aveva più nulla di fiero ed altezzoso, ridotto solamente ad un groviglio di rughe contrite attorno agli occhi e la fronte. L’uomo tirò su la manica dell’abito e lasciò scoperto, con orrore di Matilda, il marchio nero simbolo dei mangiamorte, che sembrava contorcersi sul braccio pallido del padre.
-Ti prego Lucius, fai attenzione: il Signore Oscuro ti sta tenendo sotto sorveglianza. Pensa ai nostri figli.-
La mano tremante di Narcissa sfiorò il volto del padre, come volesse distenderne tutte le rughe disperate.
Lucius Malfoy socchiuse gli occhi, così poggiò la mano sinistra sul marchio nero ed in un attimo si smaterializzò.
Matilda trattenne il fiato e velocemente si allontanò non volendo rischiare di essere sorpresa dalla madre.
Risalì velocemente nella sua stanza e si fiondò sotto le coperte senza nemmeno togliersi la vestaglia. Un fiume di pensieri prese ad inondarle la testa ed un forte senso di nausea le colpì lo stomaco: Harry Potter e Silente avevano ragione quindi. Colui-che-non-deve-essere-nominato era tornato e suo padre gli prestava nuovamente servizio. Cercò di distrarsi da quel pensiero, eppure per quanto si sforzasse non riuscì proprio a togliersi dalla mente l’immagine disgustosa del marchio nero che vibrava sul braccio del padre come un animale attaccato alla preda. Quando riuscì a riprendere sonno ormai il sole stava sorgendo e lei crollò in un incubo fatto di serpenti antropomorfi sigillati dietro porte chiuse.
 
Nei giorni che seguirono la giovane Malfoy cercò di riprendere lucidità: cosa avrebbe dovuto fare ora che aveva visto suo padre rispondere alla chiamata del Signore Oscuro? Con estrema cautela valutò le possibilità che aveva davanti; avrebbe dovuto avvisare qualcuno di quello che aveva visto? Escluse di parlarne con Draco, non voleva dare al fratello altri pretesti per appoggiare le idee malsane dei seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato ed era sicura che se avesse saputo che il padre era tornato a servirlo, si sarebbe fatto influenzare con estrema facilità.
Allora doveva parlarne con la madre? Ma perché mai poi? Di certo non avrebbe voluto affrontare la cosa, non con sua figlia, che riteneva ancora una graziosa creatura da proteggere.
Maledisse i suoi genitori e la sua famiglia per averla messa al mondo; l’avevano costretta ad affrontare la realtà dei fatti, l’avevano obbligata a vivere nella consapevolezza di essere sangue puro di mangiamorte. Tirò un calcio alla sedia che aveva vicino, proprio mentre Draco fece ingresso nella sala principale della villa.
-Nervosetta questa mattina? Che c’è, non sei riuscita a fare tutti i compitini assegnati?-
Matilda fulminò il fratello con lo sguardo, lasciandolo basito –Tutto bene Matt?-
-Si- rispose secca lei –Tutto benissimo.- si frenò dal lanciare un altro calcio alla sedia, che tirò su con stizza. –Forza, dobbiamo finire i compiti di pozioni, o Snape ci renderà la vita impossibile.-
Draco sbadigliò vistosamente e poi tornò a guardare la sorella incuriosito –Con questo spirito finirai per far scoppiare il calderone, sicura che vada tutto bene?-
-Ti ho già detto di si! Che c’è sei diventato sordo?!-
Il ragazzo decise di sorvolare –Donne in piena crisi ormonale, chi vi capisce…-
Forse la decisione migliore che potesse prendere era parlare direttamente con il preside; tornata ad Hogwarts avrebbe preso al più presto un appuntamento con lui.
Da una parte si sentiva una traditrice, come poteva anche solo pensare di tradire Lucius? Era pur sempre suo padre del resto e forse quella confessione avrebbe finito per rovinare tutti loro. D’altro canto non era di certo colpa sua se la sua famiglia aveva scelto di stare dalla parte sbagliata della barricata; il pensiero del Signore Oscuro le metteva i brividi e l’unica cosa di cui era certa era di non volere aver nulla a che fare con lui e con chi appoggiava la sua causa malata e sanguinolenta.
 
