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Autore: Sospiri_amore    05/10/2017    2 recensioni
TERZO LIBRO DI UNA TRILOGIA
Elena se ne è andata via da New Heaven appena finite le scuole superiori, da ragazza ha lasciato gli USA per l'Europa. Tutte le persone a cui ha voluto bene l'hanno tradita, umiliata e usata.
Dopo quattordici anni, ormai adulta, Elena incontrerà di nuovo le persone che più ha amato e odiato nella sua vita, si confronterà con loro rivivendo ricordi dolorosi.
Torneranno James, Jo, Nik, Adrian, Lucas, Kate, Stephanie, Rebecca più altri personaggi che complicheranno e ingarbuglieranno la vita di Elena.
Come mai Elena è tornata in America?
Chi è il padre di suo figlio?
Elena riuscirà a staccarsi dal passato?
Chi si sposerà?
Riusciranno i vecchi amici a trovare l'armonia di un tempo?
Elena riuscirà ad amare ancora?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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OGGI:
Non ho più voglia di nascondermi
dietro una foto

(sono passati quattordici anni
dal ballo scolastico)

 





È chiaro il mio intento, sono andata alla mostra per incontrare tutti loro. Non posso più nascondermi, non posso più stare nell'ombra. È ora di mettere le cose in chiaro, una volta per tutte.

 

Decine di persone ammirano le foto di Kate, chiacchierano o si fermano a osservarle. Scatti rubati in un monastero Tibetano, ritratti di donne contadine vietnamite, distese immense della Mongolia, squarci di metropoli europee e panoramiche cittadine del Sud America. Est. Ovest. Nord. Sud. Tutto il mondo racchiuso in quelle foto, le foto migliori di Kate, quelle che hanno vinto premi o hanno attirato l'attenzione del pubblico e della stampa internazionale.

Capolavori, immagini forti e molto intense, tutte hanno un senso per il pubblico, tutte tranne una. Gli ospiti non credo capiscano, tralasciano l'unica foto che per me ha importanza lì dentro. Sono ritratti: James, Jo, Stephanie, Lucas, il professor Martin, Rebecca, Adrian. Poi ci sono anch'io, con i miei lunghi capelli castani, le lentiggini e l'espressione sorpresa. Non sono mai riuscita a risultare naturale in fotografia.

Ricordo tutto di quel momento: il fruscio della toga, la gara appena conclusa, gli abbracci, le lacrime e la voglia che quel momento non finisse mai perché quello è stato un momento di felicità vero, l'ultimo, prima che tutto cambiasse. 

È la foto che Kate ci ha scattato subito dopo la gara di Dibattito contro il Saint Jude l'ultimo anno al Trinity, quando credevo ancora che James mi amasse e che i miei compagni fossero miei amici. 

 

Quattordici anni.

Sono passati quattordici anni da quel momento.

 

Sento l'amarezza per essere stata così fragile e ingenua, per aver perso ciò che contava davvero. Il desiderio di avere una vita come quella di un romanzo mi ha illusa che la vita fosse semplice e lineare, facile come leggere le parole in una riga, colorata come la copertina di un libro. Come se una volta trovato l'amore nulla più succedesse, finisce il libro e tutti vivono felici e contenti. Eppure la difficoltà non è trovare e conquistare l'oggetto del desiderio è doverlo coltivare, capire e vederlo crescere. 

Quattordici anni fa ho dato per scontate amicizie e considerato certezze altri amori. Quella è la sera in cui ho perso la mia migliore amica, da allora Kate non ha voluto avere più niente a che fare con me. Non mi ha mai cercata, non mi ha mai voluto parlare. Le ho scritto diverse lettere che sono sempre tornate indietro sigillate.

Ho sbagliato.

Ho chiesto scusa.

Ma Kate non ha voluto ascoltarmi. 

Non ha mai voluto scusarmi per il torto che le ho fatto.

Dopo un po' ho smesso di cercarla anche io.

 

Quattordici anni di silenzio poi l'invito a questa mostra. Un invito personale accompagnato da un biglietto: Elena non devi mancare. 

Chissà cosa vuole?

