Libri > Il ritratto di Dorian Gray
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Autore: belle_delamb    05/10/2017    0 recensioni
Penelope Wotton, fanciulla di belle speranze, si rifugia dal cinico zio Lord Henry per evitare lo scandalo che si sta per abbattere su di lei. A Londra rincontra Dorian, vecchio amico dello zio per il quale ha avuto un’infatuazione da bambina e scopre che non è per nulla invecchiato nonostante siano trascorsi molti anni, anche se sembra molto diverso da come se lo ricordava. Nel frattempo sulla città s’abbattono strane morti e una follia collettiva sembra prendere possesso delle persone. Penelope attratta da Dorian e allo stesso tempo diffidente deciderà di capire cosa sta realmente succedendo. E s’imbatterà in una realtà che è di molto peggiore dei suoi più cupi incubi.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorian Gray, Lord Henry Wotton, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mi sistemai il vestito. Era il terzo che provavo, ma nulla sembrava starmi poi così bene. Feci una mezza giravolta. Sì, quello poteva andare. Era di un rosa pallido che s’abbinava perfettamente al mio incarnato bianco. Avevo raccolto i capelli in uno chignon e una ciocca, sfuggita alla rigida acconciatura, sembrava uno sbaffo nero sulla mia fronte bianca. Sorrisi, inspirai a fondo, quindi presi coraggio e scesi per la cena. Feci gli scalini con il cuore che galoppava e mi fermai quando entrata in sala da pranzo vidi che il tavolo era solo apparecchiato per due.
-Niente ospiti questa sera- mi precedette mio zio, spuntando non so da dove.
-Sì?- mi finsi indifferente. Non volevo mostrare la mia delusione, in fondo perché avrei dovuto essere delusa? Chi mi aspettavo di vedere quella sera a cena? Proprio nessuno. Presi posto al tavolo, non sapendo cosa fare.
-Cosa mi racconti di nuovo, Penny?- chiese mio zio, accomodandosi di fronte a me.
Capii che lui sapeva e mi sentii gelare. Non volevo parlare di ciò che era successo, non ne avevo proprio voglia, non in quel momento almeno. –Cosa dovrei raccontarvi, zio Henry?-
-Non so, Penny, forse qualcosa che è successo, qualcosa che ha spinto una ragazza perbene a fuggire a Londra per andare a trovare uno zio che non vede da anni e che ha fama di essere quantomeno … sarcastico?-
-Credo che sia un eufemismo-
-Lo penso anch’io- mi fissò con il suo sguardo attento, pronto a cogliere un qualsiasi mutamento sul mio volto.
-Non c’è nulla da raccontare-
-Ne sei certa?-
Non poteva ancora sapere, semplicemente supponeva. Cedere subito? Oppure posticipare? Valutai e decisi. –Ne sono assolutamente certa-
-Degna figlia di tua madre-
-Cosa?- quell’insinuazione non mi era per nulla piaciuta.
-Le donne sono la copia delle loro madri, non lo hai mai notato-
-Anche vostra moglie?- e mi pentii subito per aver rievocato un discorso doloroso. La moglie di Henry era scappata con un altro. Avevo appreso la notizia origliando da dietro la porta dello studio di mio padre.
-Vuoi andarlo a trovare?- gli aveva domandato mia madre, con voce preoccupata.
-Non penso che apprezzerebbe una mia visita- aveva risposto lui.
-Forse hai ragione- aveva risposto mia madre e l’argomento non era mai più stato trattato.
A nessuno dei due importava davvero di lui.
-Mi dispiace- mormorai.
Lui annuì. –Non ti devi dispiacere, sono cose che succedono- e la sua voce era priva di sarcasmo in quel momento.
-Ho concesso i miei favori ad un ragazzo- dissi tutto d’un fiato.
Lo sguardo di mio zio si fece attento.
-E mi hanno scoperto, nel salottino di casa mia durante un ballo … questo è tutto-
E mio zio scoppiò a ridere. –Non l’avrei mai detto-
-Nemmeno i miei genitori, avreste dovuto vedere il volto di mio padre, scioccato è un eufemismo-
-E chi era il fortunato?-
Mi sentii gelare. Questo non potevo proprio dirglielo, questo era il vero motivo per cui ero fuggita. –Non ha importanza- mentii.
-Qualsiasi cosa ha importanza nel giusto contesto- rispose lui.
-Non questo- e non avrei parlato.
-Come preferisci- disse mio zio, divertito.
In quel momento arrivò la cameriera con la prima portata. La lasciai depositare il tutto sul mio piatto. Fece lo stesso con zio Henry, quindi se ne andò.
-Torniamo sull’argomento omicidi- dissi.
Mio zio rise. –Se proprio insisti-
-C’è qualcosa che in questa storia mi sfugge-
-Solo una cosa?-
-Questa storia mi ricorda qualcosa, ma non so cosa-
-Visto che sei così interessata ti voglio rivelare una cosa- disse mio zio con tono confabulatorio –alcune voci dicono che questo caso sia collegato ad un altro avvenuto circa un mese fa nella stessa via- -Ditemi tutto-
-Un uomo ritrovato morto dentro una cantina-
-Qui non c’è nulla di strano-
-L’uomo era stato murato vivo ed incatenato-
E in quel momento tutto mi sembrò avere un senso, seppur nella sua follia. –Il barile di Amontillado- esclamai, fuori di me dalla gioia.
-Non ti seguo-
-Si tratta del racconto di uno scrittore americano, un amico dei miei genitori ne è un vero appassionato-
-Hai qualche suo testo?-
-Certo, se volete dopo cena lo cerco e ve lo porto-
-Domattina, questa sera devo uscire-
-Ah .. va bene- ma dove doveva andare mio zio?

Finimmo di cenare parlando del più e del meno. Alla fine mio zio si alzò. –Mi dispiace, Penny, ma devo proprio andare ora-
-Allora a domattina, zio- dissi, salutando con un gesto.
-A domani- fece per andarsene, ma poi si fermò –solo una cosa, Penny, una cosa che ti dico da zio, quasi da padre, stai attenta a Dorian, lui non è come sembra-
-Cosa vuoi dire?-
-Forse nulla, ma stai attenta- e, detto ciò, se ne andò, lasciandomi nel dubbio più atroce.
   
 
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