Un giorno Lucius rientrò dal ministero con aria tronfia, pareva che tutta l’angoscia che aveva riscontrato sul suo viso qualche notte prima si fosse dissolta. Da una conversazione tra i suoi genitori colse che Harry Potter era stato espulso dalla scuola di magia di Hogwarts per aver usato la magia, quell’estate. Tentò di non intervenire, anche se avrebbe voluto sapere ogni dettaglio della faccenda.
-Sfregiato ha proprio commesso un passo falso, ora ne vedremo delle belle.- Draco era al settimo cielo, quella notizia lo aveva messo decisamente di buon umore. Si trattenne da lanciare un pugno in pieno volto al fratello. Quale fosse il motivo per cui Harry Potter avesse usato la magia sentiva che c’entrasse qualcosa con il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, eppure suo fratello non era affatto toccato dalla questione, limitandosi invece a gongolarsi a seguito della notizia che il suo più acerrimo nemico non avrebbe più messo piede ad Hogwarts. Matilda avrebbe voluto scrivere ad Hermione chiedendole spiegazioni, ma non sapeva dove quella si trovasse in quel momento; inoltre dopo quel bisticcio con Ginny l’aveva evitata con cura, scambiando con lei solo dei saluti a mezza bocca. Era estremamente dispiaciuta, del resto Hermione non c’entrava niente ed aveva anche dimostrato tutta la volontà di riappacificarsi con lei. Le avrebbe parlato non appena fossero tornate ad Hogwarts.
Per fortuna ebbe una fonte di distrazione quando ricevette la lettera di Daphne, in cui l’amica le raccontò che non solo si stava tenendo segretamente in contatto con Lee Jordan, scambiandosi con il ragazzo almeno una lettera a settimana, inoltre pare si fossero incontrati qualche giorno prima a Diagon Alley ed il ragazzo era riuscito finalmente a strapparle un bacio. Daphne ci tenne a precisare che inizialmente lo aveva scansato bruscamente, Matilda rise pensando fra sé alla reazione di pancia dell’amica, persino poteva sentire distintamente le sue parole: Gli ho forse dato il permesso di fare una cosa del genere?!
Eppure pare che Lee fosse riuscito ugualmente nel suo scopo, dato che Daphne aveva continuato la lettera descrivendo nel dettaglio il bacio intenso e profumato che si erano scambiati.
Ovviamente non devi dirlo ad anima viva! Nemmeno mia sorella sa di quello che è successo, mantieni il segreto o non ti risparmierò una fattura che ti farà cadere tutti quei bei ricci candidi che ti ritrovi!
Non vedo l’ora di tornare ad Hogwarts, ma solo perché voglio rivederti sia chiaro!
A prestissimo.
 
Daphne Greengrass
 
Sorrise nel leggere quelle righe spensierate, ma subito ricrollò in un vortice di malessere. A quel punto decise che era giunto il momento di dedicarsi alla lettura del libro regalatole dai gemelli Weasley; male non le avrebbe fatto.
 