 

Stringo un bicchiere di champagne, quasi tutte le bollicine sono sparite. Non mi piace berlo, le uniche volte che ne ho bevuto troppo ho combinato solo guai. Guai che hanno condizionato il mio passato e travolgono il mio presente. Per tranquillizzarmi sfioro con le dita la sottile giuntura sullo stelo di vetro, mentre gli occhi, instancabili, si muovono alla ricerca di particolari nella foto appesa sulla parete di fronte a me.

Sono aggrappata a quel bicchiere come fossi sull'orlo di un precipizio, quello è il mio unico appiglio. Niente e nessuno riuscirebbe a scollarlo dalle mie mani.

 

«Mamma». Una voce acuta mi strappa dai miei pensieri. «Mamma, ho fame». Anche se Sebastian ha solo cinque anni mi si avvinghia alla gamba con tanta forza che mi fa oscillare. Delle gocce di champagne mi cadono per terra.

«Adesso vado a prenderti qualcosa amore». Adocchio subito il tavolo con il buffet in mezzo alla folla.

«Piccolo furfante! Mi scappi sempre». Nik gli sta facendo il solletico, una risata cristallina, pura e felice, si leva da Sebastian. Adoro vedere le fossette sulle sue guance, gli occhi grigi illuminarsi e i ricci arruffarsi sulla sua testa del mio piccolo.

«È proprio bella la mostra di Kate, i suoi scatti sono così intensi... Tutto bene Elena?», mi chiede Nik mentre prende il bimbo in braccio.

«Sì, tutto bene...», rispondo. Le dita non smettono di torturare il calice.

«Hai visto come eravamo belli?». Nik indica la foto che da troppo tempo sto fissando, poi dolcemente mi bacia sulla bocca e mi sussurra: «Sei sempre stata la più bella e lo sarai per sempre». 

«Uffa, ho fame», dice Sebastian spazientito.

«Prendo qualcosa da mangiare per questo piccolo furfante e poi sono da te, non scappare Elena», mi dice Nik schiacciando l'occhio.

Abbozzo un sorriso ad entrambi, poi torno a fissare quella foto.

 

Scappare.

Nik lo sa bene quanto sia brava a scappare.

 

Mi ha rincorsa per anni, mi ha cercata. Quando ha saputo che non avrei frequentato Yale è come impazzito. Credo abbia provato rabbia all'inizio, credo non capisse come potessi perdere un'occasione simile. Non potevo frequentare il college, non potevo dopo tutto quello che mi è successo la sera del ballo di fine anno al Trinity. 

Nik non mi ha mai mollata.

Un biglietto di auguri a Natale.

Una telefonata al mio compleanno.

Con delicatezza senza imporre nulla.

Nik c'è sempre stato, anno dopo anno, anche se un oceano ci divideva.

È stato il primo che ha saputo di Sebastian e nonostante tutto mi ha sempre appoggiata.

È grazie a lui che adesso ho mio figlio, l'unica cosa che conta nella mia vita, il mio vero amore.

Sono scappata per quattordici anni e anche sé molte cose sono cambiate, io resto sempre la stessa. Più forte, ma sempre la stessa. Più sicura, ma sempre la stessa.

Quando ho paura il mio primo istinto è quello di scappare.

 

Ora no.

 

Osservo gli sguardi dei miei ex amici nella foto. Rivedo riflessi nelle loro pupille tutta l'ambizione e la cattiveria che non avevo mai notato prima o, come dice Nik, che non ho voluto mai vedere prima. Non c'è ombra di spensieratezza, solo tanta solitudine.

Anche se molte cose sono cambiate quando ripenso a tutti loro non posso fare a meno di sentire un peso enorme nel mio petto. Mi sembra di soffocare.

Bugie create ad arte per ingannarmi, sfruttarmi. Menzogne ideate per sfruttare la mia ingenuità. Illusioni ritagliate sulla forma dei miei desideri per manipolarmi. Baci falsi, abbracci vuoti. 

Il mio cuore distrutto.

Una lacrima scivola veloce sulla guancia per poi cadere dentro il calice e perdersi tra le poche bollicine rimaste. Una lacrima di rabbia per aver creduto alle loro bugie, amato inutilmente e perso tempo dietro alle menzogne che mi hanno raccontato.