Finalmente, salvifico, giunse il primo settembre. Si era svegliata decisamente presto e per le 6:30 del mattino era già pronta. Quando si recò nella sala si stupì nel trovare sua madre seduta al tavolo, pronta prima di lei: era una donna meravigliosa, con i capelli acconciati alla perfezione ed il trucco impeccabile ad illuminarle il viso maturo. Narcissa, nel vedere la figlia, piegò le labbra in un’espressione di dolore.
-Matilda…la treccia…-
La ragazza sedette al tavolo ed evitò lo sguardo della madre. –Ci ho pensato da sola.-
Con quell’affermazione era riuscita a spezzare il cuore della madre. –Ma era il nostro rito…-
A quel punto alzò le pupille algide e le piantò in quelle scure della madre –Le tradizioni possono essere spezzate mamma, certe volte è giusto così, non ti pare?-
Narcissa strinse i pugni sopra il tavolo e con sforzo riacquisì un’espressione fiera e dura.
Aveva sempre pensato alla figlia come una giovane ragazza indipendente ed orgogliosa, ma mai avrebbe pensato che sarebbero arrivate a quel punto. Quell’estate erano state più distaccate del solito e spesso Matilda scompariva per intere giornate, per rincasare solo a tarda sera e condividere la cena con i genitori ed il fratello. Ogni volta adottava una scusa differente, sotterfugi sempre e soltanto legati alla mole di studio e alla preparazione degli esami del G.U.F.O che avrebbero dovuto affrontare a fine anno. Persino quando lei e Draco, qualche giorno prima, avevano ricevuto da Hogwarts la spilla che faceva di loro i nuovi prefetti della casa Serpeverde, Matilda si era rifiutata di festeggiare con la famiglia, rispondendo algida che non c’era nulla da festeggiare, senza dilungarsi in spiegazioni. Ora erano l’una di fronte all’altra. Nonostante Narcissa sperasse che quelli della sua bambina non fossero che semplici moti di ribellione adolescenziali, in cuor suo sentiva che molto di più era nascosto dietro quegli occhi gelidi e quelle labbra serrate.
-Avremmo dovuto parlare molto di più.-
Matilda strinse appena gli occhi –Beh, avresti potuto sforzarti molto di più per rendermi partecipe, non trovi?-
-Non mi piace affatto il tono che stai usando con me, sono pur sempre tua madre.-
La giovane Malfoy sibilò una risata amara –Eccola qui, la frase più scontata che avresti mai potuto pronunciare. Sappi, mamma, che un tale assenteismo me lo aspettavo da mio padre, mai però avrei pensato che anche tu mi avresti trattata come una ragazzina inconsapevole. Io non sono come Draco; non solo non ho bisogno di essere protetta, sono anche in grado di decidere con la mia testa. Certo sarebbe stato tutto molto più semplice se tu fossi stata in grado di dirmi come stavano andando le cose. Purtroppo mi sono dovuta schiarire le idee da sola. Ora scusami, ma voglio fare colazione.­-
Proprio mentre Narcissa stava per replicare, Lucius fece il suo ingresso nella sala con un gran sorriso e si affrettò ad avvicinarsi alla figlia per lasciarle un bacio sulla fronte. Quel bacio candido la raggelò, ma rimase immobile e continuò a sorseggiare il suo tè passivamente.
-Matilda, non hai zuccherato il tè.-
-Senza zucchero. Io prendo il tè senza zucchero.- e con quella risposta mise la parola fine a quell’amara conversazione con la madre. Lucius sembrò non rendersi conto di nulla e prese a fare raccomandazioni a Matilda e Draco, giunto poco dopo di lui.
Alla stazione di King’s Cross si limitò a salutare i genitori con un rapido gesto della mano e frettolosamente salì sul treno; doveva recarsi subito nel vagone in cui si sarebbe riunita con gli altri prefetti, ma prima ancora avrebbe dovuto sistemare i bauli e Juno da qualche parte.
Narcissa seguì con lo sguardo la figlia salire sul treno e nel vedere, attraverso il vetro, l’espressione della figlia mutare e rilassarsi, una fitta allo stomaco la colse. Sospirò e poggiò la mano al braccio del marito e con lui si allontanò.
Matilda non si stupì affatto di trovare fra i prefetti la sua amica Hermione, ma grande stupore invece la colse quando individuò Ronald Weasley come altro prefetto della casa Grifondoro. Raccolse coraggio e si avvicinò ad Hermione e con tocco delicato le sfiorò la spalla e la fece voltare –Ciao Hermione…- La ragazza sgranò appena gli occhi –Matilda, anche tu un prefetto!- e con gioia la abbracciò forte e quell’abbraccio pose fine ad ogni discussione fra le due.
-Hermione io…voglio scusarmi con te.- si scostò da lei e la guardò con occhi sinceramente dispiaciuti –Sono stata una stupida a comportarmi in quella maniera, puoi perdonarmi? Non ce l’avevo con te e non avrei dovuto metterti in mezzo.-
La giovane Granger scosse la testa –Sono io che devo scusarmi con te, non dovevo permettere che Ginny ti parlasse in quella maniera…- Poi la guardò e sembrò intristirsi; esattamente Matilda non capì perché Hermione la stesse guardando in quel modo cupo e desolato, ma le due vennero interrotte dalla voce del fratello –Disgustoso. Risparmiatevi queste effusioni, siete prefetti.- Draco era dietro di loro con la spilla da prefetto in bella vista sulla divisa. Matilda gelò il fratello con lo sguardo –Vuoi iniziare l’anno scolastico litigando Draco? Non ti conviene, sai?-
Anche se silenzioso, Ron aveva la faccia di chi la pensasse come Draco; era evidente che non vedesse di buon occhio l’amicizia fra Matilda ed Hermione, ma per non scatenare la furia di quest’ultima si guardò bene dal commentare.
La scintilla della lite venne comunque sopita dalle spiegazioni che vennero date loro per quanto riguardasse il loro ruolo da prefetto: prima di tutto dovevano fare delle ronde sul treno ed assicurarsi che l’ordine e la disciplina fossero mantenuti e così doveva essere ad Hogwarts; Matilda si trovò a pensare che tutto quel potere avrebbe dato alla testa a Draco e sospirò, consapevole che avrebbe dovuto fare il doppio del lavoro per cercare di mantenerlo buono e di non permettergli di esagerare. Quando si ritrovarono sole per un momento, Matilda tirò da una parte Hermione; non sapeva se stesse facendo la cosa giusta, ma la sua amica era molto saggia e l’avrebbe ascoltata con pazienza –Senti, ho bisogno di parlarti. So quello che è successo ad Harry Potter…e anche che tutto si è risolto per il meglio per lui. Però ho delle cose importanti da dirti. Anche domani andrà bene, ma devo parlarti da sola, va bene?-
La grifondoro la guardò sospettosa, poi annuì –Va bene, appena avremo capito quali sono i nostri orari delle lezioni possiamo darci appuntamento al bagno delle ragazze al secondo piano, ok?-
 
I corridoi del treno erano estremamente chiassosi; la giovane Malfoy si ritrovò subito ad ammonire qualche studente troppo esuberante e quando si scontrò con le chiome fiammeggianti dei gemelli Weasley, intenti ad intrattenere con i loro giochetti alcuni studenti del primo anno, il suo volto si fece particolarmente duro nonostante sentiva il suo stomaco fare una brusca capriola. Si avvicinò ai due con passi pesanti.
-Volete iniziare l’anno dando subito spettacolo? Non avete i M.A.G.O. quest’anno? Dovreste dare il buon esempio.-
Entrambi si voltarono a guardarla e, seppur qualunque altra persona avrebbe avuto difficoltà a distinguere Fred da George, lei non aveva avuto nessun dubbio fin da subito. Inizialmente entusiasta di vederla, subito dopo gli occhi nocciola di George parvero spegnersi ed il cuore di Matilda prese a battere più del normale –Ah, sei prefetto anche tu eh? Mi ci sarei giocato la scopa, lemonsoda.- Anche se tentò di riprendere vivacità, Matilda notò che George sembrava ancora dispiaciuto ed amareggiato proprio come l’ultima volta che l’aveva incontrato. Evidentemente la sorella non gli aveva spiegato come erano andate le cose fra di loro prima dell’estate e questo la fece arrabbiare. –Beh, purtroppo per voi è così. Lasciate perdere questi studenti, per piacere, non voglio essere costretta a sottrare subito punti alla vostra casa.- E con il rossore in volto che tradiva tutta la sua sicurezza proseguì lungo il corridoio.
-Felice di rivederti anche io, comunque!- George quasi le sputò quelle parole addosso, per cui si fermò e si voltò a guardarlo. Stava per rispondere, voleva chiedergli scusa per essere sempre così acida e sgradevole con lui, ma le parole le morirono in gola e senza dire nulla, se ne andò.
Perché ogni volta che quel Weasley incrociava la sua strada a lei sembrava che un’altalena emotiva le ballasse nella pancia?
Decise di raggiungere Daphne ed Astoria, che trovò sedute in maniera tutt’altro che conveniente in uno dei vagoni occupato interamente da serpeverde. Quando le vide si accasciò di fianco a loro e sospirò –Sono già stanca, possibile che le lezioni non siano ancora iniziate ed io sia già stanca?- sbuffò infastidita.
Daphne si ricompose e abbandonò il libro che stava leggendo –E ti lamenti anche? Sei prefetto
Signorinaperfezione, questo non è che l’inizio per te! Comunque spara, come mai quell’aria afflitta?- Matilda guardò l’amica con sguardo complice –Non ora…- sussurrò temendo che qualcun altro, tra cui Astoria che non si sentiva di coinvolgere nei suoi tumulti emotivi, potesse farsi gli affari suoi.
Daphne insistette –Se non ora, quando? Fra poco saremo immerse di compiti, già le vedo, le nostre scrivanie interamente occupate da enormi e polverosi libri, che sarai stata tu, tra parentesi, a portare. Concedimi almeno un po’ di distrazione!-
Matilda guardò in direzione di Astoria, presa a sistemarsi i capelli, per poi tornare su Daphne, nella speranza che la bionda capisse di dover tagliare corto –Avremo tutto il tempo questa sera, così ci racconteremo a vicenda, non trovi?- Daphne deglutì, consapevole che prima o poi avrebbe dovuto parlare all’amica dello strano rapporto che stava instaurando con Lee Jordan, così tornò ad immergere il naso nelle pagine del libro che stava leggendo.
 
Una spiacevolissima sorpresa giunse agli studenti quando Silente presentò a loro tutti la nuova insegnante di Difesa contro le arti oscure: una donnina disgustosa, con la faccia da rospo ed un terribile completo rosa confetto era seduta composta e sorridente fra i docenti. Dolores Jane Umbridge, sottosegretario anziano al Ministero della Magia, aveva fatto il suo ingresso ad Hogwarts per volere del ministro Fudge e da subito sembrava voler imporre un nuovo e quantomeno imbarazzante registro nella scuola. Nessuno prima d’ora aveva preso parola dopo il discorso introduttivo di Silente, invece la Umbridge si impose e pretese di parlare, dando voce a quelle parole che avevano tutta l’aria di essere espressione delle volontà del Ministero. Quando frequentò la prima lezione con la Umbridge, che da subito aveva riservato un trattamento di favore per lei e per Draco, Matilda si infuriò quando quell’orrida strega aveva dichiarato che non avrebbero usato la magia durante le sue lezioni, ma avrebbero appreso la difesa contro le arti oscure in modo assolutamente sicuro ed approvato dal Ministero della Magia, il che voleva dire riporre le bacchette nel cassetto e limitarsi a leggere il nuovo libro di testo che sembrava essere stato scritto prima della prima guerra magica, vista la povertà di argomenti e la totale assenza di spunti avanguardistici.
Ancora confusa ed infervorata dalla lezione con la professoressa Umbridge, la giovane Malfoy si recò a lezione di pozioni, durante la quale il professor Snape aveva affidato loro una pozione molto difficile da realizzare, La bevanda della pace, che poteva essere argomento d’esame del G.U.F.O. Fu in quel frangente che rivide Harry Potter, il quale aveva fatto una pessima figura, preparando una pozione talmente scadente da meritarsi uno 0 per questo. Dopo aver consegnato il suo distillato quasi perfetto, Matilda indugiò vicino alla cattedra del professor Snape in attesa che gli altri studenti defluissero.
-Professore, avrei bisogno di parlarle un momento.-
Fu tramite Snape che Matilda fissò un colloquio con Albus Silente che ci sarebbe stato solo la settimana successiva.
Nel frattempo avrebbe dovuto svolgere le attività di prefetto, si sarebbe preparata per l’ammissione nella squadra di Quidditch e avrebbe dovuto affrontare proprio con il professor Snape un colloquio individuale per parlare dei programmi che aveva per il futuro una volta diplomatasi, per non parlare della mole di studio da affrontare per i G.U.F.O. Insomma non aveva un minuto di tempo libero.
 