 

«Non credevo saresti venuta». Una voce fin troppo familiare mi scuote dai miei pensieri. Non mi muovo, sentire quella voce è come venire accoltellata direttamente al cuore, come se fossi tornata diciottenne. Come se fossi ancora dietro quell'angolo del Trinity ad origliare.

«Perché sei venuta?», mi chiede James.

Non voglio che sappia come mi sento veramente, non merita nessuna mia attenzione: «Semplice curiosità», gli rispondo glaciale, poi mi volto a guardare la foto appesa alla parete dandogli di nuovo le spalle.

«Vattene. Questo è un momento felice per Kate, non puoi farle questo», mi dice.

«Guarda che mi ha invitato la tua amica. Ho pensato fosse carino esserci». Non mi muovo dalla mia posizione, sono una statua, il mio sguardo è incollato alla foto.

Rumore di tacchi. Un leggero brusio arriva alle mie spalle.

«Ma guarda chi si vede. La feccia è tornata». Era da anni che nessuno mi chiamava così, solo Rebecca si sentiva in diritto di farlo, si è sempre sentita superiore a me.

Schierati lì vicino ci sono tutti gli altri, Jonathan, Adrian, Lucas, Stephanie e Kate, sembrano soldati di un esercito pronti a colpire con la loro divisa da 3000 $, scarpe fatte a mano e gioielli luccicanti. Manichini imbellettati pronti a sfoderare le loro armi, sono pronti ad attaccarmi per distruggere, li conosco bene. 

 

Sento dentro di me animarsi un mostro assopito per troppo tempo. Un groviglio di rabbia, frustrazione e dolore sta prendendo vita. Non ho più voglia di stare male, non ho più voglia di sentirmi soffocare ogni volta che penso a tutti loro. Voglio poter essere libera di vivere senza i fantasmi dei miei amori passati, voglio poter crescere mio figlio senza paura. Voglio provare ad essere felice.

 

Sebastian mi corre incontro, lo prendo in braccio. Ha la bocca sporca di briciole, Nik porta in mano un piattino colmo di patatine: «Ha voluto solo queste. Le altre cose non gli piacevano», mi dice sgranocchiandone una.

«Va bene, l'importante è che abbia la pancia piena questo mostriciattolo», dico io sorridendo a mio figlio.

 

Grida silenziose.

Occhi sbarrati.

Bocche spalancate.

Rebecca, Jonathan, James, Adrian, Lucas, Stephanie e Kate non dicono niente, ma intuisco i pensieri di tutti loro. Mi osservano come fossi un fantasma, un incubo direttamente dal loro passato. Sento le urla che crescono dentro ai loro cuori, leggo sui loro volti la rabbia e il fastidio che provano ad avermi lì. 

Godo.

Godo del fatto che siano sorpresi.

Godo del fatto che abbiano paura di me.

Io sono l'unica che li conosce per quello che sono, non possono mentirmi. Possono fingere di essere persone per bene, ma nel profondo sanno di essere il peggio che possa esistere, dei mostri, dei bastardi senz'anima. 

 

Guardano me.

Guardano mio figlio Sebastian.

Poi guardano Nik.

Stentano a credere che lui avrebbe mai potuto amarmi.

Non lo credevano perché io non ho mai voluto farglielo sapere.

Posso leggere nei loro occhi i milioni di dubbi che hanno, le domande che vorticano nel loro cervello.

Il mio sorriso sicuro è l'unica risposta che meritano.

Sì, sto con Nik.

Sì, lo abbiamo tenuto nascosto.

Sì, non volevamo che vi intrometteste nella nostra storia.

 

«Perché diavolo sei venuta e perché lui è con te?», mi ringhia James accennando con la testa a Nik.

«Sono un socio anziano dello studio McArthur, Martin & Spencer, credo potresti rivolgerti a me quando parli», dice Nik con un sorriso sghembo.

«Cosa significa Nik? Se avevi invitato quella lì potevi dircelo in ufficio. Ci vediamo tutti i giorni, siamo colleghi», sbotta Rebecca.