-Allora come è andata la tua estate?- Matilda ed Hermione si erano ricavate un momento di tranquillità nel bagno desolato del secondo piano. Matilda prese a mordicchiare le cuticole intorno al pollice con nervosismo. –La mia è stata un’estate orribile Hermione, decisamente orribile.- l’amica la fissava silenziosa, lasciandole il tempo di trovare il coraggio di parlarle.
-Senti…a scuola si dice che Harry Potter sia un megalomane uscito di senno proprio come il professor Silente…- Hermione deglutì ed indurì lo sguardo –Io mi fido di Harry e di quello che ha detto; le persone dovrebbero imparare a tenere la bocca chiusa e smetterla di seguire le fanfare della Gazzetta del Profeta!- La grifondoro era particolarmente indispettita e Matilda non trovava proprio il coraggio di aggiungere nulla. Quando perse lo sguardo sul pavimento del bagno, Hermione si rese conto di aver sbraitato per troppo tempo e che l’amica non aveva proferito parola. –Matilda, c’è forse qualcosa che vuoi dirmi in merito ad Harry?-
La giovane serpeverde alzò gli occhi, occhi ormai gonfi di lacrime, cosa che lasciò talmente spiazzata Hermione che si affrettò a carezzarle la spalla –Che succede? Come mai…- Ma Matilda prese a singhiozzare e nonostante le parole di conforto dell’amica, non riuscì a smettere se non svariati minuti dopo, quando credette di aver esaurito ormai tutte le lacrime che aveva in corpo.
-Io gli credo Hermione, credo ad Harry e al fatto che…Tu-sai-chi sia tornato…- si asciugò gli occhi con la manica. –Ne ho avuto la prova.-
Hermione sgranò gli occhi non riuscendo proprio a nascondere lo stupore. –Ma come…-
-Giuramelo, giurami che non farai parola con nessuno Hermione! Ho già…ho deciso di parlarne con il preside, mi recherò nel suo studio fra qualche giorno e gli riferirò quello che so.-
La giovane grifondoro tentò di chiedere maggiori spiegazioni a Matilda, ma quest’ultima non aggiunse altro, si limitò in effetti a ribadire che era cosciente che Voldemort, badando bene a non nominarlo mai, fosse tornato e che Harry Potter era vittima del vile ministro Fudge che evidentemente voleva tacere la cosa.
-Ti ringrazio Matilda. Sai, sei stata molto coraggiosa. Fidati di Silente e parla liberamente con lui, sono certa che sia la persona più adatta ad ascoltarti. Comunque conta pure sul mio silenzio.-
Matilda alzò gli occhi ancora umidi per guardare l’amica e tentò un debole sorriso –Sai Hermione, si può dire tutto di noi serpeverde, tranne che siamo coraggiosi; quella è una prerogativa tutta vostra.-
 
 Il professor Snape riferì a Matilda che Albus Silente avrebbe rimandato il loro appuntamento e lei mostrò una faccia decisamente affranta.
-Matilda, sai che se hai bisogno di un consiglio puoi sempre fare riferimento a me. Qualcosa ti affligge?-
La giovane Malfoy non si sentì di confidarsi con il professore di pozioni, d’altronde le voci che lui fosse un mangiamorte redento erano giunte col tempo a Matilda, per cui ringraziò educatamente ma declinò l’offerta, nonostante l’insistenza di Severus.
Non le restava quindi che dedicare le proprie energie nelle audizioni per il ruolo di Cacciatore. Nonostante le regole ferree che la Umbridge stava imponendo agli studenti, instaurando un clima di repressione tale che quasi costò l’impossibilità alla casa Grifondoro di rimettere in piedi la squadra, per quanto riguardò i Serpeverde non ebbero alcun problema a riguardo, per cui le audizioni si tennero nella seconda settimana di lezioni e Matilda fece il suo ingresso in campo, conquistando il ruolo di cacciatore con grande invidia di molti altri studenti. Le malelingue non tardarono a spifferare in giro che l’unico motivo per cui Matilda aveva ottenuto il ruolo fosse essere una Malfoy, ma la ragazza non dette peso alle maldicenze, conscia di essere una brava giocatrice. Alla fine di quella lunga giornata fece ingresso nella sala grande con la divisa infangata, ma tronfia e su di giri.
-E così ce l’hai fatta, mi dicono.-
Dietro di lei, con il solito sorriso sornione, George la osservava divertito. Matilda si imbarazzò talmente tanto di farsi vedere in quelle condizioni che si affrettò a sistemare i capelli in una cipolla e a spolverarsi il viso con le mani.
Ma che stupida, quando le nostre squadre si scontreranno mi vedrà in condizioni ben peggiori!
-Emh…si ce l’ho fatta, come dici te, me la cavo bene con i lanci. Senti George…-
-Sentimi tu, perché dopo che ti sarai tolta tutto quel fango di dosso non ci vediamo? Vorrei parlarti. Ma preferirei non farmi vedere in giro con una ragazza tanto sciatta, ne varrebbe della mia reputazione, sai.-
Come riusciva a farla arrossire George Weasley mai nessuno al mondo era stato in grado.
-Caro signor Weasley, questo non è che il segno dell’emancipazione! Comunque sai, vorrei…ecco. Si. Dovrei parlarti anche io, però come si fa con la Umbridge, quella è sempre pronta a trovare motivi per dispensare punizioni…-
George rise attirando l’attenzione su di sé di molti studenti pronti a consumare la cena.
-Per chi mi hai preso signorina Malfoy? Sono pur sempre George Weasley, io. I sotterfugi sono il mio mestiere!-
Matilda abbassò il tono e scosse la scopa che teneva salda in mano –Non farmi fare cose illegali, sono pur sempre un prefetto!-
Ma non disse di no, si affrettò solo a correre via e scendere nel proprio dormitorio, trascinando con sé Daphne che stava già per affondare la faccia in un arrosto che aveva un aspetto decisamente invitante.
-Dopo cena! Dopo cena ci vediamo!- Daphne che attendeva l’amica nel bagno mentre lei si sfregava con vigore il corpo sembrò non capire –Ma di chi diamine parli Matt? Mi sembri totalmente fusa, certe volte. Poi scusa ma io stavo per cenare!-
Matilda si affacciò oltre il vetro della doccia mentre le dita frenetiche grattavano la cute della testa –Smettila di fare la finta tonta, lo sai di chi parlo!-
La bionda serpeverde alzò le spalle –Giuro che non capisco, sei caduta mentre giocavi a Quidditch per caso? A proposito, vive congratulazioni per il ruolo di cacciatore!-
-Ma falla finita Daphne!- Urlò lei mentre l’acqua scorreva sul corpo –L’amico del tuo amico! George Weasley!-
-Coooosa?! Mi stai dicendo che hai un appuntamento con George Weasley?! E quando pensavi di dirmelo?!-
-Non è un appuntamento! Dobbiamo solo parlare!-
-E se dovete solo parlare mi spieghi perché sembri tanto agitata? E poi scusa, ma come farai a vederti dopo cena con lui senza beccarti una punizione?-
-A questo ci penserà lui, io mi limiterò a fare finta che quel teppista non abbia infranto nessuna regola!-
Con un tocco di bacchetta avvolse l’asciugamano intorno a sé e sempre aiutata dalla magia asciugò i lunghi e indomati capelli chiari.
-E cosa dovete dirvi di tanto importante? Tu non me la conti giusta Matt, non è che quel Weasley ti piace? Bleah, con quei capelli.-
Matilda guardò l’amica con sguardo furente –Cos’avrebbero i suoi capelli che non va? E poi no, no e poi no! Non mi piace, solo che come dicevi te di Lee Jordan…non è un totale demente come avevo immaginato.- Daphne roteò gli occhi al cielo, ma un sorriso comparve a scaldare il suo volto algido. –Touché.-
 