«E perché mai. Non credo siano affari vostri se frequento Elena o meno. Il lavoro è il lavoro, la vita privata non c'entra nulla con voi», risponde Nik mentre pulisce dalle guance di Sebastian delle briciole di patatine.

«Non siamo più al Trinity. Non farci la morale con i tuoi giochi di parole. Ci conosciamo da anni, potevi dirci che l'avevi invitata», sbraita Lucas stringendo la mano a Stephanie.

«A dire il vero l'ho invitata io, come ho invitato tutti voi. Ho insistito, ho voluto fortemente che foste qui. Ho voluto che i protagonisti di quella foto fossero contemporaneamente tutti insieme e nella stessa stanza». Kate si mette in mezzo e guarda tutti negli occhi con determinazione, non sembra la timida ragazzina che ho conosciuto tanti anni fa. Con un gesto rapido estrae dalla borsa dei cartoncini che ci consegna ad ognuno di noi.

Lo apro.

È una partecipazione di nozze.

 

 

 

«Congratulazioni, tu e Jane siete fantastiche». Jo abbraccia Kate, la stritola. Da come si parlano capisco che tra di loro non si sono mai interrotti i rapporti, sono ancora amici.

Il resto di noi guarda interdetta Kate, non capiamo perché ci voglia tutti ad un evento tanto importante.

«E perché dovrei perdere un giorno della mia vita per venire al tuo stupido matrimonio?», chiede Rebecca ondeggiando distrattamente il suo calice di champagne.

«Perché vi volevo ringraziare, volevo farvi sapere che la mia vita adesso è perfetta. Mi sono sentita sempre diversa e lontana anni luce da ognuno di voi, ero in difetto, ero quella che non conta. Quando ho scattato quella foto le cose sono cambiate, l'intera mia vita ha avuto uno scossone. Grazie a quello scatto ora sono dove sono e mi piaccio». Kate solleva il calice per un brindisi, con i suoi occhi azzurri scruta ognuno di noi.

«Felice della tua unione, ma non credo che...», Lucas viene interrotto da Kate.

«Le vostre bugie, le vostre menzogne e cattiverie, le angherie, i vostri piani subdoli mi hanno resa più forte. L'affetto e il sostegno di alcuni mi ha dato la spinta ad andare avanti. Siete tutti collegati, uniti da un intreccio di relazioni che mi ha aiutata ad emergere. Siete stati il mio trampolino verso quella che sono, nel bene e nel male. Grazie a voi ho conosciuto Jane, la mia dolce metà. Grazie a voi ho capito molte cose, ho capito cosa desidero, cosa mi serve e cosa non voglio. L'invito è il minimo che posso fare per ringraziarvi». Kate beve un sorso di champagne schioccando alla fine le labbra soddisfatta. Sorride enigmatica.

 

Disorientata.

Confusa.

Guardinga.

Non abbasso lo sguardo, non chino la testa. Nik è al mio fianco, Sebastian è vicino a me.

James, Lucas, Adrian, Jonathan, Stephanie e Rebecca sembrano mastini pronti ad azzannare, ma io non ho la minima intenzione di farmi abbattere da loro.

Se Kate mi vuole al suo matrimonio è perché ha un piano in testa, ne sono certa. Non siamo più ragazzini, ognuno di noi sa benissimo cosa è in grado di fare l'altro.

Non ho più voglia di nascondermi, sono venuta alla mostra di Kate perché non ho più paura del loro giudizio.

Tutti loro hanno rubato quattordici anni della mia serenità.

Tutti loro pagheranno per il male che mi hanno fatto. 

Se si intrometteranno nella mia vita sarà guerra, non farò sconti per nessuno.

Questa volta non scappo, sono pronta ad affrontarli uno ad uno, questa volta saranno loro a soffrire.

 

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Finalmente svelato il mistero! In parte almeno.

L'uomo che accompagna Elena è Nik.

L'uomo che parla a Elena è James.

Forse i più scontati, ma gli unici che avrebbero mai potuto interpretare quei ruoli.

Molte domande sono ancora aperte.

L'invito di Kate nasconde qualcosa?

C'è da fidarsi?

Nei prossimi capitoli si spiegheranno altre cose e inizieranno a complicarsene altre.

   
 
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