Mangiò di tutta fretta, accompagnata dai pochi altri ragazzi rimasti che passarono quella breve mezz’ora a non fare altro che complimentarsi con lei per la conquista del ruolo di cacciatrice. Dopo essersi pulita la bocca con cura, non prima di aver consumato anche la porzione di dessert, fece cenno ai ragazzi rimasti di andare, dato che lei doveva ancora svolgere dei compiti da prefetto. Una volta rimasta sola con Daphne, proprio mentre stava per alzarsi, i gemelli Weasley e Lee Jordan le precedettero nell’azione e si avvicinarono a loro con apparente disinvoltura: Lee fece l’occhilino ad una Daphne che stentava a mantenere compostezza, mentre Fred si lasciò sfuggire un suono ridacchiante dalle labbra.
-Sali al quinto piano, ci vediamo davanti alla statua di Gregory il Viscido.- George sussurrò quella frase passando accanto a Matilda e dopo un plateale sbadiglio si allontanò con gli altri due.
Cosa gli passasse per la testa a quel ragazzo la giovane serpevedere smise di chiederselo, limitandosi a salutare l’amica per poi seguire le istruzioni del grifondoro dai capelli di fuoco.
La sua spilla da prefetto posta bene in vista sulla divisa le consentì di salire i piani del castello senza troppe domande e quando giunse davanti alla statua rimase in attesa tentando di nascondere il nervosismo. L’attesa non durò a lungo e presto apparve George, che le chiese di spostarsi dalla statua, così estrasse la bacchetta, con la quale toccò la statua che si spostò, rivelando quello che sembrava proprio essere un passaggio segreto.
-Ma…-
-Sssshhh, vuoi farti beccare subito? Entra, svelta!-
Matilda inorridì all’idea di essere punita e seppur contro voglia entrò nel passaggio, seguita da George che lo richiuse. Un lungo corridoio stretto e buio si srotolava davanti a loro e lei rischiò più volte di inciampare nei suoi stessi passi.
-Seguimi…- bisbigliò George.
Dopo circa 5 minuti di cammino finalmente il ragazzo si fermò.
-Lumos!- pronunciò Matilda agitando la bacchetta; proprio davanti a lei George teneva una pergamena logora in mano, che sfiorò con la punta della bacchetta pronunciando le parole Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
-Ma dove siamo? E quella cos’è? George Weasley mi stai cacciando in un brutto guaio!-
Il ragazzo sorrideva divertito mentre gli occhi scuri correvano sulla pergamena.
-Benissimo. Fatto il misfatto!- E subito dopo ripose la pergamena in tasca.
-Pensi sia giunto il momento di darmi spiegazioni?-
-Qui possiamo parlare quanto vogliamo, inoltre mi sono semplicemente assicurato che nessuno possa venire a ficcanasare. Geniale, no?-
-Come no, proprio geniale!-
Come se si fosse resa conto all’improvviso di essere in un isolato corridoio buio con la sola compagnia di George, Matilda si sentì trasalire ed il suo cuore accelerò nei battiti.
-Allora? Non dovevi dirmi qualcosa?- I denti candidi di George rilucevano davanti al bagliore della bacchetta di Matilda.
-Anche tu se non sbaglio! Inizia pure…-
Il ragazzo rise –Sei una codarda, lemonsoda, tipico di voi serpeverde! Comunque va bene, farò il cavaliere e ti toglierò dall’imbarazzo.- Matilda pensò che quella frase l’aveva invece fatta sprofondare nell’imbarazzo, ma prima che potesse replicare, George iniziò a parlare.
-Ho saputo della discussione che hai avuto con la mia sorellina. Volevo chiederti scusa da parte sua. Sai, Ginny sa essere davvero pungente, quando ci si mette d’impegno.-
-E quello lo chiami essere pungente? È stata offensiva nei miei confronti e in quelli di tutti i serpeverde. Se non fossi così bene educata l’avrei affatturata all’istante.-
-Educata? Tu?- George rise di gusto, facendo arricciare il naso a Matilda –Va bene sorvoliamo. Comunque Hermione mi ha raccontato giusto ieri come sono andate le cose. Strano che non me ne abbia parlato quest’estate, con tutto il tempo che ha avuto a disposizione per farlo. Forse non voleva che litigassi con Ginny, chissà.-
Le guance di Matilda divamparono –Questa estate? Hai passato…avete passato l’estate assieme tu ed Hermione Granger?-
George alzò un sopracciglio –Come tutti gli anni da ormai 4 anni, si. Perché ti stupisci?-
Ma certo, Hermione era la migliore amica di Ronald Weasley, di conseguenza era normale che passasse molto tempo con la sua famiglia, specialmente perché i suoi genitori erano babbani e, Matilda si soffermò a riflettere, le estati babbane probabilmente erano di una noia mortale.
-Ehi lemonsoda, sei fra noi?-
L’aveva rifatto, si era persa nei suoi pensieri.
-Scusami, comunque mi dicevi di tua sorella. Ecco non volevo dirtelo, però ormai ci ha pensato Hermione…sai George, non sopporto che mi si giudichi solo perché porto questo cognome, non trovo giusto etichettarmi.­-
Il ragazzo annuì e accennò un sorriso amaro –è proprio quello che le ho detto.-
Matilda strabuzzò gli occhi –Cosa? Hai parlato con Ginny?-
-Certo, le ho detto che non si giudica un libro dalla copertina, che è proprio il motivo per cui la nostra famiglia non è vista troppo bene fra le famiglie di sangue puro, come ben saprai. Poi ho aggiunto che deve imparare a farsi gli affari suoi, se non vuole essere vessata per l’eternità.-
Matilda non poté che sorridere: George l’aveva difesa! Per giunta da sua sorella, a cui sapeva tenere molto! Nonostante sapesse che gongolarsi con quella notizia non era giusto, non riuscì a non bearsene.
-Ora tocca a te, cosa volevi dirmi?-
Parlare fu molto più difficile per lei. Dopo una lunga serie di gorgoglii e di colpetti di tosse, con fervore iniziò a parlare.
-Anche io volevo scusarmi con te, non mi sono comportata bene, avrei dovuto spiegarti perché ho lasciato perdere l’organizzazione della festa…- si bloccò. Si rese conto che non c’era ovviamente mai più stata nessuna festa e quella consapevolezza la colpì forte nello stomaco, ma andò avanti. –Io…ecco non lo so perché lo sto dicendo a te, però sai, io credo ad Harry e a quello che ha detto sul ritorno di Tu-sai-chi.-
Il sorriso di George si allargò ulteriormente, le mani in tasca con fare noncurante ed il volto leggermente inclinato verso destra; era tremendamente carino, pensò.
-Non so per quale motivo ma l’avevo sospettato.-
Matilda scosse i capelli con la mano libera dalla bacchetta. –E perché mai?-
-Beh…- George accennò una risata –L’entusiasmo con cui Hermione è venuta a parlarmi di te e la premura che ha usato nel difenderti…sai non credo che una tipa come lei potrebbe mai difendere una persona che osteggia uno dei suoi migliori amici. Ha un cuore molto grande quella ragazza, nonostante sia diventata decisamente pesante dopo essere diventata prefetto!-
E così la sua amica aveva agito alle sue spalle, ma l’aveva fatto a fin di bene. Appuntò nella mente di sgridarla. E di ringraziarla.
-Bene, ci siamo chiariti allora?-
George alzò le spalle –Credo proprio di si. Comunque sai, non vedo l’ora di incontrarci sul campo di Quidditch, sono proprio curioso di vedere come te la caverai.-
Matilda agitò la bacchetta –Preparati Weasley, quest’anno perderete di sicuro la coppa!-
-Oh, non vedo proprio l’ora. Forza andiamo, si è fatto tardi e non sia mai che rovini la tua splendida carriera scolastica per colpa di George Weasley; spegni la luce, è più sicuro andare avanti al buio, Gazza conosce questo passaggio.-
Matilda esitò –Senti George…credi che…- si morse con forza il labbro. Il ragazzo la guardò accigliato –Andiamo Matt, non puoi metterci sempre un secolo a dire quello che pensi, abbi un po’ di coraggio!-
La giovane Malfoy roteò gli occhi -…Pensi che si possa andare via di casa anche se ancora minorenni?-
Il grifondoro sembrò studiarla a fondo –C’è altro che vuoi dirmi, per caso?-
Evitò di guardarlo negli occhi –Era così, per dire…-
Dopo qualche istante di silenzio, George accennò un sorriso –Non è saggio, ma lungi da me dispensare perle di saggezza. Però posso dirti che conosco una persona che l’ha fatto. Credo sia stata la decisione più sensata che abbia preso in tutta la sua vita.-
Ovviamente George si riferiva a Sirius Black, ma questo Matilda non poteva saperlo.
-Comunque per il momento c’è un intero e lunghissimo anno che ci aspetta, fossi in te rimanderei questi pensieri a giugno.-
Matilda tenne lo sguardo basso ed annuì con scarsa convinzione.
-Nox- e si ritrovarono nuovamente al buio.
-Vieni, non mi sei sembrata particolarmente agile prima.-
George strinse la sua mano senza esitare, cosa che fece sussultare la ragazza, che non oppose però alcuna resistenza. E mentre camminavano lungo il corridoio buio, Matilda strinse la mano esile ancor più a quella lunga e forte di George; avrebbe voluto che quel corridoio non finisse mai.
-Puoi andare, tutto libero. Affrettati giunta al secondo piano, pare che la gatta di Gazza sia in circolazione lì.-
Matilda annuì, ma non sembrava voler abbandonare la stretta sicura della mano del ragazzo.
-George.-
-Parla piano!-
Per la prima volta in tutta la serata, le labbra morbide di Matilda si piegarono in un sorriso sincero –Grazie davvero.-
Così detto sciolse con difficoltà l’intreccio delle mani.
-Quando vuoi, lemonsoda!-
 
Arrivò nel dormitorio con il cuore che sembrava davvero esploderle in petto, dove Daphne la stava aspettando sveglia.
-E ora raccontami tu-tto!-
E sui letti morbidi le amiche si scambiarono le confidenze di mesi, fino a giungere a quella breve, ma meravigliosa serata.
 
 
Buondì a tutti cari lettori! Il coraggio non è proprio la dote di Matilda, però qualcosa si smuove dentro di lei. Alla fine (come pensa George) anche Sirius scappò di casa a soli 16 anni e si rifugiò dal suo migliore amico; buon sangue non mente!
Ancora una volta aspetto le vostre recensioni e i vostri messaggi con gioia, ditemi la vostra!
Ringrazio chi segue, chi preferisce, chi ricorda o anche solo chi segue silenziosamente la mia storia, se continuo a scrivere è grazie a voi.
Vi abbraccio forte.
 
D.

 
   
 
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